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Full text of "Atti dell' Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania"

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A  T  T  I 

Dl  nmu  MTHRAIJ 


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CATANIA 

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SERIE  SECONDA=T0M0  III. 


A-  «*?   i<'-;^ 


CATANIA 

DAI  TIPI    dell'  ACCADEJIU   CIOKHIA 
PRESSO  F.   SCIITO 

1846. 


IK 


CATALOGO 


DF.I   SOCII   ELETTl   NELL  JNNO    XXJl. 


NOME,    COGNOJIE,    PATRU     GRA'DO  ACCAD,     GIORNO  DI ELEZIONE 


D.r  d.  Fincenzo  d  A- 
Icssandro  prof,  nella 
r.  Universitd  di  Na- 
poli. 

D.  Marco  Zucco  daNa- 
poli. 

Dollar  d.  Giuseppe  Sa~ 
verio   Cocoriillo 

Sig.  Blind  Pahimbo. 

Dotlor  d.  Giovanni  Baf- 
faele. 

Prof.  sig.  Liuzzi  da 
Jioma. 

Sig.  Achillo  Bruni  da 
NapoU. 

Sig.  Giovanni  CasarcUo 
professore  di  bolanica 
in    Genova. 

Sig .  Giuseppe  Uini- 
chiniprof.  di  bolani- 
ca in  Padova.  , 

Sig.  Giuseppe  Morellil 
prof,  di  Bolanica.     j 


Socii   corri-  j  3o  aprile  1846. 
spondenU 


IV 


NOME,    COGNOME,   PATBIA     GRADO  ACCAD.  ;  GIOUNO  DI  ELEZIONE 


Sig.  Zan7ieUi  prof,  alia 

scuola  di  perfeziona- 

menlo  in  Firenze. 
Sig.  Bresciani  chirurgo 

maggiore  clello    spe- 

dale  di  Ferona. 
D.r  d.  Giuseppe  Ban- 

diera-Rao. 
Dollor  d.    Gaelano  de- 

Fnlco. 
Prof.  Giuseppe  De-Fin- 

cenzi. 
Prof.   Giovanni  Sanni- 

cola  di  Fenafro. 
Marchese  Lorenzo  Pa- 

reto  da  Genova. 
Sig.  conle   Spada  La 

vini  da  Boma. 
Prof.   L^odovico  Pasini 

da  Fenafro. 
Sig.   Fincenzo  doi  Ba- 

roni  Jmorelli. 
Sig.    Giuseppe    Facca 

giudice  di  gran  cor- 

te  civile  in   Catania. 
Dollor  d.   Giovanballi 

sla   Coco  da  Giarre. 
Prof.   Fedele    Avianle 

da  Napoli. 


Socii    corri- 
spondenli 


\3o   aprile  i836 


NOME,    COGNOME,    PA TRIA 


GRADO  ACCAD.     GIORNO  DI  ELEZfONE 


Prof.   Ferdinando   de 

Liica  da  NapolL 
Sig.  cav.  Marlino   Do 

Mandt  da  Bcrlino. 
D.r  d.   BcnedoUo  Can 
talupo  (jiudice  digraii 
corte  civde    in    Ca- 
tania. 
D.r  Giuseppe  JVorzi  da 

Calania. 
Sig.  Pielro  Gnaccarini 

Cilia  s.   Angela. 
D.r  Bocco  del  Giudice 

da  Napoli. 
Anlonino  ValenlidaNi- 

scemi. 
Corrado  Auleri  de  Ba 
roni  di  Donna-fugaia 
da  Bagusa. 
Caiionico  second,     sa- 
ccrdoie     d.    Gaelaito 
Lombardo  da   Gala 
nia. 
Sig.  Andrea  Lonibardi 

da  No  to. 
Dollor  d.  yincenzo  JVoi 
zi  giudice  di  gran 
carle  civile  in  Cala- 
nia. 


Socii    corri 
spondetili 


3o  aprile  1846 


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» 


Socii.  onora- 
rii 


VI 


NOME,    COGNOJIE,    PATRIA 

GRADO  ACCAU. 

GIORNODIELEZIONE 

D.r  Vito  Ondes  Ileggio 

Socii 

onora- 

ooaprile  1S46, 

da  Palermo. 

rii. 

Prof.    Emcrico  Jmari 

■\  ^ 

da  Palermo. 

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» 

Prof.  Ba/facle  Busacca 

_,,  .    ,v 

da  Palermo. 

Avvoc.  Slellario  Sala- 

fia  da  Palermo. 

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»    '■■■  ■  ■  • 

D.r  d.  Giuseppe  di  Lo- 

' \ 

renzo  da  Catania. 

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Cav.  d.   Carlo  sacerd. 

.  ■  '> 

Borgana  da  Boma. 

» 

J    ■  '•'•.. 

Abate  d.   Carmelo  Al- 

.  /■■  ■ 

legra  da  Messina. 

)) 

.    ' ■'    ■■' 

D.r  d.  Vincenzo  Gob- 

Socio 

colla- 

■,.■'"              ''..'-. 

bi  da  Forli. 

boralore 

nmciiE  im.iDEiiicHE 


PER    L  ANNO    XXII 

Primo  diretlore  commendatore  signor  Giuspppe  Pa- 
risi  Inlmdeiite  della  Provincia  di  Calania. 

Secondo  diretlore  prof.  ccw.  abate  Francesco  Per- 
vara. 

SegretarioQenerahd.r  d.  Giuseppe  Antonio  Gakaqni 
Prof.  d.  Antonino  Di-Gia- 

como 
Doit.  d.  Gaspare  Gambini 
Prof.  Carlo  Gemmellaro 
Prof.  d.  Domenico  Orsini 
Prof.  cav.  Car?nelo  Mara- 

vigna 
Doll.  d.  Barlolomeo  Rapi- 


sardi 


Membri  del   comilato 


Segretario   della  sezione   di  sloria    naturale  d.r  d. 
Andrea  Aradas. 

Segretario  della  seziom  di  scienze  fisiched.rd.  Paolo 

Di  Giacomo. 
Gassier e  d.r  d.  Antonino  Lo  Giudice. 
Bibliotecario  d.r  d.  Alfio  Bonanno. 
Diretlore  delle  stampe  prof  Mario  Musumeci. 


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'.'  1. 


If  nriiiriw 

DELL'ACCADEMIA  GIOENIA 
DI  SCIENZE  NATURALl 


SERIE  SECO^DA=!TOMO  III. 


2asaii22<j>srs  ii<o<Biia>sss2<Bii 


PER  L  AISNO  XXII. 


DEU'.mDE]IIAi;iOE.\IA 


DAL  DOTTORG 


©31S?3I23»!P3  41SJ2(D2ra(D  3iia^ilS5J3 


SOCIO  ATTIVO  SEGRETABIO  GESERAI.E 


LETIA    >ELLA    TOBfiATA    OKDIKARIA    DEL    24    MAGGIO     1810. 


r 


Nalura  ma^is  se  prodit  per 
vexaliones  artis  quam  liber- 
tale  propria. 

Bacons 


jfiLrlefice  altivo  che  sa  tulto  impiegare  lavorando 
inlorno  sc  slessa  mai  sempre  e  sopra  il  medesimo  fondo 
costaole  nei  priini  elemenli  che  alio  genesi  corporee 
impiega,  variabilissima  nei  corpi  infiniti  di  che  as- 
somma  nei  suo  vastissimo  tutto,  la  nalura  e  insi-T-ne- 
mente  ammirevole  nella  sua  potenza  nelle  sue  forze 
e  neH'unita  e  nella  varieta  che  per  ogni  dove  pre- 
sonta,  come  nelle  meravigliose  armonie,  che  nei  creato 
tutto  legandosi  insiemo,  per  serie  di  gradi  discen- 
desi  dalle  immense  sfere  dei  soli  sino  airatoaio  mi- 
croscopico  corpusciilare,  il  tempo  lo  spazio  la  mate- 
ria, sono  i  suoi  mezzi,  1' universe  il  suo  oggetto 
il  movimcnto  la  vita  il  suo  scopo. 

Gontemplando  I'osservalore  filosofo  la  ori^-ino 
degli  esseri  dell'  universe  fisico  ,  apcrtaraenle  conosce 
che  la  nalura  oscillando  fra  i  limiti  della  creazione 
deH'annienlamenlo  a  che  mai  non  perviene ,  altera 
cangia  ,  disgrega  ,  rinnova  ,  manoggiando  sempre  gli 
stcssi  eleracnti,  e  dalle  medesime  forze  inuovendo. 


2 

Che  se  le  forme  infinife  che  la  materia  assume 
negli  esseri  di  che  essa  risulla,  feconda  ce  la  pre- 
sentano  di  mutazioni  continue,  di  combinazioni  no- 
velle  ,  e  d'  un  attivita  e  desfruUrice  e  riparatrice ,  i 
primordiali  eiementi  coslanli  ed  indislrutlibili  afTatto 
che  dclrimento  non  sofTrono  nel  lavorio  perpetao  delia 
fallura  e  del  disgregamenfo  degl'  individni  ,  stabile 
ce  la  figurano  e  ferraa,  e  nel  suo  tutto  la  stessa. 

E  tanta  legge  di  dislruzione  di  riproducimento 
delle  forme ,  che  a  piu  brevi  intervalli  nei  corpi  vivi 
rimirasi,  negl' inorganici  esiste  ancora ,  che  pure  ve- 
desi  scrollarsi  1'  erta  giogaia  e  al  suolo  adeguarsi  o 
inabissare  del  tutto,  e  inter!  monti  soJlevar  dairabisso 
e  la  ima  valle  ergersi  al  piano,  e  in  terra  i  mari 
mutarsi ,  e  in  melraosa  palude  i  prati  ridenti  o  ia 
sassoso  terreno. 

Di  qui  e  che  sebbene  la  sua  storia  sia  quella 
di  tutte  le  sostanze,  di  tulte  le  sue  eta,  di  tutte  le 
regioni ,  il  suo  aspetto  non  e  stato  sempre  lo  stesso, 
e  la  nalura  d'oggi  non  e  quella  di  jeri,  o  dello  sta- 
te antico  e  delle  sue  primissime  epoche ;  tulte  le 
cose  materiali  non  esistono  che  momentaneamente  , 
8  come  di  passaggio,  nello  stato  in  che  I'osservazione 
le  mostra,  e  la  creazione  modificandosi  continuamcate, 
ha  la  sua  durata  d'esistenza  nella  via  lunga  del  tempo; 
le  mutazioni,  i  cataclisrni,  le  sovversioui  avvenute 
nelle  fattezze  del  globo  ,  le  specie  perdute  d'  animali 
di  pianle,  e  le  specie  nuove  comparse,  non  indicano 
forse  una  tendenza  a  cambiare  le  cose  che  piii  stabili 
serabrano ! 

Soffermandosi  alio  studio  della  natura  in  quesla 
picciolissima  parte  del  globo  che  Sicilia  appellasi, 
r  Accademia  gioenia  mise  opera  con  sodezza  di  ricer- 
che  a  descrivere  il  suo  aspetto  presente  e  le    forme 


3 

locali  (Jclla  superficie  terrea  e  il  modo  come  la  ma- 
teria la  vita  distribuite  vi  slannO;  e  di  tal  guisa  nel 
corso  d'un  venliduennio  le  singole  spccialila  del- 
la  scienza  nalurale  dell' isola  prosperarono  insigne- 
mente. 

E  menlre  oggidi  un  impulso  Iragrande  dassi  al- 
ia naturale  scienza,.  mentre  il  genio  del  genera  uma- 
no  imprigionato  a  di  lungo  si  e  alia  fine  gettato 
sulla  iialura  avidamenle ,  ed  ha  cominciato  la  grande 
opera  di  rivolgcnie  il  suolo ,  e  d'  indagarne  i  tesori 
per  (anlo  tempo  nascosti,  i'Assembrea  gioeniana  si 
ingegna  ogni  nuovo  anno  vieppiu  ad  adunare  i  fatti 
indiviiliii  della  patria  nostra,  che  sebbene  piccioli  po- 
chi,  come  i  grandi  e  nuraerosissimi  delle  vaste  re- 
gioni  del  nostro  pianeta,  concoTono  pure  a  formare 
il  gnai  luKo  della  naturale  scienza. 

Chiamalo  dai  vostri  suffragi,  coltissirai  soci,  per 
la  terza  volla  ail'onore,  di  sedere  il  posto  di  Segre- 
tario  Generale,  e  per  adempiere  I'obbligo  che  lo  sta- 
luto  m'impone,  anziche  per  acquistarmi  un  titolo  di 
gloria,  che  mi  fo  ad  accontarvi  dei  travagli  scienti- 
fici  che  vi  occuparono  nel  corso  delle  voslre  eser- 
cilazioni  accademiche,  e  sebbene  la  mia  trepidezza 
e  tanto  maggiore.  quanto  piu  inetto  mi  tengo  aH'am- 
piezza  e  dilBcolla  deli'assunto,  qualunque  siasi  per 
riuscirc  il  mio  rendiconio,  mi  reputero  soddisfatto 
mai  sempre,  so  accoglierele  il  solo  desiderio  che  agi- 
tavami  a  corrispondere  a  tanto  dovere,  e  se  gli  ac- 
corderete  la  vostra  indulgenza. 

Geologia 

Nclla  Geologia  o  Scienza  della  terra  che  sttidia 
la  forma  esteriore  del  nostro  pianeta  ,  la  postura  1'  es- 


I 

senza  dei  suoi  materiali,  e  la  guisa  come  venner 
format! ,  la  vulcanologia  cosliluisce  un  ramo  di  inolto 
ifiteressamenlo. 

I  vulcani  di  fatlo  si  numerosi  sulla  faccia  del 
globo  ad  atlivila  ingeute  nolle  primissiine  ela  ,  quando 
k  sua  crosta  solida  meno  densa,  e  la  energia  del 
fuoco  cenlrale  repressa  meno  nelle  ime  ialebre,  nia- 
nifestavano  fenomeni  piroidi  frequent!  terribili,  i  vul- 
cani, io  diccva,  contribuirono  alquanto  a  mutare  la  fi- 
sonomia  della  terra;  quant!  terreni  sepoiti  ,  quante 
isole  nuove  formate,  quanli  avvaliamenli  avvenuti  M 
altalche  se  !e  forze  esterne ,  e  I'  azione  dell'  aer,  del- 
le  acque  ,  degl'imponderabili  vari ,  spiegarono  alquanti 
fatti  geologic!  e  le  formazion!  neltunie,  f azione  che 
louove  dal  nucleo  lerrestre,  e  la  potenza  del  fuoco 
•  centrale,  presta  spiegamento  si  pure  a  moiti  nalurali 
fenomeni,  e  alia  genesi  dei  filoni,  e  ad  alcune  me- 
tamorfosi  delle  rocce,  e  ai  sollevamenti  dei  monti, 
e  ai  terrei  treraori,  e  ai  terreni  plutonici ,  e  alle  azio- 
ni  vulcaniche. 

Ma  la  Sicilia  nostra  e  un  paese  di  meraviglie 
sibbene  sludiando  la  sua  vulcanicifa,  perche  sede 
di  molti  vulcani  eslinti,  di  vulcani  idroargillosi,  di 
un  vulcano  subaqueo ,  da  che  1'  isola  Giulia  venne  , 
e  per  1' immense  Etna,  rinomato  fra  i  trecento  vid- 
cani  del  globo ,  dei  ventiquattro  europei ,  il  piu  ele- 
vate ,  il  piu  antico,  il  piu  atlivo,  ove  la  milologia 
dei  prirai  isolani  pose  noi  suoi  anlri  la  fucina  di  Vul- 
cano ,  nelle  sue  visccre  il  patibolo  di  Encelado,  nelle 
sue    caverne  la  dimora  dei  Giclopi. 

Vulcanologia 

p.FERRAni  II  Socio  cavaliere  Ferrara  che  molto  duro  sullo 


5 

sfudio  d(M  vulcani  Irinacri ,  riandando  qiianlo  su  fale 
argomento  avea  messo  in  luce,  e  corredandolo  delle 
novitu  scionlifiche  che  il  progresso  fornisce ,  ne  fece 
assunto  d'lina  monografia  titolata  Vulcanologia  dei  vul- 
cani della  Sicilia  e  delle  isole  che  le  sono  intorno. 
E  primamcnlc  la  narrativa  lo  occupa  geografico- 
mineralogico-gcognoslica  doi  vulcani  anlichi,  dcll'Elna 
che  loro  snccedetle  ,  e  delle  isole  vulcaniche  che  nel 
suo  mare  si  stanno.  Poscia  ragiona  delle  operazioni 
vulcaniche,  e  doi  fenomeni  lutti  che  raccompa"nano 
dietro  le  piij  modrrne  teoriche  ;  tratfa  alia  fine'della 
Geologia  vulcanica,  ove  dice  dei  monti  ignivomi,  che 
travagliarono  soKo  le  acque ,  dell' Etna  ;che  venne  ■■  -  j 
di  poi,  e  di  cotali  che  lanle  isole  originarono  nel  vi- 
cino   contorno    e   che  poscia    si    estinscro. 

Ma  siacche  1'  irrcquieta  curiosita  del  fdosofo  in- 
terroghi  nel  colossale  Mongibello  i  fatti  d'  un  antico 
e  tcrribil  vulcano  che  di  frequente  divampa  in  infiam- 
mali  lorrenti,   e  che    polrebbe    nomarsi   rAconga"ua 

0  il  Colopaxi  della  nostra  Europa,  siacche  i  fenome- 
ni mclcorici  studia  che  frequenlano  le  elevate  sue 
baize,  0  siacche  le  indagazioni  rivolge  ai  corpi  mi- 
nerali  vegelali  animali,  di  che  tanto  dovizia,  dalla 
nioltiplicita  degii  oggetti  di  che  fa  tesoro,  nn  archivio 
di  storia  naturale  potrehhe  dir  1' Etna,  o  il  microco- 
smo  degli  osservatori  dell'  isola. 

Fu  difalto  argomealo  inagnifico  senipre  mai  esso 
d  accurate  indagini  di  contemplazioni    scicntifiche,  e 

1  naluralisti  siculi,  e  gli  scienziati  d' ogni  epoca,  la 
ncerca  assunsero  dei  suoi  rile  van  ti  fenomeni,  e  delle 
sue  sorprendenti  meraviglie. 

II  socio  Carlo  Gemmellaro  rd  settimo    con^^resso  c.  codielubo 
degli  scienziati  d'ltalia  delinoava   come  in    un  quadro 
la  natura  e   le   geologiche  coiidizioni  del  ."llon-ibeilo 


6 

da  Iiii  corso  per  tullo  intorno,  e  nelle  basse  falde,  co- 
me nelle  piu  erle  giogaie;  osserva  gli  scogli  ciclo- 
pei,  e  il  lerreno  basallico,  scrula  il  lalo  orientale 
deir  Etna  iii  parte  maggiore  a  base  felspatica,  e  il  ri- 
manenlc  del  monte  di  lave  pirosseniche  ingombro;  non 
neglige  di  fornire  il  perche  alle  dighe  delle  rocce  ta- 
bulari  che  Iravcrsano  i  fiancbi  della  valle  del  Bove;  ra- 
gioua  sul  preleso  sollcvamento  di  quelli,  e  dimoslra  a 
cbiarezza  (^ome  unica  o  stata  la  gola  del  Mongibello 
mai  sempre,  e  unico  il  silo  del  cratere  vulcanico,  senza 
di  che  non  avrebbe  poluto  la  montagna  presentare  quel 
suo  superbo  levarsi. 

c.  GEMMEiuRo  E  il  mcdesimo  socio  intertcneva  lo  stesso  congresso 
delle  sue  lucubrazioni  sopra  il  basalte  allerato  dell'isola 
dei  Ciclopi,  che  per  la  prima  volla  nomo  Giclopile,  e 
coU'analisi  faceva  conoscere..  e  per  gli  analoghi  saggi, 
come  il  basalte  grado  grado  da  roccia  computta  alle- 
rasi ,  si  decompone  in  materiale  friabile  sciolto,  che 
irasportato  dalle  acque  assume  testura  compalta  e  Gi- 
clopite  diviene;  fa  notare  di  poi  come  I'Analcimite  spinta 
a  traverso  la  Ciclopile  alteravane  il  materiale,  piii  com- 
palto  facevalo  ,  e  nelle  feudilure  di  quella  addentran- 
dosi  vi  abbia  per  sublimazione  ammassato  numerosi 
cristalli, 

cMAnAviGi^i  II  cavaliere  professor  Maravigna  imperlanto  islan- 

do  sullo  stesso  argonienlo  vulcanoiogico  una  memoria 
leggeva  alia  congrega  dei  dufti  d'  Italia,  sui  rapporli 
delle  rocce  dcU'  Etna  e  sul  niodo  di  loro  emissione. 
Spone  dapprima  come  avendo  presenlalo  all'ac- 
cadcmia  delle  scienze  mentr'  era  a  Parigi  diverse  me- 
raorie  e  una  ha  le  altre  sui  rapporli  fra  le  varie  lave 
erutlate  dall'Etna,  e  fra  la  Irachite  il  basalte  la  Ic- 
frina,  ad  indagare  come  I'una  passa  neH'altra,  e  co- 
noscere il  modo  di  luro  raanifeslazione  sulla  terra,  ebbe 


7 
I'onore  di  vedcrle  approvate  meno  della  suddetla  quan- 
iunque  I'accademia  no  abbia  sccllo  a  relalori  Gordier 
e  Berlhier.  II  rapporto  impertanto  che  dovea  essere 
favorevole,  come  Gordier  per  lettera  all'autore  nofizia- 
va,  non  essendo  presentalo  aH'accademia,  il  socio  no- 
stro  crede  ulil  paitilo  leggere  alia  sezione  di  Geolo- 
gia  del  Gongresso  di  Napoli,  ove  intervenne  come 
uno  dri  rappresentanli  dell'  Istiluto  Gioenio  cosi  la 
momoria  come  la  nola  supplementaria,  onde  i  falti  nuo- 
vi  non  rimanesser  perduti  per  la  scienza,  lavori  che 
mise  a  sfampa  di  poi  ed  eccone  la  rapida  somma. 

Mentre  nello  stato  attiiale  si  assenle  le  rocce 
pirogeniche  essersi  raanifestale  sulla  faccia  del  globo 
altre  per  sollevamento,  come  la  trachite,  altre  per 
soUevamento  cd  eruzione  come  i  basalli,  ed  altre  an- 
cora  per  eruzione  vulcanica  come  la  tefrina,  e  nel 
frattanto  assevcrasi  tali  rocce  essere  le  une  dalle  al- 
tre distinte  e  per  lo  raodo  di  emissione,  e  per  I'epo- 
ca  del  loro  apparimento,  e  per  la  mineralogica  com- 
posizione,  e  che  nell'  Etna  non  esiste  trachite,  il  so- 
cio  nostro  provava  la  trachite  trovarsi  in  correnti  fra 
le  materie  da  esso  eruttate,  con  estranee  sostanze . 
raistionandosi,  col  pirossene  col  ferro  magoelico  pas- 
sare  in  basalle  cd  in  lava;  le  trachiti  ed  i  basalti 
essere  apparsi  per  eruzione  e  non  per  sollevamento 
e  non  difierire  mineralogicamenle  dalle  lave  raoderne 
0  tefrine ;  le  trachiti  e  i  basalti  rinvenuti  isolati 
e  come  emersi  dall' interne  della  terra  non  essere  che 
porzioni  di  prische  correnti  di  vulcani  vetusti  smaa- 
tellati  dagli  agenti  distruttori  ,  diguisache  tolta  la 
maggior  compattezza  nel  basalte ,  il  resto  colla  tefri- 
na si  scambia. 

La  trachite  di  falto,  dice  il  socio  nostro,  unila  a 
numerosi  crislalli  felspalici ,  formanle  un  porfido  Ira- 


8 

chilico,  e  in  esfesa  correnle,  presso  Biancavilla  si 
nostra ,  le  di  ciii  eslreinita  formano  i  poggi  detti  del 
Calvarioe  s.  Filippo.  nella  valle  del  Bove;,  e  nello  sta- 
te di  purezza ,  e  ia  mescuglto  colle  sosfanze  premen- 
tovate  .  che  grado  grado  la  fanno  passare  alia  tel'rina 
al  basalte;  e  le  modcrne  correnti  nella  parte  inferio- 
re  prescnlano  una  roccia  che  non  differenzia  dal  ba- 
salte come  ueir  eruzione  del  'I6G9  si  osserva.  E  pe- 
ro  dietro  la  ispezione  dclle  moslre  inviafe  a  Parigi 
che  il  Cordier  scrisse  quella  sua  adesione  sollenae  ai 
falti  nuovi  esposti  in  qiiclla  niemoria. 
:     .  E  a    comprovarc  il  suo   argomento  viemaggior- 

mente  termina  quel  travaglio  con  una  rapida  vista 
dai  suoi  viaggi  dedolta  suU'  eruzione  dei  principal! 
vulcani  Europei  in    azione  ed   estinti. 

I  vulcani  spenti  impertanto  disseminati  sul  glo- 
be,  maggioreggiano  la  vulcanicita  del  secolo  nostro, 
che  tutte  le  regioni  ne  pullulanoconie   la  Condamine 
nelle  Gordigliere  notava,  Fresnay  a  s.  Domingo,  vari 
osservatori  nell'Asia  insularo   al    Giappone    la    Caille 
nella  Francia;    e  cotanto    numero  melte  al  palese  il 
vulcanismo    piucche  un    locale    fenomcno ,  essere  un 
iiigente  poteuza  che  esercilusi  dell'  interno  d'un   pia- 
nata  sul  suo  eslerno  inviluppo,  nelle  fasi    successive 
del  suo  raffreddamento. 
c. GEMJiEiLARo         ^'  SOCIO  profcssor  Geinmellaro  continuando  le  ri- 
cerche  sui  vulcani  estinti  di  Sicilia  volgeva  le    inda- 
gini  sulla  cosla    n-.eridionale    raaritlima  del  Golfo   di 
Catania.   E  le  osservazioni  sommandone  dopo    iterati 
viaggi  statuiva   dall'  agnone  al    capo  s.    Croce  i  vul- 
cani sottomarini  avere  esercilato  la  lore  azione,  e  pria 
e  dopo  le  formazioni  del  calcare  grossiere    lerziario, 
deir  agnone   all' arcile   stare  palese   la  giacilura  infe- 


9 
riore  delle  rocce  piroidi ;  in  piu  region!  dell'agnone 
e  nella  cosla  s.  Galogero  il  calcare  trovarsi  frammi- 
sto  alle  roccic  vulcaniche  che  apron  1'  imrnagine  di 
materiali  tumiiltuariamente  ammassati ;  dalla  viciiiila 
dei  Lasalli  globular!  a  scorza  vetrosa  conosce  essere 
accaduta  in  tai  siti  una  azione  igiiivoma  posteriore  , 
chc  erullo  i  material!  pirogeni  sul  calcare  deposto  ; 
da!  caraller!  univoci  d' un  cratere  di  sollevamento  die 
ofiVe  I'arcile  rileva  avere  agilo  cola  i  fuochi  vulca- 
nic! dopoche  si  formarono  le  colline  dell'agnone  , 
dappoicche  nella  sezione  che  presentano  le  rocce  slra- 
tificate  dal  litlorale  alia  punta  delle  mandre ,  le  roc» 
cie  prismaliche  si  notano  in  basso ,  il  peperino  al  di 
sopra  ,  e  gl!  strati  calcar!  di  poi. 

II  centre  vulcanico  dell'  agnone  pero  niostro  la 
sua  azione  violenta  durante  la  formazione  del  calcare 
pettinifero,  e  a  tal  epoca  riferire  ancor  si  potreb- 
be  il  sollevamento  del  cratere  nell'arcile  osservalo  ; 
e  i  rest!  organic!  fossil!  di  elefante  di  orso  sulla 
spiaggia  trovati ,  nel  sabbione  conglomerato ,  sono  di 
epoca  posteriore  prodoll!  dalla  forza  del  mare  ,  che 
fra  i  crepacci  delle  roccie  calcar!  col  sabbione  stesso 
1!  spinse. 

FITOLOGIA, 

Ma  le  sostanze  vulcaniche  sono  quelle  che  forma- 
no  in  parte  la  crosta  del  Globo,  e  furono  quelle  che  la 
formarono  viemaggiormente  verso  la  seconda  epoca 
della  natura,  quando  la  vulcanicila  attiva  ollremodo,  fa- 
cea  sbucare  ingent!  malerie  dalT  imo  dell'abisso,  e  di- 
vers! terren! ,  e  varie  montagnu  I'ormava;  e  in  allora  la 
terra  nuda  miravasi  disadorua,    raltitudine   a   vivere 

2 


10 
della  materia  forse  non  esislcva ,  e  alcun  essere  mor- 
tale  non  era  pur  nato. 

E  la  vita  e  la  creazione  organizzala  non  appar- 
ve  che  assai  posteriore  sul  globo ;  diffusa  universal- 
mente  con  profusione,  e  nella  parte  aerca  e  nella  flui- 
da  e  nella  solida  del  noslro  pianeta,  fin  nei  suoi  na- 
scondigli  reconditi,  che  io    strato  superiore    terrestre 
venne  innanzi  dal  delrito  di  essa,  non  nieno  meravi- 
gliosa  negii  esseri  microscopici,    che    in    quelli    che 
rocchio  nude  ci  svela,  e  nei  parasilari  che  sopra  al- 
tri  vivenfi  si  stanno ,  la  creazione  vegetale  che  appar- 
tiene  alle  forme  semplici  della  materia  organica,  pre- 
corse  la  vita  animali; ,  e  i  crittogami,  i  funghi,  i  mu- 
schi ,  i  licheni ,  perche  hisoguarono  di  poca  sostanza 
organica  a  vivere  ,  antivennero  i  fanerogami,    e    gli 
aiberi  vari. 

Non  appena  il  nudo  sasso  Irovasi  a  contalto  del- 
J'aere  reticelle  di  filamenti  viliosi  che  all' occhio  nu- 
do macule  colorile  appaiiscono  alia  sua  superficie  for- 
mansi,  e  a  misura  che  invecchiano  e  muoiono  sul  lo- 
re fondo  nascono  nuovi  licheni  di  vegetazione  piu 
llorida, 

I  Licheni  per  vero  sono  dope  i  funghi  le  piante 
piu  ovvie  della  Grittogamia,  i  piu  semplici  dell' orga- 
nizzazion  vegetale;  paiasitari  ditutti  i  corpi,  che  sulle 
pietre  si  notano  sul  ferro  ,  sui  vegetabili  vari ,  sui 
corpi  animali  e  sugli  umani  finance,  senza  radici  Iraen- 
li  la  lore  nutritura  dell'aere,  presentanti  varie  forme 
di  croste  invisibili,  di  linee  fugaci ,  di  foglioline  sim- 
metriche,  di  espansioni  arborec ,  di  filamenti  lunghis- 
simi ,  che  a  ragione  piante  polimorfe  si  dicono,  forma- 
no  una  cstesa  famiglia,  e  malagevole  torna  i  generi 
statuirnc  le  specie  con  esaltezza  di  metodo. 


11 

LiCHEft'OCnAFIA 

II  socio  professor  Tornabene  fissava  il    nensiprr^ .  .„ 
a  slenebrare  alcun  che  di  tale  astniso  argomenlo    e 
al  seltimo  congresso  degli  Scienziati  d' Italia  por<^eva 
materia  sulla    sicilitjna  Lichenografia.  * 

Quest' opera  che  1' autore  vergava  in  latino  e 
una  sola  parte  del  suo  ampio  proponiraento,  e  mi'Wior 
consiglio  gli  parve  metodizzare  i  Licheni  secondo  ifge. 
nera  Plantaruin  di  Endilcher,  e  per  le  specie  giovar- 
si  delle  vedule  di  Fries. 

Le  frasi  generiche  specifiche  dall'aulore  sono 
foggiate,  ed  ogni  specie  al  suo  disegno  in  acconcio 
e  lungamente  descritta.  Alquanle  specie  e  varieta  ne 
statuisce  novelle  delle  cinquantanove  esibite  ,  si"-ni- 
ficate  con  figure  e  nello  stafo  naturale,  e  in  quelle 
d'ingrandimento;  ne  omettc  di  ricordare  1' uso  medi- 
CO  artistico  a  che  provvede  ogni  specie. 

Senonche  la  Greazione  vegetale  di  che  s'  ammanta 
il  nostro  pianela  epoche  ebbe  e  fasti  distinti,  e   oltre 
la    graduale    propagazione   sopra   la    sua    superficie, 
crebbe  in  vigoria  in  potenza ,  che  da    una    languida 
vegetazione  ad  una  rokusta  e  pomposa  si  venne  ,  e 
dove  raaestosamente  clevansi  oggi  quel  gran  corpi  di 
alberi  annosi ,  che  tutli  insieme  una  selva  in  aria  fan- 
no,  tenui  e  sotlili  licheni  ricopersero    un    tempo    le 
nude  roccie  sprowiste  di  nulritiva  materia;  e  le  pian- 
te  erbacee  le  gramigne  gli  arboscelli  ricoprono  il  vuo- 
lo  di  quesli  eslremi  terminali   della    vecetahta    della 
terra.  ° 


C.  BIAWCA 


12 

Floea  Botamca 

Alia  famiglia  dei  vegelabili  tiilii  rivolgeva  1'  in- 
£;egno  il  socio  Giuseppe  Bianca  ,  con  saldo  volere  co  n- 
linuando  il  lavoro  della  Flora  botanica  dell'avolese  pe- 
rimetro;  e  nelia  lornala  di  agoslo  porgeva  una  quin- 
ta  memoria  che  il  seguilo  e  la  fine  comprende  dclla 
classe  pentandria  eve  descrive  trentaselle  generi  di 
vegelali,  e  sessantalre  specie,  che  crescono  natural- 
mente  nel  contorno  di  Avola. 

E  in  questa  monografia  il  nome  bolanico  viene 
seguilo  dal  sinonimico,  soltocche  le  piante  nomaronsi 
dai  bolanografi  vari ,  e  il  socio  nostro  senza  restrin- 
gersi  alia  semplice  nomenclalura ,  specializza  e  il  luo- 
go  topografico  ove  ciascuna  pianla  s'alligna ,  e  1' epo- 
ca  del  suo  fiorimento,  e  gli  usi  a  che  vien  destinala, ' 

Geografia  BoTANrCA     .       '  -    ■ 

Ma  se  abbastanza  laudabili  sono  le  ricerchc  bo- 
laniche  diretle  a  conoscere  I'anatomia  la  fisiologia 
delle  piante ,  i  caralleri  che  le  distingono ,  le  ana- 
logic che  le  uniscono  in  classi  in  famiglie,  e  quelle 
dirctte  alio  scoprimento  delle  specie  nuove;  se  oilre- 
modo  meritosi  tornano  i  Iravagli  che  mirano  alia  coni- 
pilazione  delle  flore  delle  region!  diverse ,  non  e  nie- 
no  importante  lo  studio  della  geografia  delle  piante  , 
che  considera  i  vegetali  sotlo  il  rapporto  della  loro 
associazione  locale  nei  vari  cliini. 

Vastissima  questa  scienza  come  tragrande  I'obbietto 
che  ne  forma  lo  scopo.  descrive  1'  estensione  occupata 
dalle  piante  dalla  vetta  del  Dhawalagiri  e  dalla  linea 
delle  pcrpetue  nevi  sino  agl'imi  penetrali  del  globo,  e- 
narra  le  regioni  organiche  speciali,  ove  vivono  i  vege- 
tali caratterizzate  da  tipi  distinti ,  che    imprimono  la 


loro  fisonomia  a  killo  quel  IraHo  di  forra;  classa  le 
jiiunle  secuiitlo  Ic  zone  e  le  allezze  ove  stanno,  e  se- 
condoche  isolate  vcgelano  o  associate  sul  glnho. 

E  di  vero  so  i  Grittogami  seinbraiio  i  soli  clie 
sviluppansi  spontancamente  nello  paralelle  diverse,  e 
il  dicrano  scopario ,  c  il  [)o]iliico  ,  a  lutle  le  latilu- 
diiii  cresce ,  non  si  conosce  alcim  fanero";amo  clie 
in  cgni  zona  e  in  qiialsivoi;lia  allezza  vivesse,  dap- 
poiche  il  grado  d'  inlluenza  diverso  del  suoio.  del- 
I'acqua,  delTaria,  del  calore,  degl' imponderahili  tut- 
ti ,  i  liniili  fissano  di  quesle  grandi  associazioni  orga- 
niche  ,  determinate  dalle  stazioni  degli  esseri  che  li 
eonipongono. 

Venne  grade  e  falenlo  al  TornalK'ne  di  assumer  k.  loiDiiiENE 
lo  studio  della  Geografia  botanica  di  Sicilia,  e  un  sag- 
gio  presentavane  al  Gongresso    partenopeo  di  che  ne 
lesse  la  somma  appo  noi  nella  raunanza  di  marzo. 

Partisce  il  lavoro  in  prenozioni  mafeinaticho , 
in  parte  geognostica ,  considerata  in  lidi  pianure  rial- 
ti  colline  nionU,  in  parte  idrografica  ove  dci  mari  di- 
ce dei  laghi  paludi ,  in  parle  aerografica  in  che  del 
clima  dcll'isola  in  generale  discorre,  e  del  palerraino 
e  del  calanese  in  ispecie. 

La  parte  botanica  poi  sta  divisa  in  vari  capi  , 
e  in  prima  gli  da  materia  a  dire  la  stazione  maritti- 
nia  lluviatile  palustre  uniida  arida  vulcanica  boschiva 
delle  pianure  delle  colline  dei  monti ,  in  ognuna  di- 
cendo  delle  piante  piu  comuni,  in  erbacee  divise,  suf- 
I'rulici  frulici  alberi  ,  e  delle  diverse  allezze  a  che  va- 
rie  piante  pervengono. 

In  scconda  serie  dirizza  le  sue  ricerche  sul- 
r  influenza  del  Clima  sopra  le  varieta  delle  pian- 
te, e  riconosce  in  Sicilia  il  numero  dci  vegela- 
li  dicolili  crescere  dai  poli  all'equalore,  e  i  mono- 
colili  diminuirc  deU'equatore  ai  poli,  nello  zone  tern- 


perate  le  piante  erbacee  annue  bienm"  vivaci  esser 
maggiori  alle  suffrutici ,  e  quesle  agli  alberi,  e  non 
passa  ollre  senza  porre  al  palese  stare  in  Sicilia  due 
specie  di  Palme  ,  la  Kamerops  umilis ,  e  la  Kmacro- 
carpa  ,  menlre  nelle  Europa  meridionale  alligna  la 
prima  specie  sola. 

Andando  poscia  piii  in  la  1' influenza  prende  a 
cercare  del  Glima  sull'area  dei  generi  e  delle  specie, 
e  cosi  viene  mostrando  Ic  famiglie  i  generi  le  spe- 
cie che  in  Sicilia  Irovansi  d'area  rislrelta  ed  estesa,  e 
le  specie  sporadiche  aborigeni  endemiche.  ; 

Mellcsi  sul  ragionar  qualche  cosa  dipoisull' in- 
fluenza climalologica  nei  mcsi  dell' anno,  sulle  epoclie 
varie  della  vegelazionc,  e  nella  germinazione,  la  fron- 
descenza,  fiorilura,  frultificazione,  sfrondamenlo,  dis- 
seminazione ,  e  in  un  picciolo  prospello  nieUe  a 
paro  la  vegelazione  di  Upsal  di  Parigi  di  JNapoli 
di  Catania  dell' Etna. 

Gonipiesi  la  epilogata  niemoria  i  rapporti  sponen- 
do  tra  la  flora  sicula  e  la  napolitana,  e  in  lavole 
diverse  notando  le  cil're  delle  osservazioni  portate 
suUa  Flora  e  sulla  Geografia  di  Sicilia. 

Paleomologia  Vegetale 

E  il  solerte  botanico  voglioso  di  prender  fini- 
to  conoscimento  della  vaslissima  i'amiglia  fitologica 
volgesi  pure  ad  indagare  la  natura  anlica,  e  le  pri- 
me piante  che  vissero,  gli  avanzi  delle  quali  fossilliz- 
zale  si  Irovano  nei  terrei  strati,  sepolcro  della  prima 
vegelazione  del  nostro  pianeta. 

Osserva  in  allora  lo  malcrie  vegetali  sformarsi 
meglio  in  silice ,  che  in  calcareo  ,  le  petrificazioni 
carbonose   pertenere   pressocche  lutte  al  regno  fitolo- 


15 

gico ;  la  loro  i^iacitura  trovarsi  nelle  roccie  nollunie, 
iiel  calcare  iiello  martie  nelle  varie  argille,  ogni  si- 
stema  di  strali  dolla  crosla  del  globo  tenere  una  spe- 
cialita  vegelale;  scopre  i  fossili  petrificali  delle  in- 
die, i  palmizii  ie  arboree  feici,  le  scilaminacee,  ed 
il  l)ambu  dei  tropici,  sepolli  nelle  lerre  algenli  del 
Word,  e  osserva  bensi  come  colla  scoria  delia  Paleon- 
tologia  fra  mezzo  cotanti  avanzi  trovasi  il  filo  a  di« 
sirigare  il  laberinlo  della  prisca  creazione,  ondc  fis- 
sare  ranleriorila  delle  specie  in  quelle  varie  fasi  di 
eiistenza  del  globo. 

II  socio  Tomabene  veniva  illuslrando  taluni  re-  f.  Toii>\BE>b 
sli  di  vegolahili  Ibssili,  che  inveoiva  nolla  fonnazio- 
no  deH'argilla  [iresso  Galania.  E  nei  poggi  acquicoila 
e  fossa  della  crela  osservava  una  U>gnile  che  dai  ca- 
ralleri  bolariici  c  dal  paraggio  coi  saggi  vivenli  ri- 
conosce  per  una  salicites.  E  nel  terreno  alhiviale  della  , 

Leucaloa  impresse  nolava  sulla  medesinia  roccia 
delle  foglic  di  spellanza  al  quercus  ilex,  e  pezzi  di 
tronchi  e  ctppi  allerati  che  moslrano  le  divise  della 
vilis  vinifera. 

ZoOLOCrA 

Ma  se  il  ceppo  vegetale  e  piii  antico  del  ceppo 
zoologico  sul  nostro  pianela,  perche  I'esistcnza  animale 
sulla  vegetale  si  sla  i  due  gran  tronchi  degli  esseri  orga- 
nati  di  poi,  popolarono  tutta  la  terra.  E  fra  la  innumere- 
vole  animale  vivenza  che  abila  e  negl'imi  profondi  del 
mare,  e  negli  spazi  aerei,  e  nelle  region!  moltiplici  del 
tratlo  secco  lerrcstre,  ultimo  posto  non  tengon  gl'  in- 
sctli,  e  fermano  ancor  essi  le  indagini  dell' accurate 
zoologo,  quando  gli  animali  a  studiar  si  rivolgo. 

Esseri  di  nunierosissime  specie  che  se  ne  conosco- 


16 
no  \>m  di  sessanla  mlla  finoggi,  e  che  i  travagli  del 
giorno  ne  vanno  sempreppiu  discoprendo,  gl'insetti  so- 
no  gli  abilatori  di  Uilti  i  climi  e  dcUo  regioni  diverse, 
e  nientrc  Humboldt  ve<]ea  delle  farfallelte  sul  Ghimbo- 
razo,  magna  altiludine  fra  le  ciilminanli  del  globe,  no- 
tava  sibbene  in  grembo  alio  Oceano  scbiere  infinile 
di  vermi,  cbe  di  fosforico  splendore  briilando  davano 
alio  acqiie  T  aspelto  d'un  mare  di  fuoco, 

E  la  Sicilia  nostra  presenla  ricca   messe  di  Hit- 

io  aU'Enlomologista  solerte ,   ed  e  stata  campo    uber- 

toso  di  belli   Irovali  e  di  osservazioni  piii  belle,   ai  Ra- 

,  ,„  ,         finesque  Le  febre  Gosta  Ghiliani  Galcara  Maravigna  Zuc- 

carello. 

Entomologia       .   ■     .        ■      '     ' 

„,»r..n  Ouest' ultimo  socio  isfando  sul  medesimo  propo- 
nimenlo  imprese  a  scnvere  una  memoria  che  ha  per 
titolo  Illustrazioni  Enlomologiche  Siciliane,  o  meglio 
descrizioni  delle  specie  nuove  ,  e  di  molte  rimarchevoli 
varieta  d'inseili  ed  altre  novelle  notizie. 

Proemiando  per  una  digressionc  suH'atlualita  del- 
TEntomologia  Irinacria,  due  specie  di  Goleolleri  spone 
I'Asida  lolverijC  I'Asida  punlicollis;  fo  delle  osservazioni 
sulla  Mordella  aradasiana,  el'Omalis  bimaculata,  edeU 
la  prima  le  specie  enumcra  stanzianti  all'  ovest  dei  cata- 
nesi  conlorni.  Volgesi  indi  a  melterc  innanzi  talune  ri- 
cercbe  sulla  Zygena  Corsica,  e  sopra  un  altra  farfalla 
che  Charadrina  sicula  appella. 

Descrivein  sussieguo  le  monografie  dei  generi  Di- 
cranura  e  Amphypira,  ove  enarra  le  specie  varie,  e  il 
vivere  loro,  e  dice  di  due  lepidolteri  nuuvi  il  Gbilo  co- 
lomellus ,  e  il  Lamperos  anibiguellus  ,  e  di  alquante 
varieta  degli  entomati  ortopteri. 


MALACOLOGIA 

E  dagli  Entomati  il  socio  Aradas  ci  richiama  ai  *•  AnvDAs 
Molluschi,  che  una  serie  zoologica  formano  paralalia 
ai  primieri,  comochc  quclii  di  tessitura  meno  perfelta 
agli  ostenzoari  seinbrano  viciiiarsi  vieppiu,  e  nella 
Adiinanza  di  aprilc  intertenevaci  sopra  due  generi  non 
creduli  siciiiani  dai  Malacologisli,  il  geriere  Ilynni- 
tos,  ciio  frainozza  ii  Geiiere  Pecten,  e  il  genere  Oslrea 
ove  riporla  due  specie  la  Hinuitos  cartesii,  dal  socio 
noslro  in  Avarilia  vicino  Palermo  trovata  e  un'  allra 
nuova  del  tullo  chiamata  da  lui  llynniles  planatus, 
e  il  genere  Perna  che  la  specie  Periia  soldaiiii  rin- 
cliiude  rinvenuta  nel  medesimo  site. 

ORNITOLOGIA 

Nella  scala  zoologica  muovendo  piu  in  la  agli 
organismi  maggiori,  ai  molluschi  seguono  i  mali  abi- 
tatori  del  mare ,  e  per  la  longevila  rimarchevoli  ,  e 
per  la  precoce  procreazione  e  polenle ,  i  rettili  poscia 
elabiratori  d'un  voleiio  nella  parte  maggiore  e  all' uo- 
mo  nocivi ,  e  gli  uccelli  vengon  di  poi ,  esseri  am- 
mirevoli  tanto  e  per  la  speciale  organizzazione,  e  pe- 
gli  esercizi  funzionali  divorsi,  e  per  la  loro  locomo- 
zion  volante  c  per  i  prodigiosi  istinli  musicali  mi- 
gratori  erolici  filogenici  costruttori ,  e  perclie  mon- 
dano  il  Globo  abitalo  degli  animali  morti  e  nocivi  , 
e  perche  come  i  venli  diffondono  le  specie  delle 
piante  e  di  cerli  animali  sotto  cieli  novelli ,  e  perche 
ibrniscono  aggradevol  cibaria  aU'uomo. 

Ormando  il  senlicro    deH'ornitologia    descriltivaM.ziccAREiLO 
il  socio  dotlor  Zuccarello  consagrava  le  sue   diligen- 
ze  a  descrivere  le  varicta  di  divcrsi  aligeri   siciiiani. 
E  dapprima  volgeva  la  mente  al  falco  Bonelli ,  e  do- 

3 


-:/.i//|( 


18 

po  averne  porto  la  sloria  vien  concludendo  probabil- 
mente  essere  all' isola  iiidigeno. 

Enarra  di  poi  due  variela  deli'  Emberiza  milia- 
ria di  cui  la  prima  ha  tutle  le  piume  gialiaslre  coa 
liiacchioiine  verso  le  copritrici  di  colore  piii  iuleiiso, 
e  la  seconda  delio  stesso  colore  liene  le  reiniganti 
bianche  e  la  coda. 

Indi  favella  delta  Gicogna  nera,  e  mclle  in  chia- 
ro  nelle  noslre  rcgioni  mirarsi  rarissima,  dell  Ardea 
cinerea,  di  cui  una  variela  novella  rileva,  dell'  Anitra 
leucocephala  che  selle  varieta  slaluisce. 

E  avverso  alquanli  ornitologi  gli  viene  in  con» 
cio  di  dire,  il  ( ligiio  tubercolato  essere  presso  noi  un 
ponnato  migranle,  che  venlidue  individui  se  ne  uc- 
cisero  al  pantano  nella  slagione  iemale  decorsa. 

La  Sicilia  adunque  e  il  vasto  perimctro  del  Mon- 
gibello  ofTrono  una  popolazione  aligera  varialissima 
*  alio  zelanle  ornilologista,  e  campo  vastissimo  porsero 
di  positive  ricerche  suU'intero  regno  animale  come  ri- 
levasi  dalla  storia  della  zoologia  in  Sicilia  al  secolo 
decimonono.  ■  ■   ;  "       , 

Zoologia  storica 

A.  ABADAS  II  socio  Aradas  che  lavorava  a  tessere    la    tela 

storica  prementovata ,  a  trarla  a  piu  ampia  ordilura, 
ci  ricordava  in  altro  discorso  delle  cose  speltanti  ai 
nioUuschi  ai  crostacei. 

Toglie  a  dire  dapprima  dei  travagli  plaxologici 
del  Rafinesque  all'apparire  del  secolo,  sebbene  per 
le  descrizioni  brevissime  vantaggiarono  poco  la  zoo- 
logia ;  scende  a  favellare  delle  memorie  del  profes- 
sor Cocco,  ove  rileva  talune  specie  nuove  di  crosta- 
cei dei  mari  di  Messina,  e  non  lascia  di  sporre  i 
nuovi  trovati  plaxologici  del  dottor  Pref  taadrea . 


19 

In  quarta  serie  fornisce  plena  nolizia  dei  trava- 
gli  del  professor  Cosla  sui  croslacei  della  Sicilia,  del- 
la  doscrizione  di  alcuni  croslacei  nuovi  del  catancse 
Golfo  del  dottor  Rizza  ,  e  riferisce  i  Iravagli  delio  sles- 
so  autore  lelli  al  napolitano  Gongresso  sopra  i  cro- 
slacei del  genere  Byzenus  e  Symelhus  di  Rafinesque, 
i  quali  per  non  essere  beii  studiati  non  si  conobbe- 
ro  dai  pm  cclebrati  zoologi ,  laddove  poi  il  genere 
Byzenus  e  identico  al  genere  Stenopus  di  Lalreilie  , 
c  il  Symelhus  al  genere  Caridina  di  Edwards. 

E  passando  ai  molluschi  ,  un  quadro  traltcggia 
della  malacologia  all'esordirc  del  secolo,  e  delle  sco» 
pertedi  Kafinesqne  discorre,  e  delio  sprone  al  progresso 
che  addussero,  e  I'  opera  del  Poll,  e  i  lavori  di  Bory  di 
s.  Vincenzo  e  quelii  di  Broccbi . 

Si  volge  poscia  a  narrare  i  lavori  del  barone  An- 
tonino  Bivona ,  e  per  somma  viene  enarrando  I'incita- 
mento  che  porlo  agli  sludi  della  sicula  zoologia  la 
memoria  di  Gemineliaro  sul  golfo  di  Galania ,  I'intro- 
diizione  alia  zoologia  del  Iriplice  mare  di  Sicilia  del 
socio  Alessi ,  e  1'  utile  che  al  progresso  recarono  i 
travngli  malacologici  del  professor  Maravigna ,  e  quelii 
della  signora  Power  e  del  socio  Piazza  Giantar. 

Antropologu 

Ma  r  uomo  e  1' essere  che  trae  i  vantaggi  raag« 
giori  dagli  animali  e  dai  vegelali  diversi ,  creali  qua- 
si per  lui  e  scnza  i  quali  la  sua  esistenza  sarebbe  im- 
possibile  ,  quanlo  e  grande  l' utile  degli  animali  do- 
nieslici  ,  quanlo  quelle  dei  vcgetabili  varii!!  e  se  es- 
si  sono  di  tanlo  rilievo  alia  bromatologia,  non  lo  so- 
no  da  meno  alia  materia  mcdica  di  che  ne  fanno  la 
parle  maggiore ;  e  la  terapeutica  che  e  la  fine  delle 


20 
scienzo  rnediche ,  e  costiluisce  tutla  la  medicina  nel- 
1'  interesso  delf  unOi  nila  ,  trae  eroici  farmaci  dal  re- 
gno fito-zoologico  ,  che  il  mtischio  I'olio  di  pesce , 
la  castorina,  la  cicutina,  la  tigiina  ,  I'  acido  lannico, 
il  valerianico  ,  il  caincico  ,  la  chinina  la  morfiiia,  la 
ergolina  la  pariglina  la  digitalina  a  questo  regno 
pertengono . 

TlilUPUUTICA    FaUMACOLOGICA 

c.  cosTAnzo  Seguendo  V  utile  sperimentazione    sulla  lerapeu- 

tica  farmacologica ,  che  forma  il  pensiere  dominante 
dcgli    spccialisti    del    giorno,   il  socio  corrispondente 
■   dott.  Giuseppe  Goslanzo  presenlava  al  Gonsesso  gioenio 
un  lavoro  sui  felici  effetli  della  digitale  purpurea,  e  dopo 
avere  riferito  in  un  primo  articolo  erudilamente  i  vari 
concetti  sull'  azione  di  questo  vegelale  da  Withering 
di     Birmingham ,    che    ne    fu  il  primo    scriltore    nel 
mille  settecento  oltantacinque,  e  di  quelli  che  venner 
di  poi,  sino   agli   scritlori   odierni  ,    aggiungendovi  i 
suoi  pensamenti ,    una   serie  di  osservazioni  clinicho 
interessanti  in  un  secondo  articolo  porge  a  determi- 
nare  le  varie  guise  di    ministrazione  dell'  eroico  far- 
maco  i  suoi  effetti  nclle  febbri  nelle   flemmazie  nelle 
nevrosi   nell'  emorragie    nell'  idropisie,  le  complicanze 
diverse    eve    inutile    torna  o  nocivo,  onde  fissare  le 
malattie  speciali  e  le  condizioni  fisiologiche  patologiche 
ove  opera  da  potenle  riraedio. 

Medicina  Operatoria  ;;  '    , 

E  la  Terapeutica  chirurgica  e  la  Medicina  ope- 
ratoria, brillano  pure  di  vivo  splendore  al  secolo  de- 
cirao-nono,  e  per  le  operazioni  utili,  comeche  audaci 


21  . 
create,  c  per  ([uelle  dall' ohijiivione  risorle ,  e  jxt 
colali  sospinfe  a  rilevante  perfezionamonlo  ;  che  se 
la  Chirurgia  Irancese  ticne  la  rinomanza  del  secolo 
soorso  ,  la  Chirurgia  aleinanna  progredisce  con  posi- 
livisnio,  e  T  Ingliillerra  la  Russia,  la  Uanimarca,  11 
Belgio  e  I' Italia  nostra,  prcndono  gran  parte  siljjjcno 
ad  un  niovimonlo  scienlifico  ulil  colanto. 

La  speciale  divisa  delia  Chirurgia  confemporanea 
e  la  tcndeiiza  ad  evitare  ogni  operazion  sanguinosaj 
a  restaurare  piucche  a  distruggere  ,  a  conservaro  piuc- 
che  a  mutilare ;  si  cerca  di  sosliluire  pero  la  coin- 
pressione  dei  tumori  hianchi  alia  loro  ampulazione  ; 
la  riduzione  delle  ernie  alio  sbrigliamento  della  stran- 
golazinnc,  la  lonotomia  all'amputazione  dei  membri, 
la  Litotrizia  alia  Cislotoniia, 

II  socio    professore  Reina  ebbe  11  destro  di   re-  e.  reika 
citarc  al  cospetto  dei  cliirurghi  del  settimo  Congresso 
d' Italia  taliine  niiove  osservazioni  di  Cistotomia  e  di 
Litolripsia  con  prospetli    slatislici . 

Fornian  subbiello  di  quel  lavoro  67  individui , 
dei  quaii  42  neil"  ela  di  2  a  75  anni,  col  laglio  la- 
leralizzalo  opcravansi ,  23  nell' ela  di  10  a  37  colla 
lilotripsia  hertelupiana  ,  dei  primi  un  solo  mori  ,  un  ;.  ' 
S€Condo  resto  lisloloso,  40  guarirono  conipletamente; 
dei  secondi  7  reslarono  col  calcolo ,  e  poi  vennero 
operali  col  taglio,  10  morirono,  8  a  sanila  si  ridus- 
sero.  Da  cio  il  socio  nostro  crede  polere  concludere 
la  Lilrolripsia  col  metodo  ITerteloup  operala,  o  con 
qualsivoglia  allro  simile,  non  raramente  essere  in  se 
stessa  dannosa  ,  anzicbe  per  la.  nalura  del  calcolo,  e 
per  lo  suo  troppo  volume,  e  che  ad  evitare  nello 
stato  atfuale  della  scienza  chirurgica  siffatli  pericoli 
puo  contribuire  di  mollo  il  considerare  la  Litotrizia  co- 
me metodo  eccezionalc. 


Cosi  la  vita  iimana  o  la  labil  conipago  che  ne 
forma  il  sost'^gno  da  inlerne  ed  estcrne  poteuze  no- 
cive  bersaglio  luttano  colla  morte  mai  sempre,  ne 
ban  difese  baslevoli  a  guarentirsi  da  esse  ;  e  se  la 
lilonosi  vesicale  le  raelte  in  pericolo  ,  la  litonosi  va- 
scolare  la  parenchimale  la  fitozoidea,  le  fanno  perico- 
lare  piii  spesso ,  e  pericolo  sempre  le  recano  le  egri- 
tiidini  di  coiiiieiia  ordile  nei  tempiiscoli  primi  dell'  or- 
ganogcncsia  embriogcnica  e  le  sofTocano  nel  sue  pri- 
me nascere  sempre  le  mostruosila,  cho  arrestano  lo 
svikippo  iioi  lessuli  di  primo  intercsse ,  e  i  mostri 
acefaii  a   prefcrimeiito. 

■  vv .         Teratologia       •  '   >.'■ 

.<;■<  Di  liilte  Ic  famiglie  teratologiche  la  mostruosila 

acefalica  e  forse  quella  che  piij  ha  occupalo  le  ve- 
glie  degli  osscrvalori  zelanli,  ed  io  slesso  piii  casi 
ne  sposi  in  varie  monografie.  Tullavia  per  non  onet- 
lere  i  falti  che  I'  osservazione  ci  ofiVe,  leggeva  ai 
Gioenii  una  mernoria  sopra  un  accfalo  uaiano  di 
speltanza  alia  specie  umana. 
G.A.flALVAGKi  E  a  dire  della  narrativa  notomica  il  collo  difet- 

tava  del  tutto  e  la  cassa  del  cranio,  fuorche  della  base 
che  ofFriva  nel  mezzo  un  tessuto  mombranoso  a  fog- 
gia  di  sacco,  di  due  strati  composlo  per  cellulare 
aggregati ,  contenente  poco  sangue  aggrumito;  la 
superficie  interna  delle  aderenze  tcneva  colle  ossa 
della  base  del  cranio,  e  la  parte  inforiore  del  sacco 
rispondente  alle  prime  vertebre  dorsali  ,  avvolgeva 
numerosi  fasci  nervosi,  menire  il  conlorno  del  tessuto 
cutaneo  de' capclli  fini  moslrava,  di  marchevol  lun- 
ghezza;  i  due  padiglioni  completi  miravansi,  le  narici 
grandemenle  schiacciale,  e  la  faccia  presenlava  enor- 


23 

mc  sviluppo ;    il  Ironco  impcrlanlo  e  i^li  org.iiii  die 
vi  si  coiitcngono,  e  liilli   i   mombri,   e   i' appareccliio 
geiiilale    ch'  era     feinineo    moslravano    caratleri  dello    ■ 
slalo   normale. 

E  nella  moslruosifa  di  che  traltasi  la  legge  del 
bilaiicio  degli  organi  confermala  vedeasi,  che  si  rilc- 
vava  in  aperto  la  inancanza  assoluta  della  sostanza 
eiicefalica,  e  in  molta  parle  dellc  ossa  del  cranio, 
nienlro  gli  organi  dei  sonsi ,  Ja  faccia,  e  tullo  il  si- 
stenm  piioso  ,  nutavansi  in  eccedente  sviluppo. 

La  teoria  deirarreslo  degli  sviluppi  spiogava  be- 
ne lo  stato  dcir  encefalo  ridotto  a  quel  sacco  ripieno 
forse  del  fluido  organogene,  che  presentava  i  primissimi 
inizii  deila  Ibrmazione  organica  cerebrale. 

Le  condizioni  lestulari  pero  di  fiiiito  sviluppo  dei 
nervi  dei  scnsi ,  e  del  quinto  paio,  e  del  pneumo- 
gastrico ,  tulloche  mancassero  e  il  cercbro  e  i  centri 
speciali  nervosi .  a  cui  essi  confinano,  palesemente 
confermavano  1'  indipondenza  di  formaziono  delle  va- 
rie  sezioni  del  sislema  nervoso,  come  io  dimoslrava 
in  allra  memoria. 

Generalita'  Scientificue 

E  la  voce  dei  Giocnii  suonava  ancora  quest' an-c.tEMJiEiiABo 
no  fra  gli  Scicnziali  d' Italia,  riuniti  sollenneinenle  in 
congresso  nella  bella  Parlenope  che  una  fesla  della 
Scienza  fonnava,  ed  il  socio  professor  Gemmellaro  uno  .  ,  •, 
degl'inviali  dell'  accadeinia  nostra  a  rappresentarla 
cola,  die  lellura  della  Relazione  di  qnella  dotta  assetn- 
brea,  le  precipue  condizioni  sponendo  che  la  resero 
distinla  ad  oltranza  ,  c  le  cure  a  prefcrimenlo  delle 
Presidenzia  generale ,  e  la  spccialc  postiira  di  quella 
mclropoli  e  dei  suoi  iuleressaiili  contorni. 


2i 

E  del  valore  dclle  sozioni  ne  disso  di  scionziati 
insigni  compostc  e  di  molte  celobrila  conlemporatioo, 
e  della  seziono  di  geologia  peculiarmente  a  cui  il  socio 
nostro  si  ascrisse. 

Retribiiiva  la  dovula  laude  poi  a  inolti  di  quei 
valenluomini,  e  in  rilievo  poneva  gli  argomcnii  mcssi 
innanzi  da  Itii  dal  cavalier  Maravigna ,  dalla  Gioenia 
ancor  irivialo,  o  dagli  altri  soci  noslri ,  e  dopo  averci 
accoiilalo  delle  occupazioni  prccipue  di  lulto  ii  con- 
gresso,  delle  sedule  general i,  delle  gite  diverse,  dei 
trallamenli  riccvuli  dalla  Miiiiificenza  sovrana,  conoliise 
i  comizii  scientifici  dell'  ela  nostra  all'  aumento  del 
sapere  toniare  ulilissimi ,  per  porre  in  immediato 
rapporlo    gli    scienziati    e  i  dolli    in    corpo  sapiente 


aggregati 


•'; ,.  /• : 


BlOGRAFIA 


Ma  i  corpi  sapienli  si  onorano,  onorando  la  me- 
moria  di  quei  valorosi,  che  all' ulile  socialc  al  pro- 
speramento  del  sapere  concorscro,  e  lali  omaggi  dal- 
la riconoscenza  dellati  ,  apprendono  a  chi  nelia  car- 
riera  esordisce  come  il  genio  da  logica  severa  gui- 
dalo  delle  malagevolezze  si  passa,  e  sollevasi  dal  piu 
'-■'  oscuro  al  piii  bello  destino ,  come  le  grandi  verita 
viene  scoprendo.  c  come  si  vive  lelice  per  la  inlerez- 
za  della  morale  agli  sludi  della  scienza  assembrata. 
G.  HAGGioRE  E  per  questo  sanlissimo   scope    che    gli    statuti 

c'impongono  di  dare  un  ullimo  contrassegno  di  duo- 
lo  ai  Giocnii  che  Irapassarono ;  una  lomba  Golleghi 
chiarissimi,  si  e  aperta  per  noi  ove  posa  Carlo  Gravi- 
na  Cruyllas  principe  di  Valsavoia,  e  quindi  fassi  in- 
nanzi per  ullimo  il  socio  Maggiore,  che  ne  siede  il 
poslo  accadcinico,  per  dime  I'clogio.  ^ 


25 

E  narravaci  qtiesli  cosa  fiirono  a  Carlo  Ut  Icltere 
e  le  scienze,  e  cosa  lu  eyli  alle  scienze  alio  lettere,  e 
finifamonle  sponevaci  la  sua  letleraria  scientilica  edu- 
cazione,  il  posilivo  sapere,  la  onnigena  eruilizione, 
il  gi'nio  poclico,  e  Je  peregrine  qualila  dt-ila  mt-nle 
del  cuore,  e  la  lilanfropia  che  per  i  dolti  sentiva, 
per  le  sociVla  scenlifichc,  e  per  la  Gioenia  a  prefc- 
riinento,  di  cui  ne  lu  socio  zdaiilo,  njccenale  anmii- 
rcvole. 

Ecco  meritissimi  Soci^  la  rapida  somma  dello  fa- 
tiche  scienlifiche,  che  venisle  a  depositare  all'annale 
accademico,  dallo  scopo  muovendo  di  travagliare  al- 
r  edificio  delia  scienza  naiurale  id  Sicilia ;  lo  spirito 
d'  associazione  speoiale  divisa  dell'  epoca,  che  ha  van- 
taggiato  le  scienze  colanto,  ba  diretto  i  vostri  passi 
mai  seinpre,  e  voi  siguendo  i  niovimenli  del  secolo 
potcte  felicitarvi  d' essere  slati  primieri  nell' Isola  a 
prendcr  gran  parte  a  quosfa  dirozione  novella,  e  di 
prosi guile  coslanli  nell'  aperla  carriera,  come  lo  mo- 
slrano  i  vustri  Alii  accadeniici,  una  delle  maggiori 
rapprasenluDze  delle  glune  scienliliclie  sicule. 

Goiitinuale  adunque  i  vostri  nobili  sforzi  sempre 
col  fervor  del  volere,  seguendo  la  stessa  cordialila 
fra  di  voi,  e  la  emulazione  medesima,  invt  sligale  gli 
arcani  della  nostra  natura,  cimentate  I'ingegno  a  pro- 
duzioni  originali ,  a  trovati  novelli;  dappoiche  seb- 
bene  lucida  appare  1'  aureola  che  in  alcua  modo  ci 
adnrna,  e  cosi  vasto  lo  sUnlio  della  natura,  che  lun- 
ghissima  e  ancora  la  via  da  percorrere  per  vicinare 
i'  apice  del  siciliano  sapere. 


D'  UNA  CARTA   TOPOGRAFICO-BOTANICA 
PER  LA  SIGILIA 

DEL  SOCIO  ATTIVO 

P.  D.  FRANCESCO  TORNABENE 

CASINESE 

PROFESSORE  DI  BOTAHICA  ISELLA  R.  tNIVEASIlX  DI  CATiRU 
lETTA  NELLA  TORNATA  OBDINARIA  DEL  22    GICGRO  1846. 


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fresentando  alia  Sezione  di  Botanica  e  Fisiolo^ia 
Vegolale  ncl  setlimo  congresso  dcgll  Scicnziati  italiani 
asseml)rato  in  IN'apoli,  il  mio  Saggio  di  Geografia 
Bnlamca  per  la  Sicilia,  promelteva  una  Carta  Toponra- 
fico-Botanica  risguardante  la  vegetazione  dell'isola(l) 
Ma  pria  di  rcndi^rla  publica  ho  giudicalo  convenevole 
cosa  darue  notizia  a  voi,  o  Socii ,  perche  possiale 
conoscerne  lo  scopo  e  la  ulilita. 

GoNTENUTO  DKLLA  Gamta.  Compche  la  Gsionomia  del- 
J'lsola  presenla  una  serio  di  montagne,  vallate,  e  pochc 
pianure  cosi  mio  divisamenlo  e  quello  di  delineare  le 
principali  elevazioni  di  essa,  siano  raonti  colline  paesi  o 
siti  specially  co'loro  nomi  e  gradi  in  piedi  parigini.  gio- 
vandomi  a  lal'uopo  delle  huone  correzioni  lade  all'ipso- 
melria  di  Sicilia  dal  signor  Schouw(2),  sulle  misurc  ot« 
tenule  da  tanti  dluslri  osservatori,  di  quelle  del  si"-   F 
Hoirmann(3)  ed  allri.   I  vegetabili  propriamente  fpotil 
lanei  e  propni  m  queste  stazioni  sono  notali,  e  quante 
volte  alcune  piante  dalle  pianure  giungono  a  trovarsi 
spontanee  ne'  rialti  nolle   colline  nelle    montagne  con 
tralli  graBci  vi  ho    scgnato  il  cammino  delle    mede- 

(1)  Diario  del  Setlimo  Congresso  defrii  Scicnziati  Kalinni 
ID  IVapoii  pag.  39.  Vedi  gli  atli  del  7."  Congresso  degli  Scien- 
ziati  itaiiam,  ove  nel   \.  vol.  si  trova  publ.calo  il  mio  Sanmo 
ill  Ocoyra/ia- Botanica   por  la  Sicilia  privo    d' alcune   lavole 
Che  per  ragioni  oconomitlie  sono  state  toite. 

^      ^'\lt}'^'^'^  ''^  ^^''"^'  '^^  ''•'«'•«  par  F.  Schouw  T.   1. 
Copen.  1839. 

r     1839 '^'^*^'''''  ^"'  ""'""alogic,  geognosie,  Bergbau  ec.  Ber- 


30 
simo  ■  cio  mi  hci  coiidolto  ad  acconnarc  If  pianlo  tanto 
culle  che  sponlaiu'e  delle  pianure  e  delle  colline,  le 
qiiali  sono  di  mf^ggiore  uso  ai  bi.-oyin  civili:  in  tal 
guisa  la  carta  presenlera  il  piii  bello  piospctto  della 
variala  vcgelazioiie  in  Sicilia  per  I'  inlluciiza  del  suo 
cliina  temperato,  per  la  vicinanza  de'  gradi  nolle  sue 
linee  isolenniche,  e  per  le  circostanze  corografiche, 
quali  molliplicano  a  brevi  tralli  le  slazioi)i  bolaniche. 
Pero  a  niaggiore  intelligenza  della  carta  bisogna  I'ar 
note  varie  cose  circa  la  vcgetazione  di  Sicilia, 

LiMiTE  BELLA  VEGiiTAZioiNii.  Presso  noi  non  vi  sono 
nevi  perpelue,  ma  Iroviamo  suU'Etna  e  sulle  Madonie 
delle  larghe  e  profoude  fenditure,  che  conservano  pe- 
renneniente  le  nevi.  II  Proloccos  wvalis  non  e  slalo 
presso  noi  vedulo  in  tali  giacciae;  ma  sull' Etna  ab- 
biamo  un  limile  alia  vegetazione  come  lo  vedjamo  ai 
volatili,  agli  insetti,  per  cui  viene  appellala  I' ultima 
regione  sterile.  II  Pizzo  deU'antenna  ultima  vetta  delle 
Madonie  6200''  e  vestilo  di  piante,  e  se  puca  vege- 
tazione  troviamo  sulla  vetia  del  Dinnamare  alto  2900^ 
presso  Messina  e  del  monte  Scuderi  alto  3800^,  cio 
dipende  dalla  natura  della  roccia. 

Cause  cue  hanino  altekato  di  kecente  la  vegetazignb 
IN  SICILIA.  II  disbosco  avvenulo  in  diversi  puiiti  dell'isola 
tia  dalo  luogo  alia  comparsa  di  vegetabili  ignoli  in 
quelle  date  stazioni,  e  questa  ricomparsa  recrue  ci 
fa  vedere  nella  carta  de' vegetabili  a  corle  altezze  che 
inai  si  mostrarono  ai  bolanici.  1  densi  e  lolti  bosclii 
di  Quercus  ilex  Q.  appeiimna  Pinus  luricio  Fac/us 
sylvaiica  dell'  Etna,  veduli  nella  mia  piima  ela  pre- 
sentavano  un  suolo  coperto  di  Pleris  aquilina,  oggi 
a  quesla  pianta  successe  la  Curlina  involucrata ;  e 
mentre  questa  composta  non  ollrepassava  i'altezza  di 
1000  piedi  arnva  oggi  a  contarne  4.300. 


31 

Sriollo  il  feudalismo  in  Sicilia  dal  1818  la  me- 
liorazione  avvcnne  non  solo  nella  morale  coslituzioiio 
deir  isfila,  ma  ancor  nella  fisica  condizione/  pprclic  la 
divisione  dc'  Icrreni,  de'  latifondi  pnrlo  Y  aralro  e  la 
zappa  dove  ne  il  monlone  o  la  capra  mai  penotra- 
roiio;  allora  si  tentaroiiu  piantai^ium  e  somine  in  di- 
verse; coiitrade,  s' esfese  la  collivazione  del  So/anum 
tiif)f'7-osiim  HoHnnlhua  tuhprostis ,  delle  varie  specie 
di  Ciir/i'i.  Morns.  Trilici/m,  Gossipium  e  di  alquante  va- 
rii'ta  nelle  ordinarie  piante  ortaiizic;  allora  si  videro 
frondcgijiare  gli  oliveli  ed  i  poineti  ne'  siti  per  ole- 
vazioiie  e  naliira  di  suolo  giudicati  stevili  ed  infecomii. 

Per  tale  ragione  il  conlinuo  altrito  e  Irasporto 
di  rarri.  utcnsili.  animali  e  d'uomini  porto  nuovi  sumi 
in  qiie.sli  incogniti  luoglii;  effello  ordinario  a  vedersi 
ne'  siti  dove  penelro  per  la  prima  volta  il  piede  del- 
r  uomo  (1). 

VEGETAzroNn  cuiTTOGAMicA  IN  SICILIA.  I  cfittogami 
terreslri  in  Sicilia  sono  ben  pochi ,  perche  le  slazio- 
ni  uniide,  fredde ,  e  troppo  alte  sono  assai  limi- 
tale  e  circosorilte ;  anzi  non  e  cosa  infrequente  do- 
po  essere  stati  in  site  freddo  ed  umido  prodotto 
da  varie  circostanze  topograflche.  passare  d'  un  trat- 
to  ad  uno  caldo  e  secco ;  quindi  i  crittogami  in 
Sicilia  sono  poco  diffusi,  quelli  poi  che  si  diffondono 
per  propria  legge,  quali  sono  le  feici  i  licheni,  que- 
sti  contano  poche  specie  ma  sparse  d'ogni  dove;  tuUe 
pero  ubbidiscono  ad  una  iinea  di  elevazione, 

Vegetazioxe  delle  Gupulifere  e  Gonifere.  I  bo- 
schi  di  Sicilia  erano  folti,  ma  oggi  in  gran  parte 
distrutti  sono  ornati  di  poche  specie ,  tra  quali  il 
Quercus  ilex  Q.  suber  Q.  appennina  Q.   pubescens 

(1)  \lph.  DC.  Introd.  a  I'et.  de  la  Botaniq.  Brus.  1837 
pag.  391.  Aug.  S.  Hilaire  Introd,  h.  I'hist.  des  plaut.  rem. 
du  Bras,  c  du  Paraguay. 


32 

Q.  cupnninna  Q.  congcata  Fdc/us  sijlmlica  Ulmus 
suberosa  BeAula  alba  Taxus  baccala  Pmus  laricia 
P.  halcpensis  P.  pinea. 

Vegetazione  db'  Geheali  dklle  OpuNzfE  de'  Cedri 
ED  ALTRO.  I  ccreali  in  Sicilia  clie  abboatlanlcinonto  si 
coltivano,  alcuni  veiigono  detli  a  graiii  duri  e  prospe- 
rano  nelie  pianure,  allri  appellali  a  gFani  leneri  sono 
pii]  proprii  de'  luoglii  elevati.  Nella  prima  sezione  si 
coltivano  alquante  varieta  dclle  specie  Trilicum  coe- 
rvlescens  Bayl.  T.  lurgidum  L.  e  si  e  tentalo  il  T. 
gigantmm,  prospera  in  iuoghi  bassi  e  paludosi  \'  Ory- 
za  saliva.  Nella  secoiida  sezione  coltivansi  molte  va- 
rieta del  Triticum  sativam,  dell'  Hordeum  vidgare^ 
della  Siecale  cereale. 

La  Faba  vulgaris  viene  estesamente  collivata  in 
Sicilia,  e  s' avvicenda  col  Irumenio  ne'campi,  ma  essa 
viene  spesso  distrutta  dalla  Orobancha  primiosa  Pey. 
Le  opunzre  di  belle  varieta  si  rinvengono  in  lulli  % 
siti  di  pianura  e  di  collina,  il  frulto  dell'  Opunzia  vul- 
garis e  d'  un  USD  lanto  esleso  ed  utile  ne'  mesi  eslivi, 
quanto  dopo  il  grano  e  la  fava  e  la  terza  derrata  piu 
iinpiegata  in  Sicilia,  Lo  slesso  puo  dirsi  delle  varie 
specie  di  Citrus,  che  godono'  estesa  cuUura  in  Sici- 
lia, le  quali  prosperano  ne'  Iuoghi  bassi  e  subinonlosi 
arreslandosi  a  2000  piedi. 

Le  pomacee,  le  piante  ortalizie,  gli  ulivi,  la  vile 
prosperano  ne'  bassi  terreni  e  negli  alti  sino  a  varii 
gradi,  come  noteremo  in  appresso.  Se  non  che,  il 
succo  della  vile  aumenta  di  materia  colorante  e  see- 
ma  di  alcoole  quanto  piu  la  pianla  si  trova  ne'  siti 
elevati ,  ed  accresce  di  alcoole  a  ragione  che  discende 
nelle  basse  conlrade. 

Premesse  tali  cose,  ecco  una  tavola  d' alcune 
piante  che  vegetano  in  Sicilia  risguardate  giusta  il 
grado  di  loro  elevazione  sul  mare  in   piedi  parigiai. 


si^^©a^    a." 

DELLE  ELEVAZIONI  A  CUI  GIUNGONO  ALCUXE  PIANTE  IN  SICILIA 

PIAISTE   ERBACEE 


HOME    DELIA   PUISTA 


ELEVAZIOKE  A  ClI  GIIGHE 


ICOCIII  OVE  SI  TROVA 


Scleranthus  marginalus 
Senecio  squalidus 

Senecio  aelnonsis 
Tanacelum  viilii;arc 
Anlhemis  aetiieiisis 
Ruhorlia  laraxacoides 
Achillea  ligiistica 
Cineraria  amhigna 
Helicrysiim   ilalicum 
Cariina  involuiiala 
Riimex  aetiiensis 
Ruinex  nuillifitlus 
Saponaria  depressa 
Astragalus    siculiis 
Ce|)lialaiilliera  riiiira 
Asphodelus  lulciis 

Colchicum  Ciipani 

Slcrnbergia  lulea 

Galanllius   nivalis 

Saxifraga  auslralis 

Cenlaurca  Parlatoris 

I'Vsliica  poefornus 
l'(ia  aeliiensis 
Heliiiniliiis   liiliernsiis 
SnI.iniini    lulM'id^uni 
Secale  ccrcale 
llnrdrnin   vnlgarft 
Gossipiiini   sianiense 


Gdssipinin  herb.ici'iini 

Eiernia   jiihala 
Evernia   riirfnrarpa 
Imbricaiia   ['aiiclina 


1000'- 

1- 


-  0028'- 
0028 


COOO  — 

9028 

1  — 

.'.000 

8(UI0  — 

0028 

2000  — 

rjooo 

200  — 

2200 

1  — 

2r>41 

1_ 

3(iil 

1  — 

4300 

3000  — 

33 1 1 

1- 

3800 

2136- 

.  9028 

3'i8- 

-  70'<8 

2000  - 

-  5000 

204 1  _ 

.5000 

1  _ 

.2027 

100- 

-  2C41 

1")51- 

-  3C39 

5516 

612 


3214 

/i300 

26  U 

1  —  2()il 

I  —  2641 

niH) 

JldO 

666 


606 


■jooO 

7(100 

1  —  2611 


Slandanki,  Madoiiie,  Eina . 

Volgare  in    Sicilia   mass,  altezza   sul- 

r  Etna  . 
Etna . 

Volgare  in  Sicil.  mass.  alt.  suU'  Etna. 
Etna. 
Eina  . 

No'  luoglii  aiti  di   Sicilia  . 
Milaz/.o',    Giarrc  cd  .lUrove  suH' Etna . 
.\t;'  torrcnti,   e   siiU'  Eina  . 
Volgare  mass.  alt.   gull   Etna . 
I'^lna  . 

VJuu  ed  allrove  in  Sicilia. 
Miiilon'ie,   Etna, 
(liillahiano,   Madonie,  Etna, 
(•(dizzi,   .Madonie,   Etna  . 
(](dliMe  aride  di  Sicil.  mass.   alt.   sul- 

r  Etna . 
Palermo,    Trapani,    s.  Filippo,   Polizzi, 

allrove . 
Madonie  ,  Nicolosi  ,    Catania  ,  Piazza , 

Aidone,  allrove. 
S.  M.irlino,   Pioschi   di  Madnnia,  di  Ca- 

ronia,   Mistrelta.   allrove  . 
Madonie  ;il  cnozzo  delia  Mnfera,  monle 

Scaliine  . 
Licali.i   |irc.-*so  Calania,  Monte  de'  cani, 

Miinle   di'ilc   rose  . 
Madonie  ,   Eina  . 
Eina. 

Si  colliva    in'  \aric   parli   dell'  isola. 
Si   colliva  in   varie   parli    deli'  is(jla. 
Si  cidliva   in   varie   parli    dell"  i?nla. 
Si   colliva   in   vane   parli   dell'  i?ola. 
Si    ccdiiva    ill     varie    parli    d(dr  i?oIa, 
e   vicino   il   rmiiie   Uillaino  poco  di- 
slanle   da   Catena-iiiio\a. 
Si    colliva    in    varie   p.irli    dell'  isola, 
c  vicino  il   rionie  Itillaino  poco  di- 
slanle  da  CalcMa-iiimva. 
So|)ra  i   Pini  dell'  Eina  . 
So|)ra  le  Qnerce .   i   Pini  ed  allrove. 
Vukare   in   Sicilia, 


■l-^ 


DELLE  ELEVAZIOiVI  A  CUI  GIUNGONO  ALCUNE  PIANTE  IN  SICILIA 
FRUTICI  ED  ALBERI 


•  |w^^I\^/%^^l^^^%^l\^^^l\'\^f^\^^w\^/\^'^J\%^^^/^'^wf^^^'xv\'w^'w^v\%%^'^'^'^l^!^'^'^f^'^v^^'^^^'^^|^nf^^^n^v^^^'^^^^ 


HOME    DELIA    PIANTA 


ELEVAZIOnE  A  CCt  GIUGHE 


Berberis  vulgaris 
Spailiuin  jimceutrt 
Geiilsla  aetiiensis 
Calycolome  inl'esta 
Clemalis  vilalba 
Hcdcra  helix 
Viscura  album 

Mnspiius  azalorus 
Mespilus  germaiiic.1 
Mnrus  nigra 
Morus  alba 
Rubus  (lainialicus 
Rubus  idcus 

Cilrus   auranlriim 
Cilrus  lumia 
I'opulus  Iromubi 
Pnpulus  alba 
Bclula  alba 

.Tunipprus  bcniisphrrica 
Qui'icus   ilpx 
Quercus   appcnnina 
Qiicrcus   CDugesta 
Piniis  laricio 
Finns  lialcpcnsis 
Plntis  pinea 
(lastanca  vcsoa 
Fagus  sylvalici 
<i(iryliis  avcllana 
Pyrus  cunoifolia 
Acer  psciidiiplalanus 
Acer  cniMprsli'c 
Ficus  carica 
Vilis  vinifora 
Pistacia  Ibercbinlus 
OIca  rnropra 
Kaninnps  liumilis 
hauiciops   macrocarpa 


3000''— 7048^ 
2«itl 
304  —  3000 
i—  KiOO 
2041 
2641 
2641 


30 
30 


2G41 
2641 
2641 

1000 
3000 
1000  —  2828 


1  — 
1  _ 
1  _ 


1  — 

1600 

]  — 

1(100 

1_ 

7S00 

1  — 

2(iil 

1600  — 

2S32 

3:ioo  — 

i:ioo 

100_ 

G(.0(» 

100  — 

6(100 

100  — 

6(i00 

6S20 

100  — 

6820 

1  — 

2(i4l 

1300- 

:;ioo 

;iOO  — 

.Vi.-iO 

1000  — 

26'.  1 

1000  — 

2(;'<i 

2'5(tO  — 

'((too 

2000  — 

/i  11(10 

1  - 

-  3000 

1  - 

-  '.000 

100- 

.  2136 

1  — 

-  2000 

10- 

-     100 

1211 

1,1'OCni  OVE  SI  TROVA 


ass.  alt.  suir  Etna. 


Mailonio ,  Etna , 

Volgare  in  Sic.  m 

Etna  . 

Volgare  alle  siepi . 

r>i>5clii  di  Sicilia  . 

V(dgare  in  Sic.   mass.  alt.  sull'  Etna. 

Parassito  sulle  Pomacee,  Querci  ed  al- 

Irove  . 
Palermo  ,  Etna . 
Palermo  ,  Etna . 
(Julio  in  varie  parti  dell'  isola  . 
Culto  in  varie  parti  dell'  isola  . 

Volgare  alle  siepi  mass.  alt.  sull' Etna. 
.Umile  di  Jlislretta,  Boschi  di  Franca- 

villa,  e  Caronia. 
(iulto  in  varii  punli   dell'  isola . 
C'Ullo  in  varii  punti  dell'  isola  . 

VciUare  in  Sic.  mass.  all.  sull'  Etna. 
I  Vid^aie  in  Sic.  mass.  alt.   sull'  Etna. 

M.iicllo,   Randazzo,    Linguagrossa  . 

.Haiinnie,   Etna. 

\oli;aie  in  Sic.   mass 

Nolgare  in  Sic.   mass 

Voli;are  in  Sic.   mass 

Etna  . 

Volgare  in  Sic.   mass 

V.dnare  in   Sicilia  . 

.Madoii'ie  ,   Eliia 

.UadoiiH!  .    Etna 

V(i!j;aio   ill   Sicilia 

Viili;are   alle   siepi 

V(ili;aie   lie'  liosclii  . 

V(ilj;.ire    lie  bo^cbi  . 

V(jli;are  in   Sicilia  . 

Viduare  in  Sic.   mass.    alt.   srill'  Eina, 

Volgare  in  Sic.  mass.    all.  sull'  Etna. 

Volgare  in  Sicilia. 

Volgare  in  Sicilia  . 

Calalfano  prcsso  Palermo  > 


alt.  snU'Elna. 

alt.  suir  Etna, 

alt.  suir  Elna. 

alt.  suir  Etna. 


voluare  ne'  boschi . 


lie'  boschi  . 


F¥   n  IS   H 
JLi  if  JK.  ilk 

DEI  DINTORNI   D'AVOLA 

DEL  SOCIO  CORBISPOHDEKTE 

CHE  CONPSEKDE  LE  DESCRIZIOKI 
DAILA  SESTA  ALL*  OTTAVA  CLASSE  IINNEANA 

IITTA    KELLA    TORKATA    ORDINARIA    DEL    22    GtCGHO    1846. 


<;'■'■<:■ 


tt  I  tit ±  t+Jt  <JJk± tt.tt  +  *  1 1  t.t±+ At +JUdtJk  IJLiUJit+ilJut  J^ 

FLORA  DEI  DINTORNI  D'AVOLA 

cominuazione  (*) 

cijssz  yi. 

EXANDRIA 

Ordine  /.  Monogynia 

SEZONE  I. 

Pianle  con  perigonio  gamosepalo,  6-partito,  o  6-sepalo: 
Ovario  aderente.  FruUo  cassula  3-loculare  3-valve. 

(Narcissoidee,  Juss.) 
GsN.  143. 

NjRCissns  Lin.  Juss. 
{It.  Narciso  Fr.  Narcisse  Sic.  Narcisu) 

Perigonio  ippocraterimorfo  con    doppio    lembo 
r  eslerno    6-partito  ,    1' inlerno    (  allrimenii    netiario) 
campaniforme ,  impiantalo  sul  tubo.  Stami  ineguali , 

(*)  In  qiicstc  mcmon'p.  non  cssendosi  publdicale  so((o  "li 
ocelli  dciraulore,  ne  avcndo  ogli  polulo  commelteic  alliui /a 


36 

adesi  al  tubo,  piu  corti  del  perigonio.  Spata  mono- 
filla,  deiscenle  da  un  lato ,  1-moltiflora.  Stimma  3i 
fido  Bulbo  tunicato. 

Sp.  267.  Naiicisus  Italicus  Ker.  ex  Sch.  Sims, 
Ten.  syll.   Guss.  syn.   2  in  add. 

A  spata  moltiflora  :  lembo  inlerno  del  perigonio 
orciuolalo,  subondato,  oscuratamcntecrenato:  lacinie  del 
lembo  esterno  discolori  (  bianchiccio-flavescenti  )  mu- 
cronate  ,  doppiamente  piu  lunghe  del  lembo  interno: 
scapo  siriato,  cilindrico-compresso ,  o  subancipite  : 
foglied'un  verde  allegro,  obblique.^-(^/:;ocar/:)2'£'o ) 

Narcisus  Tazzelta  Ten.  fl.  nap.   i-non  Lin. 

Volg  /r.Narcisso  ,  narciso. 

Dicembre-Gennaio ;  e  raro  che  si  prolunghi  si- 
no  a  Febbraio. 

Nei  luoghi  aprichi  (  Lavinaro  del  Limazzo , 
Fondo  del  Lupo  ec. 

Foglie  obblique  scanalato-subearinate ,  eslerna^ 
menle  striate  sine  aH'apice  tutte  involucrate  alia  ba- 
se da  3-4-guaine  afille,  mozze.  Scapo  1-2  pedale 
piii  lungo  delle  foglie  ,  tul»uloso-cilindrico  compresso, 
alle  volte  subancipite,  striato  ,  poco  0  nulla  contor- 
lo  in  cima.  Fiori  nulanti  odorosi.  Spala  merabranacea 
Gambi  \  'Ju  -pollicare,  striato-sub-triquetri,  Lembo  in- 
lerno del  perigonio  subcalloso,  di  color  giallo  carico 
a  raargine  subondato,  sempre  oscuramente  crenalo. 

Lacinie  del  lembo  esterno  ovate ,  subeguali,  di- 
varicato-subincurve ,  terminate  da  appendice  mucro- 
iiifornje  ,  e  col  margine  apicilare  spesso  subinvoUalo, 

jiigralissim  falita  della  corrczione,  non  dovra  recar  meraviglia 
sc  \i  si  Irovino  molte  niende  tipografiche— Ccrcar  di  correg- 
gcrie  ton  un  lungo  Errala-coirige  sarebbe  uno  etaiicare  la 
jpazienza  dei  Icggilori.  Vogliano  essi  dunque  per  lo  meno  non 
larme  colp  allAutore. 


37 

bianchiccio-flavescenti,  a  tinta  non  esallamente  uo^ua- 
le,  e  sovente  piii  svanila  alia  base.  Anlere  dello 
stesso  colore  del  neUario. 

Slilo  colorilo  come  i  sepali  esterni  del  perigo- 
nio:  stiinma  corlamenle  3-fido  ,  o  quasi  3-lobo. 

268.  N.  Serotinus  (  rerus  )  B.  S.  ,  Giiss. 
syn.  II  in  add.  ?ion  Dcsf.  71071  Biv.  cent.  1  non 
Gnss.  prod. 

A  spafa  l-flora,  nettario .  giallo-verdognolo  or- 
ciuolato  ,  cortissimo,  3  lobo,  a  lobi  smarginali  (  sub- 
6-partilo  )  12-16  volte  piii  corto  delle  lacinie  candi- 
de ,   lanceolato-lineari  obblique  della  corolla. 

Foglie  giuncbiformi,  isteraiizie. —  {Bizocarpico), 

Narcissus  aulinnnalis  parvus   Clusii,  Lob. 

SeUembre-NovciTibre. 

Nei  paschi  apricbi  delle  colline  dapertiilto ,  ed 
ancbe  nei  campi  marittimi  ,   ma  raro  {Piizzi). 

Bulbo  ovato ,  tunicato  con  le  liiniche  esterne 
roembranacee  nerognole.  Fibre  radicali  bianche. 

Forjlie  isteranzic  ,  or  uguali  dello  scapo,  or  piu 
corte,  una  sola  in  ciascuna  pianla  involucrata  alia 
base  da  2-3  guaine  afille  ,  cilindrico-filiformi,  faita 
eccezione  di  qualcuna ,  cbe  al  primo  svilupparsi  ap- 
pare  semiterete.  Scapo  cilindrico  giabrissimo.  Spate 
sempre  1-flore,  anche  negl'individui  a  bella  posta 
collivati,  Fiori  nulanti ,  odorosissimi ,  lungamenle  pe- 
(luncolali  (peduiicolo  pollicare  0  semipollicare  su- 
beguale  alia  spata ) ,  non  mollo  piccoli,  con  le  la- 
cinie esterne  candide,  liinghe  '^Js  di  pollice  .  ed  an- 
che un  po  piu,  lanceolate,  0  lancoolato-lineari,  acu- 
te,  e  spesso  allenuato-spunlonale  all' apice  (con  spun- 
lone  niollissinio )  lucido-glandolose  ad  anibe  le  pa-^"-!- 
ne,  perloppiu  obblique,  alleniamcnle  incguali  in  lar- 
gbezza,  le  tre  inlcrne  piii  slrelle.  Lembo  intcrno    a 


38 

bocca  triangolare ,  sfeso  negli  angoli ,  col  margine 
dei  tre  lobi  or  inlero  ( locche  di  rado),  spesso  smar- 
ginalo-2-lobo  solcato  verlicalmente  dal  seno  dei  lobi 
alia  base,  alle  voile  leggermente  dentellalo,  da  pri- 
ma d'  un  giallo  verdognolo  che  si  stempera  legger- 
mente anche  su  le  basi  delle  lacinie,  poi  luteo.  Nes- 
suna  proporzione  tra  queslo  lembo  e  lacinie  dell' ester- 
no  ,  giache  questo  e  appena  I  o  'Ji  linea  e  quelle 
sono  lunghe  6  8-linee.  Tiibo  Ae\ perigonio  verdi-giau-* 
cescente,  oscuramente  stfiato.  Antere  bianche ,  tre  sa- 
lienli  sino  alia  fiiuce  del  lembo  inlenio  e  appoggia- 
te  ai  Ire  angoli  di  esso ,  tre  incluse  insieme  alio 
stilo.  Ooario  d' un  verde  pronunziato.  5em/ delloidei, 
neri ,   lucidissimi. 

PjircnJTivjif  Lin.  Juss. 
{Fr.  Pancrace) 

Spala  l-molti-fdla  Perigonio  imbuliforme  con 
doppio  lembo,  I'esterno  6-partito,  1' interno  (o  net' 
tario)  12-dentato  con  gii  stami  attaccati  alternata- 
menle  a  sei  lacinie  dello  stesso.  Stiimna  semplice. 
Bulbo  tunicato. 

269  P.  Mmritimvm  Lin.  Pers.  Cav.  Ucria.  Guss. 

A  spata  difilla  molliflora:  lacinie  del  lembo  esterno 
del  perigonio  lanceolate,  crespe,  piane;  denti  del  lembo 
interno  subeguali  agli  stami:  foglie  isteranzie,  ligula- 
te  ,  obblique  ,  otUisette  ,  verdi-allegre  come  lo  scapo 
conipresso  {Rizocarpico). 

Lilio- Narcissus  Moris.  Narcissus  Constantinopo- 
lilanus  Matth.  Hemerocallis  marilima,   o    valentina  , 


39 
Clus.  Narcissus  man'timus,  C.  B.   Cup.  Tourn.  He- 
merocallis  Theophrasli- Cast-Narcissus  marinus  Dod. 
Agoslo-Settembre. 
INeJIe  areiie  mariltime. 

Bulbi  ovali  con  Je  tuniche  esterne  nericce ,  e  le 
fibre  ladicali  grosse,  Lianche ,    lunghissime.    Foqlie 
isleraozie  lineari ,  erelle ,   obblique,   subacute  all'api. 
ce,  piegale  a  doccia  senza  nervo  carinale,  esilmente 
striate,    in   amendue   le    pagiue,    non    propriamenfe 
glauceseenti,  ma  d'  un  vcrde  bianchiccio.  Scapo    ua 
po  piu  corlo  delle  fogbe,  compresso,    ord  in  aria  in  en. 
le  piano  da  un  lato,  convesso  dall'altro,  erelto  o  de- 
cbiiato.  Spata   2-lilla,    scarioso-incnibracea ,    con    ie 
valve  acuminate,  carinate  da  un  nervo.  Fieri   bian. 
chi  quasi  sessili ,    odorosissimi,  con  picciole    brallee 
Jineari-setace^  Ira  i    cortissimi    peduncoli ,    qualcuna 
spatitbrnie  ,   triangolare-acuminatissima.  Tubo  del  pe- 
ri(jonio  3-pollicare,   verdiccio ,  inegualmenfe    ed  ol- 
tusamenle  striate   sub-3-gono,   con  gli  angoli  rispon- 
denli  solto  il  prolungamento  delle  costole  dei  ire  se- 
pali  piii  csterni  del  lembo  esleriore.  Lembo  interno 
mcmbranaceo  sottile  come  un  velo    campanuiato-an- 
golalo,   12-laciniato,  con    Je    fessurc    alternalamente 
•ineguali  in  profoudita  (o  a  dir  mogb'o    5-lobo,    coi 
Ipbi  2-fidi,  a  lacinie    triangolari-acule,    ondolat'e  ,  e 
I'lntacco  di  esse  men  prolondo  di  quelle  doi  lobi  ). 
Lacinie  del  lembo  esterno  piii  lunghe  dell' inter- 
ne, crespe,  pel   terzo    inloriore   lineari    e    adose    al 
lembo  interno  (  pero  coi  margini  liberi ,   e  ripicgale 
a  connivenza  )  nel  dippiu  lanceolate ,    larghe  3-f-li. 
nee,  spunlonate  all'apice  coi  margini  riflessi ,  vcrdi. 
glauceseenti  esternamenle  su  la  carina:   tre    di  esse 
in  ordine  alterno  impiantate  pifi  esternamenle  in  mo- 
do  che  i  margini  basilar!  di  ciascuna  coprono  le  due 


40 
metta  di  due  piu  interne,  formando  cosl  Testivazio- 
ne  alternante  comune  a  lutte  le  Jiliacee.  Slwnihian- 
chi  filiformi  suhulato-cilintrici ,  inseriti  nei  seni  del- 
le  lacinie  dei  lobi  inlerni  in  sopraposizione  alle  sei 
lacinie  del  lembo  esterno,  eol  filamento  per  5  linee 
libero  saliente  e  curvata  in  denlro  ,  nel  dippiu  ade- 
renfe  e  prolungantesi  sino  all'ovaia  ,  curvato  in  fuo- 
ri  dal  seno  delle  lacinie  ii>terne  sino  al  punto  di  ade- 
renza  delle  eslerne ,  poi  ripiegato  ad  imbulo  sino  al 
fondo  del  perigonio.  yinlere  pendenli ,  girabili  ,  for- 
mate di  due  lobi  lineari,  compressi ,  curvi  dal  lato 
slretlo  ,  adesi  lateralmenle  pel  solo  cenlro  longitudi- 
nale,  con  gii  orli  liberi  cbe  foraiano  una  scanaiatu- 
ra  al  di  sopra  e  al  di  sollo  ,  2-fide  alle  due  estre- 
inita  (  in  una  '/^  di  linem,  nell' allra  pochissinio  ), 
allaccate  alia  punta  del  filamento  per  la  parte  conca- 
va  a  due  quinti  di  distanza  dall'  estreniita  piu  fessa, 
ch'  io  chiamero  super iore,  deiscenli  lateralmente,  coi 
margini  delle  logge  che  ripiegansi  in  denlro.  La 
loro  lunghezza  sul  primo  aprirsi  del  Core  e  di  quasi 
6-linee:  esse  sono  ancoj  chiuse,  ed  hanno  nelle  su- 
ture un  solco;  ma  emesso  il  polline  si  raccorciano 
a  quasi  'Ji  della  primiera  gran.dezza,  le  logge  si  ap- 
pianano,  i  solehi  della  commessura  dei  lobi  si  chiu- 
dono,  ed  esse  dtvengono  perfeltamente  lunate  e  di 
un  flavo  piij  carico,  mentre  dapprima  cosi  esse  co- 
me il  polline  eranu  flavescenti.  Lungo  il  centro  del- 
la loggia  deiscente  osservasi  un  solco  svanilo.  Stilo 
cilindrico-fdiforme,  bianco-,  su!  primo  aprirsi  del  Co- 
re incluso,  subeguale  al  lembo  interno,  sempre  al- 
quanto  curvo;  poi  prolungato  saliente,  subeguale  alle 
lacinie  esterne.  Slimniu  escuramenle  3-gono ,  munito 
di  papille  pililbrmi  lungbe  e  rade  esilissime — Nelle 
pianle  spontanee  tutlo  il  tube  e  le  costole  delle  lacinie 


41 

esterne  sono  le  piu  volte  verdi-flave,  e  lo  stesso  lem 
bo  inlerno  e  sovente  d'un  bianco  die  inclina  al  fla" 
vognolo,  menlre  nelle  piante  collivale  e  sempre  d  uii 
bianco  puro.— Gassula  glaucescente,  ovali-bislunffa  ot- 
tusamente  3-Ioba.  °  ' 

143. 

Sternbebgu  Jfald.  el  Kith.  Spr. 

Spata  l-filla.  Perirjonio  regolare  lubuloso-im- 
butiforme,  6.parlilo,  a  cortissimo  lube.  Slami  Ami 
inserili  alia  base  delle  lacinie.  Slimma  (rigono  Cas- 
sula  mczzo-boccata,  indeiscente.  Semi  con  ariJio  car- 
noso  Imeare  bianchiccio.  Bulbo  tunicate. 

270  S.  Sicula,  Lin.  in  Guss.  syn.  3  in  add.  et 
emend. 

A  foglie  strettamente  linear! ,  eretfo-ricurve   sea 
nalate,  oltuse,   sinanzie,  subeguali  nella  fiorifura  al 
0  scape:  spata  indivisa  ottusa:  lacinie  del  peri-onio 
Janceolato-spalolate,  e  lanceolato-bislunghe  ottuse°  niu 
lunghe  degi.  slami  altcrni  if  brevi._(7?/-         '/«). 
yolg.  It.  Zafferano  giallo,  pazzuomini,  hvacinto 
bettembre-Ottobre.  '' 

Su  i  colli  (  Lavinaro  del  Limazzo  ed  altrove) 
Bulbo  ovato-bislungo  con  le  tuniche    esterne  di* 
color  caslagno,  scariose.  Foglie  sinanzie,  subcn-uali 
alio  scapo  fiorifero,    doppiamcnle    piu    lunn-he    dello 
scapo   fruttifero,  slreltamenfe  lincari,  ricurve    ad  api 
CI  ollusetii,  poco  0  nulla  obblique,  oscuramenle  doc' 
ciato-carinate,   d'un  verde  alquanto  piu   shiancalo   in 
londo  alia  doccia  ,  con  I'angolo  eslerno  minulamenle 
-slrialo.   Su  queste  due  slrie,   e  su  i   margin!    sles- 
si  della  fogha  osservasi  auche  ad  occbjo  nudo    una 

6 


9 


LI 

hi 


tenuissima  e  Otta  denlellatura,  che  poi    nelle     foglie 
adulte  si  oblilera  e  svanisce.  Scapo   nervoso-st  rialo  , 
seinicilindrico  o  ancipide,  o  piii  spesso  inegualmente 
^-f'ono ,  con  gli  aiigoli  csilinenle  aculealo-scabri  ,  poi 
lisci.  Spada  oltusa ,   indivisa,  o  appena  fessa  all'apice 
per  quasi  una  linea,  a  lacinie  spesso  inoguali.  Fio- 
ri  quasi  inodori.  Lacinie  del  perigonio  nervose  erette 
semipatenti,  le  eslerne  elliltico-spatolate,  o  largo- lan- 
ceolate bislunghe,  ottuse,   concave,  piu  lunghe    de- 
gli  stanii ;  le  tre  interne  lanceolalo-spatolate  ,   un  po 
convesse  al  di  fuori ,   erelte    e  piii  poco  patent!  dclle 
esterne.   Stami  alterni ,  Cliformi ,  subincurvi ,  subulati 
all'apice,  compressi  alia  base,  i  piu  lunghi    aderen- 
ti  alle  lacinie  interne,  i  piu  corli  alle    tre    eslerne. 
Antere  vacillanti.  Slilo   filiforme    subconipresso  ,  con 
piccolo    soico  longitudinale,  piij  lungo  degli   stami, 
subeguale  alia  corolla  o  piu  corto.  Slimma  picciolis- 
simo  lagliato  obbliquamenle  sub-3~gono,  Filamenti  e 
stilo  cortamenle  glandoloso-pubescenti,  gialli  come  la 
corolla :  anlere  d'  uu  giallo  piiJ  carico.  Cassula  ovale 
oltusamente  nervosa,  a  nervi  alquanlo  tortuosi,  sub- 
torulosa,  oliusa.  Senii  subrofondi ,  nerastri  con  arillo 
bianchiccio. 

Spetla  a  questa  specie  la  raia  descrizione  appo- 
sla  sotto  la  S.  Lulea  nelle  aggiunte  alia  Syn.  del  Ch. 
Gussone  Fol.  n  p.  811.  Quesia  specie  differisce  dalla 
S.  Lulea  principalmcnie  per  le  foglie  piu  strette,  pei 
fiori  piu  piccoli,  per  Ja  I'orma  diversa  delle  lacioie 
del  perigonio,  per  gli  scapi  fruttiferi  curvati,  e  |)er 
r  inlero  abito. 


43 

146. 

Agjve  Lin.  Juss. 

Spala  nessuna.  Pcrigomo  tubuloso-imbutiforme 
deciduo  ,  col  lemlx)  diviso  in  6  lacinie  eguali,  erelle. 
Stami  impiantati  sul  lubo  opposlamenle  alle  la- 
cinie del  perigonio.  Stilo  filiforme  con  slimma  capitato 
3-gono.  Cassula  S-gona.  assotligliata  nelle  due  eslre- 
mita,  polisperma.  Infiorarione  in  pannocchia  spicata. 
Radice  raniosa. 

271  A  Ainericana,  Lin,  Ucria,  Guss. 

A  caule  a  foglie  dentalo-spinose  glaucescenti:  sca- 
pe ramoso :  tubo  del  perigonio  ristretto  nel  mezzo  : 
stami  lungaraente  salienti :  stilo  uguale  agli  stami , 
poi  piu  lungo  di  essi.  (Bizocarpica) 

Aloe  arnericana,  Cup.  Cast.  Aloe  mexicana , 
liodat.  Aloe  folio  mucronato  Lob. 

I  It.  Agave    amcricana,  aloe  americana,   aloe 
boomica,  aloe  fiorentina. 
Sic.  Zammara.  !n 

Giugno-Luglio. 

Ai  margini  del  torrent!,  nelle  siepi^  ma  rarissima. 

Pianla  assai  nota.  che  dicesi  porlata  dai  paesi 
caldi  di  America  in  Europa  nel  15G1;  e  che  or  si  e 
prop  a  gala  dovunque  con  grande  facilila.  Qui  in  Avo. 
la  non  trovasi  addelta  ad  alcun  usoeconomico,  e  nep- 
pure  per  siepi  :  le  poche  piante  ,  che  vi  crescono 
spontanee  in  luoghi  poco  difcsi ,  giungono  di  rado  a 
fiorilura. 

Foglie  tulte  radical!,  numerose,  rigide,  succu- 
lenli,  embriciformi ,  orlate  nei  maigiai  da  deuti  spi- 


nosi,  e  terminate  da  una  punta  durissima,  fosca,  puB» 
gente;  le  piu  giovani  involtate  drilte,  le  adulte  spie- 
gate,  ricurve. 


SEZIONE  u. 


Piante  con  perigonio  gwnosepalo  G.pariiio  o  6-sepalo 
Ovario  libera.  Frutto  cassula  3-loculare  J-ra/ye^V, 

{Liliacee,  e  Giuncacee,  Juss.) 
147. 


i    '  Aluvm,  Lin.  Juss. 

/       {It.  Aglio  Fr.  Ail.  Sic.  Aggiao  Agghiu) 

Perigonio  di  sei  sepali  eretto-palenti ,  eguali. 
Slami  0  scmplici  ed  eguali,  o  alternatamente  3-cus« 
pidaii  con  la  punta  media  anlerifera,  inseriti  alia  base 
dei  pctali,  o  diialati  alia  base  e  subconnali.  Slilo  sub- 
ulalo  a  slimma  semplice.  Fiori  in  capolino  o  in  om- 
brella  con  spata  1-2  fllla.  Semi  angolosi  neri.  Bidbo 
lunicalo,  semplice  o  composlo,  spesso  prolifero. 


1.'  'in 


*  A  foglie  piane,  e  stami  semplici. 


Til.  A.Trifolutvm,  Cijr.  Guss.  Ten.  syll. 

A  spata  1-filla:  scapo  foglioso  alia  base:  foglie 
glaucesccnli,  piane  scanalate  alia  base,  glabre  o  cigliate 
nei  margini,  e  sparsamente  pelose  nella  parte  infe- 
riorc  onibrella  fastigiata:  sepali  lanceolati  acuti  colo- 
rali  su  la  carina,  doppiamcnte  piu  lunghi  degli  sta- 
mi.-    slilo    iiliforme,    eguale    agU    slarai    fiaalmen- 


4S 

te  alIiin£;ato:    cassule    piramidale  a  rovescio    smargi- 
nate.  {Hizocarpico .  ) 

Allium  molij,  Ucria,  non  Sin.  A.  subhirsiUum. 
Siblh.  non  Lin.  el  atior.  A  (jraecum,  U  Urvil.  in  Spri  % 
A.  subhirsiitmn  var.  Berlol.  fl.  ital. 

Aprile-Maggio. 

Wei  margini  dei  campi ,  Ira  le  siepi,  su  le  nipi  er- 
bose. 

Pochi  peli  si  osservano  per  ordinario  nelJe  fonlie 
di  questa  specie,  e  quesli  piu  spesso  Jungo  i  margini, 
0  alia  base  dove  la  foglia  s'inguaina  sul  fusto,  molte  so- 
no  glabra  interamenlo,  sinanco  senza  cigli  sul  margine 
Esse  per  ordinario  non  sono  piu  di  {re,  glaucescenli  , 
o  glauco-verdi.  &«/«)  terete ereito.  Spata  scariosa,  oscu- 
ramente  nervosa  ,  acuta  ,  corta,  monofilla,  iutloche  col 
ronipersi  sembri  qualche  volfa  difilla.  Peduncoli  subco- 
rimbosi.  Fiori^xxn  bianco  non  puro  a  sepali  semipa- 
tenti,  lanceolali  o  ollilici  acwW  (pon  acuniinali  Ten.)  covi 
una  linea  porporina  su  la  carina. y'V/a//«£';z//k'ggermenle 
rosoi,  e  cosi  pure  lo  stilo  ,  la  cui  luoghezza  e  di  3-4-li- 
nee.  Antere  bianco-verdicce,  e  dopo  emesso  il  polline, 
lalerizie.  Slimma  acuto.  Odore  alliacoo. 

273.  A.  Subhirsutnm.  Herat,  D'  Urvil  Gms,  //. 
sic.  sup,  ctsyn.  non  ,  Fedoule;  an  el  Sin P 

A  spata  1-filla:  scapo  terete  loglioso  alia  base,  fo- 
glie  discolori,,  piane ,  scanalate  alia  base,  cigliale  al 
al  margine  ,  sparsamente  pelose  nclja  pngina  inleriore  , 
e  su  le  guaine,  ombrclla  lassa:  sepali  bislunghi ,  subol- 
tusi .  canditi ,  concolori  (  non  colorali  su  la  carina  )  , 
doppiamcnte  piu  lunghi  degli  slanii:  cassule  obcordale  , 
profondamenle  smarginale.  (^Hizocarpico). 

Moll/.  Matlh.  Mohj  ancjuslifolium  floribus  inajO' 
ribus  ,  Clip.  Allium  cili alum ,  Cijr.Tcn.  syll.  Guss. 
fl.  sic.  prod,  Moly  minimum  albo  jiore ,  Swertz  Moly 
minus,  Clus,  S.  B. 


Aprile-Maggio. 

Su  !e  nipi  erbose  sopralulto  nelle  fessure  dei 
sassi ,  ed  anche  tra  le  biade  nei  luoghi  bassi,  ai  mar- 
gin! dei  campi ,  e  dove  il  precedente. 

Foglie  per  ordinario  non  piu  di  qiiattro ,  ciglia- 
te  ai  margini,  pelose  su  le  guaine,  nella  pagina  in- 
foriore  d'  un  verde  pronunziato  lucido,  e  sparse  di 
pochissimi  peli ,  nella  superiore  d'un  verde  piii  alle- 
gro e  glabre;  carinate  alia  base,  plane  airapice,ed 
alia  volte  quasi  convesse ,  coi  margini  sempre  ciglia- 
ti  regolarmente.  Scapo  cilindrico,  qualche  volta  due. 
Spata  persistente,  ombrella  piu  lassa  che  non  quella 
del  precedente  a  cagione  dei  gambi  irregolari  e  qua- 
si diradicati.  Sepali  orizzon'ali ,  ed  anche  richinati  , 
ottusetti  o  del  tutlo  ottusi,  d'un  bianco  purissimo  , 
senza  nel  mezzo  alcuna  linea  colorata ,  e  tutti  senza 
carina ,  alquanto  concavi ;  i  tre  esterni  piii  larghelti  , 
ma  non  piii  acuti  ne  piu  ristretti  alia  base,  Guss. 
Filaxnenli  candidi,  dilatati  alia  base,  inclusi.  Antere 
d'un  giallo-zafferano  (non  nero-porporine,  Guss.): 
poUine  aureo.  Stilo  1-  'J2  lineare ,  candido  come  gli 
stami,  piu  corto  di  essi,  sebhene  dopo  la  feconda- 
zione  io  spesso  I'ho  vedulo  allungarsi  quanto  quelii: 
stimma  acuto.  Ovario  verdeggiante.  Odore  alliaceio. 

Pei  caralteri  dello  scapo ,  della  spala  e  delle 
foglie  dissomiglia  pochissimo  dal  precedente. 

I  Botanici  non  si  sono  ancor  messi  di  accordo 
nella  determinazione  di  questa  specie.  Fra  i  nostri  il 
Ch.  Tenore  ,  conservandole  il  nome  di  y4.  ciliatum, 
Cyr,  giudica  {  Si/ll.  p.  166)  differire  dal  vero  yj. 
subhirsutum,  Lin  el  Red.  per  l' ombrella  fastigiafa 
lassa,  e  pei  petali  doppiamente  piu  lunghi  degli 
stami.  11  Ch.  Gussone  aH'inconlro  (Syn  fl.  sic.  1  p. 
389-390)  riliene  sotto  nome  d' A.  vernale,  Tin\:  A. 


subhirsulum  di  Bed.  di  Desf.  di  Ten.  e  osservando 
pc  vero  A.  subhirsutum,  che  nulla  puo  desumersi 
dalla  descnzione  linneana ,  perclic  Jroppo  concisa  e 
Che  la  sfcssa  figura  di  Clusio  cilata  dallo  stesso 
Lnmeo  apparliensi  piullosto  all'^  Trifolialiim  Cyr 
SI  alticne  con  piu  sonno  ai  saggi  deJl'crbanV  die 
conlronlano  esatlamenle  col  noslro.  ' 

274  y^.  Nifjrum,  Lin.   Ucria,   Guss 
A  scapo  lerele,   sodo,  figliato  alia  base,    dila- 
ato  allapice  in  tore,  foglie   largamente    lineari-bis- 
lunglie,  concave:   ombrdla  fasligiata  ,  emisferica  •  se- 
pall  lanceolali  cerulescenfi:   staini  connessi  alia  base 
(iiizocarpico). 

A  spcciosum,   Cyr.A  viaoicum;  Biv.edamhe 
Lin.  ex  biblh,  non  ex  herb.  A  magicum  A   Ten 
syU    A.  sell  maly  monlamim,  Cast.  Mohj  lalifolkm, 
Dod.  Omilhogahim,  indicum  lali folium ,  flonfenm[ 
epfioericum  ,  colore  coeleslino  ,   Cup. 

B.  A  fiori    bianchicci  {Mohj  album    latifolium 
seu  Xyridis  /oho,   Cup.  Allium  magicum  B     Ten 
sytl,  il  quale  nferisce  a  quesla  varieta    il    vero  A 
nigrum,  Lin.  k  mullibulbosum,  lacqut 

Folq  \  ^^  ^S"*^  "^^^J  cipollonc. 
"^'l  Fr.  Ail  noir, 

I  Sic.  Cipudduzza,  purrazzeddu. 

Aprile-Maggio. 

Wei  campi  coltivafi  ,  e  tra  le  blade  da  per  iuf- 
to;   la  var.  B,   piu  coniune. 

Foglie  neryose,  glaucescenli  menlre  ancora  son 
g.ovan.  larghe  \  '/,  2-pollid,  lunghe  1  ./,  piedi:  ne 
ebbi  vedule  alcune  chc  avevano  piii  di  nollici  3  'A  di 
larghczza,  e  piu  di  due  piedi  di  Junghozza.  Scani 
ferm,,  stnali,  2.3-pcdali  /  alia  cu,  basi  spes;o    uTa 


foglietia  lineare,  radicale,  bulbifera  aH'apice,  come 
oltimameDle  nota  Gussone.  Oinbrella  grande  a  pe- 
duncoli  rigidi .  Spata  scarioso-bianca  o  rossiccia , 
persistcnte ,  monofilla  ,  die  poi  si  lacera  in  piu  pezzi 
aciirainaii  irregolari.  Fiori  odorosi.  Sepali  linear!  , 
otlusi,  con  una  linea  verde  su  la  costola .  esterna- 
mentc  piu  colorita.  /'V/a/^e/i//  dilatati  e  riunili  alia 
base.  Aniere  sordidamenle  bianchicce.  Slilo  bianchic- 
cio  metta  piu  corlo  degli  stami.  Cassula  subrotonda, 
otlusa. 

Nelle  foglie  e  in  lulte  le  parti  di  questa  specie 
non  e  sensibile  1' odore  alliaceo;  solamente  i  bulbi, 
e  la  guaina  delle  foglie  slrappata  di  recente  fanno 
sentire  un  leggiero  odor  di  porro. 

275.  A.  Boscmn,  Lin,  Ucria,  Biv.  Guss.  Ten. 
syll. 

A  spata  1-filIa,  sub-4-fida:  scape  foglioso  alia 
base:  foglie  lineari,  scanalale,  carinate,  acuminatissime: 
ombrella  subfastigiata:  sepali  bislunghi,  ottusi,  crenato- 
smarginati ,  due  volte  piu  lunghi  degli  slami.  {RizO' 
carpico). 

Allium  syhestre  sive  moly  minus,  roseo  amplo 
(lore,  Magn.  Moly  minus  angusliore folio purpureum 
Cup.  Moly  minus  anyxistifolio ,  flore  lacte  jmrpureo, 
major e.   Cup,  Bon. 

B.  Bulbiferiim  Guss.  Ten.  syll.-M  ombrella  bul- 
bifera.-(yi.  car7icum  Bertol.  Ten.  fl.  nap.  Targ.  Sa- 
vi ,  Santi ,  non  Bed.  A  Tenorii,  Spr.  A  ambiguum, 
Siblh.  Moly  serpenli7ium  vocalum,  Lob.  Moly  wigu- 
slifoliiim,  campanulalum,  flore  roseo,  nodosum,  Gup. 

Aprile-Maggio. 

JNelle  colture  e  tra  le  blade. 

Bulbi  piccoli ,  suhrolondi ,  proliferi ,  con  la  tu- 
nica eslerna  cartaceo-scariosaj  fosco-giallognola    fo- 


19 
veolala,  fragile,  coronata  di  fibre  capillari  pubescent!. 
Foglie  ricurve,  assoltigliate  e  dupplicate  alia  base 
ed  all'apice,  ma  non  sempre  involtate,  verdi-lucide 
glaucescenti,  rossicce  nella  guaina  ,  con  carina  poco 
pronunziata  alia  base ,  oscuramente  striate  nella  pa- 
gina  inferiore:  spata  1-filla,  4--fida ,  che  spesso  cre- 
pasi  dall'una  delle  divisioni ,  e  le  cui  lacinie ,  ove  si 
scparino  sine  alia  base,  sono  esaltamente  lanceolate- 
sepali  rosei  con  una  linca  di  color  ponso  su  la  ca- 
rina, i  Ire  interni  piiJ  piccoli  :  tutti  di  forma  cllitica, 
crenati  all'apice.  Odore  (sopra  tutto  dei  bulbi)  alliaceo 
fortissimo. 

276.  J.  Chamaemolt/  ,  Lin.  Ucria,  Biv.  Cuss. 

A  scapo  cortissimo  ipogeo,  con  ombrella  quasi 
radicale,  e  spata  1-filIa:  foglie  glaucescenti ,  lineari- 
altcnuate,  plane,  patenti ,  ricurvato-ondolate,  oblique- 
cigliale  e  sparsaraenle  pelose :  peduncoli  frultiferi 
ricurvati:  sepali  sublanceolati,  eretto-patenti,  piii  lun- 
ghi  iegli  stanii:  cassule  turbinato-globose  (Bizocarpic.) 

Chamaemolij  Coiumnoe,  Cast.  Mohj  humile,  fo- 
lio gramineo,  Cup.  Allium  acaule,  sen  humi  in  su- 
perjicie  florens,  Id.  Chamaenioly,  anmoly.  Dioscori^ 
dis,  Column. 

Dicembre-Gennaio. 

ISei  pascbi  aridi  marittlmi,  e  forse  ancora  su  i  colli. 

Bidbo  copcrto  esternamente  da  una  tunica  car- 
taceo-legnosa ,  esilmento  fosscltato-puntata,  muUifesso- 
dentala  alia  base  ed  all'apice,  coidenti  basilarismus- 
sati  e  appressati  al  bulbo,  e  tra  le  cui  divisioni  scap»- 
pano  fuori  delle  fibre  radicali;  gli  apicilari  liberi,  al- 
quanto  divergenti,  acumiiialo-pungenti.  Fibre  radicali 
del  centro  fusiformi,  Ic  cslerne  filiformi,  tulle  coperte 
di  corta  peluria.  Foglio  lineari-atlenuate,  plane,  ca- 
rinate  nella  pagina  inferiore ,  a  niargine  dilalalo ,  ri- 


50 
curvato-ondolate ,  oblique,  le    piii    giovani    docciaio- 
carinate,  larghe  3-(i-liiice,  lunghe  i-G-pollici,  cigliale 
continuamente  nei  margini  e  su  la  carina,  e  sparsa- 
mente  su  le  strie  di  ambedue  le  pagine  (ove  qualche 
volla  subglabre)  glaucescenti ,  o  verdi-allegre ,  con  la 
base  esterna  spesso  fosco-raacchiata.  Scapo  latcrale, 
\  'fi  2-pollicare,    sotlerraneo ..  involucrato  dalle    basi 
guainanti  delle  foglie ,    terete,    ingrossalo    all' apice. 
Ombrella  4-18-nora;  attaccata  alia  eslremita  dello  scapo 
a  fior  di  terra:  spesso  due    scapi    orabrellileri    dalla 
stessa  radice :  gambetti  incguali,  subtereti  alia   base 
3-gono-clavati  sotto  il  fiore,  col  frullo  ricurvi,  Spata 
i-fiila,  scariosa ,  biancbiccia,  verde-nervosa ,  alquanto 
pill  lunga  dei  pcdicelli ,  spesso  divisa  in  due-Ire    la- 
cinie  acute.  Sepali  lineari-lanceolati ,  o  lanceolato-spa- 
tolati ,  subollusi ,  bianchicci ,  tenui,  verdi-glauchi    su 
la  carina,  eretlo-patenti ,  lunghi  l-linee,  larghi  qua- 
si  I.''  subeguali  in  lunghezza,   irregolari  nella  forma 
e  nella  larghezza,  subconnali  alia  base,  doppiamenle 
o  melta  piij  lunghi  degli  stami.    Cassule    maluranti 
fuor  di  terra,  turbinato-globose  subdepresse,  torulose, 
golcate  nelle  suture-  Odore  alliaceo  tenue. 

**  A  foglie  tereti,  o  semitereti,  e  stami  alier- 
natamente  3-cuspidali. 

111.  A  Pallens ,  Gouan  ,  Li7i.  Guss. 
'•  A  scapo-foglioso :  foglie  semitereti:  spata  difdla 
allungata  ,  doppiaraente  piu  lunga  deirombrella:  pedi- 
celli  penduli  eifusi:  sepali  (pallidi)  ellittici,  ottusi 
(non  subretusi  mozzi)  antere  salienti:  cassule  turbinate, 
oscuramente  3-gone ,  scabrosette-(^?sacarp2Co). 

A.  paniculatum ,  Spr.  non  Lin.  A.  sijlmstre » 
bicorne,  viajus ,  floribus  sandarachate  aeneis ,  Cup. 
Gethioides  sykesire,  Colum. 


Volg.  Sic.  CipuJduzzi. 
Giugno. 


m 


Nelle  vigne,  e  nei  luoghi  coltivali  da  per  tuUo 
Scapo  terete,  2-pedale  ed  ancfae  piu  alto    int' 
riormenle  foglioso  sino  quasi  a  mclta,  nudoincima" 
Fojhe  seraicilmdriche,  fistolose,  scanalate    superior" 
menle,  (a  guaine  chiuse,  sempro  alquanto  niembn" 
naceo  scariose  aU'apcrlura  )  nervoso-slriate  neJIa  na" 
gina  ,„{enore  ed  ancbe  su  le  guaine  medcsime.  Om 
brela  prima  della  fiontura  incurvala,  poi  erelta.  &a/a 
diliila,  a  valve  ovato-lanceolate ,  concave   alia   ba- 
mcmbranacee,  verdinervose,  con  apico  Jungo,  linea^- 
subulato,  stnato,  prolungandosi  in  esso  ri?n,ti  i  norvi 
Che  nela  base  erano  distanli  T  uno  daH'altro  poco  niu 
d  una  Imea:  la  base  di  ciascuna  valva  va  resfrinnen- 
dos,  ,n  quell  apice  gradatamcnte  involtando  i  martini 
indi  saltandoh  insieme :  le  due  valve  sono  ine-u^ali  ' 
una  dopp.amente  piu  lunga  dei  garabelti  deH'orabrella 
§.a  sp.egala,  e  Taltra  quasi  il  triplo.  Fiori  numero 
s.ssim,  inodon,  a  gambelti  1-1  /,  polHcari,  pir^formi 
m  cima    ricurvi  irregolarmente  e  diffusi,  coi  fiori  in 
var,o  modo  pendenti     riunili  alia  base  in  fascetti   di 
10-12  per  lo  mezzo  d.  piccoli    anclli    scarioso-mem- 
branacei  lacer,  a.  margini.  Sepali    ellittici    subotJusi 
(non  propnamente  retusi  o  mozzi)  quasi  uguali  a-li 
stam,  ,  non  del  tutlo  bianchi  Ten.  ma  d'  un  verdaslro 
bronzalo  foschi  su  la  carina.  Slami  coi  filamenti    fi- 
Jilorm.  compress!  piu  grossetti  alia  base,    alternata. 
mente  mcguali  ,   e  i  piu  lunghi  con  le  antere   quasi 

278.  ^  Jrvenso  Guss.,  Schnllz.  Ten    snll 
A  scapo  fogl.oso  alia  base:   fogbe  fistolose  '   le 
radical!  scmilereti ,  le  caulme  cilmdricbe,  non   persi 


S2 

stenli  sino  alia  floritura  spata  2-fiIla,  brevemenie  ro- 
strata  piii  corta  delle  oinbrellesubrolondo-ovale:  gam- 
belti  inferiori  piu  corli  ,  deflessi:  organi  genitali  sa- 
lienti  :  sepaii  carinaii  ovato-lineari,  subottusi,  alquanlo 
seghetlati  su  la  czuna.-^Rizocarpico) 
A.  sphoerocephalum  viridi  album,  Tin,  Berlol. 
Giugno-Agosto. 

Nelle  eolline.  ' ^^ 

Bulbo  picciolissimo,  ovato,  esternamenfe  tunicalo 
d'una  membrana  cartaceo-scariosa  fosca. /^o^/Ze  fisto- 
lose ,  le  radical!  semitereti,  spesso    aculeato-scabro- 
sette  su  gli  angoli ,  corle  ,  le  cauline  esattamenle  ci- 
lindriche,   o  per  loppiu  semicilindriche  alia  sola  base, 
guainanli ,  striate  su  le  gnaine,  8-10-pollicari.  Scapo 
terete,  pieno,  rigidetto,  pedale  o  sesquipedale,  erelto, 
foglioso  alia  base ,  glabro  ,  liscio  ,   nel    prosciugarsi 
rugosetlo  longitudinalmente.   Ombrella  o  valo-conica  , 
^fs  di  pollice,  coi  gambi  di  mezzo    S-G-lineari,  gli 
inferiori  piii  corti  (2-3-lineari),  nella  fioritura  patenfi 
Spala  persistente,  2-filla,  ovala  ,  brevemenie  rostrata 
piu  corta  dell' ombrella.  Sepaii    bianchicci  ,    inaperti 
(  piramidalo-conniventi  Guss.  )  carinati  ,   verdi  ed  al- 
quanto  segheltati  su  la  carina,  linear!  a  base  ovata^ 
suboltus! ,  subeguali,  quell!  dei  flori  eslerni  piu  cor- 
ti. Stami  prismatic!  all'apice,  schiaccial!  alia   base, 
ineguali,  i  tre  piii  corti  subeguali  a!  pedal!,  gli  al- 
tr!  salient!  'J^  di  linea.  Stilo  saliente  per    quasi    due 
linee.  Pistillo  ed   antere    amatistini.  Cassula    ovato- 
conica.  sub-3-gona.  Odore  ailiaceo. 


53 

148. 
OnifiTnoGALUM,  Lin.  Juss. 
{It.   Ornitogalo  Fn.   Ornilhogale) 

Nossuna  Spata.  Perigonio  di  6-sepa!i  palenti , 
persislcnie.  Stami,  tre  alterui  spesso  dilatali  alia  ba- 
se, pianlati  sul  ricettacolo.  Cassula  subrotondo-an- 
golala.  Bulbo  ttinicato.  Infiorazione  a  corimbo,  o  in 
grappolo. 

279.   0  Excapiwi,  Ten.   Guss.  prod,  ct  syn. 

A  bulbo  solido  ,  non  prolifero  :  fogb'e  slrella- 
menle  Jineari,  scanalate,  notate  da  una  linea  bianca, 
non  cigliate  al  margino  ,  ricurve  scapo  subeguale  al 
corimbo  :  brattee  scariose  acuminate;  peduncoli  corim- 
bosi  pill  lungbi  delie  braltee:  sepali  lanceolati,  biaa- 
chi  ,  ma,xs^\na.\\.-[Rizocarpicd). 

0  pancijlorum  ,  Raf.  0.  siculum,  Ueria  ?  0.  na* 
nmn,  Guss.  Cat.  H.  R.  Bocc.  0.  umbellatum,  mimis, 
candidum ,  vulgare  ,   Cup. 

Aprile-Maggio. 

IS'ei  paschi  aprichi,  ed  anche  tra  le  biade. 

Bulbo  subrolondo-ovalo,  Foglie  molte  lineari , 
lunghe  quasi  un  piede  ,  ricurve,  poi  rilassale  flaccide, 
con  la  pagina  superiore  listata  in  mezzo  da  una  li- 
nea bianca  stretlissiraa  semitrasparente,  tutte  verdi  e 
lucide,  e  carinale  e  2-striate  nella  pagina  inferiore , 
rosulate  sparse  in  ambedue  le  pagine  di  minutissimi 
punti  biancbicci.  Scapi  1-2-pollicari  ollre  del  corimbo. 
Peduncoli  corimbosi  ,  gl'  inferiori  \  'ft  2-pollicari, 
lungbi  due  volte  piu  delle  brattee  ,  gli  allri  gradata- 
mente  piu  corti,  subcguali  a  queste,  Brallee  acuoii- 


u 

nate  ,  striate  ,  scariose  principalmente  alia  base  che 
abbraccia  i  peduncoli.  Fi'ori  3-8  inodori.  Sepah  ]an- 
ceotaii,  i  tre  interni  piu  piccoli  ed  otiusi ;  i  tre  este- 
riori  terminati  da  corla  punta,  tutti  con  I' apice  al- 
quanto  concavo  ed  inflcsso,  bianchi  al  di  dentro  j 
glauco-liicidi  esternaraente  coi  margini  orlali  pure  di 
bianco  nella  larghezza  a  un  di  presso  di  una  linea. 
Filamenti  metta  piii  corti  dei  sepali,  larghi  alia  base 
piu  di  una  linea,  lanceolati  all' apice,  con  le  anlere 
appoggiate  ,  introrse  ,  flave.  Slilo  2-lineare.  Ovario 
verdiccio  bislungo. 

280.  0.  Umbellalum'^.   Lin.  Guss. 

A  bulbo  prolifero  ?  foglie  largamente  docciate , 
glabre ,  notale  da  una  linea  bianca:  brattee  larghe 
scariose  acuminate :  peduncoli  corimbosi  piii  lunghi? 
delle  brattee  :  sepali  lanceolati ,  bianchi ,  marginati 
{Bizocarpico). 

0.  medium  augustifoliumi  C.  B.  0.  secundum, 
MaUh.-Eliocarmos,  Reneal  0.  vulgar e  candidum,  Cast. 

It,  Latte  di  Gallina,  aglio  florido  aglio  sal- 
Volg.  )        vatico,  cipollone  bianco  coi  fieri  a  rappa. 
Fji.  Ornithogale  en   ombelle,  Dame  d'onze 
heures. 

Aprile. 

Un  solo  individuo  mi  venne  finora  incontrato  in 
una  vigna,  del  quale  offro  la  descrizioneancor  incerto 
se  appartenga  veramente  alia  specie,  a  cui  mi  e 
sembrato  doversi  riferire. 

Bulbo... Foglie  flaccide  3-lineari,  distorte  all'  a- 
pice.  Scapo  semipedale  (  oltre  il  corimbo  )  debole. 
Fiori  in  corimbo  lasso  Peduncoli  inferiori  3-pollicari. 
Brattee  scariose  bianchioce  ,  lanceolato-acuminale ,  su- 
beguali  ed  anche  piu  Innghe  o  piii  corle  dei  pedun- 


55 
coli.  Sepali  hnceoht'i ,  a  margine  subondato,    suhri- 
curvi   all'apice,  intensamente  verdi    all' eslerno ,     con 
lenue  linea  nel  margine,  i  Ire    interni     alquanto    piii 
corti,  larglii  2 'y^  3-lince  ,  internaniente  bianchi,  5/0- 
mi  melU'i  piu  corti  doi  petali.  Anlere  flave.  Cassule... 

281.  0.  Narbonense,  Lin.   Ucria,   Guss. 

Glabro ,  a  foglie  Jargamente  lincari  ,  scanalate  , 
sinanzie ,  persistenti:  grappolo  piramidato ,  lunghissi- 
mo:  sepali  lanceolati:  filamenti  dilalato  raenibranacei: 
pcduncoli  patent!  finalmente  appressati ,  piu  lunghi 
delle  bratlee  acuminato-selacee  all'  apice  (Rizocarpico). 

O.pyrenaicum,  Jacqit.  Suffr.  Ten.  syll.ma  non 
Lin.  ex  Guss.  0.  narbonense ,  Dod  0.  majus  spicatum 
flore  albo^  C.  B.  Mallh  0.  spicatum  majus  lacteo  flo^ 
re ,   Cup. 

Sir.  Gipollona  bianco  spicato ,  cipollaccio. 
Fr.   Ornilhogale  de  Narbone. 
Sic.  Cipudduzzi. 

Aprile-Maggio  '" 

Nelle  biade  ,  e  tra  le  vigne  comunissirao. 
Bulbo  piriforme  a  rovescio  ,  bianchiccio  all'  ester- 
no.  Foglie  sinanzie ,  verdi-glaucescenti ,    larghe    3-5 
lince,  attenuate  all'  apice  ,  eguali  dello   scapo  o    piu 
Innghette.  Scapo  terete  1-2  pedale  compreso  il  grap- 
polo ,  che  per  ordinario  e  lungo  un  dodrante  o   una 
spanna ,  spesso  anche  piu  d'un  piede,  di  forma    pi- 
raniidata ,  coi  fiori  inodori  avvicinati  o    alquanto   di- 
stant!, quelli  deir  apice  per  ordinario  abortiti.  Bratlee 
scariose  bianchicce,  a  basedilatata,  acuminato-setacee 
all'apice,  piu  corte  dei  pcduncoli  inferiori ,  subegua- 
li  a  quelli  di  mezzo,  piu  lunghe  degli  apicilari. /'e- 
diincoli  patenti  col  flore  ,  poi  col  frutto    appressati  , 
ioeguali  in  lunghezza  da  1  a  2  poUici ,  c   quell'  del- 


r  apice  serapre  piu  corti.  Sepali  ottusi ,  patentissimi, 
ricurvi  ,  d'  un  bianco  poco  pronunciato ,  verdi  al  di 
sotto  su  la  carina  coi  margin!  subondati  scariosi  bian- 
chicci,  striato-rugosi  verticalmente  nel  mezzo  della 
paHna  superiore  con  slrie  minulissime,  i  tre  interni 
un  po  piu  lunghetti ,  ma  piii  stretli  degli  esterni  ; 
quelli  esattaraente  lanceolati ,  quesli  lanceolato-obo- 
vali,  quasi  spuntanali.  5towii  dilatati,  lanceolalo-subulati, 
bianchi;  i  tre  rispondenti  ai  tre  petali  inlerni  men 
larghi  che  gli  allri  tre.  Anlere  d'  un  bianco  sudicio, 
o  d'un  flavo  dilavatissimo.  Ovario  ilavescente  nitido. 
Cassula  globoso-ovale.  Tulta  la  pianta  glabra. 

SciLLJ,  Lin.  Juss.    ^    ^    ^ 
(/r.  Sctlla  Fr.  Scille  Sic.  Cipuddazza)      '^ 

Nessuna  spata.  Perigonio  di  6  sepali ,  patent! 
0  accampanati ,  persistenti,  Stami  filiformi  stilo  subu- 
lalo.  Cassula  subrolonda,  oltusamante  3-gona.  Semi 
globosi  neri.  Infiorazione  a  racemo.  Bulbo  tunicato. 

282.  S.  Marilima  ,  L.  Ucria,  Guss. 

A  foglie  larghe ,  bislungo-lanceolate  ,  concave  , 
oblique,  isteranzie  racemo  moliifloro  cilindraceo-co- 
nico  lunghissimo  :  braltee  lineari-setacee  ,  riflesse  ; 
spronate  al  di  solto  {Rizocarpica). 

S.  vulgaris  magna  radice  rubra ,  Cup.  S.  viii- 
garis,  Cast.  Scilla  Malik. 

i  It.  Cipolla  marina,  cipolla  squilla. 
Folg,  I  Fn.  Scille  maritime. 
Sic.  Cipuddazza. 


Agosto-Ottobre. 


57 


Nei  colli ,  nei  campi  aridi  ,  nei  paschi  maritlimi. 
«   Bulbi   grandi  tunicati,  esternamente  rossicci..! 
B  Foglie  piu  o  meno  allungate,    glabrissime ,    d'u'ii 
»  verde  allegro,  larghe  da  uno  a  tre  pollici.    Scant 
»   2-5-pedali,  dritti,  scrrali,  striati  (ra  i  /iori.  Grap- 
»   poll  successivamente  fioriferi  dalla  base  all'apice 
»    1-1  '/o  pedal i.  Peduncoli  ehnmay  5-7-lineari     nella 
»  fiorilura  patent!,  poi  eretti,  solitari,  di    rado    ge- 
s   molli ,   3-4-volte  piii  lunglii    delle    brattee.    Petali 
»  (sepali  nob.)  otlusi  bisluiighi  patenti,  candidi  come 
»  lo  stilo  e  i  filaiiienti.  Anlere  ^\Si\\e.  Ooario  h[s,\\ia~ 
J  go  verdiccio.    »    Giiss.  syn. 

2S3.  S.  Autumnalis,  Lin.   Guss. 
A  foglie  sirettamente  lineari  {siibfiUformi):  fiori 
corimboso  racemosi ,  col  grappolo  che  poi  si  allun"-a: 
poduncoii    scnza    brattee,    mezzo -risorgenli :   cassule 
ovale,  alquanto  acute,  {liizocarpica). 

Hyacmlhus  stellaris  anlumnalis    minor      Cup. 
Cast.  Ilyacinlhus  aulumnalis  minor ,  Dod. 
VoU].  Fr.  Scillc  d'  aulumne. 
Setlembre-Oltobre.  Ai  primi  giorni  di  Novembre 
i  semi  soiio  gia  roaturi. 

Kei  luogbi  aprichi  delle  coiline. 
Foglie  isteranzie,   verdi  allegro ,    lineari    slrelle 
(  non  piu  larghe  di  mezza  linea  )  oscuramente    sca- 
Jialate,  anzi  quasi  semicilindrico-filiformi,   piu    corte 
drgli  scapi ,   eretle.  Scapo  solitario,  o  piu  di    uno 
esilmente  angolalo-slrialo ,  palmare  o  semipcdale    su- 
periormente  glabro  ,  nella  parte  inferiore  spessam'enfe 
denlicolato-seabro  lungo  le  slrie.  Pedimcoli  sfumali  di 
ceruleo  ,    1-5-lincari  ,   tcreli..   lisci,  glahri ,  piu  lun-hi 
del  fiore,  rare  voile  uguali  ad  esso,"semipatenli. /vb- 
ri  inodori  coi  sepali  bislungo-lanceolali  d'  un  violello 


58 

amaranlino  dilavalo,  calloso  gobbi  esternamenfe  sotto 
r  apice ,  con  niacchia  violetto  fosca  sopra  la  gobba  , 
stellatamente  patent! .  Filamenti  ceruleo-bianchicci,  pe- 
ro  non  filiformi  conio  il  caratlere  generico  ricbiede- 
rebbe ,  ma  dilatati  alia  base,  per  lo  quale  carattere 
scostasi  dal  genere  Scilla.  Antere  nero-porporine. 
Ovario  conoideo  d'  un  bel  ceruleo  dilavato.  Cassule 
ovate,  mezzo  acute,  alia  volte  subrotonde ,  ed  anche 
semiclavate,  deiscenti  patentemente,  con  sei  semi  ne- 
ri  obovato-sub-3-quetri  a  radicina  prominente ,  a  due 
a  due  sopra  ciascuna  loggia,  aderenti  al  margine  in- 
terno  dei  tramezzi  mediani  verso  la  base. 

■•■  130.     ■  ■    >•■•   .-.  .^.'-.t 

AspnoDELVSy  Lin,  Juss.  t 

Nessuna  spata.  Pcrigonio  diviso  profondamente 
in  sei  lacinie.  Basi  dei  filamenti  compresse  e  dilata- 
te,  e  formanti  come  sei  squame  che  coprono  1' ova- 
rie.  Semi  augolati.  Radice  tuberosa.  Li/iorazione  in 
spighe. 

281.  A.  Bamosiis ,  W.  Ucria,  Guss. 

A  scapo  pannoccbiulo-ramoso  in  cima :  foglie 
glaucescenli .  largamente-lineari  ,  acutamente  carinate 
Jiscie ,  acuminalissirae,  subeguali  al  peduncolo  frutti- 
fero ;  le  inferiori  piii  corte :  cassula  obovato-glabolo- 
sa  ,  svanitaraente  angolosa.  (Bizocarpico). 

A.  ramosus  a  Lin.  A.  microcarpus  ^  Viv.  A, 
albus ,  ramosus ,  mas  ,  C.  B.  Ilastula  regia  ,  sive 
asphodelus .  matth.  A.  primus,  Clus.  A.  albus  ra- 
mosus Cup.  A.  albus ,  major ,  ramosus ,  alter,  ro* 
buslior,  porrifacie,  Id.  Idem  medius ,  Id. 


S9 

It.  Asfodelo,  Asfodello,  AsfodilJo,  Asia  re- 
gia,  Gcniocapi,  Gibo  regio  bianco,  Por- 
Vdg.  \         racci,  Porrazzo. 

Fr.  Asphodele  rameux. 
Sic.  Purrazzi,  Arivuzzu. 
Febbraio-Aprile. 

Nei  margini  delle  vie,  e  del  campi  aridi  da  per 
tutto.  ' 

Tuberi  dolla  radice  fascicolati  ,  grossamenle  bi- 
slungo-fusiformi  foschi.    Foglie    numerose ,    perfelta- 
mente  liscie ,  ottusamente  striate ,  odoranii  di  Jior  di 
sicro,    1  'y2  3-pedali,  mezzo  piane  nella  parte    infe- 
riore  ,  scanalate  all'apice,  con  carina  triangolari-acu- 
ta  ,  verdi  allegre  .  a  base  flava  abbraccianle.   Scapo 
sodo,  erelto  ,  terete,  liscio ,  3-3'pedale  ,  ramoso  al- 
l'apice, con  un  iavolucro  solfo  ciasouna  ramificazione 
simile  alle  brattce ,  raa  piu  grandetto ,  e  spesso  ad- 
dossato  a  qualche  altro  piu  picciolo.    Bratlee    ovate 
acuminate,  coile  ,  mombranaceo-scariose,  rancio  bian- 
chicce  fosco-nervose.  Spighe  alia  sommita  dollo  scano 
nel  primo  sviluppo  compallissime,  poscia  nella  liori- 
tura  uu  po  lasse.  Peduncoli  fioriferi  quasi  piu    corti 
delle  brattee ,   poi  col  frullo  piu  lunghi  (3-4-lineari) 
clavati  all'  apice.  Fiori  inodori.  Sepali  lineari-bislun- 
ghi  ,  subeguali  in  lunghezza  ,  i  tie  inlerni  pochissimo 
pill  larghetti  ;    a    raargiue    subondato  .    bianco-carnei 
con  nervo  carinale  verdi-fosco.  iSto/j/ jnofruali-nlabri 
llavognoli  ,  i  tre  piu  lungbi  nella  fiorilura  eguali  alio 
stilo ,  tutti  subulati ,  docciati  esternamente    sopra    ia 
compressura:   antere  gialle.  Stito  filiforme  bianco  con 
stimma  semplice.   Cossa/a  glabra ,  oinbflicafa  all'api- 
ce, nella  maturita  obovato-globosa ,   luiiga  2.."}  linee. 
284-. y^.  Fistitlosus,  Lin.  Ucria,  D.  C.  Savi.  Giiss. 
A  scapo  ramoso  in  cima:  foglie  semicilindriche, 


60 

subulate,  fistolose,  appressate:    fiori    solitarl   (Bzzo- 
carpico). 

A.  foliis  fislulosis,  C.  B.  Cup.  A.  minor.  Cast, 
Clus.  Lob.  A.  luteus ^  minor,  tenuis,  Cup. 

!It.    Asfodillo  piccolo,  Asfodelo,  Asfodello, 
Porreche,  Porrazzo  fistoloso. 
Sic.  Purrazzedda. 

Febbraio-Aprile. 

Nei  colli  aridi ,  nei  margini  incoltivati  dei  cam- 
pi  ,  su  gli  orli  delle  strade. 

liadice  affastellala,  giallastra  coi  grumi  filiforini 
sottili,  Foglie  tutte  radical!,  quasi  fistolose,  semilereti, 
subulate,  dritte  con  I'apice  alquanto  incurvalo  rossic- 
cio  ,  minutaraente  striate,  aspre  al  tutlo  per  esilissi- 
mi  aculeetti  sopra  le  strie  e  principalmente  su  gli 
angoli,  verdi  allegre  a  base  ovata  abbracciante  gial- 
lognola.  Scapo  1-3-pedale  .  nudo ,  terete,  liscio ,  ra- 
raoso  all'apice,  a  rami  eretto-patenti  subincurvi :  sot- 
tf)  ciascuaa  ramificazione  on  involucro  simile  alle 
brallee ,  a  margine  denlato  alia  base ,  sovente  addos- 
sato  ad  un  allro  2-cuspidato-setaceo.  Bratlee  piii  lun- 
ghe  dei  gambi ,  acuminato-setacee  appressate  incurve 
a  base  dilatata ,  membranacee  con  nervo  carinale 
fosco-glauco.  /'ior/lassi.  Peduncoli  &xWco\aXi  nei  mezzo 
ingrossato-clavati  anche  col  fiore  daU'arlicolazione  in 
su,  2-3-lineari:  articolazione  segnata  da  una  linea 
baia.  Sepali  stellatamentc  patenti ,  i  tre  interni  piili 
grandi  ellittici ,  larghi  4-linee ,  lunghi  6 ;  gli  esterni 
lanceolati  ottusi,  lunghi  6-linee,  larghi  3 ;  tulti  bian- 
chi  sfumati  di  carneo  dilavatissimo ,  con  carina  fosco 
baia :  dopo  la  fioritura  si  accostano  e  seccansi  strelti 
insieme  ed  eretti,  persistendo  lunga  pezza  in  tale 
stato  sopra  la  cassula.  Stami  a  base  dilatata  barbata, 


6! 

Cllformi  in  mezzo,  poi  lanceolati  airapice,  divergcnli 
sub-incurvi :  anlere  lalcrizio.  Pistillo  bianchiccio  con 
stinima  trilobo  cameo.  Cassule  uella  maturila  Iras- 
versalmenle  rugose.  ,    . 

ISl. 

HrJciN^rnvs  Lin.  Juss. 
{It.   Giacinto  Fa.  Hyacinthe  Sic.   Giaeiniu) 

Spata  nessuna.  Perigonio  tubuloso  con  lembo 
regolare  patente  6-fesso.  Slami  inclusi  impianlali  sul 
lubo.  Slilo  subulato  con  stimma,  depresso.  Tre  pori 
melliferi  neH'apice  dell'orar/o.  CassuJa  3-gona  otlusa, 
3-loculare  a  logge  sub-2-sperme.  Biilbo  tunicato. 

28G.  H.  Bomamis,  Lin,   Cuss. 

A  grappolo  nella  fioritura  conico  con  peduncoli, 
eretto  -  patent! ;  porigonio  campanulalo,  scmi-6-fesso  , 
subangolalo:  fliamenti  compress! :  cassule  3-gono-su- 
brotonde,  ottiise  (Bizocarpico.). 

Bellevallia  romcma,  Beich.  Ilyacinthus  botryoi- 
des,  a/bus,   Cast.  II.  comosus  albo  flore ,   Clus. 

Tra  r ultima  metta  di  marzo  ,  e  i  prim!  giorni 
di  apr!le. 

In  mezzo  alle  biade  in  terreni  umidi. 

Bulbo  ovalo ,  con  le  tuniche  esterne  fosco-neric- 
ce.  Forjlie  d'  un  verde  non  molto  oscuro ,  esternamente 
lucide,  nella  pagina  suporiore  ordinariamente  senza 
lustro  ,  concavate  a  gronda,  con  I'apice  acuto  o  acu- 
minalo  crasso  ,  piu  lunglie  dello  scapo,  alle  volte  !I 
doppio  ,  eretlo-palenti,  4-6  per  ogni  pianla,  Scapi  nudi 
solitari  o  gemclli,  tercli  od  oscuramente  l-angolati  1-2 
pedali  oltre  il  grappolo,  lisci  e  glabri  come  le  foglie. 


Bacemo  di  1  o  'J 3  piedc .  nella  fioritura  conico ,  po» 
scia  cilindrico  nella  sua  circoscrizione  :  asse  del  me- 
desimo  cerulescente  in  mezzo  ai  fiori,  coi  frulti  poi 
verdiglauco  qualche  volta  piccheltato  di  macchielte 
cerulescenti  :  peduncoU  col  fiore  cerulescenli  eret- 
to-palenti  e  3-4  lineari ,  col  frulto  piii  aperti  , 
verdi-glauchi  ,  poUicari  ,  disposli  a  3  0  a  4-  come  in 
fusajuolo  sebbene  non  mai  sul  piano  stesso,  munili 
alia  base  eslerna  da  una  brattca  carnosa  amorfa  pie- 
gata  in  giu,  decidua ,  negl' inferiori  grandelfa  e  or- 
dinariamcnle  3-fessa,  nei  superiori  picciolissima  inte- 
ra.  Perigonio  nella  fioritura  bianchiccio  e  qualche 
volla  sfumato  di  ceruleo,  poscia  di  color  sordilo  fo- 
sco  :  tubo  a  campana  ,  eslernamente  subangolato-ru- 
goso,  lucido-papilloso  ,  col  lembo  6-fesso  sino  a  metta: 
lacinie  semipatenti  a  margini  cresposetli  addossali,  le 
tre  interne  piu  stretlc.  &a7n?' dilatati  inclusi  sino  quasi 
air  orlo  dei  sopali ,  bianchi :  antere  tiirchinicce.  Slilo 
bianco,  piu  corto  degli  stami :  stimma  ed  ovario  ce- 
rulescenti. Cassule  obovato-3-quetre  ad  angoli  otlusi 
3-solcate. 


:  \ .) 


152. 


I  !' ': 


Muscjnr,  W,  Spr. 

Nessuna  Spala.  Perigonio  tubuloso,  ovoide  o  ci- 
lindraceo,  rislretto  alia  fauce  cortamenle  6-denlala. 
Nessun  poro  mellifero  all'apice  dell' ovario.  Cassula 
3-loculare  3-valve  a  logge  sub-2-sperme.  Bulbo  tu- 
nicato. 

287.  M.  Comosum,  Mill.  W.  en.  Spr.    Guss. 

A  foglie  lineari  flaccide,  e  racomi  allungali :  pe- 
rigoni  ciliadracei ,  angolati  solto  1'  apice,  mezzo  chiusi 


63 
alia  fauce,  gli  apicilari  sterili  lutii^hissimamente  gam- 
betlali  ,    coiorali  ,  ercUi    {Rizocarpico). 

Ilyamitlms  comosus .  Lin.  Ucria  Hyacinlhus , 
Mall,  IL  comosus,  spurius,  terlius,  Dad.  H.  como- 
sus, major,  pvrpvreits  ,   Cup. 

t   It.  Gipoila  canina   di    serpe,    cipollaccio  , 
ry  J     J  cipolioiie,   cipolla  salvalica. 

*^  ^*  j   Fb.   Vaciet ,  hyacinthe  a  toupet. 
(   Sic,  Birrilteddi. 

Marzo-Aprile. 

Tra  le  biade,  nelle  vigne ,  e  nei  campi  in  ripo- 
so  da  per  tutto. 

Bulbi  ovali  ,  non  molto  grossi  ,  con  le  tuniche 
esteriori  aride ,  fosche  ,  le  immediate  al  di  sotto  giaU 
lo-rossicce.  Focjlie  glaucescenti ,  larghe  4-3-linee  , 
striate,  esilineiite  cigliato-denticolate  sul  margine  oscu- 
ramente  subondato  ,  attenuate  aH'apice.  Scapi  1  ,p 
2-pedali  compreso  il  grappolo  che  spesso  arriva  an- 
cbe  ad  un  piede.  Fiori  fertili  prima  della  fioritura 
fosco-ccrulei ,  poi  sordidaraeute  verdicci  coi  denli  bian- 
chicci :  fiori  sterili  dell'  apice  piia  appressati  ,  colorati 
di  azzurro  insieme  ai  pcduncoli  e  all'asse  medesimo 
del  racemo.  Peduncoli  dei  fiori  fertili  corti  (-i-^-lineari) 
orizzontalmente  patenti  ,  quelli  degli  sterili ,  allungati 
(pollicari)  eretti.  Cassule  globoso-3-gone,  relicolato- 
nervose. 


64 

153. 

JuNCus,  W.  Spr. 
{It.  Giunco  Fr.  Jonc  Sic.  Jnncu) 

Perigonio  glumaceo,  persistente  ,  6-parlito,  o  6- 
sepalo,  Slami  opposti  ai  sepali.  Slilo  corto',  con  tre 
stimmi  piumosi.  Cassula  3-loculare,  3-valve ,  con  Ira- 
mezzi  median! ,  polispernia. 

288.  /.  Aciilus ,  Lin.  Meijer  ,  Ucria  ,  Guss. 

A  foglie  pungenli,  e  calamo  nudo,  tereli :  pannoc- 
chia  terminale ,  compatta ,  prolifera,  piu  corta  dell'in- 
volucro  difillo  pungenle:  cassule  globoso-ovate  spiinto- 
nate,  doppiamenle  piu  lunghe  dei  sepali  (Rizocarpico) 

A.  Con  semi  appendiciati  vulmi  e  foglie  senza  nodi. 

lunciis  acutus,  capitulis  sorghi ,  Town.  C.  B.  I. 
pungensi  sive  aculus  capiiulis  sorghi  ,  Moris.  I.  ma- 
rilimus,  Moric.  I.  tnaritimiis  panicula  ulriciilaia.  Car- 
rel. I.  aculus  ?naritimus  paniculis  major ibus  Cup.  /. 
acutus,  Cast. 

!It.  Giunco  nun£;entc ,  irlunco  inarino. 
Fn.  lone  des  jardiniers  ,  lone  aigu. 
Sic.  Juncu  di  liari. 

Aprilc-Luglio. 

Nei  paschi  umidi ,  nelle  arene  umide  o  salse 
del  liltoralc  {Picci  Cassibili). 

»  Pianla  densamente  cespugliosa ,  glabrissima 
])  ciihni  {calami,  Nob.)  1-3  pedali,  ereiti,  tenaci  e 
»  miJollosi  come  le  foglie:  invoglio  guainante  e  di- 


»  latato  alia  base,  simile  alle  foglie:  pannocchia  den- 
>  sa,  raolliflora,  accorciala,  ma  spesso  decomposta: 
»  braltee  subeguali  ai  sepali:  cassule  grandette,  ni- 
»  tide,   Guss.  syn  fl.  sic.  t.p.4tg. 

In  questo  genere  di  pianle  cosi  semplice  poche 
cose  ho  io  trovate  da  variare  o  da  aggiungere  alle 
accuratissime  osservazioni  del  Ch.  Gussone,  che  mi 
giova  riportare  qua  e  la  per  esteso. 

Pannocchia  piu  lunga  della  foglia  interna  del- 
I'invoglio,  subeguale  aH'esleroa,  o  sovente,  \-K  volte 
piu  corta:  Rami  di  essa  ineguali.  Guaina  (lell'invo- 
lucro  striata.  Cassule  solcate  nelle  suture.  In  questa 
e  nclie  tre  specie  seguenti  i  calami  sono  rinforzati 
alia  base  da  guaine  nilide  fosche  le  radici  fibrose 
nerastre. 

289.  /.  MJRiTiMvs,  Smith,  Bertol.  Meyer,  Guss. 

A  foglie  pungenti  e  calamo  nudo,  tereti;  pan- 
nocchia terminate  arcicomposta,  eretta,  quasi  eguale 
air  invoglio  difiilo  pungente:  cassule  elliltiche,  ottuse, 
eguali  ai  sepali  (^Ilizocarpico). 

I.  aculus  b.  Lin.  I.  acntus,  Moric.  I,  aculuSf 
marilimus  anglicus  Tourn.  Maris  Raj. 

I   It.   Giunco  marine. 
f^olg.  \   Fr.   lone  maritime. 
I  Sic.  lunciu  di  nassi. 

.V     Giugno-Liigiio. 

Nei  luoghi  umidi  e  uliginosi  raaritlimi  {Picchi, 
Cassibili. 

Calamo  otlusamente  strialo.  Rami  della  pan- 
nocchia arcicomposti ,  erolti,  iiieguali ,  allungalissimi, 
1-10  pollicari ,  iascoltali  in  cima,  Invoglio  spesso  piii 
corto  della  pauooccbia.  Fiori  apicilari  glomerali. 


B.  Cot  semi  senza  appenatci. 


* 


Jfilli,  o  con  foglk  tereti. 


290.  /  Glaums,  Lin.  Roslkov.  W.  Meyer.  Gnss. 
Afillo,  a  calamo  senza  nodi,  slrialo ,  glaiico , 
lenace  ,  mezzo  spongioso  ,  inllesso  all'  apice:  pannoc- 
chia  laterale  arciconiposta ,  cietta:  peduncoli  irrego- 
lari .  allungali ,  patent! :  fiori  solilaii  lateral!  e  ter- 
minal! .•  sepal!  lanceolat!,  acuminati,  quasi  egual!  al- 
ia cassula  blslunga  spunionala  {Rizocarpico), 

Junciis  aaUus    vulgaris,    Moris.    I.    pallidus  ^ 
Hoppel  I.  paniculalus,  SchuUl 
Maggio-Glugno. 

]Nelle  ripe  arenose  dei  fiumi  (^smoro),  ma  rado. 
«  Cultni  (calami,  Nob.)  cespugliosi ,  tenaci,... 
J)  2-3  pedal!:  paiinocchia  un  po  lassa,  coi  rami  cimosi 
»  bratteant! :  una  foglia  dell'mpoj/Z/o  allungata ,  drit- 
»  ta  ,  mezzo  pungenle:  cassule  nella  raaturila  nitide, 
))  fosche.   » 

Guss.  op.  cit.  p.  420. 

Sepali  lanceolato-acuminati  liber!  :  i  tre  interni 
piu  cort!  degl!  esterni.  Cassule  ellitliche  od  ovate  , 
otlusamenle  triangolar! ,  subegual!  ai  sepali  (non  esat- 
tamente  uguali,  trovandosi  alle  volte  piii  lungbelle 
di  quelli,  alle  volte  alquanto  piii  corte). 

291.  /.  Mulii/Iorus ,  Desf .  Pers.  Meyer,  Guss. 
A  culmo  nodoso,  e  foglioso  alia  base:  foglie 
tereti,  cnod! ,  terminate  da  corto  puntone:  pannoc- 
cbia  terminale  allungata  eretta,  coi  peduncoli  varia- 
menle  decomposti ,  i'ascettati ,  piu  lunghi  dell'invo- 
glio:  sepali  stretti,  acuminato-aristati ,  piu  lunghi 
della  cassula  bislunga  {Rizocarpico). 
Maggio-Giugao. 


67 

Nei  colli  uliginosi  mariUimi  {Pied). 

jRadici  salde  orizzontalmenle  repenti:  culmi  {cala- 
S  mi  Nob.)  1-2  pedali  1-4  nodi,  fogiiosi  ollre  la  metla, 
s  fislolosi ,  rinforzati  alia  base  da  guaine  afille:  /b- 
i  glic  ed  jww^//o  mezzo-pungenli,  variamentccurvale 
»  all'apice,  4-16  pollicari,  le  inferiori  pin  allungate 
»  e  fislolose :  rami  della  -pannocclda  2-7  pollicari  : 
»  invoglio  sempre  1-h  voile  piii  corlo  della  pannoc- 
»  chia:  sopali  conniventi,  bianco-scariosi  ai  margi- 
>  ni :  pislillo  porporino  saliente:  cassida  3-quelra  , 
B  acuta  od  ollusella ,   Giiss.  op.  cil.  p.  ^s/. 

292.  /.  Acutijlorus,  Ehr.  in  Miyer ,   Giiss. 

A  calamo  foglioso  con  I'ogiie  distanti  nodulose 
cilindrico-compresse:  pannocchia  arcicomposta  :  sepali 
tulti  acuminali,  grinlerni  piu  lunghetti,  una  mella 
pill  corli  della  cassula  triquclra  acuminalo-roslrata 
(liizocarpico). 

I.  ar/uaticus,  AIL  aseeiidens,  Host.  I.  arliculatus 
a,  L.  JF.  Sm.  I.  minor  mollis  caducus ,  articulalo 
folio  fisluloso,  deprcsso  Cup. 

B.  Densiflorus — pannocchia  soda:  capolini  mag- 
giori  dcnsillori :  cassule  piii  corte  e  piu  cortamente 
rostrate. 

Maggio-Giiigno. 

Ai  margini  dei  fiumi  {Asinaro), 

Calamo  articolato,  lungamente  slolonifero ,  re- 
pente,  compresso  come  le  iogiie.  /'of/Z/'e  suhfistolose, 
sempre  compresse,  un  po  curve  dal  lato  strollo,  da 
principio  unilCj  coQ  1' a[)passirsi  nodulose,  ligulate, 
guainanli,  con  le  guaine  liscie  e  le  ligule  bifide  acu- 
te. Sepali  ruvidamcnle  slriati,  spesso  di  color  baio, 
ricurvi  all'apice.  Cassule  piu  lunglie  dei  sepali,  nel- 
la  variola  a  una  niotla  ,  e  nella  varicla  b  ancor  me- 
no.  Nella  prima  var.  sono  cou  elLUo  piu  luugbi  i 
rostri  delle  cassule. 


68 

**  Con  foglie  scanalate ,  o  piane 

293.  /.  Biifonius ,  Lin.  Meyer,  Guss. 

A  calamo  filiforme,  gracile,  ramoso,  foglioso  ; 
foglie  docciate ,  streltissinie:  rami  della  pannocchia 
allungati :  fiori  alquanto  lassi ,  subsolilari :  sepali  acu- 
minati ;  i  tre  esterni  piu  lunghi ,  piu  acuti ,  e  che 
sorpassano  la  cassula  bisiunga  oUusa  {Jnnuo). 

Ilolosleum,  Matth.  Gramen  nemorense  caly cults 
paleaceis  ,  Cup.  Gramen  bufonium  ,  erectum .  lati- 
folium,  Barrel. 

Volg.  Fr.  Jonc,  des  crapauds. 

Aprile-Maggio. 

Nei  luogbi  inondali  ed  umidi  arenosi. 

Abilo  deH'intulto  come  il  seguente  :  simile  ad 
esso  in  quasi  tulte  le  parti ,  tranne  i  rami  della  pan- 
nocchia, che  sono  non  curvi ;  i  fiori  soiitari,  uniia- 
terali  e  distanti,  i  sepali  piii  acuminali,  egl'interni 
meno  scariosi  ec. — Inlanto  non  immeritanienle  ambi- 
due  sono  stati  rilenuti  come  due  variela  d'  una  spe- 
cie medesima. 

294..  /.  Hybridus ,  Brot ,  Guss.  syn. 

A  fiori  terminali  ed  ascellari ,  ombrellato-fascet- 
tati :  nel  dippiii  quasi  gli  stessi  caratteri  della  specie 
precedente  {Annuo). 

I.  insulanus,  Viv.  Guss.  prod.  I.  fasciculatuSy 
Bertol.  I.  mutabilis  b.  Savi.  I  congestus,  Schog.  1. 
bufonius  y  nanus,  robustior,  anthela  abbreviata  ^ 
Meyer.  Gramen  bufonium  glomeratis  ulriculis,  Bar- 
rel? I.   bufonius  B.  floribus  fasciculatis ,  Ten.  syll. 

Aprile-Maggio. 

Nei  luogbi  umidi  ed  arenosi  maritlimi  (Paula- 
nello  di  Bellomia). 

Badice  capelluta.  Calami  per  lo  piij  molli,  3-8 


69 

poUicari ,  articolato-fogliosi ,  coi  rami  fioriferi  inc^ual- 
mente  allungati ,  alquanto  ricurvi ,  e  i  fiori  unilateralf 
erelli,  avvicinali  a  due  a    tre    sopra  il    dorso    della 
curvatura,  0  nolle  ascelle.  Foglie  docciate,  attenua- 
lissime  all'apice,  lassamente  guainanli ,  con  Je  guai- 
ne  delle  radicali    d'un  rancio  rossiccio  e  piu  lunghe. 
I  Ire  sopali  esterni  quasi  una  metta  piu    lunghi    de- 
grinterni;    assaissimo    acuminati  :    tulti     scariosi  al 
margine.  Involucri  M\a  pannocchia,    difiili,    corti 
ineguali,  simili  alle  iogUe.  Brallee  scarioso- membra' 
nacee,  le  superiori  subacute,  le    inferiori ,     aristate. 
Cassule  oltuse,  e  senza  spuntone. 


SEZIONE  III. 


Piante  con  perigonio  gamosepctio  6.pariuo  o  6-denlato 
Ovario  libero.  e  frulto  bacca. 

{/isPJRJCOlDEE,    JUSS.) 

154.     . 
Asparagus^  Lin.  Juss. 
{It.  Asparagio  Fn.  Asperge  Sic.  Sparaciu.) 

Perigonio  6-partilo,  erelto,  coi  tre  sepali  interni 
spesso  innessi  all'apice.  Bacca  3-locuIare,  con  iog-e 
2-sperme.  ^° 

295.  Asparagus  Albvs.  Lin.   Ucria,   Guss. 

A  caule  frulicoso  disJorto   spinoso  coi    ram'i  ri- 
curvato-flessuosi,    slriati:    foglie  fascettale,    3-quelre 
inermi,  dccidue.-   spine   solitarie    palenti-ricurve-    pe- 
duDcoh  infenormente  arlicoiati;  fiori  fasceltati  {Fruiice) 


70 

j4.  aculeatus  spinis  horridus  Town.  C.  B.Cup, 
A  syhestris  minor^  Cast,   Corruda  ieriia,  Clus. 

f^olg.  Sic.  Sparaciu  jancu,  sparacognu. 

Settembre-Ottobre. 

Nei  colli  aridi,  e  in  tuiti  i  luogi  pietrosi  secchi,  ai 
margin!  dei  campi  aridi,  negli  orli  degli  alvei  dei  torrenti. 

))Caw// tereti,  erelti,  2-4  pedali;  e  quasi  eburnei 
»  insieme  ai  rami  alterni  patent!... i^o^^r/Ze  glaiico-ver- 
»  di ,  luDghe  ^-G  linee,  subeguali  alle  spine  ,  drilte  o 
))  incurve,  molli,  numerose  in  ciascun  fascello.  Spi- 
»  ne  forti ,  nella  base  dei  rami  ricurve,  le  allre  drit- 
:)  te  e  orizzontali  fiori  bianchi  odoratissimi ,  numcro. 
»  si ,  inollissimi,  stcrili :  petcdi  {sopali  Nob.)  ollusis- 
»  simi,  quasi  obovato-bislunglii,  internamente  solcati 
>  alia  base,  nella  fiorilura  patenlissimi.  Slamt  sub- 
»  eguali  alia  corolla  {Sepali,  Nob.)  coi  filamenti 
»  bianchi  e  le  anlere  sanguigne:  stilo  corlo:  bacche 
»  finalmenle  nere  ».  Guss.  op.  cit.  1.  p.  417. 

I  cauli  secchi  impiegansi  per  siepi ,  e  principal- 
mente  per  fame  le  granale,  o  scope  {arwiggi),  con 
cui  nelle  aie  si  spoglia  il  grano  dagli  avanzi  delle 
pao^lie^  che  non  ban  potuto  essere  Irasportati  dal 
venlo.  I  lalli  si  inangiano  colli  insieme  a  quclli  della 
specie  seguente.  La  radice  va  impiegala  per  deco- 
zioni  diuretiche. 

296.  A.  Acutifolius,  Lin.   Ucria  Guss. 

A  caule  inermo ,  angolato  ,  frulicoso  :  foglie  agafe 
fascetlate,  rigide  ,  corte  ,  perennanti ,  subeguali :  pe- 
duncoli  arlicolati  ticl  mezzo :  sepali  tulli  diitli  (  non 
incurvati  ali'apice)  patent!  {Frulice). 

A  foliis  acuds,   C.  B.  Cup.  Cast.  A.  syhestris, 
Cast.  Corruda  prior.  Clus.  Asparagus  corruda  Scop. 
It.  Asparago  pelreo ,  A.  saivatico   Spara- 
Volg.  \         gbella. 

Sic.  Sparacin  niuru. 


71 

Agosto-Seltembrc. 

Nelle  siepi    da  per  tulto.  i 

«  Caiili  sarmentosi  e  scandenti  tra  le  sicpi  (e 
>  per  mezzo  alle  macerie)  rami  corti ,  rigidi,  oriz- 
s  zontalmente  palenli,  avvicinali : /b_9'//e  inlensamente 
))  verdi  {alle  voile  fjlaucescenii)  stellatamcnte  patenli, 
»  lunglie  appena  3--4  linee  (  piii  o  men  grosse ,  e 
Ti  piii  0  meno  rigide  secondo  la  nalura  dei  terreni 
»  e  dei  luoghi,  ne  molto  ineguali):  fiori  solitari  o 
J)  gemelli,  verdi-giallicci,  odorosi ,  erelti  o  inchinati: 
»  pedimcoli  brevt  o  allungali ,  subeguali  alle  foglie 
»  0  piu  lur.ghi :  fdamcnli  biaiichi :  antere  flave  :  bac- 
»  che     1-2  sperme  verdicce,  poi  fosche  »  Guss.  loc. 

cit.  p.  418. 

Nei  primi  giorni  di  Giugno  1841  ho  trovato 
premalurainonle  fiorilissima  una  piaiita  di  questa  spe- 
cie. I  sepali  eraiio  bianco-verdicci ,  ma  incurvi  e  non 
dritti,  come  le  propriela  specifiche  esigono,  il  che 
induce  sospeUo ,  che  quella  circostanza  dei  sepali 
dritli  sia  un  carallere  variabile. 

SEZIONE    IV. 

Piante  con  fiori  completi-  e  ovario  libera. 
155. 
Frjnkenu,  Lin.  Juss. 

Ca/.  garaosepalo ,  tubuloso,  S-fesso,  pcrsistente. 
Pelali  5,"lungamcnte  unghiali,  allernali  con  gli  sta- 
mi ,  a  lembo  "patcntc.  Slimmi  tre.  Cassiila  coperla 
dal'calice,   1-locularc,  3-valve,  polisperma. 

297.  F.  Intermedia,  D.C.  Presl ,  Guss. 


72 

A  cauli  difTusi ,  velutino-tomentosi:  foglie  obo- 
valo-spatolale,  ( lineari-incurve  per  lo  rivollamento 
dei  margin!)  glabre,  cigliale  alia  base:  calici  ispidi 
(Bizocarpica ,  siiff'ruticosa  alia  base  ). 

Fr.  hirsiita  ,  Ucria,  Sibth.  F.  hirsula ,  var. 
calabrica ,  Lin.  fil  ex  D.  C.  Pohjgonum  maritimum 
foliis  serpylli,  Bocc.  Franca  marituna,  supina,  mul- 
tiflora,  Candida,  caulibus  hirsidis ,  foliis  quasi  ver- 
miciilalis  ,  Mich.  Alsine  maritima,  jruticosa,  nodosa, 
supina,  serpjjllifolia,  robusUor,   Cup. 

Maggio-Giugno. 

Nei  paschi  aridi ,  e  luoghi  slerrali  maritlimi 
(Caponero) 

Cauli  tereti ,  suffrulicosi  alia  base  ,  giacenti,  fo- 
schi,  rigidi,  tomentoso-pubesccnti ,  ramosissimi ,  sub- 
dicotomi,  articolati.  Foglie  streltamenle  obovato-spa- 
tolale  a  margine  rivollato,  in  maniera  da  parere  se- 
mitereti  o  linear!  incurve,  quasi  scssili,  quaterne  ai 
nodi  con  base  connala ,  e  con  fascetlo  rudimenlale 
di  rami  all'  ascella  ,  di  sopra  verdicce ,  nella  pagina 
inferiore  bianco-polverulenle  ,  persistcnti. /"/on  solila- 
ri  nelle  dicotomie  dei  rami,  gl'inferiori  dislanti,  av- 
vicinato-corimbiferi  in  cima.  Calici  ispidoUi  lungo  le 
coslole  per  setole  blanche  strigoso,  rossicci  nelle  val- 
licelle ,  3-costolati ,  5-denlali  ,  rigidi,  sessili ,  coi  denli 
acuminalo-filifolnii.  Pelali  rosei  dilavatissimi ,  crespo 
striali,  subcrenato-dentali.  Antere  giallognole .  Siim- 
ma  2-rido  laciniato.  Sapure  di  luUa  la  pianla  aslrin- 
gente. 

298.  F.  Puherulenla ,  L.  Ucria ,  Bio.  Presl, 
Guss. 

A  cauli  peloso-scabri  nell'  apice :  foglie  obovafe 
retuse  glabre,  di  sotlo  polverulenle  ,  coi  picciuoli 
cigliati  alia  base :  fieri  ascellari  e  lerminali  quasi  so- 
lilari:  calici  glabri  (Arniua). 


73 

Anthyllis  maritima  chamaesicae  similis  ,    Cup. 
A.  poly  gala  valentina,  Bocc.  A,  Falentina,   Clus. 

VoUj.  It.  Franchenia  polvcrosa. 

Aprile-Giugno. 

Nelle  rauricce,  e  Juoghi  arenosi ,  erbosi  o  pie- 
Irosi  maritlimi  {Gaponero,   Tonnara). 

Cauli  filiformi,  diflusi ,  risorgenti,  erbacei,  ver- 
di,  ramosissimi;  subdicotomi ,  arlicolati,  polverulenti. 
Foglie  obovate ,  piane ,  poi  alquanto  rivollatc  ai  mar- 
gin!, pofverulente  al  ambedue  le  pagine,  qiialche  volta 
caoescenti  nella  pnuina  inferiore ,  cortamenle  piccio- 
late  (  picciuoio  appoaa  lungo  '/a  'J^  di  liaea) ,  qua- 
terne  ai  nodi  con  base  connata  ,  alia  quale  si  allac- 
cano  i  piccioli.  Fiori  nella  dicotomia  dei  rami ,  sempre 
solitari,  distanti  per  lo  prolungamento  degli  arlicoli. 
Calici  glabri ,  3-costolati,  5-4entali,  coi  denti  acumi- 
nali  come  nella  precedente,  membranacei  nelle  vaJli- 
eelle.  Petali  d'  ua  roseo  piu  dilavato ,  che  non  nella 
specie  precedente  ,  denteilati  all'  apice,  e  spesso  smar- 
ginati.  Abito  di  tulla  lapianta,  come  bene  osserva  Gus- 
sone,  prima  della  fiorilura  somigliantissimo  a  quello 
del  la  Euphorbia  Chamaesicae :  quindi  bea  adatta  la 
frase  diaguostica  di  Gupani. 

Or  dine  3.  Trigynia 

15G. 

CuAnAEROPs,  Lin.  Juss. 

Spadice  ramoso  involucralo  alia  base  da  24  spate 
monofille.  Fiori  ora  maschi,  ora  ermafroditi  nella 
pianla  stessa  ,  o  diversa.  Perigouio  6-fido  con  le  tre 
lacinie  esterne  bratteiformi.  Stami  6-9  con  filamenli 

10 


T4- 

crassi  submonadelfi.  Slili  Ire.  Tre  bacche  globose 
monosperme.  Seme  con  embrione  laterale  verso  la 
base. 

299.   Chatnaerops  Ilumilis,  L.   Ucria ,  Guss. 

A  caudice  frutescenle:  fogh'e  piegheltate  a  ven- 
tagb'Oj  palmale,  con  le  lacinie  carinalo-scanalate  : 
stipili  spinosi:  spate  spatolalo-ovale  acule:  spadice 
ovatO;  ranioso ,  compatto:  racemi  accorciati  finalmenle 
picgati :  bacche  globose  piccole  {Frutice). 

Phoenix  humilis ,  Cav.  Palmites ,  Lob.  C/ia- 
maeripes ,  Dod.  Palma  humilis,  sive  Chamaeripes  , 
I.  B.  Mallh.  Palma  minor,  et  P.  alma  humilis,  non 
spinosa ,   Cup.  Cast. 

It.  Pahnisto  a  ventaglio ,  palma  di  S.  Pier 
martire.  cefaglione,  ciafaglioiie  cerfugh'one. 
Fr.  Palmiste  eventail. 
*^^^9'  \   Sic.  Q'\nmmhXi}i-{  Safaggiuni :   il  candice  te- 
nero ;  Safaggiola:  Jo  spadice  non  isvi- 
luppato  dalle  spate  j   Cacacdni  Je  bac- 
che mature). 

V  _ 

Marzo-Aprile.  '• 

Su  i  colli  ,  e  nei  paschi  marilfimi  dovunque. 

Caudice  quasi  nullo.  Base  degli  stipili  dilataia, 
legnosa,  eburnea,  decomposta  ai  margini  in  un  lar- 
go anello  di  strati  fibrosi,  reticolato-stopposi  spadi- 
cei,  che  chiudendosi  I'uno  entro  1'  altro  formano  un 
falso  fusto  sotterraneo.  Foglie  primordiali  lanceolate- 
plicate,  concave,  indivise  all'apice:  le  caratteristi- 
che  palmale,  descrivendo  nella  loro  circoscrizione  ua 
terzo  di  cerchio,  plicate  a  ventaglio,  con  12-2o  pie- 
ghe  lineari  carinate,  lacere  all'apice  j  le  piu  giovani 
inaperte,  mezzo-farinose:  tutte  cotonoso-lanose  alia 
base.  Stipili  compresso-ancipiti,  colle  spine   appres- 


75 

sale  all'insu,  marginali.  Pcduncolo  iello  spadice  kr- 
mo,  nilido  ,  glabrissimo.  .S/^a^aestcrna  coriacca,  com- 
pressa,  da  un  lato  piana,  dall'  altro  convessa,  affila- 
ta  e  cotoaosa  ai  due  inargini,  glabra  e  nervosa  alle 
due  superficie,  di  forma  spalolato-ovala,  acuta.  Olire 
qucsta  spata  monofdla,  che  si  apre  per  ordinario  da 
un  solo  lato,  e  che  prolungasi  sino  alia  base  dello 
spadicG,  un  allra  se  no  osserva  piu  piccola,  inserita 
quasi  a  metta  del  gambo,  aperta  dal  lato  opposto  aU 
I'aperlura  deU'eslerna,  e  che  appena  copre  e  serve 
come  d'  involucro  ai  primo  rametlo  dello  spadice:  es- 
sa  pure  allilala  ed  alquanto  colonosa  ai  duo  margi- 
ni,  ma  piii  tenue  e  nieno  nervosa  deH'esterna:  entramt)e 
Havo-verdicce,  o  spadicee.  Spesso  quaiche  altro  involucro 
bratteiforme  piccioiissimo  sotto  le  altre  ramificazioni  del- 
lo spadice.  Fiori  manifestamenle  altri  ermah-oditi,  ailri 
maschi  sopra  diversi  individui.  Fiori ermafroditi.  Lacinie 
estorne  bratteilbrmi  del  perigonio  (calice  degli  auto- 
ri)  picciolissime,  subulato-setacee,  appena  lunghe  una 
linea:  lacinie  interne  ovalo-triangolari ,  eretto-subinfles- 
si  :  tulto  11  perigonio  di  color  giallo ,  o  llavo  verdo- 
gnolo.  Stimmi  Ire  sessili  sopra  Ire  ovari.  Stami  6, 
sii  filamenli  coaiili  in  un  tenue  e  corto  orciuuio,  che 
ajjbraccia  i  tre  ovari.  Fiori  maschi  Perigonio  del  colo  - 
re  e  della  forma  degli  ermafroditi  ,  ma  senza  ovario 
di  sorta,  e  1' orciuolo  che  vien  formato  dalla  coalizio- 
ne  degli  slami ,  e  in  questi  piii  patcnle,  e  gli  slami 
si  manifestano  per  lo  risalto  di  sei  raggi  a  guisa  di 
Stella,  che  osservasi  nel  fondo  di  quelle;  e  tale  or- 
cinolo  e  pure  piii  lunghelto  ,  essendo  uguaie  ai  tre 
sepali  inlcrni  ,  mentre  negli  ermafroditi  noppur  giun- 
ge  a  metta.  Antere  bilicate  su  la  punta  de'  sei  denti 
'  dell' orciuolo,  che  sono  le  punte  degli  stami  coaliti: 
quali  denli  sono  meno  salienti  nei  fiori  ermafroditi. 
Piu  numerose  sono  le  piante  a  fiori  maschi. — Bacche 


n 

flavescenti ,  poi  fosco-Ieonine ,  polpose  e  filamentose . 
Spadice  di  sapore  astringente. 

Sono  assai  conosciuti  i  vari  usi  economici  di  que. 
sla  pianta.  Le  foglie  s'intessono  per  fame  panieri, 
sporte,  stuoie,  cappelli ,  ed  altri  utensili.  E'  pure 
con  esse,  che  van  fatle  le  corde  necessarie  per  gli 
usi  agrari,  e  ie  cordinelle  inservienli  alia  coverlura 
delle  sedie.  Finalmcnte  molto  e  il  consume  che|se 
Be  fa  per  le  scope ,  onde  spazzare  i  pavimeuti  delle 
case.— II  midolo  della  sommita  del  caudice,  e  lo  spa- 
dice  non  isvolto  sono  buoni  a  mangiarsi,  e  se  ne  fa 
speciale  use  nella  fesla  del  S.  Nafale.  Anche  le  bac- 
che  vanno  mangiate  da  alcuni ,  ed  han  molta  virlu 
purgativa,  ma  hanno  un  sapore  dolciastro  e  poco 
gradito.  Gli  strati  fibrosi  della  base  degli  stipiti  im- 
piegansi  in  esta  dai  cacciatori  per  fame  gli  stoppac- 
ciuoli  degli  archibugi. 

r:;-:    ■,■;■--  .137." 

Colchicum  Lin.  Juss. 

(It.   Colchico  Fe.  Colchique.)  > 

'  Spata  radicale,  tubulosa  fessa  all' apice  da  un 
lato ;  inclusa  (softerranea).  Perigonio  con  iubo  lun. 
ghissimo  radicale,  e  lembb  campanulato  6-parlilo. 
Cassule  tre ,  gonfie,  coalite  in  una  alia  base,  poli- 
sperme  con  semi  rodondi ,  deiscenti  internamente  al- 
r  apice. 

300.  C.   Cupani .   Guss.  prod.  et.  Syn. 
^'       A  foglie  sinanzie  glabre,  patenti-riflesse ,  linea- 
ri,  docciate :  spata  l-niolti-flora:  lacinie  del  perigo- 
nio lanceolafo-bislunghe  oltuse,  le  tre    esteriori    piu 


77 
lunghelte:  stami  ingrossati  alia   base,    subcguali    al 
pistillo  {Rizocarpico). 

C.  montanum.  Guss.  Cat.  II.  R.  Boccad.  p. 
18.  Scheid.  Berlol.  D.  Urml,  an.  et  Lin'{  C.  Ber- 
tolonii,  Slcv.  C.  parviflonim,  Biv.  {And.)C .  monta' 
num  B.  Ten.  sijll.  C.  piisillum,  Sieb.  ex  Schult.- 
C.  montanum  hispanicum,  Clus.  Crocus  autumnalis 
tetraflorus  vel  hoplajhrus  microparamacas  dilute  pur- 
piireus  narcissinis  foliis  .   Cup. 

„  ,      J  It.  ZalTerano  bastardo. 
^°^^J-  j  Sic.   Safran  des  pres. 

Sottcmbre-Novembre. 

Nei  pascbi  apricbi  delle  colline  da  per  tutto. 

Won  saprei  dare  di  questa  specie  una  piu  esat- 
la  e  compiuta  descrizione ;  die  riunendo  le  accura- 
tissime  osservazioiii  dei  Ch.  Gussone  (<SV/;i.  fl.  sic.  1. 
p.  437,)  e  Biv.  {Nuove  pian.  ined.  pubbl.  dal  f. 
And  p.  y-S.)  alle  quali  poche  cose,  0  nessuna  ho 
trovalo  da  variare  0  da  aggiungere. 

Piania  alia  da  2  '/^  a  4  polJici  (2  'J^  3  'J^  once 
Biv.)  Btilbo  ovato,  comprosso,  carnoso,  della  gros- 
sezza  d' una  nocciola,  vestito  aH'esterno  di  tunicbe 
castagno-fosche  ad  apice  lungo  ioguainale,  e  munilo 
alia  base  di  molte  fibre  radicab'  sompliri  biancbe 
una  parte  delle  quali  nel  tempo  aulnnnale  .scapna  fuo- 
ri ,  ed  un  altra  resta  cbiusa  e  vol(a  in  su  sotio  le 
tunicbe  esterne.  Spata  radicale,  brevemenle  (per  3-4. 
lince)  fessa  all' apice  da  un  Jalo  ,  dall' altro  rotondafo 
apiculata,  1-7  flora  (ordinariamenfe  1-5  flora),  pro- 
fundaraente  striata,  e  chc  involge  cos!  i  (ubi  dei  po- 
rigoni;  come  cziandio  le  foglie.  Foghe  due,  largbe 
1-2  lince,  subacute  e  concave  ali'apice .  radical),  op- 
poste,  sinanzie  ,  alquanto  piu  corle  dei  fiori ,  doc'ciate 


78 

glabre,  oscuramenle  verdi ,  lineate,  e  sparse  sotto 
Ja  lente  in  ambidue  le  pagine  di  minulissimi  punli 
glauchi  avvicinati ,  crette  in  varia  direzione ,  quaiolie 
voKa  erelto-palenli  ,  o  paleiiti,  non  di  rado  falcate  o 
riflesse,  coi  inargini  spesso  esilinenle  dentallati  o  ciglio- 
Jati.  Fiori  lulli  radicali.  Tubo  del  perigonio  compresso, 
sessile,  lungo  secondo  il  carattere  del  genere;  Icmbo 
campanulato,  6-partilo,  di  color  grisellino  bianchiccio 
alia  base,  con  le  lacinie  lineatamente  striate  da  7-9 
nervi  foschi,  lanceolalo-bislunghe,  otluse,  subconcave 
air  apice  c  spesso  retuse,  le  tre  esteriori  2-3  linee, 
lunghe  6,  le  altre  mezza  linea  piu  sirelte  e  piii  oorle. 
Stami  6,  2  '/"a  3-lineari,  allerni,  coi  filamenli  dritti, 
tereti,  ingrossali  e  giallicci  alia  base,  subulati  e  bian- 
chi  air  apice,  tre  piu  liinghi  delle  lacinie  del  peri- 
gonio, Ire  metia  piu  corfe.  Antere  bislunghe,  ncro- 
sanguigne:  polline  luleo,  Slili  tre,  bianchicci  eretli 
fermi,  subincurvi  all' apice,  eguali  o  piu  lunghi  dei 
tre  filamenli  maggiori:  stimmi  semplici,  glandoloso 
pubescenli.   Cassule  picciole  acuminate. 

.  138.      ■  .. 

-I  •  . 

BojiiEx,  Lin.  Juss. 

{It.  Romice,  Fn.  Ihunex,  Sic.  Lappazza) 

Perigonio  di  6-sepali  ,  tre  dei  quali  subcolorali- 
(gl'interni,  che  sono  piu  larghetli)  pcrsislono  ed  in- 
voltano  il  frulto :  i  Ire  esterni  coerenli  alia  base,  e 
ciascuno  opposto  ad  una  coppia  di  stami.  5///«  lineari , 
riflessi,  s^/mw/pennicellati.  -    • 


79 
Ermafroditi 


A.  CoilresepaUirUernidel  perigonio  granulati, 

301.  Jiumex  conglomeratus  ,  Murr.    Koch  el 
tyallr ,  (Jt/ss.  sgn. 

Glabro,  acaule  erello,  ramoso ,  coi  rami  erelfo- 
palenli.-foglieinfmoribislunghesubondafe.  Je  sune 
rjon    ovalo-lanceolale :    fiori  glomeralo-verticilJati   Jon 
verl.cill,  (l.st.nli :  scpali  inferni  strettamente  Jineari    tuU 
ti  granifcri.  Bicnne ,  e  (Rizocarpico). 

ncmex  nemolapathum  ,  Guss.  prod,  non  Lin  — 
y.  glomeraim  ,  Spr.  Guss.  fl.  sic,  supp.  Retch.  - 
ILverUctllalus,  Ucna-Lapalhum  acutum  minimum, 

B.  CHspus  A  v-erticillisubafilli:  rami  pi6  avvfci- 
nat. :    sepah  intern,  a  quanlo  pi6  corti  e  piu  iar^^hi  (R 
acuhis    Cast.  Lapathum  folio  minus  acuta.  Cm) 
yolg.  Sic.  Lapazza.  '       '^' 

Maggio  Giugno 

IntuUi  iluoghiacquilrinosl,osempb-cementeu. 

idi  ,   ed  ancbe  nelle  siepi   e  tra  le  biade 

Foglie  M-,  bislunghe,  largbe.  oKuse,  a  ba- 

'.  subcordata  die  spesso  manca  nello  cauline  ,  cor- 
lamente  irsulo- ana  e  nei  piccioli,  e  su  la  cos  oJa  e 
1  nervi  ret.colal,  dolla  pag.na  inf.riore  ,  quasi  glabre 
nella  super.ore;  Jo  cauhne  (non  escluse  Je  eslrenfe  pia 
piccole)  lanceolato-acule,  o  megbo  ovato-lanceolafe 
Slabriss.me;  tutle  po,  allenuale  in  picciuolo  me 'j 
ondolate,  ed  un  po  ncciute  al  margino,  sovenfe  spar- 
se nella  superfic.e  di  maccbie  rossiccio^foscbe  per  Jon- 
pinlungo.nerv.  le  snperiori .  quasi  crenalo-Lfate 
^aw/estnato,  glabro,  2-3   pedaie,  ramosissimo,   co 


m 
se 


80 
rami  eretfo-patenti  incurvf.  Fiori  glomerati  ascellari, 
e  verlioillato-spicati ,  a  verlicilli  iiiterrolli ,  distanti  , 
8-16-  flori,  quelli  deli'apfee  anche  2-3  flori,  e  qiial- 
che  volta  coi  fiori  abortiti ,' pii'i  o  mono  fogiiosi  ,  gli 
apicilari  costanteraente  niidi  fiori  variamente  garnbet- 
tati ,  ed  anche  subsessili,  incurvi.  5eyja// iiiterni  deila 
var.  A.  pochissimo  ovati,  stretli  o  quasi  lineari  nel- 
la  base,  appen.i  larghi  una  linca  ,  benche  sembrino 
air  occliio  piii  larghe  a  causa  dei  sepali  esterni ,  che 
si  appoggiano  strettamente  ai  lati  di  essi.  Giascuno 
di  questi  sepali  ha  il  niargine  appendicialo  alia  ba- 
se di  minuti  deiiti  h'neari  rigidi  ,  e  la  sua  superficie 
e  nervoso-reticolata,  e  sopra  ciascuiio  sta  prominente 
un  granello  ovato,  (all' apparenza)  bianchiccio  o  ros- 
seggiaiile  ,  il  quale  nel  sepalo  interiore  e  sempre  piu 
grosso  ,  negh  altri  due  minutissfino  o  quasi  aborlilo. 
Dico  sepalo  interiore  quelle  che  per  lo  richinamento 
dei  frutti  presentasi  prima  all'  occbio.  CuTcerulo  ova- 
to-3  quelro ,  rostrato  di  color  caslagno.  liadice  fusi- 
forme  ,  ramosa  ,  giallaslra ,  eslernamenle  fosca. 

302.  R,  Crispus  Lin.  Guss.  syn.   in  add. 

A  sepali  interni  crenalo-dentaii ,  vieppiu  alia  ba- 
se (di  rado  interi) ,  cordato-ovati ,  tuUi  graniferi;  fie- 
ri giomerato-verlicillati  ,  a  verticilli  compatli  afilli,  coi 
rami  avvicinati  :  foglie  bislungo-lanceolati ,  subollusej 
ondolalo-crespe,  {Rizocarpico). 

Lapatimm  acutum  crispum ,  Tabern, 


Volg. 


I  It.   Patience  frisee. 
)  Sic.  Lapazza. 


Maggio-Giugno. 


Nei  Tuoghi  umidi  marittimi  {Picci). 
Foglie  bislunghe  ,  larghe,  attenuate  in  picciuolo 
quasi  come  nella  specie    precedente.    Caule    \  '/j  2 


81 

pedale  ,  strialo  ,  sodo  ,  ramoso  ,  a  rami  aocostali.  Fio- 
ri  glorneralo-vcrticillali  in  spighe  composle  ■]  'f^  pe- 
dali,  coi  glomerelti  grossi  ,  subcoiilinui,  niohjflori  , 
ncl  soccarsi  di  colore  spadicco.  Sepali  interni  grandi, 
a  margine  cresposello  .  crenulalo-denlellalo  sopra  lut- 
lo  alia  base,  uno  doi  (re  piu  grossamenle  seminifero 
(con  some  5  6  volte  maggiore  che  ncgli  aUri  due  , 
cstornameiite  di  figura  ovalo-gobba) ,  tulli  acutainen- 
le  rclicolati ,  menocchc  sopra  i  semi.  Carcerulo  3- 
qiiclro,  come  nel  genere,  ad  angoli  salienti,  rostra- 
to  in  ambedue  I'e^^lrcmila  .  spadiceo. 

303.  I{.  Pukher ,  Lin.   Ucria,  Giiss. 

A  sepali  inlerni  triangolari-ovali ,  subeguafi  , 
selaceo-d(Milali ,  relicolali ,  inegualmente  graniferi  :  fo- 
glic'  glabre  cordalo-bislunghe ,  le  radicali  chilarrifornii 
caule  rainosissimo  a  rami  divariati.  (Ammo,  e  Biemie) 

Lapathum  mimis ,  Cast,  L.  rami's  procumben- 
tibus ,  soimnis  inrolucro  dentato,  foliis  inferioribus 
instar  jklium ,  Moris. 

rr  J     I    Fr.  Belle  patience,  patience sinuee,  violon, 
^'  j   Sic.  Lapazza. 

Maggio-Giugno. 

Nei  colti,  nelle  muricce ;  ai  margini  delle  vie 
ognidove. 

Foijlio  radicali  inforiori  chilarriformi',  sinuoso- 
torluose  {rcpanda)  a  lungo  picciuolo  strialo-nervoso 
sin  lungo  la  coslola ;  tultc  scabroselle  nolla  pagina 
inferiore  ,  poco  o  nulla  nclla  supcriore ,  uervoso-reti- 
colaie  ,  foglic  cauline  cordato-bislunghe  ,  ondolate. 
Fusti  slriali  a  rami  divaricate  incurvi  ,  gli  apicilari 
cretto-patenti.  /^erto/// addensati ,  fogliosi ,  avvicina- 
li  0  distant! ,  come  nella  specie  301.  PeduncoU  ar- 
licolati  come  nelle  due  precedenli ,  ingrossalo-ginoc- 

11 


82 
chiali  suir  articolazione.  Denti  dei  sepali  intern!  qual- 
che  volta  I'orcuti. 

B.   Coi  sepali  interni  senza  granello. 

SO-i.   B.  Biicephalophorns ,  Lin.   Ucria ,   Guss. 

A  sepali   inlerni  lineari ,  ciglialo-den'ali ,  poi  del- 

toideo  ovali :  gambcUi  Irutlileri  riflessi  ingrossali :  fo- 

glic  bislungo-lanceolate,  le  iul'eriori  obovale  o  subro- 

tonde  {Ammo). 

Acetosa  ocymifolia,  ncapoliiana .  dip.  A  ocy- 
mifolia,  bucephalophoruSi  Column.  A.  ocymifolio  Co- 
lumnae ,  Bocc. 

B.  Me7nbranosus,  Poir:  Guss.  A  guaine  sli- 
polari  Irasparenli. 

f^olg  Sic.  Agru-duci ,  Racinedda  di  lu  Signi- 
ruzzu. 

Gennaio-Maggio. 

Nei  colli  ,  nei  campi  aridi  e  sterrati ,  nelle  vi- 
gne  dovunque. 

Foglie  radical!  ovalo-otluse,  ovalo-acule,  eova- 
to-bislunghe,  le  cauliiie  bislungo-lanceolate ,  iuite  gras- 
selle,  plane,    triplinervie ,    glaucescenli ,  a    margioe 
interissimo  spesso  subondalo,  attenuate  in  picciuolo, 
papilloso-lucide:  leflorali  lineari-lanceolate,  l-nervie,  ri- 
voitate  ai  margin!,  subsessili,  gradatamenle  minor!, 
Cauli  moll!  dalla  stessa  radice  ,  seraplici    o    ramosi 
alia  base,  eretti  o  risorgenti,  2-12  poUicari.   Colla- 
reiii  intrafogliace! ,  crepat!  a!  lati ,  prolungat!  dal  pun- 
to  opposto  alia  foglia  in  forma  di  ligula  ovato-acuta, 
membranacea  ,  tenuissima,  bianca,  trasparente  ,    per 
ordinario  appressatamente  riflessa.    Fieri   in    spighe 
verlicillate ,  terminal!,  bralteate  alia  base,  nude    a!- 
I'apice,  allernati  a  tre  a  tre  subcontiDui.    Gambetii 


83 

arlicolali  papillosi ,  poi  ingrossali  ,  fornicalo-cimbifor- 
mi  al  di  soUo  e  ricurvi.  Sopali  eslerni  bisluni;hi , 
concavi ,  popillosi ,  nclla  fioritiira  crelto-paletili ,  poi  i 
due  piu  esleriori  persislenti ,  un  po  prolungali ,  aii- 
riculeformi ,  riflessi ,  I'infcriore  raccorcialo  ,  e  quasi 
svanilo.  Sepali  inlcrni  slretli  ,  lincari,  nUusi  .  2-4- 
dcntato-incisi  a  ciascun  lalo  (a  denli  linear!  subfalca- 
ti  ottusi)  persislenli  nel  frutlo  o  nella  slessa  forma 
lineare  .  o  in  forma  ovalo-deltoidea.  AiHere  didime 
quasi  incluse ,  dal  lalo  interno  flave,  esternamente 
rance.  Tulta  la  pianla  aiie  volte,  e  ordinariamente 
le  spighe  rrultilere  di  colore  rossiccio  spadiceo  sapo- 
re  di  tutta  la  pianla  gratamenle  acido,  come  neile 
Oxalis. 

*^  A  fiori  diclini,  e  sepali  interni  interi. 

303.  R.  Thyrsoides  ,  Desf.  Schult.  Giiss.  /I. 
sic.  suppl.    1 .  et  Sijn, 

A  foglie  ondolate  al  margine..  bislungo-lanceola- 
fe,  sacUiformi,  con  le  orecchie  divcrgenli  subdentate: 
sopali  inlerni  cordalo-rcniformi  ,  smarginali  ,  grossa- 
menle  granifcri  alia  base,  gli  esleriori  richinali  al- 
I'insu.  giiainanli  {Bizocarpicd). 

JR.  Inter medius ,  D.  C.  Guss.  prod.  Oxalis 
crispa,  I.  Bauh.  Acetosa  crispa  ,   Cup. 

Aprilo-Maggio. 

INei  luoghi  aridi  petrosi,  in  mezzo  alle  colture, 
ai  margini  dei  campi. 

liadici  luberoso-fibrose  ,  ingrossale  qua  e  la  in 
tuberi  biskmgbi.  Focjiie  glabrissime ,  le  primordiali 
ovale  Ic  allrc  radicali  limgamcnle  picciolate,  parte 
obovalo-bislunghe  siibaculc,  parte  bislungo-lanccolale 
con  base  slrella  a  lobi  divergenli  acuminali ,  le  can- 


Si 
line  subsessili,  aslalo-lanceolale,  coriamente  anellate 
con  anello  scarioso  lacero:   tulfc  ondale  ed  erose  ai 
margini.   Tirso  densifloro  a  rami  ereiti  e  qualche  vol- 
la  pur  convergenti  ,  doppiamcnte  strinti  siccome  tut- 
to  il   caule  (1  'Jq  2  pedale)  cioe    con    una    solcatura 
pill  minula  snpra  ciascuna  slria.   Gambelti  filiformi  , 
arlicoK'iti  in  mezzo,  con  rarlicolaziono  porporiiia,  Ira- 
sparenti  e  come  rifratli  solio    tale    articoiazione    coi 
fiori  pendenii.  Un  corto  anello  menibranacoo    a  cia- 
scuna ramificazione  del  lirso.  Sepali  esteriori   mem - 
branaceo-scariosi  e  relicoia(o-venosi  ai  margini ,    io- 
teri  ,  richinati  aU'insu  per  la  posizione  inchinala  del 
Core  ,  ordinariamente  rose! ,  inguainando  con  la  eslre- 
niita  snperiore  il  peduncolo  ;  gi'interiori  con  gli  api- 
ci  alquanlo  inflessi.  Pennelli  degli  s/m/??i/ rosei.  Tut- 
la  la  pianla  glaucescenle ,  e  gratamente  acida. 

159. 

Emex  ,  Neker  in  Spr. 

Fiori  androgini ,  incompleti.  Maschi  Perigonio 
persistente  36  sepalo,  e  ciascuno  dei  Ire  sepali  esler- 
ni  opposto  ad  una  coppia  di  stami.  Feminei  Perigo- 
nio gamosepalo,  orciuolato ,  6-dentato  coi  tre  denti 
esteriori  spinescenli  semipalenti ,  gli  inferni  connivea- 
li ;    Carcerulo  oscuramente:  3-lobo. 

306.  E  spinosa,  Ned.  in  Spr.  (Jnnua). 

Bumex  spinosus,  Lin.  Biv.  Guss,  Nibo  spino- 
sa ,  Moench,  Beta  cretica  ,  semine  spinosa ,    C.    B, 
Cup.  Beta  cretica ,  semine  aculealo,  I.  B. 
Volg.  Sic.  Lapazza, 

Novembre-Aprile. 


85 
Nei  campi  crbosi ,  nei  rudcri ,  nelle    vignc    co- 
munissima. 

Iiadicc  carnosa  rapiforinc.  Focjlie  radicali  lunga- 
mente  picciuolate ,  bislunghe  subottuse  a  base  quasi 
cordala  o  triaiigolare,  sposso  obliqua,  per  ordinario 
scaliroscllL'  cun  niargine  semi-ondato,  miiiulissimamcn- 
te  denlellalo.  Cauli  prostrali  uei  luoghi  slerili,  negli 
erbosi  alquanto  cretli  ,  alle  volto  ulluiigati  sino  a  piu 
di  due  picdi ,  rosseggianli  sul  collo  dolla  radicc  co- 
me le  basi  dei  picciuoli  dclle  foglie  radicali.  Andli 
formal!  dalla  guaina  della  foglia  ,  scarioso-laceri,  ner- 
vosi,  per  ordinario  rosso -raiiciali  come  la  base  del 
picciuoio.  Dal  ccnlro  dei  fiori  feminei  (che  sono  ascel- 
lari  glomcrali,  sessili)  si  alhmga  spcsse  volte  un 
gambo  .  per  loppiu  opposto  alia  foglia,  e  sovente 
tra  qucsl'o  e  la  foglia  un  ailro  ranio  ascellare,  i  qua- 
li  enlrambi  sostengoiio  i  fiori  maschi  semiverlicillati 
penduli,  e  qualcbe  volla  neJ  piu  basso  verlicillo  fio. 
ri  maschi  e  feminei  framraischiali  insieme,  oppure  in- 
leramente  feminei.  I  verticilli  superior!  sono  piu 
ravvicinal!  I'uno  alfaltro.  Non  e  raro  trovare  de!  fio- 
ri femminei  aggregati  sul  collo  della  radico.  Sepali  Aoi 
fiori  maschi  ovalo-bislunghi  subotlus!  od  elliltici,  i  tre 
intern!  piii  piccoli  dcgli  estern! ,  tutti  senza  granello  , 
ed  in  tutto  divers!  che  non  nei  fiori  feminei.  iScy;a//ester- 
n!  de!  fiori  feminei  quasi  3-corni  spinosi,  con  ciascua 
corno  scanalato  superiormente  sotlo  I'apice.  Stam!  6« 
cortissimi.  Anlere  terminal!  erelte,  lineari,  gemcUe. 


86 

160. 

TiiiGLOcriiiv,  Lin.  Juss. 

Cal.  3-sepalo,  deciduo.  Cor.  3-pctaIa  calciforme 
Stami  hvewhiwni.  Stimini  tre,  subsessili ,  riflessi,  piu- 
rnosi.  Plopocarpo  (nelle  pianle  siciliane)  3-cassulare , 
deiscente  longitudinalmente  dal  lalo  inlerno. 

307.  T.  Barrelieri ,  Lois.   Guss. 

A  radice  bulbosa:  scapi  slrelti :  foglie  semitereti, 
superiormente  solcale  ,  suberelte:  cassule  avvicinate  , 
striate,  aUenuale  all'apice,  eretlo-patenti  (liizocarpico). 

luncago  maritima  ,  Barrel.  Hyacinihi  parvi  fa- 
cie gramen  triglochin  I.  Bauh. 

Volg.  Fr.  Troscat  de  Barrelier. 

Aprile-Maggio, 

Nei  luoghi  acquilrinosi  arenosi  marittimi  {Picci). 

Bulbi  bislunghi ,  fasceltati ,  coperli  da  nuincrose 
fibre.  Foglie  verdi-glauche  grassetfe,  \-1  lineari  , 
guainanti.  Scapi  fislolosi  anche  piii  lunghi  d'  un  pie- 
de  compreso  il  grappolo  fruitifcro. /'e(/w«co/<  nel  friit- 
lo  3-3  lineari,  inseriti  con  irregolarita,  alquanlo  av- 
vicinali.  Cassule  conico-atlenuate,  3-gone,  3-dentate 
all'apice  per  la  persistenza  degli  stimmi.  Asse  delle 
cassule  3-gono  ,  non  afato. 

101. 

Or  dine  3.  Polgggnia 

A  LIS  HI  J,  Juss. 

Perigonio  6-partilo,  con  le    tre    lacinie    interne 
petaloidee,  suborbicolate ,  concave.  Filamenli  s\xh\x\3L- 


Volg. 


87 
ti  Slili  filiformi,  con  stimmi  oltusi,  Poliseco  di  mol- 
W  carceruli  obovali,  conipressi,   1-spermi. 

308.  A.  Planlago  ,  L.  Ucria^  Giiss. 

A  foglie  ellillico-bislunghe,  e  cordalo-od  ovato- 
acute,  3-9-nervie:  pannocchia  verticillalo-composta : 
carceruli  ollusamcnte  3-goni  (/h'zocarpica,  o  Bienne), 

Plantago  ajmitica  latifolia,  Cup.  PI.  agualica, 
Mallh.  Fitchs.  Alisma  planlago  aqualica,  All.  Alis- 
ma,  Segu. 

It.  Alismale,  alismo,  erba  alisma,  crba  gros- 
sa,  crba  silvana,  barba  silvana,  piantag- 
gine  acqualica,  pelacciola  accjuatica  o 
d'acqua,  fislola  di  pastore,  raeslole,  me- 
slolacce,  carolaccio. 

Fb.  Planlain  d'eau,  Pain  de  crapaud,  FJu- 
teau  plantagine. 

Sic.  Cenlunervi  d'  acqua. 

B.  Anguslifolia .  Pers.  Guss.  A.  foglie  lanceo- 
late acute.  {Plantago  aqualica  angusiifolia ,  Barr. 
Clip. 

Aprile-Setlembre. 

]Nei  fossali,  nei  luoghi  acquosi,  ai  raargini  dei 
fiumi.  La  var,  piu  comune. 

Foglie  d'un  verde  gaio,  lunghe  da  4-  a  6  pol- 
lici ,  larghc  da  2  a  4-  sorrette  da  picciuoli  Iun"^hi 
quasi  un  piede ,  che  s'inguainano  alia  base,  3-9  ner- 
vie,  glabrissime.  Scapo  oltusamente  triangolare,  siria- 
to  ,  fistoloso,  dritlo,  4-6  pedale,  nella  parte  inferiore 
semplice,  nella  superiore  ramosissimo,  coi  rami  e 
ramette  erelto-patcnli ,  striati  corae  il  caule ,  verlicil- 
lati ,  3-(i  in  ciascun  verticiilo ,  spesso  fre  piu  "randi 
e  tre  alternatamenle  piu  piccoli.  Sotto  alia  inserzio- 
ae  dei  rami  di  ciascun  verticiilo,  e  precisamente  sot- 


88  '  ■         _  •  ■ 

lo  i  Ire  rami  pin  gross! ,  Irovansi  ire  brallee  o  invo- 
lucri  Iriangolari-acuminati,  suljconuali  alia  base,  di  va- 
ria  lungliezza  sccondo  clie  Irovansi  nelie  prime  o  nei- 
'  Je  ullime  divisioui.  Ailri  iiivolucri  della  stessa  Forma 
e  consislonza,  ma  comparalamenle  piu  corli ,  e  spes- 
so  pill  di  Ire,  pur  connali  alia  base,  si  osservano 
inlernamcnte  alio  ascelle  dci  rami  mcdesimi  con  io 
scapo,  0  dei  ramclli  col  ramo.  Lacinie  esterne  del 
perigonio  verdi,  erbacee  ,  slriato,  membranacco-sca- 
riose  ai  margini :  i  tre  iiUcrni  piii  o  meno  grandi  , 
spesso  inegiiali,  subrolondi,  dentellalo-crenali  alFapi- 
ce,  di  parcncbima  soltilissimo ,  biancbi  pciidcnti  al 
carneo  o  al  rosco ,  giallognoli  sopra  1' unghia :  tulti 
sei  alquanto  ricbinali.  Anlere  verdi.  CarceruU  ovali 
ellitlici ,  obliqiiamenfe  appunlali  alia  base  per  la  pro- 
mincnza  della  radicina  ,  compressissimi ,  rugoselle  , 
2-slriati  sul  dorso ,   1-solcali  nelie  iaccclte. 

CLASSE   rill. 

OCTANDRIA 

Ordine  i.  Monogijnia 

SEZIONE  I. 

Piante  con  fiori  completi  polipetali.  e  ovario  aderenle. 

162. 

■  Epilobwm,  Lin.  Juss. 

{It.  Epilobio,  Fn.  Epilobe,) 

Cal.  lubuloso  col  lembo  l-parliio,  deciduo.  Peta- 
U  4-allernali  con  le  lacinie  del  calice.  Diplotegio  lun- 


89 

go  4-i!;ono,  4-loculare,  4-valve,  con  tramezzi  valvar! 
mediani.   Trofospormo  contrale.  Semi  cliiomati. 

309.  E.  Ilirsulum^  Lin.  JFilld.  Ucria-,  Guss. 
noil  AIL 

A  caule  cilinlrico,  ramoso  ,  villoso :  foglie  oppo- 
stc  C(]  altorne,  sessili,  hislungo-Ianceolate ,  dentclla- 
to-segheltate ,  mollemenle  villoso-canescenli  ad  ambe 
le  paginc:  petali  obcordati :  slimraa  i-fesso  (///socar- 
pico). 

E.  grandijhnim  ,  AU.  Lysimachia  silirjuosa  , 
hirsula .  magno  Jive  ,  Cup.  Lysimachia  siliquosa  , 
hirsuld ,  7najore  flora  purpureo  ,  I.  B. 

jy  J     ]   It.  Sfenice ,  epilobio,  Camenerio. 
'^^'^-  I  Fr.  Epilobe  velu. 

Giiigno-Oltobre. 

Ai  margini  dei  fiumi ,  e  nei  luoghi  umidi- 

y?«af/c/repcnti.  Cauli  \  'J^  3  pedali,  tereti,  erelti, 
villoso-canescenli,  fogliosi,  ramosi(qualche  volta  sem- 
plici)  air  apice.  Foylie  sessili,  o  atleniiale  j'n  corto 
picciuolo,  bislungo-laiiceolate  a  base  dilatata,  molle- 
menle villoso-canescenli  (con  villosila  men  lunga  che 
nel  caulo)  in  ambeduo  le  pagino ,  irrogolarmente  den- 
ticolalo-segheltale  ,  acute,  iarghe  G-12-linee,  lunghe 
3-4-  'J 2  pollici,  le  inferiori  opposle  subabbraccianli  , 
le  supcriori  allerne.  Haccmi  corimbiferi  col  fiore,  col 
frulto  allungati  quasi  pedali,  sempre  fogliosi  coi  fio- 
ri  ascellari.  Gambi  pollicari  cosi  col  fnifto  come  col 
fiore.  fjacinie  culicine  acute  ,  villoso-canescenti  come 
le  foglie.  Petali  roseo-violetti ,  3-i  lineari,  piii  lun- 
ghetli  del  calice.  Slami  ascendenli.  Cassule  3-pollica- 
ri  pur  villoso-canescenli.  subcurve.  Semi  minu'i  , 
bislunglii. 

310.  E.  Tctrajonum  •  Lin.  Guss. 

12 


Giiigno-Luglio 


-       90 

A  caiile  serrato,  ramoso ,  tolragono,  glabro  : 
foglie,  subnitide  opposlc  ed  allcrne,  sessili ,  lanceo- 
lato-lineari ,  donlellale,  allineatamente  scorrenti  dal- 
I'uno  e  daH'altro  lalo  :  slimma  clavalo  indiviso  {Ri- 
zocarpico). 

E.  palastre  .  Ucria  non  Lin.  Lysimachia  sili- 
fjuosa  II  Tabern.  Lysimachia  pulchra  amyydali-fo- 
lio  nilido  ,  rubente  caule- (lore  niayno  pnrpureo  Cup. 
It.   Sfcnice  salvalioa. 

jy^  ,      I  Fa.  Epilobe  a  quatre  pans  ,   opilobe  a  qua- 

^^'^*  \         trc  angles. 
Sic.  Epilobiu 

iio-Luglio,  .  . 

Nci  luoghi  uraidi ,  rarissirao;  anche  nei  luoghi 
aridi. 

Caxdi  vcrgali,  rigid! ,  per  ordinario  sempb'ci , 
\-\  pedali ,  rossiccio-spadicei ,  telragoni  a  faccetle 
convesse  ,  cd  angoli  slreltamente  alali  ,  salicnti  :  le 
picciole  all  sono  formale  dal  decorriaiento  delie  ba* 
si  delle  foglie.  Foylie  sessili,  opposte  non  scmpre 
su  lo  slesso  piano  ( le  apicilari  spesso  allerne ) ,  a 
marline  dilalalo-ondalo,  irregolannenle  dentalo-soghet- 
talo ,  ianceolato-lineari  ollusc,    glabrissime,    pronun- 

cialaniente  nt-rvose  nella  pagina  infeiiore ,  lunghe  i  'J.^ 
2  pollici.  largbe  4-6  liiiee,  d'un  verde  non  nioJlo 
osouro .  ma  non  lucide ;  le  inferiori  spesso  fosco-ros- 
sicce.  Quando  la  pianla  va  in  fiore  tutte  quelle  del 
lerzo  inferiore  del  caule  sono  gia  secche.  Gambi  te- 
reti,  incano-tomentosi ,  3-10-lineari  ,  ed  anche  oltra 
un  pollice.  Galici  con  le  lacinie  lauceolato-lineari ,  su- 
bacute, rugosette,  tubercolato-saccale  alia  base  nei 
seni,   svanitamente  carinate.  Pelali  \\xn^\  3-6  linee, 

piu  o  men  lunghi  del  calice,  nei  fiori  apicilari    pic- 
coli,  finalmente  subeguali  al  calice,  rosei  o  amalisli- 


91 

ni  ,  esattaraentc  2-Iobi  ,  o  piuttosto  obcordati  (non  ve- 
rainento  sinarginati).  Orqani  genitali  piu  corli  doi  pc- 
tali.  Pislillo  piu  lungo  tiegli  stami  iiieguali.  Slimma 
obliquaniente  clavato  ,  toruloso  ,  bianco  flavesccnlc  co- 
me le  aiilere.  Diplotefjio  svanitamente  toruloso,  sub- 
contorlo,  appressalamente  e  cortamente  incano-tormen- 
losetto. 

SEZIONE  II. 

Pianle  con  fiori  completi  gamopetali-.  e  ovario  libera. 

163. 

Cawnj,  Lin.  luss. 
(Fr.   Chlore) 

Cal.  6-8-partito,  persistonle.  Cor:  ippocrateri- 
formu  con  tubo  breve  venlricoso,  e  lembo  6-8-parti- 
to. Stilo  semplice,  o  2-0 Jo.  Cassula  2-valve,  l-Io- 
cularc,   polisperma. 

311.  G.    Serotina ,  Koch.   Reich.   Giiss, 

Glauca,  a  foglie  cauline  ovale,  infilate:  calice 
8-partito  ,  con  ic  lacinio  laiiceolato-acuiiiinatissime:  lo- 
bi  della  corolla  ovati  o  bislunghi ,  aculi  o  subottusi: 
slilo  2-fiJo  {/Innua). 

G.  perfoliata,  Desf.  Lam.   Cenianrcnm  minus 
perfoliatum^  Barrel.   Centaur eum  minus  fore  luleo 
Cast.   Centaur  eum  luteinn  perfoliatum   Cnp. 

B.  Intermedia  A  lacuiie  calicinali  filiformi,  su- 
bulato-selacee.(G.  intermedia,  Ten.  sijU.  in  add.  et 
Gus.  jl.  sic.  supp.  et  Sijn.  G.  perfoliata ,  Cyr. 
Cuss.  prod.  Bertol.  non  Lin.  G.  perfoliata  B.    mi- 


92 

nor,  Ten.  fl.  Nap.  e  fl.  mad.  univ.  Centaiireum  lu- 
teiim  perfoHatum,  aphace  foliis  ramisque  et (lore  mi- 
nor ibus.   Cup. 

Volg.  Fr.  Petite  gentiane. 
Maggio-Giugno. 

Kelle  mura ,   nei  luoghi  arenosi  inondati  marilti- 
mi     e  nei  ghiaiosi  umidi  ombrosi. 

Cauli  spesso  semplici ,  alle  volte  piii  d'  uno  dal- 

la  stessa  radice ,   piii  o'mcno  ramosi  ail'apice,  eret- 

ti  0  risorgenti ,  alti     noi      luoghi    umidi,     ove    I'ho 

trovalo  a  crescere  in  piu    ahbondanza ,    piu    aite    di 

due  piedi.  Fiorescenza  in  corimbo  dicotomo ,  con  un 

fiore  solilario  in  ciascuna  dicolomia,  e  le  ullime  di- 

visioni  3-flore.  Fiori  peduncoiali  crelti :  varia   e  de™ 

crescente  la  lunghezza  del  podunoolo  secondo    che  i 

fiori  sono  al  basso  o  alia  cima  del    corimbo:    nolle 

ultime  divisioni  il  fiore  medio  e  semprc    piii    corta- 

mente  peduncolalo ,  ma  i  due  fiori  laterali  sono  brat- 

teati  2-3-liBee  sotto  il  calice,  e    nelle    ascelle    delle 

braltce  vcggionsi  come  i  rudimenli  d'un'altra  dicoto- 

mia,  che  ha  maucato  di  svilupparsi.  Ncl  fruKo  il  calice 

sembra  8-fillo,  cosi  profonde  sono  le  parlizioni :  nel- 

la  var.a  lerminano  in  punta  setacea.  Corollo  lulee,  odo- 

rose  quasi  come  i  fiori  della  Mimosa  Farnesiana,  a 

lacinie  patenti  con  le  basi  imbricate  I'una  sopra  I'al- 

Ira ,  e  gli  apici  spesso  eroso-dentellati.    Stilo    2-fido 

con  le  lacinie  spesso  cosi  accostate  I'una  all' altra  da 

farlo  apparire  indiviso.   Cassula  bislunga  fosco-spadi- 

cca  coverta  dal  tubo  persistente  della  corolla ,  e  dai 

sepali  addossati  del  caliee,  -i-solcala. 

Focjlie  radicali  distinte  ,  sessili ,  appena  connate, 
ovalo-subrotonde  od  cllittiche,  spesso  cocleariformi , 
ordinariamenle  non  piii  di  quattro  a  coppie  decussa- 
ie,  oltre  i  cotiledoni:  le  cauline  infilate  concave  coa 


93 
gli  apici  aciiti  o  snbaculi  ed  ercfli ,  uguali  alia  base 
o  pocliissimo  ristreUo ,  cosiche  il  margine  ove  Ic  due 
basi  si  riuriiscono  appare  oscuramente  reluso  :  foglie 
cauline  di  mezzo  sempre  piu  grandi  delJe  inferiori  : 
lulle  5-ncrvic. 

Tulta  la  pianta  glabrissima. 

II  Ch.  Gussone  stahilisce  le  principal!  dificrenze 
spocificho  dclla  C.  InlermecUa  Ten.  con  la  C.  Se- 
rolina.  Koch  net  caulo  piu  alto  (1  y,  2  pedale)  an- 
ziccbc  di  1-palmo,  o  di  l-piede;  nolle  foglie  conna- 
lo-infilate  quasi  come  nolle  Lonicercs .,  eguaii  ,  non 
rislrellc  alia  base,  ncllo  lacinie  calicinali  setacee  , 
non  lineari-lanceolale  ,  nci  fiori  piij  piccioli.  E  assi- 
cura  {Sij7i.  2  in  add.  p,  8ig)  aver  trovato  seinpre 
coslanli  i  suddelli  caraltori.  II  che  non  e  avvenulo  a 
me;  giacche  noi  sili  arenosi  umidi  maritlimi ,  stazio- 
ne  assegiiala  alia  C.  Serolina  ,  lio  Irovato  pianle  di 
tuUe  di.mensioni,  ancbe  oltre  due  picdi,  e  nei  vari 
individui  venuti  dagli  slcssi  semi .  e  qualcbe  volta  nei 
vari  liori  dello  slesso  individuo  bo  sempre  osservato 
le  lacinie  calicinali  sempre  piu  o  meno  lanceolate 
piu  o  meno  setacee  all' apice,  e  sempre  piu  assolti- 
gliate  come  la  pianta  c  slata  piii  alta,  le  t'oglie  cau- 
line piu  o  meno  ristrelte  alia  base  o  nulla  allatto  • 
i  fiori  piu  o  meno  grandi,  piu  o  meno  eguaii  alle 
lacinie  calicinali  ;  le  lacinie  corolline  piu  o  mono  ap- 
puntate,  piu  o  meno  eroso-dcntellate  all' apice.  Toner 
conto  di  picciole  e  non  costanti  difl'crenze.  e  in  i;Tan 
parte  accidcntali  pare  cosa  che  nulla  influisca  al  pro- 
gresso  della  scienza.  E  lo  prcmesse  osservazioni  met- 
tono  ancbe  in  lorse  quello  stesso  cbe  da  me  si  e  fat- 
to,  di  averle  cioe  ritcnuto  come  due  variola  d'una 
specie,  sembrando  piii  a  proposito  identicarlc  e  con- 
fonderle  in  uno. 


164. 

Ebica  Lin.  luss, 

{It.  Scopa,  Bruco  Fr.  Brnyere) 

CaL  i-3-sepalo,  persislotile.  Cor.  gainopetala  . 
a  lembo  i-a-dentato.  Slatni  iinpiantali  sul  ricetlaco- 
]o.  Jntere  2-fide.  Cassula  4-3-loculare.  4-o-valve;  po- 
lisperma  ,  con  tramezzi  mediaiii ,  trofospermici ,  in- 
terposilivi. 

312,  E.  Peduncular  is  1  Presl.  Guss.  sijn. 

A  caule  eretlo  ,  ramosissimo  ,  fqyiie  sulj-4-terne, 
lineari:  (iori  ascellari ,  racemoso-corimbosi:  peduiico- 
li  capillar!  piu  lunglii  dcdle  foglie  :  corolle  tubuloso, 
3  voile  piu  lunghe  del  calice:  antere  (mutiche  alia 
base)  e  slilo  salienti  (Frulice). 

E.  muUi flora ,  Bio.  Ucria  ,  non  Lin.  E.  mulli- 
tijhra  6.  huge  pedunciilala,  Guss.  prod.  E.  vagans- 
Desf.  E.  maxima,  purpurascens  ,  foliis  longioribus, 
Cup.  E.coridis  folio-,  dense  fruticans ,  flaribus  in 
spicam,  qui  ex  Candida  purpurascunl,  Id. 

B.  A  fiori  bianco-caiiiei. 

Folg.  Sic.  Giancianodda. 

Novcmbre-Aprile.  (Ad.  Aprile  non  arrivano  cbe 
pochissiiiii  fiori). 

JNei  colli  arid! ,  nelle  valli  frulicose ,  e  nelle  ru- 
pi  e  nolle  falde  dellc  colliiie  su  i   luoglii  aspri. 

Cauli  24-pedali  (nella  Cava  dell^ylmico  sc  ne 
inconlrano  di  maggiore  allezza)  ramosissimi ,  nigosi, 
rigidi;  eretti.  Foglie  rigide ,  jineari ,  siiblereti-com- 
presse  ,  strellissinie ,  piultosto  sparse  cbe  qualerne 
(giacche  non  si  veggion  mai  a  4  a  4  sul  piano  me- 


95 

desimo)  oscuramenle  2-solcate  e  biancliicce  nclla  pa- 
gina  infcriore,  convesse  e  intensarncnle  vcrdi  nella 
suporiore,  drilte  o  per  lo  piu  subincurvc,  erelto-pa- 
tenti ,  poi  patenlissime  ed  anche  richinate  ,  facilmen- 
te  caduche  al  scccarsi  dei  picciiioli.  I  due  solchelli  , 
che  si  osservano  nella  pagina  inTcriore,  sono  prodot- 
ti  dal  risallo  deila  coslola ,  e  dai  due  margini  alquanto 
pronunciati  in  addielio.  PiccktoU  corli ,  appena  se- 
niilineari,  o  di  '/j  d'  'inca'  bianchicci ,  dritli  e  appres. 
sali  al  cauie,  con  lafoglia  ripiegalasu  di  essi  ad  ango. 
lo  rctlo  0  acuto.  Fiori  inodori  ascellari,  eretli  o  nutan. 
ti ,  1-5  a  ciascuna  ascella ,  coi  peduncoli  capillari,  niti. 
di,  riunili  alia  base  da  un  rinforzo  di  picciole  squa. 
me  ,  pill  lunghi  della  (bglia  (ordinariamenle  quasi  it  dop- 
pio,  e  nella  var.  duo  volte  e  mezzo,  di  rado  uguali)  , 
2-3-voUe  piu  lunglii  della  corolla  .  arlicolato-3-bralteola- 
li  ncl  lerzo  inferiore,  con  due  bratleole  opposte  ,  ed  una 
pill  bassa  inlerpositiva.  Sepali  calicini  ovali,  concavi  , 
appressali.  Corolla  3-lineare,  3-volte  piii  lunga  del 
calice,  goniia ,  piu  rislretta  alle  due  estremita,  4- 
dontala  all'  apice,  coi  denti  rotondati.  Corolla  e  ca- 
lice carlilaginoso-scariosi,  dilavatamenle  rosei,  o  d'ua 
bianco  sl'umalo  di  carneo:  brallee  e  peduncoli  dcllo 
slesso  colore:  le  corolla  secche  persislenfi  prendono 
poi  un  colore  fulvo  o  di  giallo  rugginc ;  i  calici  sec- 
chi  divengono  biancbicci.  Jntere  scmpre  neraslre. 
Stilo  pcrsistente,  2-linee  piu  kingo  della  corolla,  men- 
Ire  le  anlere  si  restano  ai  lembi  di  essa.  Slimma  capi- 
talo,  piu  inlensanienfc  roseo.  Cassula  subsfcrica  dop- 
piamenle  piu  lunga  del  calice.  TuUa  la  pianta  gla- 
brissima. 


96 


SfiZIONE  m, 

Pianle  con  fiori  incompleti       :■■..,""■ 

^  ',    ^  —  ■  ^      164. 

D/tPiiNE,  Lin.  Juss. 
{Fh.  Laureole) 

Perrgonio  tubuloso-imbutiforme,  marcescentc  2-4- 
fido.  Slami  inchiusi  inserili  sul  lubo.  Dacca  1-sper 
ma,  nuda. 

313.  D.  Gnwtvsi,  Lin.  IF.   Ucria,   Guss. 

A  caule  erello,  ramoso:  Toglie  lineari^Ianceolale, 
dense,  acuminalo-cuspidale,  coriacee,  glabrissime:  ra- 
cemi  terminali,  pannocchiiili,  tomcntoso-canesceiUi  , 
nei  rami,  nei  peduncoli,  e  nell'  esterno  dei  fiori 
{Friitice). 

Trymelea  Gnidium,  All.  T.  monspeliaca  S.  B. 
Thymelea,  Cast.  Mallh.  Cliis.  T.  foliis  li?ii,  Cup.  T. 
foliis  lini,  vel  T.  (jrani  gnidii,  Zannich. 

!It.  Laureala  linaria,  pepe  montano,  ulivel- 
la,   caiUapernice. 
Fa.  Caphne  de  GniJc,   laureole  patiiculee, 
garon,  sain-bois^  cantc-perdrix. 
Sic,  Varracheddii. 

Luglio.-Selteinbre. 

Nei  canipi  aiidi,  per  le  vie,  c  nei  colli  da  per 
tulto. 

Cauli  l-K  pcdali.  Foglie  sparse,  acuminate,  di 
color  verde  pallido,  quasi   erello-embriciate,    subses- 


97 

sili.  Fiori  odorosi ,  piccoli,  disposli  in  mazzelli  (or- 
ininali,  bianchi  ,  o  rossicci  neiriiilorno,  Peduncoli  1-2 
liiieari  allorni.  Lacinie  della  corolla  ovato-subacute , 
ricurve.  Antere  ranee.  Bacche  porporine.  Le  radici 
di  questa  specie  contuse,  e  mischiale  a  quelle  della 
Tapsia  Garganica  vengono  impiegate  per  avveleua- 
re  i  pesci  dei  Gumi. 

1615. 
PjssEjiiNj,  Lin.  fuss. 

Perifjonio  tubuloso,  /(.-lobo,  persistente.  Slami 
inclusi ,  atlaccali  al  tubo.   Carcerulo  1-spermo. 

3U.  P.  Hirsula,  Lin.  Ucria  Biv.  Guss. 

Dioica,  a  foglie  glaucescenti ,  carnose,  bislun- 
ghe  C(l  ovate,  convesse,  spiraimenle  embriciate :  ra- 
mi giovani  incano-tomentosi :  fiori  terminali  aggre- 
gati ,  scssili  (Fruiice). 

P.  Mo.tnau,  Forsh.  Sanamunda  tertia,  Cliis  , 
Thymdea  lomenlosa,  foliis  sediminoris,  Cup.  Erica 
aloxandrina  italorum ,  Sanamunda  tertia  Clusii,  Lob 
Sesainoides  parvum  Dalechampii  ^  I.  B. 

\j.  A  foglie  cupamenle  verdi,  fiori  flavi  feminei  {Thy' 
inelea  (omenlosa,  pcrcnni  folio  alrovirenti ,  sive  foe» 
mina^  jlore  albo,  seminlfera,   Cup). 

It.  Sanamunda  passerina ,  spazzaforno  bar. 
bosa. 
T/- 1      I   Fii.   Passerine  velue. 

•^'  j  Sic.  Sulfalora  (Evidentemente  per  la  proprie- 
I  ta  cbe  banno  le  radici  di  conservare  il 
I         fiioco  ,  qiiando  sono  ben  secche). 

Otlobre  Aprile. 

13 


98 

Nei  campi  incolli  ,  per  le  vie,    su    le    colline, 
lungo  gli  orii  dei  corpi  niariltinii ,  dovunque. 

Caiili  ordinarianiento  d'  un  piede  e  mezzo  ,  ra- 
mosissimi ,   i'olli ,  coi  rami  ricurvato-pendenli ,    bianco 
cotonosi.  Fo(]lie  dei  primi  rampolii ,  delle  piante  na- 
te  da  seme,   slrelfamente  imbricate  in    quatlro    serie 
lineari,   drille,  appunlate  ,  internamonte  docciate  sen- 
za  alcun  tomento:   quelle  dei    rami    adulli  imbricate 
piu  lassamente  ed  a  spira    alzata,    hislungo-conoidee 
(lunghe  1  '/j  linea)    ottuse,    inflessamente    concave  , 
sessili,  esternamente  convesse  ,  giabre  ,  lustre  ,  rugo- 
sette,  glaucescenti ,  o  d' un  verde  gaio  (negl'individui 
a  fieri  feminei  cupamente  verdi) ,  nell' interne  conca> 
ve,  colonoso-canescenti  come  i  rami,   /"/on  edoroset- 
ti,  glomeratu-sessili  (4-10)  tra  le  foglie  all' apice  dei 
ramitti.  Perigonio  giallastro  glabro  nell' interne,  4-fi- 
do ,  a  lacinie  rivoltate  ovale  subcrenale  ,  esternamen- 
te flavo  pubescente,  lanoso  alia  base ;  nelle    piante  , 
feminee  metta  piu  piccolo  .  a  lacinie  erelto-socchiuse, 
e  neir  interne  d'un  color  flavo  dilavatissime    erbacco 
non  raai ,  come  da  Savi.  Antere  auree  incluse    come 
il  pistillo.   Carceriilo  ovate,  giabre,  verde,   coverto 
alia  base  dalla  corolla  raarcita.  Slami  giallastri ,  co- 
me r  interne  del  perigonio ,    certissimi ,    inseriti    sul 
tube  a  4  a  4-  in  due  serie.  Tomento  del  caule  e  del- 
le foglie  con  I'eta  cinerognolo. 

Non  adoprasi  ad  allro  use  economico,  che  per 
bruciarla  nei  forni  del  pane,  accendendosi  facilmente 
anche  verde 


99 

Ordino  3.  Trigijnia 

165. 
PoLYGONom,  Lin.  Juss. 
{It.  Poligono  Fr.  Renoue) 

c,.,-  ^fT^^f'^  ^-fi-parlito ,    persistente.    Slami    5-8. 
Still  l-oi.   Garcerulo  piano-convesso ,  o  3-quelro 
A.   Con  foglie  non  lagkale  alia  base 
*  A.  /ion  ascellari,  o  irUerrollamente  racemo- 
sO'Spicati. 

315,  P.  Maridmum,  Lin.   Ucria.   Guss 
A  flori  ottandri  Irigini:  semi  3-quetri  lisci  •  fo- 
glie  conacee,  glaucescenti,  bislungo-lanceolate.  peren 
nand,  nervoso-venose ,  rivollate    al    margine  •    anelli 
scariosi,   laceri ,   avvidiiatamenle  molti-nervosi  •  cauli 
suflruticosi  alia  base,  declinati.  (Su/frulice). 

P.  mari/i/im?n ,  mqjus ,  inca?ium,  Barrel.  P  ??ia 
rilmwn,  latifoUum  ,   C.  B.  Mallh.   Cup 
Marzo-Ottobre. 
Nelle  arene  mariUime. 

Cauli  sempro  sufiruticosi  alia  base     1-2-nedaIi' 
sposso  ilagellilbrmi,   articolali,  i  pii,  gio'vani  Luce' 
scenti,   meno  scabrosi  delle  foglie,  oscuramente  stria- 
ti;  1  vecchi  con  la  corteccia  che  s'iii.lura  e  si  serene 
a  come  quella  delle  vecchie  radici ,  e  prende  un  co- 
or  ferrugigno.  Foglie  bislungo-lanceola(e,  anzicbe  el- 
littiche,   nervose  nella  pagina  inferiore  ,  oscuramente 
venose  nelia  supcnore  ,  scabrosette  in  ambedne     ed 
ai  margmi  che  sono  rivoliati ,    mentre    la    superficie 


100 
eslcrna  e  convessa.  Anelli  giovani   scarioso-laceri,    a 
sopali  lanccolali,    poi  laccro-setosi ,  sempre  membra- 
nacei   bianchi  ,  d'  uii  giallo-riigine  alia  base.   Male    e 
slalo  dc'Uo  da  qualche  aulore ,  che  i    incritalli    sono 
piu  corti  degli  anelli  nei   rami  giovani ,  e  piu  lunghi 
la  nicllii  0  ancora  piu  nei  vecchi  ;   essendo    cio  sog* 
gello  a  ben   mollo  variazioni.  I  merilalli  poi  sono  piu  o 
ineno  lungbi  in  ragione  delle  circoslanze  piili  o  meno  fa- 
vorevoli  alia  vegctazione  dei  rami,   Cosi  avendo  io  os- 
servalo  diligentcmenle  uno  stesso  ramo ,   I'hotrovato 
a  nieritalli  lungbi  alia  base,   corlissipii  in  mezzo,  in- 
di  allra  volla  allungati ,   e  quesli    medesimi    meritalii 
sempre  disuguali  1' un  daH'allro.  Sopra  ciascun  nodo 
0  arlicolazionc  del  caule  sta  posala  da  un    solo    lato 
come  la  base  di  un  picciuulo  ,  su  cui  s'  acticola  quel- 
le della  foglia  ,  e  cui  si  tiene  stretlo  I'anello  per  Io 
mezzo  dei  molli  suoi  nervi.   II  lembo  basilare  di  que- 
slo  anello  e  come  diviso ,  coi  margini  indossati ,  al  di 
sollo  del  picoiuolo.   Cadula  la  foglia   quella    base    di 
picciuolo  piu  in  su  ricordata  perde  la  sua  consisteii- 
za  erbacea,  e  diviene  scariosa  come    lulto    I'anello, 
e  nei  punlo,  ove  s'articolava  il  picciuolo,  rimane  un 
breve  margine .  che  sembra  come  il  punto  di  riunio- 
ne  d'un  fascello  di  nervi    dell' anello    istesso.    Fiori 
a&cellari,  fascellati,  a  peduncoli  ineguali  ,   filiformi  , 
1-3-lineari.  Pericjonio  di  color  bianco ,  o  dilavalamen- 
te  carneo  coi  sepali  carinato-verdi  esternamente  nclla 
roella  inferiore.  Jntere  giallicce.  6'e?^?' 3-quetri ,  acu- 
to-rostrati,  fegatosi,  concavo-dcpressi  alia  base  in  lut- 
te  tre  le  faccelle,  piii  lunghetli  del   perigonio  ,    che 
persislendo  rinvolge.  Sapore  di  lulta  la  pianta  aslrin- 
genlissimo. 

31G.  P.  Jviculare,  Lin.  Ucria,  Guss. 


toi 

A  fiori  oltandri  Irigini,  carcenili  sulxsessili,  3- 
quclri,  minutameiite  granulali^  nitidi :  foglio  verdi  , 
lanceolate,  accostate ,  pattMili  ,  scahroselle  iiel  iiiar- 
ginfl :  anclli  laceri  scariosi  inclla  piii  coili  def  meri- 
tallo,  remotamenlo  pochi-nervosi  :  catjie  proslrato  ra- 
inosissiino  crbaceo ,  foglialo  sino  all' apico  dei  rami. 
{/Inmio). 

P.  mas.  vulgare  ,  Dod.    P.    brcvi   angusloqua 
folio,    Clip.   P.  juihislrc  ,  /adore  folio ,    mo/li,    ver- 
nala,  parliin  rectum  ,  partim  procumbens,  Id. 
I    It.   Lingua  di   passcro  ,   centinodia. 
f^olg.  !   Fn.  Trainasso  ,   renouo  des  oiseaux, 
(  Sic.   Curdiinoddu.  cenluriippa. 
Maggio-Ollc'tjre,  qualche  voita  sino  a  Diccmbre. 
Nei  luoglii  incoiti ,   ai   margini  dei    campi,    nei 
ruderi ,   por  le  vie  da  per  tulto. 

Cauli  spesso  lunghissimi ,  2-3  'J3  pedali ,  flagel- 
liformi,  pro^tl■ali  in  giro  per  le  vie,  o  ascendonli  nei 
hioghi  erbosi .  siriali ,  cilindrici.  Foglie  subsessili , 
allcine,  nei  luoghi  aridi  strcllissime  quasi  lineari. 
Fiori  rinforzati  da  anelli  scariosi,  laceri,  memnrana- 
cei,   nilidi. 

Pianta  veramenle  polimorra,  secondo  Gussone 
nella  dimensione  dcile  foglie,  nell'abito ,  e  nei  colo- 
re or  bianco ,  or  bianco-roseo  dei  fiori.  Tultavia  io 
non  credo  che  siano  piii  specie  insieme  confuse,  co- 
me sospella  il  delto  Ch.  Aulore.  Ei  pero  ha  bene 
osservato  difPerire  dalla  segiienle  pei  cauli  ramosissi- 
mi  e  proslrali  ,  pei  merilali  piii  corli ,  pei  fiori  piii 
avvicinali ,  pei  semi  brevemente  gambeltaii ,  ec.  II 
Ch.  Pollini  I'ebbe  purnondimeno  rilenute  come  due 
variela  d' una  i.stessa  specie  Fl.  l^er.  1 .  p.  5i5-5iQ. 
317.  P.Ucllardi,  J 11.  W.  Ten. 
A  fiori  oltandri  3-gini ,  lassamente  e  inlerroKa- 


102 
menle  spicalo-racemosi :  frutli  peduncolati,  trirjuelri , 
minufaineiite  granulati ,  nitidi :  foglie  elliltico-lanceo- 
late  acute,  distaiili  ,  patent!,  scabroseite  nel  niargiae 
'  anelli  scariosi  ,  incisi ,  laceri ,  cinque  volte  piu  corte 
del  meritallo:  caule  eretto,  a  rami  filiformi ,  vergati, 
tenuemente  fogliali  all'apice  {Annuo). 

P.  3Ionspelie?ise  Guss.  prod.  P.  aviculare    S. 

Bellardi .   Poll.  P.   majus  ,  ereclum ,  rosmarini  syhe- 

stris  folio .   Cup.   P.   majus,  rectum,  rosmarini  syl- 

vestris  foliis  ,  annuum  ,  Id.  ., 

Aprile-Maggio. 

Nei  campi,  tra  le  biado,  e  nei  colli  irrigui,^ 
Catili  slriati ,  eretti  ,  ramosi  sin  dalla  base  ,  a 
lunghi  meritalli.  For/lie  per  ordinario  lanceolate,  o 
lanceolalo-obovalc,  attenuate  in  corto  picciuolo  ,  lar- 
ghe  3-8  linee ,  lungbe  1-3  pollici ,  a  margine  esil- 
niente  seghettato-scabro.  Spif/he  apicilari  non  intera- 
nionte  afille,  ma  coi  fiori  all'ascella  di  picciole  fo- 
glie munite  pur  esse  di  anello  ,  distant!  ,  altornati  , 
subsolitar! ,  al  piu  a  tre  ,  quelle  di  mezzo  piu  lunga- 
niente  peduncolato.  Tutta  la  pianta  glabrissima.  Se- 
mi foschi,  grandelti. 

Le  foglie  di  questa  specie,  meglio  che  quelle 
della  precedenle.  acquistano  nei  seccarsi  un  colore 
bluastro  ,  manifesto  indizio  della  presenza  dell' /«f/aeo, 
il  quale  suole  ottenersi  da  varie  specie  di  questo  ge- 
nere. 

**  A  fiori  spicati ,  tJi  specie  iereli 
P.  Nodosum  ,  Pers,  Reich.  Guss.  syn. 
A  fiori  con  6  stami  e  2  pislilli :  semi  compres- 
si ,  d'ambedue  le  facce  concavi:  spiche  linear!  gros- 
sette  ,  pannocchiulo-conjugate .  subinchinale :  foglie 
largamente  lanceolate  scabroselte  al  margine,  lungo 
i  nervi  della  pagina  inferiore ,  e  ne!  picciuoli :  and- 


103 
li  corlamcntc  cigliali  e  midi :  caule  eretlo.  [Annuo). 

Polygonuin  Lapalhifolium  ,  Guss.  prod,  non  Lin. 
P.  Tcnuifolhnn  B.  Ton.  syll.  add.  et  cm.  alt.  Ihj- 
dropiper  Dioscoridis  maculalmn-,  acidum,   Cast. 

Giugno-OUobre.  .     . 

Alle  rive  dei   fiurni  [Asinaro). 

Can/e  rosseggianle  ,  sparso  di  punti  porporini  , 
per  lo  piu  erelto ,  2-3-pedale ,  ingrossalo  alle  artico- 
lazioiii.  Anelli  scariosi ,  inleri,  corlamente  cigliali  o 
senza  ciglia  ancho  iiella  pianta  istessa.  Foglie  lanceo- 
late, di  sollo  altonuale  in  pieciuolo  come  di  sopra  ia 
acume,  qualche  volla  ovato-lanceolatej  glaucescenli  , 
scabrosetle  nella  pagina  superiore  per  quasi  3  linee 
lungo  il  margine,  e  nella  inferiore  sopra  i  nervi  ; 
pieciuolo  scabrosetle  da  ogui  parte  :  margini  di  esso 
argutamente  seghetlali ,  piii  uiinutamente  quelli  della 
foglia:  disco  foscamente  macchinalo,  con  macchia 
sat'ltala  ,  o  triaucolare ,  o  semilanceolata  a  Iraverso  ; 
alle  volte  non  macchialo.  Spiche  grosselte  del  diame- 
Iro  di  2-4'  linee,  lunghe  'Jj  poUici.  Fiori  piccioli  di 
un  rosso  pallido.  Peduncoli  scabroselti.  Semi  ovalo 
roslrati,  baio-scurio  neri ,  lucidi ,  assai  lisci. 

319.  P.  Tenuiflorum ,  Presl ,  Spr,  Ten.  syll, 
Guss. 

A  fiori  con  6  sfami,  e  2-3-pistilli :  semi  cora- 
pressi  ,  da  ambedue  le  facce  concavi :  spiche  lineari 
fdiformi  ,  gracili .  allungate,  vacilianti  a  peduncoli 
scabri  :  foglie  lanceolate,  scabre  al  margine,  nei 
picciuoli ,  e  al  di  sollo  nella  costola :  anelli  subciglia- 
ti :  caule  crello  [Annuo). 

P.  persicaria  ,  Ucria ,  non  Lin  ?  P.  nodosum  , 
Ten  fl.  Nap.  prod.  app.  if^.  Hydropiper  non  macu- 
latum ,  mite ,  Cast.  Persicaria  rnitis  ,  maculosa,  et 
non  maculosa ,  Cup. 


104. 

Agoslo-Seltcmhrc. 
Alle  rivo  dei  fiumi  {Asinaro). 
Caiili  2-3-pe(Jali ,  quasi  oulJa  ingrossali  nelle  ar- 
ticolazioni  superior!,  alquanlo  nelle  inferiori,  vordi  , 
0  foschi,  0  anche  fosco-puntali.  Foglie  glabre,  d'un 
verde  gaio,  alle  volte  con  macchia  nerastra  nel  disco, 
cigliolato-seghettate  nel  margine,  larghe  6-14.  linee, 
lunghe  3-5  pollici.  SpicheX  '/a  3  pollicari,  lungamer.le 
peduncolale  (con  peduncolo  gracilo  scabroseUo),  so- 
litarie,  o  gcmelle  incguali,  rossicce.  Stami  eguali  al 
porigonio.  Slili  2-3  stimmi  ingrossali.  Semi  foschi, 
alquanlo  lucidi. 

320.  P'  Sebrvlatum,  Lag.  c.  nerii  folium  Guss. 
A  fiori  con  6  9  slami,  e  2-3  pislilli:  semi  squisi- 
tamente  Iriqueiri:  spiche  mezzo  pannoccliiule,  lineari, 
filiformi  suberelle,  allungate.  col  fiori  avvicinali:  fo- 
glie lineari-ianceolate  allungale  (lunghe  4-8  pollici, 
larghe  \)  acute,  tenuissimanieute  cigliolato-seghellale: 
anelli  guainanli,  lungamente  selolosi:  cauli  declinalo  - 
ascendenti  subradicanti  al  di  sotlo  {Rizocarpico). 

P.  mimts  B.  lalifoliiim,    Ten,    sylL  Persicaria 
iieriifolio.   Cup.  Persicaria  nerii  folio  procumbens  Id. 
Maggio-Settembre. 

rs'ci  luoghi  umidi,  alle  rive    dei  fiumi,  e  dei  ru- 
sc&W'x  {/I sinaro,  BorgcUusa.   Cassibi). 

/'MS/i  lunghissimi,  2-8pe(lali  gracili,  diffuso-asce- 
denli,  subradicanti  nella  parte  che  posa  su  la  terra 
umida.  Foglie  lineari-ianceolate  un  po  piii  larghe 
verso  la  base,  prolungato-acuminate,  2-8  pollicari  ia 
lunghezza,  larghe  u;i  pollice  o  piu,  esilmente  cigliolalo- 
segheltale,  glabrissime.  ylnelli  guainanli,  lungamente 
setolosi.  Spiche  pannoccliiule,  per  ordinario  gemelle 
0  trigemine.  filiformi,  lineari,  subcrelle  prolungale, 
spesso  ricurvalo-va-illanti.  Fieri  avvicinali,  fascellali  , 


gamholtali,  coi  gambetli  sctacei,  ineguali.  Perigonio 
cameo  o  dilavalamente  roseo  durante  Ja  fioritura,  poi 
roseo  nclla  sua  pcrsistenza  sul  frutto.  Stami  6-9  stili 
2-3:  sempre  due  pistilli  quando  gli  slami  sono  8  9 
aiilere  rosee.  Carceruli  squisilamente  3-quetri,  bai, 
dcpresso-solcati  nelle  faccelte. 

321.  Ih'DROPiPER,  Lin.  Guss. 

A  fiori  con  6  stami,  c  quasi  2  pistilli:  semi 
comprcsso  3-quetri:  spighe  inlerrotte  alia  base,  lasse, 
filil'ormi,  gracili,  vacillanli:  perigonio:  glandoloso:  fo- 
giio  lanceolate,  subondale:  anelli  brevemenle  setoloso- 
cigiiafi:   caulc  crello  o  risorgente  {Annuo). 

Radice  rcpente,  subslolonifera,  e  forse  perenne. 
Cauli  1-3  pcdali,  cilindrici,  mollo  ingrossati  alle  ar- 
ticolazioni,  ordinariainente  rossicci,  glabri.  Foglie  lan- 
ceolate, pill  larghelte  nella  metla  inferiore,  attenuate 
in  picciuolo,  subondate  nel  inargine,  cd  esilmente  ci- 
gliolato^seghettate,  glabrissime,  d' un  verde  glauce- 
scenle,  spesso  bianco-macchiate,  con  la  costola  e  i 
nervelli  pronunciati  nella  pagiiia  inferiore.  Anelli 
rossicci,  poi  scarioso-foschi,  seloso-cigliati  nel  prolun- 
gamenlo  dei  nervi  (lungbe  le  setole  da  '/a  lin.  sino 
a  2  'Jt,  ineguali.  Spiglie  ascellari,  e  tcrminali  per  or. 
dinario  semplici,  subinlerrolle  alia  base.  Fhri  infe- 
rior! giomerati,  sessili,  e  cortamente  peduncolali  alle 
ascellc  delle  foglie.  Fiori  della  spica  anche  glomera- 
li,  sessili  e  pedicellati.  involucrali  alia  base  da  un 
corlo  anello  ( neg-rinfcriori  foglioso,  nei  superiori  a 
fillo )  pill  cortamente  setoso-cigliato  di  quelli  delle 
foglie.  Perigonio  bianco-verdicio,  rugosetlo,  puntato- 
giaiidoloso  solto  la  lente.  Sapore  di  tulla  la  pianta 
urentissimo. 


14 


106 
B.  Con  foglie  subcordate,  o  lagliale  alia  base. 

322.  P.   CoNvoLVVws,  Lin.   Ucria,  Guss. 

A  tre  lacinie  del  perigonio  otlusamente  carina- 
ie,  aplere:  ascellari  con  liori  lassi:  foglie  cordalo-sa- 
eltate  acuminate:  caule  volubile  angolato  {Annuoi). 

Convolvulus  minor  alriplicis  folio,  floseulis  mi- 
nimis, polt/spermis,  seminelri  gono^  Cup.  Fagopyroni 
vulgar e  scandens^  Zannich.  Frumentum  saracenicum, 
alter um,  convovuli  modo  scandens,  soniine  triangulo 
minor e  nigro,  Moris. 

Volg.  Fr.  Sarrasin  batard,  Ble  noir  liseron. 
-"'■     Maggio-Settembre. 

Nei  luoghi  colli,  ma  rarissimo,  ne  mi  venne  in- 
contrafo  che  una  sola  voita. 

Canli  volubiii  da  sinistra  a  dritta,  strialo-ango- 
lati,  gracili ,  denleliato-scabri  nelle  strie,  come  nel 
marginc  dolle  foglie.  Foglie  cordato-saettate  con  iun- 
go  picciuolo,  a  superficie  superiore  alquanto  convessa 
minutissimamente  scabro-dentallate  nel  margine,  sca- 
brosetle  lungo  i  nervi  nella  pagina  inferiore,  ed  in 
tulla  la  pagina  superiore  e  nel  picciuolo;  (alle  volte 
la  scabrezza  della  pagina  superiore  e  limitata  all'in- 
torno  del  margine);  vicine  per  la  forma  a  quelle  del 
convolvulus  arvensis.  Fiori  in  grappolli  ascellari  sem- 
plici,  disposti  di  tratlo  in  trallo  su  I'asse  a  fascetti 
di  2-5  tutli  gambettati,  coi  gambelti  filiformi,  lunghi 
una  linea,  pendenti  col  frulto:  ciascun  fascetto  invo- 
lucrato  da  una  picciola  brattea  lineare  a  base  anel- 
lata,  la  quale  nel  fascetto  piu  inferiore  rappresenta 
in  iscorcio  la  figura  cordalo-saettala  delle  foglie.  Se- 
pali  del  perigonio  per  ordinario  quattro;  tre  esterni> 
ottusamenle  carinato-vordiccij  membranacei  ai  margi- 


107 
ne,  addossati  ai  tre  angoli  del  frutlo;  uno  intenm 
membranaceo  piu  piccolo ,  il  quale  per  allro  no,,  si 
trova  m  tutt.  i  Ron  Jniero  violetlo-porporino.  ^m." 
i-quetn,  a  faccelle  depresse,  neri,  lucidi,  jisci  TuHa 
la  pianta  glabnssima,  d'ua  verde  gaio. 

Gonlinua 


;,;';!l.»; 


m  CIIATIIII  DI  soumME^^o 

E  Dl  EMZIOM 


DEL 


PROF,   CARLO  GEMMELLARO 


USIIA  KEUA  TOmyAIA  OaDWABU  DEL   20  LIICIIO    1846. 


SUI  CRATEHI   DI  SOLLETAHEIVTO 
E  DI   ERUZIOIVE 


"We  wish  lo  keep  lliese  conjectural  speculalione 
entirely  distinct  from  that  positive  knoledga 
acquired   from  observation. 

Cunybeare-Oullines  on  the  geology  of 
England    etc  etc.  introduce  p,  xvir. 


Hi  quanta  ulilila  siano  stale  in  geolo^ia  le 
applicazioni  della  teoria  de'solievamenli  a'  svamti  fe- 
nomoni  die  presenla  la  scorza  del  noslro  pianela 
non  puo  abbastanza  ripetersi.  La  siralificazione  discorl 
dante  o  inclinala  deile  rocco  avea  richiamalo  I'alten- 
zione  de'fisici  sin  da  tempi  piu  remoli;  e  non  eran 
inancat.  fehci  ingegni  i  tpali  ad  una  causa  potenle, 
Che  moveva  dallo  inlerno  del  globo  vollero  atlri' 
buirla  (1). 

(I)  Senza  parlare  dcgli  aniiclii,  como  Pillairora.  Slrabone 
bcnoca,  Avicciiiia  cd  allri,  ci  basla  ricordiire.^quaii  atilori  di 
queste  idee,  Lazzaro  Moro.  Arduino,  Sknon.  De  Saussure  ed 
lluttou. 


112 

L'illustre  Barone  tie  Buch,  esaniinando  con  mag- 
giore  esalteza  i  caralleri  do'  terreni,  ove  le  din'erenli 
inclinazioni  degli  strati  delle  rocce  sono  evidenli,  Iia 
potuto  slabilire,  che  se  una  roccia  dalle  visceri  della 
terra  si  solleva  verso  la  superficie,  deve  per  conse- 
guente  sollevare  con  se  g!i  strati  sovrupposti  e  for- 
raare  una  elevazione  piu  o  meno  circolare,  aperta 
nel  ccntro,  e  rag^iata  di  fendilure  che  dal  suolo  circon- 
dante  converger  debbono,  dilalandosi  sempreppiij  verso 
il  centre;  e  gli  strati  della  rotta  crosta  cosi  sollevati 
devono  comparire  inclinali  verso  il  suolo  non  tormen- 
lato,  e  forniare  quello  che  I'esimio  autorc  chiama 
cratere  di  sollevamento  . 

Non  era  pero  conscguenza  necessaria  che  una 
roccia,  la  quale  veniva  da  sotto  in  sopra,  aprisse  il 
terrcno  soprastante  sempre  in  Forma  di  cratere,  Que- 
sta  poteva  avere  una  superficie  estesa  in  lunghezza, 
o  che  si  manifestava  per  una  serie  di  punti ;  cd  al- 
lora  gli  strati  sovrapposli  dovevansi  rompere  in  linea; 
ed  inclinarsi  a  due  soli  punti  opposti.  Persuaso  di 
tanlo  il  sig.  Elie  de  Beaumont,  die  un  altro  aspelto 
alia  leoria  del  Buch,  e  quclla  slabili  deso/Ievamenli{i).; 
la  quale  in  oggi  ha  tanto  inlluito  nello  spiegamento 
di  molte  epoche  geologicbe;  e  deesi  conlessare  che 
inoUissimo  debbe  la  scienza  agli  utili  lavori  del  ce- 
lebre  geologo  francese  (2).  ,■  ;^  ;     ^ 

(1)  II    sig.   Parrot  da    Russia,    rcclama  la  prloiilii  di  qiie- 

sla  Teoiia,  in  una  mcmoria  lilolala  I'hijs'mitte  de  la  Terrc ; 

s.  Pctei'sboiirg  181o — ecco  ([iianlo  cgli  ne  dice  fli.  Kile  do  l!ca- 
umont  a  mis  a  la  mode  ma  llworie  des  soitleremenl  volcaniqjtes, 
pubiiec  en  1815,  dars  ma  Physique  de  la  (one,  en  qiii  fait 
plus  dc  la  moitii"  de  uKin  syslcnic  gooldgique  etc.  Nule  snr 
rile  lalia  et.  Bullelin  dc  I'Acad.  Imp.  des  Sciences  de  St.  Pe- 
Icrsbourg  Tom.  ii. 

(2yUeclicrchos   sur  (|ueltiucs-uncs  des   rcvolulions  dc  la 


113 
Finche    trallavasi    di     splegare    la    inclinazione 
degli  strati  della    scorza   del    globo ,    con    le    vedute 
del    de  Ijuch    e  di    Beaumont,    tiitlo    andava    bene; 
c,  come  venghiani  di  dire,  la  scienza  geologica  sem- 
pro  maggiori  verila  andava  ogni  di   rintraociando;  ma 
volendo  estendere  quosta  teoria  sino  a'vulcani  ardenti, 
si  comincio  a  traviare  alquanto  dal  sentiero  della  ve- 
rila de'faiti:   si   voile  estendere  e  sostenero  lo  stabi- 
lito    principio  a  tulta  (brza:   moiti    fenomeni    vennero 
intieramonte   Irascurati,    altri    chiamaronsi   in  ajuto,   i 
quali  non  vi  aveano  che  lontanissima  relazione,  altri 
si    esagorarono    e  fiirono  riguardati  sotto  un  aspetto 
favorevole   di    Iroppo ;    ed  i    crateri    di    sollevamento 
vennero  confusi    con   qnelli  di  eruzione,    trascurando 
di  ])on  valutare  i  caralteri   pe'  quaii    distinguonsi  gli 
uni  dagli  altri. 

Chi  e  nato  pero  appie  di  un  vulcano  ardente, 
e  chi  attentamente  ne  ha  studiato  per  repplicate  volte 
i  fenomeni  non  puo  piegarsi  alle  teorie  che  non  so- 
no  appoggiate  a'  lalti ,  benche  sostenute  venissero  da 
sommi  ingegni,  e  rafforzati  dal  consenso  di  illustri 
proselili.  La  verita  benche  nuda  e  munita  di  tal  ar- 
nie,  da  renderia  invulnerabile  non  solo,  ma  da  farle 
apple  venire  convinti  i  piii  forli  suoi  oppositori. 

Ecco  perche  nella  pochezza  raia,  io  non  ho  te- 
mulo  di  levar  la  mia  voce  a  soslenere,  la  sull'  orlo 
dcU'estinto  cratere  di  Montenuovo  presso  Napoli,  non 
esser  quello  un  cratere  di  sollevamento,  come  il  mag- 
gior  numero  de'dollissimi  geologi,  ivi  presente,  pen- 
sava;  ed  ecco  percho  vengo  oggi  a  farvi    chiara,  o 

surfiue  (iu  Globe,  par  L.  Elie  du  Beaumont  »  presso  «  De  la 
Beclie  Manual  gcologicpc,  Iraduit  par  M.  Brocliaut  de  Viliiers 
1833  pag.  CIO. 

15 


Signoii,  la  marcatissima  differcnza  che  passa  fra  que- 
sle  due  specie  di  craleri,  come  vi  promisi  altra  volta(l). 
Gli  strati  delle    rocce,    (e  ben  si  conosce    ora- 
mai  che  in    quelle  di  sedimento    successivo   possono 
quesli  verificarsi),  i  qiiali  dalla  giacilura  orizzontale  so^ 
no  slati  sospiiiti  ad  inclinarsi  da  un  lalo,  non  altrimcnti 
cangiar    potevano  di   posto,    che,   o  ccdendo  ad   una 
forza  la  quale  da  sotto  in  sopra  agiva  sopra  porzioni 
di  essi,  di  modo  che  dovendo  quesli  cedere  da  quel 
punto,  romper,  facea  meslicri,  la  lore  continuita  col 
resto  della    roccia,  e  sollevarsi    da  un    lato  ;  o  pure 
mancando  alia  roccia  stralificata  in  qualche   punto  il 
suolo  che  la  sosteneva,  piegandosi  da  quel  lato  por- 
tava  in  alio  gli  strati    dall'  opposlo ;    puo  in  una  pa« 
rola  una  roccia  stralificata  inclmarsi  per  sollevamento 
di  un  lato,  o   per    abbassamento   di    un  allro.    Chi  e 
stalo    p.  e,    ne'  contorni   di    Ginevra    rammentera  al 
certo   come  a    fianchi   della  slralificala    montagna  di 
JlJonl  Celeve,  di  cui  gli  strati    inclinano  ad    orienle, 
sfa  per  la  parte  di  Nord  la  piccola  montagnola,  della 
Petit  Mont  Celeve,  e  di   questa   gli   strati,    sebbcne 
inclinali    anch'essi  ad   oriente ,   pure  non  poca   parte 
della  sua  massa  si  vede  infossata  nel  terreno  dal  lalo 
di  tramontana ;  e  fa  chiaro  vedere  per  lo  spazio  trian- 
golare  che  la    separa  dalla  grande    montagna,.  come 
essa  facesse  parte  di  quella,  ma  che  mancandole  dal 
lalo  seltenlrionale  la  base,  ha  dovuto  rompersi  e  stac- 
carsi  dalla  compagna,  ed  inclinare  per  qualche  punto, 
con  un  angolo  presso  che  di  415. 

Gosi  la  gran  parte  delle  raontagae  stratiCcate  del 
periodo  secondario  si  veggono  inclinate  o  da  un  lato  o 

(1)  Rdazionc  del  vii.  Congresso  degli  Scienziati  in  Napoli 
pag.  IC.  Atti  Accademici  della  Gioenia  vol.  2.  Serie  2. 


!15 

dall'altro,  sia  perche  una  forza  immensurabile  ne  ruppe 
Ja  continuilasollevandole,  sia  percho  un'abbassamen- 
lo  del  suolo  che  soslenevale,  lefece  pie-are  da  iin  la- 
to.   La  prima  di  queste  due  cause  6  fbrse  piu  faciio 
ad  imaguiarsi  e  concepirsi,  ed  io  slesso  J'adottai  r,el 
1834.,  allorche  presenlai  alia  Societa  geoloijica  di  Fran- 
cia  in  Slrasburg  una  idea  della  formazione  della  cro- 
sJa   del    globo  (1).    Ben    diversi   sono  pero  gli  effelti 
dello  stesso  (enonieno,  allor  quando  Ja  Ibrza  soJIevatri- 
cedenva  da  una  roccia  pirogenica,  la  quale  per  espan- 
sione  di  calore  viene  spinta  verso  ua  delerminalo  silo 
della    scorza    strati Gcala    del  globo.   Si  tralia    allora 
che  questa  forza  si  esercita  sopra  un  puuto  della  scor- 
za.  non  gia  sopra  una  linea  prolungata:  e  quindi  lo 
slrato  non  puo  allrimenli  cedere  che  rompendosi  per 
via  di  fenditure,  convergent!  al  punto,  ove  e  d/retta 
principalmente   la    forza    impelJente,  e   questo    punto 
poi  dovra  aprirsi  piu  che  le  fenditure  prodolte;  anzi 
a  misura  che  la  roccia,  superando  I'ostacolo,  si  avan- 
za  verso  la  superficie  obbligando  la  rotta    sfratificata 
roccia  ad  abbandonare  la  orizzontale  direzione    la  va 
sollevando;  e  cosl  le  fonditiire  si  dilateranno  sempre 
pm  verso  il    centro,  il  quale  elargondosi  di  continuo 
formera  della  preesislente  roccia  una  corona,  per   dir 
cosl,  alia  pirogenica  roccia  che  si  e  falta  strada  ver- 
so la  superGcie  del  suolo;  ecco  quello  che   chiamasi 
Cratere  di  sollevamento. 

Cralere  in  quanlo  che  il  conlro  della  rotfa  e 
sollevafa  roccia  slralificata  e  ingrandifo  e  di  forma 
circolare,  sfellato(2)  di  fenditure  a  raggi:  di  solleva- 

■  •    ^^\,!!""'^''"  ^^'  '^  ^^^^^^^  geologlqiie  de  FniMC.'-Tnme 

smem  18.Ji  a  183S.  Seance  du  8  scp(r;mbrc  1834.  pag.  23, 

(2)  EtoilGment,  e  la  parula  usala  dal  sig.  de  Beauinont— 


HG 
mento  perche  la  inclinazione  degli  strati  della  roccia 
prc'osistcnte  a  quella  die  ne  occiipa  il  ccntro,  e  do- 
viita  alia  forza  sollevatrice  di  quest'  ultima. 

Ne'  tcrreni  sollcvali  delle  moiitagne  non  sempre 
e  palese  una  roccia  pirogenica:  ed  il  loro  solleva- 
mento,  polrebbe  credersi  aver  procedulo  da  subila- 
neo  scoppio  di  espansione  gassosa  dalle  visceri  dcl- 
la  terra  (1).  Ne' crateri  di  soUevamento  pero  e  piu 
facile  rinvenire  i  segni  indicanli  la  presenza  della  roc- 
cia pirogenica  sollevatrice ;  ed  in  efielto  e  raro  quel 
cratere  di  qucsta  natura,  il  quale  non  abbia  le  late- 
rali  fenditure  piene  del  maleriale  stesso  della  roccia 
pirogenica  che  il  produsse:  a  nieno  che  la  roccia  im- 
pellente  non  fosse  stata  nel  grade  di  ignea  fluidila 
alia  superficie,  e  che  con  una  scorza  raffredala  veni- 
va  su  a  farsi  strada  attraverso  di  quella  preesistente. 

La  forma  di  quest'  ultima  roccia,  in  un  cratere 
di  soUevamento,  dovra  esser  quella  di  una  collinella 
conica  Ironcata,  concava  in  mezzo,  solcata  in'  giro  da 
fenditure  ampie  nell'  alto  e  ristrelte  nel  basso;  guar- 
dando  nel  concavo  di  questa  collina,  detto  Circo,  si 
scorgeranno  i  capi  degli  strati  di  una  roccia  sedimen- 
taria,  e  quest!  inclinati  verso  la  base  della  collina 
potranno  scorgersi  se  si  osserverano  i  pareti  delle 
fenditure.  Quando  la  roccia  che  ha  inaalzato  questa 
collina  e  stata  tale  da  poter  alterare  quella  che  pree- 
sisteva,  allora  I'alterazione  si  dovra  trovar  sempre  ove 
le  due  rocce  vengono  a  contatto. 

Non  si  creda  pero  che  ogni  cratere  di  soUeva- 
mento debba  manifestarsi  sempre  con  li  sopracennati 
fenomeni.  Bene  spesso  il  cosj  detto  Circo  noQ  si  scor- 

Nemoires  pour  servir  a  une  description  geologique  de  la  Fran- 
ce-:-tom.  IV  pag.   103. 

(1)  V.  la  mem.  cit.  del  Bulletia  de  la  See.  Geol. 


117 
go  se  non  per  pochissima  sezione;  c  lalvolta  !e  porzioni 
del  sollevalo  torrcno  sono  lanlo  dislanli  una  dall'alira 
quanlo  vi  o  di  bisogno  di  un  occhio  esercitalo  nolle 
geologiclie  osscrvazioni  per  disegnarne  ed  ordinarne 
lo  insieme.  Cosi  il  cratcre  di  sollevamcnto,  di  che  io 
feci  monzionc  allra  volta,  esislente  nella  baja  dell' Ar- 
cile,  nel  golfo  di  Catania,  non  conserva  di  sollevato 
prcesisleii'c  terrono  se  non  due  porzioni;  queila,  cioe 
della  pimla  dolle  ?nandre,  i  di  cui  slrali  sono  incli- 
nati  ad  occidenlc,  e  quella  deilArcile,  ove  si  veijgono 
inclinare  ad  Est  e  Sud  Est:  mentre  la  porzione  che 
dovea  costiluire  iJ  lalo  di  tramoniana  del  cratere  e 
ill  oggi  occupata  dal  mare ;  lalche  se  non  fosse  la 
rupe  pirogenica  del  cenlro  della  baja,  che  attesta 
r  avvenuto  fenomeno,  si  dovrebbe  cercare  in  altro 
agcnte  la  causa  dell'  evidenle  solievamenlo  (1). 

I  caratteri  pero  che  mancar  non  debbon  giam- 
mai  in  questi  cretcri  sono:  : 

1.  La  scorza  esterna  di  roccia  preesistente  simi- 
le nella  nafura  de'  componenii,  e  nella  potenza  degli 
strati  (quando  fosse  di  sedimento)  a  quella  del  cir- 
condante  non  tormentato  tcrreno. 

2.  La  inclinazione  di  strati  ad  angolo  piii  o 
meno  acuto. 

3.  Le  fendilure  a  raggi  della  suddetta  roccia 
piu  aperte  dalla  parte  del   Chco. 

\.  La  presenza,  ed  anche  la  intrusione  di  roc- 
cia pirogenica  nel  centro  e  nelle    fendilure  sopraddelte. 

Se  si  dasse  poi  il  caso  che  dal  cenlro  del  cir- 
00  una  eruzione  vulcanica  avesse  luogo,  allora  lutto 
il  solievamenlo,  co'  caratteri  sopra  espressi,  dovrebbe 

(1)  Sulla  Cosla  maritfima  mcrldionale  del  golfo  di  Cata- 


118 
trovarsi  coverto  da'  maleriali  frammentarii  erultati  dal 
vulcano. 

Di  bea  altra  natura  sono  i  fenomeni  de'  crateri 
di  eruzione  ne'  vulcani,  e  differentissimi  ne  sono  gli 
efietli. 

Una  elevazione  conica  troncala  che  presenta  alia 
parte  superiore  aperlo  infossamenlo  a  cono  rovescio, 
senza  nessuna  fenditura  laterale:  tulta  di  maleriali 
frammentarii  pirogenici ,  e  per  lo  piu  in  tritume  e 
scioiti;  ammonlati  per  via  di  slratificazione  a  man- 
tello,  e  quindi  con  una  inclinazione  ad  angoli  di  va- 
rio  grado:  agglomerando  fra  essi  masse  pirogeniche 
di  diversa  grandezza,  ed  ordinariamente  nella  forma 
di  scorie,  piu  o  meno  veirose,  a  seconda  delia  natu- 
ra della  roccia  dalla  quale  provvengono...  quesfo  e 
lutt' altro  che  un  cratere  di  sollevamento;  e  se  noi 
ci  facciamo  ad  esaminare  da  quali  fenomeni  esso  de- 
riva,  vedremo  piii  manifesla  la  differenza  dell'uno  e 
deir  altro. 

Un  cratere  di  eruzione  puo  aver  luogo,  o  so- 
pra  un  terreno  nettunico,  o  sopra  uno  vulcanico.  Nel 
primo  caso  il  vulcano  agisce  per  la  prima  volta  so- 
pra un  suolo  di  diversa  natura;  colla  potenza  de'gass 
che  precedono  la  venuta  deH'ignito  materialc.  apre  il 
terreno  che  lo  Liene  rislrelto  nel  seno,  e  no  sbalza 
a  distanza  le  masse  della  porzione  c!ie  ha  rolla,  am- 
massandole  in  disordine  altorno  alia  gola  che  si  e 
aperia,  e  d'oiide  in  seguilo  cominciano  a  venir  fuori 
in  trilume  di  vario  volume  i  maleriali  pirogenici,  che 
vengono  a  riprese  sospinti  dal  basso  focolare.  Que- 
sti,  a  seconda  della  diversa  grandezza  e  del  peso  lu- 
re, vanno  a  cadere  a  vario  distanza,  e  sempre  all'in- 
torno  della  gola;  e  cominciano  a  formare  una  certa 
elevazione,  conica  sin  dal  principio ;  imperocche  nelle 


H9 

eruzioni  de'vulcani,  fra'  maleriali  rigetlati  dalla  gola 
aperta,  i  piu  pesanli  non  sono  Irasportati  dal  vento, 
come  i  piu  Icggeri,  e  quindi  non  dcscrivono,  lan- 
ciati,  die  una  slrctta  parabola;  cadono  per  conse. 
guenza  poco  dislanti  dall'  orlo  della  gola  stessa  e  for- 
mano  cumulandosi  iin  cono,  sopra  di  cui  cadono  poi 
gradalamoiile   i   materiali  poco  pesanli. 

Conlinuando  la  eru/ione  andra  sempre  crescen- 
do il  cono,  ed  assumera  esso  una  specie  di  stratifi- 
cazione;  perche  essendo  intcrmillenti  le  esplosioni 
de'  maleriali  infocati,  c  cadendo,  cqme  si  e  detto,  a 
seconda  del  peso  lore  specifico,  avviene  che  le  sco- 
ric  piu  pesanli  e  piij  grosse  cadranno  le  prime;  il 
lapillo  vi  si  adaltera  sopra,  quindi  I'arena  grossolana, 
poi  quella  piu  minula,  finche  I'ullima,  come  una  ce- 
nere,  compira  lo  stralo.  Al  primo  succede  il  secon- 
do  collo  stcsso  andamento;  e  cosi  di  mano  in  mano 
il  cono  crescera  di  continuo  inlorno  alia  infocata  gola 
del  vulcano.  Di  modo  die  so  una  sezione  verlicale 
far  si  polesse  di  un  cono  di  eruzione,  si  Iroverebbe- 
10  gli  strati  a  manlello  comparire  inclinati,  ed  ap- 
pnggiati  tutli  alle  masse  delle  rocce  del  primo  ter- 
reno,  die  la  forza  del  vulcano  ruppe,  nel  nioraento 
di  farsi  strada  alia  superficie  del  suolo, 

Se  poi  il  vulcano  vcrra  a  sboccarc  attraverso  di 
suolo  pirogenico  anch'esso,  gli  stessi  fenomeni  av- 
verranno:  nia  in  luogo  di  vedersi  rigeltar  all'  intor- 
no  della  gola,  alia  prima  esplosione,  masse  di  roc- 
cia  nettunica,  saranno  sbalzate  quelle  di  roccia  vul- 
canica;  e  noi  abbiarao  moltissimi  esempii  di  crateri 
di  eruzioni  aperti  sotlo  a  correnli  di  antichc  lave,  dai 
quali  non  son  venuti  fuori  che  pochi  materiali;  ma 
che  intanlo  la  forza  espansiva  de'  gass  e  stata  ca- 
pace  di  farsi  strada  attraverso  della  soprapposta  lava, 


120  _        ' 

e  ridiicendola  in  pezzi  li  ha  sbalzati  intorno  alia  for- 
mata  gola;  come  puu  facilmenle  osscrvarsi  nella/bs- 
sa  delle  colombe  fra  Torre  di  Grifo  e  Nicolosi  suila 
lava  del  1335,  non  che  in  varii  sili  delia  lava  del 
monte  Nocella,  nelle  pozzanghere  che  si  aprirono  in 
serie,  ed  in  linea  quasi  rella  dal  soiiimo  cialere  del- 
TEtna  fino  alia  Fusara,  nelia  famosa  eruzione  del  1669. 

Differenza  positiva  quindi  esisler  debbe,  ed  esi- 
ste  in  efl'ello,  fra'  oraleri  di  sollevainenlo  ed  i  craleri 
di  eruzione;  e  basterebbe  a  distinguerli,  oltre  a"  gia 
menzionali  caratteri,  quel  solo,  cioe  che  ne'  primi  la 
roccia  sollevala  appartiene  al  suolo  circoslatile,  e  nei 
secondi  tulta  la  massa  del  cratere  e  di  raateriali  pi- 
rogenici  eruttali  dalla  gola  del  vulcano. 

Con  questi  dafi,  che  la  natura  stessa  presenta, 
io  non  ho  polulo  piegarmi  a  riguardare  per  cratere 
di  sollevamenlo  il  Monlenuovo]  il  quale,  formato  da 
capo  a  fondo  di  scorie  e  di  maleriale  fiammentario 
vulcanico,  sorge  in  forma  di  cone  troncato  ed  ac- 
chiude  un'ampia  gola,  nella  quale  ben  possono  rico- 
noscersi  gli  auimassamenli  di  maleriali,  successi  a  ri- 
prese.  e  che  contengono  frammezzo  alie  ceneri  ed 
alle  arene,  pur  delle  scorie  e  delle  masse  velrificale, 
come  sono  le  sligmiti  e  le  pornici,  tumulluaria- 
mente  gomitolate  fra  tanto  materiale:  nella  quale  nes- 
suna  laterale  fenditura  si  osserva  che  polesse  far  sup- 
porre  un  sollevamenlo,  ed  anche  minimo  che  si  fos- 
se •  ed  ove  finalmente  il  materiale  vulcanico  e  ben 
diviso  da  quello  luffaceo  de'  terreni  de'  contorni,  an- 
che nello  slrato  piii  basso,  nel  quale  non  sarebbe 
stata  meraviglia  che  quakhe  masso  del  tufo  circo- 
stante  si  fosse  trovato,  sc  il  vulcano,  per  farsi  ivi  stra- 
da,  ha  dovuto  rompere  e  sbalzarc  a  varie  distanze  il 
soprapposlo  lerreno.  iNe   sarebbe  pur    maraviglia  se 


121 

in  qualche  pozzo  tuffacco  misto  al  niatcriale  vulca- 
nico  ammassalo  qualche  resto  organico  si  trovasse, 
per  le  ragioni  die  venghiamo  di  dire. 

II  gran  cratere  di  Astroni  e  solto  le   raedesime 
coiidizioni    Ibrmato,  ne    caratlcre   alcuno   ravvisarvisi 
puo,  ohe  aJ  un  sollevamento  polesse  riferirlo.  La  roc- 
cia  trachitica  che  vi  sla  in  mezzo  non  e  che  la  mas- 
sd  d'unde  il  violeiilo    passaggio  del  gas  strappava  i     ' 
maleriali   infocati  nel    tempo  delle    esplosioni,   e  che 
non  baslo  a  venir    fiiori  in  forma  di  correnle.  come 
quella  della  Soll'atara.   La  graiidezza  slraordinaria  del 
cralere  di  Astroni,   lo  immcnso  materiale  che  ne  co- 
stituisce  il  vasto  cono,  danno  a  divedere  che  validis- 
sima  era  la  forza  de  gass    sviluppantisi  dal    focolare 
del  vulcano,  se  quasi    ialieramente  in  tritume  ridus- 
sero  il  materiale  lavico,  preparato  ed  incandescenle ; 
il  quale  senza  di  quelli  sarebhe  venulo  fuori  forse  ia 
forma  di  correnle.  L'Etna,  benche  vulcano  di   mag- 
gior    forza,  non    ollVe  in  tulta  la   eslensione  de'vasti 
suoi  fianchi  un  cratere  di  eruzione  che  uguagiiar  possa 
quello  di    Astroni;    lo  che   mi  da   campo  a  pensare, 
che  siccome  le  scorie,  il  rapillo,  1' arena  e  la  cene- 
re  non  sono  che  porzioni  della  roccia  vulcanica  stessa, 
la  quale  in  tempo  della  sua  ignea  fusione  rcndesi  piii 
atta  ad  essere  altaccata  dalla  forza  de'gass,  o  anche 
dal  solo  vapore  dell'acqua,  e  che  questi  sprigionan- 
dosi  con  incalcolabile  violenza  dal  focolare  vulcanico 
in   passando  attraverso  di  quella,  la  riducono  in  frau- 
tume  di  volume  diverso ;   cosi  ne' piccoli  vulcani,  co- 
me quelli  di  Montenuovo  e  di  Astroni  con   altri   si- 
mili,   e  facile  il  supporre  che  la  roccia  infocata  d'on- 
de    provennero    tutti  i  maleriali   che   formarono    quei 
crateri,   non  era  gran  falto  eslesa   per  petersi  versar 
fuori  dal  cratere  iu  forma  di  correnle;  e  basto  la  so- 

16 


!22 

la  quanlita  e  forza  de' gass,  perche  ridotta  in  trilu- 
me,  costituisse  que'  vasti  crateri :  dopo  di  che  il  fo- 
colarc  vulcanico  si  cslinse.  Menlre  nel  massimo  Etna 
e  lale  la  massa  del  la  materia  lavica  infocala  che  vien 
su  per  la  profonda  gola  del  vulcano,  che  non  sola- 
mente  presta  al  violenlo  passaggio  de'  gass,  maleria 
bastevole  a  formar  alii  coiii  di  eruzione,  ma  fa  sca- 
lurire  a  piedi  di  quelle  immense  humane  di  iiifocali 
torrenti,  i  quali  ban  servilo  di  materiali  alia  fabbrica, 
so  mi  e  lecilo  di  cosi  chiamarla,  di  quesla  famosa 
piramide  vulcanica. 

Inoltre,  se  un  sollevamenlo  si  viiol  per  forza 
supporre  ne  crateri  summenzionati,  ad  onla  che  nes- 
suno  de'caratteri  proprii  che  lo  distini^uono  sia  in 
essi  manifesto,  come  si  puo  aspettare  che  gli  strati 
inferiori  del  cratere  non  debbano  offrire  il  maleriale 
della  roccia  preesistente?  11  cratere  di  MonteJiuovo, 
alto  sopra  il  livelio  del  suolo  circa  4-30  piedi,  nel- 
r  interno  della  voragine  e  profondo  sino  a  circa  piedi 
-420;  lo  strato  del  tufo  del  terreno  circoslanle  e  al- 
io sul  livelio  del  mare  20  piedi,  e  forse  altreltanto 
si  approfonda  ncH'  acqua:  gli  strati  inferiori  quindi 
della  gola  del  3lo?i(enuovo ,  se  un  sollevamenlo  li 
avesse  prodotlo,  dovevano  almeno  sino  ad  un'altezza 
di  20  piedi  essere  intieramente  del  tufo  che  preesi- 
steva  alia  comparsa  del  raateriale  vulcanico;  molto 
piu  che,  secondo  il  ^'g.  Lyel.  (1)  «  in  tempo  della  eru- 
zione 0  comparsa  di  Mo7itenuovo  nel  29  settembre 
1338;  il  terreno  del  dintorno  venoe  ad  esser  elevate 
dal  materiale  lavico,  il  quale  non  apparve  fuori ;  ma 
che  dopo  aver  prodotto  violenti  scosse  di  trcmuoto 
per  molli  mesi  indietro,  apri  infine  una  fessura  d'on- 

(1)  Principles  of  Geology  ch.  ix.  vol.  3.  p.  368  3.^  edit. 


123 

de  cruppero  lliiidi  gassosi  iiisierae  ad  arcne  e  scorie, 
e  la  massa  inlrusa  rafTreddossi  ad  una  certa  dislanza 
sotto  la  sollevata  su()orficie  del  suolo,  cosliluendo  una 
solida  e  permanotile  base.  »  Ma  nessuna  Iraccia  di 
prcesislenle  slrato  si  osserva  nel  basso  della  gola  di 
Monlenuovo,  benchc  il  fondo  di  essa  non  si  eleva 
dal  livello  del  suolo  clie  dieci  piedi  appena,  e  trenta 
da  queilo  del  mare. 

Nel  cratere  di  Monte  Barbaro  e  di  Astroni,  non 
possonsi,  a  dir  vero,  islituire  le  stesse  ricerche,  altese 
le  alterazioni  prodoltcvi  dal  tempo  e  dalla  vegetazio- 
ne:  ma  se  deesi  giudicare  da'caralteri  che  abbiarao 
notato  di  sopra,  non  puossi  ne  anche  in  quelli  supporre 
sollevamento  di  suolo,  ma  bensi  un  ammassamento  di 
materiali  vulcanici,  prodotlo  di  anlica  ed  unica  eru* 
zione  di  parziale  focolare ;  come  lo  sono  tulli  quelli 
della  Campania,  i  quali  si  erano  estinti  dacche  il  Ve- 
suvio  aveva  riacceso  il  suo  piu  vasto  e  potente. 

10  conosco  quanlo  dilTerenle  dal  mio  e  state  il 
mode  di  vedere  de'geologi,  intorno  a  questi  craleri. 
Ma  basta  sentire  uno  de'  piu  illuslri  fra  costoro,  per- 
clie  chiaro  apparisca  uno  spirito  di  sistema  piultosto, 
che  una  imparziale  osservazione.  «  Dalla  stralificazione 
«  e  dalla  materia  del  lufo,  che  compone  il  Moiilenuo' 
«  yo,  e  certo  cho  queslo  monticello,  come  Astroni  e 
((la  Solfalara.  e  slalo  I'ormato  per  rialzamento  del 
((  tufo  (1). 

11  tufo  dunqiie  preesistente  alia  comparsa  del 
Monlenuovo ,  non  che  di  Astroni  e  della  Solfatara,  che 
altro  non  e  se  non  ((  una  roccia  di  pomici  e  di  so- 
»  stanze  polverose  consolidate,  di  color  piu  o   meno 

(1)  Beaumont,  Mcmoires  pour  servir  a  une  description  geo- 
logique  de  la  France.  Tom.  iv  p.  214. 


12i 

5  gialliccio,  e  talvolta  di  tale  consistenza  da  dare  un 
s  ceito  suono  colpila  col  martel!o(l)))  e  identico,  per 
questo  iiluslre  geologo,  a  quello  che  forma  gli  strati 
di  que' crateri  di  eruzione?  Vale  a  dire  ad  un  ammas- 
samenlo  di  materiali  frammentarii  e  sciolfi,  di  arene 
e  di  scorie  vulcaniclie?  Questo,  con  buona  pace  di 
tant'  uomo,  e  uno  scanibiare  una  roccia  per  un'  altra; 
e  siccome  e  impossibile  che  un  Beaumont  si  possa 
di  tanto  imputare,  si  dee  convenire  che  il  solo  spi- 
rilo  di  sistenia  gli  avesse  fatto  tutto  trascurare ;  e 
forte  nel  principio,  che  i  crateri  non  possono  formarsi 
senza  il  sollevamenlo  del  suolo,  ha  proteso  che  an- 
che  li  summenzionati  delia  Campania  ne  avessero  lulti 
i  carat  ten. 

Egli  rapporta  il  passo  di  Porzio  indicante  il  sol- 
levamenlo del  suolo,  prima  della  eruzione,  per  e  met- 
ier poi  i  suoi  pensamenli  (2) ;  e  lo  rapporta  senza 
rimarcare  quanlo  di  esagerato  sull'  assunto  pulcva 
contcnere  il  racconto  del  Porzio ,  il  quale  scriveva 
quanto  gli  venia  riferilo  dalla  bocca  di  quclli  i  quaii, 
come  sappiamo  per  lunga  esperienza,  amano  senipie 
d'  ingrandire  con  meravigliosi  avvenimenti  i  loro  rac- 
conli.  11  Porzio  dice  che  a  tre  giorni  avanli  le  calen- 
J)  de  di  oltobre,  il  tratto  della  terra  che  giace  fra  il 
»  Monte  Barbaro  ed  il  mare,  vicino  il  Lago  di  Aver- 
»  no,  si  vedea  sollevarsi  ed  imitar  la  figura  di  un 
»  monle  nascente  (3).  »  Ma  come   poteva  farsi,  e  da 

(1)  Scacchi.  Notizie  geologiclie  de'vulcani  della  Campa- 
nia p.  146. 
<-.     (2)Loc.cit. 

(3)  Full  lia;c  regie  biennio  fere  magnis  terremotibus  agilata, 
ut  nulla  in  ea  superesset  domus  Integra:  nullum  ajdificium  quod 
ron  cerlam  ct  proximani  ruinam  minaretur ;  at  vcro  v.  et  vi.  liat. 
octobris,  perpetuis  diebus  noctibusque  terra  coramota  est ;  mare 


125 

chi  una  tale    minuta    osservazione,  se    per   due  anni 

intcri  avcano  i  trcmuoli,  come  dice  lo  slosso  Por/io, 

«  oi^ilato  in  modo  que'  luoghi  da   non  rcslarvi  piii  in 

«  picdi  casa    alcuna ,  e  non  cssci  vi    cdificio  che  non 

«  iniiiarciasse   cerla  e  prossima    rovinar'))   Lo    sfesso 

aulORi  |)oi,   cui  prostasi  tanta  fcdc,  paria  del   (t  riliro 

«  del  maro  per  due  cento  passi  »   ed  il  sig.   Gapocci 

lo  ncga ;  prt'tendendo  piii  losto  che  il  terrcno  si  I'osse 

sollevato;   nel  (juale  caso  quanto  polesse  verificarsi  lu 

pesca  di  lanti   pesci  rimasti  a  sccco,   non  saprei  com- 

prendere:  a  mcno  che  il  sollevamenlo  non  fosse  av- 

venuto  di  un  coipo,  pressochc  delonante:  ma  neppure 

in  tal  caso  sarobbero  rimasti  a  secco  tanti  pesci.  Del 

reslo  lo  slosso  sig.   Beaumont    osservando  che  a  pie 

di  questo  niiovo  munte    esistono  in  piedi  taluni   mo- 

numenti   romani,  vuid  credere  «  che  la  sola  parte  su- 

«  periore  del  J)Ion/e?moto  si   I'osse  sollevala  nel  1538 

«  sopra  un  monlicelJo  precsistenle  ».  Lo  stalo  di  con- 

«  servazione  di  certi   monumenti  romani  costruili  ap- 

«  pie  di  questa    m^^nlagna  puo  far    pensare,  che  csi- 

»  steva  gia  un  monticello  in    questo  silo;   e  che  so- 

))  lamente  la  parte  superiore  del  Monlcnnoto  h  stata 

))  sollevala  nel   1538(1))).  A  monte  quindi  il  racconto 

di   Porzio  anche  da  que' che  ne  han    ricercato  i  det- 

iagli,  quando  non  va  d'accordo  co'proprii  pensamenli!! 

passihiis  fcreCC  reccssit;  quo  quidem  loco  et  ingcnlem  pisclum 
niulliliidinem  .iccolai  c.ipero.  et  i»\\\K  diilcos  snlienlcs  visas  sunt, 
III.  tandem  l\al.  magnus  tem-c  Iraclus  qui  inter  radices  nionlis, 
queui  tiabarum  incola;  appcilaiil ,  el  mare  juxla  Avernum  jacet, 
sesc  erigcre  videbalur^  et  niontis  suLilo  nascenlis  figuram  imila- 
ri.  Eg  ipso  die,  Iiora  noclis  ii.  isle  tcriff  cumulus,  aperlo  vehi- 
ti  ore,  uiagno  cum  fremilu  niagnos  ignes  evouiuil,  pumicesque, 
el  lapides  cincresque.  Porzios  Op.  omnia  elc.  mumm  coll.  1136, 
(1)  Loc.  cit. 


126 

Ma  lacciano  luUi  i  rapporti  ed  i  ragionari  del- 
r  uomo,  cosi  facile  ad  illudeisi  ed  ingannarsi  nel  mo- 
do  di  vedere,  quando  parla  la  slessa  nalura.  Or  essa 
ci  dimoslra  che  un  terreno  consislenle  e  solido  non 
puo  soilevarsi  in  forma  di  holla  o  di  vessica  (Am- 
poule, del  sig.  Beaumonl(l)),  a  meno  che  non  si  sup- 
poiiga  esser  queslo  formalo  di  pasta  molle  e  dultile.  (li 
dimoslra  addippiii,  che  ancorche  di  materia  liquida, 
0  molle  di  qualuiique  maniera  vogliasi,  si  fosse  una 
di  queste  boile,  nel  creparsi  dee  infallibiimenfe  rom- 
prrsi  nella  convessila  nuiggiore  ed  aj)rirsi  in  varie 
fendilure  a  raggi.  Nulla  di  lutlo  cio  nel  Monk'nuom 
0  ne' crater!  estinli  della  Campania.  II  preteso  lore 
sollcvamento  quindi  non  puo  sussistere,  ancho  a  queslo 
solo  riguardo,  taceudo  su  quanto  le  superior!  rilles- 
sioni  ci  han  falto  conchiudere. 

^•'  Won  siele  voi  leslimonii,  illuslri  colleghi,  delie 
elevazioni  in  forma  di  cupola,  che  veggiaino  in  varii 
puiili  della  lava  ad  orienle  di  Calania?  Non  sono  esse 
aperte  nel  centro  e  divise  intorno  da  larghe  fendilure 
raggiate  o  slellale,  come  oggi  dicono  i  geologi?  Eb- 
bene;  sono  queste  le  vere  bolle,  le  vessic/ie,  forma- 
te, in  tempo  che  liquida  scorreva  la  lava,  dalla  forza 
de'  gass  racchiusi  che  sforzavansi  a  superare  I'  osla- 
colo  della  fluente  roccia  vulcanica.  Ed  in  eOelto,  lin- 
che  potellc  essa  prestarsi  per  la  sua  mollezza,  a  ri- 
gonfiarsi  in  forma  di  holla,  si  innalzava  in  fatto  al 
di  sopra  della  superflcie  della  compagna  corrente ;  ma 
non  potendo  piu  oltre  distendersi,  dovelle  cedere  alia 
forza  del  gas,  e  si  venne  a  crepare  nella  forma  che 
avete  osservato,  e  che  siete  ogni  giorno  a  portnla  di 
tornare  ad  esaminare  con  piu  di  allenzione. 

(1)  Loc.  cit. 


127 
Or  se  una  roccia  nello  stalo  di  sua  liquidita  non 
ha  dalo  sfogo  al  gas  impcllentc  senza  aprirsi  in  tanle 
feiidilure,  come  mai  si  puo  prelendcre  clie  una  roc- 
cia stratificala  e  solida  si  prostasse  a  formare  una 
bolla,  una  vessica?  E  quel  ch' e  piu,  innajzarsi  in- 
foriio  ad  una  gola  circolare  senza  che  si  formassero 
in  essa  quelle  fessure,  clie  una  soslanza,  niolle  per 
quanlo  si  volesse,  non  puo  essa  stessa  mancar  di  pren- 
dere  quando  cessa  di  piu  ollre  cedere  e  dislendersi? 
lUa  se  si  vuole  una  prova  piu  chiara  dello  spi- 
rilo  di  sistema  nel  voler  ammettere  quesli  solleva- 
menli,  io  rapportero  per  inlero  il  citato  passo  dello 
sicsso  sig.  Beaumont,  nel  quale  egli  confessa  che  il 
terreno  intorno  a  Monlenuovo  now  e  slato  agitato  per 
nulla  nel  tempo  di  quella  eruzione:  conlrario  in  cio  a 
quanlo  si  prelende  dal  sig.  Lyell  e  del  sig.  Capocci 
con  allri  non  pochi.  ((II  teinpio  di  Apollo,  egli  dice,  e 
di  Plutone,  costruiti  immedialamente  appie  del  Mon- 
tenuoro  e  sopra  i  margini  del  lago  di  Averno,  non 
sembrano  aver  sofferlo  cosa  alcuiia  dal  suo  solleva- 
mento,  1  muri  che  esislono  lutl'  ora  lian  conservaio 
la  vcrticale  loro  posizione,  e  le  volte  sono  nel  me- 
desimo  stalo  che  negli  allri  monumenli  nel  lato  di 
Baja.  La  lunga  galleria  ehe  conduce  alia  grolla  della 
Sibilla,  situala  sull'  allro  margine  del  lago  di  Aver- 
no,  non  sembra  pure  aver  provato  degradaraento  in 
conseguenza  di  questo  straordinario  avvenimenlo;  il 
tetlo  di  questa  galleria  e  rimaslo  perrcttamente  oriz- 
zonlale:  sollanto  il  suolo  deila  stanza  ore  la  Sdjilla 
rendea  i  suoi  oracoli,  e  in  oggi  covcrta  di  qualche 
pollice  d'acqua,  lo  che  potrebbe  dimoslrare  essersi 
leggermente  cangianto  il  livello  del  lago  di  Averno. 
Bisogna  che  il  Monlenuovo  si  fosse  sollevalo  senza 
aver  prudolto  il  (niuirao    niovimento  nel    suolo,  se  i 


128 
moniiinenli  vicini  a  queslo  monle  provarono  si  poco 
degradameiUo.  Quesla  circoslanza  poco  naturale  di- 
viene  ancor  meno  probabile  quando  si  rammenii  che 
la  massa  di  quesla  collina  o  i'ormala,  come  si  e  del* 
to,  di  strati  del  medesimo  lufo  di  pomici  delle  altre 
colline  di  campi   flegros  (1).  » 

Fin  qui  scriveva  il  Gcologo  osservalore ;  e  si 
aspettava  ognuno  che  la  conchiusione  di  tante  belle 
osservazioni  sarebbe  slata,  che  il  Montenuovo  fosse 
un  cratere  di  eruzione  ordinaria  vulcaiiica;  che  anzi 
il  preteso  sollevaniento  di  tutlo  il  suolo  inforno  a  quel 
monte ,  andasse  smenlilo;  ma  il  geologo  sistemalico 
riprese  la  penna  per  conchiudere  da  lanti  luininosi 
fatti,  ((  si  puo  dunque  supporre,  senza  essere  in  con- 
Iraddizione  collerelazioni  istoriche,  che  la  collina  del 
Monlenuovo  soUevata  ad  una  certa  altezza,  per  la  com- 
parsa  delle  Irachili,  e  per  conseguenza  contempora- 
nea  della  Solfatara  e  di  Astroni,  e  stata  rialzata  nel 
1538,  da  una  eruzione  digass  insieme  e  di  scorie, 
in  maniera  da  presentare  la  forma  di  due  monlagne 
gettate  1'  una  sull'  altra.  »  E  purche  non  si  perdesse 
di  mira  il  sollevaniento,  si  fa  enlrare  anche  dove 
I'osservazione  ed  il  fatto  non  possono  ammellerlo  per 
nulla  !! 

Queslo  spirito  di  sistema,  non  si  manifesta  sol- 
tanto,  trattandosi  di  crateri  che  si  aprono  in  un  cono 
0  in  una  collina:  esso  si  eslende  sino  a  parlarsi  di 
sollevaniento  anche  negli  abbassamenli  di  suolo,  in 
fenomeni  diametralmente  opposli.  Lo  stesso  sig.  di 
Beaumont,  dopo  di  avere  stabilito  per  principio  che 
((illulb  deposto  da  principio  in  istrati  orizzonlali  in 
iuUa  la  Campania  era  stato  sollevato  dall' apparizione 

(2)  Loc.  cit.  ,,      :   ,    . 


129 
dclla  Trachite  de'  campi  flegrei  « e  cho  «  nella  maf- 
gior  parte  delle  altre  colline  de'  campi  llegrei  questa 
causa,  quantunque  nascosta,  divica  frallanfo  manifo- 
sta  per  la  doppia  circostanza,  che  i  lelti  di  esse  re- 
golarmente  stralificali,  e  della  medesima  natura  del 
lufo  a  pomici  di  Posilipo,  si  sollevano  sempre  circolar- 
mente  verso  il  loro  cciilro))  giunse  anche  a  dire  «  Qual- 
cheduna  delle  depressioni,  come  il  lago  di  Agnano, 
siluata  immezzo  ad  un  circo,  ci  sembra  per  la  stessa 
ragione,  essere  stata  formata  da  fenomeni  analoghi »!! 
lo  non  voglio  iiinollrarmi  di  vantaggio,  nel  por- 
tar  le  raie  osservazioni  sopra  i  pensameiiti  di  chi  va 
per  le  prime  in  fatlo  di  scienza  geologica :  ma  nella 
stessa  ristreltezza  de'  miei  lumi  non  posso,  in  grazia 
del  dovuto  rispetto  ad  uomini  sommi,  dimcnticare  di 
esser  nato  in  un  suolo  vulcanico,  ove  sono  stato  spet- 
tatore  nel  1809  nel  1819  nel  1832  nel  1838  nel 
184'2  e  nel  1813  della  formazione  de'crateri  di  eru- 
zione,  e  che  parlo  a  colleghi  i  quali  hanno  al  par 
di  ine  curiosato  il  monte  Etna  in  tempo  di  sua  ma"-- 
giore  attivita  vulcanica, 

Tra  le  centinaja  de'coni  di  eruzioni  ches'innal- 
zano  su'  fianchi  della  nostra  montagna,  non  ve  ne  ha 
un  solo  che  avesse  il  menomo  carattere  di  cratere  di 
soUevamenlo.  Tutti  sono  stati  formati  dal  materiale 
riggetlato  dalla  eruzione,  e  la  loro  strultura  e  quale 
I'abbiamo  fin  da  principio  descritto;  sirutlura  che  in 
nulla  differisce  da  quella  de'crateri  estinti  della  Cam- 
pania, di  sopra  menzionati. 

lo  ho  inoltre  chiara  idea  di  veri  cratcri  di  sol- 
levamenlo ;  ed  uno  ve  ne  ho,  non  ha  guari,  acccn- 
nato,  come  dissi,  nella  piccola  baja  deirArcile(l).  Qual 

(1)  Mem.  cil.  17 


530 
differenza  fra  1' uno  e  fra  gli  altri!  Voi  I'avete  ben 
consideralo  meco  nclla  presente  memoria;  non  pochi 
di  voi  avran  dovuto  convenire,  visilando  terreni  se- 
condarii,  ove  la  inclinazioiie  degli  strati  nelle  mon. 
iagne  e  palcse,  che  una  causa  polente  ha  dovuto  sol- 
levarle,  sia  spingendone  in  alto  una  parte,  sia  spro- 
fondando  ii  suolo  che  sostcnevalc  dall'altra;  ma  non 
abbiamo  per  conto  alcuno  conchiuso  da  cio  che  i 
craleri  di  cruzioni  sieno  crateri  di  sollevamento. 

Chi  crederebbe  che  questa  teoria  si  fosse  volula 
applicare  al  nostro  Etna  in  tutta  la  sua  estensione?  Le 
pseudo-slralificazioni  delle  lave  addossate  una  all'  al- 
tra,  non  che  quella  degli  altri  niateriali  vulcanici  sciol- 
li,   dislribuila  a    mentello    intorno    alia   vasta   gola  di 
questo  stupendo  vulcano,  perchc  comparisce  inclinata, 
allorche  una  natural  sezione  verlicale  ne  fa  discoprire  la 
strultura,  si  e  delto  essere  una  prova  di  sollevamento! 
L'enorme  abbassarnenlo  di  suolo  della  parte  orienta- 
le,   che  va  solto  il  nouie  di  Valle  del  Bove,  presenta 
rnolte  di  queste  natnrali  sezioni,  le  quali  guardate  a 
solo,    indipendenlemenle    dal    rapporto  che   manten- 
gono    col    re'sto  del    fianco   della   inontagna    mostra- 
no    in    effetto    una    inclinazione ;    e    bastalo  cio   per- 
che  i  pareti   della  Valle  del   Bove   venissero    riguar- 
dati  come  porzioni  sollevate  de' fianchi  dell' Etna!  E, 
quel  che  piii  raonta,  lutta  la  parte  superiore    di  que- 
sto vulcano,    vale  a  dire  la  massa   montagnosa,  che 
did  termine  superiore  della  regione  nemorosa  si  eslen- 
de  sino  all' ultima  cima,  si  vuole  come    sollevata(l), 
non  ostanle  che  formata  da  successive  eruzioni,  e  da 
correnli    venule  lo  une   sulle   altre,    delle  quali   non 
pochc  sono  successe  a  tempi  nostri ! 

Gli  abbassamenli  di  suolo  non  esistono  fra'  feno- 

(1)  Beaumont  Op,  e  vol.  cit. 


131 

meni  modificalori  della  crosta  del  globo  pe'  sosleni- 
lori  della  tcoria  de'  sollevamenli ;  eppure  di  quesli  e 
stalo  teslimonio  forse  nessuno.  e  si  sono  ammossi  per 
solo  geologico  ragionamento,  mentre  di  quclli  ne  so- 
no moltissimi  nelle  province  di  Calabria,  durante  la 
frequenza  de'tremuoti  nel  1783(1);  e  vive  forse  fra 
noi  tult' ora  chi  trovo  sprofondato  il  suolo  nel  piano 
del  la(jO  e  formata  Tanipia  voragine,  delta  sin'oggi 
Cisterna,  nel  tempo  della  eruzione  del  1792. 

Nessuno  ha  vedulo  sollevarsi  un  cono  di  eru- 
zione, benche  con  tanta  sicurezza  se  ne  sostenesse  la 
possibilita.  Pochi  all'  inconlro  son  quelli  i  quali,  abi- 
tando  ne'conlonii  de'vulcani,  non  abbian  veduto  for- 
marli  dal  continuo  getto  de' materiali  eruttati.  Cre- 
dere, in  una  parola,  i  craleri  di  eruzione  cfielli  di 
sollevamento,  e  U7ia  ipotesi:  essere  formati  da' mate- 
riali delle  eruzioni  stesse  e  un  fatlo. 

Possano  i  sostenitori  di  quesla  teoria  seguir  lo 
esempio  del  dotlissimo  Federico  Hoffmann,  grande 
geologo  prussiano;  il  quale  imbevuto  della  teoria  dei 
sollevamenti ,  sostenevala  a  tult'uomo  allorche  venne 
nella  bella  Penisola  ed  in  Sicilia.  Egli  non  cbbe  la 
sorte  di  essere  spetlatore  di  una  eruzione  deU'Elna, 
e  lasciava  il  noslro  suolo  colle  stesso  idee,  colle  (juali 
vi  era  arrivato.  Giunlo  peru  ncH'isola  di  Stromboli  e 
fermatosi  ad  osscrvare  le  inlerrniltenli  eruzioni  di  ijuel 
piccolo  vuleano,  non  che  la  maniera  per  la  quale  an- 
davasi  formaiulo  il  cono  inlorno  alia  gola  infocala, 
abbandono  i  suoi  sistcmi  jcirca  i  sollevamenli,  c  di- 
chiaro  solennemente  esser  ben  allro  il  modo  di  for- 
mazione  di  un  cratere  di  eruzione,  di  quello  del  pre- 

(1)  Istoria  de' feiiomoni  del  Ircnuiolo  ec.  del  1783.  Posia 
in   luce  dalla  R.  Accud.  delle  scicuze  di  i^apoii  ec.  cc. 


132 

ieso  sollevamento(l).  Quesla  rilrattazione,  degna  di  ua 
filosofo  die  ama  la  verita,  ha  reso  sempre  piu  ri- 
spettabile  il  nome  deH'illuslre  Geologo  prussiano  (2). 

(i)  Leltera  del  prof.  FeJerico  Hoffmann,  alia  Societa  Geo- 
logica  (li  Francia. 

Giornale  del  Gabinclto  Gioenio — marzo  1834. 

(2)  IN'on  sara  fuor  di  luogo  il  riprodurre  qui,  quel  passo 
della  letlera  del  prof.  Hoffmann,  che  rigiiarda  la  ingenua  sua 
confcssione ;  non  che  la  nota  del  tradultore. 

1)  In  verila  vi  sono  a  Slromboli  molte  gole  profonde  c  die 
parlon  a  guisa  di  raggi  da  un  cenlro:  ma  esse  porlano  tuUe 
la  impronta  dislinliva  di  csjcre  state  scavate  dalle  acque:  per- 
che  le  rocce  solide  non  ist;iiino  a  piombo,  nel  diiupo,  colle 
lore  parli  supcriori,  ne  moslrano  minima  Iraccia  di  fenditura. 
Koi  dovemmo  diinque  rinimciare  per  Siromboli  ad  ogni  idea 
di  crater e  di  soUcvamento.  « 

))  Quello  che  non  avevamo  potuto  vcdere  a  Slromboli.  non 
lo  vedenimo  neppnre  neile  allre  isole  di  queslo  gruppo.  Tor- 
nalo  a  Napoli  vi  ho  sludiato,  solto  la  influenza  di  qnesle  nuo- 
ve  idee,  lutle  le  apparenze  vuleaniche  antiche  e  moderne  dei 
conlorni.  lo  mi  conlcnlo  di  confessare  che  sono  adessn  della 
opinione  di  coloro  che  riguardano  Blonte  Somma  come  mcta 
lull' era  conservata  di  un  antico  cratcre  di  eruzione,  \l  Vesu- 
vio.  formato  a'  tempi  istorici,  non  offre  alcuna  Iraccia  di  un 
cratcre  di  sollevamento :  ed  il  suo  interne  messo  a  nudo  do- 
po  il  1822  ne  presenta  irrcfragabili  prove.  lo  ho  creduto  (anto 
piii  dover  confessar  jmbblicamenle  il  mio  cmujiamenlo  di  si- 
alema  su'crateri  di  sollevamento  in  Italia,  quanto  non  mi  sov- 
vengo  di  aver  discusso  a  fondo  qucsto  soggetlo  con  il  gig. 
I'revost  nel  suo  soggiorno  in  IXapoli  (*). 

(*)  Nel  jmbblicare  la  tradnzione  di  questa  leltera,  aiu 
cnrche  di  non  recenlo  data,  scrilla  da  ttno  de'  jwimi  geologi 
di  Europa,  noi  abbiamo  ariilo  in  mira  di  far  conoscere,  pri- 
mievamcnlc  come  (jli  uomini  sommi  non  abbiano  difj\coUa 
di  confessare  i  proprii  errori ;  e  che  quindi  la  perlinacia  nel 


133 

soslenere  le  jiropne  idee,  anchc  a  cosio  della  sicssa  rerila 
riduccsi  ad  un  ridicolo  amor  propria ;  erf  in  sccoiido  luoqo 
chc  tulli  i  sistemi  concepili  nd  (jahinello,  in  fallo  di  sloria 
naluralc,  scaniscono  all'  aspello  de'  falli  e  delle  accurate  os- 
servazioni;  e  che  percib  iicssun  piano  di  sislcmaliche  idee 
preoccttpar  debhe  la  menle  del  nahtralisla,  quando  intrapren- 
de  le  sue  osservazioni. 

Noi  speriamo  che  il  prof.  Iloffinann,  or  che  ha  rinun- 
liato  alia  teoria,  lornando  nuovamenle  a  visitare  la  Valle  del 
Bovp,  non  solo  nonri  Iroverti  un  cralcre  di  sollevamenlo  ma 
neppure  il  resto  di  wi  anlico  cralere  di  cruziono.  Eali  non 
isdeqnera  forse  allora  di  far  ragione  a  chi  considera  quclla 
valle  e  I' allra  di  Calanna,  e  la  Cisterna  nel  Piano  del  la^-o 
come  tm  semplice  abbassamcnio  di  suolo  ne  fancln  della  mon- 
iagna,  prodoUo  da  una  delle  rulcaniche  conndsioni  dell'Etna. 
Nota  dell'editore  del  Giornale. 


■•~,    'Ml 


X  y 


j2J,t^ 


4- 


y:-.. 


SULLO  SVILTIPPO 

DEll'EllIIllZIOJE  DEL  CENTRO,  DEI  RAGCIO  TEII08E 


DI 


tETTA  HELU  TORWATA  OBDlflARW  DEL  24  AGOSTO  1846. 


lOf-V^-U 


\  :    ■:.  -'I  .■■> 


INTRODUZIONE 


Kjo  sviluppo  (JeH'equazione  del  centro,  in  serie 
fle'scni  degli  archi  multipli   dclla  media  anomalia  ha 
sempre  occupato  per  la  sua  importanza  I'attenzione  de- 
gli astronomi  e  do'geometri,  L'espressioni  ch'essi  han- 
no  a  lal'iiopo  assegnato,  sono  baslanlemenle  complicate 
per  poterne  agcvolmente  scoprire  la  legge,  e  prolun- 
garle  sino  a  qualsivoglia  potenza  deireccentricila  dell'or- 
bila.Conviiilo  di  tale  difficolla  regregio  sig.  Mossotti, 
occupatosi  del  prelodato  sviluppo,  presento  I'anno  scor- 
so  in  Napoli  al  seltimo  Gongresso  degli  Scieiiziali  italia- 
ni  un  foglio  litografico,   in  cui  diede  senza  dimostra- 
zione    la  rapprescntanza    analitica  del    termine  gene- 
rale  deH'cquazione  deU'orhita  sotlo  forma  elegante  e 
molto  piu  seniplicc  di  quelle  che  per  I'innanzi  erano 
state  assegnate.  Annunziando  che  la  dimostrazione  del 
suo    importanle   risultamento  dovea   comparire  in    un 
prossimo    volume   dell' EfTemcridi    di    Milano,   tullora 
non  pubblicato,  1'  illuslre  professore  di  Pisa  diede  an- 
che  sotto  forma  semplicissima  il  termine  generate  del 
raggio  vcltore.  Inlanio  all'occasione  di  essernii  occu- 
pato di  talune  quistioni  di  mcccanica  celeste  essendo 

18 


138 
pervenuto  ad  una  espressione  mollo  semplice  del  ter- 
niine  generale  dell'equazione  del    centro,  slimo  cosa 
utile  e  molto  a   proposito    esporre  il  metodo  che  ho 
tcnulo   per    conseguire  uii  tale   risuJlamenlo,    propo- 
nendomi  nel  medesimo  tempo  di    dimostrare  la   ior- 
mula  del  noslro  distioto  Ilaliano,  e  di  dare  ancora  la 
espressione  del  termine  generale  del  raggio   veltore. 
Inollre  siccome  nolle  tavole  astronomiche,  per  mag- 
giore  comodila  del  calcolo  numerico,  invece  de' valori 
de'  raggi  veltori  si  danno  quel  dei  loro  logaritmi,  cosi 
mi  faro  un  pregio  di  assegnare  eziandio  il  termine  ge- 
nerale della  serie  rappresentante   lo  sviluppo  del  lo- 
garitmo  del  raggio    veltore  sotto  nuova  espressione, 
assai  piu   semplice  di  quelle  che  sul   medesimo  ar« 
goraeoto  si  sono  sinora  prodotle. 


139 
§1. 

Sviluppo  deir  crjuazione  del  centra 
e  del  ra(j(jio  tellorc 

Se  si  chiania  r  il  ragi^io  vcltore  d'un  pianeta, 
u  I'anoinalia  eccentrica,  v  I'anomalia  vera,  X  I'ano- 
malia  media,  e  roccontricita  della  sua  orbita,  ed  a 
Ja  sua  distanza  media  al  Sole,  si  avranno  dalla  Mec- 
canica  Celeste  1'  equazioni 


(1) 


""  =1 — ecosM 
X  ^  u — e  sen  u 


ira  le  quali  eliminando  la  u  si  ottengono  per  mezzo 
di  serie  i  valori  dolle  coordinate  r  av  in  funziono  di 
^-  Conccpendo  efTeltuata  tale  operazione ,  ed  invece 
delle  polenze  di  sen.x  e  di  cos.x  che  saranno  con- 
tenute,  1' une  nello  sviluppo  di  y — x,  e  J'allre  in  quel- 
le di  ?■,  mellcndo  i  lore  valori  espressi  po'seni  e  i 
coseni  de'  mullipli  di  >-,  respressione  generale  del- 
r  equazione  del  contro  c  quella  del  raggio  vetlore 
polranao  scriversi  solto  la  forma 


(2) 


(3) 


r         \      'o)       1~-^      {q) 
-  =  -  D     +     S     B    COS.  gX 
a        2  cj~, 


in  cui  i  coeffid'enfi  A  ,  e  B  sono  funzioni  di  e,  e 
Ja  caratterislica  %  ha  la  stessa  significazione  che  I'e 
stata  atlribuita  nel  calcolo  delle  dillerenze  finite.  Se, 
slimando  quei  cocfiicienti  come  indeterminati,  si  sot- 
lopongono  1'  equazioni  (2),  e  (3)  al  metodo,  tanto  co- 
nosciuto,  dello  sviluppo  delle  funzioni  in  serie  di  seni 

.    .     (?)         (?) 
e  coseui  d'archi  multipli,  i  valori  di  y^      e  B      ven- 

gono  dali  dagf  integral!  definiti 

(4)  A    =-  I     (t;— >-)  sen. grXdX    f 

fn)       9    /■"'  r 
(3)  B    =-       -cos.gxdx 

7r^(j  a 

ne'  quali  si  denota  con  w  la  semicirconferenza  del 
raggio  1. 

Assegnando  I'inlegrale  della  funzione  xd  >sen5i'>  , 
ed  integrando  per  parti  la  funzione  £»£/>^  sen^>^,  la  (i) 
viene  rimpiazzata  dall' espressione 

Se  in  quesla  equazione  come  anche  nella(5)  in- 
vece  di  r,  '^,ev,  si  mettono  i  lore  valori  in  funzio- 
ne di  u,  dedotti  dalle  (1),  si  otliene 


(6)  (7)      2  y  1 — e^    f   cosq{u—esex\u)du 

q^r         -^  0  1 — ecosti 


Jy) 


9    ,7r 


J?;     -  r%,  » 

"     ='Z\    (^-=-6cosm)    dMcos5(M— esenw). 


Nol  caso  di  7=0  quest' ultima  cquazione  somminislra 
agevolmente  il  risullato 


1    (0)      1   r'"  2 

-5B    =—   I    (1— ecosM)    du 


ovvero  integrando  e  valutando 

ch'e  il  solo  coefficiente  che  puossi  otlenere  in  ler- 
mini  finili.  La  slessa  equa/ione  viene  ridotia  ad  una 
cspressione  piu  sempiice  nierce  I'inlegrazione  per  par- 
ti, della  trascendenle  soKoposta  al  segno  inlegrale. 
In  cflollo,   cio  escguito,   si  otliene 


Si) 


'>o       r'^ 


B    = I    sen  M  sen  7  (m — esenw)(fM 

ma  .  ''  t 

.         \     dcns:n(u — esenit) 
sen  u  sen  a  (u —  e  sen  u)=—  • ; 

'  ^  q  dc 

dunque 

dj   cosq(u— e scan)  du 

(7)  fi^'U^ 


?^^  «ie 


Per  ottonere    gl'integrali  delle   trasccndenli,  da 

cui  dipende  la  delerminazione  de'coefficienti /#    ,  eB 
sviluppiamo  la  funzioae 


U2 


f.^ 


1  —  e  cos  Jt 


in  serie  de'coseni  degli  archi  mullipli  di  u;  ed  avremo 

/gN  X-J-H-^  =1 +2    ^     4"^  COS  mu 

^  ^        _  1— ecos  M  "J^' 

in  cui  per  comodo  s'e  fatto     • 


2 

e 


Per  la  medesima  ragione  sviluppiamo  ancora  la  fun- 

zione 

cos  q{u — esen  ii) 

secondo  le  potenze  di  ^esen?^,  ed  esprimendo  le  po- 
tenze  di  sen.u  in  funzione  de'seni  de' multipli  di  u, 
conseguiremo 


1^00 


(9)   cos7(m— escni{)=    ^    A(n,q)cosmrco&{q+n)u 

TJrrroo 

+    "£1    A{n,q)  cos  (q  -  ji)  w 

in  cui  per   comodita  del  calcolo  falto  ~  ^m  i  valori 

de' coefficienli  J(0,q),  J  (I.//),  J (2,fj),  ec.  sono  re- 
gislrati  nel  seguente  quadro 


U3 


A{Q,q)=  1      —     + ~^-^ ,+ 


1.2       1.2.3.4     1.2.3. ..6     1.2.3. ..8 


-cc. 


A{l,q)=  w      — 


^u?    ,    10«^'  T^J 


mJ 


1.2.3      1-2..  5     1.2.3. ..1^1.2. 3.. .9 


-ec. 


A{^,q)=..    Z.     __^^  l^i"' 


Nfiw 


56 


1.2        1.2.3.4     1.2. ..6     1.2.3. ..8 


4-  ec. 


A(4//)= 


S"'^        21«^^ 


1.2.3       1.2. ..5     1.2. ..7     1.2. 3. ..9 

4  p    6         ^_    8 

6^    _j__28-^_ec. 


1.2.3.4      1.2. ..0     1.2. ..8 


A(5,g)= 


Iw         36"' 


1.2.3. ..5     1.2...7"''"l.2...9 


-cc. 


A(6,g)=. 


1.2. 3. ..0     1.2. ..8 


+  CC. 


K'^:i)= 


1.2.3. ..7     1.2. ..9 


ec. 


A(8.o)—      '^       — .ec. 
1.2.3.. .8 


A(9,7)^_J!: ec. 

^^1.2.3.. .9 


1-U 

Questo  qiiadro  puossi  prolungare  quanto  si  vijole, 
perche  la  legge  secondo  la  quale  procodono  le  serie 
rappresentanti  i  valori  dogli  A{n,q),  6  troppo  facile 
per  essere  notala.  In  falti  Hssando  rallenzioiie  sopra 
i  numeralori  de' coefficienti  de' loro  termini,  perche 
per  i  corrispondenli  denominatori  e  per  gli  esponenli 
di  <"  basta  una  semplice  ispezione  per  rilovarne  I'anda- 
menlo,  osscrveremo  che  nclla  prima  colonna  gli  accen- 
nali  numeralori  sono  lulti  eguali  all'  unila,  che  nella 
seconda  costituiscono  la  sorie  de'numeri  naturali  comin- 
ciando  da  2  o  dal  secondo  tcrmine,  nella  lerza  quella 
de'  Iriangolari  avente  principio  da  6  o  dal  terzo  ter- 
mine,  nella  quaria  quella  de'  piramidali  coininciando 
da  20  0  dal  quarto  termine;  e  cosi  procedendo  via 
via  vengono  a  formare  le  serie  dei  numeri  figurati 
in  modo  che  nella  colonna  ennesima  ne  costituiscono 

esimo 

una  deir  ordine  {n — 1)  ,  che  principia  dall'enne- 
sinio  tcrmine.  Cio  premesso,  assegnando  i  termini  ge- 
nerali    di    quesia    sorta  di    serie    corrispondeniemenle 

all'indice  n,  e  meltendo  invece  di  m  il  suo  valore  -^     tro- 

veremo,  elTelluafa  ogni  riduzione,  che  un  coellicien- 
te  qualunque  y^(/z,y)  viene  rappresentalo  in  gcnerale 
dalla  serie 

A(»,9)-  1.2.3...M       lxl.2.3..(n+l)^1.2xt.2.3..(n+2) 

"-(-6  /•  np   N  «-+-2' 


a )  (n ) 


■l.2.3xl.2.3..(n+3)''""- 1.2. 3. ..1X1.2. 3. .{«+{)'*■"• 


143 

la  quale  per  magglor  semplicita  puossi  scrivere  sotlo 
ia  forma 

in  cui  Ic  funzioni  r(i+l),  r{n+i+i)  non  dinotano  die 
i  prodolli  continui  1.2. 3. ..2,  1.2.3...  (n+i),  sollopo- 
sti  alia  segnalura  della  funzione  gamma  di  Legendre. 
Assegiiata  la  rappresentanza  generale  de'coefficienti 
//(n,y)nello  sviluppo  della  funzione  cos  5^  (?< — esen  m), 
r  espressione  (6)  combinala  colla  (8)  e  colla  (9)  viene 
rimpiazzala  dalla 

A     =—    i;        %    4(n;'/)cos??7r?    I    cos(</+:i+m)?u/M 

+-^    i;       5j    A{n,q)  COS  iiv^'"  I    cos(q+n—in)tidu 

n  ■  ) 

4-—    %       %    A.{n,q)i,    I    cos(gf— n— m)MdM 

H^  7>=^l-  m=0  Jo  . 


0   H^Xi  ?7lz^:0 


+—   i;       li    A()i:/y)$    f    co&iq—n-Ympdu. 

Siccome  i  numeri  q^n,m  oUre    d'  essere  interi  sono 
essenzialmente  posilivi,  cosi  si  olliene 

cos(qi+»l+Wi)Mdi«  =  0    . 

0 

/■re 
cos(7+n— ?«)»(/!<  =7r  quando  n=m—q 
0  19 


m 

I     cos(5 — n — in)u  du='7r  quando  n=q— 
■<  0 


/: 


cos(q — n-\-7n)udu='yr  quando  M=g-|-m. 


0 

(-?) 
Sostiluendo  nella  precedenle  cspressione  d\j4    i  va- 

lori  di  quesli  integrali,  ed  invece  di  n  metlendo  rn — g 
ncl  secondo  termine.  q — m  nel  terzo ,  e  g-i-m  nel 
quarto,  i  liinili  de'  valori  di  m  nel  secondo  termi- 
ne diverranno  ?ni=g  ed  m=ix)  ;  e  nel  terzo,  aven- 
do  i  valori  di  n  origine  da  1,  quei  di  m  comince- 
ranno  da  zero  e  non  potranno  oltrepassare  <7< — 1.  Gosi 

per  la  condizione  di  sopra  espressala  che  m,n,g  sono 

(y) 
numeri  interi  positivi,  il  valore  di  A    vienc    ridolto 

alia  semplicissima  forma 

(H)  A    =—     t,    A{m—q,q)cos{in^q)Tr.^ 

2  "'=?  m 

+-     ^    A{q^m,q).^^ 

+i      %     A{q-\-Vl,q).C*     . 

Se  nella  (10)  invece  di  7i  si  pone   successivamente 
m — y,  qA-m,  g-^-in  si  ottengono  i  valori  de'coefficienli 

A{m'-g,g),A{q^m,g),  A{g^m,q) 

i  quali  sostituiti  nella  (H)  somministrano,   invertendo 
I'ordine  con  cui  sono  scriiti  i  primi  due  termini. 


M7 

(12)   x'''=l  T"'7 ^_shh__(3^  y— -;. 

+1 '  5"°  '"5'°      cos■^^cos(ffl— 7)7r      ^  ^e  Y"-?-^^'^^ 

</  i=o  m=q  r(i+i)r(w— f/+i+i)  v'a  ^^  - 

7  .=0  ,„=.  r(t+i)r(m+7+t-+i)  Vl  >*  ?  . 

Sviluppnndo  gl'  integrali   sigma  relativamente  ad  w, 
si  oUieiie  I'cspressione 


(13) 


/"=lx 


'"7"  cos.tV  ^7C  -'' 


V=:0    \\i+\)K 


E  V 

2  j 


1/  (|r^  e^  y- 

J(7+i+i)+  i(7+i)  +-+-T(-^:2)" 

1^  (i^y-"'  (^)V"-^ 


\+r(i+i)     ro+2)    +   JXi+3) 


— ec 


la  quale  rappresenta  solto  forma  mollo  semplice  il 
coelficiente  del  termino  gencrale  dell'  equazione  del 
centro,  e  si  presta  anclic  agevolmente  a  dame  il  va- 
lore  per  mezzo  d'una  serio  ordiuala  alle  potenze  in- 


148 


lere  positive  ascendenti  deU'eccentricita  con  introdurvi 
le  diverse  potenze  di  'i  in  funzione  di  e,  le  quali  so- 
no  date  in  generale  dalla  sequente  formula 


m(n?-f3)  ^  e  \4 


-h 


OT(m+4)())i-i-5)  /  e 


^  — m     Uj 


H^(^^H-5)(>»+6)(^»+^)/^  e  \^ 


J- 


«i0n-l-6)(7nfl)(?n-|-8)(jnf 9)  /  e 


1.2.3.4.3. 


(I) 


+     ec. 

L' espressione(i2)  puossi  ridurre  ad  una  forma 
pill  semplice  merce  il  cangiamento  della  variabilc  i. 
In  effelto  ponendo  nel  secondo  termine  i^^l'^-q — m, 
e  nel  ierzo  i=l — m,  nel  prime  di  questi  due  termini 
i  limiti  o  ed  co  di  i  corrisponderanno  ai  limiti  o  edoo 
di  /,  e  i  valori  di  m  cominciando  da  q  avranno  q-^l 
per  limite  superiore ;  menlre  nell'  altro  termine  i  li- 
miti de' valori  di  m  permutandosi  in  1  ed  /,  ai  limiii 
0  edoo  di  t  corrisponderanno  i  limiti  1  ed  co  di  /.  Falta 
r  accennata  sostituzione,  ed  invece  di  /  tornando  a 
meltere  ?,  conseguiremo 


149 

.  "'"?,=.  m=,     'JXw»n-;-l)!X^/f  if!)  V'2  ; 

ovvero  riunendo  i  due  primi  termini  in  un  solo,  per* 
clie  per  la  stessa  funzione  i  valori  di  m  si  estendo- 
no  da  zero  sine  a  q — 1  ncl  primo  lermine,  e  da  ^ 
sino  a  y-h«  nell'  altro,  perverreino  all'  espressione 

q.=om=o    r(ifi)r(ry— m-;-i-i-i)V2  y 

J       V       y;  cos(t— ?;i)7r  /qe  v-'  /» 

'*7.=i/«=i       r(i— mf  1)1  (gf  (fl)  ^"2  j 

la  quale  o  la  stessa  di  quella  che  dal  sig.  Mossctli 
venue  presentafa  soil'  altri  simboli  agli  Scienziali  del 
scltimo  Congresso  ilaliano,  e  di  cui  la  dimostrazione 
non  e  tultora  pubblicala.  Se  in  essa  si  sviluppano  gli 
integrali  sigma  relalivamente  ad  7/2,  si  otliene  la  se- 
rie  solto  la  qaale  il  prelodato  geomelra  presenlo  an- 

00  ra  il  valore  del  coelficiente/^  .  Se  poi  gli  accen- 
nati  integrali  vengono  sviluppati  rapporlo  alle  varia- 
bili  i,  e  m  lanto  nella  (12)  che  nella  (14-),  otterrassi 
il  medesimo  risuilamento  composto  del  medesimo  nu- 
mero  di  lermini,  e  si  rilevera  I'acilmenle  che  nel  fallo 
r  una  non  presenta  sull'allra  niun  vantaggio. 


130 

(q) 

Tornaiido  al  valore  di  B  rappresentalo  dalla 
(7),  inolliplichiamo  la  (9)  per  du,  ed  intcgrandola 
tra  i  liniili  o  e  tt  di  u,  abbiamo  1'  inlegrale 

cosf/(« — oseQu)du  =  '7rA((j,q) 
0  ■     - 


j: 


il  quale  sosliluilo  nella  (7)  ci  da 

Se   si   differenzia   la  (10)  rapporlo  ad  e,  e   si  pone 
n=q,  si  oltiene  il  risultamcnto 


\    de    )~i\^  J  /=o  r(if  i)r(fyfif  1)  V  2  > 

che   combinato  colla  (15)   soniministra,  nietlendo 
—  cos(« — l)'^  invece  di  cos.z'tt,  I'espressione 

g('?)^2  ^76  y  '^"^  (2ifr/)c.os(t— l)7r  ^rye  Y' 

,,-V2;  ,4o  r(rf  ijr^<rhTi)  V2  J 


data  anche  dal  sig.  Mossotti  sott'allri  simboJi,  e  senza 
dimostrazione,  nel  foglio  di  sopra  meozionato, 

Assegnati  i  valori  de'  coefficieiili  A  ,  q  B  si 
hanno  I'espressioni  de' termini  generali  deU'equazione 
del  centre  e  del  raggio  vettore,    mollipliraado  jl  va- 

lore  di  A  per  sen.^x  e  queilo  di  b  per  cos.^-x ; 
espressioni,  che  fallo  successivanRnle  y=  1=2=3,  ec. 
ci  danno  le  due  serie  rapprescntanli  I'uua  \\  valore  di 
V — X,  e  I'altra  queilo  di  r. 


Svi/uppo  del  togaritmo  del  raggio  vetlore.  - 

Sc  si  denota  con  log.  r  il  logarilmo  tahularo  di 
r.  lo  sviluppo  (]i  sopra  acccnnalOj  puossi  rappresen- 
tare  coll'  equazionc 

log.r=  -  t     •\-   t.      C     cos.qX 

la  quale  Iraltala  col  metodo,  che  s'e  procedentemenle 

citato,  somministra  per  determinare  i  coeflicienti   C 
r  espressione 

(?)    2  r'^ 

(13)  C    =—  I    dXcosr/Xlog.r 

da  cui,  posto  ^=0  ed  esprimendo  r,  e  '^  in  funzione 
di  u  mercc  1' equazioni  di  marca  (1),  si  trae 

i    (o)     \  r'^ 

_.  C     =~       (1— ecosM)rfMlog.a(l— ecos?<) 

owero  esprimendo  con  M  il  modulo  tabulare,  svilup- 
pando  molliplicando  c  riducendo 

-t     =log.a+-  li     -^— — -/    cos    udu 


ma 

0 


i       cos       «(/«*= > '.TT 

Jo  2.4.0.. .2i 


152  .  . 

dunque 

Per  ottenere  I'espressione  degli  allri  coofficienti, 

denotati  in   generale  con  C    ,  integriamo  per  parti  la 
(15),  ed  abbiamo 

C     =  '     ' 


qir 


.J^(_:)dXse„.,x 


Se  invece  di  r  e  x  si  raeltono,  come  sopra,  i  lore 

valori  in  funzione  di  u,  il  valore  di  G  vicne  dale 
dair  eguaglianza 

(g)        2/lie  /  ""  sen  ?« sen  q(u — e  sen  w)  dti 
'   ■  ?"■  -^  0  1— ecosM 

che  puossi  scrivere  piu  sempb"ceraenle  solto  la  forma 

(g)         2Me  r'^  {  d COS. q{u — esenH)|       du 
^    ~      "^J  0    I  ^^  \i—ecosu' 

Paragonando  quesla  espressione  colla  (6),  ch'  e  la 
rappresenlanza  del  termine  generale  dell' equazione 
del  cenlro,  si  ottiene  fucilmente  la  relazione 

{g)  Me  Aj/^h 


153 

facondo  variarc   sollanto  la  e,  e  slimando  come  co- 
slaiitc  la  i  nella  formazione  del  cocfficicnte  differen- 

ziale  (!!:^)dedoUo  dalla  (11),  dalla  (12),  dalla  (13), 
^  da 

o  dalla  (li).  Questa  bella  relazione  che  mi  e  venulo 

fallo  di  scoprire  Ira  i  coefficienti  A,  C,  offre  ua  mezzo 

facile  e  pronto  per  conseguire  il  valorc  deH'uno  me- 

dianto  qucilo  deH'aUro.  Di  latli  diffcrenziando  la  (13) 

sollo  reiiuiiciata  condizione,  e  sostiluendo  nella  (17)  il 

(■z) 
valorecosi  formato  del  coefficiente  differenziale  diA 

rapporto  ad  e,  si  ha  f  '■■  ■'•  '    i 


X?+0 


1 1  ■/■.;-  rii 


l+- 


2jfl 


(?)  —2M      "=' 


--<i+ 


9 


2)     U/ 


?YlZ7"'-° 'X^+l)^'2  >•    \         2/fl       /ryeY^^^' 


+ 


2)'v^  J 


'('/+*■+ 


f/-i-2t-|-2    ,  rye  N^-t-j  j 


"*'i(9+ 

20 


154. 

Se  poi  invece  della  (13)  si  adoperaJa(14')  per  la  for-  '1.    ■fi'? 

{q)  I     ■  t\-\i. 

mazione   del   coefficiente  f  ^i! \  allora  il  valore   di 

G    e  dato  dalla  semplicissima  formula  h  ;.    , 

-i«             .          ,          {([ — m-j-it)cos(t — ?l^)7r  ( (\'i  \  v"* 


:i;    i: 


q 2 y  i_g*  '=1  '«=•     ix*— »iT'J)'  (rh'f  1) 


(1) 


j  L'espressioni,  che  sinora  si  sono    prodolle  per 

valutare  i  coefEcienti  nello  sviluppo  del  logarilmo  del 
raggio  vettore,  sono  rappresentate  da  serie,  ordinale 
secondo  le  potenze  intere  positive  ascendenli  dell'ec- 
centricita.  Esse  oltre  che  si  sono  ottenute  con  mctodi 
lunghi  e  complioati,  non  mellono  in  evidenza  la  legge 
giusla  la  quale  procedono,  e  percio  non  possono  pro- 
lungarsi  sino  a  qualsivoglia  potenza  di  quella  quan- 
tita.  Al  contrario  I'espressione,  cui  sono  pervenuto, 
oltre  di  essere  scrilta  sollo  forma  semplicissima,  nier- 
ce  r  introduzione  della  quantita  ausiliariag,  sommini- 
stra  il  valore  de' coefficicnti  I'uno  indipendentemente 
daU'altro,  reode  manifesta  la  legge  del  loro  procedi- 
raenlo,  e  per  essere  sempre  ?<e  risulta  anche  mol- 
to  convergenle  nelle  applicazioni  ai  casi  partico- 
Jari.  Oltre  a  cio  puo  essa  somrainistrare  agevolmente 

lo  sviluppo  del  coefTiciente  ^'    ,  ordinato  secondo  le  po- 
tenze intere  e  positive  di  e,  con  sostituirvi  il  valore 

di  l   a^a  di  sopra  assegnato,  o  pure  piii  semplice- 
mente,  invece  della  funzione 


155 


meitendovi  il  suo    sviluppo  da  me  ottenuto   sotto  la 
forma 


y  I — e 


+ 


i- 


+ 


e  \=» 


1+     ('"+2)  (I) 


(mf3)(m-f  4)  /  e  x  4    f 


1.2 


(^) 


(M^Xm-f  5)(?«+6)  /  e  n^ 


1.2.3 


HI)      f 


(m+3)(mf  G)(mf1)(mf  8)  /  c 


1.2.3.4. 


(I) 


+ 


ec. 


Neir  espressioni,  cui  sono  pervenuto  nella  pre- 
sente  memoria  si  suppone  che  gli  angoli,  esprimenti 
I'anomalia  vera  e  la  media,  sieno  conlrati  dal  perie- 
lio;  ma  se  pero  come  si  suole  usare  dagli  astronomi, 
vogliono  conlarsi  dall'afelio,  vi  si  dee  meflere — e  ia 
vece  di  e,  o  pure  aumentare  Tangolo  >■  della  semi- 
circonferenza.  Tanto  nciruno  che  nell'allro  caso  non 
bisogna  far'  allro  che  cambiare  di  segno  i  coefficienli 
moltipiicati  per  i  seni  e  i  coseni  de'mullipli  impari  della 
media  anomalia. 


',  .  .,>  ';_■    'iic.   Jr    ov^iy.  '[ '  ',    '"■y   'i   !■'? 


i,v'.  llii.  Errori  Correxioni 

Ul     8         i  f 

131     9        (15)  (16) 

152     5        (la)  (16)        ^ 

ij.    nil.    (10);  2;^  (11);  qf^ 


■i7 
.  ■  ,  1 


DEsmzieNE 

M 

VARIE  SPECIE  NUOVE  DI  CONCIIIGLIE 
VIVENTI  E  FOSSILI  DELIA  SICILIA 

PER  IL  SOCIO  ATTIVO 
lETTA    ^EllA    TORKATA    ORDINARU    DEt  SETTEMBRE    1846. 


Muc  mcmorie  zoologichc  che  mi  onoro  soUoporre 
al  savio  giiidizio  voslro,   prcclarissimi  Collcghi,  e  su 
cui    iniciido  inlrallcnervi  per  varie  pujjblichc  tornato 
accademiche  racchiudono  a  mio  pensare  osservazioni 
alquanlo  utili  alia  scienza   malacologica  in    generale, 
ed  alia  malacologia  siciliana  precipuamenle.  Sono  ora- 
mai  dieci  anni,   e  a    voi  ben  nolo,   che  lo  studio  del 
molluschi  ha  formalo  principale  scopo  alle  mie  ricer- 
che  ed  alle  mie  lucuhrazioni  nella  carriera  zoologica, 
e  dove  mi  sono   inollralo  quanto    mel  poleva   conce- 
dere  I'esercizio  non  inlerroUo    d'una  professione  pe- 
nosa,   diiEcile,   sacra,  qual'e  la  medicina.   Se  queslo 
ho  messo  in  opera,  non  ad  allro  I'ho  fatto,  che  ad  oc- 
cuparc  con  compatimenlo  il  poslo,  di  cui  voi  mi  avete 
volulo    indegnamenle    onorare.  E  perche   il  cielo  ha 
secondalo  i  miei  desideri  in  onla  a  tanta  penuria  di 
tempo  6  di  mezzi,   io    raccolsi,  dir  posso  e  in  poco 
tempo,  tanfa  copia  di  malacologici  oggelti,  principal* 
mente  a  Sicilia  nostra  speltanti,  da  pormi  felicemente 
al  caso  di  cavarne,  mcrce  seriose  osservazioni,  risul- 
tamenli  in  qualche   modo   vantaggevoli  alia   scienza. 


160 

Allor  qiiando  io  nianifestai  al  mio  egregio  amico 
sig.  RodolPo  Pliili[)pi  il  divisnmcnlo  d'  illuslrare  la 
mia  ricca  collezione  siciliana,  quel  dollo  e  vcro  Ama- 
lore  della  scieiiza  altamenlG  il  mio  pcnsiore  lodaiido, 
noa  cesso  mai  di  spingcnui  all'  esecuzione  di  ta- 
le progftto  ed  in  (jucH'  ardua  impress  conlbrlarmi. 
Ed  il  noverare  di  ch'  egli  fece  dappoi  le  mie  nuo- 
vc  osservazioni  ,  quelle  alineno  che  potcroii  per- 
veiiiic  a  di  lui  conoscimento,  nella  seconda  parte 
della  sua  malacologia  siciliana,  a  mio  onore  tornan- 
do  e  sommo,  ove  si  miri  alia  pochezza  mia,  a  con- 
limiare  con  impegno  nella  difTicile  carriera  per  me 
di  forte  eccitamento  scrvi.  Che  so  taluna  volla  a  lui 
non  piacque  approvare  del  Uilto  un  mio  giudizio, 
non  oso  dolermene;  si  perclie  a  me  reslu  1'  arma  c 'I 
diritto  a  giusla  difenzione,  siccome  in  appresso  ed  in 
altro  mio  lavoro  io  mostrero,  e  perche  ancora  s'er- 
rato  io  avossi,  allorche  un'  uomo  altamenle  dotto  to- 
glic  con  buona  maniera  a  correggerci,  a  noi  che  pic- 
coli  siamo  riesce  di  utile  ammaeslramento  non  solo, 
e  di  valevole  mezzo  a  non  inciampare  in  novelli  er- 
rori. 

Come  conoscete,  dolti  Colleghi,  nell'impresa  da 
me  cominciata  io  mossi  dal  pubhlicare  parte  del  Cu' 
talogo  rarjionalo  delle  coiichir/Uo  •civenli  e  fossili  si- 
ciliane  della  mia  collezione  e  di  quella  della  eslinto 
abb,  GuUadauro,  opera  questa  che  spero,  in  unione 
del  mio  amico  ed  ornalissimo  nostro  socio  P.  Mag- 
giorc,  condurre  a  compimcnto,  insieme  a  varie  altre 
meraorie  di  zoologico  nazionale  argomento  rese  di 
pubhlica  ragione  negli  Atti  della  nostra  Sociota,  ed  in 
qucsli  lavori  c  state  mio  precipuo  scope  presentare 
fatti,  e  null' altro  che  fatti ;  che  nelle  scienze  di  os- 
servazione,  non  si  vuol  ripelizioni   inutili,  vane  spe- 


161 
culazioni,  e  frivole  discussioni,  ma  novila,  quand'anche 
non  sieno  di  grande  importanza,  qiiesla  cssendo  la  no- 
stra condizione,  doverci  conlontare  di'lla  illustraziune 
colle  cose  noslre,  tinica  sorgenle  da  cui  allinger  po- 
tremino  sollanlo  uii  brano  di  gloria.  Per  lo  cho  ani- 
mato  da  taiito  vero  iioii  ho  voluto,  aspettando  la  coa- 
titiuazionc  del  mio  calalogo,  che  per  necessita  non 
puo  non  camminar  che  lentamonto,  tardar  di  pubbli- 
care  talune  mie  scovcrte;  che,  allrimenti  operando, 
correrei  rischio  d'esscr  prevcnuto  dallo  slraniero,  come 
allra  fiala  con  mio  dolore  e  avvenuto. 

Percio  ho  divisato  dividere  questo  mio  travagiio 
in  piij  memorie,  nolle  quali  descrivo  piu  di  Irenta 
niiovo  conchiglie  vivenli  e  fossili  della  Sicilia,  e  molte 
ancora  le  quali,  avvegnache  conosciute,  finora  da  al- 
Iri  rinvenute  non  furono  nella  nostra  bell'isola;  indico 
tdliiiie  altre,  che  vivenli  ne'  mari  siciliani  alio  stato 
di  fossilizzazione,  od  alio  incontro  fossili  alio  stato  di 
vita  nei  lerreni  e  nelle  acque  che  bagnano  il  triplice 
mare  di  Sicilia,  nel  corso  dclle  mie  lunghe  ricerche 
agio  ebbi  a  rinvenire;  e  per  ultimo  espongo  le  ca- 
ralleristiche  di  alcunc  distinte  varieta,  non  che  altre 
particolarita  topografiche  nialacologiche. 

In  quanto  poialla  novila  delle  specie  debbo  con- 
fessare  ch'essa  e  relaiiva  alia  estenzion  delle  mie,  anzi 
dolle  nostre  conoscenzc.  Gome  infatti  senza  poter  con- 
sultarc  infinite  opere,  che  noi  non  conosciamo  che  per  il 
solo  litolo,  come  mai,  poter  produrre  come  nuove  talu- 
ne specie,  le  quali  forse  avranno  veduto  la  luce  in  que- 
sli  libri  che  non  souo  uiiquamai  a  noi  pervenuti  ?  Ma 
dair  altro  canto,  allorcho  ho  veduto  una  specie  noa 
riportala  dal  Philippi  e  da  tutli  altri  scriltori,  i  di  cui 
libri  ho  potulo  svolgere,  e  che  non  son  pochi  o  di 
poca  importanza,  poteva  io  omeltere  d'illustrarla?  E 

21 


162  ■ 
a  che  dunque  lanti  sforzi,  faliche  si  lungamcnle  du- 
rale?  Oiiindi  sonmi  contentalo  presentarle  come  nuo-  ' 
ve,  accuratamenle  descriveiidole,  e,  nasca  quel  che 
sa  oascere,  quand'anche  alcune  fra  di  esse  saranno 
per  perdere  il  pregio  della  novila,  o  andranno  ad  es- 
ser  converlite  in  varieta,  serviranno  al  poslutto  ad  ar- 
ricchire  semprepiu  la  siciliana  malacologia,  a  dimo- 
strare  lo  impegno  iiostro  a  non  voler  rimanore  da 
sezzo  nella  nobile  concorrenza  di  tanti  dolti,  che  in 
ogni  punlo  del  inoiido  scieiitifico  si  afTaficano  per  il 
progresso  della  scieiiza ;  e  che  iioi  abhiamo  ancora 
occhi  per  vedere  tai  cose,  voleiido  cancellare  la  mac- 
chia  di  oziosi  ed  incapaci  di  cui  lalvoUa  siatn  stali 
brultati  dall' orgoglioso  straniero. 

E  perche  non  mi  dilunghi  in  materie  estranee, 
piuttosto,  enlrando  neH'argomenlo  a  cui  mi  sono  da- 
le, torno  a  bomba,  e  descrivo  le  specie  nuove  delle 
quali  mi  occupo  nella  presente  memoria,  riserbando- 
mi  in  altre  sedufe  rendervi  note  le  altre  mie  scoverte 
ed  osservazioni,  secondo  quel  che  ho  promesso  nell'ul- 
iiraa  raia  memoria  Jetta  a  queslo  illustre  Gongresso, 


163 
GENEliE  TROCIIUS 
Specie   i.  Trochtis  Zuccarelli  mihi.  (Tav.  I.  f.  \.) 


Troch.  testa  conoidea,  crassiuscula,  apice  acuta,  subtus 
subplanulata,  anfrdctibus  con\?exis,  transverse,  ar' 
gute  striatis,  striis  obtiqms,  irregularibus ,  laevis' 
siinis ;  ad  margmem  siiperiorevi,  excepto  uhimo, 
subpUcatis;  coliwiella  siibcallosa,  in  feme  subtu- 
berculata;  umbilico  anguslo,  labio  sublecto;  aper- 
tura  subrotundata,  ititus  margaritacea. 

Gonchiglia  fossile,  da  me  rinvcmita  una  sola  volta 
nolle  colline  di  Aci-Gastello,  die  avvicinasi  al  Troch, 
magus  di  L. ,  ma  che  ne  differisce  per  caralleri  di- 
stiiitissimi.  Cosi  la  noslra  specie  e  tutta  concentrica- 
monte  striata  alia  base,  quando  nel  Troc.  magus  e 
levigata;  I'ombelico  noii  e  aiiipio.  profondo,  ma  stretto 
e  quasi  coverlo  dalla  callosila  colonnellare;  manca  di 
hordo  d' ogni  raanirra  nel  iiiargine  inferiore  degli  av- 
voigimeiiti  della  spiia,  di  cui  si  moslran  cinti  nella 
specie  dclTillus.  Liiineo;  ollro  a  cio  ncUa  nostra  le 
slric  sono  piii  risenlitc,  piu  regolari,  e  non  si  veg- 
gono  nel  margine  superiore  degli  avvolgimenti  lu- 
bercoli,  ma  pieghe,  e  sono  neigiri  superiori  sollanlo;  il 
colonnello  e  quasi  tubercolalo  inferiormente,  e  gli  av- 
volgimenti sono  regolarmente  convessi.  Quindi  in  tutto 
diversifica,  ed  aggiungo,  che  anco  I'ombelico  differisce, 
non  solo  per  la  sua  ristreltezza,  e  per  essere,  come 
sopra  ha  detto  piccolo  e  quasi  coverto,  ma  per  essere 
infondiboliforme,  invece  che  cinto  da  un  bordo  inter- 
namente  solcato. 


164. 

La  sua  altezza  o  (iaM'apicc  aH'ombellico  ISmillim. 
e  la  lari;liezza  della  base  24'  millim. 

Ho  intitoldlo  questa  specie  al  inio  amico  D.r 
Mariano  Zuccarelli  yiovane  esperlo  nella  zoologia,  ed 
a!  quale  la  oruitologia  e  la  entomologia  siciiiana  deb- 
bono  imporlanti  osscivazioni.  _ 

Sprcie  2.  Trochiis  lumidulus  mihi.  (Tav.  1 .  f.  2.) 

Troch.  testa  parvula,  subotxito-conica,  apica  obtiisa, 
basi  convexa,  concentrice  sulcata,  impei'forata^  an- 
fraclibus  convexis,  regulariler,  transverse  sulcatis, 
siituris  iinpressis,  siinplicibus  divis's,  oblique,  te- 
nuissime  striatis;  apcrtura  rotundata,  subrpiadran- 
gulari;  columella  siinplici^  labro  subacuto  intus 
submarqinaio. 

Piccola  conchiglia- fossile,  rinveniita    ne"  dintorni 
di  Messina  ai    Graviteili,   che    distinguesi  dalle    affiiii 
per  la  sua  forma  quasi   ovato-conica,  gli  avvolgimenti 
della  spira   convessi,    per  la   sommila    costaniemeiite 
oltusa,  per  la  sua  picciolezza,  e  per  altri  caratteri  che 
non    possoao   farla   confondere   con    il  Troc.  slriatus 
di     Gmel.  o  con  il   T7-oc.  turgidulus    di    Broc.     Le 
suture  degli    avvolgimenti  sono    impresse,  e  1' ultimo 
avvolgimenlo    supera   un    poco  la  ineta   della    conchi- 
glia, e  mostrasi  costantemente  piii   enfiato.   La  base 
e  come  il  rimanentc  della  stessa  concontricamente  sol- 
cata,    ed  i  solchi   sono    poco    profondi.    Gli    avvolgi- 
menti sono  al  numero  di  sei  a  sette;  veggonsi  delle 
slrie  obblique  negl'  interstizi    dei    solchi    trasversali , 
esilissime,  solo  ad  occhio    armato  visibili,  ed  in   al- 
cuni  individui    del  tulto  mancanti . 


165 

lo  possciigo   qualtro    individui  fli    tale  specie,   e 
lion   i)resriilaiii)    le  piu   lci;\mTo   (lid'crcnzi.-. 

Jl   milggiore  e  luiigo  5   niilli(n.   e  largo  3. 

Speciic  3.  Trochus  Scacchi  inihi.   (Tav.  i.  f.  3.) 

Troch.  tosia  conico-pyramidala,  apice  acuta,  sub- 
tus  coiwexo-phnuldfa ,  concrrilrice  siriuta ,  an- 
fraclihus  planis.  lincis  iransrersis  quutuor,  alteniatim 
majoribus  el  subcjranulosis  ornaiis,  inferna  cingulo 
distincto,  crassiusciilo.  el  ctiaui  transverse  siibrjra- 
iiidoHo  marfjinalis,  obli'/ue  rmjosis,  rugis  exilibus, 
coiif'ertissimis,  [kxuosis;  aperlura  siibrhomboidali, 
labro  acuto. 

Questa  specie  fossile  Irovata  a  Milazzo  e  si  ben 

lislinta    che    iioii    puo    con    altra    confondersi,    ed    iu 

spccialta  col   Troc.  cremilalus  Brocc:  col  Troc.  pura- 

nidaliis  di   Lk.  ec.  La  sua  grandezza,  11  nuinero  delle 

slrie  granulose  al  num.  di  quattro,   ina  con  allreltante 

alternativamonte  minori ,   i  cingoli  delto  stesso    modo 

fornile  di  slrie  granulose,   le  rughe,  abbenche  esilis- 

sinie,   flessuose,  che  obMiquamente  le  slrie  trasversali 

atlraversano,  slrie  trasversali,  che  almeno  per  le  qualtro 

maggiori,  mcglio  pronunziate,  si  potrebbero  chiamare 

cingoli  cc.  sono  caratleristiche  tali  da  non  far  cadere 

dubilanza  di  sorta  sulla  speciaiita  della  conchiglia  ia 

esame.  Gli  avvolgimenti  della  spira  sono  otto,  ed  ap- 

pianali;  la  base  e  quasi  appianata;  ombelico  nullo. 

L'altezza  giunge  dal  cenlro  della  base  all' apice 
a  14-  inilliin.  La  base  e  larga  15.  niillim. 

Mi  onoro  fregiarc  la  sopradescrilta  specie  del  no- 
me  dell'egregio  professore  di  Mineralogia  nella  Uni- 
vcrsila  di  Napoli  d.r  Arcangelo  Scacchi,  dislinto  zoo- 
lo£[o,  in  mostra  di  rispetto  e  di  gratitudine  verso  ia 


166 

(!i  liii  bencinerita  persona,   per  avere  da  qiicslo  dolto 
ricevuto  oltimi  schiarimenti  nell'esordire  della  mia  zoo- 
.  logica  carriera. 

Specie  4.  Trochus  Grossi.  (Tav.  1.  f.  i.) 

Troch.  testa  abbreviato-conoidea ,  subobliqua.  apice 
acuta,  eleganler,  Iransiierse  sulcata,  siilcis  confer- 
tis.  mintmis,  pariim  profi/ndis,  subinaequatibus ; 
anfractibiis  6-7,  corivexo-planulalis ,  vltimo  ma-' 
gno ;  basi  concenlrice  sulcata,  cavilate  paruni  im- 
pressa,  umbiUcum  simulantp;  columella  extus  gra-' 
nulo  minimo  notata\  apertura  subquadrangulari ; 
labro  si/iiplici,  subacuto. 

Quesla   specie    che   ho  volulo    dedicare    al    mio 
amico    signor    Vincenzo    Grosso     Cacopardi    amatore 
caldissimo    delle    cose    zoologiche,   il    quale    genero- 
samentc  si   piacque  procurarmi    gran  nuniero  di  con- 
chiglie    I'ossili  de'  dinlorui  di  Messina,  porta    carallcri 
speciali  cosi  dislinti  da  costiliiire  una  novila  conchi- 
gliologica.  E'  alquanlo  obbliqua,  piu  larga  che  alia, 
con    giri    di  spira    convessi,   un    poco    appianali    ver- 
so ii   margine   superiore.    JNiente  di    cingoh ;    le  su- 
ture semphci;  solo  I'ullimo  avvolgimenlo,  ali'orlo  che 
cosliluisce  la  circonl'erenza  della  base,  un  poco  Icgger- 
mente  depresso,  senza  Ibrmare  carena,  angolo  od  ele- 
vazione  di  sorta.  Tutta  la  conchiglia  e  trasversalmenle, 
cd  alia  base  concentricanienle  solcata.  Molli  sono  i  sol- 
chi,  ma  disuguali  e  semplici,  e  le  suture  impresse. 
Non  ha  ombelico,   ma    iuvece,   una  cavila  poco  pro- 
fonda,   che  allornia  il  comincianiento  del  coloimello, 
e  che  da  1' idea  di  un  principio  d'ombelico.  Un  altro 
carattere  dislintivo  si  e  un  piccolo  tubercolo  silo  al- 


167 
restonio   ed    alia    base  del   colonnello.    L'apeitura  e 
quasi  quadrangolarc,   e  'I   lahbro  sempljci;  aculo. 

L'alt(zza  ])resa  d.ii  ocnlro  della  base  ali'apice 
\3.   miliim.   La  larghczza   17   inillim.   e  'J2  • 

Specie  5.  Trochus  Philippi  inihi.  (Tav.  1.  f.  5.  a,  h.) 

Troch.  testa  conica,  suboblifjua.  subtns  convaxhiscu- 
la^  concentrice  sulcdta;  sordide  alba,  lineis  fusco- 
cacruleis,  longiludinalibtis,  suboblifjiiis,  ot  in  pa- 
(jina  inferiore  radianiibus  picta  anfraclibus  5-6, 
plamilalis,  transverse  sulcatis,  oblique  slriatis.  vm- 
bilico  puno,  subteclo;  aperlura  sub<]iiadran(juL.ri, 
labro  simplici; 

11  cliiarissimo  Philippi.  a  cui  dcdico  in  segno  di 
senlita  slinia  e  verace  rispoUo  questa  sprcie  vivcnte, 
una  sol  volta  rinvcuula  nel  mare  di  Aci-Trezza,  la  vide 
nella  mia  collezione,  e  nuova  aggiiidicolla.  I  suoi  giri, 
al  num.  di  cinque  a  sei,  sono  iippianali  con  suture  poco 
impresse,  Irasvcrsalmenlo  solcali;  i  solchi  al  num.  di 
sellc,  i  quattro  inferiori  piu  larghi,  gli  altri  Ire  piu 
slrelli,  e  lule  disposizione  in  ogiii  avvolgimenlo  si  os- 
serva.  ]\ ell' inferiore,  tra  T ultimo  solco,  ed  il  primo 
di  quelli  concentrici;.  che  finissimi  si  mostrano  nella 
base,  resta  un  piccolo  spazio,  che  se  fosse  prominente 
costiluirebbe  un  cingolo.  I  giri,  essendo  leggerissiraa- 
menle  convessi  ed  uniti  da  suture  superficial i,  danno 
alia  conchiglia  una  forma  conica  alquanto  lievemente 
convessa.  E'  per  allro  ornata  di  linee  longiludinali, 
obblique,  di  color  ceruleo  scuro,  sur  un  fondo  bianco 
sporco.  L'ombelico  e  piccolissimo  ed  iu  parte  coverto 


168 

,Ja  una  sollile  callosila  colonnellare.   L'aperlura  e  ro- 
tunda quasi  qundrangolare. 

L'  allfZzadaH'onibelicn  all'apice  e  di  S  mil.  e  '/a  . 

La  lur"liezza  della  base  2  miliiin. 


'3' 


iS/'^c/i'  6 .  Trochus  semiglobosus  mihi.  (Tav.  1.  f.  6.) 

Troch.  Uisla  conica.  siibtus  plamiJaki,  supra  convexo- 
olobosa,  subobliqiia,  transverse  sutcula;  inferne  siU- 
cis  concenlricis  exarata,  viridula,  strigis  violaceis 
radianlibiis  picla,  el  siiporne  viridi  favescenio,  slri- 

"  gis  eodem  colore  longiludinalibus.  subirregiilaribus; 
anfraclibus  5-6,  sutura  parum  impressa .  atque  di- 
stincla  divisis,  laevibiis,  ullimo  ad  perifcriam  sub- 
angulalo;  umbilico  parvo ;  aperlura  quadr angu- 
lar i,  fauce  argentea. 

La  specie  che  descrivo  vivente,  trovata,  una  sola 
volta  nella  spiaggia  di  Aci-Trczza,  c  singolare  per  la 
perfetta  convessiia  della  spira,  mostrandosi  al  di  sollo 
appianata.  I  girl  sono  pochi,  e  legati  da  sutura  poco 
impressa,  anzi  poco  visibilo;  impercioccbe  ossendo 
essi  solcati,  sebbene  inegualmente,  il  soico  della  su- 
tura cogli  allri  confondesi  di  mode  a  non  potersi  senza 
slento  rilevare.  II  colore  della  conchiglia  e  di  un  ver- 
de  leggiero  gialliccio  al  di  sopra,  e  di  un  verde  piij 
chiuso  nella  pagina  inferiore.  E'  ornata  di  linee  rag- 
giate  nella  base,  e  longiludinali  superiormenle  di  vio- 
laceo  colore  e  rossastro.  Quest'ultime  si  mostrano  con 
poco  regolarita,  incrociate  fra  loro  due  a  due  a 
mo  del  numero  otto,  o  quesla  disposizione  sopra 
ogni  altro  e  una  dislinzione  tulta  speciale.   L'ombe- 


109 
lico  e  stretlo  ed  abbastanza  profondo,  I'apertura  qua- 
draiigolare,  il  labbro  semplice  aculo,  e  1' inlerno    del- 
1'  orificio  argenteo. 

L' alt-ezza  dall' ombelico  alia  sonnmita  e  sei  mill. 

La  larghezza  della  base   13  miilim. 

Specie  7.  Trochus  dubius  mihi.  (Tav.  l.f.  7.) 

Troc.  testa  conica,  sublus  convexo^  anfraclibus  plana- 
tis,  ad  suturas  late  canaliculaiis ,  cingiilato-granu- 
losis,  atfjue  oblique  slriatis ;  superne  cingulo  ma- 
jor e  noduloso,  in  feme  cingulo   squamuloso,   squa- 
mulis   transversalibus,    subimbricatis,    mediocriler 
distanlibus,  medio  tribus  seriebus  granulorum,  et 
ill   ipsa    sulura  alia  serie   granulorum  inslruclis ; 
,;    ultimo  ad  basim  convexo;  basi  concenlrice  sulcalo- 
,    granulosa,  atque  radiaUm  striata;  slriis  in  anfra- 
ctibus  obliquis,  parum  impressis,  inaequalibus,  ad 
suturas,  inter  cingidum  squamulosum  et  ultimum 
in  excavatione  suturae,  et  ad  basim,  venicalibiis, 
sed  magis  elevatis  et  distinciis,  apertura.? 

E'  questa  una  specie  fossile,  da  me  rinvenuta 
neir  argilla  di  Nizzoli,  distinlissima,  che  ho  creduto 
convenienle  collocare  fra  le  specie  perlinenti  al  gen, 
Trochus,  sebbene  I'apertura  e  parte  dcirultirao  avvol- 
giraento  della  spira  dislrulla  non  mi  abbia  permesso 
poter  con  cerlczza  fissarne  la  diaguosi  generica,  I'aper- 
tura nel  punto  in  cui  c  rimasta  mostrasi  rotonda.  Del 
resto  la  siruttura  di  ([uesla  specie  e  ben  curiosa.  Pre- 
senta  da  sei  a  selle  giri  appianati,  elegantemenle  cin- 
golali  e  la  gran  parte  grunolosi,  e  divisi  lulti  da  su- 
ture profondamcnte  scavate.  Superiormente  veggonsi 
tcrminati  da  un  cingolo  piu  grosso  e  piu  degli  allri 


170 
elevato,  nodoloso;  i  nodi  sono  uguali  un  p6  ovali 
nella  direzione  verlicale;  iuferiormenle  presentano  un 
cirigolo  squamoso.  Le  squame  sono  un  poco  dislanli, 
trasversali,  e  I'  una  all'  altra  regolarmente  sovraimpo- 
ste,  e  siccome  tutte  nella  estreinita  spezzate,  non  ho 
potuto  rilevare  se  sieno  spiniformi  o  aculeate  anzi 
che  no.  JNello  stesso  canale  delle  suture  avvi  altra 
serie  di  piccoli  tubercoli  loccaiitisi  I'  un  coU'  altro  e 
trasversalmeiite  allungali,  tutti  pero  uguali.  Tra  il 
cingolo  squamoso,  inferiormente  o  alia  base  del  giri 
posto,  ed  il  superiore  nodoloso,  avvene  altri  tre  gra- 
nolosi,  dci  quali  gli  estremi  uguali,  ed  il  medio  ofTre 
granolazioni  piii  piccolo,  ma  in  tutle  tre  serie  i  granoli 
rotondi  e  regolarmente  convessi,  e  dei  tre  il  medio 
avvicinasi  piix  al  superiore  che  all' altro.  La  base  con- 

.  vessa,  elcgantemente  granolosa,  e  forse  di  piu  di 
quatlro  serie  di  granolazioni  fornita.  L'  ultimo  giro 
alia  base  non  ofFre  la  serie  di  granoli  allungali  trasver- 
salmente,  che  abbiamo  indicato  ncgli  altri  avvolgimenti 
della  spira.  Tutti  moslrano  poi  delle  strie  obblique 
ineguali,  poco  impresse,  tra  i  cingoli,  e  cio  die  e  de- 
gno  di  considerazione,  si  c  che  le  strie  tra  il  cingolo 
squamoso  e  1' altro  tubercoloso  sia  nella  escavazione 
della  sutura,  ollre  di  essere  piu  elevate,  risentite  e 
meno  numerose,  cangiano  di  direzione,  e  da  obblique 

■  divengono  verticali,  e  cio  per  un  solo  interslizio.  Alia 
base  pero  son  tutte  di  quest' ultimo  modo,  e  si  riu- 
niscono  in  tanti  raggi  al  centro  della  base  stessa, 
sulla  quale  non  scopresi  vestigio  alcuno  di  ombelico. 
Nulla  possiamo  dire  della  forma  del  colonnello 
e  deir  apertura,  perocche  in  gran  parte,  come  sopra 
accennammo  dislrutta. 

Altezza  approssimativa  daU'apice  alia  sommiladel 
colonneilo  millim.  33. 

Diametro  trasversale  della  base  millim.  30. 


171 

Specie  S.  Trochus  Mangialardi  mihi.  (Tav.  1.  f.  8.) 


Troc.  testa  abbreviato-conoiclea ,  transfer sim  sul- 
cata, anfractibus  5-6  convexo-planulatis,  suturis 
concavo-canaliculatis,  d/yunctis,  oblirpie  striatis , 
siibtus  cimjulads;  ultimo  convexo,  inferne  cinqulis 
duobus  cincto,  sulco  impresso  divisis;  basi  con- 
vexiuscnla,  concentnce  sulcata ,  uinbilico  aparto, 
profundo;  columdia  arcuata,  inferne  subtruncata; 
apertura  rolundato-subrjuadrancjulari,  labro  sim- 
plici. 


Conchiglia  fossile,  trovata  una  sola  volta  nelle 
colline  argiilose  di  Aci  Castello,  distinta  per  le  sua 
funna  coiiica,  corla,  la  spira  puntuta,  gli  avvolgi- 
menli  della  spira  solcali  Irasversalmente,  ed  obbliqua- 
menle,  forlemenle  striali,  cio  che  da  ai  solchi  tras- 
vcrsali  un  aspcllo  granolifomie.  Ogni  giro  presenta  in- 
feriormenle  un  soico  piu  riievato,  una  sorla  di  cin- 
golo,  e  r  ultimo,  due,  separali  da  una  lineaprofonda. 
Gli  altri  solchi  al  numero  di  cinque  per  ogni  giro, 
e  le  suture  scavate,  canalicolate.  L'ullimo  giro  assai 
piu  graude  degli  altri  e  piii  convesso.  La  base  coa- 
ccnlricaincnte  striata;  i'orabelico  aperto,  profondo  ; 
r  apertura  quasi  quadrangolare;  il  colonnello  arcato  e 
quasi  contorto,  troncato  al  di  sotto. 

Allezza    daU'orabclico    all'apice    millim.   4.    La 
larghczza  della  base  milliin.  I). 

Questa  nuova  specie  per  me  e  la  piu  cara  Ira 
tuUCj  perche  ricordanza  della  mia  tenera  cla,   della 


172  ■      ' 

dei  miei  primi  affelti,  dei  primi  desidcn,  avendola 
dedicato  al  inio  amico  Diego  Mangialardo  giovane 
cspertissimo  uella  scieoza  Legale,  e  di  elevalissimo 
ingegno  in  mostra  di  quella  costante  amicizia  che  ci 
congiungtf  e  tali  ci  coQserveia  per  tutto  il  tempo  di 
nostra  vita. 

*■     '  '■■.■■ 

GENERE  SOLARIUM 


Specie  /.  Solarium  nilidura  mihi.(Tav.  1.  f.  9. a,  b.) 

Solar,  testa  parviila,  nilida,  eonica,  apice  acuta,  aii' 
fractibus  6»y  convexiuscuhs,  Tiiarginibus  superio' 
ribus  bisulcatis,  sulcis  iino  simpUci  ad  suturam, 
altera  extus  gramdoso;  basi  cojivexiuscula,  sub- 
tilissime  concentrice  substriata ;  umbUico  amplo , 
crenato-granuloso,  sulco  circumdalo  ;  apertura  ro' 
tundato  sub -rj uadr angular i]  ultimo  anfraclu  ad 
basim  subcarinato. 

Specie  piccola,  eleganlissima,  nitidissima,  fossi- 
le,  trovata  nelle  vicinanze  di  Messina  ai  Gravitelli, 
eonica  coU' apice  acuto,  cogli  avvolgimenti  legger- 
mente  convessi,  coi  margini  superior!  bisolcali,  un  sol- 
co  interno  semplice,  costituente  la  sutura,  e  I'altro 
all'infuori  granoso.  Questi  due  solchi  preseatano  la 
stessa  disposizione  e  forma  di  quelli  dell'  orabelico , 
il  quale  del  pari  e  bisolcato,  un  solco  interno  sca- 
nellalo  granoliforme,  e  I'altro  semplice^  La  base  e 
alquanto  convessa,  concentricamente  e  sottilissima- 
menle  striata.  L'  ombelico  e  ampio,  e  1'  ultimo  giro 
e  inferiormente  leggermente  carenato.  L' apertura  e 
arrolondita  e  quasi  quadrangolare. 


173 

L'altczza  dall' ombclico  all'npice  mijiim.  3. 
La  larghezza  dolla  base  raillim.  5  'J^  . 

GENERE  CANCELLARIA 


Specie  i  .  Cancellaria  Altavillae  mibi.(Tav.  1.  f.lOa,b,) 

Cane,  testa  parva,  subfiisiformi,  spira  acuta,  longitu- 
dinaliter,  oblique,  pUcala;  transverse,  inaequaliter, 

,  striata  sulcata;  anfractibus  j,  contexis,  suturis 
simplicibus,  tmpressis;  plicis  in  ultimo  arifraciu  ad 
basim  evanescentibiis;  aperiura  ovala,  inferne  acu- 
ta, vix  canaliculata;  columella  subrecta,  subtri- 
plicata,  labro  tenui,  acuta,  intus  nan  sulcata. 

Quesla  specie  e  la  seguente  sono  singolari,  per- 
che  banno  il  labbro  destro  seniplice,  aculo,  senza 
bordo  internamente  sfriafo.  Una  ne  riporta  di  tal  ca- 
rattere  Ibrnila  il  celobre  Desbayes,  la  C.  lactea  da 
bii  scoverla,  e  a  tal  proposito  dice(1),  a  la  Cancel- 
»  laire  lactee  est  presquc  la  seule  dans  le  genre  qui 
»  soil  lisse,  et  sans  bourrelet  strie  a  I'mterieur  de  la 
2  levre  droite .  » 

Mostrasi  la  specie  in  esame  longitudinalmente  pie- 
ghetlala,  con  selte  giri  convessi,  trasversalmcnte  stria- 
to-solcali,  colle  suture  aiquanto  profonde,  ma  sem- 
plici,  e  tullo  quindi  da  alia  concbiglia  un  aspelto  quasi 
lusilbrme.  L'  ultimo  avvolgimento  e  piu  grande  degli 
altri.  L'  aperiura  ovale,  verso  la  base  stretia,  ed  ap- 
pena  scanellata;  il  colonncllo  quasi  relto,  con  trc 
picgalure,  due  delle  quali,  le  superiori  cioe,  distinlc, 

(l)Lamank  t.  9.  pag.  412.  n.   17. 


174. 
la  inf'eriore    polrebbe  dirsi    piuttoslo  un    principio  di 
piega.   II  labbro   seniplicc,    aculo,    e  senza  slrie    in- 
terne, siccome  abbiamo  sopra  acccnnato. 

Ho  rinvenulo    una  sola  volta    quosta    conchiglia 
fossile  in  AUavilla  nci  dintonii  di  Palermo. 

Lunghezza  millim,   9. 

Maggiore  largbezza  millim.   4.. 

Lunghezza  dell'  aperlura  mill.   4. 

Maggiore  largbezza  di  essa  mill.  2.    < 

Specie  2    Gancellaria  similis  mibi.(Tav.  1.  f.  11.  a,b.) 

Canc.testa  ovato-conica,  plicis  longitiidinaUbus^  obliquis 
el  sulcis  transversis  clalhrala;  anfraclibus  7.  cou' 
vexisy  sutura  simplici  divisis,  idlimo  magno,  tumi- 
do,  basi  atle?iiialo;  aperlura  ovala,  ddalala,  inferne 
annuslata\  columella  subarcitala,  biplicata;  labro 
tenui,  aculo,  inlus  non  slrialo. 

Questa  conchiglia  fossile,  da  me  rinvenuta  nel- 
Targilla  di  INizzeti,  somiglia  in  qualcbc  modo  alia 
precedente,  ma  ne  differiscc  per  molti  caralleri.  La 
sua  forma  non  e  fusiforme,  ma  ovale  acuta ;  i  solchi 
trasversali  sono  molto  piii  risentiti,  talche  nella  pre- 
cedente polrebbero  dirsi  strie  piuttoslo  che  solchi. 
L'  ultimo  giro  e  piu  convesso,  piii  tumido,  ed  in  esso 
le  picghc  arrivano  sino  aU'cstremita  inferiore.  Si  veg- 
gono  alcune  linee  elevate  frammezzo  alcuni  dei  sol- 
chi trasversali.  L'  ultimo  giro  supera  di  gran  lunga 
il  rimanenle  della  spira.  II  coloniiello  e  arcato,  ed 
un  poco  distort©,  e  con  due  pieghe,  ne  vi  si  scorge 
il  principio  di  una  terza  piegalura,  come  nella  spe- 
cie sopra  descritta.  L'apertura  e  ovale  attenuala,  os. 
sia  rislrelta  alia  base,  e  piu  larga  che  nella  G.  AI- 


173 

tavillae;  il  labbro  semplice  aciito,  scnza  strie  alio  in- 
tern o. 

La  lunghezza  della  conchiglia  millim.    12. 

La  larghezza  doll' ultimo  giro  millim.   7. 

La  liirighezza  deH'apertiira  millim.  3  '/a  . 

La  larghezza  di  essa  millim.  3  '/i  . 

GENEIiE  PLEUROTOMA 


Specie  t .  Pleurotoma  minutum  mihi  (Tav. l.f.  12. a, b.) 

PL  testa  minula,  fusiformi,  anfractibus  convexis,  ad 
sukiram  p/anulalis,  cingulis  tribus,  medio  eleva- 
tiorc,  convexisculis,  in  ultimo  anfraclu  cingnli  i  o-i  t; 
slriis  incrementis  nullis ;  aperlura  ooata,  bis  tertiam 
spirae  partem  aoquanle;  cauda  longiuscula. 

Conchiglia  piccolissima ,  fossile  dei  dinlorni  di 
Messina,  che  per  la  sua  forma  avvicinasi  al  Pleur. 
TarenUni  Ph.  al  Pleur.  crispaXum  De  Grist,  e  Jan,  ed 
al  Pleur.  Trecchi  Testa,  ma  dalle  quali  marcatamente 
dislinguesi.  DiO'erisce  in  \)ua.da\  Pleur.  Tareiitini,  per 
la  mancanza  delle  strie  di  accrescimento,  per  il  nu- 
mero  dci  cingoli  e  la  loro  disposizione.  Essi  sono  acuti 
nella  specie  del  Philippi,  al  numcro  di  6,o  7,  e  nella 
nostra  convessi  ed  al  numero  di  10.  ad  11,  nell' ulti- 
mo giro,  e  di  tre  in  tutti  gli  altri,  avviciuati  ed  il 
medio  piu  grosso  c  piii  elevato  degli  altri.  Gli  avvol- 
gimenli  sono  nella  nostra  specie  suporiormente  cd  alia 
sutura  appianati,  e  i'apertura  non  alkingata,  ma  ovale 
e  finisce  in  un  canalc  piii  lungo.  Dal  Plcuror.  crispatum 
dislinguesi  per  avere  gli  avvolgimenti  della  spira  con- 
vessi,   per  la  pcculiarc  disposizione  dei  cingoli   sopra 


176  '    ■ 

menzionala,  per  la  forma  dell'apertura,  e  per  il  nu- 
rnero  dei  cingoli  neU'ullimo  giro.  Per  altro  manca 
nel  pleurotoma  che  descriviamo  un  carattere  impor- 
tante  nella  diagnoslicdi  del  PL  crispatum,  le  strie  cioe 
longitudinali,  elevate  negli  spazi  franimezzo  ai  cin- 
goli. Da  ultimo  ecco  le  differenze  tra  il  nostro  pleu- 
rotoma e  r  altro  descrilto  dall' ornatissimo  Testa,  non 
conosciuto  dal  chiaris.  Philippi.  i  cingoli  in  quest' ul- 
timo sono  quattro,  anzi  possono  dirsi  linee  elevate 
ma  finissime,  e  ad  uguali  intervalli ;  nienle  di  ap- 
pianamento  alia  parte  superiore  degli  avvolginienti ; 
n.  15  strie  suU' ultimo  giro.  Ha  dei  solchi  longitu- 
dinali che  raancano  nel  nostro.  L'apertura  e  ben  di- 
versa,  perciocche  presenta  una  ripiegatura  sul  colo- 
nello,  ed  il  labbro  incrassato ;  inline  la  coda  troncala. 

IIo  potuto  rilevare  tali  differenze,  per  avere  avu- 
lo  sotl'  occhio  la  specie  vivente  del  Testa. 

Lunghczza  raillim.  6. 

Diametro  dell'  ultimo  giro  millim.  2. 

Posseggo  due  indivldui  della  descritta  specie ; 
uno  e  pill  allungato,  e  quasi  torricciolato ,  ma  nei 
caratteri  speciali  per  nulla  diversificano. 

GENERE  GREPIDULA 

Specie  i.  Crepidula  pulchella  mihi.(Tav.  1.  f.  13. a, b.) 

Crepid.  testa  ovato-oblonga,  regularis,  convexa,  al- 
bo-rubescente,  lineis  longiludinalibus,  irregularibus, 
el  maculis  rubro-fuscis  picta;  posterius  reciirta; 
lamella  mediocri,  simplici,  subrecta. 

Elegantissima  conchiglia  vivente,  del  mare  di 
Aci-Trezza,  che  io  ho  veduto  per  la  prima  voUa  nella 


177 

coUczionc  di  un  raio  amico,  e  che  dappoi  ho  acqui- 
stata,  sebbene  molto  piu  piccola.  E'  ovale,  mollo  re- 
golare,  ievigalissiraa,  adorna  di  linee  longiludinab,  e 
di  macchie  di  un  rosso  bruno  sur  un  fondo  bianco 
rossaslro,  posteriormentc  curvata  alquanto ;  il  selto 
mediocre,   quasi  retto. 

La  lunghezza  millim.    10. 

Largbezza  iniUim.  C  '^/a  . 

GENEUE  BROCCHIA 

Una  conchigba  fossilc  Irovata,  come  ognun  sa, 
per  la  prima  volta  nei  lerreni  subappennini  dal  chiaris. 
Brocchi,  e  da  queslo  eccellente  geologo  e  conchi- 
gliologista  chiamata  Patella  sinuosa,  divenne  per  il 
chiariss,  Bronn  il  lipo  di  un  genere  novello,  che  in» 
tilolar  volendoio  ali'iiluslre  scopritore  di  essa,  Broc- 
chia  nomollo,  e  la  specie  Brocchia  sinuosa.  E  tal 
genere  fu  ragionevolmente  fissato,  avendo  per  carat- 
teri  dislinlivi,  non  le  pieghe  di  cui  va  fornita  la  con- 
cliiglia,  ma  la  seuuosila  laterale,  e  la  impressions 
muscolare  non  simmelrica,  ma  moltoppiii  prolungala 
da  un  lalo.  E  questi  caralteri,  che  che  delto  ne  ab- 
bia  il  chiaris.  Gray,  come  fa  giudiziosamente  riflet- 
tere  il  sig.  Philippi,  sono  sufficienlissirai  a  diffe- 
renziare  il  genere  Brocchia  dal  gen.  Capulus  che  gli 
sla  vicino. 

Or  questa  specie  fu  dal  chiariss.  Philippi  irovata 
nei  calcare  di  flionle  pcllcgrino;  e  rapportando  la  de- 
scrizione  del  chiar.  Bronn,  nulla  dice  di  aver  d'ag- 
giungere  a  quella  del  Brocchi.  lo  posseggo  qualtro 
individui,  che  polrebbcro  rapportarsi  a  prima  giunta 
alia  specie  in  discorso  molto  rara;  due  dei  quali  rin- 
vcuuli  in  Palermo,  il  primo   cioe  nella  stessa   loca- 

23 


178 
lita  indicata  dal  Philippi,  e  I'altro  ai  Ficarazzi;  degli 
altri  due,  uno  trovato  da  me  nel  Info  basallico  di  Mi- 
lilello,  e  I'altro  neila  coUina  argillosa  di  JNizzeti. 
Fatla  pero  da  me  un'  attenla  e  matura  disamina  su- 
gl'  individui  accennali,  cio  innanzi  Iratto  che  mi  ha 
colpito,  si  e  lo  avere  osservato  in  tutti  delle  strie 
loDgiludinali  di  cui  la  disposizione  e  perfetlamcnte 
anaioga  a  quella  che  presentano  le  stria  della  PileO' 
psis  ungurica.  Tali  strie  non  furono  menzionate  dal 
thiaris.  Brocchi  anzi,  pgli  dice,  la  sua  patella  sinuosa 
niancare  aflatto  di  strie;  ed  il  sig.  Philippi  non  averi- 
done  fatto  cenno,  ed  avendo  manifestato  non  aver 
cosa  alcuna  da  aggiungere  alia  descrizione  del  Broc- 
chi, sembra  aver  confermato  la  mancanza  di  siffatte 
strie,  dair  illustre   concbigliologista  ifaliano   asserita. 

Duolmi  non  aver  potato  consultare  1'  opera  del 
Bronn',  che  di  siffatta  maniera  avrei  potuto  ibrse  ca- 
varne  qualche  schiarimento.  Oltre  pero  di  essere  i 
miei  esemplari  ornati  di  strie  longiludinali,  mostrano 
per  la  disposizione,  la  direzione  ed  il  numero  delle 
pieghe,  le  quali  per  me  debbon  costituire  un  impor- 
tante  eleraento  di  diagnostico  speciale,  non  che  per 
la  forma,  alcune  difforenze,  che  non  solo  posson  va- 
lere  a  statuire  alcune  varieta  iraportanti ,  ma  financo, 
a  mio  credere,  specie  differenti.  Gosi  scendendo  e 
parlare  in  pria  di  quella  rinvenuta  a  Nizzeti,  e  utile 
il  dire,  come  quesla  Brocchia  per  la  forma  alia  Pa- 
tella sinuosa  di  Brocchi,  ossia  alia  Brocchia  sinuosa 
di  Bronn  rassomigli ;  talche  la  vedi  inegualmente  giba 
bosa,  rugosetta,  con  i  soichi  quasi  verticali  nel  lat- 
posteriore;  sebbene,  come  ho  sopra  menzionato,  vo 
fornita  di  strie,  o  meglio  linee  longitudinali  alquanta 
elevate,  mollo  irregolari  pero;  e  quasi  scancellate ;  o 
questo  individuo  pu6  riguardarsi  seDza  tema  di  errare 


179 
come  una  varieta  del  tipo  indicato  Icggermente  striata. 
Ma  r  allro  individuo,  nell'  argilla  dei  Ficarazzi  Irova- 
to,  mostrasi  molto  tumido,  seiiza  ineguaglianze,  con 
pochissime  e  poco  marcate  strie  di  accrescimenlo 
e  con  lince  longiludinali  raggianti,  elevate  alquanto' 
mollo  pill  distinte,  regolarissiine,  pii!i  frequenli  e  slret- 
te  nel  lato  sinislro  che  nel  deslro,  e  con  le  pieghe 
clie  scendono  obbliquameiite  solto  1'  apice,  e  si  esten- 
dono  per  tulto  il  lato  sinislro  ed  il  lato  posteriore. 
Arrogi  a  cio,  che  la  sua  base  e  regolarmente  ovale, 
e  r  apice  va  a  cader  fuori  il  margine.  Questa  Broc- 
chia  adunque.  per  il  sovra  esposto,  mal  puo  confon- 
dersi  on  la  Brocchia  sinuosa,  e  deve  a  mio  credere 
cost  "e  una  specie  dislinta.  Venghiarao  alia  terza. 
Questa  e  raeno  ovale,  meno  solida,  rigonfia  dal  lato 
deslro,  depressa  dal  sinislro ;  le  strie  longiludinali 
poco  elevate,  ed  il  centro  e  del  tutto  pressoche  le- 
vigato.  Cio  sopralutlo  che  mi  ha  impressionato  si  e, 
che  i  solchi  mancano  afiatto  al  lato  posteriore,  si  eoien- 
dono  per  tulto  il  lato  sinislro  ed  il  lato  anteriore,  e 
lengono  una  direzione  tulta  contraria  ed  opposla  a 
quella  della  specie  precedente.  In  quella  vanno  da- 
vanli  in  dietro.  in  questa  da  dielro  in  avanti.  Que- 
slo  solo  caraltere  baslerebbe  a  farla  divenire  una  specie 
dillerente.  Per  questa  bisogna  aggiungere  per  ultimo 
che  I'apice  cade  molto  dentro  alia  base,  ed  e  quasi  silua- 
lo  a  piii  di  un  terzo  della  sua  lunghezza.  Finalmente 
I'ultima  da  me  rinvenuta  con  sommo  mio  compiacimenlo 
nel  lufo  basallico  di  Militello  e  regolarmente  ovale,  anzi 
quasi  arrotondila.  non  molto  tumida,  senza  ineguaglian- 
ze, colle  linee  longiludinali  poco  elevate,  e  le  pieghe 
che  partono  dalla  parte  posteriore,  come  nella  prece- 
dente, ma  si  eslendono  a  tulta  la  conchiglia  per  ogni 
verso  supcrando  aaco    I'apice  con   solchi   poco  pro- 


180 

fondi,  tulte  pero  uguali,  regolari,  lalclie  la  base  di 
essa  ossia  il  margine  mostrasi  eleganleniente  oncla- 
to,  gl' ioterslizi  delle  pieghe  trasversalmente  solcati, 
c  quesli  solchi  ondati,  uon  mollo  profondi,  e  sino 
all'apiee. 

Dopo  questa  descrizione,  che  io  credo  avere  ac- 
curatamente  esposta,  non  piii  dubbio  rimane  a  rile- 
nero  la  prima  come  variefa  delJa  Brocchia  sinuosa  di 
Broiin,  e  le  altre  come  specie  dislinte,  delle  quali 
passo  a  sporre  la  diagnosi.  Se  ad  alcuno  poi  piacesse 
nieglio  riguardare  quesle  specie  come  variela  sollaii- 
to,  rcslcrebbe  a  me  allora  il  diritlo  di  ridurre  a  va- 
riela inGnite  allre  specie,  che  per  caralteri  piii  oscu- 
ri,  pill  equivoci  e  di  meno  importanza  si  veggon  di- 
slinte nei  calaloghi  e  nelle  opere  piu  classiche  di 
malacologia.  Sonvi  laluni,  e  cio  arviene  di  frequente, 
che  giudicando  gli  altrui  lavori  veggono  sempre  so- 
miglianze  o  piccolissime  distinzioni  Ira  gli  oggetli  na- 
turali,  la  dove  grandissime  dilTerenze  esistono,  e  per- 
che  caldissimi  della  propria  cclebrita  ingrandiscono 
aH'incontro  a  piij  doppi  le  particolarita  insigniCcanli 
che  loro  iocca  di  rilevare.  Checchenesia  ho  creduto 
alraeno  utile  rendermi  alia  scienza,  moslrando  in  pria 
le  altre  localita  in  cui  bo  avuto  agio  trovare  gl'  in- 
dividui  sopra  descritti,  dei  quali  e  interessante  quelio 
di  Mililello  sopra  ogni  altro,  e  le  modificazioni  di 
molto  rilievo  che  essi  prescntano,  e  che  da  altri  non 
furono  sinora  enunciate. 


mi 

Specie  /  .Broccliia  Maggiori  inihi.(Tav.  2,1'.  1.  a,  b,) 

Broc.  testa  solida,  ovato-conica,  aequalUcr  tumida, 
longitudinaliter  striata,  striis  regularibus,  latere 
dextro  minus  confertis ;  postice  el  sinistra  latere 
plicata,  plicis  subobliquis,  latere  antico  ad  posli- 
cum  decurrentibus. 

Quesla  specie  fossile  che  dedico  al  mio  amico 
ornalissimo  P.  D.  Giacomo  Maggiore  casinese  in  at- 
teslalo  di  slima,  la  rinvenni  nelT  argilla  di  Ficarazzi 
vicino  Palermo,  come  sopra  acccnnai:  e  alta  millim.18. 

11   maggior  diamelro  delja  base  miilim.  30  ^J^  . 

11  mioor  diamelro  di  essa  miilim.  28. 

Specie  2.  Brocchia  Inlerlandi  mihi  (Tav.  2.  f.2.  a,  b.) 

Broc.  testa  soiidiuscula,  ovato-co7i\ca,  latere  deX' 
tro  tumida,  sinistro  depressa,  striis  longiludina' 
libus  siibobsoletis,  medio  et  in  apice  laevi;  plicis 
latere  posUco  mtiltis,  latere  siiiistro  et  antice  us- 
que ad  sinum  plicata,  plicis  inverso  modo  dispo' 
sit  is,  latere  postico  ad  anticum  decurrentibus]  striis 
Iransversalibus  confertis  ad  mar(jinem  ei  subun- 
datis. 

Piacemi  questa  specie,  da  me  irovata  nel  cal- 
re  di  Monte  peilegrino,  inlilolare  al  mio  dislinlo  ami- 
co ed  egrogio  sig.  Pompco  Inlerlandi  e  Sirugo  prin- 
cipe  di  Bellaprima  in  moslra  del  mio  sentilo  attacca- 
raento  verso  questo  benemerilo  culloro  della  geoiogia. 
La  disposizionc  dclle  pieghe  di  questa  specie  basterebbe 
per  distingueria  dalle  allini.  Per  altro  ilchiar.  B^*^  di  Man- 
dralisca  che  si  e  degnato  alleiilamentc  vedere  le  concbi- 
^lie  nuove  da  me  scoverte,  m'ha  assicurato  che  possiede 


182 
individui  del  tullo  simili  alia  specie  in  discorso,  anzi 
presenlano  una  maggiore    depressione  ed  alcune  va- 
rieta,  delle  quali  mi  ha  promesso  trasmettermene  la 
descrizione. 

Aitezza  millitn.  12  '/^ 

Mairaior  diameiro  della  base  millim.   32 

Minor  diametro  di  essa  millim.  26 

Specie  5.  Brocchia  Longo  mihi  (Tav.  2.  f.  3.) 

Broc.  testa  ovali  subrotundata,  aequaliler  tumida; 
slriis  suhobsolctis ,  solidiuscula  deve  esser  poslo  a- 
vanli  di  slriis  subobsoleris;  per  totam  svp.  ec.  soli- 
diuscula, per  totam  superficiem  plicata;  plicis  latere 
dextro  magis  distanlibiis ,  laeiibus,  latere  poslico 
ad  anlicum  decurrentibus ,  apicem  siiperantibus ; 
interstiliis  transverse ,  regidariter  sulcalis  sulcis 
undatis;    7na?'gitie  eleganter  undalo. 

Specie  dislintissima  dalla  Brocchia  sinuosa,  e  dalla 
nostra  Brocchia  ftlaggiori.  Si  assomiglia  alle  precedent! 
per  la  direzione  delle  pieghe,  ma  la  loro  disposizione  e 
ben  diversa:  nella  prima  girano  solto  I'apice;  in 
quesia  superano  1'  apice,  son  tulte  uguali,  levigate, 
e  gl'  intervalli  regolarmente  ed  elcganlemente  solcati. 
I  solchi  ed  11  margine  iotero  ondati. 

Ho  voluto  fregiare  questa  specie  del  nome  del- 
Tegrcgio  cav,  prof.  Agatino  Longo  per  la  stima  di 
cui  questo  dotto  mi  ha  costantemente  onoralo. 

Altezza  della  conchigiia  mill.  H 

Maggior  diameiro  della  base  mill.  25 

Minor  diameiro  di  essa  mill.  22 

Trovala  nel  tufo  basallico  di  Militello,  attaccala 
tultora  in  parte  alio  slesso  tufo. 


183 
GENERE  EMARGINULA  | 

5/'AC/^/  .Einarginula  squaraulosa  mihi.(Tav.2.f.  4.a,b.) 

Emavf,.  lesia  lenui,  pp.lhmda ,  omlo-sub&Ionmla, 
cost  IS  hmjiludmalibm ,  inaerjuahbus ,  sqiiamulo' 
SIS  lineisqm  traiisrersis,  elcvaHs,  conferlis  can- 
cellala;  srjuamuhs  ereciis;  vertice  posUco. 

Conchiglia  vivente,  rinvenuta  sulla  spiaggia  di 
Avola,  alia  Emarrjinula  cancellala  di  Phil,  molto  af- 
fine  per  la  forma  delle  strie  loagiludiiiali  e  trasver- 
sah,  ma  piu  allungala  e  meno  elevata,  oltre  a  che 
piu  soltilo.  Le  slrie  elevate  longitudinali  moslransi 
per  alfro  fornite  di  piccole  squame,  delle  quali  talu- 
ne  pm  corte,  altrc  piu  sporgenti,  piu  o  meno  eret- 
te,  ed  in  alcuni  punti,  per  cagion  di  attrilo,  forse, 
del  tulto  mancanli.  ' 

^        £'  questa  una  variela  della  E.  cancellala^  Vero 
e  Che  il  sig.  Philippi  dice    essere  quest'  ultima  spe- 
cie  un  po  asprelta  per  essere  le  strie  longiditunali  tu- 
bercolose;  ma  i  lubercoli  non  sono  squame,  oltre  a 
Che,  per  quanti  individui  mi  abbia  per  le  mani    noa 
ho  potulo    rdevare    tubercoli  o   asprezze   di   sorta.  I 
miei  indivjdui  hanno  forse    perduto  ogni    vesliijio  di 
lubercol.   per    1' allrilo?    Awene  pero  tra  di   essi  di 
quelii  die  sembra  non  abbiamo  subito  alterazione  di 
sorta.  Polra  anche   essere    avvenuto  che  i  turbercoli 
osservati  dal  chiariss.  Philinpi  sieno  un  ultimo  resi- 
duo  di  squame    per  lo   stosso    attrito  in   gran   parte 
distrutte,  e  rimasta   quindi  la  lore  base,    che  per  la 


184 
stessa    causa  di    allorazione    lia  menlilo  la    forma  di 

lurbcrcolo. 

Lunghezza  millim.  12  y^  ^ 

Larghezza  millim.  9  , 

Allezza  miUim-   ^  'J2 

Aoeiunta  alia  descrizione  del  Troc.  Scacchi  mihi. 

Descrivendo  questa  nuova  specie  ho  trasandato 
sporre  i  caratteri  che  la  dislinguono  dal  Troc.  mil- 
legranus  Phil,  col  quale  si  polrobbe  a  prima  giuiita  con- 
fondere.  Adunque  i  cingoli  mollo  clevali  e  grossi  alia 
base  degli  avvolgimeiiti,  la  forma  piu  elevala  della 
conchiglia,  le  slrie  granolose  non  moniliformi,  le  ru- 
ghe  obblique  distintissime,  il  numero  regolare  e  de- 
terminato  di  strie  granolose  in  ogui  avvolgimento, 
sono  nella  nostra  specie  le  particolarita  che  la  difFe- 
renziano  dalla  specie  descrilta  dal  chiar.  Philippi.  Le 
rughe  che  danno  nella  nostra  alle  strie  I'aspetto  gra- 
noloso,  mancano  affatto  nell'altra  in  cui  i  tubercoli 
sono  arronditi  moniliformi,  e  infine  la  nostra  specie 
non  offre  alia  base,  piultosto  convessa,  che  sole  slrie 
sottile  concenlriche. 


imimi  DELL' ETNA 


DEL  CAVALIEUE 


a»2i<i>2'.  ^.  m.  S'S^^iiaiii 


LETTA    M;lLA    TOItJi.VT.V    OltI)l.>AUlA  UtL  29  KOVEMBRE    1846. 


Un  volcano  che  arde  incessante  in  un  site  dopo 
ianti  secoli  che  incendia  con  imniensi  fuochi  i  luoghi 
che  lo  circondano  da  alia  immaginazione  la  idea  di  uq 
tealro  di  orrore  di  desolazione  di  raorte;  vi  si  arriva 
e  con  inaspeltata  sorpresa  si  trova  essere  di  bellezze 
campesiri   di    fcrtilita   di  vita;  la   sorpresa  accrescesi 
oltremodo  allorche  si  e  nel  caso  di  poler  confessare 
essere  la  parte  piu  fertile  e  piu  amena  della  fertilis- 
sima  ed  amenissima    S'\c\\\i\=fer/ili(atem  el  amaeni' 
tafom  ad  aundeni  moiUem  conspexi  tanlam  quantam 
nullibi  alias  in  tola  insula=  smsse  lo  straniero  Glu- 
verio  che  tutta  scorsa  I'avea  appiedi  e  da  dotto  geo- 
grafo.  1  poeti  andarono  nel  loro  tempo  al   meravigliso 
proclamando  il  ghiaccio  in  amichevole  consorzio  coa 
il  fuoco  sopra  l'  ardente  somiiiila;   ignorarono  o  vol- 
lero  ignorare  che  vi  stanno  ma  nella  dovuta  distanza 
J'uno  dair  altro.  Per  un    simile  stato  la    vegclazione 
vi  regna  lieta  c  sicura.   I  Cunii  di  luoco  dai  profoodi 
abissi    innalzansi  seinpre  per  il  canale    ceiitrale  e  si 
versano  dal  cratere,  o  entrando  in  forami  laterali  al- 
r  asse   dopo  un  corso  coveilo  escono   scorronoo  per 


188 
uno  spazio  piu  o  meno  lungo  e  cessata  la  cruzione 
tiiUo  si  estingiie;  la  materia  incendialrice  dopo  un 
vario  tempo  diviene  terra  fertilissima  e  rifa  pieiia- 
mente  i  danni  dell'  incendio.  Nell'  esserc  ordinario  la 
vasta  estensione  etnea  non  e  come  Vulcano  isola  in 
tutti  i  suoi  punli  perpetuamcnte  consumala  dalTardo- 
re  sotlcrraiieo;  non  ha  luoghi  di  calore  non  sorgenli 
caldc  non  eraanazioni  calorose;  le  nevi  che  allamcn- 
le  la  coprono  neli'  inverno  disfatle  dalla  bella  slagio- 
ne  penelrano  dovunque,  e  sorlir  fanno  dai  prodolti 
era  freddi  del  fuot;o  fonli  perenni  di  fresche  e  cri- 
stalline  acque.  La  latitudine  di  37°  30'  da  ai  fortili 
lerreni  un  clima  assai  Iclice  per  i  corpi  organizzati: 
\a  temperalura  lermometrica  inversamcnle  all"  allezza 
atmosferica  stabilisce  una  serie  decrescente  in  valore 
di  stazioni  differenli  dalla  base  di  120  miglia  all'in- 
torno  sino  aH'alla  cima  elcvata  10198  piedi  sul  mare; 
si  sa  che  avvienne  lo  stesso  dalla  Torrida  al  IVeddo 
Polo.  Tale  varieta  olTre  patrie  amiche  a  vegetahili 
di  diversa  indole  dal  basso  sino  a  quelle  alte  vctte 
che  enlrando  sotto  il  gelido  manlo  della  curva  ne- 
vosa  rimangono  squallide  solitudini  dominio  delle  so- 
le nevi  e  dei  ghiacci  eterni. 

Per  cosi  stabili  vantaggi  I'Etna  sino  dai  piu  ve- 
tusti  tempi  ebbe  a  raostrarsi  coverlo  di  densa  e  flo- 
rida  vegetazione  e  censervarla  i'ra  le  temporanee  e 
limitatc  devastazioni  falte  dalle  lave  ardenli,  finche 
le  contrade  rimasero  inleramente  abbandonate  nelle 
provvide  mani  della  libera  Natura  e  che  1'  uomo  ar- 
mata  la  mano  di  scure  profana  non  ardi  penctravi; 
lo  fu  in  tal  guisa  per  lungo  spazio.  I  Sicani  anti- 
chissimi  popoli  e  come  fu  dimostrato  indigeni  non 
vi  ebbero  alcuna  borgata  allonlanati  dagli  ardenti 
tuochi  die  vi  apparivano  e  puo  essere  anche  dal  ti- 


189 
more  doi  corsari  ctnisclii  clie  scorrcvano  allorn  i    vi- 
cini   mari.   II    volcano    alia    line  con   i  siioi    lunnlii  e 
vasli  incendi  giunse    talnKMile  a  spaventarii  che  fug- 
girono  liilli   nci   liioghi  occiJcntali    dell'isola.    Vonuli 
i  Sicoli  ilairitalia  erl  occupando  le  lasciate  tarre  abi- 
larono  sollanlo    alcuni  piinti    vicini  alia  base  e    nori 
entrarono  mai    nei  luoglii    boscosi.   I  Greci  che   ven- 
ner(j  dopo  occiiparono  i  presi  siti  e  ne  spinsoro  Inn"-! 
gli  abitanti.  Ne  la  storia  ne  alcuii  monumenlo  antico 
ci   fa  conoscere    che  per  tulla  la  durala    dell'  impero 
greco-siciliano  siansi  elevati  stabilimenli  nello    spazio 
interno;   rammentasi    solo    il    tempio    al  Dio  Vulcano 
e  quello  ad  Adrano;   ma    circondati  da   sacri    boschi 
e  i  sarerdoli   per  cuslodirli  dai  profani  allevavano  di- 
ce   Eliano    un    niimero    prodigioso   di    cani    pronti   a 
spietalamente    morderli.    Alcuni    sparsi  e  laceri   resli 
che  vi    troviamo    sono    evidentemenle  del   tempo  dei 
Romani;   sono  di  case  di  campagna  e  di  sepolcri  quan- 
do  segiiivasi  ancora  la  tanla  salutare  legge=m  iirbe 
ne   sepe/lilo  =  come    pare    dei    tempi    dopo    Auguslo 
qiiando  quel  prime    padrone  di  Uoma   onde   riparare 
ai     danni    presso  di  noi  delle    passale    guerre  e  puo 
essere  ancora  per  prevenire  nuovi  disturbi  civili  man- 
do    colonie  in    Catania  e  in  Taormina.    Quel  Grandi 
umiliali  sommessi  al  dure  I'alo  elevarono  superbi  edi- 
lici   nelle  cilia  dei  quali    restono  ancora  le  ammirabi 
h  rovine  per  emulare  la  lasciata  patria  e  coslruirono 
alcune  case  di  delizia   nelia   campagna    circondandole 
di   ombrosi  boschi  per  seppellire  nell'ozio  e  nei   pia- 
ceri  della  solitudine  a  fianco  dolle  care  ceneri  sepollo 
la  memoria  dolorosa  della  perduta    grandezza;   i  bo-, 
schi  furono  a  tale    ragioiie    alitnenlali    piu  loslo  che 
tolli.  II  gran  Dioiiigi  nelle  memorabili  impresc  contra  i 
Carlaginesi  dice    Diodoro  che   trasse   dall'Elna    molla 


190 
(juanlila  di  Pini  e  di  Aholi  per  fame  navi,  ma  il  le- 
giio  per  coslruzioiie  navalc  psser  deve  grande  e  ma- 
turo  e  il  taglio  lungi  dall'  offendere  il  bosco  sgom- 
bra  i  luoghi  e  da  niiovo  vigore  ai  figli  ed  alia  ve- 
getazionc  crescenle;  Iroviamo  sotlo  Gerone  secondo 
il  siracusano  Teocrito  dare  alia  montagna  il  pomposo 
nome  di  UoXuha^pioi  Airta  coverta  di  molli  densi  boschi. 
Forse  a  simile  ragione  lo  slesso  Diodoro  asscrisce  che 
al  suo  tempo  la  grande  quantila  di  quelli  albori  era 
alquanto  mancata;  vivea  egli  sollo  Cesare  ed  Ollavia- 
110.  Allro  bisogno  di  navi  imposto  forse  avea  allro 
taglio. 

Tolla  la    Sicilia    dalle  dure  mani    saracine    per 
opera  del    rinomato    Ruggieri   alia  tesla  dei   valorosi 
siciliani,  il  pietoso   normamio  si  diede  ogni  cura  per 
secondare  i  fervidi  desideri  della  nazione  di  rivedere 
al  suo  prime  splendore  la  Religiane  lungamente  op- 
pressa  dal  crudele  vessilo  del  Corano.   Le  chiese  at- 
tirarono  la  sua  atlenzione.   La  donazione  fatla  al  ve- 
scovado  di  Catania  fa  I'elogio    della  sua  pieta  e  del 
suo  caldo  zelo  religioso.  II  suo  diploma  diede  al  ve- 
scovo  allora  benedittino  e  capo  dei  suoi  religiosi  ca- 
nonici  la  citia  tulle  le  campagne  i  boschi  ii  mare  il 
fiume  e  il  monte  Etna  con  tuUi  i  drilli  che  speltano 
al  Governante ;    lodevolc    disposizione  per  il  suo  og- 
getlo    ma    che  ebbe  a    produrre    quelle    consogueu- 
ze  che  sono  spesso    inseparabili  dalle  piu    sante    di- 
sposizioni.  Le    concessioni    ebbero    luogo;    le    feraci 
lerre  altirarono  ogni  desiderio;  si  voile  rimanervi  alia 
collura;    non  niancaroiio  divoti    che  elevarono    chiese 
ai  loro  santi    protetlori ,  e  non    mancarono    famiglie 
che    aggregar  si  vollero    ai   primi    venuti;   i  casali  i 
villaggi  cominciaruno  a  vedcrsi  in  vari  sili  delle  basse 
regioni  dominate  da  acre  ridente,  i  baroni  i  Signori 


191 
delle  lorre  concessc  impegnaronsi  ad  accrescorii  onde 
avere  un  niaggiore  nuinero  di  vassalli  ed  acquistare 
litoli  di  orgogliosa  vaiiila.  Gli  siabilimenti  ebbero  a 
farsi  fra  i  boschi  che  ombreggiavano  ancora  le  contrade 
occupate.  11  busco  di  Aci  giungeva  sino  alia  marina 
orientale;  a  mezzogiorno  cosi  avvicinavasi  a  Catania 
chc  le  f'alle  abilazioni  ebbero  per  molto  tempo  il  no- 
nic  di  Casuli  del  bosco.  qiiello  di  Paterno  distende- 
vasi  a  libeccio  verso  qiiella  citta;  il  monastero  bene- 
dillino  dctlo  di  s.  Mccolo  I'Arena  dopo  il  1669,  dalla 
sua  fomlazioiie  avulo  avea  quello  di  s.  Niccolo  del 
Bosco.  Ad  occidente  nci  sccoli  antichi  eravi  il  tem- 
pio  del  Dio  Adrano  cd  in  allro  sito  ignoto  quello  di 
Vulcano  ambidue  circondali  da  sacri  boschi  per  cu- 
slodire  i  quali  oltre  al  numero  immenso  dei  cani  che 
vi  traltenevano  credcr  facevano  i  cuslodi  essere  abi- 
tnti  dai  Irrniondi  I\uini,  c  quindi  inaccessibili  ai  pro- 
lani  mortali.  Cosi  erano  conservati. 

Era  ben  nalurale  clie  i  boschi  e  le  selve  ca- 
dessero  sollo  i  coipi  replicati  dcgii  abilanti  sdegnan- 
do  per  r  inleresse  appaienk-  e  per  i  pregiudizi  del- 
r  ignoranza  di  vivcre  in  mezzo  alle  foreste.  II  I'ru- 
nienlo  non  poleva  allignarvi  I'u  lulto  coverlo  di  viti 
e  di  moiti  alberi  fruUiferi;  i  boschi  caddero  tulli  sino 
alia  linea  che  segna  il  clima  sotto  il  quale  la  vile 
o  non  viene  o  non  malura  il  I'rulfo;  la  sola  voce  del- 
r  inleresse  ebbe  la  forza  di  arreslare  la  mano  deva- 
siatrice.  La  regione  boscala  reslo  prr  molto  tempo 
come  in  \m  sicuro  asilo  a  copiire  i  lianchi  alii  della 
monlagna  formando  un  singolare  contrasto  con  la  has- 
sa  collivata  c  con  I'alla  scoverla  mostrando  alio  sguar- 
do  una  immensa  altezza  colta  il  picde  selvoso  il  fian* 
CO  anda  la  testa  tale  che  le  Alpi  che  circondano  la 
vasta  pianura  della  Lombardia  che  moslrano  coltivalo 


192 

il  nrimo  gradino  folto  di  bosclii  il  secondo,  I'allo  un 
•composlo  di  montagne  covorfe  di  nevi  e  di  gliiacci. 
Scrive  il  noslro  Filoteo  che  al  suo  tempo  iiel  1300 
il  inarchese  Juveno  Signoro  di  Casllglione  tagliar 
fece  tutte  le  foresle  del  suo  dominio  die  eomprende- 
va  una  vasta  eslensione  tra  sellenlrione  e  oriente  e 
nc  fece  campi  da  seminarvi.  Ciu  malgrado  da  quel- 
le parli  restarono  per  molto  tempo  larglii  spazi  bo- 
scati.  II  Bembo  cbe  sali  alia  cima  da  quel  fianco 
nel  11537  scrisse  che  ebbe  a  passare  par  vaste  selve  di 
Plalani  che  dai  contorni  di  Taormina  e  dali'  Onobola 
distendevansi  siuo  alle  alle  falde;  e  il  nostro  Massa 
che  ando  ad  osservare  la  nuova  eruzione  nel  1682 
^ice  che  scorse  piu  di  30  miglia  per  arrivare  al  pie- 
de  della  Rocca  di  Musarra  passando  senipre  per 
boschi  e  selve  cosi  folte  e  dense  che  gli  fu  di  me- 
slieri  abbandonare  i  cavalli  e  viaggiare  appiedi  per 
cinque  miglia  e  talvolta  carpone  cosi  bassi  ed  inlrec- 
ciati  erano  gli  alberi  che  impedivano  la  via.  Oggi 
Bembo  e  Massa  polrebbero  viaggiarvi  a  cavallo  senza 
il  nienomo  impaccio  e  contemplare  liberamenle  la 
volta  del  cielo  in  tutta  la  estensione  dell'  orizzonle. 

11  diboscamcnlo  ha  falto  grandi  progressi  con 
iagli  altri  furtivi,  allri  solenni;  gli  uni  o  gli  altri  non 
hanno  suscitato  alcun  risenlimento  quando  I'inleresse 
personale  non  vi  ha  avuto  luogo  o  che  il  dclalore 
non  ha  avuto  la  forza  di  far  senlire  la  sua  voce;  il 
Governo  avverlito  non  ha  mai  Irascuralo  di  provvedere 
a  cosi  imporlante  oggetlo.  II  Vescovo  di  Catania  Sci- 
pione  Caracciolo  nel  1329  diede  a  censo  molte  terre 
dei  boschi  dell'  Etna;  il  Senato  fece  conoscere  al  Go- 
verno che  oltre  all'essere  cio  contrario  ai  privilegi 
delta  citta  la  privava  del  legno  necessario;  domando 
che  soltanto  il  laglio  fosse  limilalo;  il  vescovo    avea 


193 

vinto  a  Palermo    ma    poco    dopo  fii  egli  vinlo    daila 
morte.  Vonulo  vescovo  di  Calania  nol  1 628  Massimo 
voile  oriiare  la  catledrale  con  nobili  allari  come  a  Ro- 
ma sua    palria;   il  gran    bosco    suH'Elna  della   chiesa 
fu    condaiinato  a  far  le  spose;  il  Re  Filippo  iv  inlbr- 
nialo  in   loinpo  non  solo  impcdi  il  progresso  doJ   la- 
glio  ma  ordiiio  che  Massimo    sborzasse  il  denaro  in- 
tioilalu.   La   sluria    che  c  per    noi  un    prezioso    iibro 
d'  islruzione  ci  presonta  un  allro  vescovo  della  cilia- 
Ventimiglia;    arrivato  nel   17o7   non    pole  ad  occhio 
asciiiUo  getlare  lo  sguardo  sulle  terre  rase  die   cre- 
duto  avea  di  rilrovare    come  il  mondo  predicava  co- 
verle  di  lieti  ed  ombrosi  boschi;  le  pose  sollo  severa 
vigilanza   minaccio    pene    spavenlevoli  e  in  raeno  di 
dodici  anni  i  boschi  nnacquero  e  coprirono  di  ombre 
le  gia  vedove    conlrade;   il  bene  sovenle  dura  poco; 
il  saggio  e  dollo  vescovo  rinunzio  alia  sua  sede  e  la 
vigilanza  spari. 

Restano  ai  luoghi  i  nomi  che  loro  dalo  avevano 
gli  alberi  che  un  tempo  prolusamenle  I'  abitavano.  / 
Zappini^   comprendevano  molto   spazio  alto    occupato 
da  varie  specie  di  Pini;    Phms    resinosa  o  sykestris 
monlana  che  e  lo  Zappino,   Pinus  Taeda  dalle  inci- 
sioni    sul  quale    raccoglievasi   molla    quantita  di  tre- 
raenlina;   quel  poco  che  di  essi  resta  fa  la  illumina- 
zione  alle  feste    campeslri  con  la  graiide    splendente 
fiamma  durevole  per  la  materia  resinosa,  e  rammenfa 
ai   poeli  quel    rami  di  esso  che    accesi  nelle    fornaci 
clnee  servirono  alia  desolala  G^rere  per  ricercare  in 
tutla  la  Terra  la  rapita  hglia.  La  Cerrita;  era  la  re- 
gione  anche  alta  della  Quercus  Cerris  che  fa  un  fuo- 
CO  piu  forte  e  piii  a  lungo  che  la  (piercia   comune. 
Li  f^iluddi;  eslensione  coverta  dallu  Belula  alba;  era 
air  allezza  che  da  il  clirna  analogo  a  quello  della  Boe- 

2S 


m 

mia  delle  Gallie  che  sono  sollo  lo  stesso  parallelo  come 
note  Plinio;   i  miseri    avanzi    danno  nella    parte  pie- 
glievole  del  legno  cerchi  per  le  boUi  in  risparmio  del 
ferro  e  nella  forte  iin   combustibile  di  bella  lucida  e 
durevole    fiamraa    per    1'  umore  che  lo    insuppa  e  iin 
oltimo  carbone.  La  faghita;  fagiis  sylvatica;  moilo  di- 
slesa  nelle  parli   piii    elevate;   con  essa  si  e  perduto 
un  legno  che  si    adatta  a  lutti  i   lavori  sino  ai  vasi 
che    formano  la    credenza    pastorale;    frutlo    dolce  a 
mangiarsi  con  mollo  olio  che  servir  puo  agli   usi  co- 
muni  onde  ingrassa  lo  bestiame;  le  stesse  frondi  che 
dolcemente  susurranno  tradeiido  il  passaggio  per  esse 
deir  aura  estiva    scrvono  poi  alia    concia  delle    pelli. 
/  Carpini;  Carpinus  heliilus\  grande  spazio  che  dal- 
r  alto  venendo  verso  il  basso  a  mezzogiorno    formava 
luoghi  assai  deliziosi;  ad  oriente  comprendeva  il  CaV' 
pineto  paese  di   quei  patriarchi  degli  alberi  di  casta- 
gno  capo  dci  quali  quello  di    cenlo  cavalli  che  vive 
ancora  nei  suoi  ammirabili  rampolli;   non  raancavano 
in  allri  luoghi  e  anche  cosi   giganieschi  che  il  Gar- 
rera  scrive  uno  di  essi  essersi  trovato  capace  a  for- 
nire  solo  tutto  il    nialeriale  per   un  vasto    palazzo   in 
quei    tempi  che    impicgavasi    piii    legno  che  pietra. 
Gt'  llici.   Qiiercus  ilex\    conlrada  al    principio    della 
mezzana  regione  a  mezzogiorno;   no  rimaneva  ancora 
parte  al  fine  del  passato  secolo;  dalla  vicina  mia  pa- 
tria  vi  andava  spesso  alia  caccia  nei  primi  miei  an- 
ni ;  dopo  qualche    tempo  la  monlagna  che   sorge  ia 
mezzo  alia  contrada  e  die  ha  il  nome  di  Monte  d'ilici 
e  coverta  di    vigne.    Caslag7ieti\   spazi  nella   regione 
coltivata  pieni  di  alberi  di  Gastagno  al  quale  la  col- 
tura  ha  impicciolito  la  immensa  stalura  e  ingrossalo 
il  frutto  erano  i  soli    luoghi  che  conservavano   1'  im- 
magine  degli  antichi    boschi;  sino  dal    principio  del 


193 
prosenle  secolo  malgrado  il  lucro  del    friilto  aiinuale 
niKntivo  e  quollo    del    taglio  al  tempo  proprio    sono 
sliili  abl)atUjli  o  carnbiali   in   vigiie. 

I  danni  del  diboscainenlo  sono  venuti   in   lulli  i 
modi;  il  volgare  incolpa  Tacre  e  le  slagioni  il   sag- 
gio  no  conoscc  I'originc  e  si  addaiora.  I  boschi  impuden- 
do  la  libera  entrata  ai  rairiri  del  sole  nei   chiusi  lore 
recinii  tratfengono    I'  umidita    che  fa  molla    evapora- 
zione  dalla  quale  prodoUe    vengono  le  piogge  rego- 
lari  e  conservata  lindole  di  qualunque  slagione;   con 
gli    afTollali  rami    presenlando    intoppo  alle    correnli 
aeree  caricbe  di  vapori  le  addensano  intorno  e  pro- 
movono  le  operazioni   atmosfericbc  che  favoriscono  la 
vegetazione,  annus  dicea  Teolrasto  fructifical  non  terra; 
si  6  osservalo  esser  venule    ineno  le  produzioni    alia 
Carolina  da  che  furono    lauiiati  i  boschi  all'  inlorno: 
sappianio  il    nostro    invcrnale    greco-levante    piovoso 
aver  avulo  iin   tempo  la   diirata  di  setle  giorni ;    indi 
si  ridusse  a  tre,  o^;;;-!  nello  sfesso  giorno  spira  e  cessa 
di  spirare.   Le  pi"ggie    len)pestose  e  repentine  dope 
lunghe  siccila  divenute  sono  spesso  dannose  alle  pian- 
te  per  il  subitaneo    passaggio  dal  secco  alia    inonda- 
zione;  le    alluvioni  che    porlano  scfo    disorditiano  lo 
sfato  delle  terre ;  colpile  dalle  acque  cadenli    prrche 
non  pill    difese  dallo    scudo  dei  fulli    rami    vengono 
slrappale  dalle  correnti  prive  dalle  forti  ed  intrecciale 
radici  che  trallenevanle  nel  loro  silu. 

Sotlo  un  altro  punto  di  vista  e  mancalo  il  legno 
necessario  a  lanti  nostri  bisoiini:  altro  siamo  co^tretti 
cercarlo  altrove,  altro  comprarlo  daU'eslcro;  senza  i 
I'atli  non  potrebbe  credersi  che  la  Siciiia  rinomata  in 
tulli  i  tempi  per  la  sua  straordinaria  fecondita  sten- 
der  deve  le  sue  braccia  oiide  con  uno  riccver  legno 
e  con    r altro  lure    esilo  di  denaro;    Tallare    giunge 


196 

sino  al  carbone;  diro  limitandomi  al  solo  iurt^o    che 
fa  r  oggello  del  mio  discorso  che  Tabilaiite  del  set- 
voso  Etna  e  da  molto  tempo  nella  dura  necessila  di 
andare  verso  le   conlrade  a  settenlrione  per  ivi   car- 
bonizzare  e  portarne  quella  quantita  di  materiale  ne- 
cessario  agli  abilanti  della  montagna  e  a  quelli  delle 
tante  citta  vicine;  ho  dovuto  vedere  spesso  quel  mi- 
seri  industriosi    ritornare   con  i  muli  carichi  di    car- 
bone  e  con  i  corpi    insuppati  di  pestifere   esalazioni 
prese   nei  luoghi  dello    abbruciamento    circondali   di 
acque  paludose;  spesso  porlano  seco  la  morte ;  Iriste 
sorte  di  quelli  abilanti  dell'Elna  boscoso  nel  dure  case 
di  cercar  boschi  in  paesi    lonfani,  Vi  si  puo  aggiun- 
gere  il  danno  che  viene    dall'  uso   del    Carbone    fos- 
sile  non  purgato   che  la    necessita  e  il  risparmio    ha 
inlrodolto    da  quaiche    tempo  tra  noi.  La    mancanza 
slende  il  suo  nero  impero  anche  sui  iiostri  animali  ; 
il  pascolo    cessato  o  vietato    nelle  conlrade    collivate 
si  ofTriva  nei    boschi  e  nelle  selve;  il  paslore   alter- 
nava  le  sue  stazioni  nei  diversi  tempi  dell' anno;   spa- 
rili  i  luoghi    omhrosi    tulto  e  occupato  da    collivati ; 
quando  non  si  puo  in  essi  o  che  le  verdi  erbe  sono 
finite  si  va  all'avvenlura  perdendo  animali  o  con  te- 
nue  cibo    ammagriti    avere  quella   scarsezza   di  frulti 
delli  di  mandra  che  assai  spesso  accade. 

Un  altro  male  dopo  quaiche  tempo  ha  preso 
raolto  piede;  imiiiensa  quantita  di  esseri  vivcnti  pic- 
cioli  ma  mollo  dannosi  e  passata  a  trovar  nudrimento 
ed  abitazione  nei  luoghi  coltivati ;  sono  con  i  boschi 
e  con  lo  selve  mancati  i  legni  e  con  essi  le  frondi 
e  i  frutti  dei  vegoiabili  incolti ;  fra  essi  sotlo  le  om- 
bre degli  alii  caslagneti  la  Fragola  vesca  disten- 
dendo  per  tullo  i  luoghi  e  serpeggianti  rami  pronti 
a  mettor  radice  alia  quale  la  collura  abbrevia  il  cor- 


197 
po  e  ingrossa  il  fnilto  era  sorgente  di  molto  .cibo; 
la  madre  noii  Irovandone  alciiiio  iiei  luoglii  usati  pas- 
sa  allrove  ed  ivi  depone  le  speranze  dclla  sua  poste- 
rita.  La  Icgge  della  natura  assegnato  ha  a  ciasche- 
duna  specie  la  specie  che  dcbha  nudriria,  ma  la  ne- 
cessila  non  ha  legge;  si  aggiunga  che  la  guerra  fra 
le  diverse  specie  animale  tende  ad  imporre  limite  ad 
una  eccedente  moltiplicazione ,  e  quando  il  nemico 
nianca  il  limite  e  ben  presto  oltre  passato.  Ne  accen- 
neio   poclii  esempi. 

11  ciriegio  che  tanto    onora  i  trionfi  di    Lucullo 
non  avea  prima  un  ospite    nioleslo  che  nolle  variela 
lenere  e  nioili  o  dopo  la  porfettla  maturazione;   oggi 
il   disgusloso  vermine  che  tanto  deturpa  il  nohile  frut- 
to  occupa  tiilto  lo  variola  e  vi  si  trova  deposto  dalla 
maire  siiiu  dal   priiiio  tempo;   la  moltiplicazione  e  la 
occupazione  o  divenuta    considerabile  e  il    ciriegio  e 
cadiito  di  ripiilazioue.   Perdiamo  spesso  le  belle  rac- 
colte  delle  ulive;   piu  di  venti  specie  diverse  d'inselli 
r  allaccano  in  tullo  il  suo  essere,   chi  ne  rode  le  ra- 
dici  air  alboro  chi  i  rami  chi  le  frondi  chi  il  frutto; 
il   bnico   minatore  no  rodo  la  mandoria  nol  nocciolo; 
la  larva  della  mosca  a  dardo  Tinea  oloella  o  olivina 
di  Fabricio  perdor  ne  fa  spesso  la  raccolta;   quel  di- 
ptero  ha  la  fommina  piu  grande;  in  settembre   svo« 
lazza  suH'albero;    sollo  il  ventre  ha    1' astuccio    con 
dentro  il  dardo  con  il  quale  puiige  la  uliva  e  depone 
nel  foro    sino  a  4  uova   e  sovenle    piu;   da    ognuno 
esoe  poi  una  larva  o  vermo  bianco  (-be  penetra  nella 
polpa  sino  al  nocciolo;  quando  e  vicino  il  tempo  dolla 
niotamorfosi    rode  il    trutto    vicino    alia  scorza    poco 
dopo  si   cangia  in  ninfa;   la  sua  pello    indurita  serve 
di   bozzolo   dal   quale  csce  [)oi   mosca,  per   uscire  rode 
il  peduncolo  del  frutto  e  lo  fa  cadere  inimaturo  seen- 


198 
dendo  con  esso  sino  a  terra  sostenendosi  con  un  fdo; 
ivi  e  che  fa  il  l)ozzolo  dal  quale  esce  farlalia.  E'  in- 
teressanle  il  vedero  gli  uccelli  fare  aspra  caccia  a 
COS!  perniciosi  aniinali;  ora  1' assalluno  nello  svo- 
lazzare  che  fanno  suiralbero,  ora  guidati  dal  filo  che 
segna  il  punto  della  slazione  suila  terra  divorano  la 
madre,  e  con  essa  la  posterita.  Dopo  il  diboscamento 
la  prima  quantila  di  uccelli  e  cosi  mancata  cho  le 
campagne  sembrano  deserle ;  gli  uccelli  amano  di 
preferenza  i  boschi  e  le  selve  loro  diletto  soggiorno 
di  liberla  e  di  pace,  scorrono  il  giorno  dovunque  ma 
al  venir  della  sera  sono  gli  alberi  il  loro  ricetto;  la 
calandra  canta  fra  le  macchie  selvaliche  dei  luoghi 
campestri;  I'  usignuolo  fa  gli  amorosi  suoi  canti  fra 
le  spine  e  i  roveti;  la  torlora  geme  suUa  pcrduta 
compagna  nel  fondo  delle  valli  ombrose  e  deserte. 
Finalmente  diro  che  accresciuli  si  veggono  con  ogni 
evidenza  i  nemici  della  vite  prima  assai  rari;  lo  Eu' 
mo/po  vilis,  la  Sphinx  celerio  che  in  luglio  e  in  ago- 
slo  rode  le  foglie  ed  espone  i  grappoli  all'ardore  del 
raggio  dirctto  del  Sole;  il  Pijralis  vitana  \\  Pyralis 
fasciana  di  cui  la  larva  in  agosto  rode  i  grani  del- 
r  uva  immalura;  la  Jlucita  uvella  picciolo  bruco  abi- 
tante  dentro  i  grani  dell'  uva  che  deturpa,  Tutll  gli 
inleressati  alia  prosperita  della  vigna  confessiamo  tanli 
mali  essere  slati  prima  in  limiti  da  essere   Irascurati. 

Grande  ed  imporlanle  e  dunque  la  verita  da  lun- 
go  tempo  proclamata  che  anniinzia  la  necessila  di  ali- 
mentare  i  boschi  e  gli  alberi  dovunque  possono  venire 
e  riguardare  rincosideralo  diboscamento  come  una  sven- 
tura  fatta  cadere  sopra  qualuiique  paese.  Ridolli  a  cosi 
penoso  stalo  sembra  prudente  e  salulare  risoiuzione  il 
portarvi  rimedio  in  quel  modo  che  le  varie  circo- 
stanze  e  i  fatti  avvenuli  permelter  lo  possono.  lo  non 


199 
diro  come  il  cilladino  di  Ginevra    iiomini  Iraviali  ri- 
lornafe  al     bosco  cd  alle    selvo;    il     caminino   e  slalo 
lungo   e  le  inn)rossioni    sono  assai    profoiide;   la    na- 
tura  geme  nclla  sua  semplicila:   I'Arte  Irionfa  nei  siioi         ^ 
pomposi  apparali:    la  Rai^ione  cede  alia  immaginazio-        ^ 
no.   iNello    slalo    presente  e  a    segiiirsi    come    aureo 
propoiiimcnlo  quanlo  il   saggio  ed  iliuminato  Governo 
sollo  il  quale  viviamo  prcmesse  al  Godice  forestalc= 
L'  uuico  e  solo  oggello  delle  leggi  forestall  esser  de- 
ve  la  coiiservazioue   dei   boschi  o  delle  selve    dovun- 
que  siano  nei  diversi    siti=:]Non  possiamo  conservare 
cio  cho  pii!i  non  esisie;   dobbiamo  dunque  promoverne 
la    nascila   dove   conviene  e    indi   curarne  la  conser- 
vazione. 

La  smania  per  la  vile  ha  da  qualche  tempo  gri- 
dato  coiilio  a  qualunque  albero;  una  crudele  vendetta 
ne  e  vonula  ;  la  smania  si  e  altaccata  in  contagio; 
la  coltivazione  si  e  intrapresa  dovunque  e  gli  abitanti 
delTElna  hanno  perduto  quel  cambio  che  giornalmente 
eseguivano  del  loro  vino  con  frumenli  orzi  legumi 
olio;  lo  hanno  ora  nei  propri  paesi.  Per  adattarci  ai 
dominanti  sistemi  io  diio  che  si  conceda  la  coltura  alia 
hassa  regione  sino  alia  linea  al  di  la  della  quale  la 
vile  o  non  viene  o  non  matura  il  frutlo,  lo  spazio 
che  segue  si  conceda  ai  boschi  ed  alle  selve.  Si  chieda 
a  vivo  islanze  un  Catechismo  nei  quale  si  diano  le 
norme  per  conoscere  Ja  nalura  di  ogni  albero  e  quella 
del  torreno;  le  regole  per  ben  diradare  recidere  e  fare 
avanzare  i  boschi,  per  delerminare  il  tempo  proprio 
a  spiantarc  il  Ironco,  e  quello  per  il  laglio  onde  non 
imitare  il  rozzo  selvaggio  che  strapjia  1'  albero  per 
cogliere  il  f'rutto;  siano  i  boschi  riguardali  quali  ar- 
menti  dei  quali  i  genilori  sono  iralli  dopo  che  hanno 
dato  un  buou  nuuiero  di  figli  che  rimpiazzar  possano 


200 

di  mollo  la  loro  perdila.  Si  faccia  cliiaraiiienle  cono- 

scere    che  i   vcgelabili  e  j^li   aiiimali   quaiito  al  loro 

fisico    non    formano    che  una  sola    lamiglia  o   quindi 

capaci  sono  di  educazioiie  e  di  ii)iglioramenlo,  Gli  eroi 

che  si  distingueranno  in  cosi  bella  e  grande  impress 

sono  sicuro  che    merileranno  presso  un  Govcrno  av- 

veduto  premi  esenzioni  incoraggiamenli,  come  i  mal- 

fallori  pane  severe    doviile  ai   loro  trisli    delilli.    Con 

un  piano  cosi  ragionato  nell'  una  e  neH'allra  regione 

non  si    trascurera    1'  inlroduzione  di  nuovi  alheri   che 

esser  polranno  di   qualche  vanlaggio;  abbiamo  terre  e 

climi  per  adallar  tutlo  alia  loro  divorsa  indole;   I'  in- 

troduzione  di  una  nuova  coltura  ulile  e  pm   gloriosa 

certamente    che  la    scoverta  di   alcune    pianle    nuove 

capaci  soUanto  di  accrescere  il  pomposo  catalogo  della 

monografia  botanica  elnea.    I  nostri  antichi   padri  ce- 

lebravano  liele  feste  in  onore  del   Die  domatore  del- 

r  Indie    per  avverci    portalo    dall' oriente  i    traici  e  il 

fico;   e  offrirono  onori  divini    allateniese  Aristeo  che 

il  primo  fece  loro    conoscere  la    collura  e  I'  use  del- 

r  ulivo. 

Galcolando  i  veri  inleresssi  e  Irasciirando  i  pre- 
giudizi  nati  da  un  cieco  uso  si  Irovcra  che  moiti  al- 
Leri  allevar  si  possono  in  mezzo  alle  vili  senza  rccar 
loro  alcun  nocumenfo  e  risparmiare  quella  slragge 
che  si  e  esercitata  in  varii  luoghi.  Molli  fra  essi  a- 
mano  innalzarsi  e  spingendo  assai  alio  la  folia  del 
loro  rami  non  coprono  con  ombra  le  soUoposte  vili; 
niolti  che  non  sono  cosi  vi  si  affralellano  in  guisa 
che  i  traici  si  elevano  per  abbracciare  i  rami  e  col- 
marli  di  numerosi  grappoli.  Si  trascura  e  talvolla  si 
taglia  r  Azarolo  del  quale  le  tenui  e  rare  IVoiidi  ombreg- 
giar  non  possono  allatlo;  acidello  e  il  rosso  e  il  bianco 
frulto  ma    taglialo    quando  gia  ha  molti    figli  il  suo 


201 

legno  contrasta  a  giusta  ragione  in  bcllezza  con  lo  slesso 
mahagoni.  Le  terre  dominate  ancora  da  dure  lave  per 
passaro  a   vigna  debbono   scatenarsi  rompere  cioe  con 
mazza  e  palo  le  dure  masse  aggregate;  dopo  cosi  no- 
labile  spesa  vi  si  semina  il  grano  lurco  di  assai  spa- 
ruto  profilto,  e    indi  e  a    qiiesto   e  al  catlo    opuntia 
succedono  i  magliuoli  che  al  tempo  saranno  vili.  Una 
piii  prudento  economia  risparmiare  polrebbe  e  spese 
e   tempo,  e  produrre    maggior   guadagno    formandole 
prima  a  boscaglie  indi  a  boschi  o  castagneti;  potreb- 
be  avvenire  die  la  dilelta  vite  non  potrebbe  alia  fine 
siocare  un  piu  utile  state  laddove  sopra  tutto  trovar  essa 
non    polrebbe    aere  felice.  Lo  spazio    rude    potrebbe 
prima    seniinarsi  a  ginestra    che  cosi    bene  si  afiblla 
fra  le  ancora  aspre  lave,  e  nella  sola  sorte  di  spon- 
tanea   malgrado  i   vantaggi   che    procura  e  il    nobile 
nome  che  la  distingue  di  Spartium  jumjeum  aetnense; 
s'impossessa  delle  dure  fenditure;   da  scorticata  legu- 
ne  per  le  viti,  nei  suoi  dorati  fiori  gradito  pabolo  alle 
api  e  in  tutta  se  stessa  mollo  materiale  alia  combu- 
stione;  si    associa  bene  al  catto   opuntia  che    dolce- 
mente  nudrisce  con  il  frulto  che  feiide  con  le  radici 
le  dure  masse  ed  accresce  il  suolo  vegelal)ile  con  li 
cadut'i  massosi  tronchi.  Vi  avrebbero  luogo  le  querce 
che    accresconsi    rapidamenle   die  danno    utile  frutio 
annuale  e  foglie  sul  suolo  che    coprono  ed  arricchi- 
scono.  Fra  esse  sarebbe  principal meiite  la  querela  far- 
nia  Quercus  pedunculata  che   crescendo    altissima  e 
la«ciandosi  netlare  il  fuslo  sino  alio  clevato  intreccio 
dei  rami    rimarrebbe    fra  le  viti,  e  al  tempo    dovulo 
aj  laglio  darebbe    lunghe  travi  che  per  la  loro    for- 
tezza  durano  secoli  ne  mai  infracidono  bagnati  o  de- 
stirwti  a  luoghi  di  costante  umidila.  Se  il  clima  non 
e  dei    felicissimi  per  la  vigna  ridurre  si   potrebbe  a 

26 


202 

caslagnelo.  U  castagno,  picciolo  vive  bene  con  i  le- 
gurai  che  vi  si  seminano  e  nei  luoghi  alii  anche  con 
la  segale  cercale;  grandicello  fa  da  buoa  compagno 
ad  ogni  albero  a  frutto;  ^rande,  evvero  li  copre  tutti 
con  Ja  sua  ombra,  ma  la  Natura  cbe  provvede  sem- 
pre  ispira  a  quelli  alberi  cbe  languirebbero  infrutti- 
feri  e  quasi  ammalati  sotto  !' ombra  la  forza  di  allun- 
gare  prodiziosamente  il  loro  fuslo;  si  puo  osservare 
in  qualche  castagneto  non  ancora  caduto  sotlo  la  scu- 
re  fatale  il  ciriegio  il  sorbo  il  pero  avere  tanto  ele- 
vate il  loro:  corpo  ramoso  sopra  1'  alia  linea  del  ca- 
stagneto che  hanno  lasciato  solto  la  dannosa  ombra 
e  tentennano  la  loro  testa  orgogliosa  nel  libero  aere 
mostrandola  al  contalto  diretlo  della  luce  del  Sole  che 
da  loro  vita  e  vigore.  Padroni  di  molte  terre  esami- 
nate  da  prima  il  loro  stato  e  la  loro  nalurale  indole 
e  il  genio  dell' aere  ehe  le  copre;  senza  prevenzione 
alcuna  stabilite  un  conto  di  spese  e  di  profitto  per 
un  tempo  deltato  da  prudente  determinazione;  intro- 
ducele  anche  nel  calcolo  sventure  e  vantaggi  delle 
stagioni,  e  di  fatti  che  vengono  dagli  uemini;  appli- 
canetene  il  risultamento  ai  piani  indicati  e  rjsolvele. 
Nella  regione  coltivata  e  nella  boscala  la  osser- 
vazione  e  la  sperienza  lanno  conoscere  che  molti  spazi 
sono  affatto  incapaci  a  secondare  il  disegno  al  quale 
vorrebbonsi  destinare;  scorrendo  la  estensione  etnea 
se  ne  veggono  lasciati  interaraente  ad  una  vera  inu- 
tilita;  un  vegetabile  assai  utile  e  poco  curato  da  non 
vedersi  ancora  nelle  nostre  belle  contrade  potrebbe 
in  essi  vantaggiosamente  allevarsi  e  senza  formale 
dispendio  e  danno  degli  altri.  E'  esso  il  citiso  Citi- 
sum  capiiatum.  Sino  dai  tempi  di  Golumbella  si  co- 
nobbe  che  viene  in  qualunque  terreno  e  puo  dirsi  in 
qualunque  clima.  Si  eleva  a  belli  arboscelli  cha  po- 


203 

trcl)hero  anche  ornare  di  piacevole  verdura  i  dinlorni 
dello  atiitazioni  o  rallegrare  la  visla  con  i  genlili  fiori 
gialli  lii  <'ui  tanlo  sono  carichi  o  die  ofi'rendo  dolce 
alimenlo  alle  api  riempir  fanno  I'aere  del  Joro  tenero 
susiirro.  Ingrassa  i  polli  e  ogni  specie  hoviiia  e  c»~ 
prina.  o  da  alle  madri  loro  inollo  latte;  e  verde  per 
pill  deila  meta  dciranno.  la  quclli  che  sono  a  mez- 
zoijiorno  di  naliira  argillo  niarnosa  tcrrcni  antichi  non 
ancora  covcrli  dai  proiloUi  del  volcano  e  sopra  i  quali 
la  vite  non  vi  trova  prosperila  ne  gii  alberi  a  frulto 
(ina  stazione  niollo  felice  e  per  la  sua  natura  e  pro- 
fondita  il  suolo  Irattiene  al  basso  umidila  vi  si  po- 
Irolibero  far  venire  i  frassini  fraxinus  ormis  che  tanto 
felicemcnie  prosperano  nelle  contrade  occidentali  del- 
r  isola  alia  stessa  lalitiidine;  crescono  altissimi  onde 
non  ombrcggiano  sul  sottoposto  spazio ;  il  legno  e 
pregevole  per  niolti  lavori  cssendo  bianco  pieghevole, 
e  senza  forti  nodi;  il  bcstiame  s'  ingrassa  con  le  fo- 
glie;  le  incisioni  sul  tronco  danno  qiiella  manna  che 
coinpriamo  dagli  allri  per  i  noslri  bisogni. 

Dopo  quanto  ho  credulo  dovere  mollere  sotto 
ragionata  considerazione  mi  sembra  polersi  dedurre 
die  la  vasla  estensione  etnea  destinar  si  puo  con  ogni 
bramato  successo  a  quella  colluia  che  corrisponder 
possa  da  una  parle  alia  varia  nalura  di  ogni  terra  e 
di  ogni  cliina,  e  dall'  ultra  ai  bisogni  che  noi  abbia- 
mo  a  soddislare  per  mezzo  dei  tanii  prodotti  cainpe- 
slri.  Poiche  la  vite  necessila  per  il  bel  frulto  e  per 
r  uso  del  vino  stia  nolle  contrade  piii  proprie  in  quella 
quantila  che  produr  possa  il  bastcvolc  per  gli  abitanti 
deir  Etna  per  il  corso  di  un  anno;  si  sa  che  il  vino 
delle  terre  propriamenle  etnee  ha  spirito  ed  odorc  ma 
non  forza  da  resistere  a  moiti  anni  o  sofTrire  senza 
guasto  il  trasporlo  per  mare;  le  vigne  coltivale  dopo 


204. 
qualche  tempo  quasi  in  tulli  i  luoghi  hanno  estinln  jl 
IrafTico  per    terra.  Kon  si  abbia  timore  di  associarvi 
gU    aiberi  da  frulto    ai  quali    troncando    progressiva- 
inonto  i  bassi  rami  si  accordera  di  polere  sventoiare 
la  loro  ombrcggianle  testa  nel  libero  acre  seiiza  olTen' 
dere  le  piante  del  contorno;   la  noce  che  potrebbe  es- 
sere  in  qualunque  mode  nociva  occupar  potrebbe  gli 
spazt  ehe    rimangono  sempre    scoverti  presso  i  muri 
che  segnaao  i  limiti  alle    possessioni;  oltrc  ai    frulto 
il  suo  legno  e  mollo  abile    niateriaie  per  i   belli  la- 
vori.  I  terrcni  intermedi  non  ancora   propri  alia  vile 
si  facciano    boscagiic    dalle    quali  trarre  si   potrebbe 
combustibile  per  il  fuoco  ordinario  e  alimento  per  gli 
animali  che  abitar  debbono  la  campagna  onde  spinti 
dalla  fame  non  gettarsi  sullc  piante  coltivate,   e  per 
quelli  che    alleviamo    per  i  nostri  usi  e  per  i  nostri 
bisogni.   Le  boscaglie  intanlo  per  il  marcimento  delle 
foglie  delle  radici  e  dei  rami  accresceranno  il   terre- 
no  vegelabile  che  uii  giorno  giovera  alia  collura  che 
vi  si  vorrebbe  introdurre.   Nella  classe  delle  boscaglie 
io  vi  chiudo  i  casfagiieti;  non  impediscono  la  semi- 
nalura  di  utili  piante  annuali  danno  frutto  giovevole, 
e  dopo  un    discreto    periodo  e  assai  noto  di    quanto 
ingrossano  la  borza  del  padrone  con  il  loro  laglio,  e 
come  i  figli    rimasti    rimpiazzano  la   perdita  dei  loro 
padri  e  danno  sempre  materia  ai  tagli  periodici  e  giam- 
mai  la  terra  e  gli  aiberi  impongono  alcuna  spesa  per 
il  loro  buon  vivere  come  fa  la  vite  che  ne  chiede  adine- 
vitabili  istanze  per  ogni  tempo  dell'  anno.  Gli  uccelli 
vi  stabiliscono  un  per  cssi  assai  piacevole  soggiorno 
e  spesse  fiate  passando  nei  vicini  luoghi  collivati  fanno 
la  caccia  ai  dannosi  insetti  e  fra  essi  a  quelli  che  nei 
passati  anni  deturpato  hanno    ogni  specie  di  ciriegio 
e  di  pero  e  distrutta  dolorosamente  a  interessante  rac- 
colta  deH'uiiva. 


203 
Lo  eonlradti  die  per    1'  indole  dolla  terra  e  del 
clima  si  negano  alia  vile  siano  con  gonerosa  risolu- 
zione    assegnate    agli   alberi  di    bosco.    Si    riconosca 
senza  alcun  dubbio  essere  i  bosclii  e  le  forosle  il  piu 
be!  dono  fatto  a  noi  dalla  Nalura;   ci  dunno  materiale 
alle    fabbriche  delle    cilia  alia  navivazione    che  fa  la 
ricchczza    degli  slat!  agli    strumenli  di    tulle  le  arli. 
Lc  prime  societa  ebbero   la  loro  infanzia  nei  boschi; 
quasi  lulti  i  popoli  anticlii  ii  ebbero  per  sacri  e  per  la 
Joro  coiiservazione  vi  ebbero  quella  religiosa  sollcci- 
ludine  della  <|uale  la  sloria    Iramaiidate  ce  ne  ha  la 
memoria.  Servirono  di  tempi  ai  primi  uomini.  La  fe- 
conda   immaginazione  dei  colli  Greci  dopo  averli   po- 
polati  di  Mnt'e  di   Fauiii  di  Siivani  di  Driadi  e  di  Ama- 
driadi  vi  chiamo  in  fine  lo  slesso  Giove ;  Toracolodi 
Dodona  era    suH'cilta  cima  di   un  monle  in    mezzo  a 
una  gran  selva  di  querce  anticbe  sulle  quali   la  dura 
bipenne  porlalo    non  avea  inai  gli  ardili  suoi    colpi ; 
i  Druidi    eseguivano  il   loro  culto  religiose  nelle  fore- 
sle  della  Germania;   la   nostra    Sicilia  parte  non  ulti- 
ma della  delta  Grecia  mostrava  sacra  riverenza  ai  suoi 
boschi  che  circondavano  i  tempi  di  Vulcano  c  di  Adra- 
no  suH'Elna,    quelle    di    3Iarle    presso    il  Simeto   e 
quello  snU'alta  velta  di  Erice  dove  avevano  lietaraente 
luogo  i  riti  della  Dea  che  ivi  vanlava  il  riuomato  sue 
tempio. 

La  conservazione  e  rinnovazione  dei  boschi  inle- 
ressa  a  giusta  ragione  qualunque  saggio  ed  illuminato 
Governo  suH'esempio  anche  degli  anlichi  che  cono- 
scendone  i  tanti  vantaggi  sebbene  in  secoli  rozzi  ed 
oscuri  vi  ebbero  quella  premura  che  noi  ammiriamo 
ancora  nei  loro  slorici  annali.  llo  cennato  quelli  die 
naturalmenle  si  offrono  anche  agli  occbi  volgari ;  ho 
creduto  conveniente  al  fine   proposlomi  il  trallenermi 


206 
alqiianto  sopia  quelli  che  non  meno  impoiianti  degli 
altri  attirar  dovrebbero  1'  attenziono  degli  interessati 
al  bene  comuiie  e  far  trionfare  una  verita  che  suH'Etna 
avuto  ha  il  falale  ilestino  di  ninaiiere  o  scouosciuta  o 
trascurata  alle  forli  voci  di  uii  iiiteresse  cieco  e  male 
coin[ireso. 

[  hoschi  e  le  foreste  regolano  con  inniicnza  ine^ 
vilabile   la  natura   del   clima  e  il  corso    regolaro  delle 
stagioni    cause  efficaci    delio    produzioni   e  dell'essei-o 
fisico  di   ciascheduna  regione.   I  grandi  bosclii  inter- 
cettaniio   i    raggi  del  Sole   impt-discono  la  evapoiazio- 
ne  del  sempre  umido  lore  suolo  e  vi  tralteugono  una 
perenne  sorgente  di  freddo.    L'  almosfera  piij  che  dai 
raggi  diretti  del  Sole  che  la  traversaiio  prende  il  suo 
Galore  dal  contallo   con  la   superficie    terrestre  che   lo 
assorbisce  lo   trasmelte    a  diverse  profundifa    e    lo  fa 
oscillare  nelle  diverse  stagioni;    iielle  oscurjta  dei  bo- 
schi  e  spogliala  di  una  parte  di  quello  che    contiene 
dai   vapori    aquei  che  si    Ibrmano  con  essa.  Le  cor- 
renti   aeree    corrono  spesso    verso  la  montagna    dove 
I'atmosfera  posando  sulla    massa  solida  e  piu  riscaU 
data  che    allrove  alio    stesso  livello  ma  sopra    masse 
aeree;  e  I'origine  dei   coniinui  venti  che  spingono  le 
nuvole  verso  le  montagne  e  danno  al  volgare  I'appa- 
renza  di  una  atlrazione  per  esse.  Passando   per  i  bu- 
sclii  che  coprivano  la  estensione  etnea  porlavano  seco 
assai  spesso  ammassi  di  vapori  acquei  che  poco  dojjo 
addenzavansi  in  nuvole  e  indi  discioglievansi  in  piog- 
ge  che    come  si  sa    cominciano  in  quel  poco    che  e 
rimasto  daH'alto  della  montagna  da  dove  discendono  . 
progressivamente  sino  a  molta  distanza  da  essa.  A  tale 
ragione  i  paesi  imboscati  hanno  umido  freddo  e  spesse 
piogge.   Rammenla  la  sloria  che  I'lnghillerra  le  Gallia 
la  Germania  la  Sarmazia  averano  immense  follissime 


207 
boscaglie  di  grande  eslensione ;  In  foresta  Erciiiia  co- 
minciava  verso  OstoiKla  e  andava  a  finire  nolla  Po- 
lonia;  covcrte  di  bosclii  erano  le  contrade  dei  Gelti 
e  (lei  Sarmati  abilatori  dei  paesi  setlentiionaii  di  Eu- 
ropa;  i  I'reddi  enormi  che  Jo  testimonianze  degli  an- 
tichi  rammentono  fauno  orrore/  nei  paesi  che  avvici- 
navano  il  Danubio  le  navi  erano  rotfe  dai  diacci;  il 
vino  gelava  e  rompcvasi  con  1'  accetta.  II  dibosca- 
iTienlo  generale  ha  fallo  sparire  quei  freddi  enormi. 
Oggi  le  provincie  di  qua  c  di  la  del  Danubio  dalle 
Alpi  sino  air  Eussino  dove  metlo  foce,  il  clima  le  sta- 
gioni  lo  lerrc  hanno  interamente  cambiato  nalura  \i 
si  producono  pomposamenle  quei  vegetabili  che  pri- 
ma erano  come  privaliva  delle  sole  regioni  meridio- 
nali.  Anche  ncU' America  scltcntrionale  il  taglio  dei 
boschi  ha  temperali  quei  freddi  che  abborrir  facevano 
prima  quel  triste  e  danoso  soggiorno.  Si  e  osservato 
per  aggiungere  un  esempio  vicino  che  I'aria  di  Roma 
e  di  molti  allri  punli  della  granue  penisola  preso  ha 
un  assai  piii  mite  temperie  che  nei  velusli  tempi 
per  i  grandi  diboscamenli  che  sonosi  falti  nella  Dal- 
raazia  da  essa  divisa  dalla  striscia  dell'  Adrialico.  Se 
dunque  tutto  prova  che  i  boschi  e  il  diboscamento 
tanta  dirctta  e  potentc  influenza  hanno  sulla  costitu- 
zione  fisica  e  metcreologica  dello  conlrade  lerre- 
stri  non  cerchiamo  altrove  la  causa  dei  notabili  caa- 
giamenti  che  caduti  sono  presso  di  noi  a  tali  riguar- 
di.  La  nostra  posizione  geografica  dar  non  ci  potea 
circondati  da  boschi  quei  freddi  tesle  narrati  e  le  cou- 
seguenze  che  ne  derivano ,  ne  il  diboscamento  ua 
cnormc  cangiamento ,  ma  se  certa  e  I'  influenza  le 
mutazioni  nella  loro  grandezza  c  potenza  sono  rela- 
tive alle  circostanze  dei  luoghi  nei  quali  arrivauo  c 
vi  producono  relatiri  efielli. 


208 

Per  tanli  vantaggi  fisici  ed  ecoaomici  conviene 
dunque  rinnovare  i  boschi  e  le  foreste  provvedere  alia 
loro  ediicazione  poiche  csseri  crganizzati  come  gli  ani- 
mali  capaci  sono  di  miglioramento  e  di  una  piu  o 
mjiio  felice  riuscita.  II  Govcrno  che  veglia  sopra  un 
articolo  tanto  importanle  da  le  leggi  che  regolano  la 
conservazione  e  ordina  il  taglio;  la  proprietii  non  e 
mai  attaccata  nel  vielare  i  tagli  non  opportuni;  e  un 
procurare  il  bene  a  un  cieco  padrone,  e  combinarlo 
con  il  bene  sociale.  Cosi  polra  invitare  al  bene  i  pro- 
prietari  delle  terra  a  collivarsi, 

Finalmente  io  diro  cbe  i  boschi  e  gli  aiberi  om- 
brosi  proveggono  solidamente  ai  nostri  bisogni  mo- 
rali ;  troppo  spesso  dimentichiamo  i  vantaggi  del  no- 
slro  spirilo  per  occuparci  con  iroppa  scria  cura  dei 
soli  del  nostro  corpo  assimilandoci  cosi  ai  bruti  che 
non  cercano  che  solo  pabolo  per  il  loro  ventre  famelico. 
Le  belle  ed  eminenli  nostre  facolta  meritano  tanto  piu 
la  nostra  atlenzione  quanto  che  ci  procurano  alimenlate 
quei  piaceri  assai  piu  elevati  e  piu  nobili  che  quell! 
del  corpo.  I  boschi  sono  preziosi  per  coloro  che  pre- 
feriscono  la  vita  campestre  per  un  certo  tempo  silen- 
ziosa  e  tranquilla  al  fracasso  che  storJisce  delle  po- 
pulose  citta;  ivi  in  un  dolce  asilo  conlemplano  le  bel- 
]ezze  della  Natura  si  elevano  sino  al  suo  autore  e  co- 
me da  un  sicuro  lido  inirando  il  mondo  agitarsi  per 
vane  grandezze  si  dispongono  a  sentire  tranquiili  il 
suono  della  loro  ultima  ora.  L'  uomo  faticato  dalle 
disgrazie  della  vita  si  togiie  dal  vortice  alTannoso  che 
lo  tormenta  nelle  chiusc  citta  career!  onorate  per  le 
quali  i  nostri  antichi  padri  lasciarono  gli  aiberi  sotto 
i  quali  erano  nali  e  a  trovar  va  il  soggiorno  che  as- 
segnato  aveagli  la  buoua  sorle.  II  silenzio  che  vi  re- 
gna  gli  aiberi  maeslosi  die  o  spiegano  contorni  pit- 


209 
toreschi  suyli  spazi  aorci  azzurri  o  si  uniscono  per 
ibimare  luiiytie  oiiiljre  fra  le  quali  opponeiido  valiJo 
oslacolo  ai  venli  tempestosi  reyiiar  vi  fanno  I'aiira 
It'Ugiera  che  spinge  le  Ironiole  fiundi  a  dolce  freiiiilo 
lo  purtano  ad  un  saliilare  racrogliinento;  lo  sguardo 
coiux-ntralo  da  o_i;ni  p..rle  lo  guida  alia  meditazioiie 
sullc  grand!  vrnta  al  piode  deilo  qii.ili  svanisce  il 
duro  orgoglio  ia  peiio.-a  invidia  I'ardeiite  cupo  livore 
la  vaoila  degli  oiiuri  il  sogno  tormentoso  della  arn- 
bizionc  il  basso  pcifido  iiitiigo.  L'  amore  e  il  genio 
ainano  la  solitudine  del  bosclii;  I'uomo  che  e  domi- 
nalo  da!  prirrio  seiile  nel  silcnzin  tutta  la  forza  delia 
passioiie  che  I'agila  e  gode  nel  pascere  la  sua  ani- 
ma  in  catene  di  faiitasnii  che  uii  venlo  nemico  fa  as- 
sai  sovciite  svanire;  I'elico  se  tolla  la  fatale  benda 
giungerebbe  a  conoscere  come  trascurando  1'  im- 
peio  doDa  ragione  sacrifica  talvolfa  alia  miscra 
spcranza  di  un  sogno  passaggiero  li  moniento  della 
vita  che  passa  dal  nascere  al  morire.  L'nomo  di  ge- 
nio trova  soltaolo  solfo  la  rjnicta  oinhra  il  ln'>go  nel 
quale  la  sua  nu-nle  non  distralla  da  alcuno  oggclto 
nu'dita  [irofondamente  e  da  alio  facolla  intcliettuali 
tu'ta  la  I'orza  della  quale  cupaci  sono,  Ntwton  al  pie- 
de  di  (HI  albero  e  al  cader  di  un  frutto  si  ele\6  a 
lulle  le  bfere  celc>ti  compassu  gl'  immensi  spazi  e  ri- 
velo  ai  morlali  le  leggi  dell' Li  in  verso. 

La  mallina  dci   4-   fcbhrajo    1846. 


27 


■Mill' 


DI  UN   NUOVO   GENERE 

DI POIIPAJO  FOSSIIE 


DEL 


IITTO    KELLA    TOBWATA   ORBIKARU  DEL  1 2  DICEMBRE   1847, 


A  /     '■  3    ■■!  7 


I   ■..  t- 


,!■,':  .M,i>.<iw 


vmm'fTmm'rm  ♦  o  ♦TTt'^TrFf  TTTrtTFTrrrf  •frrrinrf^T  f+rt*  it*TfTf 


%ja  nuovo  genere  di  organico  fossile,  essemlomi 
toccato  in  sorte  di  possedere  dal  calcario  di  Pachino, 
dopo  di  averlo  atlentanienle  studiato,  mi  parve  esser 
degno  dell"  allcnzione  ile'zoologi;  e  fu  percio  che  pur- 
tandolo  meco  in  Napoii,  non  Irascurai  di  sotloporlo 
alio  esame  de'com[)onenti  la  sezifine  geologica  e  mi- 
neralogica  del  7.°  Congresso  degii  scienziati  ilaliani. 

Qiiosto  fossilo  si  appresenla  in  una  massa  glo- 
bulifoiine  di  once  undoci  di  altezza  (palm,  sic.)  so- 
pra  dieci  di  larghezza:  e  nello  insienie  assume  la  figura 
pressoche  di  un  grosso  iJolium  yaloa,  cominciando 
piu  siretto  nilla  parte  che  viene  ad  esser  coperla  dal 
reslo  del  corpo;  il  quale  gradalamente  va  aumentando 
di  volume  rivolgendovisi  sopra(l),  Guardato  dalla  con- 
vessita  maggiore  (2)  ofi're  la  superficie  incrostala  da 
serie  conligue  di  cellule  quadrilalere ,  ma  piu  loslo 
parallelopipide  di  due  a  tre  linee  di  lungliczza;  e 
sono  Delia  massima  parle  ripieae  di  sostanza    calca- 


(1)  Tav.  \.  r.  \. 
(2j  Tav.  1.  f.  2. 


2U  , 

rea,  franne  poche  ove  la  calce  carbonata  si  e  con- 
cenlrata  in  cristalii,  lasciando  uii  picciol  vano  geo- 
dico.  I  ripartimenli  delle  cellule  sono  di  un  so!  pa- 
rete.  comune  colle  laterali ;  di  color  bruno  nella  su- 
perficie  interna,  giallaslro  nel  reslo  della  lamina;  essa 
e  di  strutlura  lamellare  o  squamosa:  sebbene  si  possa 
cio  appena  ad  occhio  nudo  distinguere. 

Le  serie  delle  cellule,  benche  contigue  e  sparse 
per  lutla  la  superficie  deila  massa,  sono  pero  discor- 
danti;  ed  i  ripartimenli  di  una  serie  corrispondono 
a' lati  delle  contigue  di  un'altra:  talche  nella  direzio- 
ne  laterale  esse  sono  parallele,  in  quella  perpendico- 
lare  pero  riescono  discordant!. 

Ben  si  ravvisa  che  queste  serie  dovevan  coprire 
iulta  la  superficie  della  massa;  ma  per  essere  oblite- 
rate in  molti  punti,  e  per  la  sovrapposizione  di  so- 
stanza  calcarea  in  altri,  resta  appena  un  quinto  della 
superficie  intera,  ov'  esse  sono  visibili.  JNon  per  que- 
sto  non  sono  marcate  le  linee  de' ripartimenti  fra  una 
serie  e  I'altra  in  molti  siti;  e  principalmente  si  puo 
distinguere  come  elleno  seguissero  la  curvatura  della 
spira,  nella  parte  da  me  destinata  a  riguardasi  come 
superiore  (i). 

Non  vi  sarebbe  fin'ora  di  particolare  in  questo 
organico,  che  nessuno  non  prenderebbe  per  un  poli- 
pajo,  se  non  la  forma  delle  cellule,  non  osservabile 
in  altri  di  quella  vasta  famiglia,  e  che  in  menoma 
parte  potrebbero  avvicinarsi  a  quelle  dell'  Alcionite, 
dist^gnata  dal  sig.  Parkinson  colla  fig.  6.  della  tav. 
XI,  nel  2.  volume  della  splendida  sua  opera  (2);  ed 
ollre  a  cio  la  forma  di  spirale  che  assume  la  massa 

(1)  Tav.   1.  I.   3. 

(2)  Orijaiiic  remaius  etc.  London  1833. 


215 
inliera,  e  viene  a  coprire  percio  Ic  prime  serie  dt'lle 
cellule,  Tanto  l)asterebbe  per  fame  un  genere  iiuo- 
vo,  esscndo  la  strullura  delle  cellule  dipendente  sem- 
pre  da  quella  del  vivente  coslrullore.  Ma  abhiamo 
ben' altro  di  piu  singolare;  cioe  la  interna  stiutluia  di 
questo  organico,  che  s'  e  palesata  nel  secarlo  orizzon- 
talmente  nel  senso  di  sua  larghezza. 

Nel  conlro  della  massa  si  osservano  molte  serie 
spiral!  di  cellule  di  varia  grandezza,  che  partono  da 
un  punto,  e  si  addossano  le  una  sulle  altre,  ripiene 
di  calce  carbonata  come  lo  e  tutla  la  massa,  ed  esse 
sebbene  tutle  di  quatlro  lati,  pure  molte  se  ne  scor- 
gono  quadrate,  e  molte  altre  parallelogramme  alhin- 
gate.  Sono  addossate,  come  ho  detto,  una  suH'ailra, 
ma  non  sempre  parallelamente;  ed  ofTrono  nello  in- 
sieme  il  principio  dello  svolgimento  di  una  spira  sli- 
vata  di  cellule  all'  incominciar  del  primo  giro,  e  che 
va  scostandosi  gradatamente,  per  prendere  la  ourva 
di  un'arco  maggiore.  Due  o  tre  serie  delle  cellule  piii 
esteriori  sono  direlte  verso  la  superlicie  attuale  della 
massa  e  fra  queste  e  le  serie  central!  s'interpone 
una  pasta  calcarea,  di  varie  tinte  ondeggianti,  e  sparse 
a  guisa  di  venature  color  bluastro  e  rossastro,  misti 
a  bianco  sordido:  le  prime  di  caicario  compatto,  le 
seconde  di  calce  carbonata  crislallizzata  e  plena  di 
piccole  geodi,  nelle  quali  veggonsi  rialzare  le  pira- 
raidi  de'piccol!  prism!  della  stessa  sostanza. 

Non  ho  potuto  per  nulla  scoprire  il  I'ondo  del- 
le cellule;  in  quelle  slesse  di  cui,  nelle  due  por- 
zioni  secate  della  massa,  s!  scoprono  !  pareti  lateral! 
corrispondenti  alia  superficie  superiore(l),  non  appa- 
risce    segno    alcuno  di  Ibndo,    perche    resta    coid'uso 

0)  Tav.  !.  f.  4.  m. 


216 

col  nialeriale  di  tuUa  la  mnssa.  To  pero  ardirei  avan- 
zare,  aver  esse  per  loiido  la  superficie  del  calcareo 
stesso  solloposlo,  e  che  il  lavoro  di  quel  vivenle, 
qual' esso  si  fosse  stato.  limitavasi  alia  fabbrica  delle 

sole  pareti. 

Questo  singolare  fossile.  e  slalo  rmvenuln  nel 
calcario  di  Pachino;  in  quello  stesso  ove  abboiidauo 
Je  Ippiirili,  dove  iion  mancano  di  ben'altri  poiipai, 
e  che  noa  dubito  di  rifcriro  alia  f'ormazione  della 
creta  in  quell' aiigolo  di  Sicilia. 

lo  non  ho  pclulo  altriinenti  riguardarlo  che  co- 
me un  Polipajo.  Avendolo  pero  esposto  alia  osser- 
vazione  de^li  iliuslri  meud)ri  deila  cennala  sozione  del 
7."  rongresso,  ebbi  a  senlire  che  il  sig.  Scacchi, 
prof,  degnissimo  di  mineralogia  nella  universila  di 
INapoli,  lo  riguardava  come  una  Ippurite.  o  come  qual- 
che  "enere  affine;  p*-r  un  genere  delle  Rudiste  lo  ca- 
rallerizzavano  il  sig.  Coleguo.  prof,  di  Burdeaux,  il 
conte  Spada,  il  marchose  larcto,  se  non  cho  il  ba- 
rone  De  Buch  era  del  mio  avviso.  e  volea  riguardarlo 
come  polipajo,  perche  anche  a'polipaj  egli  e  inclmato 
a  nferire  le  rudisle.  Gonfesso.  elu'  \l  parere  di  tanti 
scienziali  mi  fe  dubitare  de' iniei  pensamenti,  e  credei 
doVLT  cedere  per  allora,  nserbandomi  a  meglio  ma- 
lurar  I'  ar:;omenlo.  Inlaalo,  sia  per  oquivoco,  sia  che 
il  sig.  Scacchi  careggiaudo  la  sua  opinioiie,  non  ram- 
menlasse  il  vario  parere  de'  dotli  della  seziouc,  si 
scrisse  nel  Diario  c(  di  cssere  stalo  carallerizzalo  da 
lutti  per  Specie  (/'  fppiirite  ))  non  volendogli  ne(tpur 
atlribuT  caratUTedi   g(;iicrel 

Hipiiiliando  or?  duiique  lo  esame  del  subielto  in 
quoslione,  pare  die  si  dovesse  sceiulero  al  paragone 
slrdto  delle  Rudi.-le  col  mio  iiuovo  organico,  per  ve- 
nue in  chiaro  te  po^sa,  o  no  a  quella  famiglia    rife- 


rirsi.  A  lale  oggelfo  mi  son  posto  fnnanzi  aali  occhi 
moll,  individui  di  Ippurili  che  abbiamo  nel  Gabinetto 
della  nostra  r.  Universila  di  studi,  (aluni  che  io  ne 
posseggo,  allri  in  potcre  di  a! Ire  persone,  e  non  ho 
dimenlicato  quelle,  che  nel  Museo  mineralogico  della 
r.  Universita  di  Napoli  il  sig.  Scacchi  mi  fe  gentil- 
meute  a  bell' agio  osservare(l). 

Senza  entrare  per  ora  nella  disamina,  se  la  Ip. 
punte  sia  stata  ben  collocala  sotto  I'ordine  delle  Ru- 
diste,  dal  sig.  Blainville,  e  se  ben  vi  si  addica  ii  ca- 
raltere  d*  avere  due  valve,  rapportero  quelle  che  al 
genere  Ippunle  egli  assegna. 

{(  Ilippurite.    Animale    interamenfe  sconosciulo 
conchiglia  grossolana  irregolare,  doppia  aderente ;  la 
vaiva  mfenore  di  forma  conica,   piu  o  meno  allunga- 
ta     che    comparisce    talvolta    divisa,  in  un   dalo  site 
,    della  sua  estensione,  in  tante  logge  da  altrettanli  par- 
fmienti  Irasversali:    provvtduta  di  un  canale  laterale 
tormato  da  duo  spine    longiludinali,    olluse  e    quasi 
parallele  ;   la  valva  superiore  o  perculiforme,  che  chiu- 
de  I'aperlura  delFaltra. 

IN'elle  osservazioni,  Io  sfesso  aufore  fa  riflettere 
»  essere  assai  difficile  determinare  il  sito  nalurale  di 
»  que' smgolari  prodotli  di  corpi  organizzati.  che  si 
»  nnvengono  soKanlo  nello  state  fossile.  II  sig.'  Lamark 
»  'ulatli  neha  coslituito  un  genere  As' Polilal(wiacei{2) 
»  e  noi  crediamo  pero  megiio  siluarle  accanto  alle 
J«udiste,  senza  poter  dire  di  piii(3). 

(1)  Io  non  crclio  dover  qui  prnv.ire  ciio  il  mio  fossile  noa 
puo  per  nulla  ;i|,p;.ilenere  al  gonno  Sphmdiks.  basia  o«ser- 
jar  (|u..sl.  hvmmi  re^li  ,li  anliVhi  wv,.nli  per  vcd erne  I' asso- 
liila  <  illrrenza  Vedi  l«  (av.  lv.i  ,li  muimille  e  la  nostra  lav. 
VI  I.  «)^  a.  b  che  ^  un  (lisci{Mo  di  una  niniva  PfiMulK..  Joda- 
ni.a   IMranc.   la  qua!.-  sara  da  n.e  aniumziala  (|iu  annressu. 

(2)  Aniin.  sans  vulcbr.  vol.   viii.   p.   oDG. 

(3)  iWanuel  de  malacologie  pag.  oJ7.  28 


218 

Oi;nun  vede  quanto  vi  sarebbe  a  dire  intorno  a 
quesli  caralleri  assognali  alia  Ippunle.-  e  specialmenle 
inlorno  a  quel  riguardaila  come  conchiglia  valvata.  Ma 
ben'altro  e  il  mio  scopo  in  questa  disaniina;  e  vengo 
a  considerare  la  slniltura  de'  fo8siii  che  debbon  para- 
gonarsi  col  mio. 

Qualunque  &i  fosse  la   grandezza  delle    Ippurili, 
certo  c  che  esse  son  tulle  costituiie  da  un  lubo  piu 
o  meno  cilindrico,  piu  o  meno  curvo.  Talvolta  esso 
e  conico  senza  curvatura  scnsibile  (1),   tai'allra  assu- 
me la  forma  di  cornu  (2).  L' opercolo,  creduto  valva, 
e  spesso  mancanle:  alcune  voile  sla  sopra  i'apeiluiia 
superiore  del  tubo  (3),   tarallra  tiovasi  addentralo  nel 
tube    stesso  (i).   La    sirullura  di    queslo  e  fibrosa,   a 
fiii  calcarei  longitudinali,  come  nelle  Turbinulie,  slret- 
lamenle  aderenti  fra  di  loro,  e  cosliluenli  i  pareli  di 
un  tubo,  doppi  da  due  linee  sino  a  dieci  o  piu  (3). 
Dalla  parte  interna  questo  tessuto  fibrose  si  niantiene 
per  tullo  il   giro  del   lubo;   neU'eslerno  pero  allora  si 
disioj)re  quando  per  cfrelto  degli  agenti  meleorologici 
parte  della  sostanza  calcarca,  interposta  a' fili  suddclli, 
e  scomparsa  (6);   mentre  ove  il  parete  e  integro  puo 
soltanto    scorgersi   a  stento  nelle  paiti    fratturate  (7). 
])ue    spine    longitudinali    per    lo    piu  {S),  e    qutjche 
voita  Ire  (9),    quasi    parallele    si    rialzano    dal    lubo; 

(1)Tav.  2.  f.  1.  a     ■ 

(2)  Tav.  2.  f.  2.  a 

(3)Tav.  3.  f.   1.  a.  Tav.  3.  f.  5.  a. 
(i)  Tav.  2.  f.  2.  c. 

(3)  Tav.  3.  f.  1.l>- 
((oTav.  2.  f.   1.i..l>. 
(7)  Tav.  3.  f.  4.  a. a. 
(S)  Tav.  2.  f.  1.  '■•■'■<■. 
(i)j  Tav.  2.  f.  2.  bbi.b. 


219 
e  queste  in  rnoiti  individui  sono  libere  di  qualunque 
appeiidice  (1):  nella  maggior  parle  pero  restano  ag- 
gruppale  da  una  serie  piu  o  meno  lunga  di  lamine 
culcari  semilunari(2),  a  hordi  gcntTalmenle  convessi(3), 
le  quali  occupano  quasi  inleramenle  i  Jumi  della  ca- 
vita  del  tubo,  e  lo  dividono  in  aitreltanle  loggelle  (4). 
Spesso  sono  soprappnste  le  une  alle  allre  e  non  la- 
sciano  intcrvallo  alcuno  fra  loro  (5),  Sono  esse  di  va- 
ria  grandezza  e  doppiezza;  e  selibene  a  contallo  coile 
spine  e  col  parek'  inlerno,  pure  si  scorge  benissimo 
che  lo  sono  slate  posterirmente,  essendone  del  tutlo 
iiidipendenli  (6).  La  loro  strultura  e  compatta,  e  non 
SI  rassomiglia  in  nulla  a  quolla  fibrosa  del  tubo. 
Tanlo  puo  dirsi  di  queila  specie  di  operculo  che  in 
talune  Ippuriti  si  osserva,  e  del  quale  terremo  orora 
parola.  La  parte  esterna  di  questi  fossili  per  lo  piili 
e  liscia;  tutti  quelli  da  me  osscrvati  in  Sicilia  sono 
COS!  ;  in  quelli  che  conservansi  sollo  questo  nome  nel 
museo  mineralogico  di  Napoli  pero  si  trovano  esser 
forniti,  nella  parte  esterna  del  tubo,  di  lamine  incar- 
toociate  a  guisa  di  tubetti  cilindnci,  o  alquanto  com- 
pressi,  (non  mai  pcio  a  faccetle  o  ad  angoli),  poco 
distanli  una  dall' ultra;  simili  quasi  a  quelle  della 
I'accia  esterna  della  Pinna  nobilis,  ma  piu  spesse  e 
slivate  fra  loro,  11  rapporto  pero  di  esse  col  parele 
del  tubo  di  quelle  Ippuriti,  o  alineno  riguardate  per 
tali,  non  e  manileslo,  perche  non  e  chiara  la  slrut- 
tura  del  tubo  stesso;   tuttalvolta,  da  quanto  puo  scur- 


(1)  Tav. 

(2)  Tav 

2.  r.  1.  D. 

2.  r.  1.  f.-Tav.  3.  f.  \ 

(3jTav. 
(4)  Tav. 
(3j  I'av. 

3.  f.  2.  a. 

4f.  1.  I.I.. 

3.  f.  3.  a— Tav.  4.  f   2 

(^0;  Tav. 

3.  r.  2.  Tav.  2.f.  1.  f. 

a. 


220 
gersi,   lion  assume  la  struKura  lamcllare,  por  potersi 
con   piu  di  agevolezza  spiegare  la  nascila  di  que'tu- 
betli  esteriori. 

L'  opercolo,  o  allro    che  si  fosse,  non    sapendo 
determinarmi  a  rigetlarlo    o  ad  ammelterlo  per   tale, 
si  manifesta,    come  ho  delto,  talvolta  alia    eslremita 
superiore    dcila    Ippurite,    taFaltra    enlro  al   tubo    di 
essa.   La  sua  forma  e  quasi    roloiidata  negli    orli(l) 
con  due  appendici,  corrispondenti,  una  alia  curvatura 
del  canale  Ira  le  due  spine    Taitra  a  quella  del    pa- 
rele;  nella  parte  superiore  e  bornoccoluto(2):  la  strut- 
tura  ne  e  compatia,   come  quella  delle  lamine,  o  par- 
timenti  interni.   Nessun  segno  di  cardine  vi  si  osser- 
va,  ne  la    Ippurite  dal  suo    canto  ne  offre  in    alcun 
silo;   e  delle  tre  forme  di  opercolo    distinte  dal   Sig. 
Ant.   Duges  (3),  si  potrebbe  a  slento  rii'erire  alia  val' 
vi  forme. 

Quest!  fossili  non  sono  mai  soli  nelle  rocce  ove 
incontransi,  ma,  come  le  oslriche,  si  aggrupano  Ira 
di  loro,  diretti  in  varii  sensi  e  ben  di  sovente  taluni 
vengono  chiusi  inleramente  da  altri;  dimodoche  al- 
lora  soltanto  possono  discoprirsi  quando  si  rompe  il 
masso  che  le  conliene.  A  cio  si  aggiunge  che  il  ma- 
teriale  calcareo  che  le  avviliippa,  spesso  le  nasconde 
tulte  insieme;  ed  e  ben  difficile  il  distinguere  la  roccia 
alia  quale  erano  aderenti  nel  tempo  di  loro  vivenza; 
se  pur  non  era  diverso  il  niodo  di  starsene  in  allora, 
da  quel  tumulluario  in  the  Irovansi  oggi  nella  roc- 
cia calcarea. 

Ho  delto  in  generale  queste  poche  parole  sulle 

(1)  Tav.  3.  f.  5. 

(2)  Tav.  3.  I'.  5.  a. 

1,3;  Annul,  dcs  bcieiiccs  naturelles  vol.  18.— 1829. 


221 
Ippiirili:   esse  poio  nnn  sono  Uilte  della  slessa  forma; 
e  niolte  specie  lie  rifcnsce  il  sig.   Del'iance,   pel  ca- 
raltere  della  parte  oslcnia  di  esse,  e  pel  numero  delle 
spine  interne ;   cosi   la 

=  IJippuntes  sulcata  Defr.  e  costolata  longitudinal- 
inenle;  od  ogiii  coslola  e  niunita  di  proluberanze  al- 
quanto  spinose ;  a  dislanze  quasi  uguali,  e  trasver- 
salmente  paralleie;   mcnlre  la 

■=.  lUppuriles  striata  Del'r.  e  seinplicomenle  solcala;  la 
=  llqypiirites  cormicopiae.  che  e  la  piii  cunuine,  e 
a[i|)uiito  quolla  da  me  descrilla:  e  la 
=.  Ilippiirites  bioculala,  c  rimarchevoie  per  lo  sbu- 
canicnto  dell  opercolo;  ed  a  guardaria,  essa  piij  si 
rassoiniglia  ad  iiii  lubo  di  gigantesco  vennetus.  E  a 
dire  il  vero,  in  niolli  caratleri  di  struttura  le  spoglie 
di  quest'  ullimo  testaceo  a  quella  delle  Ippurili  avvi- 
einano  non  poco. 

Quelle  che  conservansi  in  Napoli,  coll'  esterno 
di  lor  lubo  conico  armato  di  tubetli  laminari,  si  vor- 
rebt)ero  avvicinare  al  niio  nuovo  fossile,  perchc  que- 
slo  e  copcrlo  neiresterno  da  una  copiosa  serie  di  cellu- 
le, le  quali  potevano  avere,  a  menle  di  taluno,  la  stessa 
origine  de'sopra  ccnnati  lubelli.  Or  qui  cade  in  accon- 
cio  il  ricordare  che  benaltra  cosa  e  un  tube  formalo  per 
incarlocciamcnto  di  lamina,  di  una  cellula  regolare.  La 
soslanza  muccosa  segregala  dalla  merabrana  che  serve 
di  mantello  ai;li  aniiiiali  delle  conchiiilie,  a  seconda 
della  furma  deirorlc  della  meinbrana  stessa,  si  modilica 
deposilamlosi,  e  resta  poi  solidificaia  in  varie  niaiiie- 
re,  dqx'iidenti  sempre  dalla  impressavi  modificaziono. 
Cosi  basla  vedere  1'  orlo  convesso  della  conca  della 
I'inna  per  re.star  convinli,  che  Itilli  i  lubelli  i  (]uali 
si  iimalzano  j)er  la  eslensione  delle  valve,  dipendono 
dalla  forma  dell"  ultima  francia  della  membrana  muc- 


cnsa  (Id   vivonle  dolla  Pinna;   la  quale  rialzandosi  per 
sgravarsi  I'urse  della  eccessiva    segrezioiie,   o   per  le- 
nerla  lonlana  dal  margine  ddla  valva.  la  versa  sem- 
pre  dalia   parte  dorsale,    e   la   Irallicne   sospcsa  (iiiche 
si   solidipR'a.   adaltala  allc  llmclirie  dell.i  Inuigia  >ttssa, 
che  le   la    preriderts    la    fii;iiia   di    lamme    xilic  vate  a 
giiisa   di   tiinli   caiialt'lli.    K    tale  oper.izmne  ripetenJnsi 
spesso   col    graduale    accreseimento   ddla    coiidiii^ha, 
viene  a   prodiirre   la  senc  di  quelle  laiiiiiie,   die   han 
tutte  lo  slesso  caraltere;    non     variaiido   se  iloii    ndia 
sola  graiulezza.    dipeiidente    dad'  mi;raiidiineril()    ddle 
parti   deir  animale,    ma  sempr'   ap  rte   dalla  parte  ari- 
teriore,  ove  la  membraiia  del   viveiUe   rialzava  le  liin- 
brie  del  suo  orlo;    esse    iindlrc  iion   assmnono    altra 
forma  fuordie  quella  che  dade  (iinbrie  dipoiide;    tal- 
che  sempre  della  siessa  inaiiiera  si  osservano  costruile 
qii(dle  didla   iiiedesima  seric   loDgitii  liiiale.  E   cio  iioii 
solamenle   iielle  piiuie,   o   iielle   sole   bivalvi,  ma  iielle 
univalvi    aiicora:   ed   e  percio  che  regolari   son    soin- 
pre  le  elevazioiii,    le  strie,   i   nodi,  le  spine,  le  sqtia- 
me,  le  varici  e  tutte  le  varieta  di  superfide  detestacisi. 
Le  cellule   pero,  dalla  loro  forma  e  slrullura.  ben 
altra  origine  dobbou    certameute   ripetere.   Esse  sono 
sempre  ad  angoli   e  faccette  regolari,   chiuse   da    tut- 
ti    i    lati;    ed   il     parete   di    una    e    ci'mLiue    colla    coi- 
laterale.    Benche    talvolta    non    conservano    la   stessa 
grandezza,   la  figura  pero  non  e  mai  cangiala;  ed   a 
prima  ijiunla  vi  si  scorge  I'opera  di   una  azione  misu- 
rata,   ed  inserviente  ad  un'  oggetto  determinalo;  tulto 
ill  una  parola    indica    I'  opera  di  viveali    costruttori  : 
lie  mai  la  sola  segrezione  di    mueco  da  un  dorso  di 
membrana   puo  giungere  a  fonnare   una  cellula  chiu- 
sa  da  tulti  i  lati:    ne  i  lub'tti,    cbe  piu  che  altri  si 
avvicinaiio    alia    figura  di  cellulla,   haiino    parete  co- 
uiune,   0  van  cangiando  di  sito,   ma  >ono,   aH'incoa- 


223 
Iro,  ripeluli  sempre  con  iiguale  disfanza  e  se[)arali 
fra  loro;  basta  fiiialmeiitc!  guardare  alia  Iciro  irrego- 
larissima  allczza,  ed  alia  laglicntc  loro  soinmila.  mcn- 
trc  nelie  ccllu'e  essa  e  piaiia  ed  alio  stesso  jivcllo, 
prcse  neH'iiisieme.  INoii  e  dunque  piii  a  dubitare  del- 
la  diversa  origiiie  delle  cellule  e  delle  varie  forme 
che  assuiner  possono  le  coiicbiglie  per  la  configura- 
zione  delle  squaine  della  esterna  loro  superficie. 

Dietro  di  aver  richiatnato  a  memoria  i  princi- 
pali  caratleri  della  Ippiirite,  e  di  aver  fallo  nolare  la 
diU'erenza  cbe  passu  fra  le  squame  cbe  lalvolta  Irovaiisi 
alia  sua  superficie,  e  le  vere  cellule  dovule  a'  pi>li- 
pai,  possiaiiio  nieglio  confrontare  il  inio  fossile  cua 
que>ta  rudi>la,  per  vedere  in  quali  caralteri  si  pns- 
8HI10  tank)  r.issomigliare,  da  aver  potulo  essere  di- 
cliiaralo  una  specie  di  Ippnrite 

1.  Un  Uiho  co.-liliiisce  immancabilmenfe  la  Ip- 
pnrite, pill  0  mono  enrvo:  ma  non  giuiige  mai  ad 
tsser  ricurvo,  e  molto  nieno  poi  a  prender  la  forma 
sj)uale. 

II  mio  fossile  non  ba  forma  di  luho:  e  perfet- 
tamente  spirale,  a  segno  che,  come  dissi,  a  guar- 
darlo  da  lontano  non  diflierisce  dalla  forma  di  un  Do" 
hum  (jat'o:  e  se  si  polcsse  svolgere  e  slenders!  sopra 
nn  piano,  esso  darebbe  quasi  la  I'onna  di  una  borsa 
conica  schiacciata.  anzicbe  no,  ed  assai  piu  di  quanlo 
Won  la  darebbe  un' Amnicmile  della  famiglia  de'.l/a- 
crocpfali,   se  si   polesse   svolgere  nel   modo  stesso. 

2.  L' ippurite  ha  una,  due  e  talvolla  anclie  Ire 
spine  interne  alle  quali  a  quando  a  quando  si  adal- 
tano  le  lamine  partimenlali  a  guisa  di  mezza  luna, 
per  lo  pill.  II  mio  fossile  non  presenla  nessuno  di 
tali  caratleri. 

3.  Quelle  Ippuriti  le  quali  nail'  esterno  del  loro 


221 
fubo  offrono    serie  di  iubetli  o  di    squame    incaitoc- 
ciate,   non  ne  presenlano  che  un  solo  strato. 

Le  cellule  del  nuovo  Fossile  nel  suo  inlerno,  si 
fan  vt'dere  a  Ire  a  qiialtro  ed  anche  a  sei  ordini,  so- 
vrapposte  le  utie  alle  allre,  jn  modo  da  restar  nasco- 
sle  le  prime  dalle  susseiiuenli ;  cio  che  dimoslra  la 
impossibilila  di  peter  essere  formale  dal  vivente,  sup- 
posto  abittitore  di  un  tubo  analoi^o  a  quello  della  Ip- 
purite ;  il  quale  non  poteva  coslruirc  che  una  sola 
superficie  di  tubetti ;  e  non  gia  lornare  indietro  per 
cominciarne  una  seconda,  sovrappnsta  alia  prima,  e 
poi  una  lerza  nel  modo  stesso,   ed  allre  ancora. 

A.  La  Ippurite  e  sempre  fornjata  in  modo  di 
tubo  sin  dal  suo  nascere,  e  presenla  sin  d'allora  una 
doppiezza  che  giunge  talvolla  a  sei  linee:  e  segala 
in  qualuiique  modo  puo  sempre  ^(Ssorvarsi,  si  come 
in  molli  casi  e  manifesta,  la  struUura  fibrosa  del  pa- 
rete  slesso. 

II  nuovo  fossile  sin  dallo  incominciamento  ddla 
spira  non  consiste  che  di  serie  di  cellule,  soprappo- 
ste  le  une  sulle  allre,  ne  mai  segno  di  parele  di  lubo 
si  mariilesta ,  o  verso  la  maggior  curva  eslerna.  o 
verso  la  inlerna ;  che  anzi  le  cellule  si  veggono  ade- 
renti  alia  materia  calcarea  che  costiluisce  la  porzione 
principale  della  sua  massa. 

3.  I  ripartimenti  della  Ippurite  sono  distinli,  di 
forma  determinala,  spessi  e  non  coufondibili  con  al- 
tra  materia  calcarea  inorganica. 

II  nuovo  fossile  non  otlVe  segno  alcuno  di  ripar- 
timenti: e  le  venalure  che  si  scorgono  nella  massa 
calcarea  frapposta  alio  cellule  interne  ed  esterne,  sono 
mere  accidenlali ,  e  nulla  oll'rono  che  a  lavoro  orga- 
nico  si  potesse  ril'erire. 

6.  Le  Ippuriti,  per  finiria,  trovansi  gregarie  e 
non  mai  sole  generalmenle. 


223 
II    mio  fossile  e  solo,  isolato,  ne  mostra  essere 
stale   mai  adereiite  ad  altro. 

Per  qual  carallere  adunque  si  voglia  esso  aggre- 
gare  alle  Ippurili,  io  non  so  per  nulla  pefftuadermi ! 
E  molto  meiio  io  polrei  quando  si  intenda  associarlo 
alio  sleruliti,  o  a  qualche  allra  Rudista ;  dalle  quali 
non  e  meno  lontano  al  ccrlo,  di  quanto  Io  e  dalle 
Ippurili.  Ed  in  falli  il  volcrlo  logliere  alia  famiglia 
de'  polipaj  sarebbe  Io  slcsso  che  prelendere  cio  che 
non  e. 

Gonsideralo,  pcrlanto,  nel  sue  vero  aspetlo  que- 
slo  nuovo  polipajo  fossile,  e  dovendogli  assegnare  un 
poslo  fra  lanli  altri  della  numerosa  e  variatissima  classe, 
bisogna  in  prima  avvicinarlo  a  quelli  che  polrebbero 
rassoraigliarlo  in  qualche  carallere;  e  primi  si  appre- 
senlano,  sollo  quesla  veduta  \a  Favosi'ies  co'suoi  lubi 
parallel!  prismalici:  ^  Alvoolitcs  co' lubi  prismalici  e 
conligui,  e  la  Receptaculites  Defr,  con  quelli  rombo- 
edrici.  Ma  da  quosle  slesse  il  noslro  polipajo  mollo 
diflerisce;  e  priniamonte  dalla  Favosites,  per  la  dispo- 
sizione  discordanle  delle  cellule:  per  la  loro  figura  qua- 
drilalera,  e  per  essere  piu  ampie  e  piu  corle  ne  mai 
disposlc  a  fascolti  ed  a  lubi  allungali.  Si  avvicine- 
rebbe  all'  Aheoliles  per  la  lendenza  delle  serie  a  ri- 
coprirsi  le  une  colle  altre:  ma  ben  se  ne  dislingue 
per  la  maniera  che  siogue  di  disporsi  a  spira  e  noa 
gia  a  slrali  concenlrici:  per  essere  in  ollre  di  forma 
e  di  grandezza  maggiore  di  gran  lunga,  e  per  non 
iscoprirvisi  fondo  slellulo,  osscnzial  carallere  delle 
Alveolili,  Finalmenle  la  forma  quadrilalera  basla  a  non 
polerle  avvicinare  a  quelle  della  Jieceplaculilos,  rom- 
boidali,  piccolo  e  limilale  a  slrellissiini  spazi.  II  no- 
slro polipajo  quindi  c  lonlnno  da' caralleri  di  quelli 
i  quali  polrebbero  avviciaarvisi  piu  di  ogni  altro  qua- 
luiKjue.  .      1    ,    .  29 


226 

Tentero  ora  di  dare  spiegamento  del  singolar 
modo  in  cbe  vcggonsi  disposte  le  cellule  neli'  inter- 
no  della  massa;  tornero  quindi  a  considerarlo  solto 
questo  punto  di  visla. 

Si  sarebbe  detto  a  prima  giunta  essere  superfi- 
ciaimente  incrostante,  se  non  si  fosse  scoperta  la  in- 
terna sua  strutlura,  la  quale,  dietro  1'  arliticiale  se- 
zione,  mostra  un  lavoro  organico  regolare  nelle  sue 
parti  e  seguito,  e  cbe  nello  insieme  spiega  un  pro- 
gresso  di  accrescimenlo  spirale. 

La  ispezione  di  tale  interna  struttura  mi  avpa 
fatto  credere  da  principio  cbe  nessun  rapporto  flia 
avesse  colle  cellule  incroslanli  esterne:  ed  in  efi'iito 
le  interne  sono  di  varia  dimen>ione,  anche  nel  seguito 
delle  serie  stesse:  ed  accompagnandone  laiune  delle 
principali,  si  osservano  ora  strangolate,  ora  rigon- 
fiate,  ora  parallelamente  progredire;  esse  inlanto  so- 
no situate  una  accanto  all'  altra,  e  si  adaltano  insie- 
me alie  curvature  della  spira  nel  maggior  numero. 
Yi  sono  pero  delle  altre  che  lasciando  il  loro  primo 
incurvamento  e  la  sovrapposizione  alle  precedenti,  se 
ne  svolgono  allontanandosi,  e  si  dirigono  vorso  la 
eslerna  superficie  della  massa  Cosi  esseudo  non  e  difli- 
cile  il  poter  ravvicinare  in  rapporto  le  cellule  della  spira 
esterna,  con  quelle  che  nello  interno  si  osservano; 
ed  ho  creduto  poter  venire  a  capo  di  concbiudere 
0  che  il  polipajo  nel  suo  principio  non  incrostava  che 
un  nucleo  calcareo(l),  colle  prime  serie  delle  sue 
cellule  (2),  ma  solo  per  meta:  a  queste,  disabitate 
una  volta^  o  piene  di  soslanza  calcarea,  si  addossa- 
rouo  in  seguito  le  altre  serie  (3),  le  quali  comincia- 

(l)Tav.  r  f.  4.  a 

(2)Tav.  i.f.i.h. 

(3)  Tav.  l.f.  4.  c.d.e.f. 


227 
vano  a  segnare  una  curva  maggiore  ripiegata  sopra 
la  precedente;  finche  la  sopravvenienza  del  niatoriale 
calcareo  della  massa  (1)  ricoprendole  lulte,  sin  dal 
coniiaciamento  della  parte  spiraie,  le  nuove  serie 
delle  cellule,  allonlanaiidosi  dalle  prime,  si  eslende- 
vano  sopra  il  ceunato  materiaie,  con  nuova  incrosta- 
tura  che  veniva  spesso  interrotta  e  ripresa  sopra  le 
cellule  precedenti  (2). 

Dopo  alquante  alternanze  di  sovrapposizioni  cal- 
caree,  le  cellule  del  cresciuto  polipajo  vennero  ed  eslen- 
dersi  sopra  la  superficie,  che  comparisce  essere  slata 
la  penullima,  perche  le  porzioni  dell'  ultima,  dalla 
quale  sono  coperte  le  cellule  dell'  intiero  relicolato  su- 
perGciale,  non  ne  presentano  piu  alcuna  addosso.  Ma 
forse  sabbero  elle  comparse  anciie  sopra  di  quest'ul- 
tima  sovrapposizione  calcarea,  se  la  massa  del  poli- 
pajo, col  resto  della  formazione  del  calcario  di  Pa- 
cbino,  non  fosse  stata  avvolta  nella  roccia,  ed  avesse 
dalo  termine  alia  vivenza  di  que'polipi  costrultori. 

La  I'onna  spirale,  per  tanlo,  di  quesla  massa  di  po- 
lipajo pare  che  possa  riguardarsi  come  meraraente  ac- 
ridenlale,  e  dipcndente  in  prima  dalla  forma  del  nu- 
cleo  calcareo,  al  quale  addossaronsi  le  sue  prime  cel- 
lule ;  e  fu  con  esse  che  slabilirono  la  superficie  sulla 
quale  vennero  di  seguilo  addossandosi  le  susseguenli 
serie,  e  la  coprivano  e  la  nascondevano.  Queste  per 
cohdi/.ioni  parlicolari  de  polipi  coslruttori,  era  picco- 
le,  ora  piii  grandi,  ora  brevi,  ora  profonde  venivansi 
fab  bricando  ;  finclie  alia  sopravvenienza  del  materiaie 
calcareo  che  ne  dislurbava  il  progredimenlo ,  riem- 
pien  done  i  vani,  abbundouavauo  le   anliche  sedi  per 


(1)Tav.  \.  f.  4.  g.g. 
(2)Tav.  \.  f.  4.  h.i.l. 


228 
coslruirne  delle  nuove,  sopra  il  materiale  adflossalo 
alle  prime.  La  fii;ura  spirale  pero  non  potelle  piu 
pirdert-i,  alteso  che  lanlo  il  calcario,  quanlo  le  cel- 
lule de'  polipi  quasi  a  slrali  concentrici  ai  priini  la- 
vori  anilavano  fabricandosi. 

Tale  e  lo  spiegamento  che  mi  e  sembrato  poter 
dare,  senza  ardite  proposizioni,  alia  singolare  strut- 
tura  deH'inlerno  di  queslo  nuovo  polipajo,  appoggiato 
auzi  cred'  io  a  taluni  innegabili  falli.  Ad  ogni  modo, 
quand'  anche  non  avessi  colpilo  il  vero,  non  mi  sono 
pero  ingannalo  neH'averlo  tollo  via  dalla  slraniora  ta- 
miglia,  alia  quale  si  sarobbe  voluto  aggregare;  e  I'bo 
resliluito  a  quella  che  gli  apparleueva  di  dnlto. 

Kel  dargli  ua  nome,  come  e  giusto  che  lo  ab- 
bia,  or  che  per  la  prima  volta  e  stato  conosciulo,  io 
ho  avuto  riguardo  al  particolar  modo  con  che  ven- 
gono  a  nascondersi  le  sue  cellule ,  col  sovrapponi- 
mento  delle  nuove  serie,  e  col  ricurvarsi  in  spirale ; 
e,  quasi  come  una  famiglia  di  polipi  che  nasconde  e 
copre  se  stessa  ravvolgendosi,  con  greca  voce  I'  ho 
denominato  Avtocryptomene,  asscgnandole  i  seguenli 
caratteri  generici. 

A.  Poliparium  lapideum  incnistans ,  cellulis 
gimdrangu/aribus,  seriatim  disposilis,  simplicibiis, 
contiguis,  alter nis. 

Alia  specie  poi  che  ahbiam  descrillo  si  addico- 
no  i  seguenti. 

A.  spiralis.  A  massa  solida  spiriformi,  externe 
cellulari:  cellulis  c/uadrilateris,  contiguis,  per  series 
transversales  amplo  or  dine  stipatas^  disposilis.  In- 
terne seriis  cellularum  occultis,  super  impositis,  in 
sptralem  incrementum  procedentibus. 

Habitai-^i^osi>\\e  del  calcario  ad  Ippurili  di  Pa- 
chino  in  Sicilia. 


229 
Se  la  nomonclnliira  allora  e  piu  utile  quando 
piu  chiaiameiitu  ^'^p|•iIlle  i  caralleri  dellc  coso,  come 
alveolites,  dijsticopora.  calenipora  etc.  io  ho  creduto 
far  meglio  di  dar  queslo  nonie  al  mio  nuovo  fossile 
che  veslirlo  di  imo  sfiiiuralo  di  persona  alia  quale 
avrei  poluto  dcdicarlo,  perche  non  servisse  poi  a  de- 
slare  alcuna  idea.  Ella  e  una  sciagura,  e  un  detri- 
mento  del  progresso  scienlifico,  I'essersi  portala  in 
oggi  air  eccesso  una  moda,  che  contribuisce  a  viop- 
piii  ingarbugliare  e  render  difficile  la  cognizione  de- 
gli  oggetti  che  la  storia  naturale  di  sludiar  si  propone. 


•w  ■,.{■> 


231 
APPENDIGE 

SOPRA  UNA  NUOTA  SPECIE  DI  SFERUUTE 

Nell'ordinare  il  gabinelto  Gioenio,  in  quesla  R. 
IJniversita  di  stiirli,  rinvenni  una  sferulilc,  allnqunle 
nome  alcuno  noii  era  per  anco  assegnalo.  E'^'^a  mi 
parve  nuova  e  come  Icile  mi  avanzo  a  presentaria, 
con  que'  lumi  die  mi  e  dalo  di  avere  nel  luogo  ove 
mi  trovo;   ed  eccone  la  descrizione. 

Massa  calcarea  di  otto  pollici  di  lunghezza  sei 
di  larghezza,  e  quaitro  circa  di  allezza;  di  fji;ura 
irregolare,  inclinante  alquanlo  alia  ovoide(I);  la  par- 
te supcriore  presenta  una  piccola  eminenza  con  i- 
ca(2),  quasi  nel  centro  della  suptTficie  di  un  cilin- 
dro  attorniato,  nel  bordo  d'  onde  comincia ,  da  una 
scri<>  di  squame  contigue  disposle  a  raggi(3).  Da  una 
meta  della  base  del  piccolo  cono  si  aprono  tre  fora- 
mi,  smarginati  e  malgonci  i  quali  non  si  approfonda- 
no  molto  in  giij.  II  maggiore  quasi  semiluuare  e  in- 
terrollo  nella  cavila  da  una  spina  rilevata  che  si  ad- 
dentra  nella  massa  del  cilindro;  gli  altri  due  sono 
uno  quasi  rotondo,  I'  altro  alquanlo  lunato,  e  mono 
profondi  entrambi  del  primo.  fSel  rimanente  della  base 
del  cono,  e  della  superficie  del  ciliudro  vi  sono  al- 
quanti  infossauienli  di  poco  rilievo,  ma  che  inlanto 
danno  allinsieme  un'aspello  organico,  piii  presto  che 
di  roccia. 

Le  squame  che  formano  il  disco  della  parte  su- 
periore  della  massa,  sono  tutte  leggerraente  canalico- 
late,  co'  bordi  laterali  rialzali ;  e  quesli  unili  a  quelli 

(1)  Tav.  3  f.  6.  a.b. 

{^1)  Tav.  3.  f.  6.  a. 

*-(biroslrc?) 

(3;  Tav.  3.  f.  6.  c. 


* 


232 
delle  altie  squame  formnno  tanti  raggi  rilevali,  che 
piiiluno  da  uii  bordo  circolare,  e  rialzato  anche  esso 
intoino  alia  superficie  dell'  apertiira  del  cilindro . 
La  sU'utlura  di  queste  squame  e  lamellosa;  nel  bordo 
pero  si  vede,  dalla  parte  interna,  una  serie  di  tes- 
suto  quasi  fdiroso  che  esce  aiquanto  dal  bordo  istesso. 
Tutto  questo  disco  radiato  e  squamoso  e  aiquanto 
convesso:  vale  a  dire  che  il  margine  esferno  6  piu 
basso  del  bordo  superiore,  il  quale  par  che  assumesse 
una  forma  conica  bassissinia,  dirigendosi  verso  I'apice 
della  piccola  eminenza  conica  del  cilindro. 

II  reslo  della  massa  e  di  un  calcario,  compalto 
anzi  che  no,  e  di  quando  in  quando  a  difFerenti  di- 
stanze  appariscono  i  nnargini  di  altre  squame  rolte  e 
coverte  della  sostanza  calcare:  quasi  gradatamente  cre- 
scendo la  conchiglia,  se  pur  tale  puossi  appellare, 
andasse  abbandonando  le  prime  squame,  e  sopra  I'ad- 
'"*  dossala  materia    calcarea    disponesse  le    susseguenti, 

sempre  intorno  ad  una  specie  di  cilindro,  munito  dei 
soliti  forami  e  dell'  apice  conico. 
v.  Se  quest!    caralteri  sono    capaci,   e    sufTicienti  a 

"\        '  distinguere  questo,' organico  dalle  altre  specie  della  Sp/W" 

ruliles,  io  vorrei    chiamarlo   Spherulites  palula,  ap- 
punto  perche  le  squame,    lungi  di  esser    brevi  e  ri- 
,  volte  in  su    jrregolarmente  sono  piu    ample,    pii!i  pa- 

teuti,   ed  inclinale  aiquanto  in  giii. 


Tau.l. 


BBBBBnM 
ggaiBBBi 
aQQBBBaB 


fs. 


P.ln.    J.S4,Mt 


IBIX 


.\  n  t  o  c  r  y  Ti  1"  o  in  e  n  p 


spiralis 


\ 


Tau.2. 


I  1  i  I)  I)  1 1  r\  tea 


corntiropia  e.      Defr 


Tat- ■  3 


1^ 


Tuv  /,, 


/> 


1 1  I  u  n  IJ  I-  i  I  r  S      f  I  S  t  IJ  I . 


/^ric  J/rcf.i^^  "^< 


COniMiZlOIE  DElli  DESCmZIOM 

DI  VARIB 

SPECIE  NUaVE  WALACOLOGICHE 
DELIA  SICILIA 

PER  IL  SOCIO  ATTIVO 
lETTO    RKLU    TOBWATA    ORDINARU  DEL  28  GEKNARO  1841. 


.l^^!:\tv 


±JLt±.*jt*Jt±±.tJtJLt±Jt.tJJ.tiJt^*jL±J:J^JtJtiALt±itJ^*JJuULi±^ 
±JtJtJcAJLt±iJtiJtA.i.iJt±JLt^JcJJ-t^tJf^itJU-t±±.*jL±±±J.ti  4  4  4  4  4  t  tAtJL*  JL^  4  ♦  ♦  ♦  ♦  .t  4.«. 


Eccomi,  egregi  Golleghi,  alia  seconda  delle  mie 
memorie  di  malacologia  siciliana.  Contieneessa  ladescri- 
zione  di  varie  specie  nuove  di  molluschi  viventi  e  fos- 
sil! della  Sicilia.  lo  non  voglio  ripetere  quanto  mi  trovo 
doUo  nella  introduzione  premessa  a  queste  memorie  in 
riguardo  alia  novita  delle  specie  delle  quali  mi  occu- 
po.  Ho  svollo  luUe  ie  opere  di  malacologia  ch'  ebbi 
il  deslro  di  procurarmi,  ed  in  quesla  occasione  debbo 
puhblicamenle  manifestare  i  miei  sentimenli  di  verace 
nconnscenza  all'  esimio  cav.  prof.  Garmelo  Maravigna 
per  avf^rmi  foruito  all'  uopi)  delle  opere  piu  rare  ed 
iiiiportanli.  INon  vi  ho  rinvenuto  descritle  le  specie 
die  produco  provvisoriamente  come  nuove,  ed  ecco 
perche  ne  imprendo  la  pubblicazione.  Se  in  pro- 
gri'sso  si  troveraniio  con  anlipciazione  descritte,  cio  si 
duvra  allribuire  alia  dcficienza  dei  mezzi  in  cui  vivia- 
mo,  coi  quali  procurarci  ogni  maniera  di  libri  e  di 
scientific-he  notizie,  colle  quali  porci  a  livello  di  quelli 
rh'ehhero  la  venlura,  sf)lt'allio  cielo  uascendo,  vivere 
nciia  picnczza  di  codcsli  mezzi. 


236 

Eppure  a  quesli  ebbe  spesso  ad  accadt^re  quanto 
io  lemo  che  a  me  non  avvenga.  ^el  secondo  volume 
della    enuiiicrazione  dci  molluschi  della    Sicilia  molte 
specie,  ci>e  I'illustre  autore  di  quest' opera  aveva  come 
nuove    prodotte  nel  prime  volume,    dichiara  che  non 
lo  sono    allrimenli,    avvegnacbe    poluto    avesse    coii- 
sultare  grande  numero  di  libri  di    malacoio^ia;    e   do- 
pe la    pubblicazione  dtila   seconda    parte  non    jascia 
in  una  lellera  diretta  al  chiariss.  prof.  Scacchi  da  INa- 
poli,  ed  a  me    pervenula  per  organo  del  benemerilo 
cav.  prof.   Taranto  da  Galatagirone,  di  renderlo  cono- 
scenle  di  quesli  inevilabiii  sbagli,  di  che  egli  pote  av- 
vedersi    solo,    quando   riceve    da   parecchi    ciniici    Ja 
maggior  parte  dclle  conchiglie  indigene  della  Groen- 
landia,  dell'  Inghillerra   e  della  Korvegia.  Le  dislanze, 
la  differenza  dei  linguaggi,  la  molliplicita  delle  opere, 
la  lenlezza  delle    comunicazioni    e  la    scarsezza    delle 
corrispondenze    scienliliche,  la  mancanza  dei   disegni 
in  talune    opere,   o    la    imperfezione    dei    medesimi, 
spesso  la  inesattezza  delle  descrizioni,  e  sopratullo  la 
simultaneila   delle   scoperte  e  delle  osservazioni,  sono 
le  cause  piu  efficaci  ad  ingenerare  inconveniente  sif- 
fatto.  E  per    1'  ultima  di  esse  vienmi  il  destro  citare 
un  esempio  iniponenlissimo.  Nell  agosto  del   184-2  io 
e'l  mio  ornatissimo  collega  p.  d.   Giacomo  Maggiore 
fissavamo  i  caratleri  di  un  nuovo  genere  di   mollusco, 
che  addimandavamo  Orloslelide,  dal  colonnello  rctlo. 
]Nel   IS-il    Philippi   aveva    proposto  lo  slesso    genere 
appellandolo  Pyrgiscum.  domentre  nel  giugno  del  1840 
Lowe  in  una  delle  societa  scientiCche  inglesi  slaluiva 
il  genere  medesimo  chianiandolo  Parthenium;  ed  in- 
lanto  un  tal  genere  era  slato  fissato  pria  dal  celebre 
D'  Orbigny  a  Chemnizio  dedicandolo,  e  come  anteriore 
agli  allri  iu  riteuuto  geueralmeute  il  genere  Clwmnitzia. 


237 
Cio  poslo  sccndo  alia  descrizione  delle  mie  spe- 
cie nuove. 

GENERE  TEEEBRATULA 

Specie  i.  Tercbralula  Spadao  mihi.(Tav.2.  f.5.  a,bjC,) 

T.  tcftla  ovnta.  tumidiiiscMla,  laevt,  subtonui-,  longi- 
tudinal iier  Hubj)!icata-  iilicis  obscurissimis ,  tribus 
in  valvu/a  darsa/i,  et  duobus  ventrali  viajoribiis ; 
margine  venlrali  sab  emarginalo\  rostro  pj'oducto, 
snbnblif/iu;  Iruncalo.  foramine  rolundo,  mediocri; 
marginibiis  cardinahbus  valvulae  ventralis  brevibus, 
rocliusciil/s,  in  angulum  oblusiiisculu7n  coiivenien- 
iibiis ;  deludio  seclante. 

Specie  mollo  interessante  tra  le  terebratole  sicj- 
lianc,  da  mo  Irovala  una  sol  volla  in  Sicilia  nel  mare 
di  Aci-Tri'zza.  E'  ovale,  alquanto  rigonfia,  legger- 
incMile  altenuata  ai  margin!,  di  color  corneo,  longitu- 
dinalmento  piogheltata;  le  pieghe  poco  distinle,  non 
mollo  uguali,  ma  simmetricamente  disposte  neH'uno 
€  neir  allio  lato,  e  scoinpariscono  in  vicinanza  al  car- 
dine ;  di  esse,  Ire  nelia  valva  dorsale  e  due  nella  vcn- 
traie  sono  piii  riicvate,  meglio  dislinle,  lasciano  tra 
di  lore  maggiore  spazio,  e  vanno  a  Icrminare  ad 
una  smarginalura  leggerissima  che  presenia  il  mar- 
gine fronlale  ,  dove  costituiscono  due  angolature 
appena  marcabili.  11  rostro  e  allunguto,  quasi  ob- 
biiquaraente  troncalo  con  un  forame  esaltamenle  ro- 
tondo  e  mcdiocremente  aperlo.  I  raargini  carJi- 
nali    della  valva    vonUaie  brevi,  piultoslo    retti  e  di- 


238 
sposti  a  formare  un  angolo  alquanto  oUuso.  Lo  sche- 
lelro  intcrno  non  e  semplice,  ne  mollo  complicalo. 
Due  lamelle  liinghe,  quasi  pcrponJicolari  al  margine 
frontale,  partono  dai  denfi  canlinali.  e  si  porlano  sino 
al  terzo  inferiore  della  valva  dorsale.  Sono  alquanto 
incurvate  lateralmenle.  e  coslituiscono  una  figura  ellit- 
tica.  Al  piinto  di  loro  origine  produconsi  in  avanli 
in  due  altre  piccole  laminette  verticali,  corlissime, 
a  mo  di  uncini,  e  sembrano,  come  sono  in  f:Uto.  un 
prolungamento  o  mcgiio  un  incurvamento  della  [)arle 
superiore  delle  due  lamelle  piincipali.  Per  ultimo  una 
altra  lamella  soende  in  mez/.o  a  quest'  ullime,  piu 
corla  e  saldata  al  Ibmlo  della  predetla  valva,  e  gm- 
gne  appena  al  medio  di  lunghezza   di  quelle. 

Ho  cercalo  per  tal  modo  di  descrivere  alia  me- 
glio  la  disposizione  di  queslo  sclieletro  interno,  lanto 
inleressante  alia  diagnoslica  ddla  specie  in  discorso, 
comeche  piii  chiara  apparira  dal  disegno  che  ho  ap- 
posto  in  una  delle  tavole,  che  servir  dovranno  di  soc- 
corso  alia  ndgliore   intelligenza  del  mio  lavoro. 

La  mai;;gior  larghezza  della  nostra  terehratola, 
che  trovasi  quasi  alia  meta  di  essa,  giunge  a  mill.  25. 

Altezza   mdl     32 

Ho  voluto  Iregiare  questa  bella  specie  del  nome 
deir  egregio  mineralogisla  monsignor  Lavinio  Spada 
dei  Medici  per  tribulare  aquesl'uomo  chiarissimo  un 
omaggio    di   mio  rispello  e  graliludine. 

GENERE  ANOMIA 

L'  attento  studio  e  le  osservazioni  da  me  fatte 
sulle  anoraie  siciliane  mi  han  condotlo  alia  scoverla 
non  solo  di  alcune  nuove  specie  a  lal  genera  appar- 
tenenti,   ma  bensi  a  nfoimarp  la   diagnosi    dell'  AnO' 


239 

mia   elegans  di  Phil.,  di    cui  Ire    eseinplari    sollaiito 
ebbe  agio  a  voderne  linsigiie  ledescn  zooloiiisld. 

Quest'  ultima  specie  e  da  lui  dcscriUa  iiel  inodo 
di  appresso  (1). 

j4.  testa  suborbirAilari ,  deprossa.  olha,  tcnui;  mar' 
ginc  cardinah  recto;  lineis  e/evatis  radianlibus  in 
aduUiore. 

Or  avendo  avuto  per  le  man!  piii  di  quimleci 
in(iiviiiui  della  specie  in  discoiso,  o  ad  essa  per  lo 
incuo  prohabilmeiile  rilL-ribili,  e  I'altovi  sopra  attenta 
disainiiia,  ho   Irovato. 

1:  che  lii  specie  e  veramente  nuova  e  distinla 
dalle  congcneri,  e  precipiiamente  per  il  cardine  retto 
e  per  le  liiice  elevate  di  che  va  fornita.  ' 

2:  che  la  forma  vana  molto  in  ragione  del  corpi 
ai  quali  si  altacca,  laldie  spesso  la  vedi  ovale,  irre- 
golare,   allungalissuiia  ec. 

3:  che  le  linee  quasi  mai  mancaiio,  e  si  tro- 
vano  nei  giovanissimi  individui,  come  negli  aduiti; 
che  sposso  verso  il  centro  e  I'apice  della  conchiglia 
del  lullo  svaiiiscono. 

4:  che  soDo  raggiaali  coslantemente,  raa  spesso 
irregolari,  e  quasi  seinpre  ineguali  ed  aspre, 

5:  che  trovasi  alio  stato  fossile,  possedendone 
uu  individuo  nella  mia  collczione,  rinvenulo  a  Milazzo, 
ed  in  queslo  le  linee  sono  piu  distinte  e  piii  elevate. 

6:  che  trovasi  sotlile  e  delicata  qualche  volla, 
ma  che  ordinariaruente  giugiie  cid  acquistare  una  ceria 
solidita ,  e  i'  individuo  I'ossile  da  me  citato  e  mollo 
solido, 

Quindi  la  diagnosi  fissala  dal  sig.  Philippi  du- 
vrebbe  modilicarsi  nel  modo  seguente. 

(I)  Second.!  pnrlc  della  enumerat.  mollusc.  Sicil.  etc. 
pag.  05.  iiov.  sj>ec.  tav.  xuii.  1.  2. 


2i0 

A.  testa  suborbiciilari,  et  saope  pro  corporibus  qui' 

bus  adheret  summoppre   variante,  alba,   subteMui, 

plerumcjue  soUdiiisciila ;  lineis  elevatis  siibasperis, 

irregulariter  radiantibus ;  ma,rgine  cardinah  redo. 

Specie    i.   Anomia  pulchella  mihi.  (Tav.2.  f.6.) 

A.  testa  orbicularis  depressu.  tenuissima.  alba,  svlcis 
regularibus ,  arciiatis,  radiatim  disposliis  (deganler 
ornata,  usque  ad  apicem  decurrenlibus\  inter sliliis 
flavidulis ;  margine  cardinali  noii  recto. 

Questa  specie  differisce  dall' Anomia  eloganle  di 
Philippi,  di  ciie  abbiamo  tenulo  sopra  ragionamento. 
E'  ornata  di  solchi  raggianti,  che  non  possonsi  con- 
fondero  con  le  linee  elevate,  asprelte ,  irregolari  ai- 
quanto  die  caratterizzano  la  prima.  Questi  solchi  si 
riuniscono  all'  apice  della  conchiglia,  che  trovasi  sito 
al  lerzo  inferiore  di  essa.  Non  souo  drilti  ma  un  po- 
co  arcati ,  e  lasciano  inlervalli  uguali  e  di  color  gial- 
liceio.  E'  tenuissima,  orbicolare,  piana;  e  cio  che  la 
distingue  piia  daH'Anomia  elegante  si  e  I'avere  il  margi- 
ne cardinale  curvo,  domentre  in  quest'  ultima  e  retto. 

Trovasi  rarissimamenle  nel  mare  di  Aci-Trezza. 

Altezza  22.  millim. 

Lunghezza  uguale  all' altezza. 

Specie  a,  Anomia  transversa  mihi.  (Tav.2.  f.7.) 

A.  testa  depressiuscula,  subovato- transversa,  solidiu' 
scula,  sordide  alba,  margine  cardinali  recto;  sulcis 
subregularibus,  elevatis,  subarcuatis.  ei  radiatim  di- 
spositis;  ce/iirotaevi,  margine  venirali  subdenticulaio. 


2i\ 

Sebbene  solcala  del  pari  che  la  specie  prece- 
dente,  I'Anomia  di  che  mi  occupo,  ne  diflerisce  per 
la  forma  trasversale,  quasi  ovale,  anzi  a  un  dipresso 
a  forma  di  Irapezio  e  principalniente  per  iJ  luaigine 
cardinale  relto.  E'  piii  solida;  i  solcbi  vi  si  raoslrano 
piu  pronunciati,  raggianli  e  leiigcrmcnle  arcati,  e  non 
presentaiio  la  slessa  regolarita  di  quelli  dclla  nostra 
Anemia  pulchella;  e  di  colore  omogeneo  ed  i  solchi 
scompariscono  nej  centre  che  vedesi  Icvigalo.  II  mar- 
gine  vculrale  e  quasi  denlicelato.  Si  potrehbe  sospet- 
tare  essere  una  variela  della  precedente  se  il  margi- 
ne  noil  fosse  rello.  Sarebhe  forse  questa  una  variela 
deir  Anemia  eleganle  di  l^hilippi?  Pero  in  quest'ul- 
tima  non  vi  sono  solchi  ma  linee  alquanto  elevate, 
6  d'  altronde  non  ho  trovalo  sinora  alcuna  variela 
intermedia  che  polosse  mostrare  un  passaggio  dai- 
1'  una  specie  all'  altra. 

E'  forse  una  variela  dell'  Anomia  petliniforme  di 
Poll'  Ma  in  questa  1' altezza  supera  sempre  la  lar- 
ghezza,  e  la  forma  e  coslantemenle  pin  forme  o  ellit- 
//ca,  domenire  la  nostra,  come  abbiam  detto,  e  ovato- 
irasvcrsale  ec. 

L'  individuo  che  vi  presento,  e  1'  unico  che  ho 
pelulo  acquistare  del  mare  di  Aci-Trezza,  nell'  aprile 
deir  anno  scorso. 

Altczza  millimetri  21. 

Maggiure  Larghezza  millim.  27. 

Aggiungo  qui  la   descrizione  di    un'Anomia  che 
io  riporto  come  variela  dell'  A.  Epbippium  di  L.  seb- 
bene potrebbe  coslituire  una  specie  diversa.  (T.2.  f.8.) 
^.  tesia  solida,  ovalo-rotundata,  valde  convexa,  laevi, 
alba. 

La  sua  forma  regolare,  convessa,  rotondata  la 
maocanza  di  slrio,  di  squame  ec.  rendono  questa  va- 

31 


242 

rieta  singolare.  Ne  puo  dirsi  che  la  sua  convessita 
non  le  sia  propria,  perche  il  corpo  sul  quale  I'ho 
trovalo  affissa  era  piano,  e  quindi  non  poleva  esser  di- 
pesa  dalla  forma  di  quest'ultimo.  Questi  caralteri  ba- 
slerebbf  :o  a  faria  riguardare  come  specie  dislinta;  ma 
le  anomie  offrono  tante  variazioni,  che  non  e  cosa 
molto  agevole  il  distinguerle  con  tutta  la  precisione 
desiderabile. 

Le  dimenzioni  del  piu  grande  dei  due  individui 
eh'  io  posseggo,  pescato  nel  mare  di  Aci-Trezza,  sono 
le  seguenti. 

Altezza  millim.  3i. 
i         Larghezza  millim,  32, 

II  piccolo  trovato  nol  mare  del  Riposto,  e  alto  24 
millim.  e  largo  21. 

Mi  e  ^rato  annunziare  qui  ai  malacologisti  di 
aver  rinvenuto  vivenle  uel  mare  di  Aci-Trezza  I'Ano- 
mia  striata  di  Brocchi ;  la  quale,  giusia  I'assertiva  del 
sig.  Philippi,  che  ho  ricavalo  dalla  leltera  da  questo 
chiariss.  professore  diretta  aU'ornalissimo  prof.  Scac- 
chi  e  idenlica  con  X Anomia  pectinata  di  Chemnizio. 
L' individuo  che  descrivo  e  un  poco  irregolare,  ma 
molto  convesso,  longiludinalmente  striate,  e  le  strie 
osservale  con  la  lenle  appariscono,  in  taluni  punti,  se- 
condo  la  diagnostica  della  specie,  formate  da  pico- 
lissime  squame  fornicale!. 

Allezza  millim.  20. 

Larghezza  millim.  24-. 

Dal   chiarissimo    lliilij  pi  e   slata    rinvenuta   alio 
state  fossile  sollanto  a  Miliicllo  ed  a  Palermo. 


243 

GENE  RE  OSTBEA 

Specie  i.  Oilrea  Torna'ieni  mifii.  (Tav.3.  f.l.  a,b) 

0.  lesla  ovato-cuneata,  crassissima;  ponderosa ;  valva 
inferiore  convexa,  ad  marf/inem  a'lemiala,  irregu' 
lariter  et  lornjiiudivaliier  plicala,  conventnce  sr/ua- 
moso-lameUosa;  va'va  svperiore  crassiore,  plana, 
ad  t7iarfjmem  subvcrlicaliler  li  uncala^. 

E'  questa  un'  ostrica  fossile  da  me  rinvenula  nei 
dintorni  di  MiliteJIo.  E'  singoJare  per  Ja  crassezza 
della  valva  superiore,  e  per  la  troncalura  quasi  ver- 
ticale  che  questa  valva  presenia  in  lulto  il  margine 
ventrale.  L'  area  cardinale  roslrala.  La  fossa  leca- 
mentare  allungata,  fiiianienle  striata,  lunga  30  inilliim. 
6  larga  15.  La  inipressione  muscolare  semi-ovala,  e 
dislanle  dall'  ana  legamenlare  38  millim.  e  dai  mar- 
gine millim.  27.  E'  lunga  26.  millim.  ed  alia  13. 
Sono  inlernamente  ambtdue  le  valve  concave,  ma  la 
inferiore  lo  e  piii.  Quest' ultima  e  irregolarmcnte  sol- 
cala,  e  mostra  delle  squaine  lamellose  concentriche, 
che  in  parte  sono  distruUo  dal  d(4rito. 

La  luiigliezza  della  conchiglia  e  di  un  decimetjo, 
ed  11.   millim, 

La  larghezza  78  millim. 

E'  cosi  numerosa  la  famiglia  delli?  ostriche,  e 
cosi  difficile  il  dare  ad  ogni  specie  un  nome  cavato 
dalla  sua  forma,  perche  le  specie  non  difl'eriscono  per 
un  sol  caraHere,  ma  per  un  gruppo  di  essi,  e  una 
sola  parola  non  e  in  tal  caso  bastevole  ad  indicarii, 
the  ipvcce  di  |imporle  un  nome  qualunf|ue  si  fos- 
se,  ho  credulo  mcglio  appollarla  col    nome  di  un  no- 


244 
stro  socio  distinto,  il  chiarss.  p.   d.  Francesco  Tor- 
nabene  in  altestato  di  gratitudine  e  rispetlo. 

GENERE  CARDIUM 

5/'£C/£' <.  Cardium  obliqualura  niihi.(Tav.3.  f.2.) 

C.  testa  subovata,  oblirjiia,  tenuis  tumida,  incwquila- 
iera,  postice  mojore,  alic^iiaiUulum producla,  et  lae- 
viler  snbtrimcala,  longiludinaliler  sulcata;  sulci's  an- 
tice  plicis  non  frerjucntibus,  papilliformibiis  ad  api- 
cetn,  versus  ad  basim  subse7nilunaribiis,  medio  et 
postice  laevtbus;  inter stitiis  striatis;  striis  incrementis 
prope  ad  marginem  confertis  undalis. 

Trovata  nel  tufo  calcareo  di  Montepellegrino 
presso  Palermo  quesia  bellissima  specie;  mi  e  sem- 
brata  per  molli  caratteri  diversa  delle  congeneri.  E* 
quasi  ovata,  obb'qua,  delicata,  inequilaterale.  II  lalo 
postcriore  piii  grande,  e  allungato  e  quasi  Ironcalo.  E' 
longiludinalmente  solcala,  i  solchi  al  nimiero  di  26, 
nel  lato  posteriore  forniti  di  pieghe  rare ,  verso 
r  apice  papilliformi ,  ed  alia  base  quasi  a  lorma  di 
mezza  luna,  anteriormente  e  nel  mezzo  sforniti  di  pa- 
pillej  elutti  levigali.  Gl'intervalli  striato-puntati,  il  raar- 
gine  cardinale  anteriore  retlo,  ed  il  posteriore  depres- 
so,  cio  che  con  gli  aitri  caratteri  lo  distingue  dal 
cardio  papilioso. 

Altezza  26,   miliimetri. 

Larghezza  nel  maggior   diamelro  27.  millim. 


2.V5 
GENERE  MACTRA 

Specie   i.  Mactra  intermedia  mihi.(Tav. 2.  f,9.  a, b) 

M.  testa  solida,  trir/ona,  tumida,  laevi,  fulva,  radis 
a/bis  et  zonis  viol  aces,  rufofuscis,  rarius  alLis  pi- 
cla;  lunula  non  dislincla.  rnarginilus  dorsal/bus 
dcpressisiino  concaviusculis,  intus  semper  violace- 
scenle. 

Si  potreltbe  a  primo  colpo  di  occhio  confondere 
la  specie  di  che  e  discorso  colla  Mactra  sluUorum  di 
Linn,  e  per  lale  io  lungamente  la  rilenni,  e  sino  a 
quamlo  noil  cbbi  per  le  maiii  graiide  numero  d'indi- 
vidiii  deir  uno  *j  dell' allra — Allora  un' attenta  di- 
samiiia  mi  rese  certo  della  diirerenzi  di  queste  due 
specie.  La  nostra  e  coslaiitemenle  solida.  internamente 
e  piu  in  vi -inanza  al  marguie  di  color  violelto  ;  i  mar- 
gini  cardinali  ambedue  ed  in  tutti  gl'  individui  de- 
pressi,  anzi  spesso  alquanlo  concavi,  i  denti  laterali 
pill  avvicinali  e  piu  elevali  di  quelli  della  m.  stullorum, 
e  r  improssione  pt-lleale  piii  in  denlro.  qucsl'uUima 
allronde  e  sempre  tcniio,  I'  area  e  gibbosa  e  quasi 
carenata,  e  la  lunole  distinta. 

Per  la  deprcssione  dei  inargini  cardinali  la  no- 
stra specie  sembra  aiigi)lata  atta  a'  due  lati  della  ba- 
se, cio  che  con  altre  caratteristiche  la  distingue  dalle 
m.  inflala  di  Bronu.  In  somma  essa  sta  in  mezzo  a 
cotest'  ultima  ed  alia  m.  slultorum  di  L.  ed  e  pi-rcio 
che  I'ho  volute  chiamare  m.  intermedia.  Per  ultimo 
Tanimalc    scbbene  non  difi'erisce  da  quello    della  m. 


2i6 
stullorum,  e  dalla  m.  inflata,  pur  I'ho  trovato  coslan- 
temenle  di  color  violelto. 

Allezza  37  millim. 

Lunghezza  -46  millim. 

Trovasi  noD  infrequente  nella  spiaggia  delta 
plaja  di  Catania  balzata  dalle  onde  dopo  le  forli  tem- 
pesle.  M. 


247 

APPENDICE 

GENERE  THRACIA 

Specie  i.  Thracia  trigona  inihi.(Tav.3.  f.3.  a,b) 

T.  testa  or  a  to  irigcna.  wquHattra,  inaequmahi,  sub- 
dopressa;  lalore  poslico  subotlenualo,  laeviler  coin,' 
presso;  murgine  ventrali  subrecto;  margine  dor- 
sail  ajiiico  reclmsculo  dein  rotimdato,  poslico  con- 
cavitisculo.  dein  vurvo.  et  exiremitate  subaiigulala; 
umbonibus  lumidis  recurzis. 

E'  questa,  a  mio  credere,  una  specie  ben  di- 
stinta.  La  sua  forina  triangolare  a  lali  uguali  la  dif- 
fereiizia  iinlahihnpiito  dalla  nostra  T.  Maraingnae,  e 
la  maticanza  d -i  snichi.  non  che  il  margine,  ven- 
trale  quasi  reltn,  la  dislinguoiio  dalla  T.  corbiiloides 
di  Desh.  Non  si  rilevano  per  allro  tiella  specie  che 
dcscnvo  i  punti  eievali  che  si  osservano  nella  T.  cor- 
buloides,  e  che  la  rcndono  aspra.  Ne  si  puo  dire  che 
si  sono  scancellali  col  dclrito,  perocclie  in  alcuni  esem- 
plari  delta  T.  corf)\iloidos  rinvt'iuiti  nella  stessa  lo- 
calila  io  ve  li  ho  sompre  osservati.  II  lato  posteriore 
e  altenuato  ed  a!  margine  compressa.  il  margine  dor- 
sale  antcriore  sccnrle  dall'  apice  relto,  ed  indi  s'  in- 
curva  e  si  arrolondisce.  ed  ii  posteriore,  prima  piut- 
tosto  concave,  e  di  j)oi  curve,  e  quasi  tcrminato  in  an- 
golo  ottuso.  Gli  apici  tumidi  e  curvali.  JNon  si  puo 
dire  luniida,  anzi  al(juanto  compressa. 

Trovasi  fossile  a  Palermo  nel  Monte  Pellegrino. 

A'tezza  38   millim. 

Lunghezza  51    millim. 

Crassizie  20  millim. 


2i8     :      . 

GENERE  LUCINA 

Spt:ciE   1.   Luciiia   Ri-inae  mihi.  (Tav.3.  f.4.  a,b) 

Z.  testa  mngnn.  ovalo  transversa,  soUda.  inneqmla- 
t<>rn,  concentrice  iiiaerjuaUler  stnu(a\  umbonibus 
parum  produclis;  ulrocjue  latere  rolundala,  poslmo 
longiore;  lunula  nulla]  inlus  laeoi;  car  dine  edenlulop 

Quesfa  specie  e  fossile,  da  me  rinvenula  nei  din- 
torni  di  Mililello.  11  solo  individuo  die  posseygo  non 
e  mollo  couservato;  pure  vi  si  possoDO  rilevare  ca- 
ralteri  tali  da  distinguerla  dalle  affini,  e  da  coslitur- 
ne  una  specie  nuova.  E'  grande,  ovala-trasvcrsale,  a 
lati  disuguali,  dei  quali  il  posteriore  assai  piij  lungo. 
E'  tumida  concenfricamente  striata,  ma  le  strie  non 
sono  uguali,  ne  regolari ,  ed  iutornameiite  levigata. 
La  lunula  per  nulla  dislinta.  II  cardine  e  forse  pnvo 
di  denti,  almeno  io  non  ve  ne  ho  potulo  osservare 
alcuno;   e  rotondata  d' ambo  i  lati.         .^    ^     ,, 

Aitezza  44..  milliin.  ,       \.     ,.     ■;!,;/ 

-n'.    Lughezza  56.   miilim.  ;         ',,,'.;    •].       " 

1  '       Crassizie   27.   miiiun. 

Piacemi  fregiare  que^la  nuova  specie  del  nome 
deir  egregio  prul'.  d.r  lieina  ui  argomeato  di  mio  ve- 
race  alTetto.  .... 


-  \ 


•'  ■'•';.  ■-'■     i    •■      1  .1   (i...  .  ■  .' ;    ;  ■■!<:■ 


ii.;.,(iL 


.Tav   I. 


fiq  I 


Fin:  2. 


F, 


yj. 


4 


Fw:6. 


Fiy  7 


■\ 


Fi(f:  II. 


^ 


■^<: 


'  icjlZ. 


b 


Fi^ i.Trochus  Ziucare/li-Fiq:Z.(aijTrochiMs  [iimiduliis-Fig:3.Trochus  Scacchi-Fig/,. 
Trorhus  (h-oxsi-Fin H.  Trochitx  Philippi-Fia.S.  Trochiis  Seiniglohosus-Fi^.y.Trochii^ 
r/iibiii.t-  Fir/  Kfii  blTrnchus  Man^ialardi-Fig:  g.(  ah  c)  Solarium  niriilimi-  Fi^.iolab} 


Jr^^^ 


Tav  II. 


J'^at'J  J^y^J  lai/  CrepiduJapulcheIlal-Ficfj(ab)BrocchiaM(iyaiori-Fi^:Zlabi  Brocrlua 
InteHandi -Fiy  3  Brocchia  Longo-Fi^:/^fa  h lEmartfinulu  s(fuamulosa-Fi(j:5.(a  bcl  Terehni 

I  fiila  Spndae  Fi(f:6 .Inomia, pulchellu-Fiq?  Jnomin  Iraimcrsa-Fiif.g.fa  blAnomiu  coni-etu  - 
■'1rt"nn.l  Kfihlpp/Fiyg  la  bl Maetru  intermedia. 


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T(-i/  lu 


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Fyy/./aS/  Ostrea  Tornahen,- Fiy.Z.  Car^ntm  ol>n<juatum    Fjff:3.Thracia  tri^ona-FJ^:,. 
LucinaAemac-Fjys.ThraciaMaravi^^nae(JradeCCatjar) 


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DELL'  AZIONE  ML  METALLO  POTASSIO 
SUL  BOMBACE  E  SULLA  CARTA  FULMINANTE 

MEiniORIA 

DEL    D.'    IM    MEDICli^A 


ica 


Regio  chimico  operatore  professore  sostituto  di  chim.^„ 
filosofica  e  farmaceulica  in  questa  ref;ia  Universiti 
pubblico  rivisore  della  corte  prolomedicale^  socio  altivo 
della  Gioeaia  e  corrispondente  di  varie  accademie  scien- 
tinche  ec. 

kKTTA  HKILA  TORNATA  ORDmARIA  DEL   28  GENNARO    1847. 


■  •  ";j 


^yrn^TTTrTTvyyT>^Trt•V4'»^^lf^:vt^^■♦^♦^»^t^T■^^■^^■^■ft4♦t^^tTTTTyyTyT^' 


Bjleclilando  sulla  proprieta  eminentemenle  fulminea 
della  novolla  sostanza  scopiTla  da  Pelouze  nel  1838, 
che  chiamo  dappoi  pyroxylina,  voigarmente  bom- 
bagia  o  carta  fulminant^,  sostanza  da  me  ottenuta  con 
gli  ordinari  procediinenti,  tanto  cioe  colla  iinmersione 
diretta  nell'aoido  nitrico  mouoidrato,  quanto  nell'aciJo 
nitro-solforico  volute  da  Knopp(l),  mi  db'terminai  alle 
segiienli  rioerchc,  onde  venire  a  capo  di  qualche  utile 
illazione,  su  la  fiducia  delTazione  reciproca  che  eser- 
citano  gli  atomi  de'  corpi  allorquaudo  vengono  in 
conlatlo. 

(1)  Un  metodo  facile  breve,  cJ  economico  consiste  nel 
tenere  imnicrso  por  iin  qii.ii-to  d'ora  11  boinbace  purissimo  e 
sfioccato  ill  una  boccia  cliiiisa  oniitenente  una  soluzione  com- 
posla  di  iiilrulo  polassico  col  doppio  del  siio  peso  di  acido 
soifiirico  acqiioso  di  gradiCCt.  dopo  lavalo  bene  piu  volte  con  acqua 
e  fallo  asciultare  ail  una  temporaltira  non  pii'i  di  gradi  30  -j* 
0  R.°  sono  veniitu  ad  ollenere  il  bombace  fulniinante.  Se  pui 
vogliasi  porfcllHraeiilp  puro.  dopo  desiccato,  bisoi;na  osegiiir- 
ne  una  nuova  lavalnra  in  ar:(pia,  appcna  alcalizzata  colia  po- 
tussa  ed  indi  rilavarlo  cun  aequa  pura. 


.232 

PcT  procedure  con  ordine  volli  porlanto  osservar 
dapprima  il  bonibace  e  la  carta  fulniiiiaiile  coll'aiulo 
dul  niicroscopio,  die  Irovai  non  dilfiTire  por  nieiite 
nella  forma  (hil  bomhace  e  dalla  carta  non  fuliniiianle. 

Indi  volli  solloporli  all'azione  della  scintilla  elet- 
Irica,  ma  ne  di  essa,  ne  dalla  scariea  di  una  sola 
boccia  di  Leyden  oltenni  resultato  alcuno  ;  come  al- 
tresi  non  lo  ottenni  dal  piliere  voltaico,  adopcralo  a 
venliquatlro  coppie,  le  sole  che  posseggo  e  per  cni 
non  potei  spingere  1'  esperimento  ad  una  maggiore 
eiiergia(l). 

Nel  considerar  poi  che  il  metallo  polassio  occupa 
Tullimo  posto  nella  catena  dt;' corpi  seniplici  in  ordi- 
ne  decrescente  del  loro  stato  elettro  negalivo,  nun 
esitai  a  porlo  in  contatto  della  bombagia  e  carta 
fulminante. — Esso  in  sulle  prime  non  manifesto  azio- 
ne  alcuna,  ma  offusco  la  sua  brillantezza  coprendosi 
di  un  velo  bianco,  tale  quale  avviene  all' esposizione 
atmosferica. 

Avvoltolo  poscia  nel  cotone  e  premendolo  legger- 
menle  fra  I'indice  e  il  pollice  dopo  breve  istante  pro- 
dussemi  la  fulminazione,  svolgendo  una  fiamma  rossa, 
ne  in  cio  appresi  mai  sensazione  alcuna  di  calore  per 
quanlo  ne  abbia  replicato  1'  esperimento.  —  ;Vla  solo 
sumpre  intesi  una  scossa  simile  alio  sbilancio  elet- 
trico,  e  un  movimento  vibralorio  o  come  proprio  si 
dice  uo  formicolio  in  proporzione  della  quantita  del 
cotone  e  della  carta  fulminante  posti  in  azione.(2) — 

(1)  Sarebbe  desiJerabiie  di  verificare  tali  esperienze  con 
apparecchi  di  maggiore  efiicacia  . 

(2)  Tale  azioiie  avverasi  sul  bombace  eminentemcnle  fid- 
niinanle  allorquaiido  cioe  liovasi  inlierameiite  cambiato  in  py- 
roxilina,  ma  non  gia  su  queilo  difettoso  e  mal  preparato.  Con 
qiiesl"  ultimo  succcde  la  combuslione  con  lentezza,  non  accade 
fidrninazione,  e  avveilesi  sensiblle  riscaldamcnto,  secondo  il 
grado  pill  o  menu  d'  impurezza  dello  stesso. 


I  jjas  prodolli  emanaroiio  iin  ndnre  piacevole  da  me 
paraiioiiato  a  quelle  dt^l  nitrito  d'ossido  d' olile  (olere 
iiitrico):  tale  sensazione  producesi  ancora  :i(dla  dotona- 
ziotie  del  semplioo  cotoiio  riilminco  odoro  clie  i  sii^nmi 
Fordos  e  Gel  is  lu  allribuiscono  ad  uno  oomposlu  cia- 
nico  cho  formasi  ii(d  leinpo  d(dlu  delonazione.  (\edi 
lieiidiconto  n."21,  23  novenibre   18-46.). 

II  nicdesimo  esperiinenlo  osservai  di  non  pro- 
durro  azione  alcuiia  sulla   xyloidina  di   Braconnot. 

Gredei  i'ltaiilo  iiidispt'iisabile  esaniiiiare  se  nella 
pyroxylina  esislesse  I'acidcj  nilrico  bello  e  fornialo.  o 
vi  fossero  i  suoi  elciiienli,  die  srcondo  I'analisi  di  Pe- 
ligot,  la  sostaiiza  organica  solloposta  alfazione  di  det- 
lo  acido  co'  mctodi  ordinari,  per  divenire  pyroxy- 
lina va  a  pcrdere  un  eqiiivalcnle  d'acqiia,  acqiiistan- 
dn  tre  equivalenli  d' acido  nilrico. — Per  oltrncro  cio 
dico  soUoposi  priiiio  li  hombace  fulminanlc  purificatit 
coino  sopra  all'azioiio  dciracqiia  bollente.  il  liipiore, 
lillrato  (Jopo  un  quarto  d'ora,  traltato  con  apposili  rc- 
allivi,  non  moslro  azione  alcuna,  e  il  bombace  dopo 
di  averlo  debitamcnto  desiccalo,  godeva  senza  altera- 
zione  la  solila   propricla  fulminanle. 

Passai  dappoi  ad  inimergere  il  cotone  Hdmineo 
ncir  acqua  disldlala  contenento  'y^o  di  potassa  purissi- 
nia,  che  lo  cavai  [uori  a  capo  di  un  pezzelto  e  lavato 
piii  volte  in  acqua  pura,  lo  trovai  di  maggiore  energia 
lulminante. 

Laondo  credcrei  potcrsi  conchiudere  che  nel  co- 
tone I'ulminanto  csistono  i  suoi  elcmenti  e  non  gia  esi- 
sle  r  acido  nilrico  bello  e  I'ormalo. 

K  quindi  e  clie  Irovandosi  1'  ossigeno  aderente  con 
poca  forza  nella  pyroxylina,  e  da  questa  passando  al 
polassio,  che  debba  contenerlo  in  uno  state  piii  intimo 
di  conibinazione,  o  pure  in  uno  stato  piu  fisso  che  pria 
ue   nietlc  a  nudo  il  tcrniico  che  di  uiiila  col  calore  ani« 


251 
male  aumentando  la  tcmperalura  ne  produce  in  con- 
tatto  deli' aria  la  combuslione ;  qualora  quesla  non  vo- 
glia  considerarsi  come  un  fenomeno  elellrico,  secon- 
do  i  pensamenli  di  Berzelius,  e  che  da  luogo  ad  allret- 
tanti  prodolti  i  qiiali  pel  loro  istantaneo  passaggio  alio 
slate  gassiforme  noii  producorio  sensibile  riscalda- 
ineiilo  (1). 

Del  resto  sommelto  a  voi,  illustri  socii,  qiiesti 
miei  esperinienii,  pcrche  colla  voslra  saggezza  e  coj 
voslri  lumi  sia  supplilo  a  quanlo  abbisogiii  alio  svi- 
luppo  di  tale  azione» 

(1)  Secondo  la  recente  analisi  dl  Poloitze,  i  pnulotli  ciie- 
han  luoi^o  iiella  fidmiiiazidnc  sono  11  ijas  ossido  di  carltimio, 
il  vapore  d'  atqiia,  il  gas  azolo  e  dclle  piccoie  qiiaiitila  di 
gas  acido  carboiiico  dc"  quail  ne  slaMlisoe  le  proporzioiii,  ciie 
varioiio  giusta  lo  slalo  Ter".  e  Bar",  doll' atmusfora.  e  di  aide 
circoslaiize  (Vi'di  il  l{(Midicoiil()  1.  sem.  n.  I. — 4  genu.  1847). 
Ed  e  [lercio  che  nial  si  avvisa  ii  sig.  Giierri  iiiciilcando  di 
ligcUare  questo  sostilnlore  deila  polvere  da  sparo  a  cagiom? 
deir  acido  nitroso  che  credo  piodiirsi  nel  tempo  deila  ful- 
niinazione,  che  logoi-ando  le  caniie  de'fucili  comproinelte  la  si« 
curezza  di  chi  le  spava.  (Vedi  la  sua  Weinoria  inseiila  iiella 
gazzelta  niedica  di  Toscana  anno  4.  18'(G.) — 11  hmnbace  fiil- 
minanle  deve  a  niio  credere  bandirsi  noii  pel  logoraiiienlo  delle 
arrni,  ma  perche  variabilissimo  iiegli  elTelli  c  insiilxjrdiiialo  a 
qualunque  regola.  In  elleltd  si  ossena  con  costaiiza  die  lad- 
dove  si  spari  un  fucile  coiridenlico  bombac^  e  colla  niedesima 
qiiantita,  la  fulminazione  si  trova  senza  cnslanza  or  Icnla.  ora 
medi&ere  e  lalora  veemenle,  tanlo  da  compromellere  le  caiine 
delle  arrni,  con  vibbrarc  scosse  irresistibili  al  calcio ;  e  le  pal- 
le,  le  migliarole  e  in  generale  i  projetli  veggonsi  cacciali  in 
proporzioiie  deila  forza  inipulsiva;  e  non  e  raro  vederli  cadere 
quasi  a  perpendicolo  avanli  la  bocca  degli  arcbiimsi — Ma  d'onde 
avviene  si  fafla  variabilila?  lo  sarei  lenlalo  allribiiirla  parlico- 
larmcnte  alia  piii  o  meno  qiianlila  dell'aria  almosferica  che  re- 
sta  Ira  le  molecole  del  boinbace. — Cio  che  sara  oggelto  di  allra 
mio  lavoro  per  le  vcgneiili  lornate. 


DKI    DINTOHNI  D'AVOLA 

DKL  SOCIO  OiSOHAKIO 

MEMORIA  SETTJMA 

CHE     CO.MIERE     LE     DESCItlZIOKr 
UAUA  CLASSK  ENNEAADUIA  ALLA  DODECA.NDlifA 

mXA  HELU  TORHATA  ORDINARU  DEL  23    FEBEKARO    l«i7. 


;'i  !:;a 


•.'  ,.  .J 


FLORA  DEI  DIMORNI  D'AVOLA 


CONTINUAZIONE 


CljiSSE  IX.  , 

ENNEANDRU  ■ 


Ordine   i .  Monogynia 

Gen.  i6y. 

Lmurvs,  Pers, 

{It.  Lauro,  alloro,  Fr.  Laurier,  Sic,  Addduru) 

Fiori  diclini,  involucrad",  incompleti.  Perigonio 
gamosepalo,  egualinenle  ^-parlilo,  deciduo.  Slami, 
nei  soli  fiori  maschi,  9-12,  glandolosi  verso  il  mezzo, 
coil  anlere  2-loculari,  nei  fiori  feminci  2-'i,  dilalali 
alia  base  iiitorno  all' ovario.   Bacca  monosperma. 

323.  L.  NoBiLis  L.  Guss. 

A  foglie  coriacee,  bislungo-lanceoiate,  subonda- 
te,  perennaiiti,  glabrissime,  nervoso-venose  nella  pa- 
giiia  iiiFeriori  :  fiore  asceilari,  ombrellalo-racemosi,  piu 
corti  della  foglia  {Albero). 

Lauriis  vuhjaris,  C.  B.  Gup.  Cast.  Laurus^ 
Dod.  Malth.   Du/iam. 

33 


258 

It.  Alloro.  alloro  comune,  lauro,  orbaco,   al- 
loro  (la  fegatcjili. 
Volg.  \   Fr.  Laurier  commuii,  lauriercultive,  laurierdes 
poetes  et  des  i^uerriers. 
Sic.  Addauru.  . 

Febbraio-Mar/.o. 

Nei!;li  orli  collivato. 

Caule  di  seconda  grandezza,  10-20  pcdale,  drit- 
to,  di  scorza  bruna  o  veidastra,   a  rami  glabri,  eretli, 
i  pill  giovani  angolati.  Foylie  sparse,  cortamenle  pic- 
ciuolate,    intere,   coriacee,   laiictioialc.  piij   o   uieno  on- 
date  neU'eslremita.  sul  primo  svilupparsi  cotoiioso-pu- 
bescenti,   poi   glabrissime,    perennaiiti.   nella    supeficie 
superiore  d'  un  verde  Jurido  cupo,  nella  inforiore  iion 
lucide  e  di  un    verde  piu    allegro,    di  sapore  amaro- 
aromalico,  e  di    aromalico    odore.  Nei  fiori   maschi, 
grappoli  mczzo-ombrellali,  3  i-liiieari:  gambi  deirom- 
brelia  iisci,    verdi,  gambelti    corlamente    pubescenli, 
bianco  giallognoli,    come  il  perigonio:    al  di  solto    di 
ciascuna  ombrella  un  involucro  1-3-fillo  di  braltee  con- 
cave, ande,   caduche:  sepali  del  perigonio  ordinaria- 
uiente  4,  di  rado  3,  concavi,  o  cocleariformi,  bianco- 
giallognoli,  glabri:   stami  variabili  da  9,  a  12,  per  or- 
dinario  9    salienti,    glandoliferi  alia    base,   con  glaii- 
dole  pedicellate,   sulluree  amorfe,  disposti  senza  sira- 
nutria,  e  quasi  luUi    eguali  in  lunghezza,    subeguali 
al  perigonio:   antere  2-loculari,  coperchiale.  Nei  jiori 
feminei,   peduncoli  2-3-nori,   spesso   l-flori,  con  le  la- 
cinie  del  perigonio  piu  corle  e  piu  slrelte:  stilo  corto, 
flavescente:  stimma  aperto    longiludinalmenle;  ovario 
ovato:  bacca  malura  d' un  nero  lucido,  aromaticamenle 
oleilera,  ovoide,  liacia,  grossa  quauto  un'  oliva. 


259 

Cljssm  X. 

DECANDRIA 


Ordine   i.  Monogynia 

168. 
Akagyris,  Lin.  Juss. 

Cat.  gamosepalo,  campanulato,  2-labiato,  5-den- 
lato.  Cor.  papilioiiacea,  col  vessilo  corto  obcordato, 
e  la  carina  2-petala,  allungata.  Legume  lungo,  cras- 
so,  compresso,  subincurvo,  1-loculare,  interrotlo  da 
istmi  irregolari,  polispermo. 

325.  A.  Foetid  J,  Cup.  Lin.  Ucria,  Lam.  Desf. 
Siblh.   Sav.  Guss. 

A  foglie  lanceolato-bislunghe,  subotluse.  cortissi- 
mamenle  spunlonate:  petali  nervoso-lineali:  vessilo 
screzialo  di  lineelle  bluastre  verso  I'apice:  legumi  ar- 
cuali,  variamente  piegati  o  drilli,  acuminali,  2-7-spermi: 
semi  reniformi   violacei  (Arbusto). 

Anar/yris,  Dad.  CIus.  Cast.  A.  vera  foetida 
I.B.  Dukiiin.  Tri folium  fruticosum  majus  perpetuum 
Cost,  ex    Cup. 

I    It.  Anagiri,  anagiride,  fava  inversa,  fava  lu- 
pina,   fascolaria.  faggiuolo  dolla  Madonna, 
olivo  della  Madonna,  laburno  fetido,  puline, 
-^       Fr.   Bois  puant,  anagyre  bois-puanl,  anagyre 
felide   putine. 
Sic.  'Ncilebra    nnaccaredda. 

Dicembre-Febbraio.  Ed  anche  in  novembre. 


260 

Nei  colli    doviinque,  ed  anche    per  le  vie  e  tra 
le  macene  nei  cainpi   mariltimi. 

Cauli  2-7-pL'iiali,  raiiidsi,  di  ie;Tno  compalto,  a 
corloccia  gngiaslra,  screpolata,  fiiauienlosa,  Foghe 
ternate.  alleriie  di  odore  spiacevolissimo :  foglioline 
lanceolate,  o  lanceolato-bislurighe  ( non  inai  lanceolato- 
elliltiche,  esseii«io  sempre  ristrette  alle  due  estremila) 
cortamente  spuiitonale,  nella  pagiiia  superiore  d'  un 
verde  bianco  bianchiccio.  quasi  glabre,  o  sparse  di 
cortissima  pcluria  appena  visibile  aU'occhio  arrnato  di 
lente,  nella  inleriore  canescenti  per  pubescenza  piu 
distinta,  apprt^ssata.  Piccitioli  pollicari,  o  piii  corti, 
appressatamente  pubescenti,  come  la  pagina  inleriore 
delle  foglioline,  docciati  superiormenle:  Slipole  oppo- 
sle  ai  picciuoli.  Fiori  in  grappolo  spiciforme  setnpli- 
ce,  che  non  vien  mai  sii  i  nuovi  germogli,  ne  su 
quelli  dell'anno  precedenle,  ma  su  i  vecchi  rami.  Essi 
slanno  penJenli  sopra  corti  pedicelli  di  3-4.  linee,  in- 
castrati  in  verlicilio  a  Ire  a  tre  in  ordiiie  allerno  su 
le  arlicolazioni  prismatiche  dell'  asse  del  grappolo  a 
tre  faccelte  scanalale,  oltuse  negli  angoli.  Gambotli 
tereti,  subangolati  e  ingrossati  sotio  il  calice,  sorrelli 
da  una  braltea  ovato-acuta,  carinata,  decidua.  Calice 
canescenle  come  i  gami)i,  subbilabiato,  coi  due  denli 
superiori  ravvicinati  e  piu  corti,  i  tre  inferiori  piu  lun- 
ghetti  e  subeguali.  Corolle  socchiuse:  i  due  pelali 
della  carina,  e  le  ali,  d' un  giallo-verdastro ,  nervoso- 
lineati,  convessi  eslernamente,  subcurvi  all'ingiu,  a 
base  obliqua:  le  ali  quasi  una  linea  piu  corte  della 
carina:  vessillo  smarginalo  2-lobo,  calloso  dupplicalo 
in  avanti,  esternamonle  dello  siesso  colore  delle  ali 
e  della  carina,  internamenle  screziato  verso  I'apice  di 
lineetle  bluastre  (che  all'  esterno  traspaiono  come  due 
macchie  oscuro-verdicue  sul  fondo   giallo-verde)  inte- 


26! 
rnmenlft  nervoso-llneain  come  gli  aliri  pelali.  Slilo  e 
slami  lilif'ormi  colorati  come  la  corolla:  antere  <J'  un 
giallo  color  di  cece.  Legumi  grossi  toruiosi  ( con  la 
piu  parte  dei  semi  per  ordmario  abortiti)  lunghi  4-6- 
pollici.  iarghi  8-10-linee.  spesso  slorlo-aborlili.-  suluia 
seminifcra   mcrassata;  semi  violetti, 

Le  foglie  di  questa  pianta  colle  con  oglio  d'oliva 
sono  usate  dal  volgo  come  un  potente  speciGco  per 
uccidere  i  pidocclii. 

169. 
Cercis,  Lin.  Juss. 

Ca/.  gamosepalo,  orciuolato  ventricoso-gobbo  alia 
base,  corlo,  e  oltusamente  5-dentato.  Cor.  mezzo- 
j)apilionecca,  con  carina  2-petala,  piij  del  lunga  ves- 
silio  ed  eguale  alle  ali  divaricate.  Legume  lenue, 
ciimpresso,  con  la  sutura  superiore  membranaceo-alata, 
1-loculare,   polispermo. 

325.   C.  SiLiQUjsTiiunf,  Lin.   Ucria,  Guss. 

A  foglie  orbicolato-cordate  isleranzie  glabrissime 
{Albero). 

St/if/uasinim,  Duham,  Cast.  Duran.  Zannich. 
Spfjy.  y^rbor  hidae,  Dod.  Siliqua  syivestris  rotun- 
d/folta,   Cup.  Acacia  seu  arbor  ludae,  Matlli. 

I   It.   Sili(juaslro,    albero    di    Giuda,    albero   di 
Giutloa. 
,  ly.^.      Fr.  Gainier  siliqueux,  gainier  en  arbre,  ar- 
bre  de  ludee. 
Sic.  Giapparaua. 

Marzo-Aprile. 

INelle    valli  delle    colline,  ma    rarissirao    ( Cava 
grande,   Cava  dell' arnico. 


262 

Tronco  alle  volte  7-10-pedaIo  di  Icgno  compatto, 
pill  ordinariamente  molli  rami  radicali  vergati  in  ce- 
spiioijo.  Foqiie  di  color  verde  cupo,  nitide,  avvicinate, 
verlicali.  smarginate  all'apice,  allcine.  «  Piccmoli  sub- 
poilioari;  stipole  lineari-bislunghe,  decidue;  gambelti 
filiFormi,  corti-  poi  poilicari,  arlicolati  sul  peduncoio: 
brattee  scariose,  concave,  alquanlo  irsule.  decidue, 
bianchiccio-rosee,  subeguali  ai  gainhelti  nella  fiorilu- 
ra:  grappoli  corti:  calici  intensaraenle  rosscggianli, 
2-3-voile  piu  corti  del  la  corolla.-  corolle  lunghe  5-7- 
linee:  sttio  e  /ila7nmli  tosei:  slimma  bianco-verdiccio: 
kfjume  dnllo.  venoso,  rossiccio,  34-pollicare,  corlis- 
sirnamente  slipitato,  aruminato,  con  la  sntura  supe- 
riore  dritta  subalala.  la  inferiore.  ilonde  si  aprono, 
curva.-  semi  compressi,  suborbicolali  fulvo-rossicci .  » 
Guss.  syn. 

170. 

Tribuivs,  Lin,  Juss. 

:„:,,  [It.  Tribolo  Fr.  Tribole) 


\ 


Cal.  5-sepalo.  dnciduo.  Pelali  cinque.  Cinque 
carceruli  gobbi,  adesi  Ira  loro  senz'asse  centrale  sub- 
3-quetri,  esternamenle  bernoccoluli,  o  spinosi,  trasver- 
salmente  2-4-loculdri,  2-4-spermi.  Semi  senza  peri- 
spermo. 

326.  T.  Terrestris,  Mailh.  Cast.  Dod.  Lin. 
Ucria,  Guss. 

A  foglie  5-6-volle  conjugate.*  foglioline  bislun- 
ghe,  mezzo-ottuse,  subeguali.-  ganibi  piu  corti  del  pic- 
ciuolo.-  carpadelii  quatricorni  {Annuo). 

Tribuius  terrestri,  ciceris  folio  seminum  integu- 
meiUo  aculeato,   Cup. 


263 

jy.        I  ^^'  Tiibolo,   Iribolo  lerreslro,  basapie. 
'^^v*  j  Fr.  Tribole  croix  de  chevalier, 

Luglio-Ottobre. 

Nei  campi  arenosi,  negli  orli,  e  per  ]e  vie  da 
per  tullo. 

Cauli  prostrati,  lereti,  alquanto  ingrossati  alle 
articolazioni,  scabro.so-irsuti  come  i  picciuoli  ed  i  pe- 
duncoh".  Foglie  pennate  in  caffo,  non  sempre  a  sei 
coppie,  ma  spesso  cinque  voile  conjugate:  fogHoline 
bislunghe  subotluse  a  base  obbliqua,  appressatainente 
pubescenti  e  qualche  volta  quasi  incane  neila  pagina 
inferiore,  subglabre  nella  superiore,  larghe  1  '/j  2- 
linee,  iunghe  2-4  linee.  Due  slipole  membranacee  se- 
milanceolate,  corlissime,  acute.  PeduncoU  2-4--lineari, 
ascelluri,  Ca//c/ pubescenti.  Pelali\\i{e\,  obovali,  1  ^J^ 
lineari.  Angob  delio  stimnia  ed  ovario  appressata- 
mente  pelosi.  Carpadelii  verdi,  ^-corni,  con  le  due 
corna  inf'eriori  piu  corle,  estornamenle  tuborcolate, 
con  una  corta  selola  piantata  su  I'  estremita  di  cia- 
scun   tubercolo,  glabre  neile  facce  interne,  o  lalerali. 

Quyndo  le  piogge  estive  son  tanle  a  venire,  que- 
sta  pianta  come  la  portulaca  oleracea,  f  amaranlhiis 
sybeslris,  e  pn/ufiis.  ec.  germogliano  al  pruno  cader 
delle  piogge,  e  fioriscono  in  otlobre  e  noveiabre. 

171. 

BuTJ,  Lin.  Juss.  ' 

{It,  Ruta  Fr.  Rue  Sic.  ArulcC) 

Cat.  corto,  persistenle4.-5-partito.  Petali  4 -o,  unghia- 
ti,  falli  a  cucuhiaio,  Stanii  in  numero  doppio  dei  petali. 


264 
Fori  nellariferi  alia  base  doll' orar/o  in  niimoro  pguale 
ai  pclali.    Cassula  4.-5loculare.   i-3-valve,   4.-5-loba, 
deisccnle  Ira  I'apice,  con  tramezzi   valvar!  e  marginali, 
e  logge  polisptTiTK.'. 

327.  B.  Bractfosj,  Dec.   Guss.   Ten.  syll. 

A  I'oglie  arcicomposte,  appona  tre  voile  piu  Jun- 
ghe  di  quel  che  son  larghe.-  foglioline  bislungo- 
cuneate,  o  lanceolate  oUuse,  inegiiali:  biatlee  gran- 
di.  largamenle  ovato-subcordate,  otluse.-  petali  cigiiati 
{Suff'rulico). 

li.   Chalepensis,  Berlol.  Brocchi  tnem.  su  i  Colli 
Ibtei,    Ten.  fl.  nap.    t.   non  derjli  dllri.    B.   anguMi- 
folia,   Ten.  prod.  app.  r.   Biila  sykestiis,   Gup.   B. 
sylvoslris  minor,  Id.  B.  minor   Chabraci,  Id, 

!It.  Ruta  selvaggia. 
Fr.   Rue  sauvage. 
Sic.   Aiula  sarvaggia,  o  di  muntagna. 

Apnle  Maggio.  v  ., 

INei   colli   audi. 

Moiti  cauli  dalla  stessa  radice,  siiffruticoso-legnosi 
alia   base,   con   corteccia   rugoso-screpoliita   biancastra, 
suberbacei    in    cima,   veidi,   e  per  ordinario    niinula- 
niente    punleggialo-foschi ,     liilli    erelti,    subflessuosi, 
spesso,  assai    ingrossati.    1-3-pedali.    Foglie   arcicotn- 
posle  sino  alia     ase,  quasi   bipinnale,  appena  tie  volte 
pill  lunghe  di  quel  che  son  laightv  foglioline  bislungo- 
cuneale,  o  lanceolate  ottuse  ineguali,  e  I'eslreme  sempre 
piu  lunglietle,  si  nelfapice  del  picciuolo  principale,  co- 
me del  laterali,  tulte  superiormenle  mezzo-scanalate,  sub- 
ricurve  all'apice,  col  margine  nel  di  sotto  oscuriimeiite 
crenulalo,   e  .sparse  di  puiitazioni  trasparenti  {ylandole 
papiUun)  in  luUa  la  lanuna:   picciuoli  rugossetti,  ap- 
pressati.  Fiorilura   ia  corimbo    deuso.   Urallee  gran- 


26d 
detle  ( per  orJinario  le  piii  grandi,  nelle  piu  basse 
raraificazioni  del  corimbo,  non  piu  lunghe  di  3-linee, 
ne  piu  larghe  di  5  lince  alia  base,  le  piij  pirciole 
2-liiieari  alia  base,  3-4-IIneari  in  luiighezza)  subcor- 
diite,  visibilmeijte  crenulale  al  margine,  diafano  pun- 
tale,  e  coi  margini  quasi  sempre  rivoltali.  Calica 
glauccscente  4  partilo,  a  lacinie  ovato-subacule,  pur 
crenulale,  diafano-puiilate,  piu  corte  dei  petali.  Potali 
gialli,  cigiiali,  con  oigli  filiformi,  crespi.  Stami  sa- 
lienli,  ricurvali  su  la  corolla.  Cassula  rugosa,  verde, 
I  elia  inalurila  fosca,  acularaente  lobala.  Tulta  la  pian« 
la  aiarida  odore  ributlanle. 

Si  adopera  per  gli  usi  medicinali  in  vece  della 
R.  Graveolens. 

Or  dine  2.  Digynia 

172. 

Gypsopuyla,  Lin.  Juss. 

(Fn,  Gypsophylle) 

Cal.  gamosepalo,  campanulato,  subbiiobo,  0  sub- 
5-fido,  con  lacinie  membrauacee  nel  margine.  Petali 
3  cortamente  unghiali.  con  fauce  nuda,  Cassula  1- 
loculare,  deiscente  all'apice  per  4-o  volve,  polisperma. 

*  A  calici  senza  squame,  0  bratlee. 

328.  G.  AiiRosTii,  Giiss.  Ind.  sem.  H.R.  B06' 
cad.  an.  1826.  et  PI.  rar.  p.  160.  el  fl.  sic.  prod. 
1.  p.  48 1.  et  Syn.  1.  Ten.  t^iag.  in  Calabria,  et 
fl.  nap.  prod,  app,  v. 

34 


266 

Glabrissima,  a  cauli  ginocchiato-cascanti  ramosis- 
timi:  foglie  lineari,  acute,  mezio-piacie,  liscie:  fiori 
piccioli  ermafroditi  in  pannoccliie  dicolome,  con  in 
mezzo  alle  dicotomie  peduncoli  capillar!,  eretlo-patenti, 
l-flori/  lacinie  calicinali  ottuse,  raiimtamento  puutalo- 
varruculose,  subeguali  alia  corolla;  petali  lineari  mozzi : 
stami  salienli  {Rizocarpica). 

G.  Dichoioma,  Guss.  Ind.  sent.  II.  R.  Boccad. 
an.  1825.  nonBess.G.  paniculata,  Ten.  syll.  Ucria, 
non  Lin.  G.  paniculata  b.  siciila.  1cm.  G.  parviflora, 
Presl.  Arrostia  dichoioma^  Bafin.  Strulhmm,  sive 
lanaria  Imperali,  Bocc.  !  Lychnis  saponaria  ramosis- 
sima,  curyophylli  awjuslo  folio,  numerosis  flosculis 
candidis,  Cup. 

Volg.  It.  Strulhio  di  Dioscoride,  radicetla,  erba 
lanaria  dei  nostrili.  Imp. 

Gingno-Luglio. 

JNelte  macerie,  ma  rada. 

Gmdi  tereti,  ingrossali  nelle  articolazioni,  gla- 
brissimi,  prostrato-cascanli-risorgenti,  con  le  pannoc- 
chie  sempre  erelte.  Foglie  d'  un  verde  gaio  opposte, 
1-nervie,  lineari-lanceolate,  o  soltanto  lineari-acute.  gras- 
setle,  or  piane  e  convesse  ai  margini,  or  solcate,  or 
quasi  solcate  solo  alia  base;  ora  eretto-ricurve,  ora 
riflesse,  or  le  piii  picciole  quasi  semicilindriche  nelle 
estremita  dei  cauli,  spesso  oblique  0  subcurve  late- 
ralmenle,  sempre  a  base  connata,  sempre  glabrissime. 
Pannocchie  terrainali  ramosissime,  coi  rametti  filifor- 
mi  in  cima,  cortissimamente  glandoloso-pubescenti .  di- 
cotomi:  nelle  prime  divisioni  nessun  fiore  tra  la  dico- 
tomia;  nelle  superiori  in  ciascuna  dicotomia  un  fiore 
lungamente  peduncolato  col  peduncolo  ingrossato  sotto 
il  fiore,  pill  lungo  o  eguale  agli  articoli  della  dico- 
iomia  medesima,  eretto-palcnte,  cosicche  fa  parere  la 


267 
pannocchia  3-cotoma:  fiori  sempre  piegati  ad  angold 
sul  peduncolo  per  mantenersi  verlicali,  mentre  quelld 
e  eretlo-patente:  a  ciascuna  divisione  della  pannocchia 
due  brattee  opposte,  addnssale  ai  rami,  lineari  o  della 
stessa    configurazione  dtllc  foglie,   ma    gradatamenle 
pill  picciole,  cosiccho  iielle  prime  dicolomie  son  larghe 
una  linea  e  mezza,  e  neile  estreme  divengon  selacee 
cortissime.  Calici  co>tolato-angolali,  punlato-verrucosi, 
con  le  coslole  verdi  e  le  vallicelle  membranose  bian- 
chicce,  che  poi    non  son    aliro  so   non  i  margini  di 
cinque  sepali  adesi  laleralmenle  I'uno  con  I'altro:  questa 
adosione  non  va  sino  all'apice,  ove  i  sepali  reslan  li- 
beri  per  piu  d'un  terzo  della  loro  lunghezza,  conser- 
vando  i  denti  il  margine  bianco    membranaceo.  Nes- 
suna  squama  solto  il  fiore.  Petali  lineari  (non   obo- 
vati,  come  richiederebbe  il  caraltere  assegnato  da  al- 
cuni  a  questo  gwnere)  mozzt  all' apice,  qualche  volta 
come  retusi,  bianchi,  gratamente  odoroselti,  alquanlo 
ricurvi,  a  superficie  piana,  o  con  un  solchelto  esilis- 
simo  nel  mezzo.  Stami  quasi    eguali  ai  pelali,  o  al- 
quanto  salienti,  da  priocipio  eretli,   dopo  la    feconda- 
zione    ricurvati  su  i  petali,  bianchi   come  le    antere. 
Slili  incurvi    I'uno   contro  I'altro,    come  i  dua   denti 
d' una  tanaglia,  pero  senza    toccarsi.    Cassula  subro- 
tonda,    compressa    (somigliantissima  ai  semi   del  ca- 
nape),  2-valve,    1-toculare,   a  suture  acute,  spesso  1- 
sperma.    Semi   subreniformi    compressi,    concentrica- 
mente  tuberbecolato-striuti,  nerastri. 

Kon  mi  venue    fallo  d'ossesvare   la  var.   ptibe- 
scens  Guss.  ;   questa  st(  ssa  e  rarissima. 

320.  G.  Illyrica.  Sibih.  Spr.  PresL  Guss,  Ten.  sylL 

Viscoso-pubescente  in    ciraa,  a  cauli   senipiici  e 

mezzo  cespugliosi  alia  base,  ramosi  all'apice  coi  rami 

alterni  subdicotomi  I'asligiati:  foglie  lineari,  3-nervie, 


268 
subulate:  calici  5  angolari:   fiori    avvicinati    subcorim- 
b<isi:   lainino  dei  pctali  bisluiigo-lanceolate,  3-puntate 
alia  fauce  {Rizocarpicd). 

Saponaria  Illyrica,  Lin.  Ten.  fl.  nap.  pr.  app. 
HI.  Biv.  Ard.  Fiedler ia  Illyrica ,  Heich.  Lychnis 
caryephyUoides  alpina,  gramineo  folio,  pubescenlp- 
viscosa  jlava,   Cup. 

Maggio-Agoslo. 

Nelle  colline  ai  margini  delle  vie,  e  tra  i  cespu- 
gli  iosieme  alia  seguenU^ 

6'a?//rpubeso€nti  giandoloso-vischiosi  (come  i  ca- 
iici)  rossicciobruni,  rigidetti ,  spesso  uon  piu  lunghi 
di  mezzo  piede,  nei  lerreai  pingui  anche  oltre  un 
piede.  Foglie  con  tre  nervi,  due  marginali  ed  uno 
formalo  dalla  costola,  ordinariamente  piu  rorte  degli 
articoli,  minutamente  deiiteJIate  ai  margini,  appressato- 
incurve.  Fiori  avvicinati  terminali  ed  ascellari,  quasi 
non  mai  dalla  dicotomia.  Calici  5-angolari,  con  ie 
vallicelle  docciate,  e  i  nervj  degli  angoli,  verdi,  scor- 
renti  sine  all'  apice  dei  denli.  Lamine  dei  pelali  bis- 
lungo-laneeolale,  tripuntate  alia  fauce,  pallidanienle 
flave  nella  pagiua  superiore,  di  solto  rancio-porporine, 
tranne  gli  orli.  Slaini  salieali:  pistiUi  inclusi. 

**  A  calici  rinforzati  di  squame  alia  base,  o  braltea. 

330.  G.  Pehmixtj  Guss,  fl.  sic.  suppl.  i.pag. 
t  20.  el  Syn. 

A  cauli  ramosi:  foglie  lineari,  piane:  fiori  soli- 
iarii:  petali  smarginati:  braltee  quaterne,  elliltiche, 
ineguali,  ottuse,  spuntonate  (Rizocapica). 

G.  rigida,  Guss.  fl.  sic.  prod.  » .  p.  48 g .  el  pi.  rar. 
p.  1 6 i- 1 63.  Ten.  syll.  Reich.  G.  saxifraga Presl.  G.  sa- 
xifraga  a,  Dec.  Bertol.ele.  G.  muralis,  Ucria,  non  Lm. 


2G9 
Dianfhus  saxifragus,  Biv.  oschisi  i  smonimi  di  Lin. 
e  Lam.  Tunica  saxifraya.  Heidi.  Tunica  minima., 
Delach.  Hacinorroidalis  Jidrhovandi,  Casl,  Caryo- 
phtjllus  minimus  muralis.  Cup.  CarijophtjUns  mini- 
mus Idem,  (iarijpliyllns  m'nimus,  procumbms,  an- 
giislissimo  folio,  incarnatus,  Idem. 

Aprile-Agosto. 

In   liitti  i  liioghi  aspri  e  sassosi  <lelle  colline. 

Cauli  moiti,  cespugliosi.  asceiideiiti  alquaato  in- 
grossati  alle  articolazioni,  fililbrmi  all'apice,  tutli  co- 
perli  (ii  coria  pube  vellutiiia,  per  lo  piu  foschi,  con 
gli  arlicnii  dclia  base  cortissimi.  Foglie  lineari,  cari- 
nate,  acute,  minutissimamcnle  dentellato-seghettale 
come  nella  precedcnte  ( coi  denti  cosi  esili  che  ap- 
peiia  si  scorgono  ad  occhio  nddn)  opposte^  connato- 
scariose  alia  base ,  appressate,  drilte  o  subcurve,  Fiori 
peduiicolali.  a  peduncoli  iivimWi ,  quasi  mezzo-pollicari. 
B?-afiee  qualtro,  membranacee,  bislunghe,  piu  corte 
del  calice,  glabre,  le  due  inferiori  piii  picciole  e  piij 
cariiiate,  col  nervo  della  costola  prolungato  in  punta 
colorato  ( giallogiioio  o  nericcio ).  Calice  glabro,  an- 
golalo,  3-(lentatO;  coi  di^nli  otlusi  scariosi  a]  margi- 
116;  verdi  su  la  carina.  Petali  obovati,  retusi,  alquanto 
ricurvi,  bianchi  con  sfumatura  rosea,  3-lineati  sopra 
1'  uiighia.  di  sotto  venalo-carnei.  Organi  yenitali  <\\MXS,i 
bianchi,  saiienti.  Semi  ininutissimamenle  tubercoJati, 
cimbirormi,   iieri. 

173. 

Saponaru,  Lin.  Juss.  Smith. 

{It.  Saponaria,  Fa.  Saponaire,  Sic.  Sapuneddu) 

CaL  gamosepalo,    tubuloso,    egualmente  S-den- 
tato,  nudo    alia  base,   Pelali  3.   nudi  alia  fauce.  con 


270 
unghia  eguale  al  calice.   Cassu/a  bislunga,  l-Ioculare, 
polisperma,   A-dentata  all'  apice. 

331.  Sjpon Jiii J  Officinalis,  L.  Ucria,   Guss, 

Glabra,  a  fiori  fasceltato-pannocchiuti,  coi  rami 
brachiato-sub-3-colomi:  petali  interi,  coronali  da  ap- 
pendici  lioeari:  calici  cilindrici:  foglie  bislungo-lanceo- 
late,  liscie,  3-nervie  {Rizocarpica). 

Lychnis  saponaria  dicta,  major,  vulgaris,  sim- 
plex, Cup.  S.  major,  levis,  G.B.  Cast.  Saponaria, 
Dod.  Matth. 

!It.   Saponaria,   saponella. 
Fr.  Saponaire  onicuiale,  saponaire  des  bou- 
tiqucs. 
Sic.  SapunedJu. 

Maggio-Ottobre. 

Tra  i  cannetli,  e  nei  margini  dei  fiumi  e  dei 
campi  pingui  ed  umidi. 

CauU  ingrossati  alle  articolazloni,  2-4-pedali  eret- 
ti,  0  per  lo  piu  risorgenti.  Foglie  d'un  vcrde  alle- 
gro, bislungo-lanccolate,  3-nervie,  lungbe  2-3-pollici, 
larghe  quasi  uno,  a  margine  semiondato,  seghellalo 
o  rosecchiato ;  ricurvate  o  riflesse,  le  inferiori  atte- 
nuate in  picciuolo.  Pannocchie  lerminali  a  rami  bra- 
chiati,  3-cotomi,  ossia  coi  fiori  a  tre  a  tre,  pedicelati 
sopra  un  ramelto  o  gambo  comune,  col  gambetto  del 
fiore  di  mezzo  piii  corlo  quasi  la  meta  dei  due  la- 
terali  e  inarlicolato,  mentre  quelli  sono  arlicolati  con 
r  articoiazione  invokicrata  da  due  picciole  braltee  lan- 
ceolato-acuminale:  nei  due  rametti  piii  bassi  della  pan- 
nocchia  i  fiori  per  ordinano  solitarii.  Calici  nei  fiore 
piij  che  pollicari,  cilindrici,  ed  a  superficie  liscia, 
ordinariamente  crepali  all'  apice  in  due,  nei  frutto  gou- 
fii  e  subangolati  alia  base.  Petali  gratamente  odorosi, 


271 
siibrichinali,  lungatnente  unghiali,  bislunghi ,  piu  lar- 
ghelti  vtrso  I'apice  rolondalo,  iotero,  o  minulaniente 
deiUeilato-crenali ,  rosei,  o  roseo-dilavali,  oppure  leg- 
germeute  caniej  (Janijuide  purpurascentes,  Pollmi), 
a  lainine  alquanto  oblique,  o  coi  margini  un  po  ri- 
voltali  nel  mezzo,  munili  alia  fauce  del  calice  di  due 
appendici  lineari-suhfiliformi,  biancbicce,  un  po  diver- 
gcnti.  Stami  salionti;  stili  iiichiusi,  Cassalu  4--den- 
tata  all'apice,  coi  denti  iiella  maturila  ricurvi.  Semi 
subreDilorini,  compressi,  miniilamente  puntato-tuberco- 
Ja(i  sotlo  Ja  lente,  iierastri.  Tulla  la  pianta  glabra. 

Ml. 

DuNTiivs,  Lin.  Juss. 
{It.  Garofano,  Fb.  Aillet,  Sic.   lalofaru) 

Cat.  gamosepalo,  lungamente  fubuloso,  cilindri- 
co,  cnriaceo,  5-dentato,  rinforzato  alia  base  da  2-8 
squame  opposte,  imbricate.  Pelali  5  con  lunga  un- 
giiia,  non  coronali  alia  fauce.  Cassiila  ciliiidrica,  1- 
loculare,  deiscente  all'apice.  Semi  compressi. 

332.  D.  BisiGn^iii,  Tin.  Cat.  deW  0.  Botan. 
del  Princ.  di  Bisignano  {i8u5),  et.Fl.  nap.  et  Syll. 
Guss.  prod.  pi.  rar.  syn.  Reich, 

Suirruticoso,  glabro.  a  loglie  un  po  crasse,  Ian- 
ceolato-lineari,  docciale,  ricurve,  connale  alia  base, 
glaucescenli,  inlere:  fiori  fascellati,  dicotomo-corim- 
bosi:  squame  calicinali  olio,  ovyle  od  ovali,  subari- 
stale,  cigliolate  all'ingiu  m-l  margine  membranaceo, 
Je  iiileriori  alquaiilo  piu  picciole:  peluli  irregolarmeute 
<lenlati,  nella  pagina  superiore  pubescenti  (Su/frulice). 

D.  Jiupicola,   Uiv.  {iSoG),  Spr.  Prest.   D.  In- 


272 
volucratus    Poir?  ex.  Presl.   Caryphyllus    sykestris 
talifolius,  floribus  conglobatis,  sive  copulatis,   Cup. 

Volg.  Sic.  lalul'aroddu  sarvaggiu. 

Dai  primi  giorni  di  Agosto  sino  a  Novembre. 

Nelie  fessiture  delle  rupi  {Cava  Grande). 

Cauli  declinati  o  pendenti  dalle  rupi,  articoiati, 
lisci,  glabri,  tereti  ingrossali  alle  articolazioni  con  gii 
arlicoli,  che  vanno  crescendo  in  lunghezza  dalla  base 
air  apice.  Foglie  inferiori  piii  larghelte  e  piii  lanceo- 
late dello  superior!,  ma  insieme  piu  corte  e  piii  ri- 
curve.  Fiori  fasceltato-dicolomi,  coi  due  articoli  della 
dicolomia  ineguali  ( rarameiile  eguali)  erelto-patenti. 
Calice  pollicare  cilindrico  a  denti  acutissiiui,  non  esal- 
tamente  uguali  in  lunghezza,  e  quasi  scariosi,  con 
niargine  cigliolato-pubescenle:  tubo  oscuramenle  stria- 
to,  rinforzatu  alia  base  da  olto  squame  nervosa,  ovate 
od  ovaii,  subarislate,  le  inferiori  alquanto  piii  piccio- 
le,  ollre  di  altre  I'ogliette  squamiformi  appressate,  che 
in  realta  non  son  altro  se  non  coppie  di  vere  foglie, 
tali  inostrandosi  si  dall'  esser  connate  alia  base,  men- 
tre  le  squame  son  libere,  e  si  dal  vedersi  all'ascella 
di  ciiiscuna  ii  rudiniento  d'  un  ramelto  o  d'  un  fiore. 
Pelali  llabellali  a  lunga  unghia  un  terzo  piii  prolun- 
gata  dul  lul)o  del  calice;  nella  pagina  superiore  di 
colore  gridi'llino  con  macchia  verdastra  romboidale 
alia  base,  che  poi  svauisce,  irsuto-pubescenti  nella 
nie(a  inleiiore;  nella  pagina  di  suUu  concoloii,  e  di 
una  tmta  piii  sbiadata:  inegualmenle  fimbriato-dentali 
all'apice,  e  con  la  lamina  leggennente  solcato-pieghet- 
tata:  appena  fionti  piani  e  palenti,  poi  riflessi  ed  al- 
quanto obbliqiii.  Organi  genilali  salienti.  Antere  ci- 
neree,  o  dello  stesso  colore  dei  petali.  Cassula  dei- 
scenle  all'  apice  per  4  valve,  nella  matunla  rivoltate 
iiilernamente  scanalate  ed  a  margme  rilevato.  Semi 
neri,  ovati,  sciacciati,   minutamcnlc  granulali. 


273 

333,  D.  Veivtitivh.  Guss.  Presl. 
A  caule  semplicissimo,  erelto,  con  gli  arlicoli 
intermedii  velutino  puboscenti:  I'oglie  superior!  glalire, 
non  cigliate:  fiori  in  capolino  involucrato  da  6  sqiiaiii- 
me  scariose,  subacule.  le  due  inferior!  alquanlo  piu 
piccole,  spesso  spuntonate :  calici  pedicellati  tra  le 
squamme:  semi  cimbiformi,  squisilamente  ed  acuta- 
mente  tubercolali  {ylnnuo). 

D.  Diviinuius,  Dcsf.  ex  herb.  Kohlrauschia  ve- 
lutina,  Reich. 

Marzo-Miiggio, 

Nelie  valti  delle  colline;  rarissimo. 

INon  vennemi  incoiitralo  che  una  o  due  volte,  a 

fusto  semplicissimo.  1  'y^  2  pedale,  con  fiore  unico  al- 

r  apice:    arlicoli  lunghi    ( 2-3-pollicari )  quasi    glabri. 

Focjlie  lincari-acuminate,  dilatalo-membranacee  al  mar- 

gine  verso  la  base;   le  superiori  cortissime,    roembra- 

nacee  in  tutlo  il  margine,  selacce  all'  apice:  squamme 

interne  8-lineari,  piu  lunghe  del  calice ;  le  medie  un 

terzo   piii  corte  delle  prime ;  le  une  e  le  altre  obovato- 

ellittiche,    mutiche,    enervi;   le    ultime  due    mela  piu 

corte  delle   seconde,    lanceolate,    carinate,    l-nervose, 

anstate.  Petali  e  frutti  non  li  bo  visti. 

Ordine  3.   Trigynia 


175. 

SiLENE,   Lin.  Juss. 

(Ir.  Silene,  Fn.  Sllene) 

Cal.  gamosepalo;   tubuloso  o  ventricoso,   5-den- 
talo,  nuJo  alia  base.  Petali  5  unguiculali)  spesso  co- 

3a 


274 
roiiHli  dlla  fauce,   2-fidi  nella  lamina.  Cassula  3-locu- 
lare  alia   base,   6-vaive   nell'apice,    polisperma. 

*A  fiori   raceinosi,  alteiQatamenle  unilaterali. 

334.  S.   GaUica    Lin.   diss.  ft.  sic.    suppl.   t . 
p.    is 2,  e  Si/n. 

A  foglie  cigliate  alia  base,  appressstamente  ir- 
sute,  le  inferiori  obovato  o  bisliingo-spatolate:  fiori 
rosei;  gl  inferiori  piii  lungainente  peduncolati  e  pa- 
tentissimi:  calici  ispidi  (  per  lunghe  sotole  articolate, 
in  mezzo  a  cui  sono  franimischiati  dei  peli  piu  corti, 
capitati,  subvischiosi)  nel  liore  ciliiidrici,  nel  frutto 
ovali,  coi  denli  ricurvi:  pelali  coronali,  a  lamina  obli- 
qua  interissima,  o  denteilata,  o  dcntellalo-smarginata 
(^nnua). 

,v  S.  Lusilanica,  Guss.  prod.  Desf.  Caw  Dec.  e 
forse  di  molli  ailri  auiori,  no  a  Lin.  e  Banks.  S.  Quin- 
quevulnera,  Ucria  nan  Lin.  S.  sijlvestris,  Sc/ioil.  i?i 
Beich.  S.  Gerasloides,  Presl.  Lychnis  sylmstris,  hir- 
sula,  annua,  flore  minore  cameo  Vaill.  f^iscago  hir- 
sula,  lusilanica,  slellaio  flore,  Dill.  ? 

jy  ,      \  It.   Mezzetlino. 

•^'  j   Fr.  Silenc  des  Fraacais,  Gornilet  francais. 

Aprile-Maggio.         -       --'' 

Wei  cam  pi  in  riposo,  nei  prati ;  ed  anche  ai  mar- 
gini  dei  campi  coltivali. 

Cauli  2-pedali ,  quasi  serapre  eretti  e  ramosi 
(a  rami  piii  o  meno  palenli )  qualche  volta  semplici, 
non  serapre  ispidi,  come  i  calici,  per  setole  bianche 
articolate  ( Guss. ),  ma  le  piii  volte  scabri  per  minu- 
tissime  verruchetle  coverte  di  corta  peluria.  La  stessa 
ispidezza,  di  cui  paria   quel  ch.   Autore,  non  sempre 


27j 
si  osserva  alia   base  <!ei    cauli.    ma    sovente    iiei  rami 
ancor  giovani,   Foglie  oUuse,   spunlonale,  le  suprrioii 
bisluiigo-lineari,  I' estreme  anclie    bislungo-lanceolale, 
lutte  scabrosetle  per  picciole  verruche,  siccome  i   I'li- 
sli.   Fiori  piu  o   meno  avvicinati   o  distanti,  dislicbi  o 
piu  sposso  unilalerali.    ^/W/c/ visoossissimi  (anche  gli 
inferior!     qiialche    villa    erelti  )    10-angolato-nervosi , 
con  gli  angdii  spori';enti,  foschi,  e  i  denti  2-3-liiieari, 
poco  piu  luDghi  della    cassula.    Petali  a  lamina  obli- 
qiia  intera,  smarginata,  o  dentata,   sul  primo    aprirsi 
rosea,   venata  di   porporino,   poi  d'  un  roseo  dilavalo, 
uon   sempre    conoolore,   ma  ordinariamente    piu  palli- 
delta  liingo  i  margini  (biauchiccia  non  Tbo  vista  giam- 
raai):  fauce  e  corona  sempre  bianchiccio-carnee.  Slami 
salienti.    Cassuia  sebsile.  Semi  iieiu-tiuerei,  aspri,  re- 
niformi,    convesso-solcali  ai   fianchi,     mezzo    scanalati 
nel  dorso.   In  tulto  il  grappoio  sono  per  ordinario  di 
color  Iosco  gli  angoii  dei  calici,  le  braltee,  ed  anche 
I'eslremila  del  caule. 

335.  S.  Aocruiiivj,  Lin.   Ucria,   Guss, 

A  caule  suherello,  ramo.vo,  cortamente  appressafo- 
pubescenle:  (ogiie  peloso-irsiite,  le  inferiori  spatolale: 
calici  eretli  cilmdracei:  petali  2-fidi,  coronati:  cassula 
siibsessile  dtnlro  il  calice,  piii  corta  dei  denti  acuti 
di  esso:    semi   maturi   piombmi  (y4?inua). 

S.  spicuta  a,  Dec.  fl.  fr.  ex  Poll.  S.  malutina 
Presl.  Li/c/inis  sijlvcslris.  nnclurna,  piso/a,  floribus 
itnhts  ordinis  clilule  pnrpxireis.  (Ivp.  Viscago  hirla 
nocli flora,  flonbus  oOsolc/is  spicalis,  Dill. 

f^olg.  Fr.   Gornillet  nocturne. 

Aprile-Maggio. 

^ei  ruderi,  su  le   nnira,  ai  margini  dei  campi, 

Caule  ramose  sin  dalla  base,  erello  o  risorgeote, 


276  ■ 

coperto    di    corta    pube    vellutina    pochissimo    viscnsa 
principalmente  nei  rami  teneri.  Foglie  appressalainenle 
irsuto-villose,  cigliate  alia  base,  alquanlo  carnose,  con 
poco  visibili   verruchette  sopra  lutlo  nulla   pagina  in- 
feriore,  che    percio  e  scabroselta;   le    inferior]    spato- 
late,  ristrelte  ed  allungale  in  picciuolo,  alle  volte  co- 
clearifomii,  le    superiori    lineari-lanceolale,    subacute, 
carinate     sessili,  erelte  o  ricurve.  Fiori  distanti,    al- 
torni,  quasi  unilalerali,  erelti;  gl'inferiori  1-2  pedicel- 
lati  ;  i  superiori  quasi  sessili.  Gambelti  fioriferi,   nel- 
r  antesi  alquanlo  inclinati,  neU'apaiilesi  addossati  slret- 
tamente  al  caule;   i  frutliferi    inferiori  piu  allungali  e 
alquanlo  patenti.    Calici   pubescenli    subcilindrici,    10- 
striali,  venosi,  con  le  strie  colorile  fosche,  e  le  vene 
epesso  verdognole:   denli  acuti,  quasi  uguali  alia  cas- 
sula,  0  una  linea  piu  lunghi,  quanto  bastino  a  coprir- 
la.  Petali  2-fidi  col  laglio  prolungato  un  po  pii!i  oltre 
della  meta  delia  lamina,  a  lacinie    lineari  larghe  ap-. 
pena  una  linea,  e  scostate  I'  una   dall'  altra  verso  I'api- 
ce  per  un  inlervallo  d'appena  mezza  linea,  quasi  in- 
lere  all'  apice  o  piu  spesso    dentate,    nella    superficie 
superiore  concolori  carnei,  senza  alcuna  vena,  con  la 
corona  bianca,  nella  inl'eriore  ceruleo-venali  menocche 
verso  r  apice,  ova  le  vene  di  cileslro  vanno  digradan- 
dosi  in  un  colore    anche    carneo.    Spesso  ho    veduto 
molti  fiori  in    questa    specie,  nei  quali  I'un   dei    pe- 
tali   erasi    obliterato,  ed   una    meta  di  esso    vedevasi 
come  adesa  al  pelalo  vicino.   lorraando  una  lamina  3- 
lida.  Antere  verdognole.   Cassule  non    assolutamente 
sessili  entro  del  cal. ,  ma  con  corlo  gambotlo  di  lin.  1  'J^ . 

1  fiori  sono  gralainente  odoroselti,  e  durano  una 
sola  nolle,  aprendosi  alle  6  della  sera,  e  chiudendosi 
la  dimane  per  tempissimo,  con  accartocciarsi  in  dentro. 

336.  S.  SuRicE^f  All.  BertoL  Guss.  6.  Decumbens. 


277 

A  cauli  cascanti:  foglie  obovato-spalolale,  verdi 
o  canescenli,  cigliate  alia  base:  fiori  eretto-patenti, 
coi  |)e(iiincoli  riii;ilm(>nt(;  appressati:  calici  pubescenti 
ciliiidiacei,  ttlavati  iiel  I'rutto:  petal!  2-pailiti ,  lotOQ- 
dali,  a  lunga  unghia  saliente  [Jnnua). 

S.  Decumbens,  Biv.  Presl.  S.  canescens,  Ten. 
fl.  nap.  1.  Dec.  Beic/i.  S.  Sericea,  G.  Ten.  sjll. 
S.  f^espoHma,  Siblh,  non  Relz,  el  Dee.  Lijchnis  ma- 
rina, minor,  pnbescens,  amplo  flore,  rubro,  sulcalo, 
Cup.  L.  marina,  minnr,  pubeseens,  amplo  fore  ru- 
bra sulcato.  folio  oblomjo  rolundo,  repens,  Bon. 

Gennaio-Maggio. 

INei  colli  apiiclii  Ha  per  liillo:  nei  luoghi  bassi 
rarissiina  {Maryio  liingo  la  slraila;  e  nella  via  per  a 
J\olo  vicino  la  Franimedica  ec. ) 

Cauli  corlissiiiiaiiuMile  pubescent!,  3-12-pollicari, 
molt!  (lalla  stessa  raiiice,  ascendent!.  Foglie  obovato- 
spatolate,  aliiingate  in  picciuoio,  subacute  all'  apice, 
cigliolato-segheltate  ai  margin!,  cigliate  alia  base, 
sparsamente  iisute  in  ambedue  le  pagine,  e  piii  cor- 
lanicnte  ndla  inferiore;  le  cauline  superior!  lineari- 
ianceoiate  sessil! ,  le  cauline  tutle,  opposte,  connate 
alia  base,  /^^(/mwco// 2-linear!,  pubescent!  come  i  cauli. 
Calici  copert!  di  cortissima  pube  vellutina,  piu  corta 
assa!  d!  quelia  che  vesle  !  cauli,  3-denlali,  10-costo- 
lati,  coi  dent!  ottus!,  le  vallicelle  d' un  verde  bian- 
chiccio,  c  1(!  costole  soabroselte  I'osche,  cinque  delle 
quali  prolungansi  su  la  carina  dei  donli,  e  le  cinque 
inlermedie  sopra  i  sen!.  Petali  grandetli  rose!,  2-parlili, 
con  le  Idcinie  discosle,  obovalo-spatolale,  subincurve, 
soveote  dentellat!  ail' apice,  con  ruiigliia  salienle,  una 
linea  piu  lunga  de!  calici.  appendic!  della  corona  li- 
near!, 2-fide.  Cassu/a  glabra,  minulamenle  granulala 
sollo  la  lenle,   verd!cc!a,    pedicellata    entro  il    calice, 


278 
ovale  col  frutlo  e  subeguale  al  calice:  semi  reniformi- 
urljicolali,  leouini,   piano-concavi  in  ambedue  le  lacce, 
esiiinente  striati  per  traverso,   profondacuente  scanalati 
uel  dorso,  coi  margini  del  soico  crespo-ondolali  Giis.iiyn. 

337,  S.  Hispid  J,  Desf.   Pers.   Guss. 

Irsuta,  con  lunghi  peli  biaiichi  sub-vischiosi:  cauie 
ramoso  eretlo:  inglie  inferior!  spalolate  oltuse,  le  su- 
periori  lanceolate,  acute:  grappoli  solitarii  e  geminati 
densiflori:  calici  cilindracei,  iunganienle  ciavali,  irsu- 
lissimi,  finahiienle  eretti:  pttaii  2  liili,  coronal i(^y/OT«a). 

S.  hirsuta,  Poir.  Biv.  Lychnis  criticu,  IwHa, 
angustifolia,  Tuurn.  L.  ulpina  noclifloru^  longis  ca- 
lycibus  hirsulis,  [lore  col/ecto,   Cuj).  Bon. 

B.  Albiilura  a  fion  bianchi,  flavo-vedastri  nella 
pagina  inl'eriore. 

Maggio-Giugno. 

INelle  coiluie  Ira  le  biade  ed  ai  margini  dei  cam- 
pi.  La  var.  B.  nei  luoghi  bassi  umidi  ai  margini  delle 
vie  ma  rarissima. 

Caule  1  2-podale,  ramoso,  a  rami  eretti,  spesso 
risorgenti,  ordinariamente  glabralo  in  cima.  Focjlie 
carnuselte,  coperle  (sopra  lullo  nella  pagma  superiore 
e  nei  margini  )  di  lunghi  peli  bianoiii  appressati,  del- 
lo  siesSo  uiodo  che  la  base  dei  cauli  ed  anche  le 
brallee  ( tranne  cbe  i  peli  dei  cauli  sono  patenli  e  piij 
forti.  Fiori  unilateraii,  subpatenli  nella  fioritura,  poi 
erelli.  Bacemi  per  loppiu  2-fidi,  2-'i-pollicari,  con 
un  liore  solilario  in  mezzo  alia  dicotomia,  Gumbelti 
lungbi  2-3-lii)ee,  negl' inferiori  anche  3-7.  PeduncoU 
e  ganibelti  appressalamente  vellutino-pubescenti.  bral- 
tee  lineari-acuminate,  le  superior!  subeguali  al  gam- 
hetlo,  le  niedie  seaipre  piu  corle  del  calice,  le  iiile- 
riori  ordinariamente  piu  lunghe  di  esse,  non  compu- 
lalu  il  gauibetto.   Calici  coilolati,    irsuUssinii,  cun  le 


coslole  verdi,  spesso  Fosco-rossicce.  Petali  2-fidi,  un 
po  riflessi  ed  iiicurvi,  e  denlollali  all'apice,  rosei(neIla 
var.  B.  biarichi,  flaV(»-V(>rda.slri  nt'l  di  solto),  coro- 
nal! alia  fauce,  cou  corona  canipanulala  di  appendici 
ollusamente  donlalu-rrenate^  quasi  niozze ,  Cassula 
ovata,  verdiccia,  glabra,  pcduncolata  eiitro  il  calice, 
con  peduncolo  nella  malurila  ingrossato ;  2-4-lineare. 
Semi  minuti,  cinoreo-iiericci,  rcniloriDi,  trasversamente 
striati;  solcali  sul  dorso.  conoavi  ad  anibedue  le  fao- 
celte.     Tutta  la  pianla  alquaiilo  vischiosa. 


** 


A  fiori  pannocchiuti. 


338.  S.  IsfFLATj,  Smith,  Dec.  Bertol.  Ten.  syll. 

A  cauli  perenn  inti  alia  baso,  ascendent!:  foglie 
dcntcllalo-acnieate  al  inargine:  calici  gonfii,  ovato-bis- 
luiighi ,  relicojato-venosi;  petali  2-partiti  (non  2-Gdi) 
senza  corona;  semi  globoso-reniforini,  rauricato-tuber- 
colati  {IHzocarpica). 

J.  VvLG^Ris  Glabra  o  pubescenle,  a  foglie  ovate 
lanceolate  membranacee.  e  calici  piu  globosi  (  Cucu- 
baJiiS  Behon  L.  W.  Lychnis  sylveslris,  quaeBehen  album 
vulyo,   G.B. 

B.  Au'justi folia,  Ten.  syll.  Guss.  syn.  (S.  an- 
guslifolia,  Guss.  prod.  S.  Behen.  b.  angustifolia, 
Gush.  fl.  sic.  sup.  i.  Cucubulus  anguslifolius,  Ten. 
fh  nap.  1 .  Lychnis  sylveslris,  perenms,  quae  Behen 
album  vulyo,  Gup.  L.  sylveslris,  perennis  angusti- 
folia. glabra,  flore  albo.  Id.  Behen  album  montanum 
anguslifolinm,  Id.  Polemonium  Dodonaei  flore  albo,  C. 

G.  Rubra,  fen.  syll.  /t  petal/-  yridellino-vinosi 
foglie  come  in  B. 


280 


I  It.  Btibolini,  Been  bianco. 


Volg.  \  Fit.   Behen   blanc,  Gucubale  ecumeux. 
I  Sic.   Pizza-parrini. 

Marzo-Giugno. 

La  var.  A.  nei  colli.  La  var.  B.  dovunque,  so- 
praltiitto  ai  margini  dei  canipi.  La  var.  C.  nei  luoghi 
.  slessi  dclla   B.   uia  piii  rara, 

Radici  repenti.  Caiili  tereti,  1-2-pedali,  ed  an- 
che  piu  lunghi,  ingrossali  alio  articoiazioni.  ginoccbiato- 
risorgenti,  fragilissimi  ,  FocjUe  piu  o  meno  glauce- 
scenti  (nelle  var.  C.  B.  canioselte,  largbe  3-8-linee, 
lungbe  pollici  2-i,  piane  o  subscanalale  ed  oblique; 
nella  var.  A.  pid  membranacee  e  piu  largbe)  le  cau- 
line  inferior!  attenuate  in  picciuoio,  le  suptriori  ses- 
sili,  tutte  opposte,  subconnate  alia  base,  a  margine 
dentellalo-aculeato,  con  Tela  edentuto.  Fiori  ordina- 
riamente  inchinati  da  un  lato,  in  pannocchia  dicotoma 
a  rami  ineguali,  lungamenie  pedoncolati  e  solilarii  Ira 
ciascuna  dicotomia,  con  peduncoio  nelle  prime  divi- 
sion!^ 1-2-pollicare,  nelle  seconde  e  terze  (non  an- 
dando  la  dicotomia  per  ordinario  piii  in  la)  alquanlo 
minore,  ma  sempre  piii  lungo  degli  articoli.  Brallee 
bianchicce,  piccole,  lanceolate,  flnalmente  scariose, 
patenti-subincurve.  C altci  co\  fiore  pendenli,  col  frutto 
erelli,  fosco-venosi,  gonfi,  ovati  (nella  var.  A.  piii 
globosi  )  onibelicati  alia  base,  a  denti  subacuti,  po- 
chissimo  patenti,  dritti  o  pochissimo  inflessi.  Petali 
2-partiti  sino  a  mezza  linea  sopra  la  fauce,  solcati 
sotto  il  seno  della  incisione,  patenti  o  alquanto  ncbi- 
nali,  con  le  lacinie  obovato-cuneate,  e  gli  apici  di 
esse  denlellato-erosi,  non  di  rado  inflessi,  non  euro- 
nati  alia  fauce,  ma  con  I'unghia  dilatala  in  due  orec- 
chiette,   e  con  due   picciole  gobbe    sopra  la  ripiega- 


„    u       .  281 

tura  alia  base  mlerna  nei  lati  estremi  del  soico-  nella 
var.  J.  e  B.  bianclii,  nolla  var.  C.  di  color  'rosso- 
sbiadato,  quasi  color  di  feccia,  o  gridellino  vinoso 
bianchiccio-flavescorui  alia  base.  Organi  gemlali  sa^ 
iienti.  Stanu  declinali  fililormi,  bianchi  alia  base  por- 
poniii  all'  apice.  J.i/erG  lineari.  didime,  nella  var.  / 
e  B.  cineree,  coi  margini  delle  suture  bluastre,  nella 
var.  6;.  olivaslre,  nero-sanguigne  ai  margni.  Sltli  UilU 
bianchi,  0  slumati  di  cameo,  colorili  in  cima  come 
1  pclali  nella  variela  C.  in  tuUe  un  po  clavati  all'a- 
pice,  e  coperti  di  corla  pube.  Cassule  sublrottolilor- 
uii  glahro.  Semi  cinorei,  concentricamente  slrialo- 
tubercolali,   alquanlo  convessi. 

339.  S.  iTjiicd,  Pers.  Presl.   Guss. 

Pubescente,  a  cauli  eretti  o  ascendenti,  giutino^o- 
viscosi  in  cima  come  i  peduncoli:  foglie  subincave 
le  radicali  e  cauline  infcriori  picciuolate,  obovate  o 
spatolalo-lanceolate,  le  superior!  lanceolalo-lineari-  ra- 
mi della  pannocchia  brachiato-3-fjdi:  fiori  eretti-  calici 
cilindracei,  poi  lungamenle  clavati:  petali  2-fidi  coo 
corona  svanita  (Bizocarpica).  ' 

Cucubalus,  Jlalicns,  L.  facqu.  Silene  mutabilis, 
Ucna,  non  L.  S.  Caesia,  Ian.  non  Smith.  Ljchnis 
viscosa,  amjusll folia,  alpestris ,  flore  inlerius  albo, 
exlenus  rubra,  iniis  foliis  ocymi.  Cup.  L.  alba  ocu- 
moides  viscosa,  sou  L.  viscosa  alba  lalifolia,  Id. 

Maggio-Giu'ino. 


INelle  valli  delle  colline,   su  i  gruppi  delle  rupi. 

Lauli  l-2.pe<lali,  rosseggianti,  per  loppiu  nella 
base  e  su  i  nodi.  Foglie  superiormenle  coperle  di 
corta  e  molle  pube,  scabrosetle  nella  pagina  inferio- 
re,  a  margine  dilatalo,  subondato-cresposetlo,  oscura- 
menle  verdi:  le  radicali  e  le  cauline  inferiori  lanceo- 
lalo-spaloiate,  od  obovate   ristrclte  in  picciuolo,   lar- 

3G 


282 
ghe  4-jOlinee,  lunghe  insicme  al  picciuolo  2  3  ./a 
pollici,  rotondate  all'apice  o  acule;  le  superiori  lan- 
ceolate, e  gradalameate  laiiceolatu-lineari,  e  lineari, 
Pannocche  a  rami  eretlo  patent!,  3-fitii.  Bratlee  \'\nei\- 
ri,  strettissime,  patent!.  Peduncoli  monollori,  4-10- 
I!neari,  .solcati,  col  fiore  erelti.  6W<c/ lungamente  cla- 
vat!.  ombeMcat!  alia  base,  lOnervosi,  rosseggiant!  su 
i  nervi,  ed  all'ap!ce  da  iin  lato.  nel  dippm  liianchicc! 
e  quasi  membranacei,  liingh!  6-9  Wmn,  acutamente 
dentati  coi  dent!  membranaceo  bianch!  al  niargini.  Pe^ 
lali  cinerinorossicc!  con  unghia  piu  lunga  del  calice, 
qualche  volta  2  partiti,  con  le  lacinie  bislunglie  ottu- 
se.  Orr/ani  genilali,  salient!  bianchi.  Corona  quasi 
nulla.  Cassiila  ovato-bislunga.  glabra,  verdiccia,  lun- 
gamente  pedicellata.  iSwa' r-niformi,  iubercolati,  fosco- 
rossicci ,  striati  longitudinalmente  nel  dorso  piano,  e 
trasversalmente  su  le  faccette  concave, 

340.  <S.  Frvticosj.  L.   Ucria,  Giiss. 

A  caul!  glabri,  suITruticos!  ramosi  alia  base,  ri- 
sorgenti  o  pendent!:  foglie  picciuolate,  lanceolato-spa- 
tolate,  ottuse  ed  acute,  nitide,  cigliate:  pannoccbia 
brachiato-3-6da,  subcor!ml)osa:,  ristretta:  fior!  eretli: 
calici  lunghissimi  subcilindiici,  viscoso-villosi,  final- 
niente  clavati:   petal!  2-lob!,  coronat!  (Suffrutice).    .' 

Lychnis  saponaria  dicla  saxatilis,  fruticosa,  oleae- 
folio,  Cup.  Saponaria  acuiis  foliis,  frutescens,  Id. 
Saponaria  ex  Sicilia,  Bocc.  S.  frutescens,  acuiis  fo- 
liis, Idem.   Ocymoides  fruiicosum,   Cam.    -■■■■■ 

Maggio-Giugno. 

Su  i  colli  nelle  fessure  delle  rupi,  e  nei  luoghi 
pietrosi. 

Caw// cespugliosi  subcilindrici,  risorgenti,  o  pen- 
dent! per  ordinario  dalle  rupi,  per  lo  piu  2-4-pedali, 
ingrossali  alle  articolazioni,  glabri.  Foglie  glabre,  op- 


283 
poste,  a  base  connata .  lo  inferiori  picciiiolate,  laii- 
ceolato-spatolate,  oUiise  oil  acute;  le  cauliiie  iJi  mezzo 
lanceolato-aculc,  rislnitto  in  picciuolo;  lulle  un  po  eoii- 
vesse  e  subondate,  densameiitc  ci^liolate  ai  marijini, 
con  cigli  fioccosi  corlissimi,  piu  lunghetti  alia  base. 
Pannocchia  brachiato-3-fiila,  subcorimbosa,  rislretia: 
brattee  sessili,  lancaolale.  3-nervie,  nolle  prime  divi- 
sioni  grandetle,  e  quasi  simili  alle  foglie,  nelle  altre 
assai  picciole,  qua.-i  lineari,  piu  lungameiite  cigliale 
ai  margini,  piii  vischiose,  e  coi  nervi  quasi  svaniti. 
Fiori  erelli,  pochissimo  odorosi.  PeflfwrecoA' glandoloso- 
pubesceiiti,  vischiosi.  CwZ/b/ lunghissimi  (8-'10-lineaii) 
subcilindrici,  10-cosloiati,  coperti  lulti  all'  inlorno  di 
pube  glandoloso-vischiosa,  finalmente  clavati  a  causa 
(lella  cassula  che  ingrossa.  Quando  la  cassula  intur- 
gidisce  mollo,  il  calice  si  crepa  da  uno  o  piij  lati, 
e  per  la  dislensione  le  costole  o  angoli  di  esso  quasi 
si  obliterano,  restandovi  le  sole  slrie  bruno-verdastre. 
Denli  calicini  quasi  lungbi  quanto  I'ungliia  dei  petali, 
uguali  0  un  po  piu  corli  della  cassula.  Petali  alquanto 
deflossi  0  richinali ,  2-lobi,  quasi  obovati,  denlollalo- 
erosi  nell'apice,  pria  d'aprirsi  (lavescenli,  aperti  di 
colore  roseo  dilavato,  e  piu  ordinariamente  carneo, 
0  alle  volte  quasi  bianco,  nella  pagina  inl'eriore  ver- 
dognoli.  Antere  verdaslre.  S>Uli  porporescenti  in  cima 
con  lo  stimma  subcurvo,  e  sparse  alle  volte  di  qual- 
cbe  ciglio.  Cassula  ovato-bislunga,  sub-3-gona,  gla- 
brissima,  pedunc.olata  nel  calice  (peduncolo  S-^  lin.) 
cou  la  base  dei  Clamenti  adesa  inlorno  intorno  a  que-  ■ 
sto  peduncolo,  dciscente  per  6  corti  denti,  3-loculare 
sino  a  2  linee  sotto  1'  apice,  con  gli  angoli,  a  cui 
slanno  altaccali  i  tramezzi,  solcalo-rientrati,  e  le  fac- 
celte  un  po  compressc,  1-loculare  in  cima  ad  angoli 
ollusi,  appena    prouiinonli ,   in    ragioue    opposta  dei 


284. 
tramezzi.  Semi  reniformi,  neri,  depress!  ai  lati,   con- 
centricamente    lineato-muricati,    scanalali    nel    dorso, 
con  ombelico  concolore. 

Si  schiudono  i  fiori  su  1'  avvicinarsi  della  sera, 
e  slanno  aperti  finche  il  sole  del  giorno  seguente  non 
abbia  saettato  fortemente  i  suoi  raggi.  Cinque  degli 
stami  arrivano  a  maturita  prima  degli  altri  cinque, 
e  stansi  erelti  sopra  la  corolla,  mentro  gli  stili  riman- 
gono  a  4.-3  linee  sotlo  la  fauce,  e  di  la  ricevono  la 
polvere  fecondante.  Tostoche  le  antere  di  questi  cin- 
que hanno  emesso  tulto  il  loro  polline,  essi  ripiegansi 
su  la  corolla,  e  vengono  fuori  gli  allri  cinque,  ed 
emeltono  il  polline  loro  a  contatto  degli  stimmi,  che 
allora  si  sono  avanzali  sino  aU'orlo  della  fauce.  Esegui- 
tasi  tale  seconda  fecondazione,  quegli  ullimi  5  stami 
si  ripiegano  pure  sopra  la  corolla,  ed  allora  gli  stili 
si  prolungano  ancora  per  piu  di  mezzo  pullice  su  la 
fauce,  prendendo  una  posizione  divergente. 


##* 


A  fiori  pill  0  meno  corimboso-fascettati. 


34^1.  S.  NicAEKSis,  Jll.  Pers.  Biv.  Presl.  Giiss. 

Irsulo-viscosa  con  peli  articolati,  glandolosi:  a 
caule  eretto  ramose  alia  base:  foglie  carnosette,  le  in- 
feriori  lanceolate,  o  lanceolato-spalolate,  ottuse,  le  su- 
periori  lanceolato-lineari,  docciate:  fiori  lassamente  co- 
rimbosi:  calici  cilindrici,  finalmente  eretti,  clavati:  pe- 
tal! 2-fidi,  coronati,  lungamente  unghiali  (y4nnua). 

S.  Arenaria,  Desf.  S.  Liltoralis  Pour,  in  herb. 
Banks  ex  Guss.  Lychnis  sylveslris  in.  Chisii,  L. 
marina ;  floribus  candidis,  subius  purpureis  auriculae 
iniiris  foliis,  Cup.  L.  marina,  alba,  aversa  parte 
rubra-  viscosa  hirsula,  auriculae  muris  folio  crasso, 
laliusculo,  repando,  Idem.  L.  hirsuio,   crasso  folio, 


28:^ 

Bocc.    L.    marilima   Gadonsis,    angustifolia,     Tourn. 

Aprile-Giiiuno. 

Nclle  areiie  mariltime, 

Ccmli  moiti  dalla  stessa  radice,  suberelti  o  ascen- 
denli,  6-10-pollicari .  For/lie  glaucescenti  ,  carno- 
se,  subriciirvo,  irsiito-viscose,  e  sporcate  di  arene. 
siccome  i  cauli  stossi  ed  i  calici;  le  inferiori  laaceo- 
late,  0  lanceolalo-spatolale,  PedunooU  luughi  4-6-linee, 
ingrossato-pentagoiii  sotto  il  fVutto,  ad  angoli  ottusi. 
Calici  ouibelicati  alia  base,  5-G-lineari,  10-costolali, 
nero-pnrporini  lungo  le  costole,  bianchicci  nelie  val- 
licelle.  coil  3  costole  alternat;uneiite  piu  corte  che 
neppiir  giungono  ai  seiii  dei  denti,  e  le  altre  proluii- 
gate  sino  all'apice  dei  denti  slessi.  Petali  2-tidi,  coa 
1(»  laciriie  subspalulate  dislanli,  e  le  unghie  dei  calici, 
siiperiormentc  bianchicci,  nella  pagina  inferiore  come 
sitmiati  di  cinerognolo  verdiccio.  esilrnente  venato- 
liiieati.  Appeiidici  dflla  corona  2-fide.  otluse.  Cassala 
ovala,  pedici'll:ita,  glabra.  Semi  orbicolato-renifortni, 
pallidamente  fiilvo-iossicci,  lisci,  scanalati  nel  dorso, 
coi   lati  coinpresso-piaui,  appena  striali, 

312.  S.  Fuse  AT  A,  Link,  m  Brot,  Spr.  Presl. 
Guss.  fl.  sic.  suppL    I .  p.    (26.  el  syn. 

A  caule  cretto,  semplice,  0  dicotomo-ramoso  in 
cima,  alquanto  irsuto:  foglie  subglabre,  le  inferiori 
obovato-spatolate,  ristrelte  in  picciuolo;  le  superior! 
lanceolate:  calici  pubescenli  subviscosi.  cilindrici,  final- 
mente  clavati :  peduncoli  fruttitcri  allungati  subde- 
flessi:  petali  coronati,  lungamente  unghiati,  interissi- 
mi  {Annua). 

S.  Pseudo'atocion,  Guss.  fl.  sic.  prod,  et  pi. 
rar.  non  Desf.  Lijchnis  sylcostris,  hirsuta,  mullijlora, 
incdrnala,  viscosa,  Cup,  L.  silveslris,  hirsula  visco- 
sa,  floribus  dilute  purpuroi  apjesUni  disposUis,  Idem 
L.  erecta  veronicae  foliis,  Bocc./ 


286 

Gennaio-Aprilo. 

INei  colli,   e  iielle  vigne  comunissima. 

Cauli  'Ji  1  po:iali,  lulti  coperli  di  peli  articolali, 
patent),  i  quali  divcngono  i;landoliferi  nei  pfdiiiuoli 
e  nei  calici.  Foglie  aspre  per  piccioli  tubercoii  con 
un  pelo  spesso  piaiitato  soprji  ciascun  di  essi,  siiL)- 
cii^liale  alia  base,  into^nsamcute  verdi.  Peduncoli  nella 
dicotoinia  allungati,  rjuasi  1-2  '/^  pollicari  ;  nei;li  allri 
fiori^  subeguali  al  calice,  Calici  ombelicati  alia  base, 
S-6  lineari,  pubescenti  viscosi,  striati,  con  le  sine  I'o- 
sche,  anzi  sovenle  fosco  tiitln  il  calice,  o  una  I'accia 
di  esso.  Pelali  rosei,  spesso  sinarginali,  mezzo  obli- 
qui:  lacinie  della  corona  connate,  smarginale.  Cas- 
sm/o  glabra  lungamente  pediceiiata  denlro  il  calice.  Semi 
neri  subrenifornii,  con  due  cavila  laleralmente  all  om- 
belico,  appena  scanalati  nei  dorso,  conceiilricaaiente 
puntato-striati,  con  punti  e  strie  minutissinii. 

176.  ■:.^;- 

Stelljri^,  Lin.  Juh-  '  •' 

\'. >'■').■.■ '  '     '. 

(It.   Stellaria, /''y?,  Sleilaire.)  ■- 

Cal.  5-sepalo.  Pet.  3,  2-partiti,  o  smarginati,  a 
corta  unghia.  Siami  3-S-iO.  Cass.  1-loculare,  6-Vrilve 
air  apice,  polisperma.  ^em?  non  coronati  aH'ombelico. 

343.  S.  Medu,  Smith.  Bertol.  Presl.  Guss. 

A  caule  debole,  dicolomo,  prostralo-diffuso,  con 
una  linea  lateraie  pelosa,  allerna:  Ibglie  ovalo-acule, 
le  infcriori  quasi  lanceolate:  peduncoli  frutliferi  de- 
flessi;  fiori  S-10-andri:  petali  2-parlili:  cassuia  sub- 
eguale  al  calice:  semi  suborbicolari  (non  subreniformi) 
compressi,  concentricamenle  rigato-tubercolati  (y^mma). 


Folq. 


287 
Alsine  media.  A.B.   Lin,   Ucria,  JV.  S.  holoslea 
e  S.  Bijlora,   Ucria.  non  L.  ex  Guss.  Alsine-  Mallh. 

[r.  Al-iine  piicinella,  Puciiiella,  Genlonchio, 
Ceiitocchio,  Ginloiichio,  Gentnne,  Mors©  di 
gallina,  Galliiiella,  Pizzo-galliiia,  Genlovi- 
ce,  Erha  piperina ,  Paperiiia ,  Orecchio 
di  topo, 

Fr.  Morgeline  des  oiseaux ,  Mouron  des 
oiseaux. 

Sic.   Specii  di  Grisciuneddu. 

A.  Apetala.  a  fiori  apdali;  caiici  spesso  gla- 
brati.  {Alsine  apetala.  Kitaib.  el  Lang,  ex  Ten.  Ho- 
losleum  alsine,  Swarlz.  Stellaria  Apetala,  Ucria,  pi, 
ad  Lin.  op.  add.) 

B.  Media.  A  pelali  2-partiti  angiisti,  pii!i  corti 
dfl  calice,  di  rado  subeguali.  {Alsine  media.,  Cup. 
Cast.  Lam.  Sturm.  A.  media,  minori  folio  crispo^ 
Cup.  A.  minor.   Dod.) 

G.  Grandjflora.  a  fiori  10-andri,  petali  2-par- 
tili,  con  le  lacinie  bislungo-lanceolale,  piii  lunglietti 
del  calice:  cauii  piu  robusti  e  piu  aliungati  (  Alsine 
grandijlora.  Ten.  fl.  nap.  prod.  A.  major,  Cup. 
Dod.   Cast.) 

Ft'l)braio-!\Iaggio. 

Nelle  culture  ed  anche  nei  canipi  in  riposo.  La 
var.  A.  comunissima  cziandio  ai  margini  delle  vie, 
e  sii  le  mura;  la  var.  B.  un  po  rada;  la  var.  C.  coa 
piu  frequenza  nei  luoghi  umidi. 

Cotiledoni  bislunghi  ristretli  in  picciuolo,  papil- 
losi.  Fusti  dehoW,  ginoccbiati,  risorgenli  tra  1' erbe, 
0  dilTusi,  Cstolosi  (tianne  nei  bassi  articoli  che  son 
passali  da  un  nervo,  il  quale  ne  riempie  tutto  il  can- 
nelio)  alii  un  piedo,  e  seniiiiueari  in  diametro  neila 


288  ■  ' 

var.  A,  2-4'-pedali ,  e  di  diamolro  1-1  'y^  lineare  in 
in  B.  e  C.  con  linoa  lat<u'ale  nnessamciUe  pelosa  al- 
terna,  nel  dippiu  glahri,  eccetto  la  variola  C.  che  ha 
gli  uUimi  2-3  articoli,  e  !«  ramlficazioni  della  dico- 
tomia  patentcmeiile  grandoloso-pelosi  da  ogni  parte 
(come  i  peduncoli  ed  i  calici)  carallcre,  che  pare 
esclusivo  di  questa  varieta,  non  avendolo  mai  osser- 
vato  nelle  allre.  Base  degli  articoli  spcsso  rossiccia. 
Fo<jlie  inferior!  ovato-hisluiighe  o  suhlanceolate,  atle- 
nuate  in  picciuolo,  piii  o  mono  acute;  le  superiori 
ses.sili,  ovalo-acuto  (neila  var.  B.  e  C.  3-4-volt('  pai 
grandi ):  tulte  papilloso-diafane,  col  margine  dilatalo- 
suhondato,  tenueniente  ciglialo-dentato  alia  base,  e 
quasi  scarioso  ;  subglabre  o  sparse  di  [>ochi  peii  nella 
pagina  inferiorcj  con  pubescenza  per  ordinario  su  la 
costola,  totalmente  glabre,  o  coverte  (specialmenle 
nelle  var.  B.  C.)  di  corta  peluria  su  la  pagina  supe- 
riore,  con  la  massima  parte  dei  peli  glandolosa.  Di- 
cotomia  del  caule  a  lunghi  articoli  ineguali,  gracili, 
con  le  linee  pelose  sempre  a  rincontro  I'  una  dcH'al- 
tra  dalla  parte  interne  (iranne  la  var.  C.  ove  quegli 
articoli  son  tutli  pelosi,  come  si  e  detto):  in  mezzo 
a  ciascuna  dicotoniia  un  fiore  solitario  a  lungo  gambo 
(tutto  pubescente,  o  con  seinplice  linea  pelosa  a  peli 
orizzontali)  assai  breve  nella  fioritura  (appena  3-5-linef) 
poi  '^2  1-pollicare  nella  var.  A.  lunghissimo  3-4-pollici 
nella  C.  alquanto  meno  nella  B.  coi  fieri  eretto  poi 
allungato  e  rifratto,  poi  coi  frutti  maturi  di  nuovo  ri- 
alzato.  Calici  putenlemente  pubesceiiti  subgiandolosi, 
come  i  peduncoli  (nella  var.  A.  aicune  volte  sub- 
glabro),  coi  sepali  lanceolati  internamenle  docciali, 
membranaceo-bianchicci  al  margine.  Petali  nella  var. 
A.  nessuno;  nella  B.  bianchi,  2-partiti,  con  le  laci- 
nie  strettissime  '76  di  linea,  lanceolato-lineari,  '/a  linea 


289 
0  y^  di  linea  piii  corti  dei  sepali  calicinali ;  nella  var. 
C.  caiididi,  pur  2-parliti,  pguali  al  calice,  o  alquanlo 
piu  limglietti  (appcna  '/,  di  linea)  a  lacinie  bisliiiiico- 
lanceolale,  oUiise,  lineatc.  Stami  nclle  var.  /'I.  e  B, 
indofiniti,  nella  C.  10  allernatamenle  ineyuaii,  cdii 
le  anicre  didime,  picciole,  a  lobi  ovali  di  color  por- 
porino  che  fa  iin  bel  contraslo  col  bianco  piiio  dei 
pelali.  Cassiila  con  gli  apici  delle  valve  piu  lunghelti 
del  calice,  e  un  po  ricurvi.  Semi  suborbicolari  (non 
subrenifonni)  conipressi ,  concenlricamente  linealo- 
tubercolati,  piani  e  strialo-tubercolati  sul  dorso,  foschi. 
Apici  della  pianla  subvischiosi  al  latlo.  ,,  , 

177. 

ARENAitiA,  EndL  Koch. 
{It.  Arenaria,  Fr.  Sabline) 

Cal,  5-sepalo.  Pet.  5,  corlamente  unghiali  in- 
tori  subsmarginali,  ovali  od  obovati.  Slatni  pt^r  lo  piu 
\0.  Cassu/a  1-loculare,  6-valve  neirapice.  Semi  non 
coronellati  all'  ombolico. 

Sii.  J.  Leptociados,  Reich,  diss.  syn.  a.p, 
824.  in  add.  ct  emend. 

Pubescente,  a  caiili  ramosissimi,  rigidelti:  foglie 
superiori  ovato-o  siibrotondo-acule,  sessili,  scabre:  pe- 
duncoli  frullileri  orizzontalmente  patenli:  sepali  cali- 
cinali lanceolali,  aculi,  3-ncrvi,  irsuli,  2-3-volte  piii 
lunghi  della  corolla:  cassule  ovate,  piu  lunghe  del 
calice  {Jnmia). 

A.  scrpyllifolia ,  Giiss.  prod,  et  syn.  1,  non 
Lin.  Alsiiie  imiior  molticaulis,   Cup.  Moris. 

31 


290 

1   It.   Erba  pnndina,  Reuainola  dei   niuri,  Are- 
TT  1  nana  difl'usa. 

"^'  ^   Fr.   Subline   a-feuiUes   de  sorpolet,    Sabline 


serpoliere. 

Marzo-Maggio. 

SiJ  le  inuid,  luugo  le  vie,  nei  colli  e  campi  ari- 
di,   nei  ruderi. 

Cauli  ramosissimi  alia  base,    subdicotomi  a  ce- 
spuglio,   eretti  o  risorgenli ,   niinuti,  alquanto  vischiosi 
in  cima,  ordinariamenfe  4-o-pollicari,  nei  terreni  pin- 
gui  alle  volte  pedali,   spesso  affogati  tra  I'erbe.   Fo- 
glie  oscuramente  verdi,  puntato-diafane,  1-3-lineari  cosi 
in   lunghezza  come  in  larghezza;   le  inferiori  picciuo- 
lale,  ovali,   plane  o  cocleariformi;   le  superiori  sessili, 
ovate,  o  subrotondo-acute:  tutle    opposte,   patenti  coi 
niargini  lenueinente  cigliato-dentellati.  Fiori  picclolis- 
simi.  nelle  dicotooaie  sob'tarii,  nelle  estremita  subco- 
rimbosi.  Calici  membranacei  da  ua  solo  lato  del  mar- 
gine.   Petali  ovali,   non  dentati,   ma  interi,  ottusi,  piii 
corli  la  mela  dei  calici,  o  a  un  di  presso  i  due  terzi. 
Gambi  filiformi  2-i-lineari,  col  fiore  ereito-patenti,  i 
fruttiferi    aperti    orizzontalmente ,  o    sollo    un    angolo 
niolto  ottuso,  con  le  cassule  posale   verticabnente  su 
di  essi,   in    guisache    i  medesimi    all' estremita    supe- 
riore  descrivouo  un  arco.  Apici  di  lulta  la  pianta  un 
po  vischiosi, 

■■■'■)    I  \'..-\  ',"..    '  iiu  I'l;';  ■   .         .  '.   I- 

■  ■  ':.      178.  ■:.'.'{; 


■lI'.V     I, 


A  LSI  HE,  JV allien.  Koch.  .    i.  <!..-> 


'\o:'5 


{It.   Alsine,  Fr.  Morgeline) 


Cat.    5-raramente    4-sepalo.  Petali  3,  raramente 
i,  cortamente  unghiali,  inlen  o  subsmarginalij  ovali 


291 
0  liiieari.  Cassn/a  1-!oculare,  3-valve.  Semi  cumv  iiol 
genere  precede nte. 

'" 
*  Senza  Stipoje 

34o.  J.  TiyvifOLU,  I.  B.  IFahlem,  Koch. 
Cuss.  Sjjn. 

A  oauli  erelli.  molti  daila  slessa  radice,  ramoso- 
dicolomi:  foglie  subulate,  filiformi-selacee:  peduncoli 
IVutlileri  erello-palcnti:  sepali  calicinali  sul)ulali.  3- 
nervi,  arislati,  striali,  pubescenti,  mollo  piu  lunghi 
della   corolla,  subeguali  alia  cassula  (Jjinua). 

J /sine  serjetalis,  Ucria?  non  Lin-  Aronaria  le- 
nuifolia.  Lin.  Guss.  prod.  Alsine  verangusto  rigidulo 
folio,  poiyflora,  muscoso  fore,   Cup. 

A.  ^AiLLANTUNA,  D .€ .  Guss.k  cauli  cespusliosi, 
ramosi  all'  apice:  foglie  e  calici  giabri  (/^,  lemiifolia, 
l^uill.  Arenaria  mnrahs,  amjuslo  rigidulo  folio,  po- 
t J  muscoso  jhre,   Cup. 

B.  FiscwVLA^  Pers.  D.C.  Guss.  A  cuale  piu 
densamenle  ramoso  all' apice:  calici  peloso-giandolosi 
{Arenaria  arvalica,  Presl?) 

Apiile-Maggio. 

ISei  iuoglii  aridi  delie  colline,  qualche  volla  negli 
alvei  dti   torrenti, 

Cauli  filiformi,  rigidelti.  per  ordinario  fosco-bai, 
ingrossati  alle  iirlicolazioni,  S-S-poIbcaii,  dicofomi  al- 
r  apice  con  le  dicoloniic  poco  palenti.  Foglie  oppo- 
ste,  connate,  siibulalo-sclacee,  d' un  verde  allegro,  fa- 
sceltale  nelle  ascdle,  dilalato-docciate  e  3-nervose  alia 
base,  con  esile  n)aii;in('  nictnljranaceo,  e  con  una  stria 
colorata  su  la  coslola  tulle  erello-patenti,  subincurve 
air  apice.  Fiori  dalhi  liiculomia,  e  terminaii.  l^edtin' 
coli  oapillari ,    doppii.i     ute    piii  lunghi  dclle    foglie, 


292 
piu  corti  degli  articoli,  col  fiore  eretti,  col  frullo  piii 
o  meuo  i'wev^enU.  Sepali  calicinali  subulati ,  con  la 
interna  superficie  scavata  a  gronda,  bianco-mejubra- 
nacei  al  margine,  eretti.  Pelali  bianchi,  ellitlici,  piii 
corti  del  calice.  Cassula  diaFana,  bislunga,  cilindra- 
cea  con  i!;li  apici  delle  valve  nella  deiscenza  ricurvi, 
spesso  pill  Innghella  del  calioe.  Semi  picciolissimi, 
color  di  ruggine,  globoso-reniformi,  compressi  nel 
dorso  unisolcati,  rainutaraente  granulati  solto  la  lenle; 


** 


Stipolate 


346.  A.  BoBRj.  JFahlen,  Kock.   Guss.  syn. 

A  cauli  eretti  e  proslrati,  fittamente  ramosi:  fo- 
glie  lineari,  un  po  crasse,  semitereti,  cuspidato-arislale, 
glabre:  slipole  ovato-acuminate,  scariose,  guainanli; 
peduncoli  frultiferi  riflessi:  sepali  calicini  ottusi,  eguali 
alia  cassula,  senza  glandoia  nera  ai  due  lati  della  ba- 
se: semi  lutti  obovati  compressi,  marginalmente  an- 
golali  {Annnd). 

Arenaria  rubra  a,  campestris,  L.  W.  Guss.  prod. 
A.  media,  Ucria,  non  L.  A.  campestris^  All.  Sper- 
yularia  rubra,  Presl.  Spergula  purpurea,  LB.  Al- 
sme  maritima-,  annua.,  Mich. 

yolg.  Fr.  Sabline  rouge. 

Febbraio-Giugno. 

]Nei  campi,  e  nei  ruderi  erbosi. 

Fusli  divisi  sin  dalla  base,  3-6-pollicari,  ramo- 
sissimi;  proslrati  o  risorgenti,  glandoloso-pelosi  nella 
ineta  superiore,  glabri  alia  base,  tereti,  ingrossato- 
tiimidi  nelle  articolazioni.  Foglie  grasselte,  lineari- 
semitureti,  subulate  o  cortamenle  cuspidato-aristate, 
alquanto  ricurve  aH'apice,  piii  o  meno  lunghe  degli 
iiiternodii,    glabre,    qualche    volla    pelosette.    Slipole 


293 

membranose.  bianchicce,  ovalo-acuminale,  intc>rinedie. 
Peduncoli  l-flori  ascellari,  e  fenninali  suhcorimbosi, 
per  ordinario  sube^iiali  al  calice,  alle  volte  mela  piu 
lunG;hi,  Cdl  frutlo  rilK'Ssi,  glaiidoloso-pelosi  viscoselti 
come  la  parte  siiperiore  dei  cauli.  Sepali  calicinali 
alqaanto  otlusi,  incurvi,  subeguali  ai  petali  ed  alia 
cassula,  con  la  stessa  peluria  glandoloso-viscosetta  dei 
peduncoli  senza  ghiiidola  nera  ai  due  lali  della  base 
come  nella  specie  seguciile.  Pelali  ellittici,  d'  un  ro- 
seo  porporinn  tirante  al  violetto  con  unghia  bianchic- 
cia.  pcrsislcnli  e  scariosi  inlorno  alle  cassule.  ma  me- 
nu di  qui'lli  dolla  seguente.  Slami  dieci.  Semi  tutti 
obovali.    compressi.  cinli    d'  un    margine   tumidetto. 

Oilrc  r  abito,  piii  gracile,  e  i  rami  piu  fitti,  ha 
diversi  dalla  seguente  i  varii  caratleri  che  or  or  no- 
tcri^mo ;  sebbene  un  occhio  inesper-to  possa  facihnenle 
non  avvedersene,  e  confondere  in  una  due  specie  di- 
slinlissirne. 

34-7.   A.   Heterosperma,  Giiss.  syn. 

A  cauli  difi'usi,  erelli  o  ascendenti,  lassamente 
ramosi:  foglie  lineari-seraitercli;  appuntate,  un  po  cras- 
se:  stipole  ovato-acutc,  scariose:  peduncoli  finalmenle 
riflessi:  sepali  calicinali  segnati  alia  base  sopra  i  seni 
da  una  glandola  nera  nilida,  giandoloso-pelosi,  al- 
quando  piu  corti  della  cassula;  semi  obdvati,  cora- 
prcssi.  col  nuirgine  in  allri  sempliceincnte  lumido,  in 
altri   largo,   scarioso  bianccbiccio  [/Jimua). 

Arenaria  helerospcrina,  Gi/ss.  /I.  sic.  suppl.  i. 
Ten.  syll.  app.  rr.  A.  rubra  b,  marina,  Guss. /I. 
sic.  prod.  1 .  Ten.  syll.  Moris,  non  Lin.  Sperrjula 
manna  nostras .  Bauch.  Alsine  maritima  neapolilana  et 
turrestris  altera,  Column.  Alsine  maritima  (lore,  ru- 
bente,  Cup.  Arenaria  marina  B  IV?  Smith!'  Bertol.  f 
glandulosa,  lacq.  ?  A,  maryitiata,  Dec? A»marina,  Savi 


294 

Da  Aprilo  ai   primi  giorni  di  Giugno. 

Nei   liioghi  .irenosi   erbosi  salsi,  inondati  o  umidi 
{Pica,  vicinanzo  dl  dassibili). 

Caiili  molti  dnlla  slessa  radice,  difTusi,  erelti  o 
risorgenii;  spesso  rossicci  alia  base,  palentemente  ra- 
niosi  (  nnn  fitii  come  nella  pieccdenle,  e  di  diamelro 
?lquanto  piii  grosselli,  e  men  rigonfiali  alle  articola- 
zioni ).  Foglie  bneari,  semitereti,  grossette,  glabre, 
appunlale  all  apice^  ma  iion  decisamenle  cuspidalo- 
aristate  come  nella  precedence,  piu  o  nuMi  luiiglie  dei 
menlalli.  PeduncoH  non  molto  allungali ,  ma  quasi 
liiUi  siibeguali  al  calice.  di  rado  qualcuno  degi'infe- 
riori  qmisi  pollicare  (  cio  che  non  osservasi  mai  nella 
precedenle),  tutti  col  IriiUo  riflessi.  Slipole  ovalo-acute 
(non  ovato-subrolonde )  scariose,  intermedie,  spesso 
lacere.  Fiori  (|uasi  iinilalerali  sopra  i  rami  allungali. 
Sepali  del  calice  bianco-scariosi  nel  margine,  piii  corti 
della  cassula  (la  quale  nella  perlella  maturila  non 
suole  ollre  passarii  piu  d' un  quarlo  della  propria  lun- 
ghezza  )  di  forma  ovalo-acula  (non  verameiilc  otlusa) 
concavi,  incurvi,  nolali  alia  base  sopra  I'angolo  ester- 
no  dei  seni  ( non  sopra  il  dorso )  da  una  glandoia 
nera  lucida.  Petali  piu  grandetli  della  specie  prece- 
denle, bianco  carnicini  ,  o  d'  un  rosdo  dilavalissimo 
(  non  afi'allo  rosei  )  alquanlo  piu  corli  del  calice,  per- 
sislenti  e  scariosi  e  d'  un  bianco  Jordo  svanilamenle 
rossiccio  inlorno  alia  cassula.  Slami  cinque,  t  Semi 
obovati  compressi:  gli  eslerni  (3-7)  alia  base  del  Iro- 
fospermo  cinli  da  largo  margine  ( clV  io  non  bo  mai 
vedulo  cigliatolacero )  biancliiccio-scarioso ;  gli  alln 
privi  di  margine  membranaceo,  immaturi  lubercolalo- 
scabri.  »    Guss.  Syn.  w^\ 

V  eslremila  dei  rami,  i   peduncoli  ed  i  calici  son 
tulli  pelosselli,  come  nella  specie  precedenle,  ma  me- 


29o 
no  ghmdnlosi ;   inollre  la  sfossa  piil)osconza  dei   rami 
e  qui   iimilala   i)revemt'nte  ail'  apice.  mcntre   in  quella 
spesso  occiipa  la  inlera  meta  superiore.  J 

Ordine  5.  Penlagjnia  i 

179. 

Cotyledon,  Lin.  J  ass. 
{Fr.  Colilier) 

Cal.  gamosepalo,  5-parlilo,  persistente.  Cor,  ga- 
mopetala.  tui)ulosa,  o-fida,  o  o-deutata.  Ginque  sfjua- 
vip,  iietlaiilbre  nel  fundo  della  corolla.  Plopocarpo  5- 
cassulare. 

348.  C.  lloRizo^TALis,   Guss.  Presl. 

Glabrissimo  a  radice  tuberosa:  caule  subramoso: 
foglie  radicali  peltate,  orbicalate,  lobato-crenate:  co- 
rolle  orizzoiitali  ooi  dcnli  ovato-acuti:  peduacoli  meta 
piu  corti  della  br.illea  litieare-lanceolata,  o  lineare-subu- 
iala  carnosa  {l\izocarpico). 

Umbilicus  horizontal  is,  D.C.  U.  Veneris,  Cast. 
Cotyledon  umbdicus  var.  BrotJ  Moris  C.  major ^  Cup. 
C.  sive  umbilicus  f^eneris  caule  prolifero.  Id. 

jy.  ,      \   It.   Bellico  di  Venere. 
•^'  I   Sic.   Paracqua. 

Maggio-Giugno. 

Melle  mura  umide,  sopra  le  tegole  dei  tetti,  neile 
fessiliire  delle  rupi  a  bacio,  da  per  tulto. 

Foglie  tulle  glabre,  lucide,  carnose:  le  radicali 
peltate  orbicolate,  ombelicale  o  cucullate,  a  margine 
lobato-creiialo,    ( non  semplicemeute  crenato    giaoche 


296 

spesso  le  iotaccalure  sono  cosi  profonde  da  for- 
mare  come  ua  lobo )  spesse  volte  como  rosecchia- 
to;  dal  centro  ad  uno  ddi  margin!,  eve  esiste  ua 
intacco  piu  profondo,  lo  spazio  e  piu  breve,  e  questa 
parte  puo  considerarsi  come  la  base  della  foglia:  va- 
ria  e  la  lorn  graiidezza;  per  ordinario  hanno  esse  un 
semidiainetro  d'  un  pollice  e  mezzo  a  due  pollici,  ma 
nei  luoglii  troppo  umidi  honne  vedute  col  semidiamdro 
da  4^  a  5  pollici,  ed  in  lal  caso  sono  esattamentc  cucul- 
late:  la  loro  pagina  inferiore  e  snervala,  la  superiore  e 
ottiisamenle  nervosa  coi  ryervi  prominenti  d'  un  verde 
hiancbiocio:  esse  sono  gia  secche,  quando  sbocciano  i 
fieri.  Foglie  cauline  piu  prossime  alia  base,  anche  pel- 
tate come  le  radicali;  lealtre  inferiori  subrotondo-cunea- 
te.  grossamente  crenato-denlate,  attenuate  in  picciuola, 
a  base  larga;  le  cauline  di  mezzo  bislunghe,  cuneate, 
sessili,  S-^- dentate  air  apice ;  le  ultime  bislunghe  lan- 
ceolate intere,  cosi  gradatamente  impicciolendosi  fin- 
che  divengon  bratlee.  CauU  palmari,  o  anche  2- 
pedali,  all' epoca  della  fioritura  per  ordinario  rossigni 
(mentre  le  foglie  cauline  sono  alia  stessa  epoca  rosso- 
iineari-puntate)  alia  base  del  raceme  principale  moiti 
pill  piccioli ,  sparsamente  inseriti  sul  caule.  Grappoli 
a  fiori  addensati  sopra  tutto  in  cima,  che  per  ordi- 
nario sta  incurvata  pria  della  (ioritura.  Fiori  come  spi- 
ralmente  inseriti  sul  raceme  in  cinque  serie  da  dritta 
a  sinistra,  parte  esattamente  orizzontali,  parte  pochis- 
gimo  inclinati.  Peduncoli  dei  fiori  piu  bassi  lunghi 
quasi  una  linea,  e  alcuno  qualche  volta  2-floro,  indi 
ascendendo  piu  corti,  e  sempre  i-flori;  fiori  estremi 
quasi  sessili.  Bratlee  inferiori  lineari-lanceolate  com- 
presse,  le  superior!  lineari-subulate  subincurve,  per  la 
grassezza  quasi  semitereli  (non  affatio  setacee  Guss.) 
le  intermedie  eguali  alia    corolla,  le  infime  piu   lun- 


297 
ghe,  le  suporiori  piu  hrrvi  la   meta  di  cssa:  ne  pos- 
son  (lirsi  il   doppjo   piu  liinghe  dei   peduncoli,  perche  i 
fiori  superiori  son  qii.isi  scasili.  e  dove  trovasi  gam- 
bo,  questo  e  appena  I-l   ^Jj.  liueare,  ossia  'Jr,    '/,  della 
brallea:    queste  brallce  sono  pure  per  ordinario  rosso- 
lineari-puntate  cone  Ic  foglie    cauh'ne  all' epoca  dt'lla 
(iurilura.   Lacifiie  <!el  culice  minulissime,   ovato-acute, 
o   aruminale.    I'ubi)    della    corolla    scarioso  sui    frutto 
dopo  la  fecondazione,  prima  bianchiccio-verdastro,  5- 
angoiato,  con    gli     angoli     lineati,   e  i  denti    eslerna- 
nienle    punlati    di   rosso:   denti    del    lembo  non    aou- 
lissimi,    Guss.  ,   ma  sempre  ovalo-acuti,  nell'anlesi  al- 
quanto    ricurvi   all'  apice ,  e  coi    margini    un  po    so- 
prapposti  verso  la  base.  5/«?h2  inchiusi:  filamenti  hre- 
vissimi   bianchicci:  unlere  vcrdicce:  ovario  verdeggian- 
le.   Scjuame  nellarifere  bianche,   slretlamente    lineari, 
olfuse  0  2-dentale,  cguali  al  calice.  Sapore  della  pianla 
stitlico,  amaro.   Odore  nessuno. 

180. 

Sedujii,  Lin.  Juss. 

(F/i.  Panic,   loubarbe.) 

Cal.  5-6-parlito,  persistente.  Pet.  5-6.Squaine 
nellarifere  3-6  alia  base  dei  pelali,  intere  o  appena 
smarginaie.  Plopocarpo  5-6-cassulare,  polispermo.  Se- 
mi piccoli,  numerosi. 

*A  foglie  plane. 

3i9.  S.  Steliatvm,  Lin.  Ucria,  Guss.B.  Deltoid. 
Glabro,  a  foglie    deltoideo-cuuoiformi,  crenate  o 

38 


298 

dentate:  flori  cerulescenti,  cimosi.  solitan'i,  sessili,  al- 
terni:   petali  strett.imente  lancciolati  (^/m«o). 

Cohjledon  slellala  G.  B.  Cast.  S.  echinalum  vel 
stellatum  (lore  albo,   Cup.  S.  Deltoideum,  Ten. 

Aprile-Maggio. 

Nelle  mura,  sui  tetti,  nei  colli  aridi,  e  nei  luo- 
ghi  petrosi. 

Cauli  2-5-pollicari,  semplici  o  ramosi  alia  base. 
Foglie  verdi-allegre,  deltoideo-cuneate,  3-3-dentate  al- 
r  apice,  e  tenuemenle  papilloso-glandolose,  lucide,  in 
tutto  il  contorno  dei  margini.  Lacinie  del  calice  cras- 
se  semitereti,  mezzo  docciate  internamente,  subacute, 
ineguali,  subeguali  ai  petali  o  piu  lunghetti ,  pur  mar- 
ginate  come  le  foglie  da  picciole  papillo  lucide.  Cima 
centrale  3-lida;  le  laterali  2-fide,  coi  rami  spesso  ri- 
curvi.  Fiori  unilateral!  alterni,  cortamcnte  pedunco- 
lati  (pencolo  1-2-lineare)  involucrale  da  brattee  lanceo- 
late intere,  o  cuneato-dentate ,  concave.  Petali  ian- 
ceolalo-acuminati,  concavi  di  fondo  bianco  con  una 
sfumatura  nella  meta  superiore  di  porporino  pendente 
al  violelto  dilavalissimo,  o  quasi  color  d' amatista. 
Cassule  stellatamente  patenti,  spunlonate,  subincurve 
air  apice,  mezzo  scariose  ai  lati. 

*  A  foglie  cilindriche,  o  semicilindriche 

350.  S.  Glandvlifervu,  Guss. 

Gespuglioso,  glandoloso-pubescente,  a  cauli  gra- 
cili  pendenti,  i  fioriferi  eretli:  foglie  crasse,  le  infe- 
rior! glaucescenti,  ellittico-spatolate,  ottuse,  ristrette 
alia  base,  adeso-sessili,  segnate  da  glandole  diafane 
impresse:  fiori  pochi  in  grappolo  terminali;  petali  acuti 
{Rizocarpico). 

S.  Dasyphyllunty  Ucria,  non  Lin.  S.  minus,  fo- 


299 
lio  circinnato.    Cup.  S.  minimum  dasyphjllum  [olio 
suhrolundo.  byssinum,  Idem. 

Maggio-Giuii;no. 

Su  i  vecchi  muri ,  nei  ruderi,  su  le  tegole  e  gli 
sporti  flci  tetti . 

Piccola  pianta  in  dcnso  cespuglio  ramosissinio 
molle,  pendente,  cui  rami  fioriferi  appena  1-3-poliicari, 
lassamente  foi^liali,  glandoloso-pubescenle  cosi  nelle 
foglie,  come  nei  cauli,  nei  calici,  e  nella  costola  esler- 
na  dei  petali.  Fofjiie  adeso-sessili,  di  sopra  alquanto 
piane,  di  solto  coiivesse,  sci  volte  imbricate  in  ordi- 
iie  allerno  le  siiperiori  di  color  verde-cinereo  e  quasi 
ellittiche,  le  inferior!  glauce-sceali  ed  ellittico-spatolate: 
pel  dippiu  come  nolla  diagnosi.  6'o//ci  6partiti,  crassi, 
glandoloso-pnhescenti  come  le  foglie,  con  le  lacinie 
bisliingiie  incurve  appoggiale  ai  petali.  Petali  6,  lan- 
ceoiali.  biancbi,  palenli,  glabri  nella  pagina  superiore, 
glandoloso-puboscenli  nella  inferiore  lungo  la  costola 
colorata  di  rancio,  glabrati  ai  margini,  Squame  piccio- 
sissime.  ranee,  eguali  al  numero  dei  pelali.  Filamenti 
bianchiici,  aiquanto  pill  corli  dei  petali:  antere  ranee. 
Slili  6  divergent!,  e  capitati  all'apice:  stimmi  flave- 
scenti.  Ocarii  verdicci.  spesso  glabri.  Cassiile  erelto- 
patenli,   aristate,   dnppiamenle  piu  lunghe  del   calice. 

351.  S.  NiCy/EjYSE,  All.  Moris,  Guss.  syn.  a. 
par.   2.  jmy.   826-82-;  in  add.  el  emend. 

Glabro,  cespnglioso,  a  cauli  risorgcnti,  sufTruti- 
cosi  e  ramosi  alia  base;  foglie  prolungate  alia  base, 
niucronate  all'  apice,  le  inferiori  lanceolato-semifusi- 
I'ormi,  incurve,  spiralmente  imbricate  (a  spira  alzata ) 
in  cinque  serie,  quelle  dei  peduncoli  fioriferi  lassa- 
mente alternate^  lanceolato-depresse.dritte,  appressate: 
fiori  cimosi,  corlamente  peiluncolati,  sub-6-petali:  pe- 
tali lineari,  subaculi,  patent!,  2-3-volte  piu  lunghi  del 
calice:  cassule    luugameute  losiiale  (Suf/rulice). 


300 

.9.  fnilic^sum.  Brol.  S.  alliftsimiim.  Heich  Guss. 
prod,  non  Pair.  S.  liufoscens.  Gt/ss.  sgn.  i.  et  Gasl. 
f..  Bog.  Boce.  pag.  5y  non  Ten.  i'.  Ochroleucum, 
Smilh  t^ermicularis  insipida.  Gasl.  S.  minus  Can- 
dida palJoacenle  ihre,  my rli folium.,    nigracans,   Gup. 

Giiii;no-Liii2;lio. 

Sii  le  rupi,  e  nei   luoghi   pelrosi   delle  colline. 

Gaali  suirrulicosi  e  tortiiosi  alia  base,  IVagili, 
ramosi,  risorgeiili,  brevj;  i  fioriCiiri  (inegii)  peiluucoli) 
allLiiigalissiini,  1-1  'J^  podaii,  erelli,  a  corleccia  final- 
iiii'iite  arido-raggriiizata,  die  loslo  dopo  la  fioritiira  si 
se^cano.  Foglie  crasse,  muoronate,  papilloso-lucide 
sotto  la  lente,  quell«  dei  rami  sterili,  e  le  allre  in- 
feriori,  dal  punio  oiide  prolungasi  il  pf^duncolo  fiori- 
fero,  d' un  verde  bianchiccio  poco  glaucescenle,  laii- 
ceolalo-semifusiformi,  plane  dal  latu  inlerno,  alquanlo 
incurve,  spiralmeiUe  embriciale  (a  spina  aizata  )  in 
cinque  serie,  ma  in  modo  che  I'  una  serie  non  si  toc- 
ca  CDH  r  altra,  ne  le  foglie  Ira  loro,  coi  prolunga- 
mpnto  della  base  cortissimo,  appena  'J^  di  linea,  po- 
co prominenle;  quelle  dei  peduncoli  fiorifcri  las^a- 
luenle  alterne,  appressale,  scanalate  dal  lato  inlerno, 
con  punta  piii  acuminala  e  piii  molle,  piu  prnlungale 
alia  base  (  con  prolungamento  anche  ollre  una  linea, 
olluso,  e  sovente  come  eroso  ai  margini )  ordinaria- 
nienle  glaucescenli,  non  di  rado  rosseggianli  come  i 
peduncoli  stessi.  Gima  ebratteale,  concave,  3-fido- 
ramose,  a  rami  per  loppiii  2-fiiii,  ricurvi,  che  grada- 
iamenle  si  raddnzzano  con  la  fioritura,  e  divengono 
allatlo  driiti  coi  frulti:  un  liore  solitario  in  mezzo  a 
ciascuna  divisione  piu  lungamente  peduncolalo  dogli 
allri  (  peduncolo  2  lin.  nel  fiore  centrale  della  prima 
divisione  anche  3  lin.)  gli  allri  alternati  unilateral- 
inente  in  due  serie  sul  lato  esterno  e  covesso  dell'asse 


dm 

flessuoso  liei  ramelli,  corlamente  pfdunrolali  (pedun- 
colo  1-1  ^Jj  lin.).  Lacinie  del  ca/ice  ei^uali  al  numero 
di'i  pelali,  laiicedialo-acuk',  corte,  glaucesccMitL  crasse, 
rompresse.  Petal/  pateiilissimi  dun  bianco  palliilameute 
flavesconl(^  qualchc  volta  7,  ordinariamente  6  linoari- 
spalolali:  doccialo-cariiiati.  streltissinii,  con  ra[)ice  co- 
clearifornie,  sul)acuto^  alquanlo  incurvo,  2-3-volle  piu 
Junghi  d«i  calici.  Slatni  subegiiali  ai  pistilli,  flave- 
scenti.  per  ordinaiio  11-12.  qnaiche  volla  piu  fiiifor- 
mi,  dilalalo-suhginoccliiali  alia  base,  con  la  faccia  in- 
terna pubcsccnte  sino  ai  margini:  anlere  lulee.  Stili 
qiiMsi  seiiipie  6  subulali.  glabii,  j)rinia  dclla  fioritura 
cnnnivculi.  poi  nel  Irullo  stellanienle  eretto-patenti. 
Cassiile  depresse  dal  lalo  eslerno,  alternate  con  le 
Jauiiiic   del   calice. 

II  Ch.  Guss.  [Fl.  sic.  prod.  i)  aveva  ripor- 
lalo  questa  specie  sollo  nom<'  di  S.  Allissimum,  Poir. 
Vwb  nel  1  fasc.  dci  Supplimenti  avverti,  che  11  vero. 
S.  y^llissimum  coltivalo  ncH'Orlo  Napoiitano  differiva 
pei  fiori  subgl'ibosi  prima  di  schiudersi,  pei  petal! 
iitciio  acurninati  (  ma  nel  nostro  non  sono  affallo  acu- 
jninati,  bensi  subacuti!!),  e  pei  rostri  delle  cassnle 
pill  corli  ;  e  quindi  propo;ieva  potersi  associare  al  S» 
Jitifcscens  Ten.  come  poi  esegui  egli  stesso  nel  1 
vol.  diHa  sua  Synopsis  fl.  sic.  Ullimamenie  pero  lo 
stesso  cav.  Gussone  nei  siipiilimcnti  a  quest'  ultima 
sua  opera,  seguendo  rautorila  del  cA.  Moris  fl.  sard. 
1  pag.  ay  e  venulo  riconoseendola  pei  S.  IVicaense, 
All.  ped.  2  p.  132,  sebb^ne  ancor  dubili,  che  ad 
cssa  si  possano  conservaro  tutli  i  sinonimi  annoverati 
dal  Moris.  Nella  specie  Teiioriana  i  petali  si  dicono 
lanceolato-subulati:  caratlere  che  non  trovasi  affatto 
neila  specie  nostra. 

3j2.  5.  CoEnuLEum,  Vahl.  Pers.  Spr.  Guss. 
Cath.  11.  R.   Bocc.  el  syn.!  an.   Lin..'' 


302 

Glabro,  a  caule  gracile,  erello  o  risorgente:  foglie 
bislungo-lincari,  sparse,  patenli,  oUuse:  fiori  in  grappoli 
corimboso-pannocchiiiti:  gambelli  filiformi:  petal i  (6-8) 
azzurri,  laiiceohiio-ellillici  odusi,  2-volte  piu  luiighi 
delle  lacinio  oltuse  del  calice:  cassule  seniipalenti 
aristale  ( ^nmio ). 

S.  heptapetahitn .  Guss. prod!  an.  Pair. PS.  azu- 
reum,  Desf.!  ex  herb.  S.  rubens,  Ucria,  non  Lin. 
S.  mimis,  vermicidalmn.  stcllatum,  purpiireum,  Cup. 
S.  minimum,  non  acre,  totum  rubrum,  flore  hexape- 
ialo  purpureo,  Idem.  S.  ■cermiculate,  pwnilum,  gla- 
brum,  floribus  parvis  coeruleis,  Shafv. 

Febbraio-Maggio. 

8u  i  lastroni  calcari  delle  colline  coverti  di  poca 
terra,  e  inondati  nel  verno. 

Pianta  per  lo  piu  gregaria,  e  crescente  a  cespu- 
glio,  da  principio  d'un  verde  allegro,  poi  aspersa  di 
piccoli  punti  rossi  lincari  cos)  nelle  foglie,  come  nei 
cauli,  e  uei  peduncoli.  Cauli  palmari,  o  5-pollicari, 
alternatamente  ramosi,  coi  rami  erelto-patenlissimi, 
subcorimbosi.  Foglie  propriainente  ovoideo-bislunghe, 
subdepresse,  oltuse,  prolungate  alia  base,  dritte  o  sub- 
ricurve.  Grappoli  terminali,  corti,  l-2-[)ollicari,  ortli- 
nariamente  senza  brattee,  e  di  rado  qualcuna  solio  i 
fiori  piij  bassi  dilatalo-bislunga,  Peduncoli  filiformi, 
glabri  o  cortamente  pubescenti.  2-4-lmeari,  alterni,  2- 
seriati  ed  eretto-patenii  col  frullo.  Pelali  azzurri,  o 
vagamente  cerulei,  bianchicci  alia  base,  patenli,  al- 
quanlo  concavi,  quasi  2-lineari,  meta  piu  slrelti  della 
lunghezza.  Filamenti  9-12,  bianchi  come  il  pistillo, 
e  alquanto  piu  corti  dei  petali:  antere  di  color  poiiso. 
Cassule  aristale,  nella  malurila  semistellalo-palenli, 
eguali  ai  pelali,  sparse  nella  meta  superiore  di  setole 
bianchicce.  S>emi  ovoidei,  glabri,  lisci,  lucidi,  verdi- 
leonini. 


303 
181. 

OxytLis,   Lin.  Juss. 
(h.  Acetosa,  Fit.  Oxalide,   Surelle) 

Cat.  3-sepalo,  con  sepali  liberi  o  corinati  alia 
base,  persistenli.  Pelall  5  connessi  per  le  unghie,  at- 
tortigliati  a  spira.  Slami  submonadelfi,  alternamente 
maggiori.  Cassula  bislunga,  pentagona,  o  cibndrica, 
3-loculare,  deiscente  dagli  angoli.  Semi  coverti  da 
un  arillo  carnoso  elastico. 

333.  0.   CoRTiicvLATA ,  LiTi.   Ucria,  Guss. 

A  radice  fibrosa:  caule  ramose  diffuso,  radicante, 
coperto  di  corta  pube  cofonosa  insieme  ai  picciuoli, 
ai  peduncoli.  ed  ai  calici:  fogb'e  ternate,  con  le  fo- 
giioline  obcordate,  glabre,  cighate  alia  base:  picciuoli 
slipolati  alia  base:  peduncoli  subombrellati,  1-3-flori, 
pill  corti  del  picciuolo:  gainbelti  frultiferi  rifratti:  slili 
eguali  agli  stami  pii!i  inlemi  (yJnmta.  e  Bizocarpica). 

Oxys  corniciilata.  All.  Oxys  lutea.,  Segu,  Mo- 
reri.  Oxulis  piisilla,  Salisb.  Trifoliinn  acetosiim  lu' 
teum,  Matth.  Oxy?>  flavo  flore.  Ghis.  Trifolium  ace- 
tosum  vulgare  [lore  luleo,   Cast.  Oxys,  Id. 

ilv.  Acelosella,  Acetosella  gialla,  Alleluia,  Pan- 
cuculio,  Garpigna. 
Fr.  Trefle  do  Barelier,  Surelle  jaune. 

Febbraio-  Agosto. 

Duvunque  nei  terreni  irrigui,  e  su  le  mura  umide. 

Cauli  gracili  diffusi.  palmari  o  quasi  pedali,  ir- 
suti,  molti  dalla  stessa  radice,  nella  fiorilura  risorgenli 
air  apice.  Foglie    papillose    ad    ambedue    ie  pagine, 


Wi 


01 

nella  superiore  oidinariamente  i;labre;  nervose,  e  di 
verHe  gaio,  nella  iiilerioro  subglaucescenti  eJ  appros- 
salamente  peloselte  aH'iasu,  srinpre  cigliate  nt'l  inar- 
gine,  lungaiiiente  picciuolate  coi  picciuoli  2-'i-pollicari, 
articolati  e  stipolati  alia  bj.sc,  variamente  curvi.  Pe- 
duncti/i  ascMdr'i,  3-4-pollicari.  filifonni  appressatamiTite 
irsuti.  Galici  appressati.  Pelali  piicoli ,  ihlavataiiicnte 
Juteij  oltusi,  siihrosecchiali  all'  apice.  Cassule  aiigo- 
lale,  lunghe  3-7-linee,  mucronate,  tomenlnsflle,  risor- 
genii  su  i  gambctli  rifratli.  Stimmi  persistciiti  a  stella. 

3o4..   0.   Pes  cjprae,  Mill.  Lin.  Lam. 

A  caule,  a  radice  bnlbusa  prolifera:  foglie  fa- 
scellale  lernale,  con  foglioline  accorciale  obcordalo- 
2-lobe  a  lobi  grandi  divergent!,  appressalamenle  pu- 
bescenti  e  papillose  nella  pagina  iiiferiore,  picchettale 
di  nero-sanguigno  nella  superiore,  lungaincnle  pic- 
ciuolate; scapi  doppiaraentenle  piu  lunghi  delle  foglie, 
articolato-ingrossati  alia  base  come  i  picciuoli  3-(i-llori: 
peduncoii  nulanli,  col  fiore  eretli  (ih'zocarpica). 

0.  Bulbosa,  Burm.  0.  cerniia,  Tumbery.Iacqu.  fV. 

Dicembre-Aprile. 

Venuta  in  qualche  campo  dai  luoghi,  eve  tro- 
vavasi  coltivata,  vi  si  e  propagata  con  tale  facilta  da 
rilenersi  a  buona  ragione  aver  gia  acquislato  liiuli- 
genato.  Ai  margini  della  Via  per  a  Noto  presso  i  Giar- 
dini  cresce  in  tanta  copia,  da  nou  serabrar  possibile 
che  possa  piii  andar  pirduta. 

Foglie  tulte  radicali  fascettate  sopra  corli  rizo- 
mi,  picciuolate,  coi  picciuoli  ingrossato-articolato-gi- 
nocchiati  alia  base:  articolo  inferiore  glabro,  corto, 
3-i-lineare,  esternamente  convesso,  internamente  pia- 
no coi  margini  alato-membranacei;  articolo  superiore 
i-S-pollicare,  terete,  sparso  di  corli  peli  appressati 
air  iusii.  Foglioline  ternate,  sessili,  accorciale,  obcor- 


m 

dato-2-lohe,  a  lobi  grandi,    divergenli,    cosicche  han 
la    (ii;ura    di    duo    Ibi^lie    obovate    riunilc    alia    base 
per   inela  della  Inro    iunghez/a:   leggermerite    duppli- 
cate   Delia  pagina  superiore,  glabre,  d'  iin  verde  glau- 
cescente,  spesso  picchellate  di    nero-porporino ;   iiella 
inferiore  d'un  verde  piii  sbiancaln,  nervose,  papilloso- 
hicide  e  appressalaixieiite   pubesceiili,  coi  peli  clie  pure 
giungono  ad  orlariie  il  margine.    Scapi  fislolosi,  piu 
luiighi  dalle  I'oglic  q)iasi  il  doppio,  tereli,  sparsameule 
pelosi   come  i  picciuoii,   ailicolalo-ingrossali  alia  base, 
con  r  articolazione  strozzala:   arlicuio  iiil'eriore  eorto, 
come  nei   picciuoii ,  irrcgolamicnie  subcompresso;  piu 
pe  li   inlorno    all'  articolazione,    che  nel    dippiu    degli 
arlicoli.    Fiori    apicilari    rascellalo-ombrellali ,    prima 
della  fioritura   nulanti.  6'«?/ii/;<?//«' pollicari,  peloso-glan- 
dolosi.    Calici   verdi-glauchi,  a  sepali  lanceolati,   ap-  . 
prossati,   un  po  ricurvi    all'  apice,    lenuemenle    mem- 
branacei  al  margine,  peloso-glandolosi  come  i  ganibetli. 
Pelali  obovalo-cuneati  d'  un  giallo  canarino,   lineato- 
verdicci  sopra  I'unghia.   5'/rwH'  compressi .   articolati, 
glabri:   anlore  giobusD-bislunglie  lulee.   Slili  brevissi- 
mi  alquanto  irsuli.   Radicc  bulbosa. 

182. 

Lychnis-,  Dec.  (Lt/chnis,  el  yigrostcmma  L.  luss.) 

{It.  Licnide,  Fr.  Lycbnide,  Lampette) 

Cat.  garaosepalo,  tubuloso,  5-dentalo,  o  o-fido, 
nudo  alia  base.  Pel.  5  ungniculali,  spesso  coronati 
alia  fauce.  Cassvla  1-5-loculare,  5-vaIve  in  cima, 
sessile  o  peduocolata  enlro  il  calice. 

353.  L.  DiyjniCATA.  Reich.  Guss.  sun. 

39 


306 

Pubescenle,  a  caull  ramoso-diffusi :  foglie  ovato- 
aciile  ed  ovato-lanceolale:  Oori  dicolunio-paniiocchiuti, 
dioici:  calici  goiifii  5-fidi:  petali  coronali  alia  f.iuce, 
2-Gdi,  con  ie  lacinie  larghe,  avvicinate:  cassule  co- 
niche,  sessili  entio  il  cnUce  (Hizocarpica). 

L.  Dioica.  Ucria,  Gttss.  prod,  non  L  n  L.  dioica 
b.  glabriuscula ,  Spr.  L.  sylvestris.  humta^  perim- 
nis,  alba,  simplex,  Cup.  Ocynioides  (lore  alb)  ,  Cast. 
L.  sylvestris-  7ioclijlora,  alba,  simplex,  calyce  am- 
plissimo,  Till. 

jr  J      \   It.   Violina  di   maccliia.  ' 

'^ ^'  \   Fa.   Compagnon  blanc,   Lanipelle  dioique. 

Febbraio-Maggio:   pochi   fiori  in  Giugno. 

Kelle  valli  umide  e  liingo  Ie  sicpi  dtlle  colline: 
alle  ripe  dei  fiunii  {Asinaro). 

liadici  tuberose,  non  repenli.  Cauli  ramossissi- 
mi  sin  dalla  base,  sparsamente  pui)escenti,  lerdi  2  6- 
pedeii,  tubuiali,  gracili,  cascanti  o  risorgenli  >opra  i 
vicini  appoggi,  capaci  ad  ingombrare  in  breve  tem- 
po mollo  spazio  di  lerreno,  iiigrossati  alle  articola- 
zioni.  Foglie  opposte,  subconnate  alia  base,  ovalo- 
acute,  ovatn-lanceolate,  ed  aiiche  assolutamenle  lan- 
ceolate, Ie  inferiori  attenuate  in  picciuolo,  Ie  superiuri 
sessili.  tulle  cigliato-dentellate  ai  margini,  qualche  volta 
oblique  alia  base,  glabre  o  sparse  di  pochi  peli,  e 
seinpre  alquanlo  papilloso-nilide  nella  pagina  supe- 
riore  (come  quella  del  Tlielygonum  cynocrambe), 
sempre  pubescenti  nella  inferiore,  piu  di  tutto  sopra 
i  nervi.  Peduncoli  dalla  dicotomia  (che  si  trovan  solo 
negl' individui  feminei )  1-2-pollirari,  gli  altri  cortis- 
snni  appena  4  8-lineari,  tutti  l-flori,  nei  fiori  femi- 
nei clavalo-ingrossati  solto  Ie  cassule.  Calice  10-an- 
golato,  pubescente,  a  denti  grandetli,  carinati,  un  po 


307 
connivenli  all'  apice;  nei  fiori  maschi  scmplicemente 
tubuloso-clavalo,  assai  floscio,  con  gli  angoli  per  lo 
piu  fosco-porporiai ;  nei  fiori  feminei  ovato-gonfio, 
uiemliranaceo,  verdi-nervoso,  scabroselto.  Petali  bian- 
chi,  fcssi  sino  a  mela  o  poco  piu  ollre,  con  le  ia- 
cinie  piane,  lineari,  alquanlo  dilalale  e  rolondate  al- 
r  apice,  ed  ivi  qualibe  volta  leggermenle  erose.  odo- 
rosi  verso  la  sera  e  di  nolle.  Corona  alia  fauce  for- 
mala  da  due  laminelle  lineari-2-fide  sul  mezzo  della 
base  di  ciascuo  pelalo,  e  da  due  appendicelle  inUre, 
lateral!  alia  stessa  base,  clie  poi  si  prolungano  sopra 
I'uiighia.  Cassula  1-valve,  1-loculare,  lunga  ^j^  di  pol- 
lice.  ovato-conica.  oltusamenle  5-solcata  sotto  la  base, 
pill  lenghetle  del  calice,  deiscente  all'  apice  per  5 
dtnli  corli  ^  1-solcali,  poco  o  nulla  pattnti.  Semi  Siuh- 
renilormi,  concenlricamente  linealo-tubercolali,  del  co- 
lore cbe  hanno  Ic  zolle  di  terriccio  argilioso  cotte 
dill  sole. 

II  Ch.  Gussone  assicura  differire  dalla  vera  L. 
Dioica  deir  Europa  settentrionale  non  solo  per  la  mi- 
nor pubescenza,  e  pel  caule  divaricate,  che  pei  ca- 
lici  gonfii,  5-fessi  (non  5-d(  ntati)  anche  nei  fiori  ma- 
schi, e  per  le  lamine  dei  petali  piu  obliquamenle 
mozzate.  Ma  nella  nostra  i  petali  sono  piutlosto  dilatato- 
rotoiid.iti  air  apice,  e  appena  alcun  poco  erosi !!  non 
veramente  mozzi  obliquamente.  Won  avendo  io  avuto 
me/zi  di  coniparare  le  due  specie,  non  sono  in  grado 
di    pronuiiziare   un  giudizio, 

.■]!56.  L.    CoELiRos^,    Spr.    Dec.  Presl.   Gvss. 

Glabra,  a  fiori  solilarii,  terminali,  lungamente 
peduiicolali:  calici  clavati,  finalmente  costolati,  a  denti 
acuminali :  petali  2-lobi,  coronati  alia  fauce:  cassule 
lungamente  peduncolate  entro  il  calice:  loglie  slretla- 
monte  lineari  lanceolate:  caule  eretto,  dicotomo-pan- 
nocchiuto  (Annuo), 


308 

Eudianthe  coeUrosa,  Reich.  Jgroslemma  coeli- 
rosa,  Lin.  Ucria,  Sibth.  Moris.  Lyclmis  segetimi,  Ni' 
gellaslrum  minus  glabrum  dicla.  (lore  eleganler  rii- 
bello,  Moris.  L.  sylvestris  flore  magno,  Cast.  L.  fo- 
His  glabris,  ealgce  duriore,   Gup.   Bocc. 

Aprile-Maggio, 

Nei  campi,  e  nei  colli  sterili,  Ira  lo  biade.  e  nelle 
vigne,  ma  rara. 

»  Cauli  1-3-pedali,  ramosissimi:  foglie  verdi-glau- 
cescenti,  carinate,  subeguali  agl'interiiodii,  ie  supe- 
rior! acuminate:  peduncoli  2-3-pollicari,  i  laterali  se- 
mipatenli:  calici  coriacei,  squisitamente  nervosi;  sca- 
brosetti:  fiori  inodori;  petali  e  filamenti  rosei,  coii  Ie 
lamine  obcordato-cuneale,  lunghe  4-5-linee,  alle  Vdlte 
smargioate:  anlere  nero-cerulee:  cassala  ovato-bislun- 
ga,  glabra,  Jiscia,  sorretta  enlro  il  calice  da  un  gaui- 
belto  eguale  alia  propria  lungbezza:  semi  cinerogiioli, 
reniformi,  nolati  da  linee  Irasversali  acute  somiglianti 
a  tubercoli.i)   Guss.  syn. 

337.  L.   GiTH^Go,  Spr.  D.G.   Guss. 

Appressatamente  irsuta.  a  fiori  lungamente  pe- 
duncolali:  calici  cilindracei  3-fidi,  con  Ie  lacinie  fo- 
gliacee  strettamente  iineari,  lunghe  (nei  fiore)  quanlo 
il  lubo;  petali  smarginato-erosi,  nudi,  meta  piu  corli 
del  calice:  cassula  sessile  entra  il  calice:  foglie  stret- 
tamente linear!  acuminate :  caule  dicotomo  erelto 
(Annua) . 

Agrostemma  Gilhago,  Lin.  Moris,  Ucria.  Gi' 
Ihago  segetum ,  Ruch.  Lychnis  sogelum  major  G.R. 
L.  hirsuta  segetum  major ^  Cup.  Niyellaslruin,  Dod. 
Pseudo-melanihium,  Matlh. 


3©9f: 

It.    Giltaione,    Giltcrone,   Gittone,    Geltone, 

Git,    GioHo,  Giollo    nero,    Ni^jella    falsa, 

^  .      1  Pspudo-melanzio.  Mezzettoiie   Mazziiicollo, 

^3'  1  Campaiielle.  Krba  iiocca.  Risciola,   Rusco- 

la,   Agrostemma  colonel! a. 

Fit.  Niclle  des  bles. 

Aprile-Maggio! 
Tra  le  biade, 

Coliledoni  bislunghi  sublancoolali    ottusi.    Caule 
crello,  ramosissimo  nei  terreni  pingui,  coi  rami  lulti 
verlicali  e  poco  o  nulla  palenli,  alquanto    ingmssato 
alle  artjcolazioni.   2-4-pedale,  tuboloso,    dicolomo  ve- 
stilo    di  lunghi  peli,  in  parte  appressali,  in  parte  pa- 
tenli.  Foglie    lineari-acuminate,   coperle  in    ambedue 
le    pagine  di    lunghi    pcli    ( piu  lunghi  di    quelli  del 
caule  )  frammischiati  a  corfa  pube:   i  peli  naaggiori  si 
veg^iono  piu  spessi  lungo   i   margini.   che  percio  pos- 
sono  dirsi  cigliiili.  Peducoli  lunghi  da  6  pollici  ad  un 
pitde.    Calico  o-fido,    10-costolalo,  con  le  coslole  ir- 
sutissime:    lacinie  lineari    ineguali,  nel    fiore    lunghe 
qunnlo  il  lubo,   nel  fiutlo  allungate  il  doppio,  e  pro- 
porzionalaniente  piu  larghe,  seinpre  coperte  di  corti 
peli  appressali,   ed  inoilre    cigliale  ai  margini:    si  le 
vailicolle,  come  le  coslole,  sollo  la  lunga  irsuzie,  co- 
perle di  peli  appressali  corti  ;   colore  delle    vallicelle 
pill  biancliiccio  di  quello  dolle    coslole:   le  lacinie  si 
continuano  in  ordine   alterno    sopra  cinque   delle  10 
coslole,  e  sopra  le  due  mela  di  due  laterali,  in  gui- 
saohe    la  costola    intera  vi  si  prolunga  nel  mezzo  in 
Ibrma  di  nervo  carinale,   mentre  le  due  mela  servono 
ad  orlarne  il  margine  di  due  nervetli  laterali  piu  pic- 
coli.  Pelali  (  non  inleri   Guss.)    smarginalo-erosi  al- 
r  apice,  di  forma  obovalo-bislunga  d'un  violetto  gaio, 


310 
bianchicci  sopra  I'unghia,  esternamente  bianchiccio- 
rossastri:  dalTunghia  parlono  all'insu  cinque  linee  ne- 
rastre,  distribiiile  ad  uguali  distanze  sopra  la  pagina  sii- 
periore,  le  due  marginali  e  quella  di  mezzo  quasi  sem- 
pre  impuntate  continue,  le  altre  due  lineari-puntate  sin 
piij  sotto  della  mela  infciiore  del  pelalo ;  esse  non 
arrivano  sino  aH'apice,  ma  vi  si  olditerano  e  svaiii- 
scono.  Anlere  violelte  dilavalissime.  Stili  viilosi,  che 
persislono  lunga  pezza  sopra  la  cassula.  Cassule  ovoi- 
di,  oscuramente  10-angolate,  glabre,  strettamente  co- 
verte  dal  tubo  del  calice,  e  coronate  dalle  lacinie  di 
esso.  Semi  neri,  angolalo-difformi  o  sublriangoiari, 
strialo-lubercolati,  o  corlamenle  muricati,.  con  ombe- 
lico   basilare,  obliquo,  bianco. 

,  .        183. 

CEBASTJUia,  Lin.  Juss. 
(II.  Cerastio,  Fn.  Ceraisle) 

Cat.  gamosepalo,  5-parlito,  o  5-sepaIo.  Pel.  5 
2-ridi,  0  smarginali.  a  corta  unghia ,  obovato-o-bis- 
lungo-cuneati.  Cassula  1-loculare,  cilindrica  o  glo- 
bosa,    10-dentata  all' apice,   polisperma. 

358.  C.  GwMEUATOitt,  Thuil.  el  Merat,  Guss. 
fl.  SIC.  sup.   1 .  et  syn. 

Mollemente  villoso-irsuto ,  pallidamcnle  verde , 
glandoloso-subviscoso  in  cima,  decandro,  a  foglie  cau- 
line  ovali:  fieri  nella  dicotomia  solitarii,  noil' apice  dei 
rami  gloraerali:  pelali  2-ridi,  piii  lungbolti  del  calice 
concolore:  cassula  alquanto  ricurva,  dopo  la  fiorilura 
un  po  incbinafa,  doppiamenle  piii  lunga  del  calice 
e  del  garabo  {Annuo).  .     •  . 


311 

C.  Fiscosiim.  Lin.  sp.  pi.  ex  parte.  Fries-  fFil- 
lom,  Chaubard,  Presl.  Desf  C.  Ovale.  Vers.  C. 
Hflundifoliiim .  Reic.  Mijosolis  altera-  hirsuta.^  vi- 
scosa.   f^ai/f. 

B.  Eoi.iKDUWsvu.  INon  vischioso.  C.  Vulgatum, 
Lin.  fl.  srcc.  twn  .tpec.  ex  Fries,  et  Mantis,  ex  synon. 
el  ex  lieib.  C.  miUjatiim,  Ucria,  Gren.  Guss.  prod. 
Ten.  si/ll  Reich  Mijosolis  arvensis  hirsiila,  parvo 
flore-  sul  rolimdis  folris  pallidis,  Bon.  Alsine  hirsuta 
major  foliis  subrotimdis.  dilute  rirentibus,   Cup. 

!It.   Gencio   nidlle,  Oroccliio  di   lopo,  Muschio 
i\\   |)rato. 
Fh.   Ceiaistc  cnngloinere,  G.  visquieux,  Mou- 
n^n  d'alloutUe. 

Febbraio-Aprile. 

Kt;i  luogin  crbosi,  ai  margini  delle  vie,  nei  ru- 
dcri,  da  per  tutto 

Caule  da  2  pollici  sino  al  di  la  d' un  piede,  sein- 
plice  o  ramoso  alia  bdS(^  ooi  rami  risorgonli  dicolo- 
mi.  or  quasi  awicinati,  ora  patenti.  Foglie  radicali 
e  caiibiie  inferiori  atlenute  alia  base,  quasi  spalolate; 
le  caubne  di  mezzo  sessili  eliilliche;  le  superiori  fi- 
nalmente  aucbe  lanceolate.  Bratlee  erbacee  (non  sca- 
jii'Se  )  cigiialc.  Fieri  da  priiicipio  serrali,  corimboso- 
Ciipilati,  finalmcnte  Jassi,  quasi  pannocchiuti  per  le 
ripelule  dicotomie  del  caule.  Sepali  del  crdice  (le  piu 
voile  con  gli  apici  tinli  in  rosso)  coperli  di  seloline 
l)ianche  nionilil'ormi  non  glandolose,  alie  quali  sono 
frammiscliiati  dei  peli  piu  corli  glandoloso-viscosi.  An- 
cbe  iici  liori  cbe  non  ccccdono  il  calice  ho  Irovato 
la  lamina  del  petulo  sempre  2-fida,  e  non  mai  2- 
parlita,  come  osserva  il  Gh.  Gussone.  <Sem?  conipressi 
di  color  leoniuo,   sollo  la  Icnle  marginati  ed  oscura- 


312 
mente    tubercolati  e  con    1'  una  delle   due    superficie 
concava  e  I'altra  convessa. 

ClJSSE    XI. 

DODECANDR/A 


.  Ordine  i .  Monogynia 

184. 

*  PortTULAC'i,  Lin.  Jiiss. 

■  I'' 

{It,  Porcellana,  Fb.  Pourpier,  Sic.  Purciaca) 

Cal.  gamosepalo,  subaderente  nella  base  all'  ova- 
rio,  2-parlito,  caduco.  Pelali  i-G,  inserili  sul  calice, 
fugaci.  Cassula  coperchiata  1-loculare,  con  trofosper- 
mo  libero  polisperma,  coi  semi  sostenuli  ad  uno  ad 
uno  da  separali  funicoli.  ; 

3S9.  P.   Oler/icea,   Lin.   Ucria,  Guss. 

A  caule  ranioso,  proslrato-diffuso:  foglie  crasse, 
bislungo-od  obovato-cuneafe,  o  semplicemenle  spato- 
late,  liscie^  cortamenle  picciuolate:  fieri  ascellan,  e 
terminali,  solilarii,  o  quasi  a  Ire,  sessili;  lubo  del 
calice  oscuramente  carinato  {Annua). 

P.  sylveslris  angustifolia^  Cup.  P.  sjlvestris, 
Cast,  Lob. 

B.  Latifolia.  a  foglie  piii  larghe  e  piu  crasse 
{P.  Domostica.  Lob.).  > 

Maggio-Oltobre. 

Nei  luoghi  colli  da  per  tuUo ;  la  var.  B.  prin- 
cipalmenle  nei  terreni  irrigui. 


^13 


o 


liadice  fusiforino,    poco    divisa,    ncro-sani/uign 


a 


sul   cnllo.    Cauii   per  ordinario  bai  o  rossicci,   succu- 
lenti,   fragili,    cilindrici.  od  oscurainente  teliagoni,  per 
essere  stiiato-solcali   lungo   la   haso  doi   picciuoli,   coi 
rami   irregDlarmcnte  opposli,  o  allerni.  prosfrati  o  dif- 
fusi,    pochissimo  rijoiiieiili    all'  apice.   Fofjlio    crasse, 
piu  o   men   lunglic  d'  iin   pollicc,   varie  di  lonna.  obo- 
valo-cuiieale,     l)i.>luiig()-(ijiiL'ato,  o  spalolale,  spesso  a 
base  obli(|ua,  tiiUe  d'  uii   verde  gaio,  palenti  o  erello- 
patenli,    inegualmciile  opposle,   cioc  I'  una  inserila  uii 
po   al   di    sopra    dellaltra,     verticillale  a   4-3    sotio   i 
ii'iii,  cortaijiciile  picciuolale  (iion  sessili)a   picciuolo 
coiupresso,    \-\  'jr  lineare,    al(]uai)lo    prolungato  alia 
base,  coi  margine  esilrnenle  crenulalo-denlellato,  spesso 
rossiccio,  e  tutta  la  lamina  svanilamente  venosa,  e  lii- 
cida   nelia   pagina  supenore,  diafano-papillosa  e  oscu- 
ramente  coslolala  nclla  inferiore,  glabra  in  enlrambe. 
Fion  sessili,   solilarii,   e  glonierati  a  2-5  (  spesso  1-2 
aborlili )  o  all'  ascella    delle    loglie  e  deile    ramifica- 
zioni,    o  in  cima  ai  ramclli,   ordinariamente  ineguali, 
riid'orzati    da     bratlee    mombranacee     ovalo-acumina- 
te  subi'giiali  al  lubo  del    calice.  Calice  2-fido,  a   la- 
cinie     carinalo-rostrale ,     ineguali,    chiuse,    articolate 
alia   base  stil    lubo,  e  un   po  slrangolate:    tubo  ottu- 
samcnlt;  angolalo,   con  due  angoli  corrispondenti  per- 
piMulicolarmente  alle    carine  delle  due  lacinie,  e  due 
ai   seni    di   quelle,     aderciite  alia  base  della    cassula. 
Pelali  obovati,  semi-apeiti,   d'  un  luleo  allegro.  Fila- 
raeuli  ed  antere  del  color  dei   petali.  Cassula  coperla 
per   nu'ta  da  I   lubo    adercnte  del  calice,  saliente  sino 
a  meta  del  lembo  di  esso,  ovalo-smussala.  Semi  minuli, 
ueri,  compresso-globosi,  luciilelli,  esilmente  lubercolali. 
ftlangiasi  comuneuienle  in  insalala. 

40 


3U 

Lytbrum,  Lin.  Juss.  ■   ■   ;  i 

{Fr.  Salicaire)  ''    ■:  -' 

Cal.  gamoscpalo  tuboloso ,  libero,  persislenle, 
col  lembo  6-12-dentato.  /'e^.  6  inseriti  su  r.ipice  del 
lubo  calicino-  Cassula  lineari-bislunga.  2-loculare, 
polisperma,  coperta  dal  cabce. 

360.  L.  Salicjri^,   Lin.   Ucria,   Gvss. 

Sabglabro,  a  caule  erelto:  foglie  opposte,  cor- 
dato-lanceolale,  subirsute,  le  .superior!  spesso  alterne: 
fiori  subverlicillato-spicati,  dodecandri  (liizocarpico). 

Lysimachia  altera,  Mallh.  Lysimacliia  trifolia, 
■purpurea,  Bocc.  Lysimachia  spicala  purpurea,  Cup. 
Lysimachia  purpurea,  communis,  major,  Cliis. 

B.  C^NESCENS.  Moliemente  villoso-canescente,  a 
fiori  decandri,  fogb'e  terne  e  alterne.  Presl.  L.  sa- 
licaria  lomentosum  B.C.  L.  Tomenlesum ,  Reich. 
Lysimachia  qualri folia,  purpurea,  major ibus  et  Ion- 
gioribus  foliis,  Barr. 

!Lr.  Salicaria,  Salcerella,  Riparello. 
Fr.  Salicaire  des  boutiques,  salicaire  offici- 
nale, salicaire. 

Luglio-Setlembre. 

Ai  raargini  dei  fiumi  {Asinaro,  Cassibili),  e  in 
lulti  i  luoghi  acquosi. 

Caule  da  due  piedi  ad  una  iesa,  piu  o  meno  ve- 
stito  di  corta  o  di  lunga  irsuzie  a  ritroso,  superior- 
menle  piramidato-ramoso,  4-angoiare,  con  gli  angoli 
inuaiti  d'un  filetlo  porporiao,  e  le  faccetle  in  ordine 


315 
alterno  due  convesse  due  oscuramente  docuiate:  una 
linea  porporina  decussatamonle  alternata  su  le  due 
facce  docciate  dalla  base  d' una  fo^lia  al  mezzo  della 
iuserzione  della  coppia  sottoposta.  Foglie  sessili,  senii- 
amplessicauli,  piii  o  meno  acute,  a  margine  semion- 
dato  interissimo,  di  sotlo  nervose,  coperte  di  corta 
irsuzio,  di  sopra  in  A.  glabrc;;  le  superiori  non  sera- 
pre  allerne ,  e  cosi  per  ordiuario  nei  soli  rami  lale- 
rali.  Bratlee  ovalo-acuminate,  a  base,  subcordala,  le 
inforiori  per  ordinario  opposte,  le  superiori  per  lop- 
piu  alterne.  Fiori  mezzo-vtrticillali,  o  aggruppati  al- 
rascella  di  ciascuna  brallea  a  3  a  6,  rarissimamente 
soiilarii,  coi  gruppi  piu  o  meno  distanti .  Calice  ir- 
sulO:  spesso  canesceiile,  verdi-12-slriato,  6-dentato, 
coi  denti  subulali  ,  molli.  Petali  lanceolati,  piu  lar- 
glielli  verso  I'apice,  lunghi  3-4-linee,  amarantini  con 
Imee  purpuree,  alquanlo  crespi.  Spica  cenlrale  da  1. 
picde  a  \  '^2,  le  allre  laterali  gradatamente  piu  corte. 
biami  12  porporini,  6  lunghi,  salienti,  6  cortissimi  in- 
cliiusi:  antcre  nerastre.  Pistillo  piu  lunghelto  del  tubo 
del  calice  con  stininia  capilalo,  giallo-verde,  glandoloso- 
pubescente.  Cassiile  bislungo-ovale,  glabre,  fosche, 
esilmenle  granulate,   fguaii   al  lubo  del  calice. 

30 1.  L.   Gr/iefieui,  Ten.   Guss. 

Eibaceo-glabro,  a  caule  angolalo,  ramoso,  difiu- 
so,  risorgente  all'  apice:  foglie  a  base  cordata,  le  in- 
fer iori  opposte,  bislunghe,  ottuse,  le  superiori  sparse, 
lineari-lanceolate  :  fiori  ascellari ,  soiilarii,  subsessili, 
a  6  petali,  dodecandri:  caiiie  chiuso,  eretlo,  piu  corto 
degli  stami  {Rizocarpico). 

L.  aciUunyiiium,  Lag.  L.  Gusso7in,  Presl.  L. 
virgatum,  Ucria?  Sulicana  liyssopijolia,  fore  majo- 
re,  Tourn.  S.  hyssupifoJto  latiore,  Tourn.  Graliola 
minima  Gesneri,  (lore  pleno  prolifero,    Cup. 


316  > 

Massio-Snttembre. 

INei  hioi^lii  umidi,  e  accanto  ai  ruscelli  ed  ai  fiumi, 
Caiile  IrtmgoiKi    alia    l);iso.    poiiitoiio    aH'apice, 
ad  angoli  salioiiti-aiati,  ramoso,  dill'uso,  risorgeiite.  Fo- 
glie  infcrioii  opposlc,    bisluiiohe,  olluse    cordate  alia 
base;   ie  supoiiori   sparse,   Imeari-bislunghe,  o  lineari- 
lanceotate,    piu  o   meiio   acute,   seuipre  a   base    piu  o 
meno  cordata:   tulle    sessili,  o  sopra    coriissirno  pic- 
ciuolo,   coi   margini   un  po  rivoltati.  Gii  ani;i)ii  salieiili 
strellamente   marginati   del   caule  son   prodotli   dal  de- 
corrimenlo  dcU'esile  picciuolo   delle  I'ogiie.  esseiido  il 
caule  quadrangolare  alia  base,  ovp  Ie  I'ogiie  sono  op. 
posle,  e  moltangolare  nella  parte  superioie,  dove  quelle 
sparse.  Fiori  solilarii,   ascellari,  a  6  pelali,  dodecan- 
dri,   non  a  tutlo  rigore  sessili.    ma    sorrdli  da  corto 
peduncolo  rossiccio,  lungo  '/^  di  linea,  alia  cni  cinia 
sla   inserito  il  calice  involucrato  da  due  bralteole  mi- 
nulissime    opposle.    Calice    12-strialo,     12-dtiilalo,  a 
denli  eguali,   i  sei  piii  intenii  membranacei,   chiusi  o 
ripiegati  su  i  petaii  non  anoora  sviluppati,   poi   nella 
fioritura  eretti ;   i   sei  piu  eslerni    eretli  nelle    bocce, 
pateiili-ricurvi  nella  fiorilura,  e  nero-sanguigni  all'api- 
ce:  tubo    orciuolalo-conico    nel    fiore,   ciiindraceo  nel 
frutto,    biliotiato  di  punli    nero-sanguigni   cosi   all'in- 
lerno  come  ail'  esterno  nel  punto  ove  stanno    inseriti 
gli  stami ,  che  son  0  piu  corli   inclusi,   e  6  piu  lun- 
ghi  salienti.   Petaii  porporini,  giaib'cci  sopra  I'unghia, 
delia    slcssa  forma  e  grandezza  di  quelii  della  specie 
precedente.  Stilo  saliente  ma  piu  corto  degli  slami. 

II  Gh.  Tenore  (5(///.  p.  ^Sc})  dicbiara  non  aver 
trovato  nel  L,  PresUi  Gnss.  caratteri  che  valgano  a 
separarlo  da  questa  specie,  perche  si  in  quella  che 
in  questa  ebbe  veduto  i  cauli  piu  o  meno  aiati,  Ie 
i'ogiie  iuleriori  cordate  alia  base,  i  calici  anche  nello 


317 
slosso  indivjijuo  or  chiiisi  ora  patenti,  e  cos)  pure  le  allre 
ni)le  speciliche.  II  Cli.  Gussone  pero  {Si/n.  i  p.  525) 
nianliciij'  clic  coiifrnnlaU!  lo  piaiite  vivcnli  semhraiio 
con  cll'i'ttd  (lac  spt-cie  divorse,  st't)b(!iie  conrcssi  esser 
d'  uopo  ()'  una  compaiazione  atlenlissiiiia.  Quale  con- 
fronto  n(in  avendo  io  finora  potulo  esei^tiire,  non 
sono  in  istatn  d'  avanzare  un  gmJizio.  Gussone  pero 
osscrva,  che  il  L.  Graofiferi  somiglia  al  L.  PresUi 
per  tulli  i  carallcri  tranne  i  fiori.  pei  quali  si  acco- 
sla  meglio  al  L.  IIijssoj)ifoU(i,  Egli  stesso  poi  de- 
scrive  i  pdali  del  L.  JJysfiOi'>iloha  picciolissimi,  ap- 
peria  lunglii  una  linea.  Inlanlo  \\  noslro  ha  i  fiori 
cosi  grandi  come  queili  del  L.  Salicaria,  e  del  L. 
Preslii,  nil  costantemenle  dedecandri ! !  e  i  cauli  ra« 
luosi  poligoiii  eo. 

Or  dine  2,   Dic/ynia 

186, 

/iGBiMONiA,  Spr.  Dec. 

{It.  Agrimonia,  Fr.  Aigremoine,  Sic.  Arimonia) 

Cal.  gamosopalo,  pialtiforme,  S-Gdo,  a  lubo  tur- 
binalo  rislrello  alia  fauce  da  un  anello  glandoloso. 
Pel.  5,  inseriti  alia  fauce  del  calice.  Stimi  12-20. 
Amalleo  2-spcrmo. 

362.  j.  EvPATORiA,  Lin.  Dlahw,  Ucria,  Guss. 
Irsuta,  a  fogl:e  polilonie,  interrollamente-impari- 
ppnnato-fesse  con  foglioline  (grandi)  hislungo-ovate  0 
lanceolate,  grossameule  crenalo-denlale:  pelali  doppia- 
menle  piu  luughi  del  calice  prolondamente  solcato: 
frulti  distant!  cilindraceo-conici  (liizocarpica). 


318 

A.  Ojficinanim,  Lamk.  A.  flora  luleo.  vulgaris, 
Aqosl.  Eupalorium.  Mallh.  Agrimonia  sive  Eupato- 
riiim..  Dod.  Agrimonia,  Cast.  A.inodora  seu  minus 
odor  a,   Cup. 

It.  Agrimonia,   A.  aspra,  A.  vera,  A.   Eu- 
patorio,   Eupalorio,   Santoiiica,   Erba  Gu- 
yolg.  '  giielmo,  E.  da  aiidata,  E.   vetlonioa. 

I  Fn.  Aigremoine  dcs  bontiques,  ou  Eupatoire. 
I  Sic.  Arimonia. 

Maggio-Otlobre. 

Neile  siepi  umide,  ai  margini  dci  campi  umidi, 
lungo   i  fossati. 

Cauli  eretti  1-2-pedali  pateiitemente  peloso-irsu- 
ti,  a  peli  lunghi,  molti .  Foglie  polilome,  in  appa- 
renza  inlerrotlainente  peiinate,  a  fogliobne  subsessili, 
le  pill  grandi  bislungo-ovale  o  lanceolate,  piii  o  ineno 
ristrette  alia  base,  crenato-dcntate  a  grossi  denli  spun- 
tonali ;  le  intermedie  ( piccole )  ovale,  altre  intere 
(e  son  le  piu  piccole)  altre  1-3  dentate.  Spesso  tre 
di  queste  foglioline  a  ciascun  lato  tra  1'  una  e  I'altra 
fogliolina  grande .  ed  esse  e  le  grandi  o  alterne,  o 
non  esattamente  opposte ,  ma  inserite  sopra  piani  spes- 
so diversi;  tulle  sessili:  fogliolina  estrema  piii  grands 
delle  altre  picciuolata.  Picciuvli  irsuti  a  peli  lunghi 
come  quelli  del  caule:  lamina  delle  foglie  piij  corla- 
mente  pelosa:  due  larghe  slipole  peziolari  fogliacee 
alia  base  di  ciascun  picciuolo,  aculamente  inciso-den- 
tate.  Infiorazione  in  lunghi  racemi  spicali,  rigidi,  ra- 
raosi ;  il  centrale  1-2  'J^  pedale,  i  laterali  gradata- 
mente  piu  corti ;  coi  fiori  sparsi  e  qualche  volta  ag- 
grupati  a  due  a  tre  alTascella  delle  braltee:  asse  del 
racemo  e  gambi  irsuli ;  gambi  appena  l-lineari.  Brat- 
iee  pill  lunghe  dei  gambi,  3-3-partite,  con  le  lacinie 


319 

lineari-aciiminale,  lungamenle  cigliale.  quolla  di  mezzo 
pill  lunga:  due  bralleole  opposle  a  base  connata,  acu- 
iiiinale  intere.  o  3-fesse.  che  servono  d'  involucro  ai  ca- 
lice,  egualineiite  cigliate.  Tubo  del  calice  striate  ir- 
sulo:  lacinie  3-i)ervi,  subellittiche,  qiialclie  volta  lan- 
ceolate: una  corona  di  uiicini  selolosi  glabri  intorno 
ai  seni  di  quosti  donti  esternamente.  Pelali  lulei,  o 
d'  un  luleo  iion  mollo  inleoso,  con  le  iamine  obovalo- 
l)isluni;lie,  intere,  doppiamenle  piii  lunghe  dei  calici. 
Suimi  e  pislUli  gialloggianti  coi  filamenti  dritti,  dopo 
la  fiorilura  ricurvi.  Friitli  distanli,  da  principio  oriz- 
zonlali,  poi  ricliinati.  coi  gambi  sempre  eretti.  Tutta 
la  pianta  odorosa,  ma  piii  i   fiori. 

Or  dine  3.   Trigynia 

187. 

Reseda,   Lin.  Juss. 
{II.  Reseda,  Fb.  Resede,  5/c.  Erva  di-sita) 

Cal.  gamosepalo,  4.-6-parlito  persistenie.  Petali 
Jl-6  irregolari,  spesso  laeiniati.  Brevi  squame  netta- 
rifere  alia  base  dei  filamenti.  Cassida  angolala  1-locu- 
lare,  aperta  in  cima,  coi  semi  disposli  m  doppia  se- 
rie  lungo  gli  angoli 

363.  R.  LuTEOLA,  Lin.   Ucria,  Guss. 

Glabra ,  a  caulc  eretto,  semplice,  o  ramose  al- 
r  apice;  foglie  lineari-Ianceolate,  piane,  od  ondate,  in- 
tere, le  inferiori  unidcnlale  alia  base  da  ambi  i  lati: 
cassule  verruculose,  giaucescenti,  liscie,  3-gone,  3-den- 
ialo-rostrate  alTapioe,  coi  seni  proiungati  inllessi,  gonGo- 
incrassali,  lassamenle  connivenli  {Annua,  o  bienne). 


32a 

Lutvm  harba.    Dod.   Psciido  strulhium, ,   Matlh, 
Luiea  Plinii,  Cast.  Hcseda  liiiclorum,  sa/icis  folio,  Cup. 

ilr.   Guafierella,  Erba  guada^  Bietoliua,  Bietola 
gialla,  Luleola. 
Fa.   Gaiide,   Gaude  jauiiissaiile, 
Sw.  Erva-di-sita. 

Maggio-Giugno. 

^ej  campi  in  riposo,  e  nelle  coiline,   ma  rada. 

liudice  quasi  scmplire.  Cauie  3-4-pedale,  tere- 
te, libcio,  irrtgolarmenle  angolato-strialo  pel  decorri- 
mento  dtdle  loglie,  seinplice  alia  base  eretto.  poi  la- 
nioso  coi  rami  eretto  palenti.  Foglie  radicali  attenuate 
in  picciuolo ;  le  cauiine  sessili,  sparse;  decorrenti, 
linear!  lanceotate  oltiise,  eretto-patenti  o  ricurve,  (le 
superiori  anche  eretto-ricurve  )  a  margine  intero,  per 
lo  piu  plane,  spesso  piu  ondate  e  crespe  e  di  con- 
sislenza  meno  carnosa  di  quelle  della  seguciile,  pro- 
iiunciatamente  reticolato-oervose  nella  pagina  inferiore, 
2-dentale  alia  base,  coi  piccioii  dcnti  sporgenli  sul 
margine.  Fiorescenza  in  spiche  terminali,  con  I'asse 
minutamenle  strialo,  quella  del  fuslo  principals  piii 
junghetta  (r2-pedale)  eretta,  le  aitre  gradatanunte 
piu  corte  da  su  in  giu,  ricurvalo-nutanti,  serpcggianii 
air  apice^  coi  fieri  sparsi  su  I'asse,  solilarii,  nun  ag- 
gruppati,  e  qualclie  volla  dispuste  per  breve  tratto 
in  linee  spirali.  Peduncoli  corti,  1  bralteati  alia  base, 
col  fiore  cretlo-patenti,  o  quasi  orizzonlali,  col  frutto 
eretti,  Dratlee  acuminato  selacee,  piu  lunglielle  d  una 
linea,  a  superficie  unita,  o  rugosctta.  Culice  4-par- 
lito,  rarameute  5-partito,  con  le  lacinie  lineari-bis- 
lunghe,  ottuse,  ineguali.  Petali  flavescenti,  picculi, 
uno  con  unghia  concava  e  lembo  irregnlarmente  la- 
cinialo,  gli  allri  2-3-lessi.  Orf/ani  (/enita/i  ila\escen[i, 


321 

quasi  iiiclusi.  Cassula  i^Iaucesconfe,  obovalo-lurbinata, 
3-gi)nii.  3-rostre,  con  i;li  angoli  troiicali,  pi.iiicggiaiiti, 
1-iiervosi,  verlicalinenle  loruloso-verruculosi  ad  aiiibi 
i  lali  sopra  le  due  serie  dci  somi  (verriiclio  bianchicce) 
poco  piu  lunghellu  di  due  bnce,  3-fessa  al  di  sopi;-, 
coi  seni  proluni;ali,  Inllessi,  larghelti,  goiilii.  papil- 
losi,  lassamcnte  coniiiveiili  ai  inargini,  lasciando  tre 
lorellini  alia  ba.--e  iiileina  dei  tre  rostri.  Scini  subro- 
toiidi  coinpressi  ,  neio-lucidi,  con  radicina  poco  pro- 
mini'nle,  ed  onibelico  concolore,  Abilo  di  tuUa  la 
piaula  glaucescente,   glabro. 

Tulti  conoscono  la  virtii  coloraute  ill  giallo  della 
radice  di  qiiesta   pianla,   ma  fassene  qui  poco  uso. 

364.  li.   C/iJsi'yiTj,  Link/'  Guss.f 

Glabra,  a  caule  ranioso  alia  base  ed  all'  apioe; 
foglie  lineari-lanceolale,  bollose,  ondolate,  iiilere,  hi- 
glandolose  alia  base  interna:  cassule  verruculose,  ver- 
di,  liscie  3-gone.  3-denlalo-roslrate  all'apice,  coi  seni 
pioluiigati  inflessi,  piccioli,  poco  gonGo-incrassati,  stret- 
tainente  connivenli  (Annua,  o  bienne). 

F.  htsilanica,  Pourr.  R.  Lusilanica  minor,  im- 
dulalo  folio.  Town.  Luleola  lusitamca,  crispa,luiea,  Id. 

Maggio-Luglio. 

INelle  colline,  nei  campi,  e  sopra  lullo  ai  mar- 
gini  dei    fiumi  (yhinaro).   tna  rada. 

Hadice  ramosa.  Citiilo  2-3-pedalc  cilindrico,  ir- 
regolarmente  angolalo-striato  liscio  come  nella  prece- 
dento,  ramobO  alia  base  ed  aH'apice,  coi  rami  tutli  eretti 
o  risorgenti.  FofjUo  radicali  attenuate  in  picciuolo, 
le  cauliue  scssili,  decorrciili,  sparse,  linoari-lanceolate, 
olluse,  eretto-patenli  o  nflcsse,  a  margine  inlero,  on- 
dolato,  con  la  lamina  bolloso-ciespa  ai  due  lali  della 
costola  (  le  supcriori  plane  senza  alcuna  increspatura, 
erelte,   o  ercllo-iucurve)  caruosetle,  oscurameute  ner- 

41       , 


322 

vose  nella  pagina  inferiore,  2-glandolose  alia  base, 
con  glandole  come  due  punle  iinlurile  curve  tra  il 
margiiie  e  la  costola  ai  due  lali.  Fiorescenza  in  spi- 
che  terminali,  con  1'  asse  minulaiuenle  strialo,  e  ie 
spiche  irregoiarmente  piu  o  meno  lunghe  (lunghezza 
eguale  alia  precedente).  tulte  dritte,  rigide.  un  po 
incurve.  PeduncoU  piu  coiti:  disposizione  del  fiori, 
braltee  e  calici  come  nella  specie  precedente.  Petali 
pure  come  in  quella,  ma  piu  flavescenli,  e  piu  lar- 
ghelti.  Organi  genitali  flavescenli,  sporli  in  fuori, 
donde  ii  fiore  apparisce  doppiamente  piu  grande.  Cas- 
sule  per  la  forma  come  nella  precedente,  ma  d'  un 
verde  piu  cupo,  coi  seni  piu  piccioli,  piii  abbassati, 
meno  gonfii,  strettamente  conniventi.  Semi  come  in 
quella.  Abito  dell'intera  pianta  d' un  verde  piii  cupo, 
363.  R.  Froticolosa,  Lin.    Guss.  i\ 

Glabra,  gaiamente,  verde ,  a  caule  sufTruticoso 
nella  base:  foglie  scorrevolmente  pennato-fesse,  ricurve 
air  apice ;  foglioline  piane  lanceolate:  calici  3-partiti, 
patenti ;  fiori  tetragini  (^Rizocarijica ,  e  su/friiticosa 
alia  base). 

fi.  undaia,  Ucria,  Reich!  non  Lin.  R.  minor, 
alba,   Cast.  R.  maxima,  Lob.  .       -       •. 

pr  J     I  It.  Reseda  frulice.  ;j 

i   Sic.  Erva-di-sita. 

R.  Gl^ucescens.  Pallidamente  verde ,  a  caule 
sufTruticoso  alia  base  ;  foglioline  ondolate,  subfalcate, 
nelJe  radicali  alternamente  piu  picciole  ( R.  vidgaris 
major  [lore  candido  foliis,  crispis  lalioribus,  Cup. 
R.  fruiiculosa,  /lock,  7ion  Lin.  ex  Guss.  R.  minor 
incisis  foliis,   Barr.  ? 

Marzo-Giugno.  > ;  '  '    , 

Nelie  mura,  uci  ruderi,  ai  margini  delle  vie,  su 
i  colli. 


323 
Radico  sul)lognosa  con  forle  odore  di  enica.  CauU 
ereiti  o  risorgenii,   2-3-()odali,    angolato-slriali   per  lo 
decorriinenlo  dei   picciuoli,   con  le  strie  qualche  volta 
risallato-subalate.   Fotjlie  scorrevolniente  peiinatofesse, 
con   le  lacinie  linoan-laiiceolule  subacute,   non  sempre 
plane,   ma  sposso  docoiato-carinale,    oriz/ontali  o  pa- 
lf>nti.  0  falciile  ri'urvo  all'apice,  e  col   margine  siib- 
ondalo,  spesso  ondatissimo.  non  sempre  opposle,  (pial-- 
clie  volta  alterne,   I' ultima   imparl  ordinarlamcnte  pifi 
lunga,  spesso  in  vece  dell' ultima  coppia  una  sola  da 
un  solo  lafo:   tulte  scabroselte  eslernamente  su  la  co- 
slola  e  lungo  1  marginl  che  sono  minulainente  ciglio- 
lato-dentellati,   nel  dipplu  glabrlssime:  le  lacinie  gra- 
dalamente  pii'i  lungbe  di  sotlo  in  su,  oppure  piii  lun- 
glie  nel    mezzo,   e  gradatamente    piij  corfe    alle  due 
estremila.  Picciuoli  nella  parte  esterna  striati,  con  le 
strie  che  pur   decorroiio  sul  caule  come  nella    specie 
soguente,  Fiori    racemoso-spicali,    numerosi,    sparsi, 
coinpatli,  gambeltali  (pedicello  1-2-lineare):  asse  della 
fiorilura    minutamente  ed  acutamente   striato.  Brattee 
sclacee,   bianchicce.   facilmente  caduche,   subeguali  ai 
gambetti.  (Jalici  5-partiti  eslernamente  rugosetli,  eret- 
ti,  semipatenli.   Pelali    bianchicci,    prima    sfumati  di 
carneo    dilavattissimo ,   poi  di    flavognolo,  quasi  tutti 
3-parliti,   e  le  lacinie  ordmariamente  quelia  di  mezzo 
piu  slretta   intera,   le   lateral!   incgualinente  2-fide  con 
cortissimo  intacco,  tutte  due  volte  piu  liinghe  del  calice. 
/^;?/(?re  giallognole,  0  quasi  ranee,  /'/.s*///// spesso  quattro. 
Cassule  -i-latere  con  gli  angoli  l-nervosi,  aculi,  loroselli 
di  qua  e  di  la  pei  sottoposti  semi,  bislungo-subellittiche 
e  depresse  nelle  facce,  terminate  alTapice  da  4-  cortis- 
simi   denti  spuntonali,  aperte  al  di  supia  per  un  foro 
4-angolare:    i  denti    rispondenti  alle    eslreuula    delle 
facce,   alternati  con  gli  angoli.  Semi  maluri  ueri,  mi- 


324 
nutissimi,  liicidi,   reniformi,  concentricamente  lineato- 
puntali:   quesia  forma  fii  semi  e  lutla  propria,  e  nulla 
si  accosta  a  quelli  d;  lla  B.  LtUoola,   (Jj'ispata.  Lutea 
cosi   tra  loro  somiglianli.   Fiorl  leggfrmeiite  odorusi. 

366.  R.  Lutea  Lin.   Ucria,   Guss. 

A  caiile  ramoso,  miiri'^alo-scabro;  loglie  inferior! 
scorrevolmente  pennatofesse;  le  altre  3-fiile,  ondate: 
calici  5-fessi,  con  ie  lacinie  scabre  al  margine  e  su 
Ja  costola;  cassule  erelte,  bislunghe.  triangolari,  moz- 
ze  all'apice,  con  tre  niammelloni  corlaiuente  spunlo- 
nali  in  cinia  alle  tre  faccdh' (Btzocar/jica). 

R.  vulgaris,  C.B.  R.  Plinii,  Cast.  R.  vulgaris 
tnajor  et  minor,  Cup.  R.  phyteuma  dicta,  major  et 
incisiori  folio,  Idem. 

I   It.   Guaderella. 
Folg,  s.  Fr-  Gaude  jaune,  Herbe  aux  maures. 
I  Sic.  Erva-di-sita.  .  \ 

Marzo-Luglio. 

Su  i  muri,  nei  rudori,  nei  campi,  e  su  i  colli 
da  per  tutto. 

Radici  lunghe,  profondamente  immerse  traman- 
danli  forte  odore  di  eruca  assai  piiJ  che  le  foglie. 
Canle  ramoso  1-2  ^j^  pedale,  striate,  aculealo-scabro- 
setlo  {  maggiormente  alia  base)  sopra  le  strie,  le  quali 
non  d'altro  provengono  che  dal  decorrimenlo  dei  pic- 
ciuoli;  moiti  cauli  dalla  stessa  radice,  in  picna  terra 
eretli  o  cascanti  o  ascendenti,  nelle  raura  e  nelle  rupi 
penduli  con  gli  apici  risorti:  rami  fioriferi  sempre 
eretti.  Foglie  radicali  e  caulioe  inferiori  per  ordinario 
spatolate,  semplici ,  inlere ;  aile  volte  con  a  lato  una 
lacinia  fogliolinare;  oppure  aiiche  3'fide,  col  segmento 
di  mezzo  assai  grande  bislungo-obovato.  Foglie  cau- 
line  per  lo  piu  3-fesse,  a  laciuie  lineari,  eccetto  quella 


32a 
del  ccntro,  che  nelle  foglio    superior!  e  pur    linonre, 
in  quelle  di  mezzo  quasi  spalolala,  e  nelle  piii  basse 
obovato-bislunga:   sovente  (e  noii  solo  nolle  infcriori, 
ma  nelle  superiori  eziandio)  soUo  1' intacco  terminale 
deila    fofilia  in   Ire    Jacinie^  se  ne  vede  un  altro,  ed 
ancbe    allri   2-4  irregolari ,    che  fan  parere  la  foglia 
come  2-4-volte  conjiigala;   e  in  aicune  di  queste  ul- 
tiine  lacinio  si   trova   una  seconda   intaccaliira.   che  fa 
prendere  la  forma  di  Foglia  bipennato-fessa:  lacinie  tulte 
non   sempre    esallannnle  opposte.   ma    qualche    volta 
r  inl'crioro  ali'allra,   minutaineiile  aculealo-scabrossette 
nella  pagma  inferiore  su  la  costola  ollusamente  stria- 
ta,  e  lungo  i  margitii  ondali:  picciudli  alati  per  de- 
corrimcnto     dclle     lacinie  .    Infiorazione    in     racemo 
spicato,   piii  o  men  lungo,  a  fiori  alquanlo  lassi:  asse 
della  fiorilura  doppiamente  slriato,  aculeato-scabrosetto. 
Poduncoli  angoluto-slriati,  scabrosetti  come  1' asse  2- 
3-lincari,  col   fiore  ricurvi.   Brallee  lineari-acuminate, 
subselacee.  inlernamente  docciale,  prontamente    deci- 
due  air  aprirsi  dei   fieri  flavesceiiti,  scabrosette,  come 
i   calici,    subeguali  ai  fiori.    Calice  6-partilo,  con   le 
lacinie  lineari,  slreltissime,  slrellamenle  membranacoi 
corrugati  e    verrucoso-dentellate  al  m?rgine,    scabro- 
sette estcrnamenle,  otluse,  incurve  un  terzo  piii  corle  dei 
pelali.   Peta/i  i\a\\ ,   subrotondi.   concavi,    cresposctti, 
variamente  ripiegati,    cigliolato-dentellati  ai   margine, 
con    appendice,    2-lamelJosa  a   lamine    semi-obovate, 
dentate  all'  apioe,   inserile  eslcrnamente  su  la  costola 
rilevata  a  mezza  linea  sotto  I'apice.  Antere  d'un  flavo 
piii    intenso  dei    petali.     ('nssula  in  forma  di  sacco, 
3-quetra,  con  gli  aiigiMi  otlusn-rotondati.  snervati,  al- 
quanlo torulosi  poi  solloposli  ^emi.  e  coi  lati  bislungo- 
subellittici  avvallali.   mozza  all'apice.  terminata  da  Ire 
oiammelloDi  cortamente  spuntonali,  posli  al  di  sopra 


326 
di  ciasciina  vallicella  (non  mai  sopra  gli  angoli)  molle 
(  non  rigida  come  nelle  specie  precedent!  )  due  volte 
pill  lunga  di  quelle  della  H.  Crispala,  e  Luieola, 
deiscenle  al  di  sopra  per  un  sol  foro  centrale  di  forma 
triangolare  o  circolare,  il  quale  nella  malurila  resta 
chiuso  dal  lembo  che  si  prolunga  e  ripiegasi  in  den- 
tro  a  guisa  di  tre  denti:  tutta  ricoperla  eslernainenle 
di  papillette  glaodolose  lucide:  di  sapore  urenli,,simo. 
Semi  attaccat  agli  angoli  della  cassula,  alquanto  obli- 
quamente  obovati,  coropressi,  a  radicina  assai  promi- 
nente,  nero  iucidi,  con  ombelico  bianchiccio  .  3-4- 
volte  pill  grossi  di  quelli  della  R.  Luteola,  e   Crispala. 

188.        '     ■     -     ^ 
EvPBoRBU,  Lin.  Juss.  Savi 

Perigonio  gamosepalo,  con  8-10  lacinie^  la  meia 
interne,  erette,  appuntate ;  I'allra  mcla  piii  esterne,  piu 
piane  grosse  colorite,  petaliformi,  lunate  mozze  all'api- 
ce,  od  ottuse.  Stami  articolati  nel  mezzo,  che  si  svi- 
luppano  successivamente,  disposti  in  fascetti ,  circon- 
dati  da  squame  pelose  e  laciniate:  antere  A\i\\me.  Slini- 
tm  2-fidi.  Ovario  con  tecaforo  ordinariamente  pii^i  lun- 
go  del  perigonio.  Regmalo  3-ioculare  (cassula  3-cooca 
Lin).  Fiori  poligami.  . 


*  A  foglie  stipolate,  opposte. 


..'l! 


367.  E.   CiiAUAESYCE,  Lin.   Ucria,   Guss. 

Glabra,  a  caule  filiforme  ramossisimo  dicotomo 
prostrato:  foglie  opposte  obliquamente  subrotonde,  sva- 
nitamente  crenulato-dentate,  impuntate?  Fiori  solitarii 
ascellari  seuza   bratlee:  sepali    esterni  del    perigonio 


327 
semi  orbicolari  (  non  luiiali )  regmati  globoso-3-goni, 
lisci:   semi   telragoni,   biaachicci,   cormgali (y4?mua). 

Til/u/malus  exiguus-  Zannich.  T.  exiguus,  pro- 
cumhens,  chainaestjci  diclus,  Cup.  Chamaesyce  den- 
sifolia,  lifjiiosa,  Idem?  (Uiamaesijce,  Dod.  Mallh. 
Chamaesyce  Mallhioli.    Cast. 

B.  PiLosA.  A  cauli,  e  cassule  pelose.  (E.  cane- 
scens,  Lin.?  Tilhymalus  esiyuus,  villosus  nummula- 
riae  folio,   Toiirn.  ? 

Giugno-Novembre.  (La  fiorilura  di  Ottobre  e  No- 
vembrc  seinbra  occasionata  dal  rilanlo  delle  piogge 
estive,  che  ne  posticipano  il  geimogliainento ), 

Emlrambe  le  variela  coiimiiissime  in  tutte  le  col- 
ture,   nelle  vigne,  nei  campi  sterili  ed  arenosi. 

Radice  quasi  semplice,  flessuosa,  Gotiledoiii  ovali, 
nella  pagina  inferiore  fosco-rosseggiaiiti.  C«m/?  raino- 
sissimi,    iiigrossalo-nigosi    nel   puiito    d'inserzione   sul 
collo    della    radice,  da  cui    partono    circolarmente    io 
gran  numero,  e  a  ginocchia  pur  tumide,  nella  var.  A. 
glabri    o    sparsi    di    minuli  e    corlissirai    peli,    nella 
varieta  B.   patontemente  pubesceiiti,  Foylie  picciuola- 
te,  a  corlo  picciuolo  di   1   o  ^ji  linea  con  base    con- 
nata,  subrolonde  o  subellittiche,  oblique  cosi  alia  base 
come  air  apice  (che  per  tale    obiiquita  apparisce  re- 
tuso),  nella  var.  A.  giabre,  concolori,  oscuramenle  sub- 
rugose  sopralutto  nella  pagina  superiore,  subcrenulato- 
duiilate;   nella  var.    B.   crunulato-seghettate,   o  svani- 
tamenle  crenulate,   o  quasi  intere,    patentissimamente 
pubescenli  e  immacolale  nella  pagina  inferiore,   nella 
superiore    giabre,    spesso   nolale    da  una    maccbielta 
bisluiiga,  dilTorme  nero-sanguigiia  sopra  la  coslola,  e 
sparse  di  punli  glandolosi  lucidi;  lulte  verJastre  (men- 
tre  i  cauli  sono  biancbicci)  coi  bordi  alie  voile  nero- 
sanguigni,   verlicali  e  sempre  volte  alia  radice  per  la 


3^8 

base  pill  lunga.  Tubo  del  perigonio  ruo;ose(lo:  sepali 
estL-rni  quattro  picciolissimi,  semiorbicolati,  crenati, 
biaiico-verdastii,  e  qualclie  volta  d' un  roseo  dilavalo: 
pts(il[iTos^\.  Regmali ncWd.  varietal,  subrotondo-3-goni, 
con  gli  aiigoli  subacuti,  risaltali  come  da  un  picciolo 
cordone  alle  volte  rossaslro,  oscurainente  1-solcato, 
sparse  qua  e  la  di  qualche  pelo  ;  reginati  nelia  var. 
B.  della  stessa  forma,  non  glabri  del  tutlo .  ne  ci- 
gliali  su  gli  angoli,  ma  sparsi  sopra  le  faccelte  di  cor- 
tissimi  peii  appressati,  appeiia  visibili  ad  occhio  nu- 
do,  ed  iiioltre  minutamente  lucido-glandolosi,  come 
per  ordiiiario  la  pagma  superiore  delle  foglie,  il  the 
neila  var.  A.  non  mi  venne  osservato  giammai.  Tiitta 
la  pianta  spesso  rossastra,   principalmenle  nei  cauli. 

11  Cav.  Tenore  {Sgll.  p.  233.)  ritiene  come  non 
differente  dal  tipo  di  questa  specie  la  E.  perforata, 
Guss. ,  facendo  ossevare  aver  egli  trovato  sovente  nello 
slesso  individuo  foglie  puntale  ed  impuntate,  e  gli  an- 
goli del  regmali  ora  glabri  ed  ora  pelosi.  Aggiunge 
(osservazione  esattissima,  e  da  me  stesso  le  piu  voile 
comprovata)  che  i  fiori  in  questa  specie,  quando  spun- 
tano  dalle  ascelle  dei  rametti,  hanno  i  gambi  involu- 
crati  da  due  foglie  opposte,  che  mentiscono  di  br.it- 
tee,  donde  egli  sospelta  aver  Gussone  pigliato  in 
prestanza  i  fiori  dibraUeali  della  sua  pianta.  11  Gh. 
Gussone  nulla  interloquisce  nella  sua  Synopsis /I.  sic. 
inlorno  a  tale  osservazione  lenoriana,  ma  rilerendo 
r  opinione  del  Bertoloni,  che  pure  ha  confuse  in  una 
le  due  specie,  persisle  a  dire  che  neWa  E.  perforata 
le  foglie  soQO  piulloslo  elliUiche,  di  raro  orbicolale, 
6  sempre  puntato-diafane,  e  i  Gori  sostenuti  da  un 
peduncolo  dibratteato.  Senza  1'  esame  di  esemplari 
autentici,  o  meglio  senza  il  paragone  delle  pianle 
stesse  viveuti,  sarcbbe  verameute    un'  arruganza  pro- 


329 
nunziar  giudizio  su  la  qucslione.  Esporro  solamenle 
alcune  mie  riflessioni.  Poco  fermo  parmi  quel  carat- 
tere,  che  Gussone  trae  per  la  sua  E.  perforata  dalla 
ellitticita  delle  fnglio,  avendo  io  Irovato  le  foglie  della 
E.  Chamaesjce  iiidiircrenlemente  suborbicolate  e  aub- 
ellilliche.  Aiiche  gli  angoli  dclle  cassule  nella  stessa 
var.  A  soDO  non  del  tutto  glabri.  Che  dire  del  mar- 
gine  delle  foglie,  ch' ei  descrive  subinterissimo?  An- 
che  cosi  da  lui  notavasi  quello  della  E.  Poplis,  che 
noi  abbiam  rinvenufo  ordinariamenle  dentellalo-crenalo: 
son  mere  differenze  accidenlali,  su  cui  pare  che  non 
possa  fondarsi  una  dislinzione  specifica.  Parrebbe  ca- 
rallere  di  miglior  momenlo  la  puntatura  diafana  delle  fo- 
glie {folia  peilucido-pnnclala),  se  Tenore  non  i'avesse 
inessa  in  diibbio  con  le  sue  osservazioni .  E  con  ef- 
felto  le  foglie  dell'^.  Chamaesyce  anche  a  me  ven- 
nero  sempre  vedute  a  parenchima  maculalo-diafano; 
e  se  nella  var.  pt/osa  bo  notato  la  superficie  dei  reg- 
mati,  e  la  pagina  superiore  delle  foglie  sparsa  di 
punti  papilloso-iucidi,  ho  pur  trovalo,  che  I'inlera  su- 
perficie e  serpato-lrasparente, 

368.  E.  Pepiis,  Lin.  Ucria,  Giiss. 

Glabra,  glauscescente,  a  cauli  proslrati,  aiterna- 
mente  ramosi:  foglie  opposte,  subcarnose,  bislunghe, 
profondamente  semicordale,  inegualmente  dentellalo-cre- 
nate  al  margine,  con  stipole  filiformi:  fiori  solitarii 
ascellari:  sepali  estorni  del  perigonio  non  lunati:  reg- 
mali  ovoideo-3-goai,  glahri.  levigalissimi:  semi  obco- 
nico-3-goni,    \'\ic\{/47iinia). 

Tithijmabis  aiiricitlalus,  Lamk.  T.  folio  obtuso 
anriio  Tourn.  Pepiis,  Matih.  C/us.  Peplis  verus  D/osco- 
ridis,DonaL  Pepiis  mariiimn,  repens,  rubraetalbotCast, 

Vohj.  Fb.  Euphorbie  auriculee. 

Giugno-Ollobre. 

42 


330 

INelle  arene  marittime. 

Radice  per  oidinario    semplicissima  a  lungo  fit- 
tone  pooo  ramificalo  alia  eslreniila,   lungamente  pro- 
fondalo  nelle  arene.  6'a?z// rossaslri.  appressali  alle  are- 
ne,  prostrato-risorgenti,   per  orditiario  4  in  croce  dal 
collo  della  radice,  allernamente  ramosi,  articolati,  4- 
'12-pollirari .     Picciuoli    1-1    ^J^  lineari    a    base    con- 
nata    quasi    anellata,  con  molle   stipole    Gliformi    so- 
pra  I'orlo  Iramezzo  un  picciuolo  e  Taltro,  4-3  a  cia- 
scun  lalo.  Foglie  subcarnose  con  la  pagina  superiore 
convessa,  spesso  picchetiaia  di  minutissimi  punti  rosso- 
sanguigni,  opposle,  verlicali,   patentissime,  subfalcate 
lateralmente,  ad  apice  quasi  mozzo,  retuso,  alquaiilo 
ricurvo,   profondamente  semicordate  alia  base,  col  lalo 
interno  (quello  che  guarda  il  caule)    accorciatissimo 
come  nella  specie  precedente^    I' esterno  (quello  che 
guarda  la  radice)  sempre  piu  prolungato  e  dentellato: 
tutto  il   margine    non    subinierissinio    Guss.    ma  per 
ordinario  inegualmente  denlellalo-crenato.  Sepali  esier- 
ni  del  perigonio   piccoli,    rolondali,    interi,  rossi  col 
margine    flavescenle.  Anlere  flave.  Regmali  3-goni, 
glabri,  verdicci,  coi  peduncoli  e  gli  angoli  spesso  ros- 
signi,  e  tre  picciolissime  appendici  filiformi  alia  base. 
Semi  ovali,  bianco-cinerei,    verdi-macchiali,    cariuali 
nel  dorso,   1-solcali  di  sotlo.  Colore  di  lulla  la  pianta 
glaucescente-verdiccio. 


'A  foglie  senea  stipole,  sparse. 


n.    lugiic    scuta  aiipuic,    ouaisc. 

'1 0 


c>  369.  E.  Peplvs,  Lin.  Giiss,  ' 
->,'  Glabra,  a  caule  eretlo:  foglie  interissime  obovato- 
subrolonde,  attenuate  in  picciuolo  ombrella  3-fido-dico- 
loma:  involucretti  ovati:  sepali  esterni  del  perigonio 
4  semilunati,  2-corni:  angoli  dei  regoiati,  solcati, 
subalalo-ondolali  {Annua) . 


331 

Pcplus,  Dod.  Matth.  Peplis  swe  Esula  rotunda, 
Cast.  Tilhymalus  rotnndis  foUis,  non  erectis,  Sey.  Cup. 

It.  Fico  d'  inferno,   Rogna. 

Fr.    Tilhyinale    rond,    Euphorbie  a  ombelle 

trifide. 
Sic.  MaccarrunedJu. 


folg. 


Novembre-Maggio. 

Froquentissiina    nelle    collure,  ai  margini    delle 
vie,  e  nei  luoghi  erbosi. 

Coliledoni  elbltici.  Fusti  da  2  poHici  sino  a  piu 
ollre  d' iin  piede,  seraplici  alia  base,  o  rainosi.  Foglie 
or  obovalo-subrolonde,  or  quasi  rotonde,  sempre  ri- 
stretle  io  picciuolo,  avvicinale,  poi  piegate  in  giii. 
Moiti  rami  fioriferi  solto  Tombrelia,  snarsi  dicotomi.  Se- 
pali  eslerni del perUjonio  pallidamenle  verdi,  sublimula- 
to-2-corni,  per  due  appeiidici  bianco-giallaslre,  Glilbrmi- 
solacee,  che  stan  curvate  su  le  due  estrernita  esterne 
del  sepalo  Tuna  contro  i'allra  a  guisa  di  corna.  Reg- 
mati  piccioli,  glabri,  subgloso-3-goni,  ad  angoli  sol- 
cali,  con  di  qua  e  di  la  una  brevissirna  inembrana  oa- 
dolata,  su  la  quale  v.-ggionsi  col  soccorso  della  lente 
delle  picciole  verrucchette;  e  negl' individui  piu  pic- 
cioli questa  raeaibiaiia  e  cosi  corla  e  raggrinzata  da 
non  vedersi  piii  lungo  i  margini  del  soIcq,  che  una 
8erie  di  verrucchette.  Semi  ovali-ellittici,  foveolati, 
cinerei. 

370    E.  Pepwwes,  Gouan,  All.  D.C. 

Glabra,  a  caule  erello  o  cascante:  foglie  interis- 
siine,  obovate^  attenuile  in  picciuolo;  Umbrella  3- 
fida,  dicotoma:  involucielli  ovali;  sepali  esterni  del 
perigonio  4-  subiutcri,  picciolissimi,  senza  appendici; 
angoli  (lei  reginali  leggonueule  soloati,  subalalo-oado- 
lati  {Annua). 


332 

E.  rotundifolia,  Loisel.  E.  peplus  B  minor,  TV. 
Guss.  Tilhymalusannuus,  marilimus,  mmitnus,  Tourn. 
T.  peinnus,  cxigmis,  piimilio,  poiHulacae  folio,  Cup. 
T.  exiguus  saxatilis,  Id.? 

Nomi  volgari  come  nella  specie  precedente. 

Febbraio-Maggio. 

Nei  Itioghi  sterili  delle  colline,  ed  anche  nei  pa- 
schi  e  luoghi  erbosi  marittimi. 

CauU  2-4-pollicari,  cascauli  o  prostrati,  ed  an- 
che suberetti,  semplici  o  ramosi  alia  base.  Foglie 
obovate  od  obovalo-cuneate,  alquanto  attenuate  in  pic- 
ciuolo  le  superiori  subrolonde,  lutte  alquanto  retuse. 
Molti  rami  fioriferi  sotto  I'  omhrella,  sparsi,  dicolomi. 

Somigliantissima  alia  specie  precedente  per  I'om- 
brella,  per  le  cassule,  pei  semi,  e  per  tutlo  I' abilo, 
essenzialmenie  ne  difierisce  pei  petali  subinteri  (non 
lunati  e  senza  appendici )  picciolissimi,  rosseggianti. 
Se  non  che  in  questa  gii  angoli  dei  regmati  sono 
solcati  piu  Icggermenle,  e  le  due  ali  membranacee 
vi  si  veggiono  sempre  raccorciate  in  una  serie  di 
verruccliette,  come  abbiara  delto  dei  piccioli  indivi- 
dui  di  quella. 

II  Ch.  Gussone  facendo  menzione  di  quesia  pianla 
{Fl.  sic.  suppl.  t.  p.  14s)  ch'ei  ritiene  qual  va- 
rieta  della  precedente,  dice  aver  in  essa  osservate, 
nelie  Isole  adiacenli  alia  Sicilia,  le  appendici  bian. 
chiccio-llliformi,  che  noi  piultosto  abbiam  trovato  co- 
slantemente  nella  E.  Peplus.  Le  stesse  picciole  ver- 
rucchette,  che  vi  si  scorgono  lungo  gli  angoli  dei 
regmati,  non  sono  un  carattere  esclusivo  di  essa.  La 
grande  affinita  di  queste  due  specie  avrebbe  mai  dato 
luogo  ad  uno  scambio  tra  gf  individui  piii  corti  della 
E.  peplus  coi  veri  della  presente  ? 

371.  E.  FalCatj,  Lin.  Guss.  ^  >^  ;   •■ : 


333 

Glabra,  a  caule  eretlo  ramosissimo:  foglie  rigi- 
delte  le  iDferiori,  retuse  le  superior!  e  gl'  iiivolucri 
obovalo-lanceolali :  involucretli  ovalo-corilati  a  base 
obliqua,  acumiiiato-spuntonati:  ombrella  3-5-fida  dico- 
toma:  scpali  eslerni  del  perigonio  semilunati:  regmali 
lisci  glabri:  semi  biaiichicci,  subtetragoni,  Irasversal- 
nieiite  corriigato-solcali  {An7iua). 

B.  Mmob.  a  caule  piu  alto:  foglie  ed  involucri 
acuti:  sepali  eslerni  del  perigonio  oscuramenle  luna- 
ti:  involucrelti  distanti  {E.  obsciira,  Laisel.  I  Pithija- 
ga  angustis  acudsque  esulae  foliis,  Barrel. ). 

C.  Minor.  A  cauli  declinali:  foglie  quasi  tulle 
spalolate,  roluse,  spuntonale,  le  supreme  e  gl' involu- 
cri oljuvalo-lanceolali:  involucrelti  subrombei,  obliqui 
alia  base,  spuiitonali  all'apice,  seghetlali,  imbricati 
fra  i  raggi  dell'  ombrella:  ombrellelte  giomerato-mul- 
lillore.  [E.  acunwuua,  Lam.?  Pers.?  Marsch.  Pe- 
pies  folio  uculo,  Bocc.  Peplis  annua,  foliis  aculis, 
fore  miiscoso.  Idem?  Pilhijiisa  minor,  subrotimdis 
el  acutis  foliis,  Barrel.  Tilhymalus  pusillus  porlu- 
lacaefolio,    Cup. ). 

yohj.  Fr.  Tilhyraale  faucille, 

Apnle-Maggio. 

Da  per  lullo  principalmenle  nelle  colline.  Var.  B 
crdinariamcnle  nelle  vigne.  Var.  C  con  piu  frequeu- 
za  nei  pascoli  andi  inariltimi. 

Kella  var.  A  ordinariamento  cauli  dodrantali, 
erclli:  fofjlie  superiori  spatolalo-lanccolale,  appuntate 
air  apice:  ombrella  S-i-fiJa:  imolucri  obovalo-lanceo- 
lati:  involucrelti  ovalo-subrolondi  acuti:  sepali  eslerni 
del  perigonio  appcna  kinati.  ISella  var.  B  cauli  per 
lo  piu  alii  un  piede,  pure  erolli,  con  ombrella  quasi 
sempre  S-fido-dicotoma,  e  molli  ramelli  dicotomo-fio- 
riferi  sparsi  solto  di  ossa:  foglie,  innolucri,  e  ?«yo- 
lucreUi'i-1-wQi\\\  (piu  spesso  3-nervii)  coi  uervi  prin- 


33i 

cipali  ramosi:  mvohtcrt  eH  imiolucretti  quasi  aculi  co- 
me nella  var.  A,  ma  i  second!  piu  ovali  e  disianli, 
i  primi  qualche  volla  incisi:  uii  fiore  solitario  in 
mezzo  alia  dicolomia :  sepali  eslerni  del  perigonio 
lunali  per  due  piccioli  cornelti  sporgenti  alle  due  estre- 
mila  esteriori.  In  ambedue  i  regmati  sono  glabri  ova- 
to-3-angolari  (ovali  alia  base,  3-angolari  in  cima ) 
con  6  piccioie  slrie  nervose  sopra  i  lie  aogoli,  e  su 
i  tre  lali. 

La  var.  C  ha  1'  abilo  diversissimo  dalle  due 
precedenti  per  cauli  declinali  o  ascendenti,  per  le 
f'oglie  assai  spesse  e  quasi  tulle  obovalo-spalolale  re- 
tuse  con  corto  spunlone,  per  l'  ombrelle  pochissimo 
spiegate,  per  I'apice  acuminato  degl'involucri,  e  delle 
foglie  superior!  seghellalo-denlalo,  e  pei  sepali  esler- 
ni del  perigonio  decisamenle  lunali.  Pure  osservale 
tali  differenze  su  le  piante  vivenli  non  sembran  tali 
da  faria  riguardare  come  specie  distinta.        '  ,; 

372.  E.  ExiGVJ^  Lin.  Giiss. 
Glabra,  a  foglie  ed  invoiucri  lineari-acuti:  foglie 
infime  subreluse:  involucrelli  ovato-lanceolati:  onibrella 
3  3  iidodicoloma:  sepali  eslerni  del  perigonio  lunali: 
regmati  3-goni,  glabri,  lisci:  semi  obovato-sublelra- 
goni  trasversalmeiile  corrugato-rugosi  {Annua). 

Tithgmalus  leplophylliis,  Matlli.  T.  sive  esula 
exigua.  C.B.  T.  hiimillimus.  perpustllus,  hnijolio 
brevi,  Cup.  Esula  omnium  minima  ac  exilissimoy 
Idem.  Esula  exigua  Tragi,  Lob. 

B.  BETVS/t.  A  foglie  ed  invoiucri  lineari-cunei- 
formi,  retusi.  spunlonali  {E.  retusa,  C'av.  Pers.  Betch.) 

f^otg.   Er.   Tilhymale  pelile. 

Febbraio-Maggio. 

Kelle  colline  per  le  vie  e  i  luoghi  aspri;  e  nei 
pascbi  aridi  maritUmi. 


335 

Cauli  2-'l-pollicari,  gracili,  ascendenli  o  erelli. 
Foglie  d'  un  verde  gaio,  sessili,  fiUe,  somiglianlissi- 
ine  a  quelle  del  Linum  spicalum  Lamk,  Iranne  quelle 
della  var.  B  Ombrella  per  loppiu  3-fida,  laiora  an- 
che  2-fida.  Foglioline  dell' zWfo/wcro  quasi  sempie  in 
tanto  numero,  quanli  i  raggi  dell' ombrella,  poco  djf- 
fereoti  dalle  foglie  vere  per  la  forma,  tranne  di  essere 
piu  grandetle  ed  a  base  alquanfo  piij  Jarga.  Involu- 
eretli  quasi  ovalo-laiiceolati.  Sepali  esterni  del  peri' 
gonio  A  ranci  2-corni,  con  gli  apici  lutei.  ftegmali 
semi-ovali;  semi  cinereo-foschi. 

373.  E.   Terracinj,  Lin.  Biv.   Guss. 

Glabra,  a  foglie  sessili,  subcoriacee,  difformi, 
esilmente  segbellate  al  margine;  ombrella  3-5Tido- 
dicoloma:  sepali  esterni  del  perigonio  lunali ,  interi 
con  gli  apici  setacei :  regmalo  levigato:  semi  ovoidi 
lisci.  {Bizocarpica,  e  sujp-iiticosa  alia  base). 

E.  neapolitana,  Ten.  ft.  nap.!  E.  Italica,  Lam. 
Ten.  sylL!  E.  provincialis,  W.?  ex  Link.  Beick.  E. 
seticornis,  Poir.  E.  esula,  Ucria ,  non  Lin.  E.  va- 
ienlina,  Orteg.I  ex  Guss.  E.  segetalis ,  Smith  ex 
specim.  sieberiano,  non  ex  ft.  Gr.  nouE.segetalis,  Link. 
E.  laurinensis,  All.  Esula  major.  Cast.  Tiihymalus 
mar  inns  folio  reluso  (err  acinus,   Burr. 

f^olg.  Sic.  Maccarruni. 

Febbraio-Settembre. 

Ai  soli  margini  dei  fiumi  {/Isinaro^  Cassibili). 
Lungo  le  vie  rarissima. 

Coliledoni  lunghi,  oltre-pollicari,  lineari-subspa- 
tolati,  venosi  nella  pagina  inferiore.  Cauli  scmplici, 
0  ramosi  alia  base,  erelli  o  cascanli,  'J^  2-pedali,  per 
loppiu  rosseggianti  nella  base.  Foglie  ordinariamenle, 
le  inferior!  obcordalo  (locche  di  rado)  od  obovato- 
cuneiformi ;  le  seguenli  bislungo-spalolale,  inlere  al- 


336 

I'apice  0  reluse,  od  anche  spuntonate;  le  successive 
a  queste  soltanto  bislunghe ;  le  eslreme  finalmente 
bislungo-lanceolate,  e  noii  sempre  acute  o  spuntona- 
te, ma  spesso  ottuse,  od  anche  retuse:  tutle  tenuis- 
simamente  segheltate,  non  soltanto  verso  1'  apice,  ma 
per  lo  pill  anche  sino  alia  base;  le  inferiori  alle  volte 
quasi  intere.  Bisogna  osservare  pero,  che  questa  gra- 
dazione  delle  foglie  dal  basso  in  su  non  e  seni^pre 
esattamente  come  si  e  descritta,  donde  1'  epiteto  di 
proteiforme  date  dal  Gh.  Gussone  a  questa  specie. 
Imolucri  3-D-fdli,  eguali  al  numero  dei  raggi  del- 
r  ombrella,  aflini  per  la  forma  alle  ullime  foglie,  ma 
piij  larghi  e  quasi  clliltici.  Un  fiore  solitario  sessile 
(  che  per  ordinario  abortisce  )  in  mezzo  alle  divisioni 
deir  ombrella ,  e  di  ciascuna  dicotomia.  Invohicretti 
dentellati  (come  gl'  involucri )  nella  meta  superiore, 
liia  con  qualche  dente  piu  grossetto.  e  sempre  glau- 
cescenti.  Sepali  esterni  del  perigonio  4,  d'  un  verde 
alquanto  giallognolo,  lucido-inverniciati,  di  forma  sub- 
elliltica,  apparentemente  lunati  per  due  cornelti  se- 
iacei  alle  due  eslremita  esleriori,  non  prolungati  dalla 
sostanza  del  sepalo,  ma  come  inguainati  in  esso,  ed 
jncurvi  1' un  conlro  I'altro;  quale  inguainatura  e  ma- 
nifesta  per  I'orliccio,  che  rimane  ed  osservasi  alia 
base  del  cornetto:  cornetti  non  finalmente  rossi  Guss. 
ma  quasi  lutei.  Ilegrnali  ovati:  senn  bianco-cinerei. 

374-.  E.  Dendrowes,    Lin.   Ucria,  Biv.   Guss. 

Glabra,  a  caule  frulicoso:  foglie  addensate ,  li- 
neari-lanceolate,  interissime,  ottuse,  o  subacute:  om- 
brella 3-molti-fido-2-fida :  invohicretti  rombeo-subro- 
tondi:  sepali  esterni  del  perigonio  non  luoali;  regmati 
e  semi  glabri,  [isci  (Fnitice). 

E.  laeta-,  Ait.  E.  divaricala,  lacqu.  T ithy mains  den- 
droides,  MaCili.  T.  detidroides,  major,  ei  verior  Barrel. 


337 
T.  arboreus  Cast.  Cup.  T.  mirllfoUus  arborcus,   Cup, 
T.  saxadlis,  arboreus,  ami/gdali  breviori-folio',  Idem, 

!It.  Tilinialo  arboreo. 
Fr.   Titliyniale  en  arhre. 
Sic.   Ma'  carruni  ad  alberu. 

Febbraio-Ma_gio. 

ISelle  colline.  e  nei  luoghi  bassi  pelrosi  (Pelrara). 

Cauli  rarnosHsimi  in  largo  cespiiglio,  cicatrizzati, 
spesso  fosco-giallognoli,  dicolomi.  Focjlie  sparse,  linea- 
ri-lanceolate,  quasi  plane,  carinale  in  cima,  non  sem- 
pre  nlluselte,  ma  piu  toslo  subacute  ed  acute,  con 
la  base  e  I'  apice  per  ordinario  fosco-giallicci  come  i 
cauli  OniLrella  3-multifi(lo-2-0da,  o  meglio  dicotoma, 
giacche  ciascuii  ramo  sovenle  biforcasi  per  beu  due 
volte. //2yo/«(?re///rombeo-subrotondi,  corlamente  spun- 
tonati  air  a[)ice.  Denti  Ae'\  sopali  interni  del perifjonio 
inlernamenle  lanalo-fioccosi  all' apice:  sepah  esterni 
4.,  seraicircolari,  talora  subreniformi^  di  rado  subel- 
litlici,  alle  volte  subcrenulati,  Uileo-glaucescenti,  poi 
ranci,  due  piu  grandi,  dal  lalo  donde  piegasi  il  gam- 
bo  del  regmalo,,  e  due  piu  piccioli.  Anlere  didime. 
Rofjmalo  verde,  alle  volte  scabrosetlo,  con  minuta  stria 
sopra  ciascuiia  delle  tre  suture.  Semi  subglobosi,  ca- 
ruiicolati. 

Tutla  la  piania  e  glaucescente,  ma  piu  1'  inlera 
ombrella,  Iranne  i  regmali,  e  i  raggi  degli  iuvolu- 
crelli   clie  souo   quasi  giulli. 

375.  E.  P^Rjius,  Lin.  Ucria.  diss. 

Glabra,  glaucescente,  a  caule  suffrulicoso  alia 
base;  foglie  interissime  suhcoriacee  lineari-bislungbe, 
le  piu  giovani  embriciate  all'insu:  ombrella  sub-5-fido- 
2-fida:  involucretti  cordato-reniformi,  alquanlo  acuti: 
sepali  esterni  del  perigonio  suhlunati:  regmati  cor- 
rugalo-rugosi,  semi  lisci  {Su//'rutice). 

a 


338 

Tiihymalus  par  alias,  Dod.  Matlh.  Cast.  T.  ma- 
ritimus,   Cup. 

!It.  Titimalo  maritlimo. 
Fii.  Tithymale  maritime. 
Sic.  Maccarruni  di  mari.  •    i    . 

Maggio-Dicembre. 

IVelle  arene  marittime. 

Cauli  1-2-pedali  ramosi  e  rosseggianti  alia  base, 
coi  rami  eretli,  dritti.  Foglie  propriamente  non  lan- 
ceolate, ma  lineari-bislunghe  alquanlo  rislrette  nelle 
due  estremita,  con  Tapice  acuto,  convesse  e  liscie 
nella  pagina  inferiore,  plane  e  rugosette  nella  supe- 
riore,  di  consistenza  erbaceo-coriacea,  sparse^  sessili, 
col  punto  d'  inserzione  ingrossalo  e  rosseggiante,  lun- 
gbe  3-6-linee,  larghe  1-3-linee,  le  piu  giovani  ad- 
dossato-embriciate  in  spira,  le  adulte  eretto-palenti. 
Involucri  universali  ovato-aculi,  o  esattamente  cordati, 
eguali  ill  numero  ai  raggi  dell'  ombrella.  Ombrella 
spesso  4-fldo-3-Iida,  con  un  Gore  solitario  sessile  in 
mezzo  ai  raggi,  ed  a  ciascuna  dicolomia  dei  raggi 
stessi:  sotto  1'  ombrella  molli  ramelti  fioriferi  una  o 
due  volte  2-fidi.  Sepali  esierni  del  perigonio  A,  se- 
milunati,  dentali,  lutei.  Stili  corti  persistenti.  Regmalo 
profondamente  3-gono,  unisolcato  su  gli  angoli,  gla- 
bro,  rueoso.  Semi  obovato-subrolondi,  bianchi,  mac- 
chiato-impressi  di  color  fosco,  con  di  sotto  una  lineet- 
ta  fosca  verticale  all'  ombelico.  .        ■ 

376.  E.  Pine  A,  Lin.  Biv.   Guss. 

Glabra,  a  caule  suffiutticoso  alia  base:  foglie  in- 
feriori  lineari,  imbricatamente  piegate  in  giu;  le  su- 
perior! romboidali  allungate,  e  romboidali  ottuse  a 
coria  base:  ombrella  5-7-Gda,  2-fido-dicotoma:  invo- 
lucretli  semioibicolari,  inlerissimi,  concavi:  sepali  ester- 


339 

(li  del  pcrigonio  lunalj:    regmali  con  gli  angoli  ver- 
ruculosi:  semi  scavato-punlati,  bianchicci  (Sij/frt/licfl:). 

E.  caesjn'losa,   Ten.  /I.  nap.    i   in  add.  et  Syll.  - 
E.  linifolia,  Id.  fl.  nap.  prod.    E.  pilhyusa,    Ucria , 
non  Lin.  ex  Guss.  E.  fiagusana.  Reich.  Tilhymaius 
iinifolius  major  ii aliens,  Barrel.  T.  minor,  amygdali 
folio  lanlillum  brcviori,  muUicaulis,   Cup.  Esula  mi- 
nor,  Cast. 

Volg.  Sic.  Maccarruni. 

Novembrc  Maggio. 

Nei  luoghi  aspri  delle  coUine,  negli  alvei  dei 
lorrenti,  ai  margini  delle  vie  in  lerreni  calcari  i^Via 
da  Avola  a  Nolo');  non  mai  nei  luoghi  arenosi  ma- 
nltimi. 

Caule  1-2-pedaIe,  spesso  rossiccio  alia  base  ci- 
catrizzalo,  con  le  cicatrici  piu  rossicce.  Foglie  infe- 
riori  lineari.  acuto-spunlonate,  oppure  retuse  all'apice 
con  in  mezzo  un  cortissimo  spuntone,  che  spesso  si 
oblitera,  tutle  slrette  ollrepollicari  richinate ;  ascen- 
dendo  sempre  piii  corte  e  piu  larghette ;  le  piii  vi- 
cine  ai  rami  fioriferi  richinalo-incurve ;  e  di  queste 
quelle  che  servono  quasi  d'  involucro  ai  rametti  fiori- 
fori  sotto  romhrella  e  meglio  chiamarsi  romboidali- 
allungate,  porche  banno  i  lati  inferiori  un  po  rien- 
tranti,  quelle  poi  che  paion  deslinate  a  servir  d'  in- 
volucro air  ombrella  stessa  hanno  piultosto  una  figura 
di  romho  ad  angoli  ottusi,  e  percio  dir  dovrebbonsi 
romboidali-ollusi  a  corta  base.  Ombrella  5-7-radiato- 
dicoloma.  Rami  fioriferi  sotto  romhrella  sparsi  e  2- 
volte  dicolomi  con  un  fiore  in  mezzo  alia  seconda  di- 
cotumia  o  ad  entrambo,  come  osservasi  nelle  altre 
divisioni  dell' ombrella  stessa.  Gl'involucrctti  non  han- 
no propriamente  la  figura  ne  di  cuore,  ne  di  rene, 
come  vien  detto  nelle  descrizioni  degli  aulori,  ma 
quella  d'  un  mezzo    cerchio,  il  cui    semidiametro  sia 


340 

piu  lunyo  nel  centro,  poco  mono  nella  base,  e  mono 
ancora  ai  due  lati  inlormedii.  e  che  abbia  reluso  I'a- 
pice,  ed  otlusp  ed  allotuiate  le  due  e?lremila  basilar!: 
di  questi  involucrelli  gl'infenori  sono  qualche  volta  ri- 
chinati,  i  superiori  sempre  palenlissimi,  concavi.  Sepali 
esterni  del  perigonio  A,  lunati,  giallo-sporcbi  (color 
di  cera  veigine)  senza  lustre,  con  le  corna  acuminate. 
Angoli  ottusi  del  rerjmato  esilmente  '1-solcafi,  e  sparse 
ai  due  lati  del  soico  di  verruchette  miiiulissime:  val- 
liceile  liscie:  semi  bianco-cinerei. 

377.  E.   Helioscopu,   Lin.   Ucria,   Gtiss. 

Subglabra,  a  caule  eretlo  o  risorgeiite :  foglie 
cuneiformi-spatolate,  segliettale  dal  mezzo  sino  all'a- 
pice:  ombrella  5-radiata,  2-3-fido-dicotoma;  involu- 
crelli obovato-bislungbi  obliqui:  sepali  esterni  del  pe- 
rigonio non  iunali:  regniato  glabro,  liscio:  semi  obo- 
voidei  foschi,  reticolato  rugosi  {Annua). 

Tithymahis  helioscopius,  CD.  Dod.  Matth,  Cast. 
T.   major,  siibrotimdis  foliis,  crenatis.   Cup. 

B.  Phoenicoccj.  a  regraali  uero-porporini  da 
un  lato.  • 


Folg. 


It.  Erba    calenzuola,  Erba    rogna,    Tilimalo 

elioscopio. 
Fr.  Tilhymale  reveille-matin. 
Sic.  Maccarruneddu. 


Dicembre-Maggio. 

Negli  orli,  ai  margini  delle  vie,  nei  campi,  nei 
ruderi   comunissima.  La  var.   B  non    assai  frequente. 

Coliledoni  elliltici.  Cauli  ^a  3-pedali  (ordinaria- 
menle  1-pedali )  per  lo  piij  rosseggianti  alia  base, 
sparsamenle  pelosi  o  inleramenle  glabri:  pochissimi 
peli  sopra  gl'  involucri  e  gl'  involucrelli,  e  ancor  piu 
rari  sopra  le  foglie.  Foglie  scghettale  dal  mezzo  sino 


341 
aH'apicc  ;  involucretti  pur  spgholtali  (a  dcnti  irregolari  ) 
dair  apice  sin  presso  alia  base.  Ombrelle  S-ra- 
diate,  talora  3  o-i  railiafo  :  ogni  raggio  2  3  volte 
3  partilo.  poi  dicolomo.  Semi  non  ovoidi,  ma  oho- 
voidi.  perclie  piii  strclta  e  I' estremila.  ove  trovasi 
I'omlxdico  bianchiccio.  chc  cosliluisce  la  base  del  friillo. 

Nclla  var.  B  11  colore  neio  sanguigno  non  e  ii- 
initalo  ad  una  sola  faccella  del  re(jmalo.  ma  i  lembi 
vicini  delle  altre  due  facetle  se  ne  trovano  le  piu  voile 
come  brizzolali.  Emmi  venulo  di  osservare  in  molli 
individui  di  quesla  varieta.  cbe  tuUe  le  parli  della 
pianta  erano  assai  piibesccnti,  Irovandosi  coperti  di 
moiti  pcli  patentissimi  non  solo  i  cauli,  le  foglie  e  gli 
invokuri.  ma  pure  i  raggi  della  stessa  orabrella,  e  delle 
ombrcHette. 

378.  E.  PvBEscENs,  Desf.  Ten.  Guss.  non  Vahl, 

Viilosa,  a  caule  cretlo:  foglie  linoari-bislunghe 
e  lanceolate,  seghellale:  ombrella  3-radiala,  3-fido- 
2  fida:  involucretti  (due)  ovaio-romboi,  a  base  slorla, 
subnuuTonati:  sepali  esterni  del  perigonio  non  lunali: 
regmati  muricati,   villosi:   semi  lineali  {Bizocarpica). 

E.  verrucosa,  Sibth.  ex  herb.  E .  pilosa,  Smith 
ex  loco  7ialuli,  ei  ex  synon.  Barrel.  Bertol.!  Siblh.? 
ex  prod.  fl.  gr.  et  ex  loco.  Tillujmalus  palustris, 
villosus,  THo/lior,  ereclns,  Barrel.  T.  minor,  palu' 
slris,  canescens,  myrlifolio  hirsuto,  Cup.  T.  palu' 
dosus,  humilis,  hirsulus,  amydali  atrO'Virenti  fo' 
lio,  Idem. 

f^oly.  Sic.  Maccarruneddu. 
Quasi  per  tutto  I'  anno. 

Ai    margini  doi    fiumi,  e  dei    ruscelli,  e   nella 
maggior  parte  dei   luogln   acquosi. 

Cauli  1-2-peiiali,   inferiormente  ramosi,  eretti  o 
risorgenii,  rossicci  e  glabri  alia  base,  verdi  e  pube- 


3i2 

scenli   in    cima.    Foglie    lineari-bislunghe ,  o    liiieari- 
lanceolate,  sessili,  sparse,    seiniondate,  per  ordinario 
a  base    cordata,    miiiulamente    dentato-seghettate.  so- 
pra  tutlo  air  apice.    Involucri  ovalo-bislunghi    acuti, 
eeuali  al   numero  dei  rairgi:   involucretli  due:   aW  uni 
e  gli  altri  minulamente  dentato-segliettali,  e  semion- 
dali   come  le  foglie.  II  fiore  della  dicotomia  nou  pare 
che  possa  dirsi  peduncolato   Guss.,   imperocche  quel 
che  appare  un    peduncoloj  e  piuttosto  un    prolunga- 
menlo  del  tubo  del  perigonio,  e  Corse  peroio  fu  detlo 
sessile  da   Desfontaines.  Sepali  esterni  del  perigonio 
A,  subrotondi,   alquanlo  concavi,  di  sopra  lisci,   gla- 
bri,  di  sotto    villosi .  da  principio    verdi-glauchi,   poi 
luteo-pallidi.  Le  picciole  punte  o  verruchelte,  che  co- 
prono  il  regmato    soiio  per    ordinario    fosco-ranciate. 
Semi  obovoidi,  subcompressi,  seoza  ne  linee  ne  asprez- 
ze  visibili,   ma  oscuramente    rugosnUi  solto  la  lente, 
baio-chiari.  Non  e  oscuramente  verde  la  pianla  Guss. 
ma  piuttosto  verdi-canescente  a  causa  della  villosila, 
di  cui  e  coperla. 

379.  E.  Cebjtocjupj,  Ten.  Guss. 
Glabra,  a  cauli  t'rutescenti:  foglie  lanceolate  in- 
lerissime.  verdi-glaucesccnti:  ombrella  5-radiata  3-4- 
Cda,  2-fido-dicotoma:  involucretli  ovato-subrotondi,  od 
obovati,  spuntonati:  sepali  esterni  del  perigonio  non 
lunati:  regmati  vcrrucosi,  con  le  verruche  coadunate 
ramose:  semi  lisci  (Suffnilice). 

E.  sicula,  Lin.  ex  Pour.  E.  orientalis,  Smith. 
Tithymalus  esulas  alter,  Toiirn.  T.  folio  longo  glau- 
co,  caule  rubra-,  capsulis  verrucosis,  elatior,  siculus. 
Raj.  T.  palustris,  amggdali  folio  glauco,  leviler  hir* 
sutus,   Cup.   T.  chariacias  tertms,   Cast.  ?  .. 

Folg.  Sic.  Maccarruni. 
Maggio-Agoslo.  ^ 


3i3 

Nelle  siepi,  ai  margini  dei  cainpi  e  delle  vie, 
nelle  valli. 

Coiili  frulicosi,  vergali,  dritti,  cilindiici,  rosseg- 
gianti  alia  base,  3-o-pedali,  molli  dalla  slessa  radice. 
Foglie  lancoolate,  sessili,  interissime,  subondate  al 
margine.  richinale,  d'  un  verde  allegro,  ma  non  molto 
glaiicescenti,  bensi  gluucescenli  gl' involucrelti.  Moiti 
rami  fioriferi  3-fido-dicolomi,  sparsi  sotto  1'  ombrella. 
Involucri  o-filli,  lanceolali,  divaricali:  involucrelti  ova- 
to-subrotondi  od  obovali  a  margine  semiondato,  spun- 
tonati,  cguali  in  numero  ai  raggi  delle  divisioni,  pa- 
tenli:  in  mezzo  ai  raggi  dell' ombrella  quasi  sempre 
un  fiore  aborlito:  peduticoli  1-lineari,  angolati.  Sepali 
esterni  del  perigonio  A,  orbicolari,  alquanto  concavi, 
da  principio  glauchi  inverniciati,  poi  intensamente 
lulei,  non  lucidi.  Regmati  a,A  angoli  oltusi ;  verrucosi, 
con  le  verruche  nei  di  sotto  appena  visibili,  nella 
parte  superiore  coadunalo-raraose,  filiformi.  Semi  li- 
sci,   cinereo-piombini. 

380.  E.   CuAnAciAs^  Lin.   Ucria,   Gnss. 

A  caule  fiatescente:  foglie  glaucescenti  lineari- 
lanceolate,  storte,  subcoriacee^  interissime  pubescenti: 
ombrella  molli-radiala,  2-fido-dicotoma:  involucretti 
subrotondo-bislunghi,  infilati,  smarginati:  sepali  esterni 
del  perigonio  semicircolari,  scuro-fegatosi :  regmati 
pelosolanati:   semi  ovoidi,   lisci  {Suffrntice). 

E.  eriocarpa,  Incrju,  Berlol.  Reich.  E.  Veneta^ 
W  ex  Ten.  Tilhijmalns  Characias  primus,  Mallli, 
Cast.  T.  characias  rubons,  peregrinus,   Cup, 

I  It.  Caracia,  Titimalo  caracia. 
Volg.  {  Fr.  Titbymale  pourpre. 
I  Sic.  Maccarruni. 

Gennaio-Marzo. 


3/a 

I\elle  sifpi,  nelle  macerie,  ai  margini  ilei  campi, 
nei  luoglii   pelrosi. 

Gauli  frulicosi,  rosso-foschi  alia  base,  3-4.-pedali, 
pubescent!  corae  la  pagina  inferiore  delle  foglie,  inoiti 
dalla  slessa  radice,  piu   robusli  di  quelli   di-lla  specie 
precedente.   foglie  interissime,   linean-lanceolate  stor- 
te,  0  per  lo  meno  noQ  esatlameiite  drilte,  porennanti 
in  cima  dei  rami,  sparse,  avvicinale,  cortainente  spun- 
tonate,  bianchicce  e  pubescenti   nella  pagina  inforiore, 
nella  superiore  d'un  verde  alquanto  cupo,  non  del  tulto 
glabre,   ma    sparse  piu  o  meno  di   pube  pm    corla  e 
meno  filla,  a    segno  da  non    impedire  la    lucenlezza 
della    pagina    slessa.   Molli  gambi   iioriferi    dicotomi, 
sparsi  sollo  I'  ombreila:   lulli  (  anche  quelli    dell'  om- 
brella)  pubescenti  come  il  caule.  Involucri  (  che  sta'n 
solto    ed  anche    in    mezzo  ai  raggi    dell' ombreila,  e 
sotto  agli  allri  rami  fioriferi)  tutti  spalolato-lanceolati, 
riflessi  pubescenti  come  le  foglie:  invohicrelli  subro- 
tondo-bislunghi,    alquanto    concavi    nel    disco,  lesso- 
smarginali  ai  due  lati  piu  strelli(coi  due  apici   sub- 
mucronati)  pur  pubescenti,  ma  per  ordinario  glabrati 
ai   margini   in  ambedue  le  [)agine.  Sepali  eslerni  del 
perifjonio  h,  semicircolari,   inseriti  per  la  linea  curva, 
con  la  linea  diametrale  al  di  fuori,  spesso  drilta,  non 
di  rado  sublunata  e  guernila  di  qualcbe  corto  denle 
o  crena,   non  fosco-porporini,  corae  dice  il   Ch.  Gus- 
sone,   averli  sempre  osservato  in   Sicilia,   ma  dappri- 
ma  nerastri,  poi    scuro  iegalosi,    di  sotto  pubescenti. 
blili    persislenti .    Hegmali    bianco-peloso  laiiali,    con 
una  stria  sopra   ciascuna  delle    suture.  Semi   ovoidi, 
lisoi,  foschi. 

II  Gh.  Tenore  {Fl.  med.  tin.  e  Fl.  pari,  di  Nap.) 
riferisce  questa  specie  alia  E  ^enela  IF.  cio  che  nun 
gli  vieue    couseulito  dal  Ch.   Gussone,   il  quale  assi- 


345 
cura  aver  trovalo  gli  escmplari  della  E.  Characias 
neir  Erbario  Linneano  non  diversi  dalla  nostra.  Tulta- 
via  il  Ch.  Bertoloni  osserva,  differire  questa  dalla  vera 
E.  Characias  pel  petal!  dentellati,  per  la  fioritura 
pill  primaticcia,  e  per  altri  caralteri ;  i  quali  per  vcro 
non  essendo  baslantemente  notabili  per  coslituire  una 
dilTerenza  specific  i,  ho  volulo  piulloslo  attenermi  al- 
I'autorila  di  Gussone,  non  segregaodole  dalla  specie 
linneana. 

,  (  Continua ) 


44 


SAG&ICI 

SULLA  COSTITUZIONE  FISICA  DELL' ETNA 


DEL   SOCIO 


5?*S<^S,  <B*  <&SS£S2SaSil5a<J> 


lETTO  WELL  A   SEDCTA  OEDISARU  DEL  18  BARZO  1841, 


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ij; 


ll^2lttt.rt.*lilt±*Jt^*.^l*.tl^*.i.vri*Jt.*itJciA^■k^^*.t^^ 


Si  e  tanlo  detto  dell' Etna    dagli  antichi  e  moilerni 
nazionali  ed  esleri  scriltori:    ci  siarno   noi  stessi  lanle 
voile   occupati  di  queslo    celebre    vulcano ,   che    pare 
non  dovere  restar  oramai  cosa  alcuna  a  dire  di  nuovo 
su  di  esso;   ed    esser  anzi    tempo  di    compilarne  una 
storia    assoluta.    Eppure  non    siamo  in  queslo    caso; 
mollo  resta  a  dire  ancora    su'  pretesi    sollevamenti  di 
taluni  punti   de' fianchi   deli'  Etna :    molto   sulla  nalu- 
ra  e    giacilura  de'  suoi    maleriali ,    ed   assai   poco   ne 
e  stata  trattala  la  parte  geologica,  vale  a  dire  I'uni- 
cila  o   pluralita  del  suo  focolare;  il  rapporto  del  ter- 
rene nettunico  col  vulcanico;  le  diverse  eta  di  questi 
terreni...A  meno  poi  delle  poche  idee  da  me  avaa- 
zate(l)  suir  epoca  della  prima    apparizione    dell' Etna 
presso  la    costa  del    terreno    soltomarino ,   cbe  fu  nel 
seguito  de'  tempi  Siciiia  appellalo,  ncssuno  ha  toccato 
mai  un  tale  argomento.   E'  percio  ch'  io  ho  scritto  il 
saggio  che  vado  a  sommettere  a  questo  illulre  assem- 

(1)  Dpscrizione  d'una  nuova  tavola  geologica  della  Siciiia  ec. 
Giornaic  Lelterario  per  lu  Siciiia  tuui. 


350  '     '       ■ 

Lramento;  nel  quale,  fornando  a  dare  iino  sguardo 
alia  fisica  strutliira  dclla  nostra  monlagna,  tenkro  di 
stabilire  alcun  che  di  posilivo  su'  pretesi  sollevamenli; 
spero  di  provare  con  fatti  lucidissimi  la  unicita  della 
sua  gola  :  trattero  de'  rapporti  che  essa  mantiene  cni 
terreni  ncHunici  e  basaltici,  non  che  dell' epoche  alle 
quali  possono  riferirsi ;  e  sopra  i  dati  che  I'Etna  stessa 
ci  presla  cerchero  di  indagare  in  qual'epoca  delle  for- 
mazioni  successive  della  crosta  terrestre  si  accese  il 
primo  focolare  di  queslo  vulcano. 

Se  a  quanto  mi  son  proposto  non  sara  per  cor- 
rispondcre  il  mio  lavoro,  esso  sara  sempre  utile  alia 
scienza  ,  perche  servir  puo  bene  ad  aprire  un  vasto 
campo  a  nuove  osservazioni,  delle  quali  non  puo  aspet- 
larsi  che  schiarimenli  la  teoria  de'  vuloani. 


%j  area,  racchiusa  dalla  gran  curva  eliittica  di 
piccole  monlagne  ed  aiti  colli,  la  quale  cominciando 
da  quelle  di  Taurotnina  gira  per  le  altre  di  Malvagna, 
di  Placa,  di  Centorbe.  di  Judica,  di  Ramacca,  di  Mi- 
litello,  di  Francofonte,  di  Lentini  e  iiaisce  appianan- 
dosi  al  Capo  di  Sanlacroce,  e  occupala  per  meta  dalla 
piana  di  Catania  e  dal  golfo  dello  stesso  noine,  e 
per  I'altra  da  basse  colline  di  gres  ed  argilla,  sopra 
Je  quali  con  una  base  di  93  nn'glia  giganteggia  il 
niassimo  Etna,  che,  conico  e  solo,  sdegnando,  al  dir 
di  Bembo  (1),  la  vicinanza  di  altre  monlagne  si  Irat- 
liene  ne'  suoi  confini,  e  s'innalza  a  due  raiglia  e  mezzo 
nelle  linee  dell' atmosfera.  -ni    ^::.; 


{l)  Coelubs  degit,  et  iiulliiis  raontis   dignata  coiijugium, 
caste  iiilru  suus  leiuiiiius  coulinulur. 


3S1 

L.i  lonna  della  massa  di  questo  vulcano,  benche 
presa  insiiine  si  accosta  alia  figura  di  un  cono,  lia 
lutlavolta  lali  scavamenti  e  tali  elevazioni  nella  sua 
siiperficjp.  chi'  nel  disegnarla  da  qiial  siasi  lato,  non 
dara  mai  csatla  quella  figura;  e  riducesi  piu  losto  ad 
tiu  aiuriiasso  di  nionticeili.  di  l)alzi.  di  piani  inclinati, 
di  creste  e  di  rupi,  chc  soslengono  itifiiie  un  alto  dorso 
di  monlagna  leiininala  iielia  sua  velta  da  un  cono  Iroii- 
cato.  Dalla  parte  che  guarda  rorienle  poi  una  im- 
monsa  vallata  sccma  di  una  sesta  parte  circa  la  massa 
del  gran  corpo  <lella  montagna,  e  costituisee  un  irre- 
golarissimo  lerreno. 

Vasto  nuinero  di  crateri  di  eruzioni,  gia  successe, 
si  elcva  a  cono  rovescio  ne'  flanchi  del  vulcano;  nia 
il  solo,  aperlo  alle  peionni  sue  esplosioni,  e  quello 
cbe  costituisee  I'apice  della  montagna,  il  soramo  ver- 
tice  deir  Etna. 

Cominciando    ad    osservarne    la    superficie   dalla 

parte  di  mezzogiorno,   determiaata  dal   quarto  di  cer- 

chio  che  comincia  da  Palcriio,  e  temiina  al  Capo  dei 

Molini,  si  trova,   che  le  lave   dell'  Etna  cuoprono  parte 

del  terreno  di   gres  ed  argilla,   termine  delle    colline 

di  quella  fonnazione  che  fan  seguito  s!  poggi  di  Ader- 

no.  Sopra   di  questo    appajono  taluni  piccoli    vulcani 

idroargillosi  detti   salinelh ,  e  molte   acque    minerali 

han  quivi  la  loro  scalurigine.  Una  rupe  di  lave  quasi 

interamenle  prismaliche  costituisee  la  Rocca   di  Pa- 

terno,  sopra  la  quale  stanno  la  chiesa  madre,  i  Cap- 

puccini  e  la  torre  normanna   con  allre  abitazioni.  Que- 

ste  lave  prismatiche  sono  di  una  tessitura   compatta, 

e  molto  si  avvicinano  al  basalto.  Dalla  parte  di   po- 

nente  della  rupe  molli  blocchi  di  queste  slesse  lave, 

ma  piu   cellulari,  sono    impregnali  di    petroleo,  e  le 

cellule  lo  contengono  uello  stato  liquido. 


352 

La  collina  argillosa  serve  di  base  in  seguilo 
alle  carriere  di  lave  basaltiche  chc  occupano  lulte  le 
allure  del  feudo  della  Scain  e  di  s.  Hiagio]  e  poi 
a  tramontana  quelle  di  /Icquarossa.  Scoverta  alquanto 
moslrasi  nel  feudo  di  Valcorronte,  ove  le  ultime  lave 
di  quel  lalo  delT  Etna  veggonsi  soprastarvi,  e  si  van 
rompendo  in  blocchi  nel  loro  margine,  ailorche  il  ter- 
rene argilloso  che  le  sosteneva  va  mancaiido.  \}n  grup- 
po  di  basaili  globulari  apparisce  in  mezzo  alhi  colli- 
nella  argillosa,  presso  i  molini  di  Valcorreule  ,  e  da 
li  \\\  poi  la  fonnazione  terziaria  di  gres  ed  argilla  re- 
sta  alio  scoperto,  e  forma  i  colli  della  Molta  e  delle 
Terreforli  di  Catania. 

Alia  Molta  un'allra  rupe  di  lave  basalliche  si  alza 
isolala,  in  mezzo  alia  cennata  formazione  terziaria  e 
sembra  non  avere  rapporto  alcuuo  colle  lave  dell'  Et- 
na, avendo  tulla  I'  apparenza  di  un  vulcano  indipen- 
dente  dal  gran  focolare;  essa  conserva  tull'ora  i  vestigii 
di  un  cratere,  e  di  un  piccolo  corso  di  lava  che  da 
quello  dovelle  provveuire. 

Dalle  Terreforti  avvicinandosi  verso  Catania  nes- 
suna  lava  si  incoiitra  a  riserba  di  un  braccio  di  quella 
del  1669:  ma  toslo  anliche  correnli  occupano  le  col- 
lioe  argillose  de'  conlorni  della  cilia  per  ponenle,  e 
Catania  e  fabbricala  in  parle  sulle  lave,  ed  in  parle 
sulle  colline  argillose  e  sulla  spiaggia  del  mare. 

Lave  e  poi  lave  costiluiscono  lutla  la  I'alda  che 
da  Catania  si  estende  sine  ad  Aci-castello:  si  va  noa 
oslaute  scoprendo  la  sotlopposla  formazione  terziaria  a 
Cd'ali,  al  Fasauo.  a  s.  Paolo,  alia  Leucatia,  al  Cana- 
licchio,  a  fSunziatella,  e  poi  ue' poggi  di  Aci-castello 
e  Trezza.  : 

La  rupe  di  Aci-castello  e  tulla  di  basalto  globu- 
lare  e  pepenno  color  lionalo.  Una  quaotita  di  giuppi 


353 
di  vero  ;)asallo  sorge  per  tiitto  il  Iralto  di  que'  collf, 
e  porzione  di  esso  forma,  noii  clie  la  spoiida  del  ma- 
re,  ma  si  bene  i  faniosi  Scofjli  de  Ciclopi. 

La  superficie  della  seziune  del  coiio  che  ha  per 
base  il  quarto  di  cerchio  indicato,  e  termina  coll'apice 
nel  verlice  dell'  Ktna,  e  tulta  di  terreno  vuleaiiico,  di 
lave  di  varie  epoche  addossale  una  all'allra,  e  che  a 
quaudo  a  quaudo  sono  coverte  di  varii  cam  pi  di  arcne 
vulcaniche,  e  di  monticelli  di  eruzioni  co'  loro  spenli 
craleri .  Una  gran  parte  e  gia  coilivata  a  vigne  ed 
oliveti,  ed  e  sparsa  di  ameni  viilaggi;  la  porzione  piii 
alta  e  stata  fin'  ora  coperta  di  boschi,  che  fonnavano 
un  collare  di  vcrzura,  a!  dir  di  Buffon,  al  capo  ste- 
rile e  canuto  di  quel  magno  vulcano. 

Dal  Capo  de  molini  sino  a  Piemonte,  aJtro  quarto 
di  cerchio,  entro  cui  contiensi  la  parte  orienlale  del- 
lEtna,  il  suolo  e  vulcanico:  ma  e  ollre  a  cio  il  piu 
interessanle  di  tutto  il  resto  del  suolo  elneo .  Presso 
Aci-rcale,  e  propriamenlo  alia  sca/azza,  la  cosla  ma- 
riltima  presenta  una  scoscesa  t;igliata  quasi  a  picco 
nella  quale  ben  possonsi  noverare  si  tie  strati  diversi 
di  lave,  di  natura  pressoche  simile,  di  cui  talune 
ntHa  struttura  sono  quasi  le  stesse  di  quelle  basal- 
tiche ;  celiulari  pero  e  piene  di  bei  cri^lalli  acico- 
lari  di  arragonile.  A  fianchi  del  piccolo  scalo  di  Aci 
una  lava,  che  non  e  delle  piii  antiche,  olTre  alia  spon- 
da  del  mare  una  grotla  di  lave  prismatiche  che  per 
basalli  si  prenderebbero  a  prima  giunta,  e  da  un'idea 
in  miniatura  della  grotla  diFingal:  i  prisrai  peio  ol- 
tre  di  non  essere  arlicolati,  per  avere  gli  spigoli  assai 
taglienti  e  per  terminare  al  di  sopra  in  massa  di  lava 
che  confondesi  con  quella  di  tulta  la  cosla,  sino  al  poz- 
zillo  fan  conoscere  che  la  loro  forma  e  dovuta  al  parti- 
colur  modo  di  rafTreddamento  della  correnlc  vulcaniea. 

Sieguono  le  lave  fin  presso  la  Torre  degli  Arcu- 

45 


334 
rafi,  ove  un  lerreno  di  trasporlo  di  cioltoli  e  materiali 
vulcanici  in  una  specie  di  breccia,  fa  parte  del  lillo- 
rale.  Una  rslesa  pianura  ed  amenissimi  colli  coslitui- 
scono  il  feudo  e  la  piana  di  Mascali  &mo  a  Piemonte, 
ove  la  vegc'tazione  e  la  collura  sono  al  massimo  grado 
di  floridezza  e  di  perfezione. 

In  quesla  sezioiie  di  cono  s'  incontrano  i  feno- 
meni  geologic!  piii  inlerossanti  che  I'  Etna  presenta 
iic'suoi  fianchi.  Sopra  i  colli  di  Zafarana,  di  Milo.  di 
Annunziata  e  di  Gerrila,  si  apre  il  vasto  avvallami'nto 
detlo  valle  del  bove\  ha  esso  per  liinite  meridionale 
la  schiena  deW  asino,  le  serre  del  salfizio ,  li  mon!i 
di  Galaniia  e  Gassone;  per  sel'enlrionaie  le  concazze 
e  le  finaile,  per  ponenle  il  baizo  del  Trifogliello,  la 
monlagnuola ,  il  piano  del  Lago,  ed  il  vertice  del- 
r  Etna,  e  per  levante  i  colli  di  fiori  di  Cosimo  e  del 
Milo.  Ginque  miglia  all  incirca  e  la  sua  larghezza, 
sette  la  lunghezza ;  ed  ancorche  piii  d'  una  volta  mi 
locchera  far  qui  cenuo  di  questa  valle,  non  posso  Ira- 
sandar  di  dame  ora  una  succinta  descrizione, 

11  piano  inclinato  che  dal  principio  della  regio- 
ne  discoperta  tende  verso  la  cima  della  montagna, 
dalla  parte  di  mezzogiorno,  dalle  boccarelh  del  fuoco 
del  1766,  cioe,  sino  al  piano  della  Calvarina  si  eleva 
verso  la  schiena  dell' asino;  la  quale,  lungi  di  con- 
tiniiare  verso  la  cima  dell' Etna,  come  sembra  essere 
stale  il  caso  una  volta,  viene  tagliata  dalla  valle  del 
Trifoglietlo  che  da  quel  sito  comincia  a  sprofondarsi; 
e  quella  schiena  ridotta  ad  una  serie  d'  incavature  e 
di  rialti,  che  corre  per  S.  E.  va  ad  unirsi  ad  altra 
serie  di  creste  e  di  portelle  dette  serre  del  salfizio, 
che  sono  anch*  esse  il  termine  del  piano  inclinato  da 
Calvarina  sino  a\^  Arcimisa.  Le  colline  poi  di  Cas- 
sone  e  di  Sarro  servoao  di  base  a'  mooti  di  Calaana. 


33a 
Questo  segiiilo  cosl  di  alture  che  sono  in  vario    mo- 
do    tagliale  e  scavale    tulte  da    piccoli    alvei    di   Inr- 
reiili  dirjtti,   per  lo  piu,   alia  plaga    meridion;ile.   for- 
ma  il   parole  di  iDezzogiorno  e  scirocco  della  valle  del 
bove;   la  quale  gitinta  aWo  zoccolaro  si  apre,  anche  piu 
appiolondaudosi,  in  altra  valle  quasi  circolare,  della  di 
Cai.mna;   e  piu  basso  in  un'  altra  minora  della   di  s. 
Giacomo.  11   parelt  sellenlrionale  assai  piu  alio  del  gia 
inenzionato,  e  meno  tagliente  nell' orlo,  comincia  dai 
margine  di  allra  valle  quasi    Irasversale,  cui  fu  dalo 
in  anlicbi  tempi  il  nome  di  valle  del  leone;  e  poscia 
si  conlinua  per  ie  concazze  e  fina/ie  di  Gerrita,  di  cui 
il  piano   mcliiiato   selleniriooale  forma  parte  del  dorso 
dell'  Etna   verso  M.    Caldara,   M.   INero,  e  Collebasso. 
Di  parete  occidenlale  serve  alia  gran  valle  I'altissimo 
baizo    del  Tnfogiielto,   cbe  puo  riguardarsi    come  la 
sezione  del  corpo  della  montagna.  Dalla  parte  di  le- 
vante  nou  v'  ba  parete  olevalo:  ed  e  aperta,  per  cosi 
dire,  sino  al  mare  del  Riposlo;  se  non  che  moiti  mon- 
ticelli,   torreiili,  colli,   vallale,  lave  ed  aspro  e  selvag* 
gio  terreno  si   Irovano  in  mezzo  ;   di  inodo  che  le  ac- 
que  de'torrenti  DeU'inverno  nun  iscendono  diretlamente 
(lal  Trifogliello,  dalla  valle  del  hue,   da'  Zappinelli  e 
da  lullo  il  foudo  in  somma  della  gran  valle  verso  Za- 
farana,   Milo,  s.    Giovanni  e  Giarre,  ma  irovando   urto 
in  M.  Calialo,   M.  Finocchio  e  fiori  di  Cosimo,  esse 
dividonsi  in  varii  torrenli,  i  quali  per  direzioni  diverse 
scendono  giu  pe'  fianchi  della  monlagna,   ruinosi  tal« 
volla  e  formidabili  alle  collivale  lerre  de'  conlorni. 

Enlro  questi  limiti  la  valle  del  bove  olfie  al  geo- 
logo  non  poco  da  osservare  e  nfletlere.  Risalendo 
dalla  valle  di  s.  Giacomo  verso  \\  piano  del  Trifo- 
glietto,  s'  incotrano  in  prima  le  aiiliche  makrie  vul- 
caniche  di  che  son  costituili  que  colli,  i'onuLihti  il  ter- 


356 
mine  ccnnaU)  della  serir  dell<?  rresle  do'monli  di  Casso- 
lie  e  Caiarina.  lulte  nello  slain  di  fatiscenira,  e  di  iiiia 
tessilura  slaia  gia  c'oni|jaUa,  ed  abhondante  di  aiifil)ole 
in  una  pasta  di  fel^palo  e  pirosscne.  La  valle  di  Ca- 
lanna,  che  vienc  in  segiiitn.  si  approspnta  a  guisa  di 
iin' anfitealro  con  allissimi  pareti  ne'quali  si  possono 
bene  numerare  vcntidue  slrati  di  lave,  interrotti  spesso 
da  materiali  piu  scioili  e  scoriformi.  Quesli  strati  sono 
alquanto  inclinati  da  Nord  a  Sud.  e  da  Ovest  ad  Est, 
guardando  i  diversi  lati  della  valle,  talche  non  v'  e 
occhio  di  esercilaio  geologo  che  non  vi  scoprisse  la 
stralificazione  a  mantello ,  cioe  la  successiva  sovrap- 
posizione  di  lave  sopra  lave  intorno  il  nucleo  conico 
deir  Etna:  e  nella  valle  slessa  non  ravvisi  ]o  sprofon- 
damento  del  suolo  che  lasciolla  in  tal  guisa  lagliata 
e  disposta. 

Risalendo  ancora  piii  in  alto  per  giungere  al  pia- 
no superiore  della  valle,  si  passano  lave  reoenti  aspris- 
sime  e  crude,  addossate  sopra  altre  lave;  ed  arrivati 
appie  del  monte  di  Galanna  un'altro  ancor  piu  grande 
anfiteatro  presentano  le  serre  del  salGzio,  la  schicna 
deir  asino,  il  baizo  del  Trifoglietto ,  il  salto  del  cor- 
bo,  Giannicula ,  il  margine  della  valle  del  leone  e 
delle  concazze.  II  monte  Zoccolaro,  a  sinistra,  e  la 
rocca  di  Musarra  con  quella  della  capra  a  destra  for- 
mano  il  termine  del  piano  superiore  della  valle  di  cui 
il  suolo  e  tutto  ingombro  di  lave  reoenti,  fra  le  quali 
si  eleva  il  picciol  cono  di  s.  Simone  della  eruzione 
del    1811. 

Fra  tanto  materiale  moderno  pero  non  lasciano  le 
antiche  rocce  di  farsi  vedere;  i  pareti  sono  di  lave 
felspatiche  per  lo  piu,  e  la  loro  antichita  e  palese  se 
si  guarda  alio  stato  di  disfacimento  in  che  sono.  Veg- 
goasi  a   quando  a  quaado    verticalmente    tagliate   da 


357 
filoni  Hi  lavo  pirosseniche,  di  varia  doppiezza,  e  a  di- 
versa  dislanza  gli  uni  dagli  altri ;  ma  quol  che  e  piii 
rini;irch(!Vole  si  e  che  qiiesti  filoni,  o  dighe  riguar- 
dali  nella  loro  direzione  par  che  tendono  a  ronser- 
var<j  delle  liiice  che  converirono  verso  il  baizo  del 
TriJbgiieltn. 

Giiardando  in  talune  delie  spaccature  delle  serre 
del  salfizio.  si  vede  hcnissimo  che  queste  elevazioni 
sono  formate  anch'esse  <li  slrali  di  lave;  e  di  male- 
riali  vulcanici  sciolli,  e  qiiesli  slrali  presenlano  una 
inclinazione  di  23  gr.  e  taivolta  anche  piu  ;  e  da  que- 
sta  osservazione  si  sono  tirate  tanle  conseguenze,  di 
che  noo   lasceremo  di  far  parola. 

I  inateriali  che  raancano  di  questo  avvallamenlo 
si  vcde  facilmente  che  sono  giij  trascinali  da' colli  de! 
Milo  sino  a!  mare  del  Hiposto;  ed  e  percio  che  misti 
a  quelle  del  sistema  felspalico  le  rocce  pirosseniche 
rinvengosi  per  tuttlo  quel  Iratto  di  suolo,  11  minera- 
jogista  che  ama  raccogliere  i  varii  esemplari  di  rocce 
vulcaniche,  che  a  dovizia  1'  Etna  presenla,  e  sicuro 
di  arricchirsi  di  estesa  collezione  salendo  da  Giarre 
verso  la  valle  del  hove. 

II  quarto  di  cerchio  di  tramonfana,  che  da  Pie- 
monte  termina  a  Brotile.   nella  base  del  cono  etneo, 
mostra  il  vario  rappporto  del   terrene    nellunico  colle 
Idve  del    vulcano.    Verso    Casliglione  il  suolo   secoa- 
dario  di  arenaria    micacea  con  ligniti,  e  piu  a  S.  E. 
le  colline  di  Miloscio   di  calcario  arenario  e  gres  ter- 
ziario,  mauileslansi  non    occupati  da  materiali  vulca- 
nici ,  se  si  tolga  la    corrente  di  lava    che  da  Pielra 
marina    lungo  il  lello  del  fiume  Onobola,    Cancheg- 
giando  il   calcario  lerziario    pellinifero    di  Caltabiano, 
si  estende  sino  alia  punla  di  Schiso,  ultimo  termine 
orientale  dell'  impero  dell'  Etna. 


3!i8 

Da  Piemonte  per  Lin^jua^lossa  e  Randazzo  il  suo- 
lo  e  tullo  vulcaiiico.  Da  Kaiidazzo  a  Malello  il  lerreiio 
nellunico  torna  a  scoprirsi,  secondario  in  molli  siti,  e 
terziario  in  allri.  Ma  da  Brontp  sino  ad  Aderno  e  poscia 
sino  a  Paterno  ,  che  e  il  rimanente  del  cerchio  per 
ponente,  le  correuti  di  lave  prismaliche  forn>ano  it 
margine  della  falda  dell' Etna  che  il  Simeto  oircoscri- 
ve  per  quel  Jalo,  e  che  spesso  taglia  per  mezzo,  la- 
sciandone  parte  non  poca  al  di  la  dell'opposla  rivie- 
ra,  come  a  Carcaci ,  ad  Aragona  e  fin  sotto  la  pia- 
nura  orienlale  di  Gentorbe. 

Sotlo  Aderno  Biancavilla  e  Licodia,  le  lave  pris- 
maliche poggiano  sulle  colline  lerziarie  di  gies  ed 
argilla  :  superbe  sono  le  carriere  prismaliche  presso 
Scild,  e  a  Licodia  (1),  e  benche  inlerroite  da  correnti 
di  lave  di  epoca  posleriore  si  scorge  benissiino,  come 
sono  esse  in  continuazione  con  quelle  gia  menzionale 
della  Scala  e  Valcorrente. 

Tutta  la  parte  nemorosa,  e  deserla  di  questa  mela 

della    massa    elnea  e   costiluita  e   coperta  di   corienli 

vulcaniche  del  sistema  pirossenico,  piili  o  meno  anti- 

cbe,  quindi    piu  o  meno  coperta  di    vegetazione ,   La 

regione    scoperta  poi  lutla  inliera ,  acclive    sollanto  e 

men  ripida  dalla  parte  di  mezzogiorno,  e  meno  incli- 

nata  e  piu  scoscesa  dalla  parte  di  ponente  e  tramon- 

lana,  e  quivi  s'  innalza  il  gobbo  dorso    di  questo  vul- 

cano,  asprissimo  per  le  tetre  lave  cbe  il  ricuoprono,  e 

pressoche  impraticabile.   Dalla  parte  di  levante,  come 

fei  e  detlo,   e  scavata  dalla  valle  del   bove:  e  non  re- 

sta  cosi  che  un   tralto  di  arene  del  piano  del  Lago  a 

far  base  non  npida  ed  accessibile  all'  ultimo  cono  del 

cratere  dell' Etna.  ^  "         ' 

(1)  Mpm.  sulle  lave  prisnialiclie  di  Licodiu  ec.  Atli  Gioe». 
vol.  \x,   \.  serie. 


P(i|)o  (|UfSla  succinia  tnpo<i;rafica  descrizioiiH  fa 
d'  uopo  rilornar  con  occhio  geologico  ad  os,>ervaie 
quel  che  prcsenia  la  base  dell' Etna,  noil' iuleressaule 
oggello  di  imlagare  il  vero  rapporto  del  vulcant*  col 
lerreno   netlunico. 

Si  e  puluto  conoscere,  da  quanto  si  e  da  noi 
dulto  di  sopra,  v.d  in  altie  inemurie,  die  le  colli- 
ne  di  gres  ed  argilla,  dclla  formazione  A^ poggi  di 
Aderno  e  dclle  Terreforli  di  Catania  circondaiio  nella 
base  la  massa  vulcanica  dell' Etna;  e  che  essa  colle 
sue  eruziom  ha  occupalo  la  massitna  parte,  e  lascia- 
lele  in  parte  scoperte. 

Uicominciando  infalli  Ja  Paterno  la  slessa  rocca 
s'  innalz.i  sopra  un  suolo  lerziario  di  gres  eJ  argilla, 
che  forma  ii  piano  e  la  parte  opposta  della  vallata 
eiitro  la  quale  scorre  piii  basso  il  Sirueto.  Quel  suolo 
contiene  pure  un  calcario  terziario,  che  piii  manifesto 
nel  pendio  opposto  della  valle  e  limitrofo  ad  una  roc- 
cia  di  gesso;  cio  che  fa  riferire  questo  tralto  di  suolo 
alia  gran  formazione  deU'argilla  blu  di  Sicilia(l),  di  cui 
si  e  altrove  tante  volte  parlato.  Questo  gesso  e  tanto 
conosciuto  net  dislretto  di  Catania  ed  altrove,  per  i'uso 
che  se  ne  fa  in  architettura ;  ed  il  calcario  men- 
zionalo  che  gli  sta  a  fianco  viene  tagliato  ia  mezzo 
dal  liume  nel  sito  di  Coslantina,  (fonde  passa  ad  inter- 
narsi  nelle  colline  di  Paterno ;  esso  si  sostiene  a  guisa 
di  scoglio  nel  mezzo  del  lotto  del  fiume  con  minori 
laterali  appendici ,  ma  nelle  collioe  di  Paterno  e  della 
iicala  resta  coperto  da  quella  formazione,  ne  piu  si 
manifesta  alio  scoperto. 

11  terreno  della  Scala,  di  Valcorrente  e  dell' ac- 

(1)  Daiihcny  Sketlh  of  (lie  Geology  of  Sicily,  p.  17.  Ele- 
menti  di  Geulo^ia  ad  iiso  della  Uuiveraila  di  Catania  p.  \Zi  ec. 


360 
qua  rossa  e  coverlo  da  un  pavlmento  di  lave  hasaF- 
tiche,  le  quali  se  sono  delle  piii  anliciie  dell'Elna,  o 
se  al  suolo    ba>allico   si    a[)parlenesser(>    bisogna  ora 
esaniinare.  co' dati  stessi  che  il  suolo  ci  presla . 

Guardando  la  rupe  di  Palercio,  e  coiifronlandola 
con  quella  della  Motla,  pare  uon  essere  impiubabile 
essere  entrambe  eslinli  viilcani,  indipendenli  daU'Etna, 
come  per  quella  della  Molta  mi  tiovo  aver  delto('l). 
Esse  infatli  sorgono  dal  suolo  neltunico  sole,  e  senza 
appendiei  che  all'  Etna  le  congiungano.  Un  craters 
moslrano  entrambe  alia  superficie  ed  un  corso  di  lava 
e  venuto  fuori  da  quello,  che  si  versa,  cioe  in  quella 
di  Paterno  verso  S.  E.  ed  in  quella  della  Motta  verso 
Ovest.  Pare  cosi  che  il  maleriale  fulcanico  dell'  una 
e  deir  altra  rupe  si  sia  falto  slrada  in  mezzo  alia  for- 
mazione  netlunica,  quando  non  era  slata  logorala  e 
tratta  giu  dal  ritiro  delle  acque,  e  dagli  scavamenti 
prodotli  in  seguito  dalle  acque  de'torrenli;  e  cio  forse 
allora  che  I'Etna,  distanle  da  que' siti  lavoiava  ad 
accrescere  la  sua  massa,  sviscerando  materiali  dal  suo 
focolare,  e  veslendosi  a  grado  a  grado  di  lore  a  guisa 
di  sovraimposti  mantelli. 

Potevano  benissimo  quesle  due  rupi,  questi  due 
estinti  vulcani  aver  avuto  comunicazione  forse  col  fo- 
colare dcir  Etna,  ma  dovette  esser  certo  di  poca  du- 
rata,  finche  la  gola  perenne  del  vulcano  uon  si  sta- 
bili  ove  si  e  mantenula  d' allora  in  poi.  Piesta  lult' o- 
ra  ne'  conlorni  di  Paterno  una  Iraccia  di  quell'  anli- 
ca  azione  vulcanica,  che  operava  piii  potentemeiite 
una  volta ;  e  si  osserva  ne'  vulcanetti  idroargillo^i, 
nelle  acque  acidole,  di  cui  talune  si  spogliano  di  nafla, 

(1)  Mem.  sulle    condlzioui  Gcolog.   deli' Etna.  Aiti    del- 
'' accad.  Gioen.   vol.  1.  bene   1. 


3f)l 
e  nolle  esalazioni  di  gas-nnido   carbonico  tarito  cointini 
nolle    vicinaiize     di    Valcorrunte ,    di    aajua    rossa  e 
dello  slesso  Palerno. 

In    quanlo    pcro  iil    suolo  di  lave    basaltiche  di 
CA\\  si  tratla,  a  ineiio  clie  non  si  provasse  che  abbian 
esse  una  proibnda    radice.  e  da'  rapporii    col    terreno 
nctfiinico    conoscersi     polesse  che  vi  sia  venulo  dopo 
e  si   fosse    cumulalo    inlorno  al  suolo  basallico,  dal- 
r  attualc  apparcnza  non  allro  si  ravvisa  che  una  car- 
ricia  di   lave  prismitiohe,   la  quale  copre  la  sotlopo- 
sla  colliiia,  e  che  esse  cadnno  in  blocchi  ed  in  pezzi, 
come  il  niateriale  della  collina  vien  meno  per  le  ac- 
que  (he  ne  scavano  la  base  e  la  fanno  cadere  in  frane. 
Per  tulto  il   tralto  in    efietlo    del  margine  della  base 
deir  Etna  di  sopra    descrillo,  siniile  lenomeno  si  os- 
serva  luito  giorno,  nella  costa  di  Licodia,  di  Scila,  di 
Biancavdia,  e  poscia  da  Aragona  sine  presso  a  Bron- 
te;   sebbene  in    taluni  siti    interrotla  da    qualche  piu 
recente  lava  dell'  Etna.  Aggiungi  altra  piu  irrelraga- 
bile  prova  della  posleriore  venuta  delle  lave    prisma- 
liche,  qih  lla  cine  dell'argilla,  apparlenente  alia  soUo- 
posla  collina,  bruciata  e  ridotta   in   niolti  pinili  quasi 
a  termantide,  dal  calore  della  corrente  che  nello  stalo 
d'  ignea  fusione  vi  si  e  posata  sopra. 

Cio  non  ostante  non  manca  nel  limilrofo  ter^ 
reno  di  Valcorrente  un  tralto  di  vero  suolo  basallico. 
lo  intendo  parlare  de'basaiti  globulari  a  superficie  se- 
mivetrosa,  simili  a  quelli  della  rupe  di  Aci-casttdlo, 
e  de'  vulcani  esiinli  del  Val  di  INoto .  Questo  fatlo, 
benche  additnoslri  il  basalto  allaccalo  nuovamenle  da 
un  fuooo.  qual'  e  il  vukanico,  e  rotto  nelle  arlicola- 
zinni  primitive,  rimescolalo  nel  focolare  e  quindi  rig- 
gettalo  dalla  gola  di  un  cratere ,  non  lascia  pero  di 
far   conoscere    essere   lu    prima    volla  che  il    basalto 

i6 


362 
avesse  servilo  di  maleriale  attaccabile  nel  focolare  del 
vulcano ;  e  si  puo  dire  che,  come  ne'  contorni  di  Pa- 
terno,  jndipendonli  sventatoi  vulcanici  dalla  gola  dej- 
I'Etna,  formarono  la  rupe ,  ed  in  oggi  debolmenle 
manifestano  la  non  per  anche  eslinta  del  tutto  loro 
azione  nelle  meazionate  acque  minerali  e  ne'  vuloa- 
nelli  idroargillosi,  cosi  que'basaili  globulari  di  Val- 
corrente  si  debbono  ad  una  dclie  prime  eruzioni  che 
verificavansi  nelia  sotloposta  carriera  balsalica ;  nel- 
r  epoca  slessa  forse  die  si  formava  quelia  di  Aci- 
caslello  in  mezzo  a  quei  gruppi  di  basalti. 

Ed  in  vero,  non  poleva  altro  avvenire  la  prima 
volta  che  apnvasi  uiio  spiraglio  al  fuoco  sotlerraneo 
attraverso  di  una  carriera  basailica,  che  il  disarlico- 
mento  de'  prismi,  la  fusione,  e  la  Irilurazione  delle 
parli  pill  minute,  che  spinte  per  una  nuova  apertura 
di  suolo  venivano  a  cadere  accanlo  de  basalti  stessi, 
divenuti  giubulari,  per  gli  scantonati  spigoli  etl  angoli 
solidi,  e  nveslili  di  tunica  semivelrosa,  a  cui  la  forza 
della  fusione  riduceva  i  materiali  basailici ;  da  una 
parte  cosi  ammontavasi  il  peperino  da  uo'allra  I'am- 
massamento  de' basalli  globulari,  come  mi  Irovo  di 
avere  in  allre  memorie  provato(l).  Ma  piccolo,  o  di 
poca  forza  quel  primo  cralere  sottomarino,  cesso  da 
ji  a  poco;  ed  anche  perche  forse  piii  esteso  focolare 
agiva  pill  in  la  nel  centro  dell'  Etna ;  e  questo  assai 
piii  vasto  6  potente  potea  noa  solo  attaccare  e  fon- 
dere  il  basalto  che  inconlrava,  ma  coo  tale  intensita 
di  calore  poteva  investirio  da  ridurlo  ad  una  massa 
luUa  liquida  obiiterandone  i  prismi,  che  spinta  in  alto 
per  I'ampia  gola  del  vulcano  riversava  sul  suolo  nella 

(1)  Mem.  sul    Basallo  ec.  Atti  Gioenii    vol.  2.  serie  i. 
d.  sul  confine  maritlimo  dill' Etna.   Atli  Gioen.  vol.  4.  ser.  1. 


363 

forma  di  corrente.  Se  noii  che,  fuso  per  la  prima 
volla  il  basallo  noii  giim::;eva  a  perdere  iiilicramente 
la  natural  dispusizinne  dolle  sue  molecole,  di  riunirsi, 
ciue,  in  mndo  che  restriiigendosi  e  ad  awicinandosi 
per  la  perdila  dol  calore  riprendessero  I'  antica  forma 
prismatica.  E  quindi  puo  bencssimo  darsi  cfie  ii  siiolo 
di  lave  basalliche  deiia  scala  e  di  acrjua  rossa  sia 
provenieiile  da  eruzione  di  cratere  aperto  suii'  antica 
formazione  basaltica  che  formava,  sebbene  intnisa, 
forsie  parte  della  Scorza  del  Giobo  in  questa  parte  di 
Sicilia  ove  I'Etna  stabdiva  il  suo  focolare. 

Ma  quesle  lave  basalliche  sono  provenute  dal 
crati're  stesso  che  lia  fnrmalo  I'Etna,  o  sono  corse  da 
vulcani  parziali  ed  indipendenti  come  Ii  teste  menzio- 
nati  di  Paterno  e  di  fllolla?  Polrebbero,  a  dir  vero, 
appartenere  all'uno  o  agli  altri ;  ne  si  potrebbe  dir 
cosa  con  asseveranza  a  favore  o  in  contrario.  Ma  po- 
00  cio  rileva:  perche  finalmente  ancorche  da  altri  cra- 
teri  che  dalla  gola  dell' Etna  siauo  essi  provenienti, 
fatto  sta  che  unico  ed  inimenso  focolare  si  stabill 
nelle  profonde  radici  di  questo  grandiose  vulcano,  se 
tanto  pote  egli  ingrandire  in  seguito  la  sua  massa. 

Riveuendo  alia  formazione  terziaria  de'conlorni 
deir  Etna,  cssa  da  Valcorrente,  come  si  e  detto,  per 
tulti  i  colli  di  Motla  e  terreforti  di  Catania  e  alio 
scoperto  e  non  occupata  dalle  correnti  vulcaniche.  ISon 
cosi  presso  Catania ,  ove  sono  tanto  spesse  le  lave ; 
ed  appena  nel  poggctto  di  Cil'ali,  negli  orti  di  Cd'ali 
di  s.  M.  di  Gesii,  s.  Domenico,  s.  Salvadore  e  rinac- 
cio,  a\Y  acr/uicei/a ,  sollo  le  antiche  mura  della  citla 
ivi  appresso,  poi  al  Fasano  e  Leucatia,  e  piu  alto  a 
s.  Paulo,  vi  va  scopreniio  il  terrene  netlunico  in  mezzo 
e  sollo  le  lave.  Andando  piu  verso  levante,  al  cana- 
licchio,  ISunziatella,  e  nelle  vicinanze  di  Lognioa,  se 


364 

ne  va  scorgendo  qiialche  Iraccia,  finche  si  giunge 
alle  Cdlline  che  sovraslauo  Aci-castellu,  Tiezza  e  ca- 
po de'Molini,  ove  il  ^uo  rapporto  co' gruppi  del  ter- 
reuo  basaltico  e  ben  nianifosto;  merita  non  per  tanto 
questo  luogo  che  se  ne  tenga  particolar  conlo,  benche 
non  poco  se  ne  sia  detto  da  me  e  da  allri  in  sepa- 
rate meniorie(l). 

La  rupe  di   Aci-ea?tello,  co'suoi  basalli  globulari 
e  col  pepeiino,  addimoslra  un'epoca  posleriore,  come 
quella  di   Valcorrente ,   a'  gruppi  di   basalli    piismalici 
de'vicini  colli  di    Calanzaro  e  di  rose,   che  per  tulti 
i  caratteri  si   possono    rifenre  a  quel    basallo ,    roccia 
pirogeiiica  venuta  attraverso  della  scorza  terreslre  co- 
me 11  porfido  ed  ii   granito,  val  lanto  dire  non  da  fo- 
colare  vulcanico  ma  da  sollerranea  espansioiie  di  fno- 
00  che  spinse  la  fiisa  roccia  da  sotto  in  sopra,  senza 
il  concorso  dal    vapore,  agenle  principale  de'  vulcani. 
Le  eatastroli  gcologiclie  avvenule  qui,   come  da 
per  tulto,  Sfpiirarono  i  gruppi  basaltici  che  formano  in 
oggi  gli  scugli  de'  Giclopi    da  quelli  dclia  opposta  col- 
lina,  colio  sprofondamento  di  parte  di  essa ;   e   la  fali- 
scenza  e  I'alterazione  della  superficie  e  de' fianchi  de- 
gli  slessi  basalli  avea  prodotto  una  specie  di  argilla, 
la  quale,  prima  forse  delle  menzionate  cataslrofi,  erasi 
ragunala  in    forma  di  melina  sopra    porzione  di  quel 
terreno ;  ed  in  oggi  trovasi  indurila  in  forma  di  roc- 
cia sopra  r  isola  de'  Giclopi  e  sullo  scogiio   maggiore; 
e  porche  abbia  un  nome    qnesla  roccia  particolare  e 
stata  da  me  delta  ciclopi./.e{2). 

Quesla  roccia  si  vede,  nella  menzionala    isoletta 

(4)  Mem.  sul  basallo  cit.  A.  sul  terreno  della Trezza  di  Pom- 
peo  Interlandi.  Alt!  Gioenii  vol.  xv.  I.  ser.  d.   sul  basalto  de- 
coiiiposto  deir  Isola  de' ciclopi.  Alii  Gioenii  vol.  2.  ser.  2. 
(2)  Mem.  cit.  sul  basallo  decomposto  ec. 


365 
appoggiala  ad  allra,  che  costituita  prinripalnu'iife  di 
analcime  velrosa  e  tritume  basaltico,  c  slala  anciie 
da  inc  cliiainala  analcimite.  Ne'suoi  lali  di  ponente 
e  Iramontana  si  osserva  che  I'  analcimite  e  iiitroilolla 
a  guisa  di  flloni  neiia  suvrapposla  ciclopite,  e  questa 
a  contallo  della  prima  e  divenuta  piii  compalla  e  piu 
solida:  segno  evidenle  che  1' analcimite  si  e  inlro- 
dolta  pnsteriormente,  e  nello  stalo  di  ignea  fusinne 
nella  massa  dolla  ciclopite ,  e  I'  ha  forse  alquanlo 
elevala ;  benche  su  di  cio  mi  resta  non  poco  dubbio, 
allooi-lie  iie>sun  segno  di  restn  organico  mariiio  la 
cicli'pite  coiiliene;  ne  sarebbe  slato  questo  il  caso  se 
fosse  slala  essa  una  volta  soltomarina. 

riiUo  questo  terreno  basaltico  intanto  nella  mas- 
sima    parte  e  in   mezzo  a  quelle    terziario  di  che  si 
tratla ,  e  si    direbbe  a    prima    giunta    che  il    basalto 
1  aves:ie    traversato,    veneiido  da  sotto  in  sopra :   ma 
moiti  suno  i  fatti  che  provann  il  contrario.  E  prima  di 
lulto .   nessuna  sensibiie  alterazione  puo  scoprirsi  nel 
lirreno  terziario  cola  dove  viene  esso  a  contalto  col  ba- 
sailo    nelle  menzionate  colline;  e  sebbene  esso  non  ap- 
palesasse  nessuna  strati ficazione,  per  mezzo  di  cui  sco- 
prir  meglio  potrebbesi  un  segno  qualunque  d'indispen- 
sabile  sollevamento,  tultavia  nulla  di  disordinato  si  sco- 
pre  o  sopra  o  ne'fianchi  di  questi  gruppi  basaltici.  laol- 
tie  nessuna  altra  roccia  si  Irova  supra,  o   ne'lali,  o  nei 
coniorni  di  que'giuppi,  che  seco  innalzar  dovevano,   se 
da  sopra  in  sollo  vennero  spinti  dopo  che  il  terreno  ter- 
ziario si  deposilo  nel  mare,  il   fondo  del  quale  doveva 
di  altra  roccia   esser  formato:   questa  idea  io  desidero 
che  si  ahbia  presente  tutte  le  volte  che  tocchera  par- 
iare  di  solievamenli ;   i  quali,  a   meiio  che  non  si  ve- 
nficassero  che  sino  alia  superficie  stessa  della  roccia 
che  li  produce,  questa  dovrebbe   serapre  mettere    al- 


366 

lo  scoperto  tulle  quelle  che  avra  dovuto  Iraversare. 
II  lerreno  terziario,  addippiu,  a  contatto  de'ba- 
salii  non  mostra  segno  atcuno  di  alterazione  che  una 
rocoia  nello  slato  d'  ignea  fusione  dee  certainenle  pro- 
durre:  e  fiiialinente  non  si  scopre  in  nessuii  punlo 
che  la  massa  basaltica  si  fosse  inlrodolla  nell'  altro 
terreno  in  forma  di  filoni  o  di  dighe,  o  che  in  altro 
modo  qualunque  compenelrato  io  avesse,  come  Tanai- 
cimite  ha  fallo  nella  menzionata  ciclopite.  Per  tulle 
quesEe  ragioni  quindi  con  qualche  sicurezza  puo  cre- 
derst  che  ii  lerreno  i)asallico  era  gia  hello  e  Ibrniiito 
prima  che  \\  gres  ed  argilla  della  terziaria  formazio- 
ne  fossero  venuli  a  coprirlo  nel  seno  del  mare. 

E  trallandosi  di  aver  delto  alcun  che  sulla  roc- 
cia  di  basallo  alteralo,  da  me  delta  ciclopite,  non 
oslanle  che  una  apposila  memoria  ne  ho  gia  scrilto(l), 
tuttavia  non  lascero  di  qui  fame  nienzione  or  che  del 
terreno  basaltico  si  lien  discorso. 

Questa  roccia  fu  delta  per  iungo  tempo  marna,  ma 
essa  era  ben  lungi  di  averne  i  caralteri ;   si  disse  an- 
che    argilla,  ma  ne    anche  a  questa    poteva    assomi- 
gliarsi.   II  sig.  Brocchi  non  era  lonlano  dal    crederla 
una  cenere  vulcanica  ammassata,  ne  saprei  dire  sopra 
quali  dali  poteva  appoggiare  questa  opinione;  il  sig. 
Fr.  Hoffmann    la  riguardava  come  un  banco  di  argdia 
alterata  dal  fuoco    vulcanico.  lo  non   poteva   ammcl- 
tere  ne  1'  una  ne    1'  altra   opinione,  e  mi    persuadeva 
che  da  allro  essa  non  dipendeva  che  da  una  decom- 
posizione,   o  alterazione  del  basallo,  essendo  che  una 
specie  di  argilla  quasi  analoga  alia  natura  della  ciclo- 
pite   io   osservava   ne'  basalli    globulari   faliscenli  del 
val  di  Nolo.  A   questa    decomposizione    del    basallo, 

(1)  Mem.  cit.  sul  basallo  decomposlo  ec. 


367 

rill'  nc  mcttova  in  lihorla  gli  eleraonti,  io  riferiva  la 
oriiiine  di  lanti  miiK^rali  crislallizzali  die  si  trovano 
in  quel  terreno  basal lico,  e  la  slessa  roccia  di  anal- 
cimite,  rigiiardata  in  allora  da  me  come  roccia  riconi- 
po.sta(l).  ^uove  osservazioni  pero  e  piu  atteiila  disa- 
mina  m' han  I'alto  rilleltere,  che,  ricomposla  o  no, 
r  adalciinile,  chiaro  si  scorge  cbe  essa  e  venuta  in 
uno  stalo  d'ignt-a  fusions  attraverso  della  ciclopite,  e 
vi  si  e  introdutta  in  filoni,  in  vene  ed  in  tutti  i  seusi, 
riducendo  a  roccia  piu  solida,  ad  una  specie  di  ler- 
maiitide,  quella  parte  che  vi  sta  a  contatlo ;  i  cre- 
pacci  inollre  ove  il  materiale  analcimitico  non  e 
giunto,  sono  lapezzati  di  niinuti  e  bellissimi  cristalli 
di  anaicime,  cbe  la  subiimazione  dell' analcime  velrosa 
della  massa  infocata  poteva  sola  produrre.  Prove  evi- 
di'iiti  che  la  ciclupite  preesisleva  alia  venuta  dell'anal- 
cimile  nello  state  d'  ignea  fusione, 

Repiicando  le  mie  osservazioni  sopra  i  gruppi 
de'  basalli  della  collina  della  Trezza,  ivi  prossima, 
mi  venne  fatto  di  rinvenire  la  graduale  alterazione 
del  basalto,  che  da  compatlo  qual' e  di  sua  natura 
e  pesanle  passa  per  gradi  a  divenir,  ne  piu  ne  raeno 
una  roccia,  diremo  argillosa,  cbe  in  nulla  differisce 
dalla  cicli)pite,  dando  ambedue  all'analisi  gli  stessi 
resullali  cioe  «  Silicato  di  allumina  e  di  ferro,  niassima 
quantila  »  Cloruro  di  sodio,  carbonato  e  solfato  calcare 
piccola  quanliia  »  materia  organica  qualche  traccia». 
ISacque  perlanio  in  me  nalurale  il  conchiudere  che  la 
superlicie,  o  i  fiancbi  della  carriera  basaltica,  emersi 
dalla  superficie  delle  acque,  scomposli  o  allerali,  e  ri- 
dolli  a  materiale  tenue  e  I'riabile ,  fosse  stato  trasci- 
nato  nel  fondo  degli  avvallamenti,  ed  avesse  formato 

(1)  Mem.  sul  Basalto.  Atti  Gioenii  vol.  2.  serie  1. 


368 
un  banco  di  melma,  solto  del  quale  spinta  in  segiiilo 
r  analcimite  nello  slato  di  ignea  fiisione  vi  avesse 
prodolti  i  fenoniciii  di  sopra  enunciati;  e  cio  mollo 
tempo  prima  della  venuta  della  terziaria  formazione 
di  gres  ed  argilla.  e  deilo  sprnFonilamcnto  del  siiolo 
hasallico,  pel  quale  restarono  isoiati  gli  scogli  e  I'iso- 
lella  de'  Ciclopi. 

La  ciciopile  poi  non  apparliene  alia  terziaria  for- 
mazione, non  rassomigliando  a  roccia  alcuna  de'con- 
tnrni.  Imporlantissima  circoslanza  si  e  questa  per  di- 
mo.slnire  la  sua  mdipendenza  dal  t'  rreno  suddello.  e 
la  preesistenza  de'gruppi  basaitici  alia  venuta  di  quel- 
lo  ;  e  reslera  cio  poi  dcll'inlutlo  provala  se  si  consi- 
dera  che  i  gruppi  basaitici  decontorui.  non  che  quellj 
stessi  de' scogli  de'Giclopi,  snno  privi  affalto  di  qualun- 
que  miscuglio  che  indicar  polesse  la  coevita  delle  due 
rocce,  o  la  preesistenza  di  quella  ler/iaria;  e  nella 
ciclopite  deir  isoletla  de'Giclopi  nessuii  segno  di  re- 
sto  organico  si  rinviene,  meulre  ne  ribocca  tutla  la 
terziaria  formazione  vicina. 

Per  lo    contrario    ne'  sili   de'  vulcani    estinti    del 
Val  di  Noto,  sia  ne'luoghi  ove  le  lave  basaltiche  si 
son  fatta  strada  attravcrso  le  rocce  calcaree,   sia  ove 
le  lave  suddette  si  sono  alternate  colla  formazione  <lel 
calcario   terziario,  ivi  i  malcriali   calcarei  e    vulcaiiici 
sono  misti  insierae,  ed  in  un  punto  si  trova  una  brec- 
cia vulcanica  piena  di  pezzi  di  calcario  o  di  tritume 
di  esso  e  di  conchiglie  marine;  in  un  allro  le  brecce 
calcaree   che    imprigionano    frantumi    vulcanic! ;   cola 
una  lava  venata  di  calcario;  qui  un  calcario  con  filoni 
di  lava;  tutto  in  somma   addimostra  la  reciproca  nii- 
stione  delle  due  rocce.  Mienle  di  tutto  cio  si  puo  rin- 
venire  ne'  gruppi  basaitici  delle  coUine  di  Aci-castello 
e  di  Trezza;  e  \q  due   formazioni ,    indipendenti  una 


369 
dair  altra  giacciono  a  contatto  fra  loro,  ma  in  moilo 
da  far  con    evidonz;i    conoscere  che  la    hasallica  era 
bella  e   formata   non  solo,  ma    decrepita  e  fatiscente 
quando  la  terziaria  venne  a  circondarla  e  coprirla. 

In  quanlo  all'  antichita  di  questo  terreno  basal- 
tico  e  da  riilettere,  chc  se  la  rupe  di  Paterno  e  quella 
della  Mntta  si  sono  riguardate  come  eruzioni  vulca- 
niche  indipendenli  dal  gran  focolare  stabilito  solto  la 
gola  deir  Etna,  per  piii  Ibrle  ragione  indipendenli  sono 
quelle  de'  basalli  glubulari  di  Valcorrente  e  di  Aci- 
eastello,  che  dimostrano  il  basalto  altaccato  per  la 
prima  volta  da  un  fuoco  vulcanico  ,  Indipendenlissimi 
poi  ne  sono  ai  certo  i  gruppi  del  basalto  prismatico 
dalle  colline  di  Aci-castello  e  Trezza ,  nan  che  gli 
scogii  de'Giclopi,  ne' quali  non  gia  eruzione  vulcani- 
ca,  ma  innalzameoto  riguardar  debbesi  di  fuso  ma- 
teriale  della  scorza  del  Globo  per  sola  effervescenza 
ed  espansione  di  fuoco.  Gio  basta  per  ora  intorno  ai 
fenomeni  che  presenla  in  questo  lato  la  base  dell'  Et- 
na ;  tornianio  al  rapporto  della  formazione  terziaria 
colle  lave  del  vulcano. 

Uuccbe  la  collina  argillosa  abbandona  i  gruppi 
basaltici ,  si  appalesa  sola  sopra  la  Trezza  e  sauri, 
sino  alle  pietrazze,  e  gira  per  il  lato  de'  molini  della 
Reilana  e  s.  Venera,  soslenendo  sopra  la  superiore 
siiperficie  le  antiche  correnti  dell'  Etna,  le  quali  non 
moito  diverse  nella  composizione  appariscono  di  quelle 
delle  colline  del  Fasano  e  Leucatia  presso  Catania ;  e 
al  pari  di  quelle,  si  precipitano  giu  in  blocchi  di  grossa 
mole,  come  la  collina  argillosa  che  le  sostiene  va  man- 
cando,  per  frane  e  per  graduate  faliscenza.  Da  quel 
puiito  la  formazione  terziaria  non  si  scopre  che  di 
raro,  ed  in  limitata  eslensione  solio  le  correnti  delie 
lave,  sopra  Aci- catena,  d'onde  scaluriscono  le  abboo- 

47 


370 
danti  ac(]ue  che  inafli:ino  i  ferlili  campi  sottoposti. 
Sopra  Mascali.  andando  verso  Piemonte  se  ne  scopre 
pure  qualche  Iralto,  d' onde  si  ricava  un' argilla  blu 
di  buona  qualita:  ma  in  generale  puo  dirsi  che  dai 
Molini  sino  a  Piemonte  noa  presentansi  nella  plaga 
orientale  dyll'  Etna  che  lave  sopra  lave. 

La  formazione  tcrziaria  in  efielto  di  cui  e  cir- 
condata  la  base  dell'  Etna ,  e  ch'  e  un  seguito  di 
queiia  de'  poggi  di  Aderno,  non  poteva  perfetlamente 
circondar  qucsla  montagna,  venendo  essa  da  Ovest  ad 
investiria ;  la  massa  stessa  del  vulcano ,  bonrhe  non 
molto  vasta,  le  era  di  ostacolo ,  e  poche  porzioni  po- 
tea  depositarsene  neJIa  parte  orientale .  Ma  siaino 
gia  alb  plaga  piij  interessante  dell' Etna.  lo  ho 
considerato  sempre  questa  montagna  come  apparlenen- 
le  a  due  e.poche(l),  o  alraeno  come  quella  che  pre- 
sonta  una  porzione  della  s-ua  massa  di  nialeriali  piii  ' 
antichi  dell  allra;  ed  ho  assegnato  per  hnnli  alia  parte 
antica  una  hnea,  che  da  Aci  salendo  per  la  limpa  delle 
cannelle  e  per  la  schiena  dell'  asino  giunge  al  cra- 
lere  per  mezzogiorno;  da  un'altra  che  scendendo  dal 
cratere  racchiudesse  la  valle  del  leone,  le  concazze, 
la  Gerrita  sino  a  Piemonte  per  iraraontana,  ed  il  mare 
per  levante.  Quest'  area  triangolare  e  quella  appunto 
the  oltre  all' antichita  della  gran  parte  del  suolo,  pre- 
senta  i  fenomi  geologic!  piu  imporlanti ,  come  si  e 
potuto  scoprire  dalla  succinta  descrizione  che  ne  ab- 
biam  qui  data  da  principio. 

Cominciando  dalla  base  che  ofFre  al  mare,  e  Ira- 
iasciando  que'sitiche  le  moderne  lave  hanno  coperto 
o  sfiguralo,  la  costa  di  Aci  nel  petto  del  baizo  della 
scaiazza  offre  seltc  strati  di  lava ;  che  cosi    possono 

fj)  Atti  Gioenii  loni.   \.  Sul  (ratio  terrestre    dell"  Etna. 


371 
ben  dirsi  selte  correati  vulcaniche  di  solidissima  roc- 
cia,  divise  tVa  loro  da  materiali  sciolli   viiloanici,  e  d.i 
qtielli  di  alluvione  o  di  sediinenlo  che  si  frapponi^ono 
alle  solide  masse,  che  cumpariscono  cosi  stratificate. 

Quesle  correnti.   che    caJoiio  a  perpendicolo  sul 
mare,  e  che  indicano    per    conseguente     essere    sla- 
ta    rotta    la  loro    continuazione,  e    sprofondala    negli 
abissi   del   mare,   non   potevano  venire  sopra  una  col- 
lina  argillosa,    come  in  tutto  il  reslo  della  base  rne- 
ridionale  dell'  Etna:  perche,  se  cosi  fosse    stalo  por- 
zione  della  collina  slessa  avrebbe  dovulo  scoprirsi  co- 
me allrove.  ISe  si  puo  dire  che  I'avessero  coperto  in 
pnnto  piu  indielrog^ialo,  perche  ove  essa  e  in  parte 
scopeila,   verso  la  superiore  collina  di  Aci-catena,  si 
vede  che  p  soprappo>la  ad  antiche  correnti,  e  coverla 
da  allre  piu    moderne:  oltreche  essa  e  ad  un  livelio 
superiore  di  mollo  alio  baizo  di  Aci.  Le  lave  quindi 
da   quella  costa  sono    corse   in  mare   senza   ostacolo, 
e  si  sono  orizzontalnienle    disposle  una  sopra  I'altra 
nel  seiiu  dflle  onde,  per  un  gran  trallo,  che  oggi  non 
puo  srorgersi  coverto  di  lave  moderne;   ma  che  per  la 
direzionc  di  s.   Tecla  cerlamente   estendevasi    per  Ira- 
niontana,   e  lormava  quel  gigantesco    scaglione  sopra 
di  cui  sono  in    oggi  i  villaggi  di  s.   Malleo,   s.  Ve- 
iierma,  i\lacchia,  ec.  Talche  tutto  questo  trallo,   anche 
tralasciando  di   includervi  quanto  all' azione    dell' Etna 
iiiuderno  e  dovulo,   vale  a  dire  alle  lave  di  epoca  piij 
vicma  che  sono  corse  al  Pozzillo  e  Stazzo,  e  poi  verso 
il  littorale    del  Riposto,  6  tutto  di    solido  ed    inlegro 
muleriale  vulcanioo  antico.  o  forse  stalo  gia  sottoma- 
rmo,  come  qualche   conchiglia  fra  uno  slrato  e  I'aU 
tro  riiivinuta,  come  assic  urasi,   poln  libe  atlestare. 

Oiieslo  scaglione  ha  seivilo  di  ba^e  a  quelle  por- 
zioiii  della  foriuazioue  di  gres  ed  argilla  che  si  sono 


372 
deposilate  sino  a  quel  punlo  che  lo  permetteva  la 
massa  dell' Etna  che  lor  opponeva  un' oslaeolo:  e  se 
fosse  vero  che  il  maleriale  terziario  non  si  eslendesse 
piu  in  la  deila  collina  di  s.  Antonio  per  tramonlana, 
e  che  noil  ricominciasse  che  sopra  Mascali,  come  ven- 
ghiam  di  dire,  e  come  non  e  poi  improbahile  che  cosi 
realmenfe  si  fosse,  allora  noi  avressimo  la  nn'siira  esat- 
ta  del  diametro  della  massa  dell'Elna,  couiu  era  allorche 
venne  ad  altorniarne  la  base  la  lerziaria  formazione ; 
imperocche  ei;li  e  certo  che  una  liquida  corrente  che 
urla  conlro  una  massa  non  puo  circondanie  che  soli 
tre  lati ,  dovendone  restar  libero  iJ  lato  opposto  al 
corso  del  liquido .  Or  se  la  formazione  terziaria  di  gres 
ed  argilla  spinta  in  avanti  da  una  correnle  soltomarina 
veniva  daJla  parte  occidenlale  dell'  isola  contro  la  massa 
deir  Etna,  essa  non  avra  potato  inai  coprirne  la  parte 
orientale;  e  quindi  lo  spazio  che  separa  il  maleriale 
terziario  di  s.  Antonio  da  quello  di  Mascali  sara  ap- 
prossimativamente  la  misura  dell'  anlica  massa  del- 
1'  Etna.  Cio  e  a  dire  che  il  diametro  che  aveva  essa 
in  allora  era  di  novo  miglia,  mentre  oggi  e  di  presso 
a  ventisette,  cioe  due  terzi  di  piii  . 

Ma  se  la  formazione  giurassica,  o  secondaria  al- 
meno,  forma  un  gran  semicerchio  intorno  all'  altuale 
base  deir  Etna:  e  se  quella  terziaria  venne  a  circon- 
dar  questo  vulcano ,  e  riposare  sulla  secondaria  da 
Francavilla,  anzi  da  Caltabiano  sino  alia  Placa,  e  poi 
sopra  1  terreni  di  Gentorbe,  e  quindi  si  estese,  come  ah* 
biara  detto  per  tutta  la  plaga  raeriodionale  dell'  Etna, 
lasciando  che  tulto  lo  spazio  di  raare  da  quel  punto 
sino  a  Torcisi,  a  Palagonia,  a'  colli  di  Castellana  di 
Primosole,  venisse  in  seguito  occupato  da  depositi  di- 
luviali  ed  alluviali ,    e  forza  conchiudere   che   prima 


37.3 
di'lla  comparsa  (1<'ir  Elna  e  della  venula  della  i'orma- 
zione  terziaria  Itillu  il  scmicerchio,  di  che  si  paria, 
era  uii  golfo  soUnniariiio  occupato  dal  inure  Jooio,  in 
0£;gi  emersii;  ma  ristretlo  per  meta  dall'  Etna  e  dal 
terreno  di  i^res  ed  argilla,  e  per  meta  dal  terreno 
alluviale  dclla  gran  piaiuira  di  Catania. 

Si  e  dimostrato  intanto  che  la  formazione  ter- 
ziaria e  posteriore  a'  basaiti  non  solo  ma  al  corpo  del- 
I'Etna;  per  conseguenza  diin([ue  I' Etna  spunto  nel 
foco  sfcttcntrionale  del  sopranienzionalo  gollb,  e  fu 
sottomarino  anch'  €SSO  per  lungo  tempo.  Elevossi  po- 
scia  avvia  di  sovrapposli  materiaii.  che  sviscerava  dal 
sue  locoiare  e  si  andava  esso  addossando ,  in  corpo 
di  grande  vuicano,  a  fianchi ,  o  forse  sopra,  di  una 
carriera  hasaltica,  prima  che  le  formazioni  terziarie 
di  Sicilia  si  fossero  depositate  nel  mare. 

Epoca  remt)ta  era  ben  questa:  e  se  cessate  era- 
no  pure  le  intrusioni  di  fuse  rocce  attraverso  della  sco- 
rififala  scorza  terrestre,  come  il  granito  il  porfido  il 
basalto  ec.  era  quel  tempo  appunlo  in  cui  dalla  in- 
fgcata  sotloposta  superficie  del  nucleo  del  Globo,  per 
I'accesso  dell' acqua  e  per  la  Formazione  jstantanea  del 
vapore,  si  alzavaiio  in  forma  di  esplosioni  i  maleriali 
fiisi,  ed  i  vulcani  propriamente  delti  apparivano.  Sot- 
tomarini  per  molto  tempo,  non  lasciavano  percio  di 
dar  segni  di  loro  azione  al  di  sopra  del  livello  del 
mare,  finche  addossando  lorrenti  di  lave  sopra  lave, 
6  materiali  sciolti  e  scoriformi  sopra  simili  materiali, 
comparivano  gia  al  di  sopra  della  superficie  delle  ac- 
que  in  forma  di  piccoli  coni,  e  di  crateri ;  da' quali 
bgorgando  sempre  nuove  correnti  infocate,  e  per  tutli 
i  lati  stendendosi  inlorno,  si  corainciavano  a  slabilire 
isole  intere  vulcaniche. 


374 

L'  Etna  era  uno  di  questi  nnovi  vulcani  che  affac- 

ciavasi  gia  nel   mezzo  del  mare,   il  quale  copriva  an- 

cora  non   poca    parte  di  nostra  Isola:   e  grado  grado 

si  elargava  nella  base  a  via  di  lave:  e  di  queste   stesse 

addossandosi  innalzavasi  sempre  piu.  La  sua  azione  es- 

ser  doveva  violentissima  ne'  primi  tempi:  essendo  pro- 

babilmenle  meno  doppia  la  scorza  terreslre,  e  piu  ab- 

bondante   il   mattriale   fuso   die  I'iiicandcscenle  nucleo 

sotloposlo  gli    prestava.   Le   cruzioni    qumdi    dovevan 

essere  piii  graiidio.^e  e  piu  frtquenli.  Per  lo  che  non 

dovette  scorrer  mollo  tempo  a  foriiiarsi    una  spaziosa 

isola  vulcanica  alia  superficie  del   mare;  e  per  quanto 

oso  supporre  essa  doveva  aver  gia  una  circonferenza 

di  28  miglia,  ch' e  per    I' appunio  la  base    del!' Etna 

ch'  io    chiamo  antico ,   allorche    deposilavasi   in  mare, 

sopra  il  lerreno  secondario  e  sulle  prime  correnti  del- 

r  Etna,   la  formazione  terziaria  di  gres  ed  argilla  che 

la  circondo  per  tre  lati,    servendo  di    ostacolo  ,   come 

abbiam  di  sopra  provato,  I' Etna  stesso,  a  venirne  oc- 

cupato  il  lato  orienlale. 

Ma  qual'era  la  roccia  sulla  quale  i  fuochi  sotler- 
ranei  agivano  ne' primi  tempi  dell' Etna?  Cio  puo  de- 
dursi  dalla  natura  di  quelle  che  coslituiscono  la  parte 
sua  piu  anlica.  Da  queste  cliiaro  si  scorge  che  il  si- 
stema  felspalico  e  predominanle ;  e  per  conseguenza 
le  rocce  che  abbondano  cd  hanno  per  base  queslo  mi- 
nerale  dovcltero  fornire  i  primi  elementi  all' Etna  na- 
scente,  finclie  il  focolare  non  si  estese  ad  altaccare 
la  roccia  basultica,  dalla  quale  nello  scorrer  de' tempi 
ebbero  origme  lutle  le  lave  ed  i  maleriali  del  sistema 
pirossenico. 

II  granito ,  il  protogino,  la  sienite ,  la  eurite,  il 
porfido  ec.  sono  tutle  rocce  felspatiche,  le  quali  at- 
taccate  dal  fuoco  vulcanico  potevauo  converlirsi  in  roc- 


373 
ria  folspalira  pirolornlica,  e  poteano  formare  He!  pari 
la  tracliile  die  (jualiinque  allra  luva  felspatica ;  e  quiii- 
di  nun  e  indispenhal)ile  cho  dalla  sola  trachite  pro- 
vcnissero  i  niateriali  fi  Ispafici  die  1'  Elna  antica  pre- 
senta.  Mi  pare  anzi  die  prima  die  una  vera  trachite 
si  Ibrmasse  in  questo  vulcano,  esso  versar  poleva  lave 
fclspatidie  in  abbondanza,  tratle  da  taluna  delle  so- 
pranienzionate  rocce,  nel  tempo  die  era  sottoniarino 
e  prima  die  si  elevasse  soj)ra  il  livclio  del   mare. 

Le  eruzioni  Iradiilicbe  infatli  in  nulla  difi'criscono 
dalle  pirosseniche,  se  se  ne  toglie  la  forma  di  cu- 
pola di  taluni  loro  craleri,  e  la  quantita  delle  sostanze 
vetrose  che  accompagnano  gli  allri  maleriali  felspatici. 
Questi  niancano  nellEtna;  e  se  non  intieramente  sono 
almeno  in  tale  sparula  quantita  da  mettere  in  dubbio 
tiill'  era  la  presenza  ddia  trachite,  anche  nellc  parti 
ove  piu  abbondano  i  materiali  felspatici  dell' Elna  an- 
tico.  Se  si  sla  poi  a'caralteri  cbimici  delia  roccia,  val 
lanto  dire  die  quella  sola  e  trachite,  di  cui  il  felspalo 
e  la  specie  che  hiacolUe  o  felspato  di  soda  si  ap- 
pella,  allora  si  debbono  isliluiro  nuove  analisi  per  pro- 
vare  lornialmente  se  tale  roccia  non  si  e  sin"  ora  tro- 
vala  nell'Etna,  essendo  generalmente  il  felspato  delle  ■ 
sue  roccie  quella  specie  che  Labrador,  o  felspalo  di 
polassu  si  ch  i  a  m  a  ( 1 ) . 

Dopo  le  prune  sottomarine  eruzioni,  dopo  gli  an-, 
lichi  corsi  di  lave  felspatiche,   dopo  che   esaurite  eran 
I'orse   nel  focolare  le   rocce   di   felspalo,   o  che   rivolto 
SI   fosse  il  fuoco    sotterraneo  a  piii  vasla    I'oniiaziuiie, 
qual'era  la  basallica,  dalla  quale  provenivan  pure  lutti 

(1)  Diario  do!  vii  C()ii','rcsso  di'gli  scieiiziali  itaiiaiii  ia 
Kapoli  |).   Wli. — 25  si'llemiire. 

Sn' ra[ipnili  cln'  [lassuiio  fra  le  rocce  dfirttiia.  del  prof, 
Maravii-iia — A'up.    1845. 


376 
i  vulcaai    estinti    del  Val  di  Nolo,  e  di    allri  siti ,   il 
basalto  pole  apprestare  abboodante  maleriale  al  vul- 
cano  etneo:   ed  esso  comincio  a  VL-slirsi  ed  accresce- 
re  la  vasta  sua  mole  colie  lave  basalliche. 

Ma,    quanli    strati  di  lava,    quanti    materiali  di 
sviscerala  Fusa    materia  si  richiedevano  per  ianalzare 
un  vulcaiio,    qual' e  1' Etna,  anche  all' altezza  dell'ai- 
tuale   timpa    delle   cannelle,  ossia  a  3,000  piedi  sul 
livpilo  del    mare?  Selte  ne    presenla  la    costa  di  Aci 
in    un'  allezza  di  4-00    piedi:    ventidue  se  ne    conlano 
nella  valle  di  Calanna    in   un'  altezza  di  500  piedi:  un- 
did nella   cisterna  del  piano  del  Lago  in    un'  altezza 
di  200  piedi  circa ;   volendo  prendcre  un  medio,   an- 
che abbondevole  in  altezza  doi^li  strati  delle  lave,  da- 
remo  tre   strati   ogni  cento  piedi    di    altezza.   Or,   es- 
sendo  la    limpa  delle    cafmelle  a  5,000  piedi  sul  li- 
vello  del  mare;  avran  dovuto    amniontarsi  150    corsi 
di  lave,    per  tutti  i  lati    del  cono,  onde    giungere  a 
quell' altezza;  e  per    conseguenza,    continuando    nella 
stessa  proporzione,   per  giungere  all' altezza  di  lOiSi 
piedi,  attuale  elevazione  dell' Etna^  vi  avraa  voluto  314 
strati  di  lave  o  materiali  vulcanici ,    considerati  sem- 
pre  a  Ire  per  ogni  cento  piedi.  Cio  non  vuol  dir  pe- 
ro  che  un  tal  ristrello  numero  di  eruzioni  vi  avra  vo- 
luto per  formar  I'  enorme  massa  dell'  Etna,  esse  sono 
state  senza  dubbio  piii  del  centupio .    Imperoccbe  un 
corse  di  lava,  il  maggiore  ed  il  piii  esteso  che  si  co- 
nosca,  non  e  piu  di  sei  in  selte  miglia  quadrate :  a 
formar  quindi  un  sol  mantello  al  gran  eono   dell' Et- 
na, molte  e  molte   lave  vi  avran    voluto   sin  da  che 
esso  cominciava  ad  avere  una  base  anche  di  24-  miglia: 
ed  han  dovuto  richiedersene  sempre  piii  come  la  massa 
del  cono  ingrandivasi. 

Ma  lasciamo  questo  calcolo  che  resta  taiito  Ion- 


377 

lano  da  ogni  approssimazione,  quante  voile  si  consi- 
dera  che  lo  ingrandinienlo  del  cono  dell'  Etna  noii  e 
stalo  uniforme  e  regolare :  che  anzi  lutte  le  ineguu- 
glianze  della  sua  siiperfioie,  lulli  gli  avvallamenti  e 
le  elevazioni  che  sciibro  ed  alpeslre  ne  coslituiscono 
it  suolo,  dimostrano  che  ie  correnti  vulcaniche  non 
sono  slate  addossate  Si  mpre  le  une  sulle  altre  in  tutti 
i  fianchi  della  monlagna:  che  cio  si  e  verificalo  nella 
parte  elevata  della  regione  scoperta,  e  vero,  ma  iioa 
son  poche  quelle  che  sole  sono  restate  e  scoperte, 
proluDgandosi  verso  le  falde  di  questa  raontagna.  Ad 
ogni  modo  grandissiino  e  slato  il  numero  delle  cor- 
renti e  de'  inateriali  scioiti  pirogenici,  che  e  bisognalo 
a  formare  il  corpo  di  questo  magno  vulcano. 

Per  non  istancor  forse  la  mente  nel  concepire  un 
lunghissiino  corso  di  tempo  che  e  bisognato  all'  in- 
grandimento  dell'  Etna,  si  e  tentato  di  alzarne  di  ua 
colpo  la  massa  principale;  e  si  pretende  (1)  che  essa 
presenli  un  evidente  sollevamento  in  quella  parte  che 
costituisce  I'attuale  suo  husto ,  il  di  cui  petto  e  for- 
malo  da!  baizo  del  Trifoglietto ,  salto  del  corvo  e 
Giannicola ,  ed  il  dorso  da  quella  parte  della  regione 
scoperta  che  s'  innalza  alquanto  curvo  a  ponenle,  da 
Monte  rosso  e  M.  s.  Maria  sino  alia  hase  dell' ulti- 
mo cono.  I  dati  cui  appoggiasi  questa  opinione  sono 
i  seguenti. 

La  valle  del  leone  e  le  alture  delle  concazze 
mostrano  una  inclinazione  di  strati  da  S.OaW.E;  in 
dietro  del  cono  del  cratere  altre  elevazioni  inclinano 
da  S.  a  IN.  II  petto  stcsso  della  montcignola,  nelle 
parti  non  coperte  da  arene  della  eruzione  del   1766, 

(1)  Rocherches  sur  la  ^(rutfnre  el  siir  I'origine  dii  Mcml 
ittna.  \\\\  31. L.  Elic  do  UoauiiKnit. — Mi-moiies  jiour  servir  a  uiie 
destriplion  geologique  de  la  France  i.  vol.  4. 

48 


378 
inclina  da  N.  a  S.  La  massa  centrale  altorniata  da 
quesle  elevazioni  pare  cosi  die  stesse  in  mezzo  ad 
ua  cratere  di  sollevamento  ,  prodotlo  quindi  dal  sol- 
levatnenlo  suo  stesso;  vale  a  dire  che  irinalzandosi  ii 
corpo  deir  attuale  parte  scoperla  dell'  Etna,  fece  incli- 
nare  in  varii  seiisi  gli  strati  delle  lave  che  vi  slavan 
sopra.  Dippiu,  gli  strati  delle  lave  nella  valle  di  Ga- 
laana,  nella  Gisterna  ec.  conservano  tal  parallel  ism  o 
nelle  loro  masse  che  non  si  rassomiglia  in  nulla  alia 
correnti  ordinarie,  piano  di  slrangolaraenti,  di  rigon- 
fiamenli,  e  di  grande  irregolarila  di  superficie.  Gli 
strati  finalmente  delle  materie  sciolle  che  coprono  le 
lave  inciinate,  noa  avrebbero  potuto  conservar  paral- 
lelismo  alcuno  con  esse,  dovendo  cedere  al  peso  loro 
stesso  e  rololarsi  alia  base. 

Won  pare  a  me  che  cosi  vada  la  cosa.  E  prima 
di  tutto  vi  e  tale  distanza  dalla  valle  del  leone  alia 
Montagnola,  e  da  questa  alle  piccole  allure  dietru  li 
cono  del  cratere,  che  non  vi  si  puo  per  modo  alcuno 
stabilire  un' antico  rapporto:  inoJtre  dalla  parte  di 
ponente  il  dorso  della  montagna,  quello  stesso  che  si 
pretends  sollevato,  non  ha  intorno  alcun  segno  di  an- 
tico terreno  di  lave  che  si  fosse  sollevato,  come  quei 
pretesi  punti  di  sopra  menzionati ;  ed  all'incontro  esso 
non  resulta  che  di  scorze  di  lave  addossale  una  sul- 
r  altra  ,  e  tutte  del  sistema  pirosseuico,  ossia  della 
parte  moderna  dell' Etna  (1).  Di  piu,  nessuno  strato 
delle  lave  nel  petto  del  baizo  del  Trifoglietlo  e  di  lava 
interamente  felspatica;  ed  all'incontro  sono  esse  per 
lo  piij  pirosseniche,  come  quelle  della  parte  moderna 
deir  Etna.   La  inclinazione  poi  degli  strati  di  lave  noa 

(l)Mem.suIle  condizioni  geologiche  dell'Etna  Att.Gio.vol.  i. 


379 

e  tale  da  non  potersi  riguardare  come  prodoUa  dal 
natural  corso  di  una  corrcnte  sopra  la  superficie  di 
un  cono ,  il  quale  informe  per  quanto  si  voglia  nou 
lascia  pero  di  esser  sempre  acclive:  qiiindi  una  la- 
va nella  parte  scoperia  dell'  Etna  non  si  trovera  mai 
orizzontale,  ma  stguira  il  grado  di  acclivila  del  sot- 
toposlo  terrene;  e  so  si  verilichera  una  sezione  lun- 
gitudinale  di  varii  strati  di  lave  si  trovera  che  essi 
sono  sempre  inclinati;  come  deve  esserlo  la  struttura 
di  una  slratificazione  a  manlello  quando  verrebbe  la- 
gliata  nel  senso  di  sua  lunghezza. 

Si  crede  che  le  correnti  di  lave  non  possono 
flm're  in  continuazione  al  di  sopra  di  un'angolo  di  16 
gradi ;  trovando  pero  ne'  menzionati  lunghi  che  le 
stratificazioni  inclinano  sopra  un'  angolo  di  23  gradi, 
si  vuol  conchiudere  non  poler  cio  avvenire  se  non  per 
via  di  un  sollevamento.  Confesso  che  tanta  inclina- 
zione  di  strati  non  e  slala  mai  da  me  osservata ;  e  gii 
si  rati  dtlla  valle  del  leone,  e  quelli  del  salfizio,  e 
piu  basso  presso  lo  zoccolaro  non  sono  piii  inclinati  di 
gradi  20  ;  e  correnti  con  simile  inclinazione  ne  ab- 
biamo  non  poclie  nel  tralto  della  lava  del  1792,  a 
cassone  presso  I'Arcimisa,  e  presso  Zaffarana,  nou  che 
in  altre  correnti,  sul  dorso  appunto  dell'  Etna  nella 
parte  che  guarda  Bronte,  Malelto  e  Randazzo.  Ma  sup- 
poslo  che  non  fossero  della  cennata  inclinazione  di 
gradi  25,  cio  sara  perche  come  fluide  correnti  non 
possono  veriGcare  il  loro  corso  sopra  piii  ripido  de- 
clivio,  0  piu  tosto  che  i  luoghi  ove  son  corse  noa 
ne  ofl'rivano  uno  di  un'  angolo  piu  ottuso  ?  Questo  se- 
condo  caso  non  ci  potrehbe  a  nulla  servire  di  prova, 
in  quanto  al  poler  la  lava  scorrere  sopra  un  pendio 
piu  ripido  di  23  gradi ;  bisogna  fermarci  dunque  al 
modo  con  che  progredisce  la  lava,  per  polore  esa- 
mioare  se  essa  possa  mantenersi  in  corrente  anche  so- 


^,80 


Of 

pra  un  suolo  ehe  fosse  inclinato  al  di  la  di  25  gradi. 

La  lava    die    vien    fuori    dal    nuovo    cralere  iiel 

Banco  del  vulcano,  con  quale  rapidila  essa  corra  non 

so  chi  possa  dirb,  perche  non  vi  e  persona  al  mondo 

che  star  se  ne   possa  nel  silo  ove  si  apre  il  suolo  per 

dare  sfogo    ad  una    eruzione    vulcanica.    Le    continue 

scosse  di  tremuoto,   lo  sljaizo  ed  il  sallar   in  aria  della 

parte   del  terreno  sotto  di  cui  si  fa  strada  linfuocalo 

torrente,  non  sono  fenomeni  che  spregiar  si   possono 

da  qualunque  intrepido  morlale.   La  violenza   in  som- 

nia    delle  prime    convulsioni  di  una    eruzione  si    puo 

ben  da  lungi  contemplare,   non  gia  da  vicino.  Si  giu- 

dica  quindi  della  rapidita  della  correnle  ne'  suoi  primi 

period!  dal    Iratto  di  suolo  che  percorre    in    un    dalo 

tempo:   ma  quesla  stessa  misura  e  incerta;  poiche  di- 

pende    moltissimo  la  della    rapidila  dalla    maggiore  o 

minore    ripida    discesa  del    terreno .    Dacche  pero  la 

esplosione    delle    scorie  e  delle    arene  e  alquanto  di- 

niinuita    d'  intensila,   ed  il  picciol  cono  di   eruziojie  e 

giunto  ad  una    bastante    mole,    e  lascia  che    uom  si 

avvicini  ad  esse  sopra  vento,  si  vede  scorrere  la   lava 

a  guisa  di  liquefatlo  metddo,  e  posso  francameole  dire, 

con  una  certa  lentezza ;   di    modo  che,   a  non   piu    di 

cinquanta   passi  di  distanza  dalla  origine,  la  lava  divie- 

ne  scoriforme  ed  annerita  nella  superficie ;  e  rinten- 

so  vivo  color  del  fuoco  non  si  scorge  che  nelle  fenditure 

e  ne'  crepacci.  La  liquida  lava  sottoposla  Irascina  seco 

!a  scorificata  superficie,  e  la  rovescia  innanzi  alia  sua 

fronle  ed  a'lati  come  va  progredendo;   lalche  puo  dirsi 

che  essa  scorre  per  lo  piu  sopra  i  proprii  niateriali, 

e  qiiesti    saran    sempre  in    maggior    quantita  quanto 

minore  e  la  celerita  del    corso  di  essa,    crescendo  la 

scorificazione  della  superficie  in  ragione  inversa  della 

ceienia,  la  quale  quaiilo  piu  rallenta  tanto  piia  tempo 

concede  al  ralfreddamenlo  della  superficie. 


381 
Supponghiamo  ora  che  la  lava  scorre  inton- 
Iro  uti  penJio  di  33  gradi  d'  inclinazione  ;  cosa 
dovra  succedere  allora?  Se  cio  avviene  vicino  alia  sor- 
genle,  allora  la  lava  lluida  piu  che  altrove  vi  si  adat- 
lera  perfellamente,  come  qiialunque  allro  liquido,  che 
avesse  pero  una  cerla  consistenza  (1),  e  sempre  della 
stessa  allczza ,  finche  al  fronte  non  Irovera  ostacolo 
alcuno,  0  finche  il  raffreddamenlo  della  porzione  corsa 
la  prima  noo  fara  iirto  a  quella  che  continua  a  flui- 
re,  ohbligandola  ad  ammontarvisi  sopra,  o  a  cangiar 
di  dirczione.  Quando  finalmenle  la  eruzione  va  a  ce- 
dere.  si  vedra  la  corrente  rimaner  ferma  sul  pendio, 
perche  il  gradual  raffreddamenlo  non  perraeltera  che  si 
slacchi  in  pezzi,  e  si  disgiunga  la  massa  della  cor- 
rente; per  cui  colla  stessa  doppiezza  rimarra  a  guisa 
di  sirato  sul  declivio  del  pendio. 

Se  poi  la  lava  incontrera  un  tal  pendio  quando 
essa  scorre  lentaniC;nte,  allora  prima  che  la  parte  flui- 
da  vi  scorra,  la  suptrficie  scorificata  vi  verra  rove- 
sciata  sopra,  e  la  lava  infuocata  lentamente  calandovi  noo 
disgiungerassi  per  certo  nella  massa,  perche  la  pres- 
siune  che  riceve  da  quella  porzione  che  vien  dietro 
ad  ogni  istante,  la  manliene  in  una  continuila  stabi- 
le, ajulata  dalla  re.sislenza  che  il  rafTreddamento  della 
froiile  le  va  opponendo.  Non  sarebbe  impossibile  quiii- 
di  il  conO  di  una  lava  in  un  pendio  di  33  gradi , 
molto  meno  in  uno  di  30,  e  cosi  via  via  sino  a  quelle 
di  gradi  23,  che  e  il  massimo  della  prelesa  inclina- 
zione  degli    strati   nella  valle  del   leone  ec.  ec. 

Questa  inclinazione  di  strati    poi  si   osserva   nel- 

(1)  lo  spero  che  non  si  vorra  considerare  la  lava  (he 
scorre,  sotto  le  stesse  leggi  che  segue  I'acqiia,  o  altro  iluido: 
|ifrch('  aildia  tutii  ijli  ari;oiiu',iiti  verrebbcro  a  formarsi  sopra 
pi'iucipii  iiiul  fuudati  o  falsi. 


382 
r  Etna  nella  parte  elevata  della  regione  scoperla,  la 
clove  per  I'appunto  la  forma  conica  di  questo  vulca- 
no  e  alquanto  piu  manifesta  ,  e  non  gia  nella  ra- 
gione  nemorosa  e  piemontese ,  duve  la  monlagna 
offre  delle  spianate  e  delle  collirie  che  fan  perde- 
re  ogni  idea  di  forma  conica.  Cio  importa  che  la 
strati ficazione  a  mantello  e  piu  marcata  e  sensibil- 
mente  inclinala  sopra  una  superficie  conica;  e  quindi 
quella  della  valle  del  leone ,  delle  serre  del  salilzio 
ec.  che  e  tanto  inclinata  ,  lo  e  perche  non  rappre- 
senta  che  la  sezione  delle  luniche  di  lave  di  cui  e 
vestito  il  cono  dell'  Etna.  E  per  quanto  sarebbe  gio- 
vevole  alia  teoria  de'sollevainenti  che  si  vogliono  nel- 
r  Etna,  il  trovarsi  strati  inclinati  di  lava  al  grado  25, 
nella  regione  nemorosa,  e  pii!j  basso  ancora,  dove  la 
stratificazione  a  mantello  dev'  esser  pochissimo  incli- 
nata, perche  lontana  dalla  parte  conica  di  questo  vul- 
cano,  tanto  piu  s'  e  coutrario  il  trovarsi  nell'  alta  re- 
gione eve  il  vulcano  e  piu  conico,  comeabhiam  detto, 
ed  ova  per  conseguenza  la  sezione  verlicale  delle  tu- 
niche,  della  stratificazione  a  mantello,  dee  presentarle 
inolto  inclinate. 

Ma  finalmente  ammettendo  anche  che  le  stratifi- 
cazioni  di  cui  si  parla  siano  in  efietto  piu  inclinate  di 
quanto  per  regolar  corso  di  lave  esser  potrebbero,  ne 
nasce  percio  che  un  sollevamento  di  suolo  le  abbia 
dovulo  produrre?  Non  poleva,  all'  inconlro,  lo  spro- 
fondamento  di  suolo  che  produsse  la  valle  del  bove 
esserne  la  vera  cagione?  Esaminiamo  le  circostanze, 
che  accompagnar  devono  ognuna  di  queste  due  cause. 

Si  suppone,  come  si  e  di  sopra  accennalo,  che 
il  corpo  della  montagna  dalla  regione  nemorosa  in 
su  si  fosse  sollevato;  perche  dal  dolce  pendio  delle 
falde  di  essa  sino  alia  regione  nemorosa,  quel  vaslo 


383 
corpo  exabrupto  s'  innalza  con  una  inclinazione  ripi- 
da  piu  del  doppio  del  rimanenle.  Qui  iion  si  tralta 
di  un  sollevanienlo  di  una  massa  monlagnosa,  che 
spiuta  da  una  piu  potenle  massa  sotloposta  ha  rolto 
la  conlinuazione  de'  suoi  sirati  ed  ha  dovuto  piegare 
da  un  Jato  ed  all'  altro,  per  dar  uscita  a  quella  che 
ne  ha  vinlo  la  forza  e  vi  si  e  stabilila  in  mezzo ;  ma 
bensi  di  sollevare  un  immenso  cilindro  di  lave  am- 
monlate  le  une  sopra  le  allre,  sonza  sconcertarne  il 
livelio,  e  quel  che  e  piu,  senza  dislurbar  per  nulla 
il  cammino  interno  della  gola  del  vulcauo,  la  quale  e  ri- 
masta  nel  sito  stesso  inalterata  e  perenne. 

JNon  poiro  mai  piegarmi  ad  ammettere  questa 
opinione,  riflellendo  che  un  tal  sollevamento  non  po- 
leva  aver  luogo  senza  un  grandiose  disordine  e  scon- 
volgimento  di  tutto  il  lerreno  che  lo  attorniava  (1). 
1  raltavasi  non  meno  di  una  massa  di  circa  cinque 
migiia  di  diametro,  e  di  una  allezza  di  6000  piedi 
almeiio,  che  veniva  sollevata  da  sotto  un  terreno  di 
lave  vulcaiiiche  non  solo,  ma  che  aveva  e  colline  e 
montagiie  vicine.  II  risenlimenio  quindi  del  circon- 
danle  terreno  doveva  eslendersi  a  ben  molte  migiia 
intorno:  e  la  superficie  del  cono  doveva  assumere  una 
forma  di  siioio  scavato  da  avvallamenti,  che  corrispon- 
dessero  alle  aperture  del  terreno  ;  e  questo,  secondo 
il  linguaggio  moilernr),  doveva  divenire  stellato  di  lar- 
glie  I'enditure  che  aprivaiisi  aitorno  della  massa  sol- 
levata (2).  Ma  nulla  di  tutto  cio  si  osserva  ne'  fianchi 
dell'Elna;  ed  m  mancanza  di  prove  di  tal  genera 
SI  sono  andati  cercando  gli  strati  inclinati  della  valle 
del    leone  e  delle    serre   del    salfizio    quali    prove  di 

(1)  Mem.  cit.  di  Bcauinnnt.  p.   194.  e  seg. 
(2j  Su'cr.ileri  di  sollevaiiieutu  e  di  eruzioue.  Mem.    Atti 
Giocii.  vul.   3.  serie  2. 


384 
sollevamenti  in  miniaUira!  Del  rimanente,  se  togli  il 
grande  abbassamenlo  di  suolo ,  o  avvallamenlo  co- 
muiique  si  fosse,  detlo  valle  del  bove,  tullo  ii  reslo 
del  rorpo  dell' Etna  non  offre  Irallo  di  suolo  che  possa 
far  supporre  esservi  slata  una  volta  una  feudilura  o  uu 
rivolgimento  qualunque  di  terreno.  Dippiii,  il  pello 
del  balzo  del  Trifoglietlo ,  cbe  appalesa  il  laglio  di 
tante  stralificazioni  di  lave ,  prestnta  un  livello  tale 
in  esse,  che  se  mai  questo  corpo  di  montagna  avesse 
avuto  origine  da  un  sollcvamento  esso  dovetle  venir 
su  placidissimamente,  scnza  disordinare  per  nulla  g!i 
strati  superiori,  e  con>ervandoli  neila  lore  quasi  ori- 
zontalita  sine  ad  un' altezza  di  900  piedi!  Questa  sup- 
posizione  pero  sarebbe  contraria  a  quell' aUra  che  alia 
forza  del  sollevamento  attribuisce  i  pareti  della  valle 
del  bove ,  i  quali  se  sono  slati  sbalzali  a  tanla  di- 
stanza  uno  dall'  altro  il  sollevamento  avra  dovulo  es- 
sere  subilaneo  o  di  una  incakolabile  potenza :  per 
r  appunto  poi  nel  site  anzidelio  non  si  vede  roccia 
alcuna,  alia  quale  si  potesse  atlribuire  la  causa  del 
disordine  de' pareti  della  cennala  valle  del  bove;  men- 
Ire  cola  dove  si  vuole  innalzato  il  corpo  dell' Etna  di- 
sordine alcuno  non  regna. 

Cosa  si  risponderebbe  poi  se  si  dimandasse  come 
mai  fra  tanti  materiali,  pretesi  soUevati,  nessun  bric- 
ciolo  s'  incontri  di  roccia  o  nettunica  o  sedimentaria, 
che  avesse  polulo  venire  in  rap{)orto  co'  materiali  vul- 
canici,  nel  tempo  cbe  i  lavori  dell'  Etna  erano  sotlo- 
marmi  ?  E  della  stessa  roccia  felspalica,  d'onde  il  vul- 
cano  ha  dovulo  trarre  il  materiale  di  tante  lave,  ri- 
feribili  a  quel  sisteraa,  come  mai  nessuna  traccia  ne 
sia  venuta  fuori  in  tempo  che  un  tanto  sollevaaienlo 
opera vasi  nel  ceniro  dell'  Etna? 

Per  quel  che  riguarda  poi  la  ineguaglianza  delle 


385 
superGcie  e  Jella  massa  dello  lave  moderne,  conl'ron- 
tala  con  quella  delle  lave  die  si  scoproiio  nella  valle 
di  Galanna,  nel  balzo  del  TriFoi^liello  ec.  ove  assu- 
nioiio  esse  una  tal  (|iial  rc^olarila  di  superficie  e  di 
dcippiezza,  sebbeiie  nun  cosi  cliiara  come  si  prelende, 
io  non  vorrei  alTalicurmi  a  riaeicarne  la  cagione,  pei- 
clie  aarel»l)e  lo  stesso  che  presentare  delle  opinioni 
piij  o  menu  probabili,  nulla  potendo  asserirsi  di  cerlo. 
Ma  d'  allionde  io  non  so  quaiilo  questa  slrullura,  nelle 
auzidetle  correnti,  possa  mililare  a  favore  di  un  sol- 
levaraento  ?  Percbe,  o  questa  regolarita  di  strultura  si 
debbe  a  soltomariiio  corso  di  lava,  ed  allora,  io  re- 
plico,  e  pressoche  in.possibile  che  non  dovesse  ella 
inanifeslare  indizio  alcuno  di  mariiio  deposito,  inter- 
posto  Ira  uno  slralo  e  I'  altro,  come  I'  offrono  tulte  le 
correnli  de'  vulcani  estinti  del  val  di  Nolo ;  o  si  deb- 
be a  particolar  modo  di  fluire  della  lava,  e  forse  per 
la  vicinaiiza  alia  sua  ongine,  e  queslo  poleva  avve- 
nire  in  ogiii  lenq)o ;  ne  vi  e  maggior  ragione  di  cre- 
der  questo  tempo  reniotissimo  anziche  moderno.  Per 
allro  noi  non  abbiamo  una  sezione  di  ammassi  di  lave 
recenti,  di  tanta  estiiisione,  per  pottre  asserire,  che 
esiste  nel  confronto  marcatissima  differenza  fra  esse 
e  quelle  delle  alte  regioni  dell' Etna;  ne  tulte  le  su- 
perOcie  delle  lave  presenlaiio  sempre  quelle  scabrosi- 
ta.  quelle  ineguagliunze.  que' rovesciamtjnti,  quelle  ca- 
vila  ec.  ec.  che  in  talune  di  esse  si  osservano  (1). 
Abbiamo  beiisi  nella  natural  sezione  di  un  corso 
della  stessa  lava,  o  in  (juella  che  artificialmente  si  e 
fatta  per  uso  di  trarne  i  inateriali  da  fabbrica,  che 
la  dove.essa  per  replicate    volte  si  e  ammontata  so- 

(1)  Vedi  la  Mom.  sulla  varieta  di  superficie  delle  lave  ec. 
Atti  Gioen.  vol.  xix. 

49 


386 

pra  se    stessa   assume    una   forma    Hi    stralifirazione , 
appunto  ov'  e  poca  la  doppiezza  della    sconficala  >u- 
perficie,   e   la  inassa  solida   presenta   un  cerlo   parallo- 
iismo.   Pare  cosi  che  diponda  iion  poco  dalla  variola 
di  superficie  delle    lave,   il  loro  piii  o  iiipho    marcato 
parallelismo  ;    per    cui    vi     saraniio     sovrapponimcnli 
di  lave  che  rassomigliano  ad  una  stratificazione ;  men- 
Ire  degli  allri  saranno  pieni  di  strangolaturc  e   di  rigon- 
fiamenti,  come  si  os>erva  in  queili  d  ila  cnsta  di  Aci. 
Finalmfnte    in     quanlo    alle    ceiieri    alle    anne 
a'materia/i  scioiti  die    vi  si  voglion   rappresentare  co- 
me uno   stralo  parallelo  alia  massa  delle  lave  che  co- 
prono,  mentre  in  realla  tale   assertiva  e  stata  dall'  es- 
sersi  cio  osservato  da  lonlano(l),  hisngna  ess.'re  stati 
presenti  all' andamento  delle  esplosioni  vulcaniche.  per 
restar  persuasi  come  que'  maleriali   vengono   a  cadere 
intorno  a'  coni  delle  eruzioni  e  fermarvisi  in  doppiezza 
presso  che  uguale,    qualuiique  sj  fosse    I'  acdivila  di 
quclli,   senza  ohbedir    sempre  alia    legge,   che  lor  si 
vorrebbe    imporre;   di  cedere,    cioe,  al   proprio    peso 
e  rotolare  o  scorrere  verso  la  base.   Ma  basta  il  ritlel- 
lere  che  que'  maleriali  vengon  fuori    pressoche  bagnali 
in   mezzo  alle  ceneri  alle  arene  ed    a'  rapilli  umidi  di 
vapore  e  di    efilorescenze  saline,   servendo,  quasi  di- 
rei,  di  leggiero  cemento  a'  piu  grossi   maleriali,  e  ca- 
pace  di    trallenerli  nel    silo    ove    cadono ;  a  tale  che 
spesso  le  varie  tuniche  formate  ne' coni  de' vulcani  da 
quesli  maleriali,    erutlali  a  riprese,   divengon    solide, 
e    si    chiamano    percio    tuji    vulcanici.   Coll'  andar  del 
tempo  poi  divenuli   aridi   e  meno  lenaci    possono  da- 
gli  agenti  meleologici  o  dalla  mano   dell'  uomo   esser 

t;      (1)  Or  avec  quelqiie  soin  que  j' aie  promene  ma    lundte 
eur  les  iniliias  d'assises  de  laveec.  Recherchesec.  vol.4,  p.  18S. 


387 
ridolte  a  materiale  sriollo,  ed  e  allora  che  ubbiJendo 
essi  alia  legge,  tenddno  a  precipilarsi  verso  la  Itase 
del  cono.  Ma  ba^la  cosi  per  ora  sopra  im'  argoint'iilo 
al  quale  saremo  obbli^ali  lurse  di  toruare  coii  piii  ini- 
nulo  esame  altia  volla. 

Ceichiamo  piultuslo  di  rispondere  alia  domanda 
che  aspelliamo  ci  venga  falta;  cioe  «  chi  ha  pro- 
dollo  dunque  lutli  que'  nvolgimenli  di  terreno  nel  gran 
tratto  dull'  litna  aiitico  ?  Uiio  sprofondamento  di  tin 
sesto  circa  deUa  massa  superficiale  di  questa  mon- 
tagna.  Vfdianiolo. 

Tanto  materiale  lavico  venulo  fuori  daiia  gola  del 
vulcano,  e  sviscerdto  (li'contoriii  deli' infuocato  focolare 
ha  doviilo  lasciar  per  cerlo  un  voto  significante  nella 
base  dell'Etna.  Una  vinleiila  e  grandiosa  eruzione  scuo- 
lendone  puleulenienle  la  massa  poteva  facilraente  pro- 
durre  la  caduta  delle  solterranee  volte,  e  far  spro- 
li-iidare  quclla  porzione  di  1  cono  che  vi  stava  sopra, 
e  sconiporre  uon  pooa  parte  del  prossimo  fianco 
della  nionlagna,  Noi  possiaino  cio  provare  con  esempii 
di  avvciiimenti  success]  in  tempi  della  nostra  vita  ne- 
gli  ultimi  anni  del  secolo  passato.  Durante  la  eruzio- 
ne del  1792  un'abbassameuto  di  suolo,  di  un  quinto 
di  miglio  circa  in  diamelro,  si  avvero  nel  piano  del 
lago  presso  la  monlagnola,  profondo  200  piedi  cir- 
ca, detto  in  seguito  cisterna  dalla  forma  circolare  e 
cilindrica;  e  queslo  appaleso  la  strullura  di  quel  cor- 
po  della  montagna  che  corrisponde  al  baizo  del  Tri- 
loglietto:  e  le  stralificazioni  delle  lave  in  quel  baralro 
corrispoiidono  anch'  esse  esatlanie nto  con  quelle  del 
cennato  balzo,  al  quanto  pero  piu  alte;  di  modo  che 
chiara  comparisce  la  discesa  dtdle  lave  venule  dall'allo 
cratere.  La  valle  di  (lalanna,  in  piu  grande  scala,  ha 
gli  stessisimi  caralteri   della  raenzionata    cisterna;  ne 


388 
pol£va  in  allro  modo  formarsi  che  per  sprofondamento 
di  suolo,  nttosa  la  circolar  forma,  ed  11  siio  scnnsccn- 
dimenlo  murale.  Dil  modo  stcsso  pcrlanlo  lulia  la 
valle  del  bove  sia  a  riprese  sia  in  una  sola  volta 
dovetle  per  sprofondamt'iili  formarsi, 

Rotta  e  preoipiluta  in  profimde  voragini  la  parfe 
del  cono  che  vcnne  ^u.  non  polca  non  formare  ud 
terreno  rivollato,  ed  in  lulli  i  modi  (ormenlato ;  e 
quindi  rupi  isolate,  cresle  di  colline,  scoscese,  suolo 
ammontato  in  una  parte,  inl'ossalo  in  un'  allro,  niate- 
riali  mescolati  e  confusi,  stratificazioni  di  lave  rotle, 
inclinate  ed  anche  verticalmente  a  giacere  ridotle ; 
tutlo  quel  disordine  m  somma  che  facilmente  si  ap- 
prende,   e  che  difficile  riesce  ad  esprimersi. 

Le  lunghe  ela  corse  da  quell' <po<?a,  gli  efTctli 
degli  agenti  metcoroldgici.  le  convul.-ioni  vulcaniche, 
le  lave  corse  sopra  !<>  arene,  le  scorie,  e  poi  il  rni- 
noso  passaggio  de' lorrenli  prodoUi  dalle  dirotlo  piog- 
ge,  hanno  anch'  essi  conlrihuilo  a  rendere  piii  sfigu- 
rata ,  e  piu  difficile  a  coraprendersi  a  prima  giunta  la 
struttura  della  parte  antica  dell'  Etna. 

Ma  quando  senza  preoccupazione  di  spirito  si  co- 
minciano  a  considerare  i  fenomeni  di  un  vulcano  che 
spunta  dal  mare  e  gradalamente  va  ingrandendosi; 
quando  non  si  trascuraiio  quelle  osservazioni  che  dar 
possono  ajuto  al  tentativo  di  spiegar  que'  fenomeni; 
quando  il  vulcano  si  studia  diligentemente  la  prima, 
la  seconda,  la  terza  e  la  quarta  vol  la,  non  riuscira 
molto  difficile  allora  il  dar  ragione  dell'attuale  aspetlo 
dell'Elna,  e  far  valere  que'principii  geologici  che  illu- 
strar  possono  la  teoria  de'  vulcani ;  teoria  che  per 
nulla  e  disgiunta  da  quella  della  formazione  slessa 
della  crosta  del  globo. 

Se  la  crosta  della    terra  iafatti    non  e  altro  che 


389 
una  scorin   dol   niirlco  inccindoscpnie  di  ess.'i:  se  (juo- 
sta  scoria  e  divciuila  scinpre  piii  doppia  e  profoiul/i, 
come  e  andata  e.ssa  rafrrcddandosi.   i   viilrani  possono 
considerarsi   come  svcMitatoj   del  luoco   sotlirraueo.  cl)e 
piiu  m   ogj^i   malli^eslar^i   con  miiiore  eiier^ia  de' tem- 
pi andali  ed  in   pochi  punti    soltanlo;   atlesoohe  resi- 
slenza  maggiore  ritrova  nella    ingrossata  scorza  terre- 
stre,   e  chiuse  non   poche  vie  diedero  uscila  una  volla 
a'materiali  degli  eslinli  vulcani;   ed  e  soltanlo  coiraju- 
to  de'  vapori,   generalmente,   ctie  puo  manifestarsi   per 
Jo  accese  gole  de'  superstiti   vulcani ;   menlre  le  rarissi- 
nie  volio  al  di  d  oggi   per    sola  effervesceiiza    puo  il 
fuoco  sotterraneo    spingere  le  fuse    malene    sino    alia 
bocca    de'  craleri  ,    come  si  e  osservato    nel     principio 
deila    eruzione    del    1838,   senza    I'ajulo    del    vapore. 
Ne'  tempi   pero  ne'  quali   la  scorza    lerreslre  era  meno 
doppia    e  piu  facile  ad    esser  penetrata  o  respinta  dai 
fuocbi  sottcrraiiei  si  t'ormarono  allora  le  inlrusioni  del 
granito,    de'  gruppi   di    porlido  e  del   basalto. 

Pare  in  somma  non  esser  altro  i  vulcani  che  i 
punti  pe'  quali  i  fuocbi  sotlerranei  si  manifestano  at- 
Iraverso  della  crosta  del  globo ;  essi  a  seconda 
della  doppiezza  di  quella  sono  stati  piii  numerosi  ed 
attivi  ne  tempi  andali:  ed  in  oggi ,  per  la  massima 
parte,  spenli  si  osservano  ;  e  que'  che  sono  in  attivi- 
ta,  bisogna  pur  confessarlo,  che  non  manifestano  quella 
energia.  che  da  quanto  si  vede  ne'resultamenti,  mostra- 
no  aver  avulo  una  volta. 

Ed  in  vero,  se  noi  raaturamenle  esaminiamo  quan- 
ta superiicie  dell'  Etna  e  slata  coperta  di  lave  nuove 
sin  da' tempi  storici,  possiamo  ad  evidenza  provare  cbe 
essa  non  ba  formato  che  appena  forse  una  sola  tunica 
alia  sua  massa,  colle  vane  correnli ,  che  in  tutti  i 
seusi  e  per  lulte  le  sue  falde  ba  versato ;  eccetluaa- 


390 
done  sollanlo  quelle  che  ndla  valle  del  bove  si  sono 
una  suir  altra  ammonlate  per  non  aver  polulo  pien- 
dere  allra  dirt;z:one  confinale  enlio  i  pareti  di  qiielia 
vallala.  Maggiore  di  gran  iuiiga  doveva  esser  duii- 
que  la  sua  energia,  se  pole  a  tanlo  iniialzarsi  ed  in- 
giandir  la  sua  mole,  a  via  di  soviapponinienli  di  la- 
ve,  prima  d(>' tempi  slorici ! 

Diamo   ora   uno    sguardo    all' Etna    nascenle ,  ed 
accompagniamola   nelle  sue  operazioni   vulcaniohe  pri- 
ma de'  lempi   slorici,   e  ccnmamo  di  volo  quel   che  ci 
ha  conservalo  la  Inidizione,  riguardanle  il  noslro  vul- 
cano.   ]\oi  ahbiamo  quasi   provato  che  il  mare,  prima 
della  lerziaria   formazione.   occupiiva  I'area  di  un  gran 
semicerchio  di  colli,   in  aiJora     di  secondaria    forma - 
zione,  da  Tauromina  ad  Agosla.   Nel   loco  sellenliio- 
iiaie  di    questo    ellittico    spazio  il   mare    comincio,   in 
queir  epoca,  a  gorgogliare    a  spumare    a     riscaidarsi 
ad  innalzarsi  in  grot<si  cavaileni,   e  ad  evaporare  parte 
delle  sue  acque.  Dal  fondo  immense  boile  d'aria  o  di  gas 
venivano    islanle  per  islante  crescendo  sempre  in  nn- 
mero  ed  in  frequenza,   e  dal   ioro    sco|)pio  a  contalto 
deir  almosfera    una    quanlila  di    vapcre,    in    foinia  di 
fumo  si  alzava ;   flnche  ollramodo  cresciulo  lo  svilup- 
po  de'  gas,    tutlo   il  dinlorno  si  copnva  di  fumo  den.«>o 
vaporoso  che  a  poco  a  poco  di   minula  cenere  impa- 
slavasi  ed  in  voluminosi   (urhini   s'  innalzava,   avvilup- 
pandosi  e  rotolandosi    sopra  se    slesso ,   Un   romorc  g- 
giar,  cupo  da    principio ,   accrescevasi    gradatamenle, 
finche  a  tragorosi   scoppii  giungeva,  che  unilo  a  quello 
de'tuoni,   faeeva    rib^mbar  I'aria  d' intorno.   Infuocate 
1  materie  venivan  fuori  a  riprese    mcscolandosi  col  fu- 
mo, e  tullo  era  sconvolginiento  nel  mare  Jonio  di  al- 
lora.   La  superficie  ne  era    imbrallata  di    galleggianli 
scorie  pumicee  e  .-parsa  di  ceueie  veniva  pure   biul- 


391 

lal.'i  da  irnmensa  qiianlila  di  pr\<;ci  e  Hi  mnllusclii  morll, 
e  i^allf^giaiili.  l^ra  il  viilcaiiu.  die  per  la  priiDa  vulla 
sqiiarciava  qiiella  park-  di'lla  scorza  terrestre,  coperta 
dal  mare  presso  la  c(i?la  dill'  Isola  che  Sicdia  fu  delta 
nc'  tempi  poslerion .  I  vapoii .  i  gas ,  e  le  nialene 
sciolto  che  potevano  esser  con  essi  trasporlale,  veni- 
van  fuori  dalla  supeificie  delle  acque;  la  sostanza  t'u- 
sa.  pero  della  lava  non  poleva  con  esse  sollevarsi, 
e  versavasi  appcna  spinla  dalla  nuova  gola  del  vul- 
cano  sopra  il  fondo  del  mare,  che  colla  sua  pressio- 
ne  ohbligavala  a  prendere  una  forma  depressa  ed  este- 
sa  con  una  supeificie  pressoche  ondeggiante.  Ma  lo- 
sto  veniva  essa  coperta  da'  material!  sciolli  eruttati, 
che  ill  parte  mescolati  coll'acqua,  in  parte  spinti  al 
di  sopra  d'lla  sua  superficie,  venivan  sempre  a  cade- 
re,  a  guisa  di  sediinento ,  sopra  lo  strato  di  lava 
nuovamente  corsa;  e  formavano  insieme  intorno  alia 
a;nla  del  vulcano  il  priiicipio  di  un  coiio  di  eruzione, 
che  dal  ripetulo  fenomeno  slesso  ingrandivasi  a  poco 
a  poco,   ma  sempre  sotluinarino  ancora. 

iVIassnna  esser  doveva  V  energia  del  nuovo  Etna 
ne'  suoi  pnmi  tempi:  e  non  dovetle  tardar  mollo  a 
crescer  tanto  sott' acqua  da  cominciare,  coll'apice  del 
suo  rono ,  a  farsi  veJere  sporgente  dalla  superficie 
del   mare. 

II  corso  di  questi  fenomeni  non  e  imaginario  o 
ipoletico.  E  qucsto  per  rap|)unto  I'andamenlo  di  quello 
che  osservansi  al  di  d' oggi  in  un  vulcano  che  spunia 
dal  mare:  e  questi  sono  -tati  quelli  del  vulcano  che 
afTacciossi  nel  mare  africano  pres.so  Sciacca  nel  1831  (1). 

Slahilita  la  gola  e  formato  il  corso  le  eruzioiii 
divennero  tulle  subaeree;   e  nell'  iminenso  Golfo  della 

(I)  Su" fenomeni  del  nuovo  vulcano  ec.  Cat.   1831. 


392 
cosla  siciliana  una  isok>tla  vulcanica,  accanto  agli  sco- 
ijli  basaltic! ,  apici  di  gruppi  e  dclla  carriefa  sotloma- 
rina,  lavorava  ad  pslendere  sempre  piii  la  sua  pe- 
riferia,  versando  dal  ciatcre  torrenti  di  lava  per  lutli 
i  sensi  oel  seno  delle  acquc.  Chi  sa  quante  inigliaja 
De  erano  corse,  animontaiidosi  una  suH'allra,  prima 
die  la  lerzi.iria  formazioiie  venisse  a  circondarJa  per 
tre  lali!  E  questa  Iraseinata  dalla  forza  di  una  cor- 
rente  marina  a  cui  I'  Etna,  come  si  e  deito,  faceva 
ostacolo,  in  due  Itraccia  la  divise  a  mezzogiorno  ed 
a  seltenlrione,  cumuiandone  la  massa  maggiore  a  po- 
nenle,  ove  veniva  ad  urlar  coll'  Etna.  Questa  forma- 
zione  infatti  si  osserva  assai  piu  potenle  ad  ovest 
deir  Etna  che  nel  terminc  delle  due  braccia,  al  capo 
de'  Mobni  ed  alia  piana  di  Gaitabiauo  ,  come  il  corso 
de'  fiumi  ben  lo  addimostra. 

Fiancheggiata  da  questa  formazione  1'  Etna  non 
versava  lutte  le  sue  lave  come  prima  in  foiido  al  ma- 
re, ma  sopra  del  nuovo  suolo  estendevale,  occupan- 
dole  a  grado  a  grado  ;  fuorche  dalla  parte  di  levanle, 
ove  seguivano  a  correre  in  mare.  Ecco  perche  la  co- 
sla di  Ac!  lave  sopra  lave  apprestnta  senza  terreiio 
lerziario  che  le  soslenga  ;  ed  ecco  perche  sono  esse 
piu  pirosseniche  delle  altre  che  sopra  la  collina  argil- 
losa  che  questa  plaga  son  corse  :  impeiciocche  uoi 
nientre  che  una  corrente  del  sistema  felspalico  occu- 
pava  il  suolo  terziario  I'  allra  coova  e  di  ugual  na- 
tura  si  immergeva  nel  mare  e  scompariva,  di  modo 
che  quelle  che  sono  sopra  1'  attuale  livello  del  mare 
corrispondono  ad  altre  superior!  di  molto  alle  prime 
corse  sopra   il  terreno  lerziario. 

11  mare  abbassavasi  per  1'  ultima  volta.  La  for- 
mazione lerziaria  appariva  alio  scopcrto:  le  lave  del- 
r  ElQii  le  fucevau  corona  in  multissimi  punli:   la  6ula 


393 

costa  di  Aci,  assai  piu  estesa  pero  di  come  Oijgi  si 
vode,  come  s'  e  fiitlo  rifleltere,  prosentava  la  massa 
vulcanica  Integra  ed  umiforme  dal  livello  del  mare 
sino  alia  cima  dell'  Elaa,  die  alia  gia  piu  di  ua  mi- 
glio  esser  doveva  a  quell'  epoca. 

Intorno  a  quel  tempo,  o  prima,  i  basalt!  globu- 
lari  si  fecero  slrada  attraverso  la  collioa,  forse  sotlo- 
marina  ancora  in  gran  parte,  che  avea  abbracciato  e 
coverto  la    carriera    de' gruppi  di    basalto    prismatico; 
e  questa  avea  forse  piestato  i  materiali  al    nuovo  fo- 
colare  che  sotlo  la  mpe  di  Aci-castello   accendevasi. 
Perclie  infatli  que'basaiti  globulari  non  sono  che  pris- 
mi  disarlicolali  e  rimescolali    nelia  fusa  roccia  piros- 
senica,  che  a  guisa  di  una  tunica   semivetrosa  inve- 
stivali,  e  cosi    rotondali  c  vestiti  venivano  alia    eru- 
zione  cacciali  in  alto ;   ma  cadendo  poi  sopra  se  stessi 
si  cumulavano  intorno  alia  gola  di  quel  sotlomarino  cra- 
tere,  nella  forma  in  die  in  oggi  si  osservano.   Intorno 
a  quel    tempo  col    riliro    del  mare  il    tcrmine    delta 
formazione    si    frano    dalia    parte    di    mezzogiorno    in 
mezzo  a' gruppi    della    cennata    basallica    carriera,    e 
lascio    isolali    gli     scogli    de'  Ciclopi    e    la    rupe    di 
Aci-castello.   Intorno  a  quell' epoca  I'analcimite    ven- 
ue sopra  introduceiidosi  e  sollevando  la  cumulata  mas- 
sa del  basalto  decomposto  che    Ibrmava    la    cidopite. 
Inlorno   a    quel  tempo,   o   prima,    dovelte   aver   fjual- 
meiite   luogo   lo  abbassamciilo  del  suolo  della  valle  del 
hove    nel     rriloglietlo    e   poi    nella    valle  di    Galanna. 
ISelle  convul,>io[ii   delle  sue  eruzioni    il   vulcano    colle 
scosse  de' Iremuoli  apriva  interne  fenditure,  corrispon- 
denti  alia  gola  da  dove    innalzavansi  le  fuse  malcrie 
lavidie;   e  per    mez/o  di  queste    fenditure  lo    sgorgo 
delle  coirtnli  infuocate  facevasi  lateralnienle  e  pe'fian- 
chi  della  monlagna.  Aprivansi  allora  i  lalerali  crateri 

50 


394 

e  i  monticelli  dei  loro  com'  s'  innalzavano  sopra  il 
corpo  doir  Etna.  Cessala  la  eruzione  le  6ssure  resla- 
van  piene  del  nilTrtddiilo  nialeriale  di  lava  ed  in  for- 
ma di  dighe  traversava  la  slralifioazione  a  mantello 
del  cono  deil'Elna.  Spiegasi  cosi  facilmenle,  come  in 
mezzo  ad  un  suoJo  vulcanico  del  sistema  felspatico,  si 
liovano  tali  dighe  apparlenenti  al  sistema  pirossenico. 

Uno  sprolbndamento  di  suolo  poleva  tanto  appa- 
lesare:  avvegnache  senza  di  questo  si  sarelibo  creilu- 
lo  che  i  craleri  de' monticelli,  i  quali  s' innalzano  sui 
Jianchi  delia  montagna,  dirctlaminte  provcnissero  dal 
gran  focolare.  Ma  la  gota  del  vulcano  fu  ed  e  stala 
senipre  una;  senza  di  cio  non  sarebbe  mai  giunto  a 
tanta  altezza :  e  lungi  di  vedersi  nell'Elna  una  sola 
montagna  conica ,  un  gnippo  di  monti  vnleanioi  si 
sarebbe  stabilito ,  o  almino  molti  cenlri  vulcanici;  e 
contato  avrebbe  questo  suolo,  come  que'  lanli  da 
ine  noverali  nel  terieno  de'  vulcani  eslinti  del  val  di 
I\olo(1). 

Le  eruzioni  del  vulcano,  come  luttora  si  segue 
ad  osservare,  non  erao  sempre  di  lave.  L'impetodrJ 
vapore,  che  dal  focolare  si  sviluppa ,  riduce  talvolla 
a  mininie  parlicelle  le  infuocate  lave  che  innalzansi 
nella  gola  del  vulcano:  ed  in  elfelto  noi  veggiamo  che 
ne'  primi  islanti  di  una  eruzione,  ailorche  la  sua  vio- 
lenza  e  maggiore,  le  ceneri  in  prima,  poscia  le  mi- 
nute arene,  indi  le  piii  grossolane,  e  n)ano  mano  il 
rapillo  e  le  scorie,  in  seguilo  poi  la  lava  conuucia 
a  sgorgare:  che  se  nel  corso  della  eruzione  nuova  vio- 
lenza  essa  acquista,  accresjer  nuovamente  si  vedono 
le    esplosioni  e  li    gelti   di  arene   minute,    altrimenli 

(I)  Mem.  sopra  i  vulcaui  estinti  del  val  di  Nolo.  AtliGioen, 
Tol.  3.  serie   1. 


3915 
comparendo  la  lava  esse   dimlnuiscono  sensibilmenle, 
e  I'uscila  della  infuocata  currcnle  e  accompagnala  da 
gelti  di  sole  scorie  e  rapillo.  Che  le  arene  ed  ii  mi- 
nulo  rapillo  siano  por/.ioni  della  stessa  lava  che  vien 
luori  inf'uocata  iion  c  da  meltere  in  dubbio;    imperoc- 
che  si  Irova,    che  st;  la  lava  e  abbondante  di   piros- 
sene  cristallizzalo,  quiisli  crisluili  si  rinvengono  in  gran- 
dissima  quantila  mescolati   all' arena,  come  qiiella  dei 
monli  rossi  presso  fsioolosi:  se  la  lava  e  fcdspatica  ed 
abbondante    do' cristalli  di  quel  minerale,  essi  trove- 
ransi  in  copia  isolali  e  misli  all' arena,   come  nel  M. 
Pilieri  presso  Nicolosi;    lalche  a  seconda  della  raag- 
giore  0  minore    vioh  uza  si    avranno    eruzioni  di  soli 
m;ileriali  scioiti,  o  sovrabbondanli    almeno,  o  di  cor- 
renti  di  lave  con   pocbe  malerie  sciolte. 

L'  Etna    pt-rlauto   ha  dovulo    avore    delle   prime 
non  poche    eruzioni.   La  schiena    dell'asino,  le  serre 
del  salfizio,  i   monli  di  Galanna,  Gassone,  le  cannelle, 
e  poi  le  concazzc,  le  finaile  di  Cerrita  cc.   piij  che  di 
lave  di    mtiteriali    sci(lti  sono    cosliluili.   E  di  scioiti 
mati:riali    formata  essjr    doveva    uguulmente  la  parte 
occidenlale  del  dorso  dtlF  Etna  ;   da  dove  trascinati  giu 
dalle  aoque  e  da  allre    meleore  han    lascialo    acclive 
Imppo  quella  parte,   che  presso  a  20  gradi  sla  incli- 
nala: 'iiicliiiaziune  che  ha  falto  supporre  a  laluni  non 
aver  potiilo  aver  lungo  che  per  solievamento  di  quel 
corpo  deir  Etna  conica,   piu  di  quanto  non  e  in  oggi 
qiu'sla  niontagna  una  vol  la,  e  prima  che  si  sprofondasse 
la  valle  del  bove:  coperla  di  elevazioni  di  scioiti  ma- 
tcriali,  di  coni  e    craieri    lalerali    di  eruzioni,  doveva 
presentare  una  forma  piu  regolare  e  piu  integra.   Ma 
la  viulenza  di  grandiosa  e  slraordinaria  eruzione  scuo- 
tt-ndoiie  lullii  la  mcs-a,  crollar    I'ece  giu  negli  abissi 
del  suo  focolare  la  \ulla  che  sosleneva  la  parte  orien- 


396  •. 

tale  del  gran  cono,  e  la  valle  del  bove  e  del  Trifo- 
glietlo  in  prima  e  poscia  quella  di  Galanna  nacquero 
r  una  dopo  I'  allra  dailo  sprofondamenlo  di  quel  lato. 

Si  e  acccnnato  di    sopra   qutd  che    accader   do- 
veva  da  tale  abbassamento  di  suolo;   quali  reslarono  i 
pareti;   come  si  scoperse  da  cio  la  slniltura  del  cor- 
po  della  montagna;  come  altraverso  delle  sovrapposle 
lave  e  maleriali  scioiti    apparvero  le  dighe,  che  lule- 
ralmente  eransi  inlrodotte  nelle  fissure  prodotle  dngli 
scuolimenti  del  terreno  nelle  violente  eruzioni:  e  dalla 
direzione  di    queste  di    che    ben  si  fe'  chiaro.  che,   a 
guisa  di   lai)ti  raggi,  tutle  dalla  gola  del   vulcano  pio- 
venivano,   e  per  lulli  i  punli  della    periferia   scopcrta 
dirigevansi.  Quasi  parti  di  parete  orientale  dello  spro- 
fondamento  restarono  verso  il  N.E,  la  rocca  della  ca- 
pra  e  quella  aitissima  in    allora  di    Musarra;   e  verso 
mezzogiorno   lo  zoccolaro  era  in    conlinuazione    della 
linea  del  parete. 

Questa  gran  valle  inoltre  fece  conoscere  come 
meno  abbondante  era  il  sistema  felspalico  nella  massa 
dell'Etna;  perche  ne*  soli  contorni  di  essa  valle  pote- 
vasi  scorgere  soltanto :  e  tolla  la  sezione  di  sopra 
annunziata  tulto  il  resto  della  monlagna  non  presenta 
che  materiali  appartenenti  al  sislema  pirossenico. 

L' abbassamento  del  suolo  per  la  parte  orientale 
dell'Etna,  d'onde  le  sopra  menzionate  valli  ebbero  ori- 
gine;  le  C07icazze  ed  altri  crateri  di  laterali  eruzioni, 
fra'  quali  i  mouti  Avollojo,  Manfre,  Sona,  e  tanti  al- 
tri di  simil  nalura,  che  nella  regione  nemorosa  e  sco- 
perta  torreggiano,  erano  avvenimenli  anteriori  di  mnlte 
e  molte  eta  a  qualunque  epoca  storica.  L'  isola  nostra 
seonosciuta  anche  a'  Greci  per  tanti  secoli  non  fece 
scriver  nulla  di  se  e  del  vulcano  che  vi  bruciava  sine 
a'  tempi  della  venuta  delle  loro  colonie  prime  j  c  ba- 


397 

sla  a   provar  cio  i!  silonzio  di  Omero    sulT  Etna,    che 
noil  aviebl)(>  trascuralo  certo  d\  rammciitare  fia'primi  di 
que'  cbe  Orazio  chiamava  speciosa  mtracul<i.   Da'  Gre- 
ci  qui  giuiili  si  comincia  a  sapere  per  (radizioni  che 
ollre  u^li   iiidigeni  e  I'orse  I'avolosi  Ciclopi,  popoli  slra- 
nicri,  cacciati  dalle  loro  sedi,  o  giuntivi  a  caso  scor- 
rendo  i   niari  per  traffico,  vennero  ad  oceupare  qufsta 
isola,  di  cui   ii  clima  beato    ed  ii  suolo    ferace  dove- 
van  bene    invitarli  a    fermarvi    la    loro    dimora.  Eran 
qiiesli  Fenicii,  i  Trojani  ed  i  Sicani,  di  cui  lo  stesso  Tu- 
cidide  poco  puo    ril'erire;    beiiche  negar   non    polesse 
che  alia  prima   venula  dolle  greche    colonie  i  Sicani 
lie  erano  abilatori  e  niolte  oitla  ne  aveano  fondalo(l). 
Si  disse  che  i  I'uochi  deli' Etna  (2),   o  piii  losto  le  ul- 
tima   eruzioni   de'  vulcani    estinli    del   val  di   JNolo  (3) 
fi^eero  loro  abbandonare  le  contrade  dell'isola  esposle 
ad  orienle  e  ritiraronsi  alle  parti  occidenlali.   I  Sicoli, 
altri   pnpoli   vcnuti  d'ltalia  si  impadronirono  de'  luoghi 
abbandonati  da' Sicani.  Eglino  lurono  percio  abitatori 
delle  I'alde    dell' Etna,  e    molte   cilta  vi    fabbricarono ; 
segno    evidcnte  che  questo  vulcano    non  era  in  quel 
tempo  ardente  di    conlinuo,  o  se  lo  era  le  sue    eru- 
zioni eran  limitate,  ed  inlerrotte.  I   Greci,  che  da  Gal- 
cide    vennero  a  slabilire    le  lore    colonie    nella  plaga 
orienlale  dell' Etna,  fondarono  Nasso,  e  poscia  unironsi 
a'  Sicoli  di  Catania,  ed  a  greca  cilta  la  ridussero. 

Poco  intanto,  sino  a  quell'epoca,  si  conosceva 
dcU'Etna.  I  poeti  vi  favoleggiaron  sopra  senza  certe  no- 
tizie,  e  nulla  puo  da  essi  riievarsi  che  alia  storia,  o 
alia  topografia  del  vulcano  potesse  giovare.  Tucidide 
slesso  delle  prime  eruzioni  dell' Etna,  che  erano  a  sua 

(1)  Tiicicl.    lib.   VI, 

(•ijni.MJor.  lib.  :i.  c.  1. 

(■i)  Mciu.   su"  vulcani   cslinii  del  val  di  Nolo — ciU 


398 
nolizia  non  altro  ci  ha  lasciato  scritlo,  se  non  che 
d.illa  undeciina  oliiiipiaile  (734  av.  G.C.)  sino  alia  ot- 
lanlesinioltava  (425  av.  G.C.  )  J' Etna  mando  tor- 
reiili  di  fuoco  in  lie  Uinpi  dislinli(l).  Eu^eLio  nfe- 
risce  la  prima  di  ques'.e  eiuzioni  airanno  565  av.  G.C. 

La  seconda.  per  Tiicidide,  avveiine  neiiu  05  olim. 
(477  av.  G.C.)  nel   tempo  clie  Xantippo  era  Arcoute 
in  Afene,   nell' anno  slesso  della  viltoria  de' Greri  so- 
pra  Maidonio  presso   PiuUa.  Quesla  eruzione  e  queila 
appunto  de'Fralelli  pii,  ihe  furono  e'.einali  nelle  me- 
diiglie  di  Catania.  II  mio  carissimo  fratello,  Mario  Gem- 
meilaro,    e  slaio  il   pnnio  a   credere  che  la  origine  di 
quesla  lalerale  eruzione  era  presso  Mascalucia  e  s.  Pie- 
tro-clarenza,   nel  silo  delto  Pcimpio,  corrotio  lorse  da 
Catnpopio,  ossia  campo  de  Fratelii  pii:  cd  invero,  se 
non  la    origine,   il  luogo    almeno    circondato   da  due 
braccia  di  lava    non    dislante    mollo  da  Catania  ci  fa 
con  molla  probabilila  inclmali  a  questo  parere.  La  lava 
corse  verso  Catania,   per  s.  Giovanni  di  Galermo,  co- 
pri  in  parte  la  collina  di    Cil'ali,   in  parte  lascio   sco- 
perta;   giunse  sine  alle  allure  de'Benedeltini.  poi  verso 
il  Forlino  per  ponente  e  sino  alia  spiaggia  antica  del 
niare  ove  sono  oggi  le  acque  dv  coiiah.  E  quesla  una 
delle  piu  antiche  lave  che  siano  giunle  in  quesla  cilta. 
La  terza  ed   ultima  eruzione,  menzionata  da  Tu- 
cidide,  accadde  nella  88  olia^p.  (4-25  av.  C.G.).  Que- 
sla; sii  e  creduto  per  mollo  tempo  esser    derivata  dal 
monte  del   Mojo,   a  tramonlaita  dell' Etna,   ma  piii   ac- 
curate osservazioni   ne  han  I'atto   riconoscere  la  origine 
Del  sito  delto    Pielramari7ia  sopra    Gastiglione ;    per- 
corse  essa  buon  Iratto  della  falda  della  monlagna  per 
quel  lalo,   ma  poscia  si  diresse  nella  vallo.  ove  scor- 

(1)  TuciJ.  cit. 


399 


01 

rcva  rOiioboIa,   e  giiinse    sino  a  Nasso ,    estenlendo 
cosi  sine)  a  quel  puiilo    i'  imijcro  del  nostro    vulcano. 

Noi  non  anderemo  ora  iioveraiido  le  varie  eru- 
zioni  successe  a'  tempi  slorici,  che  beii  lungo  lavnro 
ne  e  slalo  gia  compilalo  da  non  poclii  nostri  colle- 
glii(l),  e  scnza  di  qiiesto  la  supcrficie  slessa  del- 
1'  Etna  appalesa  abbastanza  di  quaiile  recenli  lave  e 
{'lla  aspra  a  ribocco ,  e  come  la  sovrapposizione  di 
qiieste  lo  uiie  alio  allre  avesscro  manifeslamenle  accre- 
sciiilo  la  sua  mole.  Le  sole  di  epoca  certa  giungono 
sin'oggi  a  68.  e  que.sle  si  sono  sparse  per  lulli  i  fian- 
clii  della  monlagna.  Noi  Faremo  sollarilo  meuzione  di 
taluiie  che  per  parlicolari  circoslanze  merilauo  le  no- 
stre    osservazioni. 

Al  rilVrire  di  Orosio,  sollo  i  consoli  Geciiio  Me- 
tello  e  Quiiito  Flaminio  il  monle  Etna  piu  del  solilo 
brueio.  e  co'  toirenti  del  suo  fuoco  oppresse  Catania 
e  i  suoi  coiilarai,  a  segno  di  restarne  bruciali  i  tetti 
dalle  case  d  ille  calJe  ceneri  e  sprofonduti  dal  peso; 
ad  alleviare  il  rpial  disasiro  il  seuato  ed  il  popolo  ro- 
inano  alleviaroula  per  anni  dieci  dagl'  impost!  ret- 
tigali. 

Quale  si  fosse  stala  quesla  eruzione  tanlo  vicina 
a  Catania  da  rovioarne  i  tetti  colle  ceneri  ancor  cal- 
de  e  col  loro  peso,  non  si  puo  ben  dire.  Crede  ta- 
Juno  essere  siata  quella  de'  raouti  arsi  presso  Treme- 
stieri(2):  ma  si  sa  da  tutti  che  que' crateri  si  riferi- 
scono  alia  eruzione  del  1381.  Allri  ha  supposio  es- 
sere  avvenula  nell' altura  ste.ssa  di  Catania,  ov' e  la 
casa  di    llecupero ,  e    1'  o.spedale  di  s.  Alarla:   ma  ne 

(1)  Ferrara  cav.  Francesco.  Maravigna  cav.  Carmelo.  Alessi 
cauon.   cav.  GiusC|i[io. 

(2)  Mem.  soj.ra  I' eruzione  dell' Etna  segnafa  da  OrosJo. 
Atli  Gioen.  vol.  x.  serie  |iriiiia. 


400  ' 

ancho  questa  e  opinione  ammissibile,  appoggiata  es- 
seiido  a  non  allro  chc  al  linvcnimeuto  di  scorie  e  la- 
pillo  in  quel  silo;  e  noi  abbiamo  allrove  fatio  cono- 
scere  non  esser  cio  sicuso  indjzio  di  craleje  (5);  e 
per  allro  e  provalo  quasi  che  quelia  lava  dee  riiirirsi 
alia  eruzione  de'Fraleili  pii ;  inullie  1' allura  di  Ca- 
tania e  inlieramenle  di  gres  ed  argilla:  e  quflla  lava 
vi  e  soltanlo  corsa  di  sopra,  alterandone  in  qualthe 
silo  i  nialeriali  compomnti,  e  convertendoli  in  ler- 
manlide,  e  in  gliiaja  rossa.  A  me  pare  che  il  voler 
tanlo  avvicinare  a  Catania  quesla  eruzione  nasce  dal 
modo  di  interpeliare  il  passo  di  Orosio,  Quesli  a  dir 
vero  non  di  Catania  soltanlo  ma  de'suoi  contorni  de- 
vaslali  dalle  incendio  I'avella:  «  lorrentibiis  igneis  su- 
perfusis  lateque  circumfluentibiis  Calinam  urbmn  fi- 
ncsffue  ejus  oppress/i  (2).  »  Le  case  bruciale  quindi 
dalle  calde  ceneri  polevan,  piu  naluralnxmte ,  esser 
quelle  de' conloni,  e  non  gia  quelle  di  Catania;  ad 
opprimer  la  quale  era  baslanle  \l  torrenle  della  lava. 
L'  averia  il  senalo  romano  esenlata  dalla  preslazione 
de'  veltigali  per  anni  dieci,  non  toglie  che  fallo  lo 
avesse  pe'  danni  avvenuti  alle  vicine  campagne.  dalle 
quali  traevano  i  Galanesi  non  poca  poizione  di  loro 
sussistenza. 

Ma  lasciamo  le  interpelrazioni  degli  scrillori,  e 
rinelliaaio  piu  tosto,  che  una  eruzione  dell'  Etna  non 
puo  aver  iuogo  che  in  que'  sili  de'  suoi  flanihi  che 
sono  cosliluili  di  correnti  di  lave  o  di  malt  riuli  vul- 
canici  da  capo  a  fondo.  Iniperocche,  replicando  quanto 
le  mille  voile  ci  e  loccalo  di  dire,  il  focoiare  dell' Et- 
na non  ha  che  una  sola  gola  aperla:  da  questa,  nel 

(1)  Sulla  varictii  di  superticie  dclle  hue  ec.  Atli  Gioen. 
vol.  XIX.  serie  prima. 

(2)  Orosio  lib.   5.  c.   13.     . 


401 
tempo  che  la  infuocata  lava  vi  si  ionalza,  per  aperti 
meati    per  fissure  o  per    sollerranee   gallerie  la    fusa 
materia  si  fa  strada  pe'fianchi  della  niontagna  e  viene 
a  scalurire  al  di  fuori.  Ove  pero  il  terreoo  vulcanico 
finisce  e  le  neltuniche    formazioni  sono    slabilile,    ivi 
non   puo    succedere  il    fillramenlo  di    fusa    lava   dalla 
gola    ceiitrale ;   e  puo  cio  soltanlo    verificarsi  in  altro 
modo ,  quando  cioe  dal  focolare  vulcanico  un'  allra  go- 
la si  aprisse  lontana  da  quella  cenlrale ;  ed  aliora  in- 
dipendeule  da  essa  verrebbe  a  formare  un  isolato  vul- 
cano  indipendente  dall'Ktna,  come  la  rupe  di  Paterno, 
e  quella  della  Motta.  Ma  tali  apparenze  non    presenta 
per  nulla  la  collina  di  Catania,  come  di  sopra  si  e  detto. 
Quale  si  losst;  poi  la  vera    origine  della  lava  di 
cui  Orosio  fa  menzione  e  difGcile  poter  dire;   ma  nulla 
di  piii   facile  che    uu'altra    eruzione    1' avesse   coperto 
co'  suoi  maleriali :   ne   muncano  inlorno  a  Catania  cor- 
renti  antiche  di  lava  che  fossero  giunle    neU'abitalo; 
non  si    labbrica    anzi  al  di  d' oggi    edifizio,    i  di  cui 
fondamenli    non  si  appoggino   a   corsi  di    lave  cover- 
te  di    terra   e    di    rotlami    di    fabbriche.    Nell'  isles- 
so  modo  tulto  quel  Irallo  di  suolo   lavico  che   da  Ca- 
tania  estendesi    senza  interruzione   sino   ad  Aci-castel- 
lo,  e  che  furma  un  littorale  di  nere  lave,  si  vede  be- 
ne esser    tbruialo  da  vaiie  current!,    che  son    venule 
da' (iancbi  dell' Etna.   Ma  quali  ne   sono  i  cratcri  ?  Si 
guardi   un  poco  verso  la  zona  nemorosa  ove  una  co- 
rona di  craleri  estinii   in  forma  di    conici    monticelli, 
ne  attornia  il  fianco.   e  si  vedra  come   da  quesli  ap- 
punto,  ancorche  al  prcsente  vcrdcggianli  di  rigogliosa 
vcg<-lazione  avran  doviiio  scalurire  tante  correnli   e  di 
non  poca  estensionc,  se   essa  corrisponder  debbe  alia 
durala  della    eruzione  ,   e  se  questa   durata  e  facile  a 
nconoscersi    dalla    massa    del     tualcriule    rigctlalo  in 

51 


102 
forma  di  arene  di  rapillo  e  di  scorie,  che  costiluisco- 
no  i  monticelli  conici  de'  craleri  ora  spenli. 

Come  per  la  parte  di  nnezzoi;iorno,  cosi  per  tulto 
il  tratlo  delle  falde  dell'  Etna,  si  scorgono  crateri  di 
cui  le  eruzioni  non  si  conoscono,  perche  o  non  ram- 
mentate  dalla  storia,  o  perche  non  se  ne  e  indicate 
il  sito.  Eppure  que'  monlicelli,  e  non  son  pochi,  sono 
V  infallibile  testimonianza  di  eruzioni  significantissime, 
e  quindi  di  correnli  di  lava  venule  fuori  iu  epoche 
distinte. 

Nel  1381  da'monti  arsi  presso  Mascalucia  e  Tre- 
meslieri  una  eruzione  ebbe  luogo;  e  la  lava  che  ne 
scaturi  si  ammonto  sopra  di  quella  che  seppelli  il 
Porto  Ulisse,  e  vi  csiste  ciiiudiujenie  quasi  del  tutlo 
sgombra  e  priva  di  vegel<i/ione,  sotto  il  nome  di  scia- 
ra  del  Grocifisso  di   Logmna. 

In  questa  eruzione  piu  che  in  altra  si  rese  evi- 
dente  il  solterraneo  corso  della  lava,  la  quale  dalla 
gola  centrale  del  vulcano  per  laterale  fissura  scendeva 
sotto  il  fianco  della  niontagna,  Hisalendo  infatti  dai 
inonti  arsi  verso  1'  alta  regione  dell'  Etna  una  fcntli- 
tura  del  suolo  per  qualche  miglio  di  lunghezza  vedesi 
aperta.  Tale  fenditura  si  apri  nel  tempo  di  quella  eru- 
zione mandando  arene  e  scorie  in  alto ,  nel  tempo 
che  la  fusa  correnle  andava  a  scaturire  a  piedi  dei 
monti  arsi,  che  formavansi  da'  continui  getli  de'  ma- 
teriali  sciolti.  1  pareli  sin'  ora  veggonsi  incrostati  di 
scurificata  lava,  quasi  che  avessero  essi  sofl'erto  una 
semivitrificazione.  a  causa  dell'  intense  calore  della 
scorrente  lava  infuocata.  Questa  grande  fenditura,  al 
presente  poco  profonda,  a  caasa  de'materiali  caduti- 
vi  entro,  si  appella  //  Cavoli. 

Piu  di  un  falto  poco  dissimile  da  questo  rapporla 


403 
il  mio  sullodalo  fratello(l),  che  a  confermar  vaie  sem- 
pre  pill  la  sua  idea,  cioe,  che  tulle  le  lave  nell'Etiia 
(lal  focolare  ascendono  per  la  goia  del  volcano,  e  per 
lateral!  meali  s'  introducimo  ne'  fianchi  deila  monla- 
gna,   e  vengon  fuori  formaudo  nuovt  cr^teri. 

Nel    1336  con  fenomeni  non  ordinari  e  con  vio- 
lenza  ierribile  1'  Etna    maiido  fuochi  pel  lato  orienlale 
ed  occidentalc;   da  questa  parte  una  spaziosa  lava  mi- 
nacciava  la  totale  roviiia  di  Bronle  ed  Aderiio,  e  Ira 
le  due  cilia,   ingombrando  vasta  estensione  di  terreno 
boschivo,  disease  sine  al   fiume  Sinieto,  ne  interruppe 
il  corso  e  passo  ad    occupare  buon    trallo  di  terreno 
di  Spano  e  di  Carcaci.  In  quesla  lava  e  rimarchevole 
il  passaggio  che  il  fiume  vi  si  e  falto,  ripigliando  so- 
pra  di  esso  il    sue  corso ,  e  lasciandone   buona    por- 
zione  ne'  menzionali  siti  di  Spano  e  di  Garcaci.  Quivi, 
some  il  Reno  pel  iTallo  di   Via  mala,  il  Simelo  scorre 
in  islreltissimo  lello  lutlo  di  lava,  ora  solidissima,  era 
in  grosse    masse    animontata,    Ne' siti  della    prima  il 
lello  del  fiume  oltre  ad  esser  ristretlo  di  raolto,  pre- 
senta  una  superficie  levigatissima:  ove  pero  abbondano 
le  masse,  ivi  il    Ictlo  e    spazioso  e    sparso  di  scogli 
e  blocohi  isolali  di  varia  dimensione,  finche  giunto  al 
termine  del   fianco  della  correnle ,   le  acque  si  preci- 
pilano  con  una  cadula  di  ben  cento  piedi  circa,  e  quel 
silo  si  chiama  salto  di  PuUcello. 

Questo  fenoraeno,  benche  non  ordinario,  e  facile 
a  coniprondersi  da  chicchesia:  eppure  e  stala  materia 
di  discussione  a'  geologi,  i  quali  dal  logoramento  del 
lello  de'  fiumi  ricavano  resultamenli  di  grande  impor- 
lanza.  Certo  che  a  guardare  il  letto  del  Simelo  dal 
ponle  di    Garcaci  in  poi ,    quasi    intieramente   scavato 

{\)  Mem.  sulla  Emzione  del  1809— Nola  8.  Messina  1810. 


i04 

nolla  Java  da  a  dubitare  che  nel  cor?o  di  soli  tre  se- 
coli  si  fosse  potuto  formare.  Se  si  rifletle  pero  alle 
operazioni  die  avran  dovuto  eseguire  le  acque,  prima 
di  ridursi  al  corso  alluale,  non  I'ara  piii  meraviglia  il 
vederle  ristrelle  in  cosi  auguslo  letto.  Taglialo  in- 
fatti  il  lore  corso  eJ  obbligale  a  fermarsi,  per  1'  ar- 
gine  opposto  ad  esse  dal  fiaoco  della  nuova  lava,  cu- 
mulavansi  aizando  mano  a  mano  il  loro  livello,  fin- 
che  giunsero  a  superar  quello  della  superCcie  della 
corrente  etnea.  Quivi  cominciarono  esse  a  scorrere  ur- 
tando  contro  quell' asprissinia  suporiicie,  ed  ora  ne 
rompevano  e  ne  staccavano  le  masse,  ora  precipita- 
vansi  fra  le  cave  e  le  fissure  della  lava,  era  ne  alla- 
gavano  le  parti  piu  basse,  ora  sormontavano  le  allu- 
re, finche  giunsero  a  precipitarsi  da!  lalo  opposto 
della  lava.  Quivi  coinincio  il  lavoro  del  logoramento 
di  essa  lava:  e  trascinaudo  giu  lutte  le  rocce  niobili 
del  margine  un  prinio  avvallamcnto  formossi  d'  onde 
con  empito  precipitavansi  le  acque.  Vtrificatasi  tale 
rolta  era  nccessaria  conseguenza  che  andasse  sempre 
allungandosi  indietroggiando:  e  quanlo  piij  dali'altiito 
conlinuo  di  aspri  materiali  infossavasi  ravvallamento, 
lanto  piu  rapide  vi  venivano  a  scorrere  le  acque.  Que- 
ste  accresciute  poi  ne'  tempi  piovosi ,  maggior  quan- 
tita  di  materiale  lavico  Irascinavano  in  giu,  che  pas- 
saiido  a  strisciare  suiia  solida  lava  la  solcavano,  pro- 
fonda  tanlo  piii  quaiito  maggiore  ne  era  la  quantila, 
e  piu  spesso  il  passaggio,  finche  giunte  al  corpo  su- 
lido  della  lava  ne  fecero  il  suolo  del  loro  lelto  le  ac- 
que del  Simeto:  e  forse  non  si  sarebbero  tanto  ad- 
dentrate  nella  lava  se  mancato  avessero  i  materiali 
che  mescolati  con  essi  strisciavano  sul  suolo  del  lelto: 
ma  quosti  non  potevano  venir  meno  dal  pendio  di  una 
montagna  formata  di  lave  di  scorie  e  di  sciolli   ma- 


403 
tcrinli.  I  Iribularii  torrenti  del  Simeto  che  proveni;o- 
no  da'  fiaiichi  dell  Etna  non  ban  mancrito  mai  di  Ira- 
scinarvi  quanto  ban  potuto  slrappare  dal  terreno  che 
percorrono,  eppero  mai  interroto  e  stato  lo  slrascico 
delle  pietre  sulla  lava  cbe  ha  servito  di  lelto  al  Si- 
meto per  Ire  secoli.  Cio  basta,  cred'  io,  percbe  noa 
si  metta  piu  difficolta  di  mezzo  a  concedere  cbe  quel 
corso  di  anni  era  siifTiciente  a  lidurre  nello  stato  at- 
tuale  la  corrente  del    1336  traversala  dal  Simeto. 

Nel    1G69  non    maiicavano   diiigenli    osservatori, 

e  scrittori  accural!.    La    eruzione  di    quell' anno    rino- 

mata  per  la  sua  grandiosita  e  pe'danni  recati  a  tanti 

Comuiii  ed   a  Catania  stessa,   rjmase  pero  celebre  per 

le  lante    nolizie  che  se  ne  scrissero    da    nazionali  ed 

esteri.    I  vani  fenomeni  che    I'  accompagnarono  meri- 

terebbero  p.irlicolar    mjnzione:   ma  gia    troppo  se  ne 

e  delto;  ed  io  mi    limilo  a  rammentare   che  in    essa 

allro  p;ove  si    ebbero    di^lla    laterale    intrusione  della 

lava    infuocata,    ddlla  gola  dd    vulcano,    altraverso  i 

fiaiichi  della  montagna.  Prima  che  sboccasse  ella  presso 

INicolosi,   per  una  linea  di  cinque  miglia  circa  in  so- 

pra,   cirea  dodici  svenlatoi   erutlanti  fumo  arena  e  sco- 

rie  cominciando  dalla  regione  deserla    aprironsi  in  suc- 

cessione  accanto  al  M.   Pinirello,   la  Bona,  e  dietro  la 

Fusara.    In  quest' ultimo    sito  se  ne  possono    ben  os- 

servarc  tre,   in   una    piu  aulica  lava,   appartenente.  al 

mio  fratello  Carmelo  Gcmmellaro,  ed  altre  due  piu  ia 

la:   e  finalmenle   la  fossa  delle  colombe   colle  sue  tre 

gallerie,   profwida  130  picdi,  e  uno  de' maggiori  sven- 

taloi  di  cbe  si   parla. 

La  estensione  di  pnese  ingombrato  da  quesla  lava 
e  vastissima:  e  la  polenza  dello  stralo  delia  lava  e 
d'una  aliozza  media  di  piedi  60.  Quella  parte  sola  cbe 
occupa    il    lalo    raondionale  del    contorno  di   Catania 


406  '  • 

fa  meraviglia  per  la  sua  asprezza  e  vastita ;  eppure 
essa  non  e  cerlo  la  cenlesima  parte  di  tulla  qucOla 
forniidabile  corrente.  Giunta  essa  alle  mura  di  Cata- 
nia passo  a  fiancht'gojarle,  e  Ip  supero  in  varii  puiiti. 
Se  ne  vedono  in  oggi  i  rappoiti  nel  cosi  detto pozzo 
di  vela,  dacche  fu  appianala  quella  parte  della  cor- 
rente che  circondalo  aveva  il  Castello  Orsino,  in  oggi 
Forte  Ferdinando. 

lo  non  so  sotto  qtial  punto  di  vista  sia  state  ri- 
guardato  da  molti  geologi  stranieri  il   rapporto    della 
lava  colla  muraglia  delle  citla,  nel  detto  ^;o:;30  dive- 
la.   Quel  clie  si  osserva  si  e  un  resto  di   lianco  della 
lava,  composto  di  otto  strati  apparenti,  i  quali  appog- 
giansi  alia    muraglia   sino  a  sei    delle    slratiGcazioni, 
mentre  le  due  ullime  avendola  superato  si  versano  en- 
tro  la  citta :  non  puo  dirsi  sino  a  quale  distanza,  per- 
che  in  oggi  tutto  quel  contorno  e    ingombro  di  fab- 
briche.  La  muraglia  e  iiitatta:  il  cemeiito  che  traltie- 
ne  i  grossi  pezzi  da  taglio  di  lava  non  e  per  nulla  alte- 
rato,  molto  meno  lo  sono  i  pezzi    stessi,   e  la  stessa 
fabbrica  del    Castello    Orsino,  a  contatto  del    potente 
strato  di  lava,  che  vi  si  era  addossato,  non  era  ne  an- 
che  alterala.  Quel  che  altri  da  questi  falii   possa  rile- 
vare  di  parlicolare  io    non  so  dire:    per  me    ailro  in 
cio  non  veggo  se  non  che  una  corrente  di  lava  che  urta 
di  fianco  una  muraglia  col   primo  suo  slrato,  al  quale 
vien  sopra  il  secondo,  che  versa  in  prima  Ic  scorie  della 
sua  superlicie  sopra  quella  del  primo  stralo  e  vi  si  sla- 
bdisce  in  seguito:  il  terzo  in  ugual   modo  si  ammonta 
sul  secondo,  e  cosi  via  via  sino  al  setlinio,   il  quale 
trovando  li  sottoposti    strati  gia  a  livello  della  mura- 
glia, scorre  sopra  gli  uni  e  I'  allra  e  si  versa  denlro 
la  cilta. 

Farebbe    meraviglia    come   dal    corUatto   di    una 


A07 
massa  fale  Hi  lava  infuocata,  nessuna  allerazioiie  risen- 
tjssoro  le  fabbriche,  se  poi  il  gres,  I'arijilla  ed  i  ma- 
terial! del  torrono  turziario  ove  !a  stessa  corrente  e 
passala  sono  rimasli  alleratissimi,  come  di  sopra  si  e 
detto.  Ma  non  e  la  stessa  la  circostanza  deila  fabhri- 
ca  che  la  lava  viene.  a  toccaie  colle  parti  sue  scori- 
ficate,  non  gia  colla  massa  fusa,  e  che  animelle  per 
c(insei;uenza  una  corrente  d'  aria  fra  essa  massa  e  la 
mura<t;lia,  e  la  circostanza  di  un  terreno  attorniato  e 
coverlo  da  lulta  la  massa  della  lava  infuocata.  Ed  a 
questa  corrente  d'  aria  fra  la  massa  della  lava  e  la 
fabbrica  si  deve  il  nessun  danno  sofTerto  dal  mona- 
slcro  de'  Benedellnii  invaso  per  due  lati  da  quesla 
slossa   lava  del    16()9. 

La  eruzione  del  1838  ebbe  di  parlicolare  il  pla- 
cido  innalzaniento  della  fusa  lava  nella  gola  del  vui- 
caiio  ,  la  nianciinza  delle  scosse  di  tremuoto  che  ac- 
coiupagna  le  ordinarie  eruzioiii  ,  quella  de'  novoloni  di 
arene  che  precedono  ed  accompagnano  lo  sgorgo  della 
luva,  la  pesantezza  de'  malcriali  rigeltali,  superiore  a 
qualunque  delle  scone  ordinarie,  ed  il  lento  proceder 
della  correnle,  Tutti  questi  fenomeni  indi  cavano  che 
poca  parte  avea  la  forza  del  vapore  in  questa  eruzio- 
ne, e  che  la  lava  veniva  sopra  per  semplice  elferve- 
scenza  del  suo  infuocato  materiale.  Per  lo  che,  in  una 
mia  raomoria(l),  io  veniva  a  conchiudere  che  i  feno- 
meni rumorosi  delle  eruzioni  sono  eirelli  de'  vapori 
che  svolgonsi  dal  brucianle  focolare,  per  lo  accesso 
delle  acque  che  in  mille  modi  puo  avervi  luogo;  che 
la  lava  non  s'  innalza  per  la  sola  forza  de'  vapori  a 
de'  gas,   ma  che  puo  anche  sollevarsi  sino  al  cralere, 

(1)  Mem.    sullii   Eruz.  del    1838   letta  alle   presenza  di 
FEllDlNA^uo  li  —  Calaniii   1838. 


408 

per  propria  efTcrvescenza  ed  espansione;  e  che  non  e 
orainai  diflicile  il  ciMicepire  lo  iniialzamenlo  delle  roc- 
ce  pirogeuiche  altravtTso  di  allri  terreni  senza  esplo- 
sioni  e  seiiza  formaziou  di  cralere. 

Ma  tempo  e  di  raccorre ,  da  quanlo  si  vien  di 
osservare,  un  resultnmpnto  die  darci  possa  T  idea  di 
quel  che  puo  conch ludersi  geologicamenle  inlonio  aha 
cosliluzione  fisica  del   no.--lro  Etna. 

Dacche,  sotto  rinipero  delle  acque,  i  terreni  se- 
condarii  di  Sicilia  addossavansi  al  gruppo  del  ierrsno 
talcoso  da  una  parte,  eslendevansi  dull'  altra  verso  la 
parte  meridionale,  il  basalto  spuntava  alUaverso  di 
quel  terrene,  ancor  sotlomarino,  nel  v;il  di  Nolo  e 
negli  scogli  do'Giclopi.  I  fuochi  sotterranei  si  fecero 
strada  in  seguito  nel  seno  di  questa  roccia,  e  vulcani 
sottomarini  allernarono  le  loro  correnti  colle  aniiche 
formazioni  del  calcario  ibleo  nel  val  di  Nolo.  Nello  spa- 
zio  intanto  che  avea  per  limite  la  carriera  hasallica 
de'  Ciclopi  a  mezzogiorno  e  la  secondaria  formazione 
a  Iramontana  e  ad  cccidente  un  vulcano  soltoniarino 
si  apriva,  quasi  emhrione  dell'  Etna.  II  suo  focolare 
toccava  due  formazioni  di  rocce;  le  felspatiche  a  nord, 
le  hasalliche  a  sud,  ed  a  seconda  del  lato  ove  piu 
agivano  i  fuochi,  le  correnti  del  nuovo  Etna  erano 
era  felspatiche,  ora  hasalliche.  Ingrandivasi  egli  sot- 
lomarino, finche  ingrossando  grado  grado  la  sua  mole, 
venne  ad  alzare  il  suo  cralere  fuori  delle  acque  ed  in 
forma  d'  isola  vulcanica  apparve  quasi  nel  ccnlro  di 
un  gran  semicerchio  di  colline  secoudarie,  che  il  ri- 
liro  dtlle  acque  comimiava  a  scoprire, 

Una  corrente  di  matt'riali  slrappali  da'  gia  for- 
mati  terreni  veniva  dalla  parte  occidriiiale,  ossia  dalla 
massa  principale  delia  isola.  e  slahiiiva  intorno  all'Et- 
na  la  formazione  terziaria  di  gres  ed  argilla,  la  quale 


409 
non  prima  manifestossi,  cho  le  aoque  per   la  seconrla 
volta  non  si  ritirassero;   ma  lasciarono    scoperto   poro 
il  lalo  orientalo  dell' Etna,  non  avondo   poluto  per  iii- 
tero  circondarla,  per  lostacolo  che  alia  loro  correnle 
opponeva   la  mnssa  stessa  del   miovo    viilcano.   Quesla 
formazione  servi  di  base  c  di  suolo  al  corso  delle  con- 
tinue lave  che  da  quel  cratere  provenivano :  ed  al  to- 
tale  riliro  delle  anquo.   flnn  all'  altuale  loro    livello  si 
vide  una  nioulagiia  vulcaiiica  cbe   si   elevava  sopra  Je 
pioprie    rocce    non   solo,    mi  rhe  andava    occupando 
un  terrene  nellunico,   il  quale  per  tre  lati  I'avea  cir- 
condata;   la  caiiiera    basaltica  de' Ciclopi  ne   era  slula 
abbracciala  e   coverta,    ncl    tempo    stesso    che  coeve 
formazioni  tcrziarie,  benclie    caicaree  quasi  tulte,   fa- 
cevan  lo  stesso  nelle  rocce  basalliciie  del  val  di  No- 
lo, cominciando  dall'Agnone, 

I  uialeriili  appailouenli  al  sistema  felspalico  fu- 
rono  pill  abbondaiili  cella  parte  orientale  dell' Etna,  per 
quanto  puo  osservarsi.  Ma  nel  rcsto  e  predomiaante  il 
pirossenico  sislcnia.  Il  piiaio  iuoltre  e  cosi  sconcer- 
lato  e  travollo,  che  in  pochi  punli  se  ne  puo  segui- 
re  la  (raccia.  Imperocche,  per  una  tragrande  convul- 
sione  vulcanica ,  un  S(  slo  circa  del  coiio  dell'  Etna 
sprofondo  e  produsse  ima  immensa  valluta  plena  di 
rupi  rovesciale,  o  inclinate,  o  isolate,  o  unite  a  ben 
altre;  e  gli  stcssi  paroli  scosccsi  e  diruli  furono  in 
mode  lasciali  da  far  credere  essere  stall  eflello  di 
bin  allii   fenomeni. 

iMa  quesla  sU'ssa  vallala.  avendo  sooperlo  la  s(ru(- 
lura  (k'l  corpo  della  roonlagua,  non  ba  lascialo  piu 
dubbia  a  conchiudoro,  che  essa  si  e  lanto  ingrandila, 
sviscerando  materiali  dal  suo  focolare,  e  versandoli 
inlorno  alia  sua  gola  in  furma  di  inantelli  ,  i  quali 
addossali  uno  sull'  altro  ,  a  guisa  di  lanle  tuiiiclie, 
haiujo  via  via  accrcsciula  la  mole  di  quesla  culo>>ale 
vulcanica  moulagna.  52 


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"      ALLA. 

FAUNA  DEI  MOLLUSCIII  DELLA  SICILIA 

DEL  ClIIARISSinO  SIGNORE 

m^ID<S>ai?^  ilS2ilSra><l>  J?SSS5£2I?J?2 
MlAmm  M.mU   K» 

PER  IL  SOCIO  ATTIVO 
LETTA  !«ELLA  TORHATA  ORDINARIA  DEL  22  APRILE  1847. 


1 


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Sin  da  quando  puhblicavasi  ed  a  noi  pcrveniva 
la  seconda  parte  della  Fauna  dei  moiluschi  viventi  e 
fossili  della  Sicilia  del  cliiarissimo  Philippi,  io  I'or- 
mava  o  signori  il  disegno  di  ineller  fuon  alcune  mie 
osservazioni  ed  aggiunle  a  quest'  opera  iraportanle  di 
malacologia  siciliana ;  e  Je  preziosita  non  scarse  del 
mio  gabinetto  malacologico  ampiamente  me  ne  for- 
nivano  il  destro.  Ma  talune  delle  novila  che  mi  erano 
occorse  nei  lasso  di  molti  anni  di  ricerclie  e  di  lu- 
cubrazioni  avevaa  vedulo  la  luce  nel  mio  calalogo  ra- 
gionato  delle  conchiglie  viventi  e  fossili  della  Sicilia 
esislenti  nella  mia  collezionc  ed  ia  quella  delJ'cslinto 
abb.  GuttadaurOj  e  rnolte  altre  in  varie  monografie 
e  memorie,  che  venncr  da  me  pubblicate  nei  noslri 
volunii  accademici,  e  precipuamenic  nelle  mie  me- 
morie di  malacologia  siciliana.  Rimangono  alcune  che 
J'ormeranno  dopo  piu  maturo  esame  I'  argomcnlo  di 
varie  altre  memorie  che  faranno  scguito  a  quelle.  La 
maggior  parte  poi  delle  novita  altenenti  alln  topngra- 


fia  malacologica  siciliana  formeranno  1'  obbioUo  di  un 
niiovo  lavoro  al  quale  io  ed  il  chiarissiino  Enrico  Pi- 
raino  barone  'li  Mandralisca  da  Celalu  asseverante- 
menfe  inteudiamo,  e  che  porlera  per  titolo — Novella 
distrilnizw?ie  iopografica  delle  conchiglie  vivenli  e  fos- 
siti  della  Sicilia,  Per  la  qual  cosa  sembrava,  a  me 
oon  riraanesse  allro  ad  aggiungure  all' opera  del  sig. 
Philippi.  Eppure  allorche,  passaiido  in  rivista  i  mol- 
luschi  viventi  e  fossili  siciliani  della  niia  collezione, 
e  facendovi  sopra  piij  atleiila  disamina,  vemii  in  ac- 
corgimenlo  di  trovarmi  in  possesso  di  molle  specie 
per  la  prima  volta  da  me  rinvenule  in  Siciiia,  di  al- 
cune  altre,  che  come  fossili  sollanlo  riportale,  vivenli 
tutlora  ivi  s' incontrann,  ed  a!  conlrario  vivenli  che 
alio  slalo  di  fnssilizzazione  ho  io  Irovato,  non  che  di 
varie  particolarila  nialacdlcgicbe  da  non  esser  trasan- 
date,  aliora,  dico  io,  parvenii  tulle  codeste  novila  po- 
ler  fornire  elemenli  baslevoli  ad  un  lavoro  al  quale 
eonvenisse  il  tilolo  di  osservazioni  ed  aggiunle  alia 
precilata  opera  del  Pliiii|)pi :  che  se  il  iravaglio  in 
discorso  o  signori,  die  non  contiene  allro  che  fatli, 
che  non  senza  stenlo  e  I'atica  son  giunlo  a  raccoglie. 
re,  non  sara  per  riuscire  utile  alia  scienza  in  gene- 
rale,  rilornera  pcro,  td  ho  la  fidanza  di  crederlo,  a 
non  eflimero  vaulaggianiento  della  malacologia  della 
Siciiia. 

Seguiro  quindi  la  classificazione  del  lodato  au- 
lore  nella  esposizione  delle  novila  di  cui  mi  occupo, 
e  chiudero  il  mio  travaglio  con  un  brevissimo  elenco 
dtlle  specie  nuove  da  me  finora  descritle. 


Classe  1.  MOLLUSC  HI  ACEFALl  j, 

Gei^.  Solecurtus — Blainville 

II  Solecurtus  Candidas  di  Renieri  e  slato  da  me 
per  la  prima  volta  Irovalo  vivenlo  in  Siciiia  del  mare 
di  Aci  trezza.  Lo  rinveniie  soltanlo  alio  stato  Ibssile 
il  sig.  Philippi  in  Palermo,  e  per  T  analoga  specie 
vivenle  dice — Specimen  e  mari  Adriaiico  mecvm  co- 
viunicaml.  cL  Scacchi{\).  Coiiservo  piii  di  qualtro  in- 
dividui  vivenli  di  tale  sp('Cie  nel  mio  gabinetlo,  ollre 
ad  alcuni  altri  da  me  donali  ai  nw\  corrispoiideDti. 
Corrispondono  esallamente  colla  descrizione  data  dal 
Renieri,  e  la  specie  vivente  e  idenlica  alia  fussile.  11 
maggiore  dei  miei  escmplari  vivetiti  presenla  piii  di 
50  strie,  gli  altri  35,  33,  o  4-0.  Giungono  alia  lun- 
ghezza  di  26  linee.   ed  all'  allezza  d'  un  pollire. 

Ho  trovato  eziandio  la  specie  in  esanic  alio  stato 
fossile  nel  tufo  basalti(;o  di  lUililello,  ed  in  una  no- 
vella localita  da  me  scoperla  a  pochissima  dislanza 
da  Floridia. 

Solecurtus  mullistrialiis  (Solen)  Scacc.  Specie  di- 
slintissima  per  la  disposizidne  delle  strie  formanti  con 
regolarita  due  a  due  d'-gli  angoli  aQuli  dei  quali  gli 
apici  sono  siiuali  sulla  mcdesiina  linea.  Descrilta  e 
trovata  fossile  vicino  Gravina  in  Calabria  dal  cliinr. 
Scacchi.  Or  quesla  specie  vive  tult' era,  ed  e  stata 
da  me  rinvenula  ad  Aci-Trezza  per  piu  volte,  in  ot- 
timo  stato  d' inlegrila,  e  I'csemplare  ch'io  vi  presento 
supera  in  dimenzioni  il  fossile  che  toglie  a  tipo  di 
descrizione  il  sig.   I'hilippi,  ed  offre  una  leggeri^SKna 

(1)  Enumirat.  mollusc.   Sicil.  vol.  2.   [lag.   6.        > 


416 

angolazione  alia  eslrcmila  del  lalo  aoleriore.  Nel  re- 
sto  e  idenlico  a!  fossile. 

Nello  slato  di  fossilizzazione  e  slalo  da  me  rin- 
venulo  nel  tufo  basallico  di  Militello. 

II  maggiore  dcgl'  individui  viveiili  della  mia  col- 
lezioue  e  lungo   14.  liii.  e  ^j  ed  alio  6  lin. 

Gen.  Panopaea — Menard  de  La-Groye. 

La  Panopaea Aldrovandi  Menard  e  Tunica  spe- 
cie di  lal  geiiere  che  vivo  nei  noslii  mari,  11  sig. 
Pliilippi  dice, — Occurrit  unice  prope  Aci  castelh  {\). 
Or  io  posso  acceiiare  cbe  Irovasi  unicamente  quasi 
nel  liUorale  di  Riposlo  e  Giardiiii,  e  che  nel  maie  di 
Aci  Caslello  presso  che  mai  si  linvienc,  E  cosa  in 
verila  da  recar  maravigliii  che  una  specie  cosi  impor- 
tanle,  se  si  ecceltuino  quesle  poche  niiglia  di  litlorale 
da  Riposlo  a  Schiso ,  non  si  trovi  in  nessun  allro 
punto  del  Iriplice  mare  della  Sicilia.  Ma  lasciando  cio 
da  parte,  inleressami  solo  enunciare  che,  avendu  lo 
avulo  per  le  mani  piij  di  un  cenlinajo  di  individui 
della  sopra  indicala  specie,  posso  hssarne  due  varie- 
la;  una  cioe  allungala  di  Iroppo  e  sommamcnle  (k- 
pressa,  e  1'  altra  rdccorciatissima  e  lumida.  La  prima 
variela  giunge  alle  dimensioni  di  appresso. 

Lughezza  10  poll,  e  'Ji  .  ' 

Allezza  poliici  3. 

Spessezza  3  poll,   e  \fi  .  '' 

'    ■     La  seconda  c  lunga  poll.   8.  i-.... 

Alia  5  poll  e  Ji  ed  ha  4  poll,  e  3  lin.  di  sp's- 
sezza.  Queste  due  distinle  varii  la  esislouo  nel  mio 
gabinetlo. 

Ho  Irovato  nel  maggio  del  1843  nelle  vioinanze 

(1)  L.  c.   pag.  6.     '     •'.'..<   .li>i-   .:      ::-'^^l  (,'/ 


l\1 

di  Melilli  un  concomorfilo  che    doveva  spettare  asso- 
lutamenlc  alia  Panopea  di  Aldrovando. 

Gsy.  Lutraria — Lk. 

La  Lutraria  solenoides  di  Lk,  fu  trovata  dal 
sig.  Philippi  in  Taranlo.  Nell'  anno  18i5  io  la  rin- 
venni  in  Sicilia  vivenle  del  mare  di  Aci-Trezza  gran- 
de  ed  ollimamcnte  conservata. 

E'  Lunga  5  poll. 

Alta  3  poll,  e  '/a  . 

11  chiar.  sig.  Vincenzo  Grosso  da  Messina  mi  ha 
recentemente  fatlo  conoscere  di  aver  trovato  vivente 
ncl  mare  di  Messina  la  specie  sopraindicata, 

Fosbile  si  rinviene  a  Militello,  ma  il  solo  nucleo. 

Gen.  Scrobicularia — Schura. 

La  Scrobicularia  piperata  (Mactra)  Gmel.  fu  tro« 
vata  sollanlo  daH'oriiatiss.  D.r  Schullz  in  Palermo, 
ed  io  la  riiivenni  neH'inverno  del  1845  nella  plaja 
di  Catania.  Bullo  e  grande  esemplare  della  luughezza 
dj  un   Ipull.  e  'Ji  ;  e  dell'  allezza  di  1   poll,  ed  1  lin. 

Un'  allro  individuo  fu  trovalo  in  Aci-Trezza  dal- 
r  ornaliss.  d.r  Mariano  Zuicaicllo,  ed  e  slalo  da  lui 
donalo  al  sig.  Grosso  da  Messina.  Io  che  vidi  que- 
fclo  esemplare  frovai  di  essere  piu  esatlamenle  equi- 
lalerale,   e  piu  angolalo. 

La  Scrobicularia  tenuis  di  Philippi  fossile  di  Si- 
cilia  vive  ancora  nei  noslri  mari,  ed  un  individuo  iden- 
tico  al  fossile  fu  da  me  trovalo  sulla  spiaggia  di  Avola. 

Enjcina — Lk. 

La  Erycina  orata,  che  il  sig.  Philippi  asserisce 
di  Irovarsi  rararaenle  in  Palermo,  e  comunissima  nelle 
vicioanze  della  foce  del  fiume  bimelo,  e  precisamente 

53 


418 
nel  cosi  detto  Fiumazzo  a  poche   miglia  di   dislanza 
da  Calania. 

Uo  trovato  nei  dintorni  di  Floridia  varie  specie 
fossili  di  spellaiiza  al  gi'nere  Ert/cina  delle  quaii  mi 
occupero  in  seguito.  non  omijtlendo  pc^r  ora  anniin- 
ciaie  di  avcrvi  rinvenuto  la  Eryciiia  longwullis  (Tel- 
lina)  di  Scacchi,  da  queslo  dotlo  malacolugista  liovata 
Ibssile  a  Gravina  iielia  Puglia.  ;. 

Gt.N.  Maclra — L. 

In  onta  alle  piii  diiigenti  ostinale  riccrche  non 
ho  niai  potulo  scurgere  un  individuo  viveiile  in  Sici. 
lia  A^WixMaclra  solida  di  L. ,  e  credo  lermaniente  col 
chiaris.  Philippi  che  sia  slalo  un  erroie  del  chiaiiss. 
sig.  Gampauella. 

Gen.  Corbula — Brugu. 

La  Corbula  mediterranea  di  Costa  vive  anco  in 
Sicilia.  In  Aci-Trezza  mi  e  occorso  Iruvaruo  un  solo 
individuo  inlero,  e  piu  valve  ineguali. 

Gen.  Pandora — Brugu. 

Trovasi  in  Sicilia  la  Pandora  oblusa  di  Leach. 
E'  una  speeie  dislintissima  per  la  sua  forma.  JNe  ho 
avuti  Ire  esemplari  raccolti  nella  plaja  di  Catania.  II 
piu  grande  ofTie  le  diraensioni  che  sieguono. 

Allezza  lin.  5. 

Lunghezza  11.  lin.      i 

Gen.   Osieodesma — Desh. 

Sono  oramai  parecchi  anni  ch'  io  rinvenni  nella 
plaja  di  Calania  questa  rara  conchigiia  che  il  chiar. 
prof  Scacchi  chiamo  una  volta  Tellina  coruscans,  e 
poscia  Pandorina  coruscans,  e  che  oggi  debbesi  ri- 


/il9 
portare  al  gon,  Osteodesma  slaluilo  dal  celebre  De- 
shayes.  II  sig.  Philippi  noD  la  vide  in  Sicilia.  I  due 
indiviJiii  die  si  conservano  nel  mio  gabinctto,  e  dei 
quali  offro  il  piu  grandc  alia  vostra  osservazione,  giun- 
gono  al  massimo  grndo  di  accrescimeulo.  We  ho  de- 
posilalo  un'  psemplare  nella  collezione  de'  molluschi 
vivcnti  e  fossili  della  Sicilia  che  ho  donata  alia  no- 
slra  rogia  Uuivcrsila  degli  studi. 

Gen.  T/iracia-^Leach. 

11  sig.  Philippi  non  vide  alcun*  individuo  della 
T.  phaseolina  di  Kien.  al  di  la  di  k  lin.  luiigo,  6  lin. 
al'o,  3  '/i  lin.  crasso.  Secondo  il  chiar.  Kiener  giun- 
ge  alia  luiiglit^zza  di  16.  lin.  ed  all'allczzadi  H.  lo 
posseggo  uii' individuo  intcro  lungo  {  poll.  e3  lin., 
alio  y  lin.  od  una  valva  lunga  19  lin.  e  ^J-^  ed  alta 
1  poll.  Si  scorge  da  cio  che  talvolta  perviene  ad  ac- 
quistare  Ic  diniuiisioni  della  idenlica  fossile. 

Fa  d'  uopo  avveitire  qui  che  la  Thrac'ta  ventri- 
cosa  di  riiil,,  j)uLblicata  nella  seconda  parte  della  sua 
Eniimcralio  mollusconim  Siciliae ,  e  che  fu  da  lui 
coiifusa  iieda  piima  parte  dell'  opera  colla  Thracia 
piibesceiis  di  Kiener,  Irovasi  da  me  e  dal  mio  chiar. 
ciillcga  prof.  C.alcara  da  Palermo  precodentemente  de- 
sciitta  nelie  iioslre  Moimgralir  del  geiifri  Thracia  e 
CliW(i(jeUa  [)iil)biicale  negli  alii  della  nostra  Accade- 
n)iu  cdI  Home  di  Tliraca  Maravirjnae,  e  quindi  deb- 
be  realare  coa  lal  nome. 

Gen.  Tellina — L. 

Nidl'olloljrc  dello  scorso  anno  trovai  per  la  pri- 
ma volta  vivcnlo  in  Aci  Trc/.'.i  la  Tellina  ellijUica  <li 
Brocc.  che  il  sig.  Philippi  riporia  come  fossile  di  Si- 
cilia,  e  r  illusl.   Brocchi  dei  terreni  subapponnini.   E' 


A20 
questa  una  specie  che  si  e  crcdula  sinora  come  eslin- 
ta,  e  r  individuo  ch'  io  vi  presento    corrisponde  esat- 
tamente  colla  descrizione  del   chiar.  Brocchi ,  e  vi  si 
osservano  le  strie  soUilissime  trasversali,  il  dente  po- 
steriore  delta  valva  destra  bifido.  La  sua  forma  e  ova- 
lo-oblunga,  compressa,  dali'uno  e  dairaltro  lalo  rolon- 
dala,  ed  il   iato    posteriore   piu    breve  e   piu    .^Iretlo. 
Solaniente  non  vi  bo  osservalo  la  dt^pressione  nel  mez- 
zo della  valva  deslra  .  11  suo  colore  e  biancu  gialliccio. 
E'  aha  7   lin. 
LuDg  1   poll. 

E'  a  proposilo  qui  di  aggiungere  di  aver  trovato 
vivente  del  mare  di  Aci-Trezza  la  Tellifia  aassa  di 
Pennant,  che  il  sig.  Philippi  vide  soltaiilo  alio  slalo 
fossile,  e  che  allualmente  vive  in  mari  troppo  lon- 
tani  dal  nostro.  Tre  individiii  si  conservano  nella  mia 
coUezione,  ollre  di  quelli  da  me  inviali  ai  miei  ami- 
ci  coltori  della  malacologia,  e  allri  due  se  no  trovano 
nella  collezione  delle  coochiglie  siciliane  dcll'ornatis. 
prof.  Carlo  Gagliani.  E'  compressa,  solida,  ovalo-ellit- 
lica,  ugualmente  arrotondita  d' ambo  i  lati,  il  poste- 
riore alquanto  piu  breve.  E'  fornita  di  linee  elevate, 
strette  e  laraelliformi,  di  color  bianco,  ornala  di  rag- 
gi  rossastri. 

E'  lunga  16  lin. 
Alta  13  lin. 

Riuscira  poi  interessante  io  rinvenimento  in  Sici- 
cia  della  Tellina  virgala  di  L.  che  vive  nell'  oceano 
Indiano.  Dapprima,  cioe  nel  1840,  ne  rinvenni  una 
valva  ad  Aci-Castello  scolorata  ed  cltrmodo  guasta. 
Poscia  neir  anno  di  appresso  in  Aci-Trezza  acquistai 
r  individuo  fresco  e  conservalissimo  che  vi  ho  posto 
sotl'  occhio,  e  siccome  e  questa  una  specie  non  ri- 
portata  dal  sig.  Philippi,  mi  e  d'uopo  descrivcrla. 


421 

Gen.    Tellina  virgata — L. 

T.  ovali,  anticQ  angulala,  transversim  striata, 
radiis  virgata,  maculis  nullis.  L.  Gmel.  p,  3229. 
Conchiglia  ovale,  aiileriormenle  angolata,  oriiata  di 
sirie  trasvcrsali,   senza  macchie,  e  con  raggi  rossaslri. 

L'  indiviiluo  che  descrivo  e  luiigo   17   liu.  e  'J^ 
ed  alio  un   pollice. 

Gen.  Diplodonta — Bronn. 

Le  specie  aUciionti  a  questo  genere  sono  poche 
e  ranssime  in  Sicilia,  e  con  mia  sorpresa  vidi  per 
la  prima  volla  nel  novernbre  del  1843  in  Aci-TrCiiZa, 
la  Diplodonta  rolunddta  (Tellina)  di  Monlf.  nel  pri- 
ino  volume  delia  Enunieratio  fnolluscorum  Sicihae 
di  Phil,  descrilla  come  nnova  col  nonie  di  Diplodonta 
dilatala,  di  cm  quest'  ultimo  zoologista  una  sola  valva 
ne  rinvenne  in  Taianto.  E'  idenlica  alia  fossile,  avve- 
guache  piu  piccola,  ed  e  mollo  delicata.  . 

E'  alia  5  liii. 

Limga  5   lin.   e  'J^  . 

La  Diplodonta  trigonula  di  3ronn.  vive  nel  ma- 
re di  Aci-Trezza,   e  ne  ho  Irovalo  una  sola  valva. 

La  Dipl,  apicalis  di  Phil,  trovasi  fossile  a  Niz- 
zpfi  idenlica  alia  vivenle,  mentre  quella  che  il  chiaris. 
Pbilippi  rinvenne  in  Palermo  presenta  alcune  diffe- 
renze  da  far  credere  sebbene  con  dubilanza  al  citato 
autore  di  cosliUiire  una  specie  diirercnle.  La  mia  os- 
servazione  conlerma    solidamente  la  di  lui  opinione. 

Gen.   Lucina — lirugu. 

La  Lucina  bipartita  di  Phil,  che  questo  autore 
avvisa  all'  ornatiss.  [irof.  Ijcacchi  di  essere  \in'Aslarle^ 
dacche  la  vide  nella  collezione  delle  conchiglie  fossili 


422 
terziarie  dell'  Isola  di   Rodi  fatta  dal  siij.   prof.   Loen, 
e   della  quale  e^li  ne   rinveiine  uiih  sola  valva   vivpnte 
del   mare  di   I'aK'iiiio,   e  slaia  da  me  nnveiiuta  fuSMie 
nel   tufo   basallico  di   Militello. 

Geh.   Mesodesma — Desh.  "^ 

La  Mesod.  donacilla  di  Desh.  iion  trovasi  s(d- 
laiito  vivenle  in  Sicilia,  ma  alio  slalo  fossile  aiicora 
a  Milazzo. 


Gun.  Ast.arte^—^o\i . 


\JJslarte  incrassata  di  Brocc.  che  il  sig,  Phil, 
dice  esscre  rarissima  in  Sicilia,  trovasi  frequentissima 
iiei  mare  di  Aci-Trezza. 

Ge^.    Cyclas — Brugu. 

La  Cyclas  cornea  che  trovo  il  sig.  I'hil.  in  Na- 
poli  nel  fiume  Sebelo  e  stala  da  me  riuvenuta  una 
volla  nolle  vicinanze  di  Melilli. 

Gen.   Cylherea — Lk. 

II  solo  individuo  che  il  ciiiar.  Philippi  vide  in 
Sicilia  dolla  CjiJi.  mullilamella  di  Lk.  non  era  piii 
di  5  lin.  lungo.  11  piu  grande  degf  iniividui  che  t-M- 
storio  nel  niio  gabinello  preseola  le  dimension!  di 
ap[>resso. 

Lunghezza   18  lin.   e  '7^  . 

Allezza    16   lin. 

Fossde  incontrasi  spesso  noi  dinlorni  di  Palermo. 

Gen.   Cardium — L. 

C.  Scabrum  Phil. 

Specie  abbaslanza  dislinfa.   II  chiar.   aulore  dioo. 
Inter  ceiUena  C.   papillosi  speoiinina   unicum  Imjus 


123 
specioi  invem{\).  Noii  viene  qnindi  indicala  la  localila. 
E'  giuslo  dunqiie  avveilire    che  vive   in   Sicilia  e   lud 
mare  di    Aci-Tn-zza.   Me  possei^go  quallro    iiidividui. 

C.  parvuin   Phil. 

Qiiesla  specie  Irovala  nel  lago  Fusaro  o  nel  mare 
di  Taranto,  vivo  anco  in  Sicilia  <•  no!  mare  di  Avola. 
Gorrisponde  per  intero  colla  decnzione  che  ne  da  il 
sig.  Philippi,  ed  io,  che  ho  atlentamenle  disaminalo 
il  C.  edule  in  lutte  I'epoche  differenti  del  siio  acore- 
scimonlo,  affermo  che  non  possonsi  confondere  queste 
due  specie,  come  allronde  fa  in  qiialche  modo  rile- 
vare  il  dotlissimo  aulore.  Allronde  dove  si  rinviene  in 
gran  copia  il  C.  edule  non  ho  Irovato  mai  alcun  in- 
dividuo  del    C,  parvuin. 

C.  punclalum  Brocc. 

Trovasi  fossile  in  Sicilia  ne'  dintorni  di  Mililtllo 
ed  ai trove. 

Gen.    Cardita — Brugu. 

Cardiia  lithophagella  Lk. 

E'  questa  una  specie  rara  che  vive  in  Malta  e 
che  una  sol  volla  ho  trovato  in  Sicilia  ad  Aci-Gastello. 
Due  allri  iiidividui  ne  ho  veduli  nella  collezione  di 
un'  uomo  che  igiiora  la  scienza  e  che  per  solo  diletlo 
raccoglie,  ed  i  quali  erano  piccoli,  e  non  ben  conser- 
vati,  de!  mare  di  Aci-Gaslello. 

Non  essendo  slala  per  lo  innanzi  riguardala  co- 
me siciliana,   mi  e  mestieri  descriverla. 

C.  lesta  oblnnrja ,  cylindrucea ,  supcrne  com' 
prpssn.  tp,nui,  albida,  amjulo  oblir/uo^  obluso;  slriis 
Iransverftis  lonuissimis^  iialibus  fulvis. 

iNon  scmbia  a  prima   giunta  che  possa  apparle- 

(1)  L.  c.  png.  38.  ■■       . 


nere  al  gcnere  Gardita  di  cui  le  specie  sono  ordina- 
riamenle  solide,  ma  facendo  attenzione  alia  cerniera  scor- 
gesi  che  quesla  spelta  a!  gcncre  Cardita,  piucche  al 
gen.  Cypricardia^  sebbene  moUo  somigli  alia  Cyp. 
coralUophaga  di   Lk. 

Dessa  e  delicala  quasi  cilindrica,  ma  compressa 
snperiormente,  di  color  bianco  gialliccio,  sottilmenle 
striata  per   traverso  ec. 

L'  iinico  individuo  da  me  trovalo  e  lungo  1 1  liii. 
Alto  6  lin.  e  '/^  • 

Geh.  Pectunculus — Lk. 

Pedun.   Aurilus  Brocc. 

Una  sola  valva  di  quesla  specie  fu  rinvenuta  (lal 
sig.  Philippi  in  Agrigenlo.  Due  individui  iiiteri,  e 
gran  copia  di  valve  incguali  ue  ho  raccolto  ne'  din- 
torni  di  Garopipi. 

Gen.   Modiola — Lk. 

Modiola  vestila  PhiL 

In  riguardo  a  quesla  modiola  il  sig.  Philippi  si 
esprime  nel  modo  di  appresso.  Speciem  singularem 
meiiiensem  describam  quara  a  clar.  Aradas  accepi, 
cujus  aulein  nomen  charkdae  inscriplnm  amisi,  quam 
oh  rem  provisorie  ill  am  nomino  Modiola  vestila  [\). 
Gio  e  vero:  quesla  specie  fu  da  me  donala  al  chiaris. 
Philippi  come  nuuva  e  col  iioine  di  Modtola  abscon- 
dila  onde  riporlarla  nella  seconda  parte  della  sua  fau- 
na malacologica  siciliana,  e  molto  prima  gli  oniatiSMiiii 
miei  amici  d.r  Alessandro  Rizza  da  Siracusa,  proles. 
Pielro  Calcara  e  sig.  Uomenico  Testa  da  Palermo,  ba- 
rone  Maiidralisca  da  Cefalu  ed  allri  si  ebbero  da   iue 

(1)  L.  c.  pag.  ol. 


423 
quosta  specie  col  nome  che  ho  indicato ;  che  anzi  il 
prof.  Galcara  comuuicavamij  con  una  Jeltera  i  suoi 
dubbi  siilla  novifa  della  mia  spocio,  opinando  essere 
stata  pubblicafa  forse  da  Broderip  col  nome  di  Mo' 
diola  agglutinans,  sebbenc  cio  non  avessi  potuto  giam- 
mai  verificare.  e  I' asserzione  del  sig.  Philippi  tolse  di 
poi  ogni  dui)itanza. 

Ho  favellato  qui  di  Inle  specie,  perche  ne  ho  tro- 
vato  no  individuo  in  Aci-Trezza,  quantunque  sprovve- 
duto  del  suo  solito  involucro. 

Quindi  debbe  rimanere  il  nome  da  me  imposto 
di  Modiola  abscondita. 

Gen.  Pinna — L. 

Pinna  truncala — Phil. 

Ecco  0  signori  un'altra  specie  da  me  scoperta 
di  cui  UQ  individuo  donai  al  sig.  Phib'ppi  col  nome 
di   Pinna  Philippii. 

Ed  ecco  per  I'  appnnfo  come  egli  si  esprime  su 
questo  riguardo.  Specimen  nomine  Pinnwi  Philippii 
inecum  comunicavit  clariss.  Aradas  (i).  Conveniente 
cosaegli  era  dunque  pubblirarla  coi  iinmeche  io  lo  ave\a 
imposto  ;  impcrciocche,  essendo  stata  da  me  rinvenu- 
ta,  e  como  nuova  riconosciuta,  spetlava  a  me  il  chia- 
marla  nel  modo  [che  meglio  piaciuto  mi  avrcbbe, 
Noa  di  raanco  a  scanzo  di  confusione  io  lascio  a  que- 
6ta  specie  il  nome  con  cui  ha  vniuto  distinguerla  il 
sig.  Philippi,  il  quale  forse  per  un  sentiraento  di  mo- 
destia  voile  fare  lale  innovazione. 

Le  specie inoltre  sicilianespetlanti  al  genere  Pinna 
non  sono  molto  ben  distinte,  ed  avvene  talune  che 
c     [ihiiranno  delle  specialita    novelle.  II  chiaris.  cav. 

(,3)  L.  c.  pag.  54. 

54 


426 
prof.    Maravigna  ha  tolto  ad   argomento  di  sua  spe- 
ciale    occupazione  la    monografla    delle   specie   di  tal 
genere  che  vivono  in  Sicilia,  e  la   quale  e  gia  con- 
dolta  a  compiniento. 

Tra  le  specie  che  queslo  dotto  riportera,  ve  ne 
sara  una  da  me  non  ha  guaii  scoperta,  insigne  e  di- 
slintissima  per  molli  caralteri.  E'  grande,  ievigala, 
colla  estrernita  venlraie  due  voile  troncata,  cio  che  le 
da  una  forma  quadrilalera,  il  lato  cardinale  alquanto 
curve,  sprovvisla  di  squame,  e  longiludinalmenle  sol- 
cata.  Verra  intitolata  alia  nostra  inclita  accademia  no- 
mandola  Pinna  Jojenia,  di  cui  daro  la  complela  de- 
scrizione  nella  monografia  prenunciata,  dappoiche  il 
chiaris.  cav.  Maravigna  ha  voluto  soliecitare  di  Irop- 
po  il  mio  amor  proprio  coll'  inserire  nel  suo  interes- 
sanle  lavoro  la  mia  cennata  scoperta. 

Geiv.  Lima — Brugu. 

In  riguardo  alia  Lima  subauncula  di  Montagu 
dice  il  sig.  Philippi^^^a/fw/a/n  modo  1  'Js  longam 
1893  in  arena  peninsulae  Tapsii  inveni.  Speximina 
anglicay  longa{\).  Or  I'individuo  inlegrissimo  che  olTro 
ai  vostri  sguardi  supera  di  molto  quelli  che  s'  incon- 
trano  ne'  mari  dell'  loghilterra. 

E*  lungo  lin.  6. 

Largo  3  lin.  e  'y^  . 

Alio  stato  fossile  si  trova  slno  a  sei  lince  di 
lunghezza. 

Gen,  Pec(en-=L. 

Pecten  maximus-^\k,  E'  questa  una  specie  da  me 

(1)  L.  c.  pag:  56. 


427 
trovala  per  la  prima  volta  in  Sicilia  del  mare  di  Aci- 
Trezza. 

Ecco  la  descrizionc  che  no  da  il  sig.  Lk. 

P.  testa  inaequivah'i^  superiore  planulula,  ra- 
diis  rotundatis^  longitudinalUer  slriatia. 

Ha  quallordeci  raggi,  striati  loiigitudinalniente, 
convessi,  cio  che  lo  distingue,  eminenteiiicnle  dal 
PectenJacobaeus,  e  scbbene  non  sia  la  specie  piii  gran- 
de  del  genere,  pure  giusla  I'  assertiva  del  sig.  Lk. 
giunge   ad   acqiiislare    l-iO   millimetri   di   larghez/.a. 

II  mio  individuo,  conservalissimo ,  e  largo  93. 
millim.   ed  alto  84-.  miilim. 

Gen.   Ostrea — L. 

Tre  specie  di  Ostrea  ho  trovato  una  vivente  e 
due  fossili  colle  quali  altri  nou  si  e  giainmai  imbat- 
ttilo  in  Sicilia.  La  prima  e  la  Ostroa  crislaxjaUi  di 
Chemnitz  che  vive  nelT  Oceano  iiniiaiio.  La  seconda 
e  r  Ostrea  vesiculans  di  Lk.  e  I'ljllima  e  la  0  //a- 
belUformis  di  Nilson  la  quale  e  stata  rinvenuta  uella 
crela  di  Scania  e  di   Alomagna. 

E'  giuslo  quindi  darne  la  currispondenle  descri- 
zione.  '  •■  ■'.  • 

1.   Ostrea  cristagalli — Ghemn. 

0.  testa  rotundata ,  siibvmtica,  pUccttissima', 
plicis  longitudinalibus  ungulalis .  latescentibus ,  ad 
exlremum  maximis ;  limbo  iiiterno  scabro — Lk.  t.  7. 
pag.  234-. 

Mi/ti/as  crislagalH — L.  Syst.  nar.  pag.  113j__ 
Gint'l.  p.  3350.  n.  1.  Blainville  malacolog.  pi. 
60   f.   2. 

li  noslro  individuo  e  di  color  rossastro  violollo, 
e  piullosto    ovale,   longiludinaliuente    pieghellalo;    le 


428 
pieghe    angolate,   levigate,  con  piccole  squame  rare, 
e  quasi   tubulose. 

E'  lunga    19  iin.   e  '/^  . 

Larga  uii  pullice. 

E'  litil  male  di  Aci-Trezza,  e  non  e  stata  da  me 
riiiveiiula  die   una  sol  volla.  .    ,      ■ 

2.  Ostrea  vesicalai'is — Lk. 

0.  iBbla  serniglobosa,  basi  retusa,  laevi ;  valva 
inferi07-e  venlricosa ,  lunc  subauriculala ,  suijeriore 
jjlano-concuva,  operculij'ormi . — Lk.  t.  7.  pag.  2-46. 

Gryphaea  gloLosa — bmv.   mm.   conch,  pi.  392. 

PycnodoiUa  radiata — Fischer.    Bull,  de  Moscou.  ' 
I.   8.    pi.    1. 

Ostrea  pseupo-chama — Desh.  Encyclop.  malhod. 
t.  2.  p.  192.  .1.  13.  Ann.  du  Mus.  8.  p.  100.  n.  5. 
et  t.   {\.  pi.  22.  f.   3. 

Gonchiglia  s«miglobosa  cnlla  base  troncala,  le- 
vigata,  colla  valva  iiiferiore  venlricosa.  e  quasi  aurj- 
colata ,  e  le  suporiore  piauu-conoava,  a  luggia  di 
percolo. 

Gli  esemplari  da  rae  trovali  nellc  vicinanze  del- 
I'  Agiioiie  coriispuiidono  esallamente  colla  descrizioae 
di  sopra,  e  sono  in  olliino  slato  di  conservazione. 

II  [jiu  grande  di  essi  e  lungo  3.  poll,  e  3.  Iin. 
e  largo  2.  poll,  o  '/^  . 

3.  Ostrea  Itabelliformis  Nilson. 

0.  tesla  irreyuluriy  oblicjua,  orbicularly  convexo- 
plana,  plicis  radianlibus,  ruris  magnis,  ruyosis ;  vul- 
vae super lori  teretibvs,  inferioris  subacutis. 

INils.   pelref.   sue.    1.   p.  31.   tab.   6.  f.  h.  a,b. 

Osirea  lalirosLris. — Dub.  couch,  loss.  p.  74.  lab. 
8.  f.    13.  16. 

Ostrea  sl in/platia.— Sow.  tab.  4^89.  f.  3? 


429 

Coiichiglia  irregolare,  orbicoiarc,  cod  pieghe  rag- 
gianti,  grosse,  coiivesse  alquaoto,  e  renduiio  i  bordi 
ondolosi   piuttostoche  denlali. 

y  unica  valva  ch'  io  posseggo  trovata  in  Altavilla 
nelle  vicinanze  (ii  Palermo  seiubra  essere  la  superiore. 

E'  lunga  3.   poll. 

Larga  2.  poll,  q  'J^  . 


SU  LA  GRAINDE  OTTARDA  SULL'  AINITRA  CASARCA 
E  SUL  PELECANO  RRUiSO 

OSSERVAZIQM 

DEL  SOCIO 
LBTTi  flELU  TORHATA  ORDIMARIA  DEL  22  APBILE  1847. 


iu,  t 


'^.■^.^^^^^rt■tT■■^*t**^*rrm^■^^**■^***^*****■^+■^*******■^^^■r^■■*'**v*^■^■^■f■r 


JPra  i  lanli  uccelli  die  lo  scorso  pi'ovoso  inverao 
ba  chiamato  sul  basso  suolo  presso  la  foce  del  Simeto, 
qualcheduno  se  n'  e  avuto  di  quelli  che  le  rarissime 
voile  sono  apparsi  in  quei  luoghi  ;  di  Ire  principal- 
niente  io  credo  dovcr  fare  inenziooe  come  meno  ovvii, 
e  che  non  es&cndosi  anzi  rapporlato  dagli  ornilologi 
che  possonsi  rinvenire  appo  noi  ,  alraeno  che  per 
passaggio  non  periodico  ,  ai  pennati  volatili  di  Sicilia 
par  che  appartengano,  e  mi  accingo  a  darne  qualche 
inlcressante  e  nuova  nolizia  . 

II  prime  sarebbe  la  Grande  Outarde  ,  delta  Ofis 
tarda  da  Linneo,  Outarde  da  Buffon  ,  Oiilarde  barbae 
da  Temminck ,  e  Grande  outarde  da  Lesson .  —  Ma 
e  dessa  poi  lale  ?  II  Cuvier  dice  che  e  il  piu  grosso 
uccello  di  Europa ,  e  I'  individuo  che  io  presenio,  a 
queslo  dolto  assembraniento ,  e  poco  piu  grosso  di 
uu'  Oca,  meno  di  Gigno  meno  assai  di  un  Pelecano. 
—  Un  carallere  cssenziale  sono  in  queslo  uccello  le 
penne  che  fiancheggiano  il  collo  ,  ed  il  nostro  indi- 
viduo non  le  porla  che  in  poco  numero  da  sollo  le 
guance,  e  sollo  I'  orecchio  sino   all'  angolo  della  ma- 

35 


A3i 
scella  iiiferiore .  Parrebbe  quindi  che  qualche  cosa 
gli  mancasse  per  essere  la  Grande  Oltarda  ;  ma  pure 
cio  non  avviene  se  non  perche  il  nostro  individuo  e 
una  femina  di  questa  specie .  Ed  ogni  uno  che  e  al 
fatlo  di  ornitologia,  cooosce  benissiino  qual  somma 
differenza  passa ,  alio  spesso  ,  fra  il  maschio  e  la 
femina  della  slessa  specie  ,  tanto  nel  vestito  quanto 
iiella  grandezza  :  e  nel  genere  stesso  della  Oltarda  , 
non  e  poca  la  dissomigiianza  nei  due  sessi  della 
piccola  Otlarda  ;  per  lo  che  il  non  essere  la  nostra 
della  grandezza  voluta  degli  autori  non  e  certamente 
un  carattere  che  possa  renderccia  dubbiosa  . 

Essa  e  lunga  sei  palmi  ed  un  quarto  dal  becco 
air  estremila  della  coda  ;  ha  la  testa  non  grossa  ia 
proporzione  del  corpo  ;  il  quale  e  toroso  anzi  che  no, 
I  estremila  inferiori  robuste,  le  ali  piii  tosto  piccole  ; 
il  collo  ed  il  petto  e  di  color  cenerino  :  il  ventre 
bianco,  —  Le  peane  del  dorso  e  della  coda  e  le  co- 
piilrici  delle  ali  sono  di  un  biondo  I'albo  con  spesse 
strie  trasversali  nere  come  lo  sone  quelle  rettrici  della 
coda  dalla  parte  superiore ;  inferiormente  pero  sono 
quosle  piu  shiadate  nel  colore  ,  ed  anno  una  sola 
fascia  nera  un  pollice  soito  Ja  estremila.  Quasi  tutte 
queste  penne ,  hanno  la  peluria  di  un  color  di  rosa 
sbiadato. —  Le  romiganti  pero  sono  nere  .  Una  par- 
ticolarita  si  nota  nell'  ugna  del  dito  medio  di  ciasche- 
duao  piede  ,  questa  si  e  T  essere  alquanto  compresse, 
e  con  un  margine  tagliato  dal  lato  interno  ,  che  man- 
ca  poi  nel  resto  delle  ugne. 

Quest'  uccello  pesava  rotoli  sette  e  mezzo ;  e  Ja 
came  benche  dura  purnoDdimeno  era  buona  a  maa- 
giarsi . 

Essa  e  stafa  uccisso  nel  mese  di  febbraro  di 
quest' anno,    nella    plana  di  Catania ,    presso  ad  uno 


435 
de'  ristagni  d'  acqua  rimasli  dielro  le  straordinarie  aN 
luvioni  deir  aulunno  gia  scorso  ;  ed  e  slala  da  me 
preparata  pel  Gabinelto  Ornilologiro  di  qucsia  R.  Uni- 
versila  degli  sliidii  ,  per  comniissione  del  zelanlissimo 
donatore  il  Gran  Cancelliere  cav.  Gioachino  LaLumia. 

Quest'  uccello  bcnche  raesso  in  Sirilia  non  e  pero 
noslro  .  La  piccoia  Ottarda ,  dotla  pitarra  I'  abbiumo 
iuiligena  ;  ne  sappiamo  i  coslumi ,  essa  cammina  ve- 
loccmetitc,  e  astiila  in  modo  da  schivare  gl'  inganni 
che  !e  si  tenduno  .  Preferisce  i  t-  rreni  sabbiosi  ;  ma 
Don  ischiva  le  praterie  :  che  anzi  ivi  nidiiica  :  e  ci 
e  loccato  veiificare  da  noi  ,  quanto  il  sig.  Poul  nfe- 
risce  ,  cioe  che  in  Francia  si  trova  quest'  uccello  in 
lalunc  proviiicie  .  e  manca  in  allre,  che  per  clima  e 
per  geografica  posizione  in  nulla  differiscoiio  . 

La  grande  Ottarda  pero  non  si  e  trovata  stazio- 
naria  in  Sicilia  .    Ne    Ira    gli   uccelli  emigratoni  che 
vengono  a  visitarci  e  essa  comuno  .  Da  molti  aniii  in 
fatli    non    erasene  ^edulo    individuo  alcuno  ne'  noslri 
contorni  ;   e  pochi  craiio    i  caccialori  che  avessero  co- 
rosciuta  la  nostra.   Per  allro  da  Arislotile ,  da  Aldro- 
vandi  ,    da  Linneo  e  da  tulti  i  moderni  onutologi  si 
ricava ,  esser  quest'  uccello  migratorio  ,  ed  essere  stalo 
osservato  giungere  in  tnippe  ,  nolle  analoghe  stagioni, 
in  Inghilterra,  in  Francia  in  Ispagna  nella  Svizzera  ec. 
E  sebbene  si  e  detto  esser  esso  slazionario  in  Italia, 
pare  che  questa  osservazione  bisogna  di  ulleriori  prove. 
E  volendo  noi  dire  qualche  cosa  su  la  grande  Ottarda, 
asscriamo    che    essa  e  uccello    siraniero  alia  Sicilia; 
ben  stabilir  si  puo  di  emigrare  per  casualila ,  e  forse 
forse  per  smarrimento  piultosto,  che  per  altrihulo  di    . 
cambiar  il  suo  suolo  nalio  e  visilare  la  nostra  Isola ; 
ma  anche    precorrendo    le    slagioni   insiemamente  ad 
allri  suoi  compagni    fenuala    siasi  nou  solo  per  aver 


436 
senlila  la  lemperalura  come  tiilli  gli  allri  pennali  vo- 
latili ,   ma  per  necessila  di  riposo  . 

Un' allro  uccello ,  non  mollo  comune  in  Sicilia , 
ci  e  toccato  poter  preparare  in  quest'  anno ,  per  lo 
sles.so  Gabinetto  ornitologico  di  quesla  R.  Universita. 
E'  desso  r  Aniira  Casarca . 

Fu  delta  da  Pallas  Anas  rutila  .  Oca  casarca 
da  Sonnini  —  Anitra  forasLiera  da  Nauman ,  ed  in 
Sicilia  Fiscuni  furastieri . —  Avendo  avuta  la  sorte  di 
avere  il  mascliio  e  la  femina  io  ho  potulo  meglio 
esaminarne  i  caratteri  . 

La  mela  suporiore  del  collo  e  tutia  la  testa  di 
color  bianco-gialliccio  ,  con  macchiolme  giiggie  ;  il 
collo  e  cinlo  di  un  collare  nerastro  ;  lutte  le  piuine 
del  corpo  di  colore  rosso  giallastro  ;  coda  e  copritrici 
verdastri  ;  remiganti  neri  .       ,  .   . 

Piedi  piuttosto  lunghi;  nerastri ;  becco  nero  , 
iride  giallaslra  (  nel  niaschio ) .  Lunghezza  venti  pol- 
lici  e  mezzo  . 

La  femina  rassomiglia  molto  al  raaschio  ,  varia 
solamente  perche  non  ha  il  collare  nero  nel  collo ,  e 
se  lo  ha  e  appena  visibile  . 

Finalmente  diciamo  qualche  cosa  sul  Pelecono 
fusco  . 

II  sig.  Temminck  parlando  del  Pelecano  bianco, 
Pelecanus  Onocrotalus  da  Linneo ,  Pelecano  ordinario 
degli  ornitologisti ,  che  si  rinviene  anche  nei  nosiri 
pantani  di  Catania,  propriamente  nei  mesi  invernali, 
emigrando  per  passaggio  non  sempre  periodico ,  e 
da  noi  nomalo  Pellicanu  cila  nella  sinonimia  di  tale 
uccello  il  Pelecano  fusco ,  ossia  Pelecanus  fuscus  di 
Gmel.  dicendo  che  e  il  giovane  del  Pelecanus  ono- 
crotalus .  —  Tal    credenza    si   credeva  essere  oscurata 


437 
da  Lesson  ,  allorche  queslo  sommo  autore  pubblico 
nel  1831  il  suo  trallatu  di  OrnitologiH,  clie  forma  ii 
calaloi^o  jtiii  complelo  delle  specie  riunite  in  tulle  le 
collczioiii  piibbliclie  di  Francia  ,  e  nella  quale  opera 
si  descrive  la  femiuu  c  il  maschio  del  Pelecano  bruno, 
come  una  specie  veranienic  dislinta  .  lo  pero  sono  del 
parere  di  Temminck,  cioe  cbe  il  Pelecano  bruno  e  il 
giovane  del  P.  bianco  ;  fe  bene  qucsto  esimio  osser- 
valore  di  citarlo  nella  sinonimia  di  quesl'  ultimo  .  Per 
tanto  ho  voluto  dare  questo  mio  giudizio,  perche  bo 
avuto  il  piacere  di  conosrere  molt'  individui  delle  due 
credute  specie  in  questione,  tulli  uccisi  nel  biviere  di 
Lentitii  . 

lo  ho  creduto  dovervi  intratlenerc  o  Signori  , 
su  di  questi  tre  specie  di  uccelli  perche  niente  comuni, 
anche  come  emii:;ratorii  ,  nel  nustro  suolo  ;  e  se  nnii 
mi  sono  estcso  sopra  osservazioni  generali  ,  cio  e 
stato  perche  poco  da  esse  ricavasi  in  pro  della  scienza. 
Che  Se  io  avessi  voluto  venire  alle  discussion!  sopra 
i  varii  nomi  imposli  dagli  autori  agl'  individui  della 
stessa  specie  vi  avrei  fatto  toccar  con  raano  quanta 
inutili  riescono  alia  seienza  quesle  nomenclature  non 
solo  ,  ma  che  esse  sono  dannose  ;  non  servendo  che 
a  vieppiu  render  diHicile  la  conoscenza  degli  cssori, 
lo  ho  voluto  anche  tacere  sul  capriccioso  nome  di 
Grande  Canapetier  prelero  assegnare  alia  Ottarda  da! 
sig.  Thelleard .  Non  vi  ho  rammentato  come  il  sig. 
Vieillot  correggesse  il  Temminck  per  aver  poslo  \  Ani- 
tra  Casarca  nella  sinonimia  deli'  Oca  Lombardella  , 
ossia  Anas  nlbifrons  Gml.  perche  a  dir  vero,  avrei 
creduto  abiisar  di  voslra  tolleranza,  occupando  la  voslra 
attenzione  senza  utile  scopo .  A  sottomellere  le  mie 
osservazioni  ,  eran  baslanli  le  poche  parole  delle  di 
sopra . 


I ',  ■    ■->  ■ 


..I''    ,,v-rM,^?>,-.u|. 


•,ir. 


••(T'l. 


'i!':':'i<':'.i      I 


/irrERTTtixA — Istorie  di  quallro  import 
lunli  casi  di  Emacelinosi — del  socio 
altivo  D.r  Giuseppe- /tntonio  Galvagni. 
Quesla  memoria  die  per  assenza  del- 
t  aiitorc  non  si  e  poliita  pubblicare  in 
(jucslo,  terra  inserita  net  vegnenle  vo- 
lume— Ueditore. 


-■^c. 


T>i\,  ':^A')  'rn^visv^m  v\a".\vV 


.  \v,y^vav 


2S?a>2<BS 


Relazione  Accademica  per  T  anno  xxii  del- 
tAccademia  Gioenia — dal  Segretario  ge- 
nerale  d.r  Giuseppe  Antonio  Gahagni.  Pag.        t 

Nolizia  d' una  carta  topografico-botanica  per  la 
Sicilia  del  socio  attivo  p.  d.  Francesco 
Tornabene  casinese.         .         .         .        d     sy 

Flora  del  dintorni  di  Avola  del  socio  corri- 
spondente  Giuseppe  Bianca,  Memoria  se- 
sta  die  comprende  le  descrizioni  dalla 
sesta  all  otlava  classe  linneana.  .        ))      33 

Sui  craleri  di  sollevamento  e   di  eruzione — 

Memoria  del  prof.   Carlo  Gemmellaro     »    i  og 

Sullo  svihippo  deir  eqvazwne  del  centra,  del 
raggio  vetlore  e  suo  logaritmo — Memoria 
del  prof.   Giuseppe  Zurria.  .  .      »    /55 

Memoria  i.  Descrizione  di  vane  specie  mtove 
di  conchighe  rivcnli  e  fossili  della  Sicilia 
f)er  il  SOCIO  attivo  d.r  Andrea  Aradas.   j)    /J/ 

Boschi  dell  Etna — del  cavaliere  prof.  A.  F. 

Ferrara.         .         .         .  .  .       ))    iS5 

Di  vn  nuovo  genere  di  polipajo  fossile  esame 

del  prof,   C .    Gemmellaro.  .  .       ji    2  i  i 

Memoria  11.  Continuazione  della  descrizione 
di  rurie  specie  nuote  malacologiclie  della 
Sicdia — per  il  suo  attivo  d.r  Andrea 
Aradas.  .  .  .  .  .        »    2J2 

Deir  azione  del  metallo  polassio  .<}ul  bumbace 
e  sulla  carta  fuhnmavte — Mimorui  del 
d.r  in  medicina    Gaetuiio  Mirone.  .   »    z4g 


Flora  del   dintorni  dl  AmJa  del  socio  corri-    . 
spofid^^n/e  Giuseppe  B/anca — Memoria  set- 
tiina    die    conliene    le    descrizioni    dalla 
classe  enneandria  alia  dodocandria.        .  »    2  55 
Sagnio  snlla  coslituzione  fisica  deirElna  del  so- 
cio prof.    C.   Gemmellaro.'\'""'''','  ^   ' .',      »   5^/ 

Osservazioni  ed  aggiimte  alia  fauna  del  mol- 
lusclii  della  Sicilia  del  chiarissimo  sicjnore 

*-  ?     Bodollo  Amando  Flulippi — Parle  i .  per  '  '     -■  - 
il  socio  at'ivo  Andrea  Aradas.  .  it  411 

Su  la  grande  ottarda  sull'anilra  casarca  e  sul  , 
Pelecano    bruno    osservazioni  del  socio  "" 

?.?.     M.  Zuccarello  Palli.         .  .  .      ■%  43i 


.  ;•;  :    .'A 


I        iiiniBaan—^—  -.  s 

',-v^W  ^vvv.^^ 'Yvvs^^v   u^  w.v\;.^-'::>.-/n\\    .v  ■^■:<f^:':n^^ 

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,      .1    .    ■■  ■;  V  s  •'■.; 


i!TI 


DI 


CATANIi 


SERIE  SECONDA  —  TOMO  IV. 


CATAMA 

DAI    TIPI    DElx'  ACCADEHU    GIOEniA 
PRESSO    F.    SCIITO 

1847. 

y 


i 


CATALOGO 


DEI  SOCll    ELETTl    NELL  JNNO  XKllt. 


KOME,   COGNOME,   TATRIA       (    CRADO  ACCAD. 


Prof.  Charles  IFeslley 

da  Nuona  York. 
Dr.  Ancjelo  Santillo  da 

Napoli. 
Dr.  Pasquale  Manfre 

di 
Dr.  Bcniamino  Carac- 

ciolo 
Dr.  Giuseppe  Antonio 

Ricci 
Sig.  March.  Carlo  de 

Hibassi 
Aw.  Tommaso  Berifu 

no 
Dr.  Bonavenlura  Mon- 
tana 
Stg.  Emerico  Frivaldi- 

dszhi  da  Bealhu. 
P.    Maestro    Giacinli 

Maria  Barbara    d< 

Roma. 
Conte  Camillo  So  Una 

da  Bologna. 
Prof.  Ambror/io  Fusi- 

nieri  da  Padova. 
Prof,   yincenzo  Gallo 

da  Trieste 


soon  corrh 
spondenli 


GlOimO  DI  ELEZIORE      V 


2.9  (jennaro  i84'] 


.■.■\ 


)(iv)( 


HOME,   COGNnjIE,  PATniA 


GRAD.  ACCAD. 


GIORNO  DI  ELEZIONB 


Dr.  Pietro  Biagini  da  socii  corri 


Pistoja 
Comm.  Vincmzo  An 

tinori  da  Firenze. 
Prof.  Ferdinando  Elice 

da  Genova 
Dr.  Giovanni  Aquilina 

da  Malta. 
Dr.  Giuseppe  Clinquant 

)) 
Dr.  Fincenzo   Jdami 

1) 
Dr.  Fincenzo  Dionisio 

» 
Dr.  Lnigi  Grimaldida 

Catanzaro 
Can.  Sever io  Gerbino 

da  Callagirone. 
Dr.  Pasquale  Clemenk 

« 
Dr.  Giuseppe  Costanzo 

da  Pater  fid. 
Dr.    Curtnelo    Spitia 

« 
Dr.  Salvatore  Gatanti 

da  Vizzini 
Dr.  Giuseppe  Antonio 

Mercuno  da  Giarre. 


spondenti 


)) 

» 


» 
» 
» 
» 
» 


28  gennaro  i84y 


» 
» 
» 
» 
» 
» 
> 

» 


)(v)( 


KOME,   COGSOJIE,    PATKIA  CHAD.  ACCAD.     I       ClOimO  DI  ElEZIONE 


Bar.    Enrico    Piranio  socii  corri- 

Mandralisca  da  Ce-  spondenti 

fulii.  I 

Dr.   Anlonio  Sofia  da 

Nolo. 
Dr.    Gins,   la  Monaco, 

da  Piedirnonli. 
Dr.  Eminanuele  Sina 

Ira  da  Graniniclieh, 
P.  Giuseppe  De  Hi  mo 

ne  da  Napoh. 
P.   Anionino   Maugeri 

da  (lalania. 
Ab.  doll.  Miclicle  Man 

geridn  Calania 
Dr.  S(dTnlore  Citcuzza  socii  coUa- 

da  Erancofonte .         \  borulori 
Sifj.  Giovanni  Conlini  \         » 
Dr.   Gaelano   Blandini 

da  Palagonia. 
Cav.    f^incenzo   Cafici 

da  Fizzini. 


28  gennaro  t84y 


p.    >A  V 


.ii;.::;-  /, 


r.'A 


<gil^2<SS252  ii<B<Biia>ISS22<B:ii'J 


PER    L     ANNO    XXni. 


Primo  dirpllore  cav.    d.  Fincenzo  de  Sangro  Tnien- 

denle  ddla  Provincia  di  Catania 
Secondo  dlretlore  cav.  prof.   Carmelo  Mara^'igna 
Scgretario  geiwrah  prof.    Carlo  Gemmollaro 
Segr.  ddla  sezione   di  scienze    naturali  prof.  p.  d. 

Francesco  Tornabene  casinese 
Segr.  delta  sezione  di  scimze  fsiche  prof.  Giuseppe 

Zurrta 
Tesoricre  dr.  Paolo   Castor ina  di  Giacomo 
Prof  A7itonino  di  Giacomo 
Priore  d.  Barnaba  La  Via 
Dott.  Alfto  Bonanno 
Dotl.  Barlolomeo  Rapisardi 
Dott.  Giuseppe  //ntomo  Gal- 

vagni 
Dolt.  Andrea  Aradas 
Direttore  delle  stampe  padre   d.   Giacomo  Maggiore 

casinese 
Direttore  del  Gabinelto   dr.  A?idrea  Aradas  . 


Membri  del  Comilato 


iwti' 


ATTI 


DI  SCIENZE  NATURALI 


SERIE     SECONDA TOMO  IIIL 


J^ 


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_i/:i:jTA/i  'i\/;  '!;;i  i  • 


J,:i  i;;i.iiT  —  i.jr'..i:;/    7  i  :•: 


RELAZIONE  ACGADEIUIGA 

PER  L'  ANNO  XXm. 

DEU'ACCiDEMIi  GIOENIA 

DAL 

SEGRETARIO  GENERALE 

a/  (32®3aa>Si>a  ^sr^osra®  ©iia'^^KSSja 

lETTA  SELLA  TORKATA  ORDINARIA 
DtL  21    BUGGIO    1841. 


:i   U 1.'  '.i  V. 


flll"i■i■^^■\■^^■i■x■i'^^'^'^'i*x'i'^'^'^'s■i'^'^'i^'^■\^■i■i'S■i'^1T^1■^'^^■i■^■i■i-i■i'^A'\'\'\■^\'\■^■\'\^\'i 


ILia  Scienza  ampliasi  ogni  nuovo  anno  vieppiu 
nello  sludio  dei  falli  diversi ,  ampliasi  con  positivismo 
nelle  generalizzazioni  indullive  e  nelle  reali  teoiichc  ; 
i  suoi  progressi  furono  e  saranno  a  preferimenlo  mai 
sempre  1'  opera  d'  un  assembramento  di  dolli ,  che 
drizzano  i  loro  travagli  ad  uno  scopo  comune. 

Gosi  avveniva  appo  noi ,  e  un  vasto  pensiere 
un  drappello  di  sludiosi  adunando  ,  onde  incuorare  e 
diffondere  lo  sludio  della  nalurale  scienza ,  I'  Accade- 
mia  Gioeniana  fondava ,  la  rappresentanle  del  secolo  , 
il  cenlro  scientifico  dclla  Sicilia  tulla  . 

Essa  nasceva,  e  fin  dali'  esordire  primiero  sca- 
lurigine  era  d'  insigne  intellettual  movimento  ,  e  i 
Gioenii  strelti  in  colleganza  concorde,  ardenti  del  de- 
siderio  delle  scoperte ,  colla  perseveranza  I'  ardilezza 
e  r  eroismo  del  genio ,  a  penelrare  ingegnandosi  i 
segreti  della  natura  per  un  osservazione  seguita ,  un 
campo  si  schiusero  di  gravissime  indagini  ,  e  cono- 
scenze  positive  ne  ottennero  da  asseverarsi  a!  palese 
la  nostra  epoca  esscre  di  positivismo,  che  i  freddi  e 
precisi  pensieri    della  Scienza  i  fenomeni  dell'  erroro 


sbanilendo  surli    d'  un  iramaginazione   focosa  s'  accli- 
marono  meglio  sotto  il  trinacrio  cielo  . 

II  quinlo  luslro  ancora  non  volge  dacche  le  menti 
Gioenie  la  vasta  carriera  a  correr  si  accinsero  ,  e  ia 
questo  brevissimo  sladio  I'  Aslronomia  di  metodi  ouovi 
arrichivasi ,  a  meglio  studiare  le  moll  celesli  ;  la 
Meteorologia  spiando  alia  minula  le  mulazioni  de'  cieli, 
una  soinnia  di  preziose  ossi-rvazioni  conscrva  che  fis- 
sarono  il  clima  della  nostra  Catania;  T  Idrologia  do- 
viziava  della  descrizione  dcllc  acque  stagnant! ,  del- 
r  analisi  delle  aequo  minerali  e  potabili,  e  di  quelle 
a  prefcrimento  che  circuiscono  il  Mongibello  ;  la 
Gcologia  laceva  conosccre  la  fisonomia  de'  lerreni  di 
Sicilia,  la  loro  coslituzione  geognostica  ,  le  sorgenti 
di  sua  feracila .  e  i  vanlaggi  utilissimi  che  offrire 
potrebbe  all'  agricolluia  al  commercio  all'  industria  ; 
la  Oriltognosia  indagava  i  minerali  diversi,  e  i  pere- 
grioi  e  novelli  che  moltissimi  sono  . 

La  Vulcanologia  prescrulava  i  vulcani  eslinli  del 
val  di  Noto,  il  soltomariuo  di  Sciacca,  e  il  colossale 
Etna,  indagando  la  storia  delle  sue  eruzioni ,  la  sua  co- 
slituzione fisica,  la  gcnesi  de'  suoi  fuochi ,  la  differenza 
fra  i  suoi  prodotli  pirogenici,  e  fra  il  basalte  e  la  lava; 
la  Geoiieiiia  fornivasi  d'  una  teorica  nuova  sull'  origins 
dello  zolfo  e  del  succino  ;  la  Paleontologia  degli  avanzi 
tesorcggiava  di  molli  esseri  creali  negii  antichi  giorni 
del  globo  ,  e  della  storia  topngrafica  di  ossami  Ibssi- 
lizzati  diversi  ;  la  Filologia  iiei  travagli  ampliavasi  di 
Geografia  botanica  ,  di  Organo-biologia  vegetale,  nolle 
indagini  sulla  vegelazione  alio  varie  altezze  dell'  Etna, 
sui  boschi  e  su  gli  alberi  frutliferi  di  che  pompeggia  , 
6  progrediva  a  conoscere  parecchie  pianle  novelle  e 
licheni  moltissimi. 

La  Zoologia  collivavasi  nei  suoi  varii  rami,  e  la 


)(  XV  )( 

Malacologia  la  Entomoloi];ia  ,  la  Ornilnlogia,  la  Mamrao- 
logia  illuslravansi  d'  iiiloressaati  ncerche  lopografiche, 
della  scoperia  d'  alquanti  esseri  nuovi . 

L'  Antropologia  dflineava  1'  effigie  deli'  iinmo 
Etnicola  nollo  stalo  sano  e  morboso ,  la  Nosolo:;ia 
arrichivasi  di  lavori  di  Geogiafia  medica,  della  naria- 
tiva  di  singolari  cgritudini  ,  e  di  egritudini  nuove  ; 
e  la  Teratologia  nella  parte  osservaliva  elargandosi , 
doviziava  d'  un  moslro  tricet'alo  a  della  di  GeolTroy- 
Saint-Hilaire  tullo  miovo,  e  d'  uii  ranio  inconosciuto 
di  scienza  la  fisiologia  dei  mostri  o  la  Teralobia . 

Gosi  r  Istituto  Gioenio  per  si  gran  supellellile 
di  fatti ,  e  per  tanle  scoporte ,  assumeva  in  un  ven- 
tenaio  fisonomia  scienlifica  al  tutto,  rendeva  alle 
scienze  diverse  importanti  servizii ,  elargavane  1'  am- 
bito ,  e  invigorendosi  a  ricerche  piu  ardue  ,  progre- 
diva  con  reale  progresso  ,  e  utile  zelo  spargeva  per 
r  investigamento  delle  cose  naturali  dell'  isola. 

E  ad  cffigiare  la  presente  fisonomia  gioeniana, 
in  questa  sollenne  adunanza  anniversaria ,  in  questo 
giorno  che  risorge  raai  scmpre  lieto  e  ridente  dope 
ventitre  anni ,  e  nei  brevi  confini  che  qui  mi  sono 
concessi ,  eccomi  preclarissimi  Socii  al  rendiconlo 
delle  lucubrazioni  naluralistiche  ,  ed  al  contigente  delle 
induzioni  dei  fatli  che  ciascuno  di  voi  alia  Scienza 
portava,  ondc  delineare  in  mancanza  di  meglio  1' Ac- 
cademia  e  i  suoi  Iravagli  nell'  anno  vigesimo  lerzo 
del  suo  scientifico  vivere . 

ASTRONOMIA 

L'  universo  quesfa  sfera  infinila  di  cui  il  centre 
e  dapertutto ,  e  la  circoolcrenza  in  nessun  luogo , 
ove  tutto  e  moto    azione  senza   starvi  riposo ,  ove  il 


)(xv.)( 
mimero  indeterminalo  delle  sue  sfcre  prodigiose  si 
ioiniano,  per  le  melamorrosi  della  primitiva  materia, 
e  per  lo  procedere  meraviglioso  delle  sue  forze  , 
1'  universe  in  che  fra  le  miriadi  di  stelle  i  sistemi 
dei  soli  primcggiano,  che  Iraggon  seco  un  numero  in- 
signe  di  pianeti  ,  di  comete,  di  lune,  che  si  atlirano 
e  a  vicenda  respingonsi,  manlenendo  negli  abissi 
dello  spazio  equilibrio  armnnico ,  I' universe  serba 
bensi  il  iiostro  sistema  planelario  e  la  nostra  terra  , 
di  cui  il  sole  e  la  massima  face  ,  il  grande  elettro 
universale,  il  n:iotore  prinrtissimo . 

I  inoti  delle  sfere  planetarie  del  sistema  solare, 
dacche  la  lenle  iscoprissi ,  che  i  due  infiniti  disascose 
della  picciolezza  e  della  grandezza  dei  corpi  ,  furono 
argoniL-nto  di  ricerche  gravissime  per  gli  aslronomi  i 
pill  celebrati  delle  epoche  varie ,  e  da  Keplero  in 
poi  ,  che  sperporo  le  false  idee  aristoteliche ,  Newton 
Galilei  d'  Alembert  Eulero  Lagraiigia  Laplace  i  due 
Herschel  e  allri  ancora,  occuparonsi  di  tali  astrusi 
investigamenti  ;  e  dopo  avere  fissato  che  i  pianeti 
intorno  il  sole  niuovendo  descrivono  ellissi  anziche 
cerchi  ,  che  il  loro  roteare  diviene  piia  rapido  come 
appropinquansi  al  punto  dell'  ellisse  piu  vicino  del 
sole ,  e  grade  grado  rallentansi  come  da  quelle  lon- 
tanansi ,  conoscevano  le  posizioni  le  figure  le  dimen- 
sioni  delle  orbite  planelarie  ,  le  loro  variazioni  di 
secolo  in  secolo,  e  venne  dimoslrato  a  chiarezza  i 
niulcimenli  che  le  azioni  dei  pianeti  l'  uno  suH'  altro 
pidducono  essere  periodici,  e  cresciuti  fino  ad  un 
punto  decrescere  poi,  ma  il  sistema  per  nulla  dislrulto 
dair  azione  delle  sue  parti  ,  sopra  uno  state  medio 
oscilla  mai  sempre. 

La  determinazione  impero  del  luogo  vero  che 
siede    un    pianela    in     un  tempo  dato  nei  lati  carapi 


^)(xvn)( 
doll' etere,  e  uno  dcgl'intcressaiili  problemi  dell'Astro- 
nomia  c  della  meccaiiica  celesle;  la  sua  soluzione  dai 
calcolo  dellc  differenze  dipende  fra  il  moto  ineguale 
del  Pianeta  nella  sua  orbita,  e  il  moto  medio  unil'or- 
me  ed  uguaie,  da  cho  e  aiiimato  a  potersene  agevol- 
raente  slaUiirw   la  vera   posliira. 

Tale  dillereDza  conosciula  col  nome  di  equazio- 
ne  del  centro,  in  sorie  ordinala  si  esprirae  secondo 
i  seni  degli  archi  niullipli  della  media  anomalia. 
E  i  metodi  che  a  tal'uopo  dai  geomelri  e  dagli  astro- 
nomi  si  posero  innanzi  non  1'  hanno  posto  in  evi- 
douza  perche  compiicata  la  legge  giusta  la  quale  pro- 
cedono  i  termini  di  che  si  compone. 

L'egregio  profcssore  Mossolli  in  un  foglio  lito- 
grafato  porto  al  seltimo  congresso  dcgii  scienziati  di 
Italia,  la  legge  menlovala  scopriva ,  e  senza  di- 
mostrazione  di  soria  1'  espressione  porgeva  del  ter- 
miue  generale  del  centro  sotto  forma  di  gran  lun- 
ga  piu  semplice  di  quelle  dai  suoi  anteccssori  as- 
seguala. 

Gultore    osimio    delle    niatematirhe    discipline  il  g.  zurria 
socio  Giuseppe  Zurria  dnzzando  le  sue  meHilazioni  a 
questo  alio  argomenlo,   K'irgtjva  nella   loniala    d'  agn- 
slo  una  memona  sullo  sviiuppo  dell' eqiiazione  del  cen- 
tro del  raggio  vettore  e  del  logaritmo  (1). 

Dalla  meccanica  celosle  ricliiamau'lo  Ic  tre  equa- 
zioni  che  legan  fra  loro  I'  anomalia  vera  la  media  la 
eccenlrica,  e  sul  caholo  degl'  integrali  dcfinili  pog- 
giando,  per  un'anali.^i  elegante  giungeva  o  alle  due 
serie  espriraenti  in  funzione  della  media  anomalia, 
r  equaziooe  dell'  orbita  e  il  raggio   vetlore,  e  il   ler- 

{\)  Mcmoria  sullo   sviliippo    dell'  equazioae  del    cenlro, 
(id  raggio  veKore  c  suo  logarilnio. 


)( xvtii  X 
mine    generale    assegnava  della  scrie    rappresentante 
lo  sviluppo  del  logarilmo  del  raggio  vetlore. 

E  il  socio  nostro  rinveniva  sibbene  tra  i  coeffi- 
cient! dell  equazione  del  centre,  e  quelli  della  iiiede- 
sima  serie  la  proprieta  di  dedurre  questi  ullimi  dai 
prirni  con  una  differen/iazione  assai  semplice;  Irovalo 
singolare  imporlante  che  il  plauso  olltnne  del  proles- 
sore  di  Pisa  e  fra  non  guari  quello  ottcira  della  dolta 
Europa. 

Di  tal  guisa  la  Maternalica  il  Galcolo  metlono  in 
reale  progresso  la  scienza  aslionomica,  e  il  Pianeta 
scoperto  di  Leverrier  meglio  ci  apre  quauto  essa  van- 
taggia  la  sublime  scienza  degli  astri. 

Questo  celebralo  Geomelra  mcttendo  ad  esame 
r  orbita  del  pigro  Urano ,  ben  rilevava  1'  azione  dei 
corpi  conosciuti  finoggi  non  essere  la  sola  che  agiva 
su  di  essa,  e  dialtro  movente  le  sue  alieriizioni  ve- 
nire, che  per  le  leggi  che  1'  universo  equilibrano  gli 
elemenli  tuibavane. 

Cosi  quel  genio  francese  pensava,  e  spingendo 
pill  in  la  le  sue  indagini,  scortato  solo  dal  calcolo, 
framezzo  numeri  prodigiosi  scorge  un  Piaueta,  ne  an- 
nunzia  con  sicurta  1'  esislenza,  ne  6ssa  le  dimensioni 
la  poslura  nel  cielo.  Invcstigava  Tastronomo  di  Ber- 
lino  lo  spazio  segnato  dal  calcolatore  di  Francia  e 
r  astro  novello  nel  firmaraenlo  osservava. 

METEOROLOGIA^  > 

Ma  la  parte  del  nostro  Pianeta  che  serba  le  at- 
tinenze  maggiori  cogli  altri  mondi  dell'  universo  e 
colle  varie  sfere  del  sislema  solare  e  I'atmosfera,  che 
meotre  per  la  ingente  pressione  che  sofTre  penetra 
iu  qualsivoglia  spazio  vuoto,  fio  nella  compage  degli 


)(x.x)( 
animali  e  dei  vegetabili  vani,  e  nelle  pietre  e  nelle 
ime   lalebre  della  terra  medcsima,  sollevasi  ad  altez- 
za    marchevole    poi,  ccme  le  asceusioni    areoslatiche 
mostrano. 

Quanti  travagli  su  queslo  oceano  immenso,  sulle 
variazioni  orarie  monsifi  della  sua  tompcratiira,  sidle 
dill'erenze  caloriliche  secondo  le  latitudini  e  le  allezze 
diverse,  fra  i  verni  e  le  slali,  nella  linea  isoterma 
niudtsima;  quanle  ossorvazioni  per  calcolare  le  va- 
riaiize  della  pressione  deli'  acre,  la  celerila  la  forza 
dei  venti,  e  della  corrente  alisea  e  di  quella  equalo- 
polcire ! 

Quante  ricerche  suile  meteore  e  siii  singoiari  fe- 
nomeai  a  che  melton  cagione!  Sulle  m.'lcure  d'ac- 
qua  pruiiiose  viporose  liquide  solide,  e  sulle  quan- 
tila  inedie  di  pioggia  raccolte  nei  nurnerosi  punti  del 
mondo;  suile  meteore  eiellnche,  e  sulla  distribuzione 
geogralica  della  folgore  nelle  tempeste;  sul  magne- 
tismo  del  Gloho,  e  sulle  inclinnzioni  e  dei'linazioni 
deir  ago  magnclico,  sulle  ineicore  luniinso,  e  sul 
fenomciio  fantastico  del  iniraggio  lerrestre  aquco  aqueo- 
aereo;  sulle  mdeore  cosmiche  e  sulle  slelle  cadenli  le 
aeroliti  i  bolidi ! 

Gli  egregi  soci  Ferlilo  di-StePano  suss:>£;uendo  j,^  distefano 
con  rara  i)azieiiza  gli  sUidi  loro  sull'  almosleriologia  q  feruto 
cataiiese,  mettendo  allento  pensiere  negli  strumenli  fl- 
sici,  e  ncli'os&ervare  rac  "gliere  e  par.igonare  gli  ac- 
cidenli  di'lle  stagioni,  ci  purgevano  bella  materia|(l)  per 
r  anno  correnle,  rilevau  lo  il  niassimo  della  pressione 
atmosferica  essore  pnllici  30,  280  in  gennaio,  il  mi- 
lurnu  pnllici  29,470  uel  inese  medesimo ;  il  calore 
piu  insigne  il  grado   108  fareaeiliano  nel    lugiio  se- 

(1)  Osservazioni  melcniuiogirh(>  per  I'aiino  18-4G-41. 


Xxx)( 
gnava,  il  minimo  4^6  nel  gennaio ;  1' umidore  mag- 
giore  loccava  il  grado  73  nel  novembre  in  un  gior- 
no  piovoso,  r umidore  minimo  segnava  il  30  grado 
in  luglio  solto  lo  spiro  deH'arido  Ovest;  il  venlu  do- 
minanle  fii  I' E.N.E.  nell'  aprile  maggio  giugno  ottobre 
novembre ;  I'  Ovest  (lomina\  a  in  gennaio  in  febbraio, 
r  Est  nel  marzo  il  Sul  Ovest  in  lugiio;  I' Ovest  Nord 
Ovest  in  agoslo,  I'O^'est  Sud  Ovest  il  Sud  Ovest  nel 
settembre  e  dicembre. 

La    raassinia   forza   ventosa    aH'anemometro    se- 
gnava 0  30  centesimi  10  la  minima;   la  pioggia  ve- 
nuta  alia    terra  fu    pollici  31   e  2  linee;    I' evapora- 
zione  pollici    67;   i  giorni    lucidi    102;   132  i  belli; 
109  i  coperti ,  30  i  piovosi. 

>•  ..   ;,;'i  .(  ..  '  GeOLOGIA  ':     ''■'  '  ■  '     '•■ii 

Se  pero  difficile  lorna  lo  studio  della  parte  ae- 
rea  del  globo  terrestre,  non  viene  piii  agevole  quello 
della  sua  parte  concrela ;  che  non  potendosene  in- 
dagare  Tinlerno,  fuorche  nelle  valli,  lungo  i  fiumi  e 
le  coste,  nei  pozzi,  nelle  miniere,  cbe  non  discendo- 
no  oltre  i  300  melri  solto  I'oceano,  o  sul  culmine 
delle  monlagne  che  non  saliscono  oltre  8000  mila 
sempre  da  eterni  ghiacci  nascose ,  la  terra  non 
ci  vien  conosciuta  che  sopra  la  grossezza  di  7000 
mila  metri  a  un  dipresso  su  1300  di  diameiro,  o  alia 
picciola  grossezza  d'un  foglio  di  carta  sopra  una  sle- 
ra  di  sedici  piedi.  E  tultavia  a  studiarne  quel  meglic 
che  puossi  la  Geognosia  indaga  le  masse  delle  ma- 
teria minerali ,  la  posizione  del  loro  insicme,  e  i  rap- 
porli  che  con  altre  masse  mantengono,  la  Mineralo- 
gia  ciascuna  inorganica  sostanza  individualmente  di- 
samina,  le  sue  proprieta,  i  carallteri,  I'ordine  che  occu- 


XxxiX 
pa  nella  naliira,  e  la  chiinica  le  azinni  mutue  studia 
che  avcvansi  ira  gli  atoini  dei  corpi  diversi. 

CuiMfCA. 

II  chiaris,  socio  professore  Gaeiano  Mirone  sul  Po-  g,  mirone 
tassio  dicKva  nella  sediila  di  niarzo  (1)  mctallo  bianco 
brillantc,  che  agevoimente  si  laglia  a  10  gradi  del  cen- 
tigrade; che  Huido  a  158  .si  osserva  e  duro  solto  lo 
lo  zero;  ma  a  prcfrrimcnto  diceva  sull'azione  chimica 
di  esso  sul    bombace  e  sulla  carta  fulminanto. 

Mcditando  sulla  prnprida  fulminca  della  Piroxili- 
na  da  Pclouze  nel  1838scoperta  volgarmenle  bombaco 
0  carta  fulminantc,  osservava  il  bombace  e  la  carta  ful- 
minante  coll' aiulo  del  microscopio  e  trovava  non 
difi'erirc  nella  forma  per  nicnte  dal  bombace  e  dalla 
caria  non  fulininanle;  sperimentava  di  poi  e  ponc- 
va  in  contalto  il  Potassio  col  bombace  e  carta  ful- 
minanli'  die  non  manifesto  sulle  prime  azione,  fuor- 
cbc  d' offhscanie  la  brillantezza ;  avvoltolo  poscia  nel 
cotoue  e  preniendolo  lieve  lieve  fra  I'  indice  e  il  pol- 
iice  la  fulminazione  produsse  Hamma  rossa  svolgendo 
senza  eccilare  sensazion  di  calore,  una  scossa  avver- 
tcndo  air  eletlrico  simile  c  un  molo  vibratorio  o  for- 
micolio  in  proporzione  della  qiiantita  del  cotone  e 
della  carta  fulminanle  impicgata;  e  i  gas  prodotti  ema- 
narono  piacevole  odore,  simile  a  quello  del  nitrite 
d'  ossido  d'  etile. 

Kiceroava  allresi  se  nella  Piroxilina  I' acido  ni- 
Irico  stasse,  ma  dagli  cspcrimenti  convinceasi  esistervi 
i  soli  dementi.  Peru  trovandosi   I' ossigeae    aderente 

(1)  Momnria  sull'azione  del  mctallo  potassio  sul  bombace 
e  sullu  carta  fuliniiiaiite. 


)(  XX..  )( 

alia  Piroxilina  con  pochissiina  forza,  e  da  questa  pas- 
saiido  al  Polassio  che  dee  contenerlo  in  combinazio- 
ne  piu  intima,  ne  mctle  il  lermico  a  iiudo,  che  in- 
sieme  al  calore  animale  crescendo  di  grado,  produce 
la  comhuslione  a  oonlallo  dell'  aere  qualora  questa 
xA.'i,i,:--  nun  vuglia  considerarsi  come  fenoineno  eletlrico  se- 
condo  Bi  fZ'lius. 

INon  altrimenli  g!i  scrutator!  assidui  deH'immensa 
nalura  s'  ingegnano  a  sludiare  i  corpi  diversi  di  cui 
si  conipone,  e  colic  osservazioni  e  cogli  sperimenti 
molliplici,  e  metlendo  in  mossa  I'ingegno  abozzano 
delle  teoriche  poi  per  lo  spiegamento  del  fatti  piu 
intricati  ed  astrusi.  Gosi  i  Geologi  dell'osservazione 
muovendo  che  prova  1'  incandescenza  interna  del  glo- 
bo,  e  r  esistenza  del  fuoco  centrale,  ammisero  un  azio- 
ne  che  dal  nucleo  terreslre  si  spinge  alia  sua  super- 
ficie  a  prestar  spiegamento  di  tanli  sorprendenti  fe- 
nomenij  e  dell'  eruzioni  vulcaniche,  e  dei  terrei  tre- 
mori,  e  dei  sollevamenti  dei  moiiti. 

La  teorica  dei  sollevamenti  per  vero  posta  in- 
nanzi  fin  da  epoche  prische,  divonuta  la  doUrina  del 
giorno  per  i  travagli  di  de  Buch  sui  sollevamenti  cen- 
trali,  e  di  Elia  de  Beaumont  sui  sollevamenti  lungo 
una  linea  in  tutla  la  corteccia  del  globo ,  si  crede. 
aver  impresso  un  aspetto  novello  alia  Geologia;  coil 
SI  avvisa  conoscere  I'  epoca  e  il  tempo  in  ciascun  sol- 
levamento  impiegalo,  a  fonure  il  perche  delle  gramli 
a/.ioni  sulla  terra  avveaute  dielro  la  sua  formazione 
pnmiera.    t    .',!;ii  ,  i.  i  -    .  <•  <f  o-    ^   '' 

VULCANOLOG.A 

GEMiMiaLARO         Sul    cratore  di  Aslroni  e  >Ion(e  nuovo  nel    set- 
lembre  del   1845  il  valeute  soav  i^rofessor  Gemmcl- 


laro  eoslenpva  alia  sezione  di  gnnlogiT  del  Cnnijresso 
di  Napoli,  essere  cruleri  di  eruzione  anziclie  di  sol- 
levamcnlo,  come  da  moiti  di  quei  dotli  assenlivasi, 
e  nella  aduiiauza  ^iucnia  del  liigiio  docurso ,  lavva- 
lorava  questo  suo  pensameato  con  argomcnti  di  varia 
fatta(l). 

E  primamente  melte  a  paraggio  i  fenomeni  che 
risultano  dal  sollevamento  del  suolo,  con  quelli  dolla 
eruzione  vuicanica ,  e  le  lendilure  stellate  terreslri 
nt'l  primo  caso  rilcva  come  manifestazioni  caratteri- 
sliche  ,  la  eiev;izione  in  porzioni  rotte  inclinate 
verso  i  diiitorni,  con  un  vano  nel  centro,  ove  la  roc- 
cia  che  prodii«;se  il  solievamcnlo  bene  spesso  si  os- 
serva;  uei  cralt-ri  d' eruzione  allinconlro  le  essenziali 
sembianze  si  fanno  d'un  monlicello  conico  di  mate- 
riaii  soiolli,  disposli  a  manleilo  intorno  un  cono  ro- 
vescio  senza  feiulilure,  <>  si^nza  nessuno  carattere  di 
diacontinuita ,  di  slralificazione  di  fraliura  di  soUe- 
vainenLo. 

Di  poi  a  persTiitare  con  critica  rispellosa  si  vol- 
ge  quaiilu  la  preuccupazioiio  sislemalioa  per  la  teoria 
di  Beaumont,  ha  fatto  scorgcre  in  quel  crateri  delia 
Campania,  ed  applicando  a  qiiegii  esliiiti  vuicani  gli 
argomenti  sui  quail  ha  esteso  i  suoi  ragionari  con- 
clude che  Aslroni  e  Monte,  nuovo  non  che  gli  allri 
prischi  crateri  di  quei  campi  flegrei  di  materiali  scioiti 
si  fanno,  erultati  in  forma  di  scorie  di  vetri  vulcamci 
di  arene  di  ceneri  dai  fuochi  sotlerranei,  che  a  dilun- 
go  bruciarono   in  quella  classica  terra. 

Se  non  che  non  e  giamrnai  di  primo  lancio  che 
finilameiite  couscgutsi  uno  scope  qu.iluiique,  non  e 
a  prima  giunta  che  abbracciansi  tulle  le  conseguenze 

(1)  Memoria  sui  crateri  di  sollevamento  e  di  eruzione. 


)fxx.vX 
di  un   principio    di  una  scopL'ita ,   che  gli    sludi    com- 
pionsi  di  un  argomeiito  clic  si  e  impreso    a  Iraltare, 
GEjiJiELLARO  L'  Etna  finomalo   fra  i  trucento  vulcani  del  s:\o- 

bo,  dei  ventiqualtro  europei,  il  pin  elcvalo  il  piii  an- 
tico  il  pill  attivo,  die  ha  fermalo  gli  sgiiardi  mai  sem- 
pre  di  chi  stanzia  sulla  sua  falda.  e  sul  quale  si  ha 
studialo  molto  e  si  ha  scntto  moltissimo,  I'  Etna  non 
si  era  studialo  per  nulla  nolle  sue  relazioni  geogiio- 
stiche  col  terreno  nettunico,  che  da  ovunque  I'  intor- 
nia,  niolti  duhhi  risfavano  sulla  esistenza  dei  solleva* 
inenti  ncl  suo  vastn  corpo,  e  sulia  sua  Genesi  prima 
appena  erasi  annu  iziato  qualche  concetto.  II  socio 
professor  Geinmellaro  I'  assiduo  scrutatore  il  filosofo 
della  montagna.  con  intenso  pensiere  tentava  si  alio 
argomento,  e  in  duo  dclle  nostre  tornate  una  lunga 
monografia  ci  ieggeva  sulla  cosliluzione  lisica  del- 
Monte. 

Spiando  con  investigazione  soleric  la  ordilura 
della  vasta  superficie  del  Moiigibello,  e  le  sue  falde 
nei  siti  ove  slauno  a  contalto  col  lerreno  terzfario, 
crede  che  questo  per  Ire  lali  I' Etna  acccrchiava  solto 
mariuo  in  quei  tempi,  e  che  ha  servito  di  base  in 
susseguo  alle  posteriori  correnti  uscite  dai  fianchi  del 


maijno  vulcano. 


Venendo  poscia  all'esame  della  gran  valle  del 
Bove  sui  pretesi  sollevamenti  diseorre,  e  sulla  possi- 
bilita  di  potere  un  torrente  di  lava  correre  e  solidarsi 
venlicinque  gradi   inclinandosi. 

Spingendo  le  sue  ricerche  piu  in  la  nelle  tene- 
brose  epoche  addenlrasi  della  genesi  della  Moulagna 
e  avvisa  essere  apparsa  sottoniarina  nel  silo  dei  Ci- 
clopi  dopoche  i  basalti  aprironsi  via  atlraverso  i  ter- 
reni  notini. 

Grado  grade  la  vede  ampliarsi  nel  nortico  foco 


)(xxv)( 
del  gran  cerchio  ellillico  fonnalo  dall  antica  costa  di 
Sicilia,  la  quale  da  Taonnina  girava  per  i  monti  del 
Moio,  dolla  Placa,  per  quelli  di  Gentorbij  di  Judica 
e  per  Ramacca  Militclio  Gailentini  sino  al  capo  Xilonio. 
Alia  porfino  einorso  del  mare  colla  sua  cima  cir- 
ciiivasi  alia  iina  falda  della  formazione  marina  d'ar- 
gilla  di  gres,  che  a  modo  di  correnle  vennc  ad  in- 
vcslirlo  da  Ovost  e  rintoniio  per  tre  lati  lasciandogli 
libero  1'  Est.  E  ritiralesi  per  la  terza  voUa  le  acque 
r  Etna  signoreggiava  orgoglioso  i  terreni  neltunici 
ad  oltranza  stcndcndo  i  suoi  prodolli  plulooici  e  il 
suo  impero  di  fuoco. 

FITOLOGIA 

La  palria  nostra  imperlanlo  non  reslava  per  sem- 
pre  una  massa  inorganica,  un  enorme  ruina  di  roc- 
cie  rntte  ammontate  in  direzioni  diverse  dal  crepa- 
raenlo  del  glolio  prodotle  ,  da'  sollevamcnl}  dei  monti 
dalU;  ingenti  c  numerose  eiuzioni  vulcanicbe,  un  epo- 
ca  venne  ove  di  tutii  i  tesori  dclla  vegetazione  ab- 
bellarsi  si  dovea ,  di  qucdla  vegetazione  che  agendo 
sempre  su  noi,  e  per  la  immobilita,  e  per  la  ingente 
grandezza,  da  aspetto  speciale  alle  varie  regioni  ter- 
restri. 

Oh  quanto  e  multiforme  I'invoglio  vegelale  onda 
nalura  ia  nudila  veste  del  nostro  pianela!!  tu  lo  vedi 
piu  brillantc  pomposo  nelle  zone  ove  I' astro  del  gior- 
110  tocca  maggiore  alliludine  in  un  cicio  Imipido  bello, 
piu  languido  rare  nelle  rei;ioni  polari ,  ove  la  neve 
avvizzisce  la  gemma  ,  o  deleriora  il  frutlo  nori  ancora 
maturo. 

E  i  cinquanta  sei  niila  vegotali  conosriuti  finoggi, 
diverse  fisouomic  nei  vari  sili  del  globo  palesano,  che 

4 


KUL'-f 


XxxviX 
agli  occhi  doir  osservatore  lo  renrlono  variato  cotan- 
16;  e  mentre  le  orchidee  sor^ono  ad  invcrdire  con 
grando  bellczza  solto  ia  zona  torrida  le  fessure  i  cre- 
pacci  d(M  plu  rudi  macigni,  la  forma  dei  calli  e  di 
spetlanza  all'  America,  le  ericee  di  apparlenenza  alle 
region!  africane,  le  malvacee  alle  meridional!  coiilra- 
de ,  fra  ciii  ii  baobab  si  eslolle  il  piii  grande  il  piii 
anlico  dei  monunienli  vegetali  del  noslro  pianela. 

La  conoscenza  della  regioni  botaniche  circoscritle 
da  limiti  fisici  Faceva  chiamare  regione  delle  muffe  la 
parte  dell'Europa  dell' Asia  vicina  il  cerchio  artico ;  re- 
gione delle  ombellifere  e  dei  cruciferi  I'Europa  cenlrale 
e  la  raerigiana  Siberia  ;  regione  delle  labiate  e  delle 
cariofillate  le  rive  medilarranee ;  regione  del  mesem- 
briantemi  e  degli  stapelia  il  Capo  di  Buonasperanza . 
E  in  generale  ogni  regione  qualunque  presenta  una 
sembianza  vegetale  distinta,  e  cioccbe  dicesi  natura 
di  Svizzera  e  cielo  d'  Italia  questo  carallere  locale 
terrestre  dinota  che  nell'invoglio  inorganico  e  nell'or- 
ganizzato  del  nostro  globo  si  mostra. 
F.  TORNABENE  Pfoseguendo  il  preclarissimo   professore    Torna- 

bene  i  positivi  lavori  sulla  Geografia  botanica  di  Si- 
cilia  la  notizia  d'una  carta  topografico-botanica  porge 
fin  dal  184.5  promessa  al  seltimo  Congresso  degli 
csienziati  d' Italia  (1). 

In  essa  dara  la  figura  di  altezze  diverse  cosi 
per  roonti,  come  per  paesi  e  siti  principal!  nell'iso- 
la,  le  elevazioni  in  piedi  parigini  segnando;  si  tro- 
veranno  indicate  cola  le  plants  e  gli  alberi  piu  vol- 
gari,  spontanei  e  culli,  e  cominciando  dal  marino  li- 
vello  sono  accennate  vegetabdi  varii  che   dalla  bassa 

(1)  BreTC  notizia  del  lavori  Btognoslici  presentati    al  set- 
limo  congresso  degli  Scienziati  italiani  in  IVapoli. 


X  XXVII  X 

stazione  fino  al  culmine  delle  alte  montagne  si  por- 
lano,  che  la  plumbago  europea,  ed  il  senecio  squa- 
lidus,  alle  rive  si  osservano,  e  percorrono  successi- 
vaineote  sino  all' allezza  la  prima  di  2,541  il  se- 
condo  di  9,000  piedi,  E  la  notaclena  lanuginosa 
e  lo  stercocaulon  vesuviaaum  dalle  rive  sulle  lave  del- 
I'Etna  la  prima  Irovarsi  sul  calcario  di  monle  Pelle- 
grino,  1,700  piedi  sul  mare,  ed  il  secondo  sino  a 
C,000  piedi  sulle  medesime  lave  dell'  Etna.  Mentre 
taiune  piante  di  poi  determinata  altezza  occupano  sera- 
pre  come  la  saponaria  depressa  sull'  Etna  a  7948 
piedi  e  a  6000  piedi  nelle  madonie,  lo  scleiantus 
maririnatus  nolle  roirioni  delle  colline  elevate  2000 
piedi  sopra  il  livello  del  mare;  il  pinus  laricio  all' al- 
tezza di  6600  piedi,  la  ptoris  aquilina  a  5619  piedi 
la  berberis  vulgaris  7110  piedi  1' astragalus  siculus 
a  7429. 

E  i!  laborioso  socio  Bianca  tenendo  pcnsiere  di  g.  bunc4 
condurre  a  bunn  posto  la  storia  completa  della  vege- 
tazioiie  della  patria  sua(l),  onde  concorrere  a  deliueare 
la  lisonomia  vegetale  deila  Sicilia,  presentava  la  se- 
sta  memoria  della  flora  avolese,  che  comprende  \e 
descrizioni  dalla  sesta  all'  ottava  classe  linneana  ove 
conlengonsi  i  generi  narcissus  pancrantium  sterneber- 
gia  agave  allium  ornitliogalum  scilla  asphodelus  hya- 
cintus  muscari  juocus  asparagus  frankenia  chame- 
rops  colchicum  runvx  emex  triglochin  alisma  epi» 
lobium  chlora  erica  daphne  passerina  polygonus. 

In  unasetlima  meinoiii  poi  i  vcgetali  sponeva  della 
classe  Enneandria  alia  Dndecandria  e  i  generi  laurus 
anagiris  cercis  Iribulus  rula  gypsophila  saponaria  diao- 

(I)  Flora  dei  dinlonii  d'AvuIa,  memoria  sesta. 


J(  XXVIII  )( 

ihus  filone  della  quale  ne  fissa  piu  specie  la  silene 
svcllaiia  aionaria  alsine  cotyledon  S(  dum  fxalis  ly- 
clinis  cerasliiim;  e  nel'a  deciiDa  classe  i  generi  p(  r- 
tulaca     lylhium    agriinoiiia    nseila    euphorbia  spone. 

Sarei  iiarralore  ollremodo  ininuto  ^e  volcssi  I'armi 
diolro  a  lulle  le  siiigole  descrizioni  l><)tanirhe  che  va 
facendo  rcgrogio  fitologisla,  diro  S'llamcnte  in  com- 
pendio  diligentissimo  es-^ere  le  osserv.izioiii  sui  caral- 
teri  tassonomici  dei  varii  generi,  tecnica  la  termino- 
logia,  esalle  le  descrizioni  d'  ogoi  individunlita  fiioln- 
gica,  e  dt  He  .singolari  e  delle  nuove  a  prcferimenlo; 
ne  i  falti  neglige  di  Geografia  bolanica  ove  I'  occasio- 
ne  il  consente,  e  I' indieazione  de'looghi  ove  ciascu- 
na  specie  alligna,  e  i'  utile  che  ne  trae  ragricoltura, 
Ja  medicina  i'industria. 

Un  lavoro  filosofico  presentisco  a  ragione  chiu- 
dera  la  flora  avolese  ,  quelle  cioe  di  fissare  il  nu- 
mero  assolulo  e  proporzionale  per  ciascuna  regio- 
iie  delle  specie  spontance  e  coltivate  ,  aborigene 
e  introdotte  ,  legnose  ed  erbacee,  annue  bisan- 
nuali  e  vivaci,  e  per  1'  insieme  della  vegetazione  e 
per  ciascuna  delle  gran  class!  in  ispecie  ,  1'  aspetto 
della  vegetazione  che  di  questi  nuraeri  combinati  ri- 
sulta  con  quello  delle  piante  sociali,  coi  gradi  di  ra- 
rita  nello  spazio  che  si  considera,  e  I'estensione  me- 
dia deir  abitazione  delle  specie  proprie  a  quella  re- 
gione  distinta,  e  la  lore  proporzione  relativa  alle  pian- 
te sporadiche ;  e  cosi  divenire  inateriale  utilissimo  alia 
scienza  botanica,  che  all'  epoca  nostra  brilla  di  tanto 
splendore  per  i  lavori  d'  aoatoraia  raicroscopica  e  di 
fisiologia  positiva,  per  una  metodologia  razionale,  pog- 
giata  suir  importanza  degli  organi ,  e  per  la  ricerca 
filosofica  delle  leggi  die  reggono  le  forme  del  vege- 
tabili  varii. 


)(  XXIX  )( 


DENDUOGRAFIA 


Ma  la  Sicilia,  lenendo  una  qualt'he  fisnnomia  che 
la  fa  viciiiare  ai  ciiini  iiilcrtropici,  non  luscia  di  pre- 
sonliire  foresU-  verdeggianti  fionzute  come  quelle  di'l- 
r  Kuropa  del  Nnrd. 

E  il  RlniigiJK  llo  questo  uiciesfoso  e  giganlesco 
vulraiio,  scblK'ne  ardente  da  moltissiriii  secoli,  riuni- 
S'.e  cundizioni  i'olici  alia  propagaziun  delle  stdve,  e 
nella  reghne  ik  morosa  pompcggia  di  foIlis>imi  boschi. 

L'  Otiorandissimo  socio  cav.  professore  Fcrrara  to-  p,  feurara 
glieva  a  svolgere  un  argomonto  dendrografico  tilolale 
Boschi  doirElna(l).  Ivi  presfiitasi  la  nostra  Monlagna 
come  famosa  per  la  prodigiosa  fecondila  delle  Icrre 
che  la  costiluiscono  delle  liasse  falde  siiio  alia  regio- 
ne  del  ghiacci.  An'ollata  di  boschi  per  mollissimi  se- 
coli la  descrive  come  uii  campo  saccheggiato  per  gli 
inconsiderali  inlorossi  ,  ed  onumera  i  luoghi  che  nei 
tempi  andati  popolavansi  d' alberi  e  i  generi  no  dice 
e  Ic  specie  . 

I  malefic!  effetti  del  diboscamenlo  in  sussieguo 
ragiona  e  la  influenza  fclicc  che  la  vegetazione  tierie 
e  sulle  agricole  produzioni ,  e  sul  clima  che  con  esem- 
pli  dalla  storia  tratli  convalida  . 

Da  ultimo  i   vantaggi    discorre    che  traggon  dai       •mu.     a 
boschi  le  arti ,   la  induslria  il   morale  dell'  uomo,  che 
air  ombra  degli  alberi,  nei  riliri  silenziosi  del  bosco, 
un  sacro  asilo  si  Irova  alle   tristizie  del  vivere  uostro. 


(1)  Boschi  dcir  Etna 


)(  XXX  )( 
ZOOLOGU 

La  zoologia  impero  quella  scienza  che  nella  sua 
unila  annonica  e  nei  suci  rami  diversi ,  e  imineiisa 
per  gli  esseri  numerosi  che  sludia  ;  la  zoologia  die 
i  caralteri  esleriori  doscrive  dalla  monade  all'  uomo  , 
i  loro  organismi  ,  le  fiinzioni  ,  i  costumi  ,  la  dislri- 
buzione  geograflca  le  loro  armonie  geaerali  ,  e  queste 
multiple  reazioni  del  mondo  esteriore  sovr'  essi,  e  di 
essi  sul  mondo  amhicnle  ;  la  zoologia  che  nel  secol 
correnle  proclamando  I'  unila  di  coinposizioiie  orga- 
nica  e  1' ineguagUauza  di  sviluppo  come  leggi  univer- 
sali  del  regno  animale  si  e  resa  filosofica  ;  la  zoolo- 
gia io  diceva  noa  lasciava  di  occupar  grintelletli  dei 
noslri  Gioenii . 

E  a  prefersnza  la  zoologia  geografica  speciale 
gli  prestava  argomento  che  nel  secolo  sesto  decimo 
surla  in  questo  movimento  generale  per  I'  iiivesliga- 
zione  del  globo  e  meliorando  piu  a  piu  nel  secol  che 
corre ,  brillante  si  mostra  di  posilivi  e  inleressauti 
travagli .  ,:;;,  , ,      ;  ; ;,;:,      ,';;,i 

WA.LAC0L0GIA 

A.  ARADAS  II  chiarissimo    socio    Aradas    zelatore    indeFesso 

della  malacologia  di  Sicilia,  come  dal  suo  calalogo 
ragionato  e  d'  altre  elaborate  memorie  vedesi ,  inti  r- 
tenne  I'  accademia  nella  tornata  di  dicemhre  della 
prima  delle  memorie  di  Malacologia  siciliana(l)  in  che 

(1)  Memoria  prima    De^crizione  Ji  varie  sjiecie  iiuove  di 
conchiglie  vivenli  e  fossil!  Jella  Sicilia  . 


)(  XXXI  )( 

diciasselte  specie  nuove  viventi  e  fos^ili  spone .  Le 
prime  olto  spetlano  al  genore  trochus,  e  dali' autore 
si  nomano  Irochus  Zuccarelii ,  Irochus  lumidulus  , 
trochus  Scacchi,  trochus  Grossi  ,  trochus  I'hilippi , 
trochus  semiglobosus ,  Irochus  duhius ,  trochus  Alan- 
giaiardi . 

Siegue  appresso  la  narrativa  d'  uti  solario  delto 
solarium  nitidum ,  e  due  specie  altinenli  al  genore 
canceliaria ,  la  canceilaria  allaville  ,  e  la  cancellaria 
similis. 

Pnsria  descrive  il  sue  pleurotoma  minutum  ,  e 
la  crepidula  pulchella  ,  e  un  emarginula  vivenle  e  la 
squamulosa  ;  ma  grandemenle  primeggia  in  quella 
memoria  la  enarrazioiie  di  altre  tre  specie  fossili  nuove 
del  genere  brocchia ,  da  lui  nomate  brocchia  Maggiori, 
brocchia  Interlandi  ,  brocchia  Longo ;  da  fine  a  quel- 
r  interessanle  lavoro  il  modeslo  autore,  enunciando 
qiiolle  novita  nelle  specie,  relative  mai  sempre  alia 
pochezza  del  nostri  conlalti  coi  cenlri  sapienti  del 
mondo,  che  ci  fa  ignorare  talvolta  le  reali  coaoscenze 
del  giorno . 

La  seconda  memoria  poi  la  descrizione  comprende 
di  altre  specie  nuove  ,  e  d'  una  terebratula  vivente  , 
abitatrice  del  mare  d'  Acilrezza  ,  che  ha  chiamato 
terebratula  spadae ,  e  di  due  specie  nuove  d'  anomie, 
stanziauti  nel  medesimo  mare  ,  che  diceva  anoraia 
pulchella,  anomia  trasversa,  e  notiziava  trovarsi  viven- 
le r  anomia  striata  di  Brocchi . 

Indi  volgesi  a  dire  sulle  anomie  siciliane ,  e 
precipuamente  sull' anomia  elegans  di  Philippi,  che 
avendola  studiata  in  esemplari  raoltissimi ,  la  riconosce 
per  nuova  e  la  descrizion  ne  mutava  . 

Vengono  in  seguito  un  ostrea  fossile  dei  dintorni 
di  Militeilo,  delta  ostrea  Tornabeui ,  un  cardio  fossile, 


)(  xxxti )( 
coriliiim  ob!)liquatum ,    una  matlra  delta  mallra  inler- 
nicdia  ui)a  ihracia  fossile  thracia  trigona  e    la  luciiia 
Roinae . 

E   In  stesso  socio  Aradas'  stendt^ndo  piu  in  la  le 
sue  soiiecitudini    scienlifiche  ,     e  addentrandosi   molto 
nelle  malerie  malacologiche  sioiliane  ,    una  ricca  ag- 
giunta    faceva  all'  opera    del    celehralo   Philippi  .   Go■^i 
trovava  viventi  e  fossili   il    soiecurtus  candidns  di  Ke- 
nieri ,  il  solecurtiis  multistriatus  di  Scacchi  .   rileva  la 
thracia    tumida  di   Philippi,    essere    la  thracia  Mara- 
vigne  del  nostro  .  aulDro,     e    del  professore  Galcara  , 
antcriormenle    da    essi  descrilla  ,    mostra  due  vanela 
distinlissime  della  pmopea  Aldrovandi  di   .VIenard,   ed 
enuncia  aver  rinvenuto  nel  mare  di  trezza ,    la  lutraria 
solenoides  di   Lamark  e  sulle  rive  della  plaia  catanese 
la    scrobicularia    piperata  di  Gmelin  ,     e    di   lal  gui-a 
procedendo  nella  sua  ampia  aggiunzioiie    indle  al  pa- 
lese,   e  le  dovizie  malacologiche  sicule  .  e  quaiito  qm-l 
grande    ollraraonlano    mauco  di  raccogliere  in  quelle 
sue  rapide  corse  .  , ,   ..^    ,,| 

-     -  ORNITOLOGrA         ,;   ,     (, 

zuccARELLi  E    dalla    Malaeologia    geografica    passando    alia 

Ornitologia  speciale  il  socio  doll,  Zuccareili  sommise 
alia  Societa  lalune  osservazioni  ^nlla  grande  Oltarda, 
suir  Anitra  casarca,  e  sul  Pelicano  bruno(l);  dappoicche 
'  nulla  nella  natura  negliger  si  dee,  e  se  la  migrazion 
dei  Pennati  ahpianto  fisso  I'  atlcnzion  dei  Zooldgi 
che  molio  ricavasi  sulle  loro  fi.siologiche  condizioni  , 
e  sulle  loro  abiludini  ,    conveuevol    tornava  che  dalla 

'"'     (1)  Sulla  grande  Otlarda  siill' Aiiiira  casarca  e  sul  Pole- 
cano  bnino  .  i:   .,:  mj   bMi)^:.  ■■,.'ji_!  ,:.  :i'-.u;;ii'    m 


X  XXXIII  )( 

siraordinaria  comparsa  appo  noi  di  due  volatori  si 
tenesse  conto  dal  socio  solerle  ,  die  in  questo  ramo 
zoolonjico   ulilniente  si   versa  . 

Ma  r  osservatore  fiiosofo  spesso  trae  vantaggio 
dai  piij  piccioli  ,  e  dai  piii  ovvi  falli  a  scoprire  la 
verila  inconosciula  ,  a  far  progredir  la  scienza  ;  Galilei 
vedeva  oscillare  la  lampada ,  Newton  osservava  la  bolla 
del  sapone  il  pomo  cadente  ,  Black  mirava  la  goccia 
spiccarsi  dal  ghiaccio  ,  Ilaller  medilava  suH'  uovo  ,  e 
la  venta  conosceasi  ,  e  la  scienza  iva  in  progresso ; 
il  fiiosofo  colla  polenza  del  genio  nelle  sue  invesli- 
gazioni  imperlerrito  non  spaurisce  innanzi  il  difficile 
e  r  ardiio,  I'  infinito  non  1'  arretra  ne  gli  osta  per 
nulla;  s' agisce  di  riconoscere  di  misurare  lo  spazio , 
il  lelescopio  impiega ,  a  niinuir  le  distanze ,  il  mi- 
croscopio  a  inolliplicar  le  grandezze .  Egli  conosce  e 
il  numero  di  questi  asiri  che  negii  spazii  celesli  si 
muovono  alia  disianza  di  milioni  di  leghe  ,  e  quello 
degli  alomi  di  cui  cenlinaia  spariscono  soUo  la  punta 
di  finissimo   ago  . 

E  lasciando  il  presente  slanciasi  a  inlerprelare 
il  tenebroso  passalo ,  e  dagli  avaozi  degli  esseri  nei 
penetrali  della  terra  sepoiti  conosce  i  tempi  primissi- 
ini  della  creazione  organata . 

Cos!  nasceva  la  Paleontologia  zoologica  che  oc- 
cupasi  degli  animali  priscbi  del  globo  .  Essa  fa  rilevar 
chiaramenle  ogni  siralo  dell'  invoglio  inorganico  del 
uoslro  pianela  lenere  i  suoi  proprii  carallerislici  ,  e 
che  quanto  piu  ivi  profoudasi  p(T  altreltanto  si  diffe- 
renziano  dagli  esseri  vivi  del  giorno  ;  e  menlre  il 
sislema  degli  elefanli  sla  sollo  il  sislema  geologico 
delle  specie  esislenli  cggidi,  il  sistema  dei  paleoleri 
dilferisce  di  niolto  dagli  animali  vivenli,  e  il  sistema 
di;i  sauriani    enormi  rellili  tiene  ,    che  sorvanzando  i 


)(  XXXIV  )( 

giganloshi  vivenli  ai  trilobili  conCnano ,  diguisache 
polii-bbe  assentirsi  la  vila  animale  aver  presenfato 
ma~sinte  fasi  siil  globo,  che  i  suoi  primi  abitatori  an- 
nuiiziano  ua  ordine  di  cose  dal  presente  diverso . 

PALEONTOLOOrA   ZOOLOGICA  / 

c.  GEMMELLAUO  Un  nuovo  genere  di  Polipaio  fossile  fra  i  calcari 

di  Pachino  iiK^eniva  il  celebralissimo  professor  Gem- 
mellaro  ,  che  prosentandolo  ai  Geologi  del  settimo 
Congresso  d'  Italia,  chi  un  nuovo  genere  di  Rudiste, 
chi  un  Ippurite  chi  un  Polipaio  lo  voile  (1) .  II  nostro 
accademico  un  accuralo  esame  porlando  ai  caratleri 
esvenzidii  dei  fossili  prementovati.  scrulando  i  marchi 
piii  oscuri  del  fossile  nuovo  ,  e  meltendo  tutto  a  coa- 
fronto ,  facea  osservare  in  un  elaborala  memoria  che 
differiva  dalle  Ippuriti  e  dal  Rudiste  vieraollo ;  scen- 
dendo  ai  Polipai  dipoi  trovava  non  apparlenere  ad 
alcun  genere  note,  e  per  nuovo  lo  classa  nomandolo 
Autocriptomene  spiralis,  quasi  occultator  di  se  stesso, 
che  le  nuove  sue  cellule  in  spirale  avvolgendosi  ,  le 
precedenti  nascondono .  La  memoria  in  One  corredasi 
di  tavole  varie  a  far  rilevare  la  differenza  che  sta  fra 
le  Ippurili  e  il  genere  uuovo . 

ANTRCPOLOGIA  ;' 

Gli  eslremi  terminali  degli  organismi  zoologici 
sono  i  Polipi  e  1'  Uomo,  fra  cui  una  catena  di  esseri 
slavvi ,  e  una  forza  crescente  di  perfezionamenlo,  ova 
la  conlinuita  del  moto  biotico  complica  la  organiza- 
zione  e  piu  finita  la  rende,  fioche  1'  umano  organismo 

(1)  Di  un  Nuovo  Genere  di  Polipajo  fossile. 


)(xxxv)( 
giunge  a  formare  ,  lipo  rogolutore  dell'  animalita  sul 
Hoslro  pianela;  e  iielle  parli  diverse  dello  slesso  ri- 
levasi  pure  una  scrie  ascendente  di  perfezione  mag- 
giore  dalla  cellularo  la  trama  priiniliva  piu  semplice, 
sino  al  tessulo  nervoso  ultimo  grado  di  elaborazione 
animale,  ove  il  Irono  del  pensicro  riposa ,  peiisiere 
che  volamlo  nello  spazio  sopra  queslo  impercetlibile 
globo  a  disasconder  s'  iiigegna  il  mislero  di  se  slesso 
e  di  tulto  cio  die  1'  intornia  sino  alle  moslruose  uioli 
ceiesli  . 

Ma  il  sangue  questo  centro  della  viia  vegetativa 
che  serba  gli  elementi  dei  tessuti  diversi  sludiato 
nel  movimento  scientifico  del  giorno  con  piu  di  po- 
silivismo,  merce  le  invosligazioni  chimiche  microgra- 
fiche  ponderiche  di  ftluller  Donne  Hetile  Dujardia 
Mandle  Lebert  Piorry  Magendie  Andrale  Gavarret  Bec- 
querele  Robert;  il  sangue  sede  di  moiti  stati  patolo- 
gici  che  si  fenomenizzano  con  mollissime  localizazioni 
morbose  spcciali  che  gli  sono  propric,  il  sangue  io 
diceva  modificaudosi  nelle  proporzioni  degli  elcmenli 
di  che  si  costiluisce  origina  e  la  diatesi  eniorragica 
e  r  Emaceliuosi  aucora. 

NOSOLOGIA 

Neir  adunanza  ordinaria  del  mese  novembre  spo- 
neva  io  all'  Accademia  tro  istorie  d' Emaceliuosi  offer- 
temisi  nel  mio  esercizio  cliMico(l)  .  Brcvemente  esor- 
dendo  sullo  state  della  scienza  su  queslo  malore  i 
falli  clinici  enarro  di  cui  la  istoria  prima  osservava 
presso  Domenico  Garbone  alio  stadio  dell'  infantilila  , 
immiserito    di    costituzione    travaglialo  di  varie  sem- 

(I)  Istorie  di  (re  importanli  casi  di  Emaceliuosi.      "    ' 


G.  A.  GALVAGNI 


)(  XXXVI  )( 

bianze  patologiche  scmpre ,  che  palesavano  una  le- 
sione  del  sangiie,  il  quale  dielro  forte  paura  mole- 
stossi  di  ouloraggia  e  di  macchie  sanguigne  alia  pelle, 
e  alia  mucosa  huccale ,  e  innaiizi  la  dimane  del  gior- 
no  secoiido  appariva  la  Gaslro-Enleroraggia  mandando 
un  sangue  neiigno  ollremodo  ;  al  qiiinto  giorno  venne 
insigne  rincrudimenlo  della  mullipla  Emorragia  che 
faceva  a  brevissimi  spazii  sincopizzare  1'  egroto ,  e 
che  alle  ultime  agonie  lo  ridusse.  La  medicazion 
temperante  e  1'  uso  degli  acidi  minerali  oslavano  alia 
micidiale  egriludine  e  rinsaniva  grado  grado  1'  infer- 
mo  dopo  alquanti  giorni  di  corse  . 

La  seconda  Emacelinosi  fenomenizzavasi  con  pe- 
tecchie  coniluenli  alia  pelle ,  ecchimosi  iarijio  alia 
faccia  dorsale  delle  mani  dei  piedi  ,  rinorraggia  (Miia- 
turia,  broncorragia  , 

II  lerzo  caso  palologico  in  una  donna  lentinese 
osservava  immalsanita  per  aere  malsano  ,  e  ridolta 
all'  aaemia  e  all'  ultimo  cachettismo ;  I'  espressione 
della  sofferenza  morbosa  manifestavasi  con  petecchia 
sul  derme  ,  da  che  gemeva  sangue  graffiandola ,  con 
metrorragia  enteroraggia,  stomatorragia  che  ostinate 
ad  ogni  argomento  di  medicina  resecavan  la  vita  al- 
r  inferma .  Chiudeva  quella  memoria  alquante  ri- 
flessioni  avanzando  sul  fondo  morboso  che  sosteneva 
tali  sinlomatismi ,  sulla  terapeutica  che  tornava  piii 
utile  ,  e  sulla  singolarila  delle  istorie  patologiche 
scritle . 

Won  altrimenti  la  scienza  lucubrava  con  investi- 
gazione  solerle  i  moti  de'  pianeti ,  I'  invoglio  aereo 
del  globo  ,  la  sua  crosta  anorganica,  i  vegetali  gli 
animali  varii  I'  uomo  e  con  insensibile  transizioue 
dagli  uni  a  studiar  gli  altri  volgeasi  che  la  nalura 
e  una  ,  non  ammelte  inlerruzione  nclla  serie  dei  corpi 


)(  XXXVII  )( 

di  cui  si  compone,    e  questi    Icgali   fra  loro  si  mo- 
slraiio  con  rapporii  d' intrinsica  connessione. 

E  di  vero  medilaiido  positivamente  il  crealo  a 
chiarezza  rilevasi  tullo  stare  ad  iin  sislcma  connesso 
tutto  a  leii;"i  sommesso  (iaile  coiossali  sfere  dei  soli 
air  ultimo  atomo  inaleriale  . 

Gl'  individui  d'  un  pianeta  e  le  specie  finilamenle 
arnionizzano  coila  grandezza  solidita  e  nalura  di  esso, 
che  mcntre  la  terra  umida  apparve  faiigosa  delle  co- 
iossali lucerloie  delle  lanuche  dei  serpenti  venue 
abilala,  e  allorche  di  bella  vegelazione  coprissi  ,  un 
popolo  di  lubivori  stanziarono  degli  elefanli  e  dei 
rinoccrnnti  piu  grandi . 

Tulle  le  parallclle  e  le  zone  esseri  speciali  pre- 
sentaiio  ,  che  armonizzano  con  quelle  specialila  geo- 
grafiche  .  E  le  nevi  dei  poli  e  le  sabl)ie  del  bruciante 
deserlo  o  le  cime  del  Chiniborazo  delle  Ande  e  gli 
abissi  prolondi  e  le  parti  degli  animali  e  dei  vegc- 
labili  viuii  di  miriadi  di  viveuli  ridondauo,  che  adat- 
lansi  alle  condizioni  di  quel  inondo  ainhienle. 

Kapporli  di  slrelta  rociprocanza  legano  gl'  indi- 
vidui del  noslro  pianeta  da  coslituirne  un  tullo  uni- 
tiirio  e  gl'  inorganic!  agli  organizzali  atlengono  come  a 
loro  centro  ,  e  gli  organizzali  esislono  gli  uni  per 
gli  altri  . 

Gosi  mentre  un  armonia  si  rileva  fra  ie  varie 
parti  d'  un  essere  ,  la  nudesima  arrnonia  si  conosce 
Ira  i  varii  esseri  di  qucslo  glubo ,  e  la  slcssa  armo- 
nia si  palesa  fra  i  niondi  diversi  ,  dacche  i'  armonia 
deir  universe  risulta. 

Ecco  nicrilissimi  Socii  gli  andari  delle  vostre 
assidue  invesligazioni  Accademiche ,  e  i  passi  recenii 
dclla  Scienza  naturale  fra  noi .  Essi  mellono  nicglio 
in  rilievo  la  jirepundoranza  che  1'  Asserabrca  Gioeuiana 


X  XXXVIII  )( 

prcnde  ciascuii  anno  in  Sicilia,  il  suo  positivisrao , 
le  tondenze  a  che  mira,  il  suo  lieto  avvenire  ; 
che  se  fu  grande  fin  dal  suo  primo  levarsi ,  quando 
debole  e  vacillanle  di  sua  esistenza  le  prime  fasi  se- 
guava ,  di  belle  speranze  siara  pieni  di  ammiraria 
grandissima  ora  che  vigorosa  e  robusta  s'  avvia  cou 
altivita  trionfanle  nei  cammini  del  reale  progresso . 


r 
lilfifjll 

» 

SULLE    CAUSE 
CHE  HANNO  SCONVOLTO  IL  PARALELLISMO 

all'  ORIZZONTE 
DEGLI  STRATI   De'  TERREM  DI  SEDIMENTO, 

DEL    CAVALIERE 


lETTA  NEllO  TOniVATA  ORDINARIA 
DEL  29  GIl'GNO  E  10  LCGLIO  1847. 


,t-i 


\ 


professore"'d?;eoi:grnella1%T"r?  -^^'P"^^^   ^'^^ 
ha    pubblicafo  nellsi"     n  Ffr.       ^""''^"^  ^'  ^'«a, 

nore  facile  est  roperZ         ^     "  '''"^'^  ^"^^  ^^   ho- 

f  -  1-  veduto  come  aj      vaLro  ^'^'^    atlenlamen.e 
de  pm   recondili    arcan,    del     "         ^^  ."'  P^^^^^^o 
""  «Poca    i„    cui    credeasi  d     nn     "'   ^'"^    ^^''^^  '" 

P'^  --Plice  e  quin."       piu  S' bH   P;'   "•^'"^'^'^'   '^ 

'^'«<^'ati    (rascnare    ,n    un  ^I'l'   'f^^''  ^  si  sono 
P'«^o  per  pura    realila    Per M  '''    '^'^^   '^^""« 

-  -e  ..po  pe^::7';-r:/Tprt 


2 

quella  scrittiira  die  hanno  piii  vivamcnfc  interessalo 
la  mia  attenzione,  e  le  riflessioui  che  mi  lianiio  dalo 
luogo  di  faivi, 

Pailando  lo  Slenone  delie  cause  che  hanno  nro- 
dollo  lo  slocanieiito  dcgli  strati  orizzontali  de'  tcrieni 
di  scdimento,  i  quali  soiiosi  ridotli  incliiiati  oppure 
perpendicolari  all' orizzonte ,  dice.  ((Primus  modus 
est,  stratorum  violenia  in  allum  excussio ,  sive  earn 
producat  pracceps  incendium  halituum  subterraneorum, 
sive  idem  efficiat  violenta  acris  elisio  propter  ingentes 
alias  in  vicinia  ruinas.  Haiic  stratorum  excussionem, 
sequitur  materiae  ternae  in  pulvercm  disporsio,  ma- 
leriae  vero  saxeae  difTractio  in  lapiilos,  et  rudera(l). 
f  QufiSlo  e  per  me  un  passo  classico,  che  spie- 
ga  in  una  maniera  facile,  senza  slento  e  con  cause 
evident!,  che  tuttora  operano  in  natura,  ma  che  di 
maggiore  gagliardia  esser  doveano  nelle  trascorse  epo- 
che,  il  cambiamento  degli  strati  de'  terreni  di  sedi- 
menlo,  i  quali  nel  periodo  di  loro  formazione  furono 
orizzontali  ed  era  vedonsi  inclinati  oppure  verticali — 
Voi  sapete  che  in  questi  tempi  si  e  ricorso  a  cause 
molto  differenti  per  ispiegare  tali  avvenimenti,  e  si  e 
supposto  che  le  rocce  plutoniehe,  su  delle  quali  or- 
dinariaraente  vedonsi  giacere  tali  terreni  stratificati , 
siensi  sollevati  posteriormente  alia  formazione  di  quelli, 
6  che  da  cio  sia  stato  prodotlo  il  loro  cambiamento 
di  posizione — Or  facciamo  un'  analisi  sommaria  delle 
idee  del  nostro  autore  e  di  quelle  della  scuola  dei 
sollevamenti,  e  vediarao  coo  iraparziaiita  quali  meri- 
tano  la  preferenza. 

Ma  pria  di  tutto  debbo  fare  le  mie  protestazioni, 
che  non  intendo  parlare  con  quel  geologi,  i  quali  si 


(1)  Opera  citata  pag.  9. 


3 

sono  spiegali  per  qiiesto  ultimo  parlito;  che  di  gia 
hanno  presa  la  penna  per  ispiegare  per  via  di  soile- 
vamenti  ua  qualche  fenomeno  avvenulo  nelle  loro  con- 
trade  ;  che  si  sono  uniti  alia  molliludine  che  cieca- 
mente  venera  gli  oracoli  de'  capi-scuola  di  una  tale 
ipotesi.  Da  questi  tali  non  polrei  otloncre  che  un  sor- 
riso  di  commiserazione — Va  bene !  Ma  io  rammento 
a  cosluro,  che  in  tulli  i  tempi  ed  in  tutte  le  scienze 
sono  st'mpre  comparsi  alcuni  ingegni  straordinari,  i 
qiiali  con  la  forza  della  eloquenza,  con  lo  acume  dello 
ingcgno  e  con  la  ripulazione  acquistalasi  si  sono  im- 
piidroniti  degli  spiriii,  gli  hanno,  direi,  tiranneggiato, 
ma  che  presto  o  tardi  abhiamo  vednlo  occupare  appena 
un  posto  nella  storia  de'traviamenti  dello  spirito  umano — 
Ma  tornifinio  all'analisi  delle  idee  dello   Stenone. 

Secondu  il  teste  nominalo  celebre  Csico,  in  due  ma- 
niere  pote  avvcnire  il  cambiamento  di  posizione  dei 
Icrreni  slratificali:  primo,  merce  il  sollevamento  degli 
strati  prudotlo  da  tornbile  incendio  de'vapori  di  sot- 
terra,  o  per  isprigionamento  impeluoso  di  acre  causa- 
to  da  immcnsi  precipizi  de'  luoghi  circonstanti — Or 
pria  di  tutto  bisogna  conoscere  cosa  intendea  il  no- 
slro  autore  per  incendio  dei  vapori  di  sotterra  «  prae- 
ceps  incendium  haliluum  sublerraneorum  »  e  per  ispri- 
fjionamenlo  impeluoso  di  aero,  «  violenta  aeris  elisio  » 
Per  me  e  chi.iro,  che.  con  le  prime  parole  intendea 
parlare  degl'  mcendi  vulca  lici,  e  con  le  seconde  dei 
tremuoti,  che  tali  cambiamonti  e  possibile  di  aver 
potato  prodiirre  con  il  moto  che  da  per  ogni  dove 
comiiiiicasi  in  tali  avveiiimenti — lo  poi  sono  portato 
a  tale  interpetrazione,  percbe  vi  hi  un  toinpo  in  cui 
ai  vapori  di  sotterra  bruciaiiti  altribuivansi  le  accen- 
sioiii  de'vnicani,  ed  aH'impi'tuoso  svolgimento  e  cam- 
miuo  deir  ana  di  sotterra  allribuivasi  la  causa  de'  tre- 


i 

jDuoti — Ma  prendendo  letleralraente  quanto  dice  lo 
Slenone,  e  lasciando  la  mia  interpetrazione,  cio  noa 
potra  giammai  indurci  ad  alcuna  idea  di  sollevamento 
nel  senso  de'  moderni ;  irnperocche  costoro  non  ricor- 
rono  ne  a  fiamnie  ne  a  sprigionamento  di  aere,  ma 
a  rocce  pluloniche,  le  quali  nello  stalo  pastoso  sonosi 
sollevate  dall'  inleriio  della  terra  e  seco  hanno  trasci- 
nato  il  terreno  stratificato  soprastaiite,  riducendolo  da 
orizzonlale  inclinato,  oppiire  verticale. 

Sono  state  queste  considerazioni  die  mi  hanno 
fatto  deslare  allissima  meraviglia  veggendo  il  profes. 
di  Pisa  deciso  a  credere  che  in  quelle  parole  dello 
Slenone  rilrovisi  la  base  della  teonea  moderna  dei 
sollevamenti,  quand'io  alio  incoutro  vi  veggo  un'idea 
felicissima,  che  potrebbe  dispensarci  di  ricorrerc  a 
tal  modo  di  spiegazione.  «  Hanc  I'eiiceai  excogitatio- 
nem  mirare,  lector  (esso  dice  in  una  nota  )  ut  pole 
quae  fundamentum  praebel  praecipuis  nostri  temporis 
geologiae  doctriiiis.  Quamvis  in  sequentibus  capitulis 
earn  effugisse  videatur  Stenonio.  » 

Ed  in  vero,  si  vede  chiaro  che,  il  professore  di 
Pisa  dicendo  che  I'idea  dello  Stenonc  fornisce  la  ba- 
se delle  pill  interessanli  doltrine  geologiche  de'nosiri 
giorni,  intende  parlare  della  ipolesi  de"  sollevamenti. 
Ma,  secondo  io  la  penso,  il  mio  collcga  e  molto  lon- 
iano  dal  vero ;  conciossiache  e  ben  diverse  il  credere 
che  la  combustione  de'  vapori  di  soltcrra ,  o  1'  aria 
che  dal  suolo  svolgesi  possa  capovolgere  gii  strati 
della  terra,  ed  il  concepire  di  essere  stato  prodotto 
un  tal  cambiamento  da  una  materia  pastosa  incande- 
scente  che  s'  innalzo  dal  sue  interno,  ed  obbligo  gli 
strati  soprapposti  a  perdere  la  loro  orizzonlalila  ridu- 
cendoli  inclinati  o  verticali — Or,  qucst'ultima  manie- 
ra   di    spiegare  il    fenomeno    appartiene   alia  ipolesi 


5 


modcrna  de'  sollcvampnli,   mcntre   la  prima  e  il  felice 
coucppimenlo  dell'  illuslre  lisico   Danese. 

Ho  dcllo  alia  teorica  moderna    de'so/lovarnenti, 
percho  secondo  il    pensainento  di   Hulloii,   cho  sosle- 
neva  ancora  i  sollevamciiti,  essi  eraiio  prodoUi  da  ua 
/liiido  espansibile,  chc  denominava  vapore  igneo,  e  noa 
gia  da  iiiatcrie  molli  chc  s' innalzano  da   sotterra;  e 
quindi  il    proCossore  di  Pisa  pntca  ineglio    avvicinare 
il  pcnsiere  di    Sicnone  a  quollo  degli  antichi    sosle- 
nilori  de'  sollcvainciiti,    anziclie  al   modo    di    spiegare 
il  medesimo    fenomeno    secondo  i    geologi    de'  nn>tri 
tempi;  rilenendo  sempre  come  vero,  che  il  fisico  Da- 
nese    spiegar  voleva    solamente    con  la  sua    teoria  il 
cambiamcnto  di  posizione  degii   sirali  lerrestri,  e  noo 
mai   penso  con  essa  a  rendcre  ragiono  di-lla  compar-sa 
de'continenti  dal    seno  del    mare,   ed  alio    einergcie 
de' nmiili  dal    centro  deila    terra;   di   I'alli,   lo    slesso 
professore    Piila,   in    qiiella    nota,   e    coslrelto  a  dire 
che  lo  Stenone  da  qiiella    sua  idea  non  ne  tiro  nes- 
sun    partilo.    «  Quamvis   in   sequenlibus  capitulis  earn 
effugisse  vidclur  Slenonio.  » 

Passando,  il  fisico  Danese,  a  discorrere  sulla  se- 

conda  causa  che    pole  produrre    il  cambiamenlo  nella 

siluazione    degli    strati  dolla    terra,   cosi  si    esprime. 

((  Posterior  modus  est    spontaneus    slratorum  superio- 

rum    delapsus,   seu    niina,   quando  subducta    materia 

jpferiori,   seu  hjndamenlo,   superiora  rimas  agere  cae- 

perint ;   unde  pro  cavitalum  et  rimarum  variolate  va- 

rius  didVaclorum  slratorum  situs  scquitur,  dum  quae- 

dam  horizonli    parailela    manent,   alia  ad  ilium    per- 

pendicularia  hunt,    pleraquc  obliquos  angulos  cum  ea 

consliluunt,    nonnulla  in    arcus    inllecluntur,    materia 

eorum   tenaci    existente:   et  haec    mutatio    contingvre 

poterit,   vel  in  omnibus  stralis  cavitati    imminentibus, 


6 

vel  in  quibusdam  stralis  inferioribus,  reliclis  integris 
superioribiis  stralis.  » 

Ecco  (ielle  cause  chiare,  evidenti,  vere,  che  hanno 
capovollo  gii  strali  del  giobo,  srnza  bisngno  di  ri- 
correre  ai  prelesi  sollevamenli  di  rocce  pa.stdse  dal 
suo  interno — L'  acqua,  agente  potenlissimo  in  lulli 
tre  gli  slati  ove  puo  trovarsi,  e  uno  de'  veri  agenli 
di  tali  risultamenti — Scorreiido  essa  dentro  le  varie 
rocce  ha  il  potere  di  discioglierne  alcune,  di  iogo- 
rarne  allre  riducendole  in  franturai  minutissimi,  e  to- 
gliendo  gii  appoggi,  o  per  dir  niegiio  le  fondamenta 
degii  strati  soprapposti,  sono  essi  costretti  a  perdere 
r  antica  posizione  riducendosi  alcuni  inclinali  da  oriz- 
zontali,  altri  verticali,  ed  altri  fmalmente  piegandosi 
in  linee  curve. 

Non  vediamo ,  difatti,   nni  nell' epoca    attiiale  di 
quiete  e  di  equilibrio,   come    dicono  i  geoiogi,   degii 
eiementi  alteranli  e  modificatori,   il  di  lei  potere   nella 
raodilicazione  delle    montagne ,   ncllo    scoscendimento 
che  vi  produce,   e  vogliamo  nogarlo  un  niaggior  po- 
tere nelle   antiche  epochc  ,   in  cui   la  sua  lorza    esser 
dovea    sicuramente  piu   formidabile  ,    specialniento  se 
ci  rammentiamo  di   cio  cli'  essa  opuro  nel  periodo  di- 
luviale?  E  se  e  cosi,   non  e  ragionevole  il   credere  di 
essere  stata  maggiore  la  sua  possanza  in  periodi  piij 
rernoti?  Se  dunque    le  cose  detle  sono  vere,  bisogna 
credere  con  lo  Slenone  di  essere  stati  il  fuoco  vulca- 
nico,   i  tremuoti  e  I' acqua  gH  agenti    producitori  dei 
slogamL'tili  do' vari  strali  della  terra,  ed  ass<jiulaniente 
superfluo  il  ricorrere  ad  allre  cause. 

La  realila  delle  cose  esposte,  senza  ricorrere  a 
lontane  region!,  possianio  vederla  ne'terreni  della 
Isola  nostra — Difatti,  se  il  geologo  si  porta  a  visilare 
le    montagne    prumlive  di  gneis  e    micaschisto,    che 


7 

vedonsi  al  tormine  dolla  foraiazione  della  breccia  coii- 
cliilit'cra.  ove  e  laltbiicalu  la  cilia  di  Messina,  per- 
corrcndole  dal  fondo  de'  Corsari,  s.  Lucia,  s.  Giovan- 
ni, s.  Gregorio,  Calvaruso,  Saponara,  s.  Pietro,  Ka- 
metta,  s.  Stef'ano  Mazzara,  M.  Rossimano,  Pezzolo 
sino  a  Milici,  tutta  quella  regione  formata  come  ho 
detto  di  gneis  e  micaschisto,  la  di  cui  estensione  in 
linea  rclla  c  di  circa  a  miglia  35,  e  nella  mezzana 
Inrghezza  ne  ha  circa  a  10  miglia,  prescnta  gii  strati 
di  esse  rocce  dislocati  in  modu  da  nun  potersi  rap- 
portare  a  nessun  centro  di  sollevamento ;  imperocche 
essi  non  solo  sono  inclinali  ad  angoli  di  gradi  diver- 
si,  sebbene  a  poca  distaiiza  od  in  conlalto,  ma  veg- 
gnnsi  inclinati  con  varia  direzione,  mentre  aJcuni  lo 
sono  da  est  ad  ovest,  allri  da  nord  a  sud  ec.  in  mo- 
do  che  aitesa  tale  discendente  inclinazione  non  vi  si 
vcde  il  modo  di  sottoporre  tai  fenoiiieni  alia  ipotesi 
de'  sollevamenti  nel  sense  de'  moderni. 

Lo  stesso  si  osserva  nella  formazione  vicina  di 
solcisto  argilioso  e  grauvacca,  principiando  dalla  Sca- 
letta,  Itala,  All,  fiume  di  INisi,  Koccalumera,  Man- 
danici,  Savoca,  Limina  ec.  estensione  di  circa  a  mi- 
glia 18,  in  linea  retta  e  nella  media  larghezza  di  mi- 
glia dieci. 

Lo  stesso  yedesi  ancora  nel  calcare  secondario 
che  poggia  sulle  suddctle  due  formaziuni,  cioe  al  Ca- 
po Scalelta,  nella  marina  di  All,  al  Capo  s.  Alessio, 
e  nel  calcare  di  Taormina. 

Or  io  dimando,  ove  sono  le  rocce  plntoniche  sol- 
levate  che  produssero  i  cennali  slocamenii?  Gerto  che 
esse  dovrebbero  essere  numcrose  per  potersi  rendere 
ragione  di  si  fatle  opposte  direzioni  di  strati .  Ma 
nessuna  se  ne  vede,  da  cui  potrebbonsi  attribuire  in- 
clinaziuni    siffatle,   nieuo  che  si  volessero  far    dipen- 


8 

dere  dal    sollovamento  del    granito,  che    moslrasi  al 
Capo   Rasocolino,   nolle  vicinanze  di  Venelico  al  Capo 
Tindaro.  Ma  si   fatto    pensamcnlo  vieno    conlraddello 
dalla  lonlananza  di   quel   luoghi,  e  dalla  diiozione  de- 
gli  strati,   die  in  nessun    inodo   si    accoidaiio  con   la 
ipolesi  do'  sollevamenti  nel  sonso   moderiio ;   imperoc- 
cho  dal   Capo  Rasocolino  sino  a  Taoimina  si  contano 
presso  a  4^8   miglia,   da   Venetico  circa  a  33   miglia, 
dal   Capo  Tindaro  circa  a  32  miglia  in  linea  rctta,  e 
dal  granilo  che  trovasi  vicino  il  finino  Oliveri  sino    a 
Taormina  si  contano  27  miglia — Or  tale  dislanza  e  la 
inclinazionc  irregolare  e  discordante  di  quelle  inclina- 
zioni  del  lerreno,    lolgono  I'idea  di  poter  ripetere  dal 
sollevamento  del  granito  lo  slocamento  di  esso  lorreno. 
Al  contrario    pero  nella    teorica  dollo  Stenone,  tai 
fenomeni  spiegansi  facilmente,concepisconsi  senza  sten- 
lo,   fluiscono  spontaneamente,  facendoli  derivare  dalle 
vulcaniche  accensioni,  e  da'trcmuoti  che  le  acconipngna- 
rio,  i  quali  capovolgono,  e  meglio  negli  anlichi  periodi 
di   maggior  energia,   capovolsoro  gii  strati  orizzontal- 
menle  stralificati;  sapendosi  chela  nascita  de'vulcani  si 
lega  al  periodo  terziario — Le  eruzioni  del   vicino  Etna 
nel  peiiodo  dolla  sua  compursa  e  nei  posteriori  furono 
sicuraaiento  terribili,  e  quindi   i  Ironiuoti  doveano  es- 
sere  poderosissimi,  e  percio  capaci  a  produrre  gli  slo- 
gumeiili  delle  conlrade    vicine,   anzi   di  tiitta   I'  Isola, 
ove  CbSi  tuttora    estcndono  la  ioro    possanza     II  cra- 
iere  di  que^lo  vulcano  non   essendo  in  linea  rclta  di- 
stante   da  Tuorniina  cho  soli   vcnli     miglia,   e  sino  al 
Capo  Tii.daro  non  contaiidosi  cho  38  miglia,   potean 
bene  i   suoi   fuuchi,  per  i  Iremuoti  clio  no  lecoro  na- 
scere,  metlere  ao.<sopra  tutta  quella  cslcnzione  di  Icr- 
rcni  di  gneis,  micas<histo,  schislo  argdloso,  grauvacca, 
e  calcare    secondario;    menireche    ben    si  sa,  che  il 


9 

focolare  vulcanico  non  ha  sua  sede  nel  cratere,  non 
fssendo  qucslo  che  1'  cstreinila  del  graiide  condotlo 
che  dall'  imo  dclla  terra,  o  per  mcglio  dire  dalla  parte 
siiperiore  del  nocciolo  tultora  fuse,  porta  porzione  di 
quest' ultimo  materiale  alia  sua  superficie ;  ed  e  da 
credere  che  qucslo  condotlo  non  corrisponde  in  liuea 
verticale  al  suu  focolare,  raa  che,  serpeggiando  nelia 
parte  solida,  vi  giugne;  e  quindi  la  spiega  della  di- 
rtzione  sconcordanie  degli  strati  de'terreni  da  noi  ruen- 
zionati  facilmcnle  ne  fluisce. 

Arroggi  a  cio,  che  se  il  pcnsamenlo  del  grande 
vulcanologista  Dolomieu  e  ben  tondalo,  di  essere  I' Et- 
na in  ci  municazione  col  Vesuvio,  e  che  i  tremuoli 
delle  Galabrie  tanle  volte  provengono  dall' Etna,  allora 
e  giuoco  lurz.a  ammettere  che  il  canale  di  comunica* 
zionu  dee  sotlosture  a  tulto  quel  terreno,  da  cui  sono 
nati  gli  scoscendiincnti  da  noi  menzionali. 

Quanto  venghiamo  di  osservare  nell'Isola  nostra,  se 
alle  n^gioni  tulle  del  globo  vogliamo  eslendirlo,  non 
havvi  chi  possa  conlraslarlo  sennalamente — Iraperocche 
vuicani  ignivomi  cd  eslinli  specialmenle,  da  per  ogni 
dove  rin^enendosi ,  la  causa  di  lulli  gli  slogumenti 
generali  del  globo  e  facile  da  ess!  ripelere — E  se  a 
tali  potcntissimi  agcnli  vi  si  unisce  la  forza  chimica 
dissolvente  ed  il  poler  meccanico  dell'  acqua  sulle 
rocce,  la  di  cui  merce,  come  diceva  lo  Stenone,  la 
base  dtgli  slrali ,  che  conslituiscono  la  scorza  della 
terra,  viene  logorala,  e  quincti  sono  costrelti  a  cam- 
biar  posizione,  si  avranno  le  vere  cause  produllrioi  i 
fenonieni  in  esanie. 

Mi  sia  pcrmesso  intatilo  di  esporre  in  questa  oc- 
casione  alcune  idee  teudenti  a  spiegare  la  primitiva 
formazione  di  alcuni  slrali  inrlinali  de'  lorroni  di  sn- 
dimenlo,   tali  quali    essi  trovansi,  senza    ricorrere   ne 

2 


10 

air  azione  de'  vulcani,   ne  a  quella   dell'  acqua,    ne  ai 
sollevameiili. 

I  Geuloi;i  cbe  di  si  fatli  fenoraeni  discorrono,  so- 
no  nelia  crtdtnza,  che  nelP  antico  mare  esislevano 
su.->pehi  in  dflicalissime  nioiicole  i  maleiiali  delle  roc- 
ce  che  oggi  vedianio  solide  e  piu  o  meno  indinate 
air  orizzonte ;  che  queslo  materiale  ivi  sospeso  anda- 
va  quietamente  precipilandosi,  come  vediamo  nei  no- 
stii  vasi  r  acqua  deporre  in  ^iluazio^e  orizzontale  le 
soslanze  sospese,  che  ne  inlorbidano  la  trasparenza — 
Ma  se  in  luogo  di  credere,  che  in  una  grflndc  quan- 
tila  di  acqua  eravi  sospeso  poco  materiale,  voi;lia 
supporsi,  che  molla  soslanza  trovavasi  sospesa  in  poca 
quantita  di  lale  liquido,  avulo  riguaido  alia  quanli- 
ta  della  prima;  che  in  luogo  di  operarsi  la  preci- 
pilazione  quietamente  si  pnxiusse  nello  slato  di  agila- 
zione,  come  pare  piu  credibile;  allora  non  s-mhrera 
slrano  11  credere  che  la  materia  sospesa  polca  lestare 
addossata  alle  roootagne  primitive;  ed  ecco  come  sc  iiza 
un  grande  sforzo  d'  immaginazione  si  puo  ri  niiere 
ragione  della  primitiva  formazioue  inclinata  di  alcuni  tor- 
reui  di  sedimento. 

La  seconda  maniera,  che  puo  rendere  ragione 
della  primiliva  formazione  inclmata  di  alcuni  strati 
de'  terreni  di  sedimento,  e  di  ricorrere  alle  acque  ter- 
mali,  come  quelle  che  hanno  influito,  anzi  haimo  Ibr- 
mato  la  maggior  parte  de'lerreni  della  scorza  del  glo- 
bo,  che  abitiamo.  Per  disciferare  tale  obbietto  con 
quella  imporlanza  che  nierita,  mi^sia  permesso  che  io 
premelta  alcune  idee — II  signer  professore  Lecoq  in 
un  lavoro  classico  lelto  alia  sesia  riuuione  degli  scien- 
ziati  Francesi  in  Clermont — Ferrand  nel  1838,  e  che 
trovasi  inserito  negli  alti  di  quel  Gongresso,  col  lito- 
lo  di  Recherclies   sur  les  eaux  ihermales  el  sur  /« 


J. I 


If 

role  qxi  elles  out  rempli  a  diverses  epoques  geologu 
gucs{i),  ha  fatlo  vedere  chc  le  acque  termali,  in  luo- 
go  di  portare  seco  i  materiali  de'  lerreni  dentro  dei 
quali  esse  scorrono,  sono  stale  esse  che  gli  hanno 
formato. 

Qiiesto  ijertlogo  inollre  ha  dimnstrato  ch'esse  pro- 
vengono  dalla  parle  inferiore  de'  terreni  cristallizzati, 
e  propriamonte  dalla  porzione  superiore  della  massa 
del  globo  tutlora  incandescente,  da  dove  seco  traspor- 
tano  le  soslanze  saline  e  terrose  e  I'acido  carbonico, 
che  alia  superficie  della  terra  o  nel  seno  del  mare  gli 
abbandona,  per  cui  le  terre  ed  i  sali  precipitansi ,  ha 
diiiioslralo  che  i  fenomeni  che  presentano  le  acque 
termali  do'  n"vtri  giorni  sono  in  miniatura  cio  che  in 
giande  opcraiono  nelle  antiche  epoche,  mentre  esse 
niostransi  di  varia  coinposizione  in  vari  tempi,  diverse 
sostanze  procipilaiido  da  quelle  che  antecedentemente 
p;ecipilarono,  per  cni  rendesi  ragione  della  varia  na- 
tura  degli  strati  che  costituiscono  i  vari  terreni  di  se- 
ditnento. 

Dopn  quesfp  ed  altre  trascendenli  considerazioni, 
che  bisogiia  leggcre  nel  lavoro  originale,  il  sig.  Lecoq 
Cdsl  conciiiude.  «  Possiamo  noi,  duiique  concepire  ora 
tutta  r  importanza  di  queslo  fennmeno  geologico ,  e 
r  emissioiie  si  abbnuilante  delle  horgenti  termali  nei 
primi  tempi   della  croazione.  » 

»  E'  ^d  esse  che  bisngria  atlribuire  la  Tormazione  di 
qupi  slTfili  immensi  di  ralcare  che  si  dcpositarono 
nelle  prime  depressioni  do'  lerreni  crislallizzali,  che  si 
nnirono  rome  comento  a  mollf  rncce  nicccanicamente 
formate.  L'  alia  niedesmia  causa  che  bisogna  attribuire 

(I)  Cnngrps  scienfi fiijue  de  France:  sixieme  session   ie- 
nue  a  Clerinonl—Ferraiul  en  septeinbre  1838.  -    ••     "■■ 


12 

qiiei  graiiHi  ricposili  ili  crcia,  con  la  moltilurline  di 
roiinoni  silicifen  che  vi  si  precipitarono,  e  dopo  la 
lipc'fizione  dol  modesiiuo  fcnomeno  nel  tempo  del  se- 
dinionto  delle  marne  e  delle  loro  nuniliti.  Finalmcn- 
te,  avvicinandoci  all'  epooa  alluale,  uon  pnossi  loro 
conlfiidcre  quelle  Dumerose  concri>zioni  che,  nel  con- 
tro  dolla  Francia  si  sono  modcdlate  alio  intorno  a  delle 
masse  di  frigane,  ne  quei  numerosi  traverlini  che  noi 
veggiamo  prodursi  solto  i  noslri  occhi.  I  diversi  de- 
posili  di  ferro  idrossidalo  sono  stati  prodolti  dalle  sor- 
genti,  alcune  delle  quali  las<iaiio  precipitare  ancora 
oggigiorno  una  grande  quanlita  di  acra  giMlla.  II 
bitume,  una  porzione  de'quarzi,  delle  calccdonie  ed 
una  quanlita  di  rainerali  non  hanno  altra  origine  che 
quella  che  ci  occupa  atlualmente — E'  ancora  alle  ao- 
que  minerali  che  bisogna  attribuire  in  parte  i  depo- 
siti  di  sal  g(>mnia,  la  salsedine  del  mare,  la  forma- 
zione  del  gesso,  e  forse  quella  quantita  di  (icido  car- 
bonico  che,  sccondo  ogni  apparenza,  ha  per  liingo 
tempo  infettato  la  nostra  afmosfera,  e  che  la  vegeta- 
zione  ha  Irasformato  in  istrati  di  carbon  lossiK —  Vi 
sono  ancora  de'  filoni  che  debbono  la  loro  oascita  al'e 
acque,  e  che  altro  non  sono  che  le  fenditiire  ripiene, 
le  quali  le  ponevano  in  comunicazione  con  la  parte 
esteriore  del  suolo(l). 

Insistendo  su  i  fatti  e  sulle  idee  del  geologo  fran- 
cese,  e  riguardando  le  acque  tormali  come  causa  pro- 
duttrice  do' lerreni  di  sedimonlo,  riesce  facile  conce- 
pire  la  origine  primitiva  di  essi  nello  slato  in  cui 
trovansi  d'uiclinazione  senza  essere  obbligati  ricorrere 
ai  sollevamenli.    Difalli,  le  acque  termali   cariche   di 

(I)  Coiigres  scietilifque   de  France ;  sixkhne  session  le- 
nite  a  Clermonl—  F errand  en  Sep(embre  1 808.  pmj.  403. 


13 

maloriali  o  sospesi  o  temiti  in  soluziono  dal  calorico.  o 
dail' acido  carbonico,  come  andavano  scorrendo  sulia 
superficie  delle  monlai;ne  priaiitivp,  cosi  and;ivaiio  raf- 
fred(tan<l()si,  I'  acido  carlionicn  svolgesi,  c  pcrcio  le 
mal'Tie  disciolle  doveatisi  precipilare  e  quindi  reslare 
addossale  allc  parcli  inclinate  di  esse — Un  tal  fenn- 
niPiio  In  vcdiamn  noi  vcrificarsi  liilt'ora,  e  non  havvi 
sludioso  delle  rO'^e  naliirali  pressn  di  noi  che  ignori 
quarto  avviene  nei  lunghi  delli  le  saline  e  le  sali- 
Dcllc  presso  Patenio.  in  cui  I'acqua  miiuTale  che  ivj 
ssor"a  dair  intorno  del  terri^no  vulcanico.  conlenen!e 
bicarbonalo  di  calce,  come  pres<'ntasi  al  contatlo  Jel- 
r  ara ,  porzione  di  quell' acido  svolgendosi,  da  lungo 
alia  precipitazione  del  calcare  che  incrosta  quel  ler- 
reni  inclinalo,  e  quindi  inolinafo  moslrasi  qi/cllo  strato 
piet'oso  prodolto  dal  deposilo  di  quelle  acque — Sup- 
poiimilosi  piu  abbnndante  qucH'acqua,  e  piu  caricH 
di  c,uel  sale,  si  avrebbero  dc'deposili  abbondanli  rh<! 
dop(  il  corso  di  moiti  anni  lascerebbero  strati  poten- 
tissini  inclinati  all'  orizzont^". 

Simil  fenomeno  vede-^i  ntlla  sorgente  termale  di 
S.  Ayr  nelle  vicinanze  di  Gl  Tmont — Ferrand,  la  quale 
contoendo  il  bicarbonalo  calcare,  tutte  le  voile  cbe 
obblijMsi  a  scorrere  in  direzione  inclinala  al  suob), 
opput^  curvdinea,  vi  depone  la  soslanza  calcare.  die 
conteiea  in  soluzione,  per  la  separazione  dell' acido 
carboiico,  che  avviene  col  contalto  dell'  aria,  e  sotlo 
(pndla forma  manifestasi  che  arlificialmento  si  e  vo- 
lula  ff  percorrcre  alle  acque  di  qu(dla  fonlana — 
Gosi  fnnossi  qu<d  fauioso  ponte,  e  gia  scorso  un  se- 
colo,  (  che  io  ho  veduto  con  gramJe  mia  istruzione 
e  meraiglia  nel  1838,  menlre  un'  allro  formavasene 
col  mcesimo  arlifiziu  di  tare  scorrere  le  acque  sopra  . 
un   poiK-  di  legiio.  :iroj.,, 


li 

Si  veJe  Ha  cio  che  vengo  ili  esporr<^,  in  quan- 
ta maniere  si  puo  rendere  ragione  del  fenonieno 
della  inolinazione  degii  strati  do  vari  terreni  senza 
ricoirere  ai  sollevamenti.  Ma  fra  qucsti  mczzi  die  la 
nalura  pole  impiegare  per  la  produzionc  di  uii  lal 
fenoineno,  quale  sembra  di  essere  slato  qiicllo  da  essa 
prescello? 

Sc'condo  il  mio  modo  di  pensare,  senibrami  che 
tutti  questi  mezzi  sieno  slali  da  essa  adopcrati  per 
la  produzione  di  lal  fcnomeno,  die  luUi  sieno  .:on- 
corsi  a  capovolgere  gli  strati  originariamente  orizzon- 
tali,  menlre  che,  soslenendo  che  alcuni  indinali  sie- 
no stall  prodotli,  allri  sicuramenle  orizzonlali  naccue- 
ro ;  ed  in  questo  caso  i  mezzi  addilali  dailo  Skiio- 
ne,  doe  I'azione  de' fuodii  di  sotu-rra  ed  i  Ireuiioli 
pare  che  ne  fossero  stale  le  cause  produllrici,  le  qjali 
egualmente  influir  poUvano  a  viemeglio  inclinart  gli 
strati  originariamente  indinali. 

Mai  i  sollevamenli  non  hanno  in  nienlo  infuilo 
nella  produzione  di  tale  sconvolgimento  di  strati''  lo 
per  me  nol  credo,  perche  i  sollevanienli,  nel  smiso 
de'  moderni,  ed  in  queila  generalita  aininessa,  pci  me 
non  esislono  e  sono  pure  chimere.  Ed  eccore  le 
ragioni,  come  credo  evidentissuue. 

1,  Se  le  caleiie  delie  monlugne  che  cingnio  la 
superflcie  della  terra,  Iossito  un  piudotlu  deiiu  imal- 
zaniento  di  una  materia  paslosa  sorlila  dailu  ileino 
di  essa  che  scco  sollevato  avessf  il  suolu  sopiislan- 
te,  e  lo  slugaaiento  dcgli  sliati  de' tcrrum  i  sedi- 
raenlo  fosse  una  conscguenza  di  esso,  all'Xa  k-  S(-- 
guirei)be,  che  in  tuHe  le  catene  di  mkmiU  ovreb- 
bero  csislere  lanli  crateri  di  solievamenlo  quc'ili  »o- 
uo  stall  i  sollevamenti  awenuli.  Imperoc  ciie,  e  in- 
possil  ile  supporre    sorlila  di   una  mulcriu    qulunque 


13 
dallo  iriteino  del  gloho,  chfi  dee  farsi  strada  a  tra- 
verso  di  una  crosia  di  gia  solida,  senza  roin(jeila  noi 
modi  che  la  stessa  ipotosi  de'  sollevamenti  suppoiie 
ed  ammetle — Or  tutl  allro  vedesi  che  crateri  di  sul- 
ievaineiilo,  negli  strali  slogati  de'terreni  di  sedimenlo. 

2.  Perche,  e  necessario  ammettere  che  i  monti 
formati  da  rocce  pliitoniehe  tutti  quanti  sono  nacque- 
ro,  formaronsi,  iiel  piimilivo  faffreddamenlo  della 
scorza  leirestre ;  ed  id  vero  ammesso  lo  stato  liqiiido 
o  inolle  della  terra  iie'suni  primi  peiiodi  di  fonnazione, 
(come  non  puo  diibhitarstsiie)  in  cui,  merce  il  giro 
suo  attnnio  I' asse,  prese  la  forma  altuaie  d'una  sfe- 
roide  schiacciala  ai  poli,  ne  nacque  che  la  di  lei  sii- 
perficie  rimase  con  deile  disuguaglianze,  con  delle 
proominenze  inegiialmenle  sparse,  che  dopo  furono 
n>odifi(ate  potenteni  nle  dai  vari  agenli  alteranli,  e 
specialiiHMite  dalle  acque — Or  sono  quesle  proemi- 
neiize  que.ste  disuguaglianze  di  supeificii-,  qu 'Ste  do 
pr.ssioni  ,  etc.  che  constituiscono  i  monti  ,  le  val- 
late .  il  I'ondo  del  mare .  E  sebbene  semhrino  i 
monfi  ma&se  colossali  in  relazione  alia  nostra  pic- 
ciolezza,  paragonati  pero  alia  massa  del  globe  ter- 
raqueo,  non  sono,  come  i  migliori  geologi  ne  con- 
vriigoiHi,  che  quelle  ineguaglianze  che  vedonsi  sopra 
la  scorza  di  una  melaraneia  (!).  Diversamente  ragio- 
naiido  si  cadi  r>bbe  neilo  inverisimile.  supponendo  cioe 
tale  superficie  cisi  levigata  conie  polrebbe  oltenersi 
da   una   sfrrouJe   lorinala   al   tnrnio. 

Or  se  punssi  rei  dere  ragione  della  forraazione 
delle  moiilagne  [)luloniche  in  lal  modo  lanto  facile  e 
naturale,   pen  he    lambiccarci  il  cervello    meltendo  in 

(1)  D'  Aubuissim  dc   Voisiii.  truile  de  geofjnosie  torn  /. 
jiat).  SS.  2.<"'    ed.   Paris  182S. 

Oinalius  d  Halluii,  Elam,  de  ifoloijie  ixiy .  13.  Paris  1831 . 


campo  qiiclla  ipotesi  ?  Ed  in  vero  la  teorica  ile'solle- 
vameiiti  e  foise  allro  so  non  che  una  ipotesi  ?  Fral- 
tanto  se  ne  paria  ordinariainenle  come  di  una  venla 
assokita,  come  di  un  falto  inconcusso,  e  con  essa  si 
rende  ragione  di  lutto — Senlile  inlanlo  uno  de'  suoi 
parligiani.  die,  con  termini  pr^'cisi,  vi  dichiara  cosa 
essa  hi  Insse.  «  I  geologi  furono  fiiialmenle  obbligali 
di  ritorrere  all'  altra  ipotcsi,  (  o  il  sigudi  Lyt  11  che 
parIa)  vale  a  dire,  a  quella  che  amnnllc  che  la  leira 
feniia,  per  effello  di  diversi  solltvamenli  ed  abbas- 
samenti  successivi,  ha  provalo  de'  canibiamenli  di  li- 
vello  in  relazione  a  quello  del   maie  (1). 

Fraltanlo  si  e  volulo  e  si  vuole  con  lale  ipolesi 
spiegare  non  che  la  dislocazione  dei  leneoi  di  sedi- 
menlo,  ma  la  formazione,  la  oiigine  di  molli  vulcani 
che  operano  innanzi  i  no&lri  occhi  per  via  di  eruzione, 
e  che  per  tal  mode  ebbero  la  loro  nascila  come  eel  di- 
mostrano  qiielli  che  formaiisi  luttora  innanzi  i  nosiri  oc- 
chi;  I'Etna,  il  Vosuvio,  la  Solfalara,  ftlonle  iiuovo  ec. 
si  sono  citali  ,come  esempi  de' vulcani  nati  per  via  ill 
sollevamenti  ;  menlre  che,  quegli  slessi  geologi  che 
parteggiano  ad  un  tal  sislema  si  sono  veduti  costrelti 
opporsi  ad  un  lale  abuse  sislematico — La  sezione  di 
iBineralogia  e  di  geologia  del  vii  Gongresso  di  JNa- 
poli,  allorquaiido  porlossi  a  visilare  Monle  nuovo  sotlo 
la  bandiera  di  uno  de' piu  classici  campioin  dell  ipo- 
lesi de' sollevamenti,  il  barone  de  Buch,  fu  costrello 
ad  opporsi  al  pensanuiilo  del  geologo  Prussiano ;  cd 
il  prol'.  Gcmniellaro  dimaudalo  dal  Presidente  Pasini 
al  GongTcsso  di  INapoJi.  se  I'Etna  presculava  h  iio- 
meni  che  poteano  altnbuirsi  ai  sollevamenti,  rispose 
per  la    negativa;   ed  il   niedesimo    prolessore    dmde 

(i)  Elevieuts  de  <jeol(i<ji(;  Paris   1S39.  jkkj.  tOS.        ■  ' 


17 

con  me  il  sentiracnlo,  che  la  famosa  valle  del  Bove 
e  un  prodotto  di  abbassamenlo  anzi  che  un  cralere 
di  sollfvamenlo,  lo  che,  la  mancanza  di  tutle  quelle 
condizioni  che  richiederehbonsi  per  caratterizzarla  co- 
me tale,  lo  dimostrano ;  ed  il  professore  Pilla  ed  il 
professorc  Philippi  faccano  con  me  le  alte  meraviglie 
nell'anno  1838.  in  occasione  di  una  corsa  geologica  nei 
(unloriii  di  Napoli,  pensando  con)e  il  sig.  Dufresnay 
avoa  potuto  dichiarare  un  prodolto  de'  sollevamenti 
la  corrente  trachitica  della  sollatara ,  ed  ognuno  sa 
quanlo  il  primo  grologo  e  attaccalo  a  queila  ipolesi ; 
ed  il  signor  Bouillet  non  pote  non  convenir  meco 
di  essore  un  cratere  di  eruzione  il  cratere  basallico 
di  Prudel.  aMorqiiandn  la  sezione  di  storia  nalurale 
del  Congii  sj o  di  Clormonf-Ferrand  si  porlo  a  visi- 
tarlo  nel  1838;  <d  intanto  quel  crafere  si  e  citato 
C'MTie  un  esempio  di  cratere  di  sollevamento :  lanto 
pno  la  prevenzione  sisleniatica  per  farci  vedcre  le 
co-e  come  esse  non  sono. 

Ma,  si  potrebbe  dire,  non  c  ancor  una  ipotesi 
quell' altra  che  spiega  i  fenomeni  da  noi  rammentati 
merce  I' azione  de' fuochi  di  sotterra ,  de' trerauoti, 
delle  acque  minerali  ec.  ?  K6  rispondo,  no  affatto — 
Questo  modo  di  rendere  ragione  di  quei  fatti  non  e 
una  ipolesi  ma  una  teoria ,  ed  havvi  molta  dislanza 
fra  r  una  e  l' altra — L' ipotesi  e  un  pensamento  nato 
nel  gabinello  in  virtu  del  quale  spiegansi  i  fenomeni 
della  natura:  la  teoria  e  un  pensamenio,  e  un  grup- 
po  di  pcnsieri  armouiramente  nniti  e  tirati  dallo  stu- 
dio do' falli,  in  virlu  de'qiiali  cspongonsi  i  fenomeni 
della  nafura-^Nessuno,  in  vero,  t'u  prcsente  al  sol- 
levamento delle  catene  di  monfagne  nelle  dodici  o 
tredici  epoche  or  ammesse;  ma  tutti  conosciamo  il 
potere    de' vulcani    e    de'tremuoti,  quello   dell' acqua 


18 
<^  delle  acqup  lormali,  che  tullora  producono  pli  stessi 
fenomoni ,    srbhene    in    un    grado    piu    Itgijit^ro — la 
prima  dunqne.  e  un'ipotesi,  la  secoiida  una  Itoria. 

Ma,  il  futlo  che  sembra  spallcgijiare  la  ijjoti^si 
de' sollevamenti  si  e  di  ntrovarsi  cnncliigjii  fos>ili  e 
nmasugli  di  allri  animali  marini  in  aJlissinic  !•■  ginni, 
e  quindi  dovrebbe  anamcttersi  che  ivi  giugnt'va  il 
livello  del  mare  in  quelle  aniiche  epoche — Lo  che 
ammesso  non  si  polrebbe  rendere  ragione  delta  scom- 
parsa  di  quella  immensa  quantita  di  acqua ;  qiiando 
a!  contrario,  supponendo  i  continenii  un  prodollo  dei 
sollevamenli  cndesi  sparire  ogni  difficolla. 

))  Gia  e  slato  stabililo,  dice  il  signer  I, yell,  che 
le  recce  di  origine  acquea,  le  quali  racchiiidono  Ibs- 
sili  marini,  occupano  grandi  eslensioni  conlinentali,  e 
si  rilrovano  nelle  catene  di  monlagne  che  s'  innalzano  a 
delle  grandi  allezze  al  di  sopra  del  livdlo  d 'I  mare. 
Da  cio  si  e  costretto  a  conchiudere  che  cio  clu;  <>ggi- 
giorno  e  terra  ferma,  trovavasi  allra  volti  Sdlli)  le  ac- 
que.  Tullavia,  se  si  ammelle  questa  consegucnza.  bi- 
sogna  necessariamente  supporre,  o  che  avvenne  uu 
abbassamento  generale  delle  acque  dell'oceano,  o  che 
le  rocce  solide,  sepolle  prima  sotto  I"  acqua,  sono 
slate  sollevale  in  niassa,  e  si  sono  in  quosto  modo 
trasformale  in  terra  ferma — Ridotti  a  questa  allerna- 
liva,  gli  antichi  geologi  abbracciarono  la  prima  di 
queste  due  opinioni;  essi  supposero  che  I'oceano  ori- 
ginalmente  coverto  avea  tutlo  il  noslro  pianeta,  e  che, 
abba.»sandosi  gradatamente  sino  al  sue  alluale  li\ello, 
avea  posto  a  secco  le  isole  ed  j  continenli  atluali — 
Sembrava  ad  essi,  prosegue  il  signer  Lyell,  cosa  piu 
facile  il  comprendere  che  1'  acqua  si  fosse  rilirata,  di 
quanio  supporre  che  la  terra  si  fosse  sollevala^— Pur- 
Dondimeno,  come  noD  poteasi  mettere  in  dubbio  che  ua 


19 

tempo  r  oceano  ebbe  il  suo  soggiorno  sino  a  quelle 
allezze  ove  rilrovansi  delle  conchiglie  marine,  era  im- 
possibile  di  immaginare  una  ipolcsi  sodiJisfacenle  per 
ispiegare  la  scomparsa  di  una  massa  di  acqua  cosl 
enorine,   e  so|)ra  tutti  i  punti  del  globo  (1). 

La  grande  difficolla,  dunque,  secnndo  il  signor 
Lyell,  consiste  nolla  iinpossibilitd  ad  immaginare  una 
ipolesi  soddisfacente  per  ispiegare  la  scomparsa  di 
una  cost  enorme  quantiid  di  acf/ua  sopra  tutli  i  punti 
del  globo — Ma  se  noi  ci  rammenliamo,  come  sopra 
abbiamo  dimostrato,  che  I'  allezza  de'  mooti  e  quindi 
deir  acqua  che  ivi  dovea  giugnere,  e  cosa  grandissi- 
iiia  paragonata  alia  nostra  piccolezza,  ma  insignifi- 
cantc  in  rapporlo  aila  grandezza  del  piancta  che  abi- 
liamo,  ne  s;  gue  che  puo  ben  comprendersi  tale  di- 
sparizione.  Lo  Stenone,  dopo  di  avere  esposlo  le  sue 
opinioni  sullo  slocamento  d«!gli  strati  paraleili ,  ecco 
come  laconicamente  si  esprinie  sul  fenomeno  della 
disparizione  di  tale  fluido  da  qut-iie  allure. 

))  Hinc  ratio  reddi  posset  inae({ualitalis  illius,  quae 
in  lerrae  superficie  mullis  conlroversiis  occasiont-m 
praobot,  ut  sunt  monies,  valles.  aquarum  superioruni 
recc[)tacula,  planities,  turn  in  locis  editis,  turn  in  de- 
pressis  (2).  »  Ponete  mente  a  qucsle  parole  del  gran- 
d'  uoroo  ;  «  aquarum  superiorum  receptacula.  »  Vob-va 
con  cio  <linotare,  cho  i  vunti  la-ciali  sotto  gli  sirali 
de'lerroui  disiocati  merce  la  corrusione  della  loro  ba- 
se, erano  i  ricellacoli  dflle  acque  superiori,  ossia  di 
quelle  che  cuoprivano   la  soinmita  delle  monlagiie. 

11  celebre  geologo  I.  A.  De  Luc  sul  proposilo  ha 

(1)  Elements  de  geologii'  Paris   1839.  pag.   105. 

(2)  E  ilisserlaliom'  iMcolui  SlfiKun's  de  soiido  intra  so- 
liduiu  nuluraliler  conleiitu  etc.  patj.    10. 


20 
delto:  a  io  conosceva  allrove  molto  bene  in  quel  tem- 
po lo  stalo  degli  strati^  die  noi  chiamiamo  oggi- 
giorno  secondari,  per  comprendere  che  essi  sofTerto 
aveano  deile  grandi  Ccilaslrofi ;  e  per  la  slessa  ra- 
gione  che  vengo  di  assegnaie,  io  aUribuj\a  qut-sle 
calaslrofi  alio  sprorondaiiiento  d(  lie  parli  coinpaialiva- 
mente  le  piii  basse,  cosi  che  1'  emersione  de'  noslri 
eonlincnti  alio  sprofondanunlo  di  altri  continenli  sul- 
lo  spazio  de'  quali   il  mare  si  era  porlalo  »  (1), 

Ecco,  dunque,  delle  cause  soddisfacenli.  delle 
spieghe  ben  naturali,  che  rendono  ragione  della  di- 
sparizione  di  quelle  acque,  che  cuopiivano  la  leria  si- 
tio  alia  sommila  di  allissime  niontagne,  senza  ricor- 
rere  ai  sollevamenti.  Ed  a  queslo  proposilo  mi  sia 
permesso  dire  di  passaggio,  che  se  le  idee  abhrac- 
ciate  dallo  Stenone  e  dal  De  Luc  s©no  anliche,  anti- 
che  sono  ancora  quelle  de'sostenilori  della  ipotesi  dci 
sollevamenti,  mentre  Lazzaro  Moro  ed  Jlulton  e  Play- 
fair  sono  stati  i  primi  che  la  idcarono ,  con  la  sola 
diffcrenza  che  questi  geologi  ad  un  vapore  igiieo  ne 
allribuivano  la  causa,  ed  i  modern!  vi  hanno  sosti- 
luito  la  emersione  di  roccc  plutoniche. 

Da  cio  che  vengo  di  dire  non  vorrei  che  se  ue 
volesse  conchiudere  di  essere  io  lonlano  daH'ammet- 
tcre,  che  dallo  interno  della  terra  sieno  soite  deile 
rocce  plutoniche ;  vale  a  dire  di  non  volere  ammet- 
irre  nessuna  sorta  di  sollevamenlo,  Imperocche,  sa- 
rebbe  cosa  assurda  il  non  riconoscere  che  da  essa 
svolgonsi,  ossia  solkvansi,  non  che  vapori  e  gas,  ma 
soslanze  liquide  e  rocce  plutoniche — Chi  di  fatti  puo 
negare  che  trachiti  e  tefrine  sono  slate  sollcvate  dal- 
r interno  del  globo,  e  le  ultima  io  sono  ancora?  con- 

(1)  Trails  element,  de  geologie  Paris  18 JO  pag.  27 i. 


21 
ciossiaclie  por  venire  eruttate  tali    sostanze  e  giuoco 
forza  convenire  che  soiio  sollevale,  ed  in  quesld  senso 
io  amnn'tto   i  sollfvamenli. 

E  se  puo  difl'erL'iiza  alcuna  notarsi  fra  i  soiieva- 
menti  di  eru/ione  ed  i  sollovamciiti  propiiainenle  delli, 
mi  seinbra  consislere  nell'  csst^re  i  primi  accoriipa- 
giiati  da  corso  di  materiali  fluidi  o  paslosi,  con  spri- 
gionarneiilo  di  vapufi,  di  gas  e  di  soalanzc  pluloni- 
clii'  iiicocrenti,  ed  i  second)  dal  quielo  innalzamenlo 
drila  roociu  pluloiica  che  sollcva  il  siiolo  sopraslai- 
te,  io  rompe,  e  ncl  cenlro  di  esso  inoslrasi  scnza 
essere  corsa  sul  leneiio  circo>lante ;  el  in  questo  'iio- 
do  puo  chiainaisi  una  eruzione,  un  sollevainenlo  iin- 
peluoso,  ed  un  sollevamcuto  puo  diisi  una  lenla  e 
quiela  eruzione. 

Ecco,  dunque,  come  i  sollevaraenti  si  ligano  alie 
enizioni.  ♦^  quosle  come  confiiiano  con  i  primi — La 
It'Ofica  istessa,  difalli,  puo  rendcre  ragione  degli  uni 
e  deJIe  allre — Gosi,  se  la  roccia  pluloaica,  che  dalla 
parte  nui<la  del  nocciiiolo  t<'rri'Stre  si  fa  strada  a  tra- 
verse del  suolo,  e  stata  in  contatto  duli'acqua,  i  va- 
pori  ed  i  gas  che  dalla  decoinpusi/.ione  di  qucsta  se 
ne  svolgono,  rendono  impeluoso  il  sollevameiito,  in 
caso  conlrario,  cioe,  se  I'acqua  non  vi  ha  avuto  ac- 
cesso,  la  pasta  plulonica  quielamenle  s'lunalza,  roin- 
pendo  gli  strati  del  suolo  soprast.mte,  e  produce  una 
quiela  eruzione,   ossia  uii   sollevamenlo. 

In  questo  modo  considoralo  1'  andamento  della 
natura  nella  produzione  di  questi  fenonieiii,  si  vede 
chiaro,  die  I' Etna,  li  Vesuvio,  Strombidi,  Vulcano  ec. 
sono  vulcani  di  eruzione,  perche  le  materie  pluloni- 
che  solievat(!  sono  stale  taiilo  quantitative  da  oUre- 
passare  gh  orii  did  cralere  e  fluire  sopra  il  suolo  vi- 
cino,   sono  stale  accoiupaguale  da    imnicnsi   vapori  e 


22 

gas,  fla  qiianlita  prodigiosa  rli  maloriali  incoeronti, 
(•he  gcttali  nell'aria,  dall' iin|)el()  dc'prinii,  haimo  pro- 
dotto   il  craleie  di  eruzione. 

Alio  inconlro,  il  cralcre  di  Aslroiii  ed  allri  si- 
mili,  che  da  a  vedcrc  la  loccia  tracliilica  nol  sii'o 
cenlro,  che  ha  rotio  il  suoio  e  prodollo  F  alzaniento 
degli  slrali  di  quel  tufo  pomicoso,  vi  presenta  un 
cratere  di  solievaincnto  ;  e  cio  perche  la  trarhile  che 
si  e  sollevala,  e  stata  impolente  a  polor  lluire  siil 
sunin,  e  stala  scompagnata  da  una  quantila  di  \apori 
e  gas  e  da  maleriali  incoercnli,  ed  ha  formato  il  cnsi 
dello  cratere  di  sollevamenlo — Or  tiillo  cio  lo  lo  cre- 
do;  ma  non  posso  mai  indurmi  a  credere  di  essere 
formate  da  sollevameriti  le  catciie  delle  moiilagne  che 
cingono  la  superficie  del  nostro  globo,  nelle  dodici 
o  Iredici  epoche  che  ie  sono  slate  assegnale ;  iion 
posso  indurmi  a  credere  che  la  superficie  ddla  terra 
nei  suoi  primi  period!  di  raffreddamento  iiu)>trossi  le- 
vigala  e  senza  nessuna  proeminenza  o  depressiune  o 
disugiiaglianza;  non  posso  credere,  che  le  conchiglie 
fossdi  che  vedonsi  nelle  piiJ  alle  munlagne  vissiro 
nel  profoiido  del  mare,  ed  a  qudle  alhirr  luroiio  tra- 
sporlate  dal  sollevanu'nlo  liel  >ui)lo;  noii  posso  cre- 
dere, finalmente,  die  tali  solltvainenli  h.inno  pru- 
dolto  lo  sloganiento  degli  strati  onzzoiilaii,  riducen- 
doli  iiiclinali  o  verlicali,  ora  e  qiiesla  parte  dclla  ipo- 
tesi  de' sollevameriti  clie  io  ho  scnipre  rilintato  in 
altri  miei  scrilti,  ed  in  queslo ;  e  se  nn  losse  le- 
cilo  di  prcdire  il  dcsliuu  di  tale  ipotesi,  direi,  che 
verra  tempo,  e  non  ni'illo  lonlano,  in  cui  si  senlira 
il  bisogno  di  ricorrere  alle  lonti  del  sapere  geologico, 
a  Sienone,  a  Werner,  a  de  Sausseure,  a  De  Luc  e  ad 
altn  simili  maestri  per  ispicgare  molli  t'cnomeni  del- 
1' altissinia  scii  nza  della  teiia,  ie.->lilucndo  ai  due  gran- 
di  agenli   della  naluia,    I'acqua  ed   il   I'uocu,   cio    che 


23 

realiiu'nt(!  gli  apparlione,  menlre  se  i  Neltuuisli  lar- 
glieggi  ir>ino  in  favore  dell'  una,  bisogii;i  confessare, 
che  i  Plulonisti  soiio  stall  ingiusli  nel  loglierie  gran 
parte  del  siiu  pott-re. 

Dalle  cose  delle  ne  risuila. 
\.  Che  lo  Steoone  iioii  penso  mai  alia  ipotesi 
de'sollevamenti  aminessa  dai  moderni  geoiogi,  e  che 
conosccva  le  cause  vere  che  haiino  prudotlo  lo  rial- 
zamenla  degli  strati  paralelli  all'  ori/zoiile  de'  terreiii 
di  sedimento,  e  che  qutste  cause  furoiio  i  fuochi  vul- 
canic!, i  tremuoli  e  la  corroMoiie  prodotia  dalle  ac- 
que  della   base  degli  slrali   stissi. 

2.  Che  vi  sono  de  teirem  in rlinati ,  non  gia 
perche  dislocali  da  cause  secondarie,  ma  in  tal  situa- 
zione  primitivamente  formali. 

3.  Che  i  sollevameiiti  delle  catena  de'monti, 
che  cingono  la  terra  sono  ipotesi  non  adaltabili,  inen- 
tre  naequero  nella  consolidazione  della  corteccia  (i(;l 
nostro  globo,  e  quindi  il  preteso  slocaineuto  degli 
strati  da  essi  prodotto  deve  rigettarsi. 

4-.  Che  non  puo  assoluiainente  negarsi  la  emer- 
sione  di  recce  plutoniche  dall' inlerno  della  terra;  ma 
che  tale  emersione  non  Jifferisce  essenzialmente  dalla 
eruttaziuue  delle  rocce  vulcaniche,  ma  nel  solo  ijrado 
di  energia  e  di  quantita  delle  soitan/-e  sollevate  o 
erutiate;  in  modo  che  i  sollevamenli  e  le  eruzioni 
sono  un   prodotto  della   medesiina  causa. 

5.  Che  i  cralerini  di  sollevamonlo  differiscono 
solnmenle  da  quelli  di  eruzione  per  es>ere  il  prodotto 
dello  sfor/.o  della  roccia  pluloiiica.  che  innalzandosi 
rorape  il  suolo  circostanle  ed  in  tale  slato  riniane,  nel- 
I'atlo  che  la  roccia  islessa  manifesta^i  nel  centro  impo- 
tente  a  fluire  sul  suolo  contigno  ;  ed  i  crateri  vulca- 
nici  sono  prodolti  dalla  caduta  delle  materie  incoerenti, 
che  preudoQO  la  lorma  di  cono  laglialo  alia  somuiila. 


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1     i 


lElORli 


DEL  PROFESSOKE 


^iiia^<E>  <&ISE£SS22Sa.iliS<£> 


LITTA  RELLA  TORRATA  OSDinARIA  DEL  12  AGOSTO  1841. 


l.-',-.'  'v--  /  ' 


*Ua  dfmnra  Ji  un  mese  a'Bagni  di  All  in  compagnia 
di'l  mio  nipule  sig.  Felice  Di-Stefano  e  deila  di  lui 
iamiglia,  mi  ha  dato  terapo  eu  opportunila  di  visilar 
di  bel  nuovo  con  piii  comodo  la  forinazione  dello  sci- 
sto,  che  coslituisce  in  que'  conlonu  il  monlagnoso 
lerreno. 

Tornando  a  passare  ancbe  questa  volta  per  la 
cosla  di  Tauiomina,  ho  rivolto  altentamente  lo  sguar- 
do  a  qutlla  iiiteiessanle  linea  d'  incavo  che  ofiie,  pa- 
railela  al  livello  del  mare  ed  aU'aitezza  di  dodici  piedi 
circa,  la  roccia  che  a  perpendicoio  in  esso  »i  im- 
merge.  Essa  comincia  dalia  parle  nieridionale  del  Ca- 
po s.  Andrea,  lo  accompagna  in  giro  per  la  curva- 
tura  del  picciol  seno  delle  PcifjUare,  ma  non  cosi 
cliiaramente  come  nella  penisola  che  segue  ,  ove  la 
incavalura  e  marcatissinia,  c  sempre  ulla  slessa  al- 
tezza:  essa  non  e  piu  larga  di  palmi  due,  ma  va  elar- 
gandosi  e  nslringendosi  talvolla  a  seconda  della  mag- 
giure  o  miiiore  tenacila  della  roccia.  ISe  quivi  sol- 
lanlo  e  essa  visibile ;  che  ben  pno  ravvisarsi  negli 
seugli  della    spiaggia  di  Barbarossa ,  ed  e    juaroalii- 


28 
sima  per  tullo  il  fratlo  del  capo  di  s.  Alessio,  e  sem- 
pre  consorvando  lo  slcsso  livello. 

^'el^  iiidagar  la  possibile  origine  di  questa  linea, 
cosl  parallelampiile  al  ina-re  incavala  nella  roccia,  la 
prima  idea  che  pieseiitasi  alia  mente  si  e  cbe  essa  sia 
uata  dair  urto  delia  siiperficie  ondeggiante  del  mare, 
una  pressoche  simile  iiicavalura  polcndosi  facilmcnle 
osscrvare  nella  stessa  roccia,  all'attuale  livdio  del- 
I'acqua;  talclie  dovelle  il  mare  baltervi  coiilro  per 
lunga  ela  a  quell' altezza:  e  che  in  oggi  abbassalo 
nel  suo  livello.  non  meno  di  dodici  piidi  circa,  ha 
lasciata  scoperla  quella  linea  prodolla  dalla  sua  forza 
corrosiva.  La  seconda  idea  si  e  quella  che  tale  ele- 
vazione  dail'  alluale  livedo  del  mare,  non  poleva  al- 
Irimenti  avvenire  che,  o  per  sollevamento  dtlla  roc- 
cia,  0  per  abbassameDlo  del  mare  slesso. 

E  qui  lunga  disamina  verrebbe  a  nascere  sul- 
la  probabilila  dell'  uno  o  dell'  allro  avvenimento  ;  ne 
jo  voglio  su  di  cio  intrallenermi,  atlenendomi  per 
adesso  alia  sola  riflessione ,  che  il  parallelismo  ed 
orizzontalila  di  quella  linca  coll'  altuale  superficie  del 
mare  soqo  troppo  contrari  all'  idea  di  un  sollevamento 
in  una  roccia  a  strati  precedentemente  inclinali,  che 
vengono  a  formare  un'angolo  acuto  colla  linea  slessa. 
Bla  non  si  puo  inlanto  trasandare  di  dar  peso  a  tale 
fenomeno ;  ed  io  invito  i  geologi  a  prestarvi  la  piu 
seria  loro  attenzione,  non  essendo  csso  meno  rile- 
vante  dello  sbueamento  delle  colonne  del  tempio  di 
Serapide  in  Pozzoli. 

II  conglomeralo  rossastro  di  scislo  argilloso  e 
framraenli  di  quarzo,  e  rocce  quarzose  e  lelspatiche, 
che  ha  tutto  I'  aspetto  di  una  grawacca,  siluato  a  fian- 
chi  de'calcarii  di  Tauromina,  e  che  offre  inferiormente 
una  roccia  di  calcislo  bluastro,  si  coinincia  a  scoprire 


^  29 

nella  cosla  dclle  Pagliare,  e  si  eslendn  sino  a  Bar- 
barossa  e  s.  Antonio,  d  ondc  riprciidc  per  poco  A 
suo  impero  il  calcario  yiurassico,  per  d,u'  liiogo  a'la 
pudinga,  lanle  voile  da  me  ccnnata  (!),  cho  in  di- 
verse rolazioMJ  lo  accompagna  sino  a  s.  Alessio.  E 
•quivi  non  puo  non  feiniursi  il  geulogo,  tulte  le  voile 
che  vi  passa  per  assicnrarsi  se  le  preccdenli  sue  os- 
servazioni  fossero  stale  esalle  neil'assegnare  la  vera 
giacituia  delle  recce,  che  in  si  diversa  guisa  aggnip- 
pale  fra  lore  si  presenlano. 

Quclla  pudinga.  la  quale  sin  da  Latojanni  for- 
ma le  colliue  che  snvrastano  alia  spiaggia,  si  arresia 
al  fianco  occidenlale  del  capo  s,  Alrssio,  ed  il  cal- 
cario a  belemnili  ed  auimonili  si  preseuta,  che  in- 
nalzasi  dal  mare  sino  al  Comuiie  della  Forza:  ma  to- 
slo  viene  inleirotlo  dal  conglomeraio  di  scislo  rosso 
e  fraiiimeiili  e  masse  rololale  di  rocce  quarzose,  co- 
me quello  di  Tauromina,  che  in  mezzo  alle  due  enor- 
mi  masse  di  calcaiio  si  giace,  sulle  quali  e  fabbri- 
calo  il  piccolo  forte  s,  Alessio :  e  sul  sito  ove  e  ta- 
gliata  la  strada  consolare  da  a  divedcre  come  e  infe- 
riore  al  calcario  eiurassico  della  Forza;  dimodoche  una 
sezione  verticale  di  questo  Capo  ofiVirebbe  un  calca- 
rio inferiore  sopra  del  quale  riposa  un  conglomeraio 
rossaslro  a  pasta  di  scislo,  e  queslo  nel  mentre  che 
per  N.E.  si  prolunga  sino  alia  curvatura  della  costa 
di  s.  Alessio,  sosliene  superiormente  il  calcario  della 
Forza  e  di  aitre  monlagne.  Daila  parte  di  ponente  poi 
al  primo  inferior   calcario  si  appoggia  la  pudinga    di 

(1)  Sulla  Costa  nicriilionale  della  Provincia  di  Messina-i^. 
Alti  Ijiocn. 

Sill  Tltioiio    ijiiirassico  di  Sicilia  del, 
Elementi  di    Geoli)i<id...  pag.  221. 


30 
sopra  cennata,   nello  condizioui  stesse  del  conglome- 
ralo  rosso. 

Dielro  il   piccolo  Comuiie  di  s.  Alessio  lo  scislo 
carbonoso  appalesa  porzione  dolla  fragile  sua  roccia, 
che  facilinente  accoinpagnasi   luiigo  la  fiumara  vicina 
soltoposto  al  gresel  al  calcario  giurnssico.  II   terre- 
no    moiitagfioso,   da  s.  Alessio  si  no  a  Savoca  Fiufiie 
di    Nisi  ed   All,  si   adiKnitra    alquaoto    allontaoandosi 
dalla  spiaggia,  eil  uii   basso  lerrono  areoario  in  gran 
parte   e  di   scisto    decomposlo    occiipa  il   basso    delle 
valli,   ed  oifre  un  suolo  alto  alia  vegelazione,  per  cui 
gli    agruini,   le  viti,  gli  ulivi  e  varii  allri  alberi  fiut- 
liferi,   lion  die  le  pianle  ortensi   verdcggiaiio   in  tulto 
quel  liltorale. 

A  Fiuine  di  Nisi,  dalla  parte  del  mare  quasi  sola, 
signoreggia  la  forniazione  dello  scislo,  colaiilo  estesa 
ill  quesla  parte  di  Sicilia,  e  della  quale  ini  sono  in 
questa  occasione  principalnit^te  occupato. 

A  coiniiiciare  daila  paiie  die  coniiiia  colla  spiag- 
gia,  una  roccia  oonglonierala  si  appresL-nta   la  prima. 
11  autenale  che  le  serve  di  pasia  e  uno  scisto  decom- 
poslo, niisto  a  gran  quanlila  di  gres  sciolto,  Avvilup- 
pa  esso   un' immrnso   e  prodigioso  numero  di  ciottoliui 
di  quarzo,   di  scislo    piii  duro,  di    roccia  di    quarzo, 
e  di  calcario  a  grana  semicrislallina:  sono  essi  di  «a- 
ria  grandezza,  da  ([tiella  di  un  cece  sino  a  quolla  di  un 
pugno.  I   pitj  cumuiu  sono  di   quarzo  pingue  laltigino- 
so,  bianco  o  bluaslro;  quelli  di  scisto  veiigon  dopo:  ed 
i  pezzetti    rololati  di  roccia  di  quarzo  (quartz  telz)  e 
di    calcario    sono    piu    grossetli  e  pii!i    rari.   Tutta  la 
roccia  assume  un  color  giallaslro,  ove  ii   taglio  ddle 
strade  1'  ba  ridotio  a  picco:  ma  nella    superlicio  noa 
disturbata    e  di  un  color  piu  carico  che  da  nel   ros- 
saslro,   Conlieue  a  ([uaudo  a  quaudo    quakhe   traocia 


31 
di  ferro  ossidalo,  che  si  e  sparse  in  mezzo  al  male- 
riale  del  conglomeralo,  e  lo  ha  variamente  colorato 
di  rossaslro  e  di  bruno.  In  generale  puo  dirsi  essere 
cosliliiita  di  strati  mnllissimi,  poco  polenli,  e  spes- 
si ;  sovenle  distinli  per  li  inlerposizione  di  foglie  di 
scislo  alterato.  Gli  strati  inclinano  per  Jo  piu  da  N, 
a  S.  seguendo  cosi  il  pendio  deile  colline;  e  dalla 
parte  snporiore  essi  varino  diminuendo  in  mimcro, 
divenendo  la  massa  sempre  minora  come  la  softopo- 
sta  roccia  viene  alio  scopcrto. 

Questo  conglomeralo,  benche  evidenteraenle  so- 
prapposto  ad  all  re  rocce,  e  nato,  ancbt;  ad  evidenza, 
dal  Iritume  di  esse,  nnn  ha  Inlfavia  segno  alcuno  di 
resto  organico  di  qualsiasi  genere. 

A  dir  delle  rocce  clie  seguono,  non  potrei  no- 
minarle  nella  loro  successione  senza  servirmi  del  re- 
sultamento  di  tanle  replicate  osservazioni  ne'conlorni 
di  Ali,  dalle  quali  si  viene  a  conoscere  che  questi 
siti  fan  parte  della  formazione  ben  estesa  dello  scisto 
argilloso,  di  che  si  e  latile  volte  parlalo(l). 

La  roccia  principale  quindi  si  e  lo  scislo  argil- 
loso, il  quale  si  presenia  in  tiitte  le  forme,  in  lutli 
gli  stati,  in  liitte  le  possibili  allerazioni.  Esso  e  lal- 
volta  cosi  carico  di  mica  in  tritume,  e  di  grsna  lanto 
liiia,  che  quasi  lucidu,  argcnlino  e  doloe  al  lallu  av- 
vicmasi  al  taico,  Con  qiiesla  strultura  diviene  spesso 
compatto,  coerente  e  forte,  da  rcsistere  a'colpi  del 
piccone,  ad  obbligare  a  servirsi  della  polvcre  quando 
si  volessc  rompere ,  o  staccarlo  dalla  massa;  co- 
me osservasi  nella  nuova  strada  della  valle  di  Fiu- 
me  di  Nisi.  In  allri  sili  conserva  la  strultura  fogliet- 
lata,  e  facile  a    staccarsi    nolle  solite    foglie.  Quello 

(1)  Mem.  (il. 


32 

rosso  carico  e  sempre  a  lenui  foglietle  e  piu  faci- 
le a  ridursi  in  Irilume;  come  lo  e  del  pari  il  gri- 
gio  che  passa  al  biancastro. 

Ne'  contorni  di  All  lo  scisto  e  mescolato  al  gres 
biancasiro;  e  sebbene  non  abbandonasse  la  strutlura 
foglieltata,  pure  questa  varia  sempre  in  spessezza:  e 
da  quelia  di  una  mezza  linea  giunge  per  gradi  a 
qiiella  di  iin  palmo,  e  lalvoila  ancbi;  di  pii!i.  Ne'fian- 
chi  delle  valli  esso  e  nello  sluto  di  (aliscenza  e  di 
alterazione,  e  diviene  argilla  piii  o  nieno  I'ogliettata; 
pill  0  meno  plaslica,  ed  in  generate  costiluisce  un 
suolo  alto  alia  collivazione  delle  piante:  e  gli  agru- 
mi  5  gli  ulivi,  !e  vili  e  gli  alberi  frulliferi  vengono 
felici   ne'  fianchi  delle  menzionate  valli. 

In  una  di  esse,  della  de  bagni  cbe  si  apre  nella 
spiaggia  ove  sono  le  celebrate  acque  minerali  di  All, 
si  trova  lo  scislo  passato  per  gradi  alio  slalo  di  ar- 
gilla; ed  il  parete  della  roccia  e  lapezzalo  di  solfalo 
di  allumina  e  di  ferro,  di  un  color  verdasiro,  mislo 
ad  altri  sail;  nel  basso  poi,  ove  1' argilla  e  quasi 
plastica  essa  e  impregnata  di  gas  idrogene  solforato, 
che  facilmente  sentesi  esalare  nel  discavar  de'  pezzi 
di  quelia  roccia.  I  paesani  fanno  uso  di  questa  ar- 
gilla stemprandola  in  acqua,  in  talune  malaltie  cu- 
tanee,  attribuendovi  le  qualita  stesse  che  ban  reso  ce- 
lebri  le  acque  di  All. 

Ne'  siti  inculti,  e  poco  traltabili  per  acclivita  e 
ripide  scoscese,  lo  scislo  e  covcrto  di  selvaggia  ve- 
getazione  di  piccole  piante,  di  cui  le  piu  comuni  so- 
no le  qui  sotto  segaate(i)»  ; 

(Ij  Fesitica  aialiov  i.  ,     i  ,;    . 

Grainineae  variae 
Euphorbia 
Cap^turis 


33 

In  quando  aila  inclinazione  dello  scisto  puo  dirsi 
in  generale  che  pii6  riyuardarsi  come  direlta  da  S. 
a  N.^  opposta  del  tratto  a  qiiella  del  congloinerafo, 
che  e  da  N.  a  S.;  le  sue  variola  poi  possono  ridursi 
alle  seguenli, 

1.  Scisto  rosso,  con  variola  di  tessitura  nella 
doppiozza  dclle  sfoglie,  e  di  colore,  dal  rosso  bruuo 
al  rosso  lacca. 

2.  Verdasiro,  con  gra(lazioni  sino  a!  verde  di 
aglio.  Quesle  varicla  [)oi  .soiio  piu  die  allre  venate 
spe.sso  da  filoiicelli  soUili  (?  relli  di  quarzo  a  I'ogiie, 
che  lagliano  la  roccia   in   vari'!  direzioni. 

3.  Giallastro,  con  gradazioiii  sino  al  bianco 
sporco. 

4..   A  superficie  lucida  argentina. 

5.  A  grossi  iastroni,  e  quasi  compatto, 

6.  Mislo  a  calcario,  e  diviene  aliora  frammen* 
tario,  divideiidusi   iu  pezzelli  parallelopipedi. 

7.  Misto  a  gres  di  vario  colore. 

8.  Nello  slalo  di  fatiscenza. 

9.  Ridolto  in   IriUiine. 

10.  Ridolto  ad  argilla  quasi  plastica. 

Molte  sono  In  rocce  incorporate  nello  scisfo;  e 
dislinte  piij  che  allre  sono  poi  le  calcaree,  e  le  quar- 
zose,  che  distinlameule  anderemu  rapportando.  ii  cal- 

Nepeia  ■-   •' 

Psni'dlia 

Pf'ilhinii 

Audfiullif' 

('iijtmum 

Oh'iDidcr 

Erigvron 

(j(iclit>;  opnnlin       '''" 

AqnuA  capitis  ec.      •'  '''"'       5   "'^' 


34  .        . 

cario  che  in  lutti  i  siti  rlella  formazinne  compnrlsre 
inferiore  agli  altri  e  quello  a  grana  seniicrislallina, 
di  una  tenacita  e  cotreaza  eslrenia ,  venalo  seiiijue 
di  spalo,  ma  variante  nel  colore;  esso  e  lalvolta  bin 
con  larii'he  vene  bianchissime  e  Jislanli  ii:i;i  dall'  al- 
Ira,  ed  e  allora  in  graudi  masse  ;  tal'  allra  ie  vene 
suno  piocole  e  spesse,  e  la  striitlura  e  allora  pri  sso- 
che  fogliettala,  o  che  facilmenle  ronipesi  in  pi  zzetli 
paralleiopipedi:  e  nel  petto  del  Capo  di  Alt,  ii  ta- 
glio  deila  roccia,  per  ia  cuslruzione  della  strada  con- 
solare,  apparisce  questo  calcario  anche  ondiggiante, 
e  quasi  contorto  come  lo  scislo. 

In  grandi  masse  ed  in  estensione  maggiore  ap- 
presentasi  ii  calcario  rosso,  ugualmente  venato  di  spalo 
ed  a  grana  seinicristallina;  esso  varia  nel  colore,  dal 
rosso  carico  al  piij  sbiadato,  e  passa  al  grigio  ed  al 
biancastro.  Nella  strullura  varia  allrcsi  dal  tenacemenie 
compatto  al  fragile,  passando  per  gradi  ad  esser  piii 
grossolano  e  piij  facile  a  rompersi  in  pezzelti. 

Suscettibili  di  politura  quesli  calcarii  offrono  un 
eccellente  materiale  alle  decorazioni  architelloniche,  po- 
tendone  estrarre  delle  colonne  intere;  come  puo  ve- 
dersi  nelle  chiese  di  Fiume  di  Misi,  ed  in  qudla  di 
All,  senza  parlare  delle  masse  minori  ad  uso  di  basi, 
di  archilravi,  di  stipili  e  di  pavidienti.  Qiiesti  calcarii 
pero  non  sono  tiitti  isolati  e  dislinli  nella  I'orniuzione 
dello  scislo:  inolti  di  essi  si  veggono  evidenteinenle 
misli,  ora  a'maleriali  deilo  scisto  slesso,  ed  ora  a 
queili  delle  rocce  quarzose;  per  cui  ora  scislosi,  ora 
gresiCoriui  essi  appajono.  1  prinii  si  oll'mno  j'uglicl- 
lati,  da  poclii  poilici  di  spessezza  a  moili  paiiui;  eil  essi 
formano  per  lo  piii  degli  strati  dislinti  in  niezz"  alio 
scislo,  seguendo  tultc  le  varie  coiilorsioiii  di  (jiielia 
roccia,   come   colla  m;    siiua  thiarczz.i  tie  pitsla  i  i  in- 


35 

pii  il  tngllo  ilolla  slrada  del  Capo  ffrnsso  6\  AW  {\). 
1  calcarii  inisli  a' rii.lciiali  (Idle  roccc  quarzose  sono 
aiich'cssi  ill  piccoli  slr.iti,  nia  non  e  raro  il  trovarii 
in  masse  slaccate  e  ben  grossc.  La  grana  e,  in  qin;- 
ste  forma  Hi  roccin,  mvida  al  tatlo,  ma  neH'insieme 
non  manra  di  coniimlh  zza  e  di  tenacita.  Ve  n'  ha 
di  una  qnalila  pin  (inn,  ed  e  ricercala  per  pietrada 
alliiare  coltrlli  o  piu  grossolani  strumenli  da  laglio. 
Le  varicia  die  iio  poliilo  iiotare  in  questi  col- 
caii    SI    riiiiicciiio   alle   Mi;iiriili. 

1.  Bill  a  giaiia  cnslalliiia-compalta,  venalo  di 
spalo. 

2.  Bill  a  grana  srmicri.slnllina,  di  aspelto  sci- 
stoso,   e  rriiiDiiu'iiliiio. 

3.  Bruno  a  grana  compalla  venato  di  spalo,  a 
piccole   vene.. 

4-.  Bruno  rossaslro,  oompatto  con  ossido  di  ferpo 
sparso   nella   ma.«sa,   e  che  ne  facilita  la  faliscenza. 

3.  Rosso  agrana  semicristallina,  venato  di  bianco. 
a    larghi    inlervalli. 

6.  Rosso  carico,   venalo  di  spalo. 

7.  Rosso  sbiadalo     d.  d. 

8.  Voniaslro,   nll^to  alio  scislo  argilloso. 

9.  Impuro,   grc.siforme   vorderognolo. 

10.  Inipiiro   gresilorme   bninaslro. 

H.  Impuro  gresiforme  giallasiro,  con  degrada- 
zioni   sino  al    bianco  spi>rco. 

12.  Cmiipatlo  a  varii  colori,  ma  de' quali  il  rosso 
e  pill  comune;  esso  avvicinasi  a  quelli  del  gruppo 
giurasMco. 

13.  Framinenlario  in  mozzo  al  quale  si  trovano 
pezzelli  di  calcario  saccaroiJe  e  di  bardiglio. 

(I^   FiiT.    1. 


35 

Le  rocce  quarzose  si  riikicono  al  quartz  feh, 
ed  al  gres  cbe  da  questa  deriva.  Varia  e  la  slrut- 
tura  del  primo;  quello  in  massa  e  per  lo  piu  rossa- 
stro  venalo  di  quarzo  pingue;  la  sua  grana  e  miim- 
ta,  coerentissitna,  luccicanle,  ed  il  quarzo  pingue  delle 
vene  passa  dai  bianco  al  biuastm.  Ve  n'  lia  di  quello 
a  siruttura  scisloide  di  color  grigiaslro  a  grana  piu 
grossolana  e  meiio  coereiite.  Qoi'sto  si  trova  quasi 
sempre  in  piccoli  strati  Ira  lo  scislo,  inentre  qiulK)  m 
massa  vi  sla  incarcerate,  seiiza  seguire  una  regolare 
giacitura, 

Oltte  a'calcarii  ed  alle  rocce  quarzose,  nella  fiii- 
mara  di  All,  in  conlrada  Canalello,  nel  petto  della 
roccia  dello  scisto  che  le  contiene,  trovaiisi  frammisti 
bianchi  di  calce  solfata,  inclinati  da  S.E.  a  N.O,  per 
per  lo  piij  in  piccoli  slralicelli,  spesso  a  superficie 
di  mica  in  irilume,  color  bigio  chiaro  che  passa  al 
bianco,  di  slrullura  saccaroide;  quesli  banchi  si  vaa 
ripelendo  in  varii  puoti  della  roccia,  ma  piu  inipuri 
e  poco  estesi.  Racchiudon  essi  a  qiiando  a  quando 
de*  blocchi  di  calcario  blu  venalo  di  spalo,  e  vi  si 
adatlano  in  tuiti  i  sensi  co'  loro  slralicelli  parallela- 
mente  (1).  Queslo  gesso  si  cava  ad  uso  di  I'abbrica, 
e  uel  silo  stesso  alpeslre  e  scosceso,  eniro  a  due 
grotle,  delle  di  Creso,  si  calr-ina  in  piccole  fornaci, 
si  batte  e  si  crivella,  e  poscia,  non  senza  pericolo, 
si  porta  giii  nella  valle  ad  inconlrarc  la  slrada  car- 
rozzabile. 

Han  giovato  particolarmente  a  far  conoscere  la 
slrullura  delle  monlagne  in  questa  parte  di  Sicilia  i 
lagli  clie  se  ue  son  falli  per  le  slrade  provinciali  e 
cumnnali;  e  quolla  nuuva  di  All  mclle  alio  scoperto 

(1)rig.6. 


57 
le  conJizioni  di  giacitim  de!le  menzicnalc  rocce  cal- 
can  e  quarzose  in  rapporlo  alloscisto,  ed  al  conglo- 
morato  che  le  ricopru  i-'  rrrfp,  ii  quale  h  costiluito 
da'materiali  in  trilume  e  rololati  delle  sJesse  rocce, 
come  abbiam  detlo,  ed  assume  in  molti  puati  Taspelto 
di  una  ^rawacca. 

Finalmente  Ifi  miniere  metallichedi  Fiume  di  Nisi, 
tanlo  conosciute.    sono  nella  formazione  slessa, 

Queslo  e  cjuaolo  puo  dirsi  in  generate  delle  con- 
dizioni  geognostiche  de' contoriii  di  Ali;  ma  vi  sono 
peio  in  essi  tali  particolarita  che  meritano  una  dislinta 
menzione. 

Tulta  la  roccia,  prinripalrnente  del  C.ipo  di  Ali, 
merce  il  taglio  che  se  n  e  talto  con  iugenli  spese 
per  la  strada  consolaro  da  Palermo  a  Messina,  olTie 
una  varieta  di  copjbinazior  i  delle  uicnzinnate  rocce 
che  non  si  sarebhe  scoperta  giaminai  senza  quesla 
favorevoie  circostanza,  We  meno  interessanli  riescono 
per  la  slessa  ragione  le  nuove  strade  di  All  e  di  Fiu- 
me di  Nisi. 

La  valle,  ove  scorre  sino  ad  un  certo  tratlo  il 
fiumiceilo  di  queslo  noine,  e  lorluosanienle  aperla 
nella  formazione  dello  scisto:  e  questa  roccia  e  ivi 
argenlina  all'  aspetto,  carira  di  tiitume  fioissimo  di 
mica,  e  lale  da  rassomii^Iiarsi  ad  un  lalco.eper  la  su- 
perflcie  unluosa  che  ofire  al  talio:  easa  e  venala  lutta 
di  quarzo  piugue;  inteirolla  non  ostanle  da  fdoni 
V  da  masse  di  varia  raole  di  calcario  varianieote  co- 
lorato,  di  granasfniicnstidliuu,  M::iaLu  ui  spalo,  u  vcuc 
ora  piccole  e  spesse,  ora  larghe  e  rare. 

In  molti  luoghi  assume  una  strulluia  coereole 
e  compatla,  ma  per  lo  piii  porta  il  carallere  fissile 
della  roccia  principale  deila  fonnizione.  Quesla  ntlla 
grau  parte  de' parcli  deiia  \allc    priscnlaoi     alltiala, 


6S 
e  passa  per  gradi  all'  argilla,  si  come  in  tulla  In  sti- 
perficie  superiore  delle  colline:  ed  e  motivo  die  il 
suolo  che  nc  risulla  e  allissimo  alia  collivazione  della 
vigna  degli  ulivi  e  degli  aiberi,  e  nel  basso  a  quella 
degii  agrumi,  ove  le  aequo  del  fiumicello  sono  stale 
deviate;   per  cui   non  giungono  esse  a!  mare. 

In  varii  punti  le  rocce  quarznse  vengono  alio 
scoperto,  ed  e  quivi  che  le  tracce  di  solfuri  meldl- 
lici  manifeslansi,  e  che  si  sono  isliluili  varie  voile  gli 
scavamenli  per  trarne  i  rnatoriali.  Ualla  miniera  in 
fatti,  oggi  delta  di  Carbone,  un  sig.  Bick  trae  anche 
adesso  la  ganga  quarzosa  checonliene  galena,  pioniho 
argenlifero,  rame,  anlimonio,  schbene  non  si  possa 
dire  aver  trovato  de'  veri  filoni,  ed  ha  alzalo  una  mac- 
china  di  triturazione  e  di   lavanienlo  del   minerale. 

Jl  conglomerato  superiore  di  cioltolini  quarzosi, 
ha  quivi  per  pasta  lo  scislo  fatiscente  e  poco  qnar- 
zoso:  esso  e  quindi  poco  coerente  e  non  forma  solida 
roccia  come  quella  delle  valli  e  del  Capo  di  All. 
Esso  e  inclinato  co'  suoi  piccoli  strati  da  ^'.O.aS.  E. 
quasi  come  tutto  il  il  conglomeialo  di  qui''coiil(irni,  v.ile 
a  dire  da  Fiumi  di  ^i.si  bn^so  al  Caj)o  (jrosso,  ^nn 
contiene  ne  traccia  ne  vesngio  alcuno  di  rcslu  orga- 
nico:  quivi;  pure  il  ferro  vi  si  mcscola  in  o&sido  in 
varii  modi;  talvolla  in  ro^noni  e  tal'  allra  dilavato 
e  sparso  Ira  il  materiale  della  roocia. 

La  nuova  strada  di  All  superiore,  cominciando 
a  salire  dal  piano  verso  quel  piccolo  comune,  ha  ta- 
gliato  lo  scislo  che  passa  per  gradi  ad  argilla  di  va- 
rii colori;  dal  bianco,  v.\oe,  al  giallaslro,  al  roseo, 
al  rosso,  al  bruno.  Piu  innanzi  comincia  ad  osser- 
varsi  mescolalo  ad  un  gres  biancaslro  e  rossaslro,  e 
perde  la  slrutlnra  fissile,  assumendo  quella  in  massa, 
interrolla  da  filoni  paralleli  vorio-coloraii  del  maleriale 


39 

stessn.  II  conglorneratn,  piu  coerente  di  quello  di  Fiii- 
ine  di  l\iai,  ha  una  pasta  quasi  gresiforme,  co'  solili 
cinltoliiii,  cd  ap])oggiasi  alio  scisto,  di  sopra  menzio- 
nalo  con  iriclinaziono  tulta  opposta,  seguendo  esse 
quella  da  N.OaS.E.  nientre  lo  scisto  segue  qnella 
da  b.E.  aN.O.  Lfii  beliissimo  saggio  di  qucslii  op- 
posta direzione  si  trova  in  un  punto  delia  salita  su>l- 
della  nel  terzo  giro  dclla  nuova  strada  inlorno  alia 
piccola  valle  (1).  Si  scopre  a  quando  a  quando  un 
aitro  conglomerato,  clio  e  evidenlemeiito  inicriorc.  al 
sopracccnnato,  e  che  ha  per  pasta  lo  scisto  rosso,  in 
nulla  difTereiite  da   una  grawacca. 

Lo  scisto  intanio,  come  si  va  salendo,  apparisce 
variegate  ne'  colori,  ed  interrotto  da  filoni  e  da  slra- 
ticelli  di  roccia  quarzosa;  e  quesli  sono  cosi  ondeg- 
gianti  e  spssso  contort!  in  modo  da  fissar  !'  altcuzio- 
ne  di  chi  passa,  e  da  far  nascere  la  curiosila  di  coni- 
prenderne  la  causa  produllrice. 

Lo  scisto  allerato,  andando  sempre  verso  le  al- 
lure, contiene  grosse  masse  di  quarlz  fels,  pur  lo  piii 
color  rosso  venato  di  quarzo  pingue.  JNclla  parte  su- 
periore  poi  il  culcario  si  ammassa  in  potenle  ciglio- 
ue,  tanlo  nella  collma  di  poiicnte,  quanlo  in  tutlo  le 
aitre  della  massa  montngnosa  di  All  (2);  la  quale 
neli'insieme  e  costituita  di  scisto  alteralo  ueila  su- 
perficie,  dal  tempo  edallamano  dell'uomo,  che  l' ha 
reso  alto  ad  una  felice  colliv;izione.  La  inclmazioue 
di  quest' ultimo  calcario  e  in  generalo  da  S.aiN.  o 
al  piu  da  S.  E  a  A,  0. 

iUa  sopm  tutti  qucsti  luoghi  e  degno    di    oiser- 

(1)  Fig.  2. 

12)   IM^.    i 


vazione,  come  accconai,  ii  Capo  grossa,  di  cui  la  roc- 
cia  e  stata  tagliala  a  picco  sino  ad  una  bastanle  pro- 
fondila.  lo  ho  voiulo  notare  tulte  Je  variela  di  recce, 
e  della  !oro  strultura  e  giacilura,  di  passo  in  passo, 
avendone  avuto  tuUo  il  tempo,  perche  ho  crt'dulo  do- 
versene  Irarre  delucidazioni  non  poche  nelle  leorie 
geologiche;  ed  ecco  quel  chs  ne  bo  ricavato, 

Venendo  da  Calaiiia,  dal  punto  ove  tennina  per 
tramontana  il  ttnirneiilo  delie  case  de'  Bagui,  la  ioc- 
cia  e  coverta  per  pochi  paesi  dal  detrilo  che  viene 
dair  alto,  e  inisto  iu  parte  a  resto  inl  conglomeraio, 
di  che  si  c  parlalo  di  sopra;  essa  e  di  uq  calcario 
giallastro  frdoimunif-rio,  in  uii*amii>assarneuio  di  ma- 
teriale  scisioso  allerato:  ed  il  calcario  stesso  c  in  niolli 
punli  a  straticelli.  ma  roUi.  a  pi<;coie  riprese,  e  si- 
mili  a  matloai  sopra  iiiiposli  uno  all'aitro,  ed  incli^ 
nali  da  S.  a  N.  il  calcario  blu  veaato  di  spalo  vi  sla 
in  blocchi,  staccato  e  talvolla  frammonlario  anch' esso. 
Dopo  170  passi  e  sino  a  300,  il  calcario  si  fa  in- 
feriore,  e  sembra  cosliluire  la  massa  cenlraie.  Si  rom- 
pe  esso  in  pezzelti  parallt-lopipodi,  e  di  color  blu- 
aslro;  ma  ioslo  diviane  rossaslro  oou  vene  di  spalo. 
A  480  passj  la  roccia  forma  un'  angoto,  ed  e  stala 
tagliala  lasciandone  una  massa  significanle  dalla  parte 
del  mare;  e  quivi  essa  e  un  miscugSio  di  scisto  e 
di  calcario  bluastro,  che  assume  ancb'  esso  la  strul- 
tura fogliciiaia  L.1  ondojr<ccia.-ie  per  io  piii. 

Per  un  tratb  di  cento  passi  circa,  ove  appunio 
e  alzata  la  coionnoiJa  milliaria  di  n.  21 4-,  il  calcario 
preseotasi  iu  masse,  giallastro,  coverto  daila  roccia 
caloareo  scistosa  altorata,  fra  la  quale  si  veggono 
molte  masse  di  scisio  rosso;  fra  questo  calcario  ed  il 
precedsnie  i  solchi  e  le  incavalure  della  roccia  sono 
picne  di  dstiito  ailuviule.   A  730    passi    torniino    ad 


osscrvarsi,  nel  corpo  del  calcario  mezionalo,  sIraticelH 
(V\  calcario  rolti  a  guisa  di  matloni  ed  inclinali  come 
i  priini  da  N.E.  a  S.O.,  e  la  niassa  del  calcario  pre- 
senla  in  molli  punti  un  cerlo  ondeiigianiento  di  slrali; 
ma  giungendo  a  780  passi,  si  vede  riprodotto  il  cal- 
cario blu,  sopra  del  quale  il  precedente,  e  lo  scisto 
rosso  vi  sta  a  fianchi  e  sopra;  gli  strati  intaoto  mo- 
stransi  qui  inclinati  da  S.O.  a  N.E. 

Un  miscuglio  di  questi  calcarii  con  una  lumul- 
luaria  inclinazione  di  strati  si  fa  vedcre  per  un  tratto 
di  90  passi,  e  quivi  un  piccolo  avvallamcnto  comin- 
cia,  che  separa  per  43  passi  circa  i  menzionati  cal- 
carii dailo  scisto  rosso,  il  quale  dail'  alto  al  basso 
quasi  solo  si  ammassa.  II  taglio  perpendicolare  della 
roccia  ha  qui  immensamente  giovato  a  palesarne  la 
struttura,  che  diflicilmente  puo  descriversi  in  tutle  le 
sue  varieta  di  straliGcazione,  e  nelie  contorsioni  spe- 
ciosissime  delle  sue  sfoglie.  Da  principio  infalti  esso 
e  a  stralicelli  a  fcltucce  rossastre,  giallastre  e  bianco- 
sporche,  alternanti  con  roccia  calcareo-scistosa  di  va- 
ria  spessezza,  da  poche  linee  ad  un  palmo  circa; 
ma  tosto  a  950  passi  la  inclinazione  di  questi  strati 
da  S.O.  a  N.E.  si  cangia  in  una  contorsione  piij  mar- 
cata ;  e  non  solo  lo  scisto  ma  due  strati  del  calcario, 
di  circa  3  palmi  di  doppiezza,  i  quaii  seguivano  la 
slessa  inclinazione  doveltero  cedere  alia  contorsione 
dello  scisto  o  si  curvarono  anch'  essi,  rompendo  a 
quando  a  quando  la  loro  massa  per  ripiegarsi  come 
la  roccia  che  sostenevali  (1).  Segue  un  miscuglio  di 
di  scisto  aitttrato,  di  calcario  impuro  e  fatiscente,  e 
di  dclrilo  alluviale. 

A  1060  passi  si  Irova  lo  scisto  di  apparenza  di- 

(1)  Fig.  3.  > 

6 


Ml 
versa  nel  colore,  che  e  bluastro,  nella  slrultura  poco 
roo-lietlala  e  nella  inclinazione  verso  il  cuore  della 
roccia,  con  varie  conlorsioni  ed  ondoggiamenti ;  esso 
presenta  iiiollre  rton  po<  he  fendiliire  in  varie  din-zio- 
tii,  che  sono  le  vere  giunltire  cli  tessitura,  ri^uar- 
daiido  la  roccia  come  una  mas-^a  sola  ncll  insicmc  : 
esse  infcilti  non  segiiono  regolarila  alciina,  e  laglinno 
la  roccia  in  lulti  i  sensi ;  ne  relle  o  inclinate  sola- 
mcnte  si  osservano ,  ma  ancbe  curve  e  talvolta  on- 
dcuj^ianti. 

A   1100  passi  lo  scislo  bluastro  e   sottoposlo  a! 
calcario  scisloso  fatiscente ,  e  lo  scislo  ros>o  |o  rico- 
pre  nell'alto.  Vengono  quivi  a  coiitatto  dui^  opposte 
inclinazioni  di    strati;  ed  a   1H0  passi  lo  scislo  va- 
riegato  si  presenla  in  tulle  le  possibili  contoisioni,  e 
principalnionle    nel  principio    della    piccola   valle  che 
divide  lo  scisio  rosso  dal  calcario    framnu'tario   supe- 
riore  ed  a  piccoli  straticelli  (1).   L' apertura  di  quolla 
valle,   ove  la  slrada  passa  sopra  un  ponte    ad   un'ar- 
00  solo,  eslendcsi  per  110  passi,  e  la  roccia  che  se- 
gue ofFre   il  calcario  a  piccoli  strati  incliriali  a  K.E. 
nella  massa  dello  stesso    calcario,   ma  impuro  e  sci- 
sloso. A   1360  passi,  lo  scislo  bluastro  iipparisce  in- 
feriore,  e  mislo  al  detto  calcario:  esso  contiene  molle 
Assure  e  crepacci,  quasi  verticali  e  ripicne  di  detrilo 
posteriore.  Ma  a   1430    passi    ricomparisce  lo   scislo 
variegalo,  a  foglie  quasi  verticali,  con  allernanze  di 
scislo  allerato  giallastro. 

Una  valle  piu  ampia  si  apre  da  qui  in  poi  nello 
scislo  rosso,  a  parete  concavo  dal  lato  della  Torre, 
e  si  estende  per  1-46  passi.  La  roccia  ricomincia  col 
rilorno  del  calcario  blu  venato  di    spate,  a  straticelli 

(1)  Fig.  4. 


quasi  orizzonlali  per  un  huon  tralto,  e  poscia  si  rom- 
pe  in  blocchi  e  viene  abbraccialo  dal  calcario  scisto- 
so  impuro.  Si  estende  in  tal  modo  jier  90  passi  circa,  e 
a  1830  passi  si  Irova  in  masse  piu  solide  bluaslre, 
fra  quelle  allerate  e  tagliale  da  fissure  ferticali.  La 
rupe  sopra  di  cui  sta  la  torre  del  (^apo,  e  di  calca- 
rio inclinalo  a  N.E.  e  sopra  e  coverlo  da  quello  fram- 
iDentario  ed  impuro,  con  delrito  piu  moderno  sine  al 
lermine  del  Capo  a  2000  passi.  L)a  Ji  in  poi  segue  il 
calcario  smo  alia  piccola  valle  die  si  apre  nella  cur- 
valiira  del  lillorale;  d' onde  la  formazione  dello  scisto 
ro.>so  campi'ggia  quasi  sola  siuo  alia  Ilala  e  Guido- 
iiiandn,  intrrioUa  soltanlo  per  piccol  tratto  dalla  roc- 
cia  di  grawacca  a  pasta  di  scisto  rosso. 

La  Sjiiaggia  di  lullo  quoslo  tralto  de*  contorni  di 
All,  in  coiiliniiazione  di  quella  di  s.  Alessio  e  di 
Savoca,  e  inlieramente  costituila  di  ciotlolini  di  quar- 
zo  pingue.  di  scisto  di  varia  natura,  colore  e  consi- 
slenza,  <ii  scisto  miraci-o ,  di  calcarii ,  di  roccia  di 
fjuarz",  n)isti  a  sabbiime  o  terra  argillosa,  provenienti 
dal  di.>facimento  dolia  roccia  di  scisto  e  del  conglo- 
mcralo ;  e  pcrcio  die  nclla  parte  superiore  di  essa, 
bcncbe  nun  mollo  dolanle  dal  mare,  vi  vegetano  i 
gdsi  e  qualclie  vite. 

Vicino  al  Capo  di  AH,  e  distanti  del  mare  circa 
80  passi,  sorgono  le  acquc  minerali,  che  ban  dato 
il  nome  di  Bagni.  da  piij  di  un  secolo,  a  questo  sito. 
Da  principio  \enivano  in  ogni  anno  sgombrate  dal 
sabbioiu;  cbe  li  copriva,  e  per  li  due  mesi  di  luglio 
cd  agoslo  tcnevansi  aperte  a  que' che  venivano  a  I'ar- 
1)6  uso,  non  senza  gravissimi  mconvenienti.  Da  qual- 
che  tempo  in  qua,  nuMoe  il  lodevole  inipegno  e  par- 
ticolar  cura  del  cav.  Paolo  Granala  da  iMessina,  pro- 
prielario  del  silo,  si  sono  queste  acque  ridotle  in  ba- 


u 

gni  di  comoda  ed  elegante  forma.  Sono  essi  divisi  in 
Ire  capaci  stanze  circolari,  contigue  una  aH'allra, 
coverte  da  una  cuj'oletla  mobile,  congegnala  di  molte 
finestrine,  per  le  quali  a  piacere  rinnovasi  1' aria 
nelle  slanze  stosse  ;  oltre  di  quelle  che  servono  a  dar 
lume.  E'  singolare  che  in  essi  le  acque  variano  nelia 
temperatura  benche  da  poco  spazio  disgiunti ;  essen- 
do  nel  prime  a  tramontana  fredde  a!  gr.  19  R. ,  nel 
secondo,  ossia  medio,  al  gr.  23,  e  nel  terzo  al  gr. 
24- — Queste  acque  sorgono  dalle  fissure  della  roccia  di 
calcario  blu,  venalo  di  spate;  e  secondo  I'anaiisi  del 
sig.  Ricci  da  Napoli  conlengono  (1). 

Gas  idrogene  solforato  t 

Gas  acido  carbonico  (/         ,t;;        i.  i 

Bicarbonato  di  soda 

»  di  magnesia  .ii^ 

>  »  di  calce  /'''i '  i.  i,  i.  /,  -^ 

J)  di  ferro,  Iracce,  . 

Solfato  di  magnesia  -  '4™" 

Sosfato  di  calce — tracce,  >         i  ' 

Idrojodato  di  potassa  •    ■        • 

»  di  soda  i  -i."  ' 

9  di  calce  '    '         -'i'  1 

»  di  magnesia  "  '    '  '  '   .'''■I'-r 

II  numero  significante  delle  persone  che  vengo- 
no  a  questi  bagni,  ha  chiamato  non  poca  parte  de- 
gli  abitanti  di  Ali  a  slabilire  le  loro  dimore  presso 
al  Capo  grosso;  ed  in  oggi  un'  ameno  villaggetto 
rende  piu  animate  questo  tratlo  di  littorale  e  di  stra- 
da  consolare.  Ne  poco  ban  contribuito  alio  ingrandi- 
mento  di  esse  le   fabbriche  degli  apparlamenti ,   per 

(1)  Analisi  od  iisi  medici  delle   acque  termo-ininerali   di 
Ali,  ec.  Messina  184(5. 


4.1 
uso  di  que' chn  vcngnno  a'bagni,  alz;ilo  d<il  cav.  Gra- 
nala  al  miiiuTn  di  dodici ;  scnza  coiilaro  tip  allri  in- 
feriori,  nella  piu  anlica  di  quisle  lalibriclic.  Talche 
per  le  acqiie  minerali;  per  I'  ainenila  dolla  spiaggia 
apeila  all'esteso  mare  Junio,  e  fiancheggiala  dalla 
cosla  di  Sicilia  a  drilla,  e  da  quella  di  Calabria  a 
sinistra;  per  le  coniode  slanze  di  abitazioni  per  le  di- 
rezioui  mcdicbo  che  si  liuniio  dall' osperto  e  degno 
doltore  sacerd.  G.  liarbera  di  Ali,  e  per  ii  conlinuo 
traffico  dt  Ha  via  coiisolare ,  il  sito  d-'bagiii  di  Ali 
cbiaina  in  ogni  esla  una  Folia  di  personc  di  lutti  i  ceti, 
a  ricupcrar  la  salute  (1),  ed  a  pa-sare  un  mese  in 
piacevulissirao  soggiorno. 

Di)vcndo  da  quesle  osservazioni  cercar  di  ritrarre 
qualcbe  utile  pella  siciliana  geologia,  io  debbo  in 
prima  Icniar  di  stabilire  a  quale  pcriodo,  o  a  qual 
gruppo  riferir  convcuga  il  terreno  de'contorni  di  Ali; 
ne  cio  e  facile  a  delerminarsi,  come  sembra  a  pri- 
ma £;iunta.  Imperoccbe,  sebbene  la  roccia  principals 
sia  lo  scisto,  e  (juesla  nulla  presenla  che  al  periodo 
secondario  possa  rimctteria,  pure  la  mescolanza  del 
calcario.  e  sopraltulto  di  quelle  che  apparisce  venato 
e  del  colore  del  calcario  di  Tauromina,  da  motivo  di 
esitare  qualcbe  istante  prima  di  delerminarsi  a  pro- 
nunciarne  giudizio.  Bisogna  quindi  esaminare  ogni 
circoslaaza  che  a!)biain  notato  nelle  nostre  osserva- 
zioni,  e  ragionarvi  sopra. 

Si  e  veduto,  che  quantunque  in  molli  punti  del 
Capo  di  Ali  il  calcario  rossastro  e  quello  blu  venati 
(li  spalo.  coinparissero  soltoposli  alio  scisto,  certo  e  pe- 
ro  che  quesla  ruccia  e  la  prcdommante;  ed  in  luUi  gli 

(\)  Opiisc.  cit.  Inlitrno  ajjli  \\M  medic!  dellc  acqiie  teriiio- 
miiierali  di  Ali — Ceuiii  del  pruf.  G.  de  iNasca. 


avvailiiirfnii  riclla  vasia  sua  formazionc  mmparisre  <f 
sola  p  (itmiinuiiip,  o  iiifi  lioic  a  qualtinque  allra.  Le 
diverse  rocco  caicaree  moltie  non  prcscnlano  die 
limitala  e.-tcnsioiie:  si  paria  i^ia  di  quelh^  che  appa- 
jono  volcria  rlispuiare  collo  scislo  in  quaiilo  ad  infe- 
riorila  di  giacilnra,  perclie  il  caloario  tht  sla  sopra 
alie  colline  e  evideiiUmetite  soprapposlo.  ne  puo  ca- 
d(^rvi  duhbio. 

La  roccia  di  scislo  appresentasi  in  lutli  gli  aspelli 
possibili,  sia  che  si  rigiiardi  la  sua  slrullura  e  lo 
stalo  di  sua  inlegrila  o  di  allerazionc,  sia  die  se  ne 
nuirchino  i  colori  si  puo  non  ostantc  dire  in  ge- 
nerale  che  il  bigio  e  piu  cocreiile  o  ainieno  nun 
mollo  fogliellalo  o  facile  a  foiidersi,  e  sla  dalla  parle 
di  Fiuiiie  di  Nisi;  e  che  il  rosso,  piu  fissile  e  nieno 
coerente  giace  dalla  parle  della  Ilala.  II  piu  alleralo 
finalmente  e  piu  carico  di  allre  recce,  e  qiiello  di 
Ali.  Quivi  infalli,  come  venghiam  di  osstrvare,  e  piii 
scomposto,  piu  misto  a  rocce  ualcari  e  quaizose;  quivi 
e  ora  scisloso  ora  compatlo;  quivi  fiiialMienle  ha  pre- 
stalo  il  nialeriale  piii  abhondanle  che  impasla  i  ciol- 
lolini  deile  anliche  rocce  quarzosc  e  sci.^lose,  ed  ha 
coslituilo  non  poca  parte  dri  conglomeralo,  che  ad 
una  specie  di  grawacca  in   ccrlo  niodo  si  rassomiglia, 

Jl  rapporlo  poi  che  nianlicne  con  quesle  rocce 
e  nolahile;  perche  il  calcario  blu,  e  qudlo  russaslro 
vt'nali  di  spalo,  e  di  gratia  crislallina  non  conserva- 
no  niai  la  slessa  liiiea  lii  giacitura:  ed  oia  si  sco- 
prono  nel  basso  di'lla  I'orniazione,  come  qiiello  hlu 
de'  Bagni,  e  quel  rosso  nel  pello  della  roccia  di  6a- 
po  grusso;  ed  ora  sooo  essi  inlro»ie>si  ncll'  altc  re- 
gioiii  della  iiionlagna  stes>a  di  Ali,  in  masse  sepa- 
rate e  di   vano  volume.   Del   pari  le  rocce  di  quarza 


47 
vi  slanno  ,  se  non  ad  uno  slesso  livdlo,  ma  inlolte 
ail  occiipare  una  iiilerroUa  liiiea  sopra  Id  nicla  tlcl- 
r  fille^za  di'lla  inci)z.ii)nala  miuilii;iia;  e  lanto  qiiPsti', 
qiiauto  Ic  calcaii  si  vt'dt;  ad  tv  dtii/.a  esser  yomilolale 
III  imz/.n  alio  scislo ,  e  iinu  loiinar  iiiia  conlimiata 
£:i.icitiira.  La  sola  roocia  |)iidiMj;^liiforme  CDiiserva  co- 
slante  la  sua  ijiaciUira  sii|)cri(jie  in  lulla  la  ftirrnazio- 
iie ;  e  sc  (jualche  dubbio  piio  ri.'nanere  sulla  sua  ori- 
gine  p:u  rocenlo  didle  allre  rocce.  si  e  per  d  calca- 
rui  giallastro  supcriore,  e  di  grana  piu  conipalla  che 
occupa  le  allure  delle  colline  de'conloini  di  Ali  e  di 
Fiume  di   Nisi(1). 

Da  cio  possiain  dedurre  ,  che  la  roccia  princi- 
pale  dcijla  lorina/Kine  sia  lo  scislo,  e  che  le  altre  vi 
sono  impastate,   per  cosi  dire,   e  gomitolate  denlro. 

Toruando  iiilanto  alia  iiidai^ine  did  periodo  al 
quale  puo  rd'erirsi  abhiarno  faHi  in  favore  della  sua 
aiilichila,   e  fatli  che   la  diminuiscono  non   poco. 

La  lolale  assenza  di  rest!  organici,  lanlo  nello 
scislo  qujinto  nelle  rocce  in  esso  contenute,  rinian- 
da  questa  forinazione  ad  un'  epoca  remolissima.  A 
cio  si  aiigiunge  lo  slato  di  ftliscenza  de'  loro  rnate- 
riali,  che  ban  dalo  origine  alia  roccia  pudinghifonne, 
la  quale  anch'  essa  nessuna  Iraccia  priseula  dj  spo- 
glia  organica  di  qualunque  sorla,  Wa  per  I'  opposto 
i  calcarii  die  essa  conliene,  pi'r  esscrvi  racchiusi  den- 
tro  a  varie  allezze,  danno  a  divedere  essere  stati  gia 
belli  e  lormali,  prima  che  lo  scislo  ii  avesse  inve- 
slito.  Or  quesli  calcarii,  benche  di  grana  seniicristal- 
lina  e  privi  di  resli  organici,  ban  pero  I'  aspelto  di 
roccia    secondana,    per    T  abbjuJauza  delle    vene  di 

(1)  Fig.  3. 


48 
spaio,  e  pe*  colori  che  a  quelli  di  Tauromina  li  av- 
vicinano.  Ma  noi  abbiamo  asseiiiialo  qucsti  ultimi  al 
gruppo  giurassico  (1),  la  formazione  dello  scislo  di 
Ali,  per  conseguenle,  diverrebbe  posleriore  a  quel 
pcriodo !  Cio  non  e  ammissibiie,  per  le  addotto  ra- 
gioni;  vale  a  dire  per  la  tolaie  assonza  de  leoli  or- 
ganic! che  non  dovrebbe  verificarsi  in  terroni  di  si- 
mili  epoche ;  e  massimamenle  poi  per  la  giacilura  di 
questo  scislo  in  rapporto  alle  allre  formazioni  del 
griippo  talcoso  di  Siciiia,  colle  qiiali  cnnfiDa.  Biso- 
gna  riguardar  quindi  questi  calcarii  e  queste  rocce 
di  quarzo  che  giacciono  nello  sci-lo  come  provenienli 
dal  periodo  di  transiziooe,  o  come  vogliono  i  moderni 
geologi,  dal  gruppo  della  gravvacca.  Quests  roccia  in 
efietto  e  alio  scoperlo  per  qualche  Irallo,  neila  sua 
integrita,  sotlo  lo  scislo  rosso  della  marina  di  llala; 
e  benche  la  pasta  del  suo  conglomeralo  si  fosse  dello 
scislo  slesso,  pure  essa  cosliluisce  una  rocci  i  ben  so- 
Jida  e  cuer('nle.  Lo  scislo  di  Ali  allora  re.sullt;rehbe 
la  immediata  formazione,  val  quanto  dire  Ira  il  Slale 
system  ed  il  Siluriun  degii  Inglesi  moderni,  e  con- 
temporanea  di  laluni  de'  calcarii  che  contiene,  come 
lo  dimostra  la  slruUura  di  quesli,  tendente  senipre 
ad  essere  scislosa,  non  che  la  mescolanza  lore  col 
gres  e  con   lo   scislo   slesso. 

II  gesso  della  cnnlrada  di  Canalello,  fra  lo  sci- 
slo ed  il  calcario  superiore,  ha  per  la  sua  slrultura 
una  qualche  rassomiglianza  con  quello  del  terreno 
Iriasico,  ma  ne  dilTerisce  per  la  grana  piu  saccaroi- 
de ,  per  la  presenza  del  mica  in  Irilume,  e  per  la 
mescolanza  collo  scislo:  esso  quindi  appartiene  alia 
slessa    epoca    del  gruppo    della    grawacca ,  non    la- 

(1)  Sul  Terreno  giurassico  di  Siciiia.  Alii  Gioenii  v.ti.  xiii. 


19 
sclando  nel  tempo  stesso  di   avere  una  certa,  singo- 
larila  di  giacilura  in  mezzo  a  rocce  di  si  diversa  nalura. 

II  conglomerato  poi  che  accompagna  superiur- 
menle  questa  formazione,  viene  ad  occupare  un  po- 
sto,  non  saprei  dire,  se  prima  o  dopo  del  calcario  che 
copre  ie  colline,  e  die  non  ho  dubbio  di  collocarlo 
nel  sistema  inferiore  del  gruppo  giurassico  di  Tauro- 
mina;  sobbene  non  potrei  assicurarlo  con  prove  di  re- 
sti  organici,  non  avendone  potato  scoprire,  non  osliin- 
te  Ie  assidue  ricerche  che  ne  ho  fatte  in  tanto  tempo 
di  dimora  sul  luogo. 

In  quanto  alia  esistenza  delle  miniere  in  questa 
formazione,  si  e  da  me  altravolta  parlato(I),  e  non 
si  puo  qui  altio  ripetere  se  non  che,  i  solfuri  di  piom- 
bo  di  rame,  di  piombo  argenlilero  ec.  non  sono  gia  in 
filoni,  ma  bei  si  in  masse  staccato.  Tali  si  presenla- 
no  almeno  sin' era, non  essendo  a  dir  vero  molto  inol- 
trati  gli  scavamcnli  nel  cuore  delle  montagne  di 
Fiume  di  Nisi. 

Assegnato  cosi  il  posfo  a  questa  interessante  for- 
mazione, possiamo  tentare  Ie  particoiari  spiegazioni 
della  giacitura  e  delle  bizzarre  apparonze  di  talune 
delle  sue  rocce.  E  cominciando  dal  gesso,  la  sua  gia- 
citura in  mezzo  alio  scisto  ed  al  calcario  superiore, 
in  soltili  strati  con  blocchi  di  calcario  blu  frammen- 
tario  in  mezzo  al  banco  delle  grotte  di  Greso  (2),  fa 
giudicare  che  non  poteva  da  altro  derivare  se  non 
dalla  decomposizione  di  solfuri  metallici,  che  produ- 
ceva  il  mulamento  di  zolfo  in  acido  solforico,  dal  quale 
attaccata  la  roccia  calcarea  di  slrultura  foglieltata  li- 

(1)  Sulla   vera   condizione   delle   miniere  di  Sicilia.  Attj 
Giocnii  vol.  .win. 

(2)  Fig.  G.  ' 


50 
beravasi  dal  gas  acido  carbonico,  neulralizzandosi  con 
il  solforico,  e  divenendo  calce  solfata,  senza  perdere 
la  strutlura  scislosa. 

Milila  lo  slesso  raginnamenlo  pe'solftili  di  allu- 
raina  e  di  ferro  cbe  si  Irovano  in  fondo  alia  fiumara 
de  bagni,  venendo  essi  alia  superficie  dello  scisto 
scomposto  in  forma  di  eflloresccnze  giallo-verdaslre, 
ma  che  in  abbondanza  son  contcnnti  nello  scisto  slesso, 
il  quale,  come  si  e  dello,  racchiude  parte  de' princi- 
pii  che  mineraiizzano  le  acque  de  bagni ;  e  per  cni 
si  crede  esser  quivi  la  vera  origine  di  qiitlle  acqne: 
scavando  inralli  un  poco  solto  la  suptrficie,  si  senle 
tosto  I'odore  del  gas  idrogene  solforato.  Pare  dun- 
que,  anche  qui,  che  qnalche  porzione  di  zolfo  divc- 
nuta  acido  per  nuova  combinazione  con  ossigeno  vol- 
gesse  in  solfato  I'allumina  dello  scisto  alleralo. 

Quesfa  spiegazione  pero  puo  aver  luogo,  finclie 
non  si  anderanno  a  scoprire  allri  procedimenti  della 
natura  per  la  formazione  du'  carbonali  e  soifati  cal- 
cari,  pe'quali  quanto  si  e  fin'ora  proposto  sla  debt>l- 
menle  appoggialo   sopra  ancor  piu  deholi  basi. 

Per  quel  che  rigiiarda  I'acqua  de' bagni,  la  quale 
sorge  dalle  fissure  della  roccia  calcarea,  quasi  al  li- 
vello  del    mare,   e  poco  da  esso    iontana,  c  notabile 
che,   mentre  il   bagno  piii  prossimo  al  mare  e  quello 
che    mantiene  la   temperatura  di   24.  R. ,  il  terzo  che 
piu  alia  collina  e  vicino,  non  oltrepassa  il  gr.   19  e 
I'acqua  e  piij  tosto  salsa  che  agitata,  come  le  altre, 
dal  gas  idrogene  solforato.  11  medio  poi  marca  il  gra- 
de 23.  R.  Essi  sono  inlanto  presso  che  contigui,  come 
abbiam  detto,  ed  un  sol  muro  ii  separa  uno  dalTai- 
tro.  Cio  fa  vedere  che  le  acque  minerali  sorgono  in 
qursli  bagni  per  accidentali  meati  nclla  roccia  calca- 
rea,  disiiuli  uno    daU'allro,  come  la  temperatura  di- 


SI 

versa  lo  prova  ;  e  la  loro  sortita  in  mezzo  a  quelle 
che  vengono  per  infillrazioiie  da!  prossiino  lido  del 
mare,  senza  mcscolarvisi,  e  prova  di  cammino  di  na- 
tural pozzo  artesiano,  benche  di  esilissima  scalurigine. 

Resla  ora  a  dire  aicun  che  suila  iuclinazione  de- 
gli  strati  della  roccia  pudinghiforme,  e  sulle  contor- 
sioni  c  mescolamento  delle  rocce  nel  Capo  di  Ali,  e 
nella  sal i la  di  quel  villaggio. 

Gerlo  e  che  quel  couglomerato  ad  evidenza  di- 
moslra  essere  stato  formato  per  successivi  trasporli  e 
scilimenli  ori/.zontali ;  ma  che  una  poteute  causa  in 
tempi  posteriori  fcce  inclinarne  luUa  la  massa ;  e  cio 
verso  la  riva  del  mare,  al  termine  delle  braccia  delle 
inoiilagne  viciae.  La  massa  inlaalo  di  quesla  roccia 
e  cosi  polente,  che  non  poteva  allrimenli  formarsi 
che  in  luoghi  ove  uii'  argiiie  impediva  che  i  malo- 
riali  anJassero  dispersi  in  mare,  e  che  al  presenttj 
essa  non  appalesa  se  non  la  parte  cenlrale,  e  non  gia 
i  margini  ed  il  termine  di  essa.  Nel  primo  case,  nun 
compurendo  traccia  alcuna  del  supposto  argirie,  po- 
trebbe  dirsi  rhe  la  causa  che  lo  i'ece  scomparire  |)o- 
teva  roedesimamenle  produrre  la  inclinazione  di  tulto 
il  conglomeralo;  e  per  I'appunlo  esso  e  inclinalo  verso 
il  mare  ove  aiido  a  rovinare  I'argine  ed  il  suolo  che 
trallt'iievano  il  coiiirlomerato.  Nel  secondo  caso,  la 
massa  centrah^  per  prendere  queila  inclinazione ,  che 
si  la  vedere  chi.iramciile  sin'oggi,  dovetfe  esscre  o 
soliovata  daila  parte  di  nord,  o  abbassata  dalla  parte 
di  sud.  Incliiierei  alia  prima  ipotesi,  quando  io  avessi, 
nella  roccia  scistosa  che  sostiene  ii  conglomerate,  se- 
gni  di  tale  fenomono:  ma  sono  cosi  varie  le  inclina- 
zioni  della  roccia  princip.de  che  non  potrcbbero  spic- 
garsi  mai  col  sollevamento:  ne  per.altro  afvi  segno 
in  que' contorni  di  altra  roccia  che  potesse  annunziare 
una  potenza  che   agiva  da  solto  in  sopra,   per  solle- 


X9 

vare  i  sovrapposH  terreni.  Bisogna  rivolgprsi  quindi 
alia  ipotesi  deiio  abbassamcnlo  per  trovar  la  causa 
della  inclinazione  degli  strati  del  conglomeralo. 

Nella  valle  appunto  clie  si  apre  nel  silo  della 
spiaggia  ove  sono  i  bagi)i  si  vede  in  fondo,  ohe  la 
faliscenza  dello  scisto  argilloso  ne  ha  inipicciolita  la 
massa,  reiidendola  altissima  ad  esser  trasporlaia  via 
dalle  acque.  II  calcario  supcriore  inlanto  che  la  co- 
priva,  mancandogli  la  ha>e,  si  e  rollo  ed  inclinato 
verso  S.  E.  ed  in  gran  parte  si  e  precipitafo  in 
masse  ed  in  blocchi  nel  I'ondo  della  stessa  valle.  Un 
simile  fenomeno  poteva  quindi  esser  la  causa  della 
inclinazione  della  roccia  pudinghiforme,  di  che  par- 
liamo  ;  val  tanto  dire  che  lo  scisto  in  fatiscenza  lo- 
gorato  nella  base  dalle  acque  del  mare,  o  di  quella 
de'  torrenti,  e  mancalo  di  sotto  alia  menzionata  roc- 
cia, ed  essa  ha  dovuio  premiere ,  per  conseguente, 
una  inclinazione  corrispondente  al  volume  della  tol- 
la  base. 

Ma  le  contorsioni  dello  scislo  non  sono  esse 
figlie  di  un  sollevamento  che  ha  fatlo  ripiegare  so- 
pra  se  stesse  le  sfoglie  di  quella  roccia,  come  si  cre- 
de  da'Geologi?  Non  credo  che  chi  ha  guardato  ed 
osservaio  con  atlenzione  il  Capo  di  Aii,  possa  adal- 
tarsi  a  tal  pensamenlo.  Dalla  descrizione  che  vengo 
di  dame  e  chiaro  il  rimescolamento  di  iante  rocce, 
ed  il  discorde  e  tumultuario  loro  giacimento.  Pure  bi- 
sogna richiamarseli  alia  mente  per  concepirne  in  gran- 
de  la  strultura.  Altrimenti  se  arrestandosi  ad  ogni 
passo  si  volesse  dar  conlo  de'  varii  aspetti  della  roc- 
cia, vi  sarebbe  da  perdersi  in  congetlure,  in  modi 
di  vedere,  che  vcrrebbero  a  distruggersi  un  momenlo 
dope  concepiti,  a  vista  di  altre  apparenze.  Se  la  evi- 
deute  inclinazione  degli  strati  in  un  punlo  p.  e.  per- 


S3 
(a  a  crcdcrla  effotlo  di  una  forza  che  spinse  in  alto 
la  roccia,  si  dee  loslo  abbandonar  tale  pensiero,  alia 
vista  di  questa  roccia  stessa,  la  qu.ile  uii  passo  dopo 
cossa  di  essere  inclinata,  o  se  lo  e  lalvolla,  lo  e  in  seiiso 
opposlo.  Come  uscir  d'  impaccio  poi  se  si  volesse 
spiei;are  la  I'atiscenza  dciJa  stessa  roccia  cbe  pochi 
passi  avanti  ed  in  conliiuiazione  si  appalcsa  solida 
e  cocrt^iile  ?  Conic  comprcnilcre  le  triplicate  contor. 
sioni  dello  scislo  e  delle  rocce  scistose  intromesse, 
a  fiani  hi  dollo  slesso  scisto  in  istrati  prt'ssorhe  oriz- 
zontalmenle  disposti  e  poco  altiTali  ?  l\cssun  faulore 
del  sislema  de'sollevamenli  sarcbbe  in  caso,  io  sua 
cerlo,  di  polerlo  sostenore  a  vista  del  laglio  della  roc- 
cia di   Capo  grosso  di  Ali, 

Unica  mi  sembra  la  via  di  dare  spiogamenlo  a 
fennmeni  che  prccedtllero  di  tanto  I'  epoche,  nelle 
quali  i  soilcvamenti  polevan  verificarsi(l),  lenomeni  figli 
del  rasSi'ttamento  de'  primi  materiali  scioiti  della  cru- 
sla  di  1  Globo,  conlrani  in  apparenza  e  prodotti  da 
cagioni  che  sembrano  difTerenli ;  e  questa  si  e  il  con- 
siilerare  per  1' appunto  la  Ibrmazione  dello  scisto  co- 
nic lante  allre,  nello  slato  di  mollezza  quasi  di  mel- 
ma ;  che  a  guisa  di  un  maleriale  spinto  nel  seno  del 
mare  dalla  forza  di  una  corrente  veniva  dcpositan- 
dosi  tiimiiituariami^nte,  e  dovea  in  tulti  i  modi  rime- 
scolarsi  codendo  alio  vane  direzioiii  della  corrente, 
sconccrtata  anch'tt-sa  da  allre  piii  potenti,  non  che 
agli  urli  di  nuovi  materiali  che  venivano  a  mescoiar- 
visi,  sinche  non  ebbe  presa  una  consistenza  capace  di 
rcsistere  a  qualunque  altra  forza;  ma  che  intanto  im- 
prcsso  ed   indelebile  porlava  tulto  il  disordine  del  nii- 

(i)  Questa  idea  sara  da    me  piu  ampiamenfc    sviluppata 
in  allru  iiKMiiuria. 


u 

scuglio  di  laiiti  maleriali  agitati  e  spinti  da  altret- 
tanle  poteuze  diverse. 

Di  quesia  sola  maniera  possono  spiegarsi  le  mi- 
scele  di  strati :elli  di  calcario  e  di  scisto,  inclinali 
da  un  lalo  sopra  una  roccia  deila  slcssa  nalura ,  ma 
pill  coerente  ed  in  massa;  di  blocchi  di  caiourio  stac- 
cato in  mezzo  alio  scisto  e  sopra  massa  piu  estesa 
della  roccia  stessa;  di  scisto  rosso  a  fianchi  di  quello 
grigio,  r  uno  fissile  e  1' aitro  a  larghi  lastroni ,  que- 
^to  frammentario,  quello  compatto.  Gosi  possono  com- 
prendersi  le  fissure  di  separazione  di  rocce  di  diife- 
rente  natura,  ora  oblique,  ora  reite,  ora  orizzonlali, 
ora  curve:  cosi  lo  scisto  che  meiitre  serve  di  base 
a  tante  ammassate  rocce  le  copre  poi  nella  parte  piu 
alta  di  esse;  le  conlorsioni  di  strati  a  fianchi  della 
orizzonlalila  o  inclinazione  di  altn;  le  fissure  vertical! 
ripiene  di  anlico  delrito,  e  lutlo  in  una  paroia  quel 
varialn  miscuglio  di  accidenti  cbe  renduno  siugola- 
re,  sarei  per  dire,  il  taglio  della  rocciu  del  Capo 
di  All. 

Se  si  volesse  dare  spiegamento  de'vaiii  inlrecci 
delle  vene,  dolle  tortuosita  delle  strisce  parallele  di 
un  calcario,  o  delle  posizioni  tanlo  varie  de'  malenali 
di  un  marino  biiccialo ,  e  cio  coH'ajulo  delle  forze 
de'sullevauienti  e  dogii  abbassamenli,  e  non  gia  con 
quello  de'  lunuiltarii  miscugii,  e  delle  affiiiila  niule- 
culari,  certo  che  si  faiebbe  una  triste  figura  innanzi 
al  filosul'u  cullore  della  Geologia.  Or  tullo  il  conlor- 
no  di  All,  colla  varielii  delle  sue  rucce,  culla  singo- 
Jarita  della  loro  giacitura.  non  e  forse  una  piccola 
massa,  conlVontata,  non  dico  altro,  colla  sola  Sicilia? 
Non  poteva  duuque  verificarsi  in  essa  in  grande  quel- 
lo che  accade  in  piccolo  nelle  brecce  e  nelle  rocce 
aiiuviaii? 


53 

Uniforme  e  la  nalura  ne'suoi  andaraenli ;  e  puo 
con  un  sol  mezzo  produrre  t'enomeni  cosi  svariati, 
che  la  debole  menle  umnna  non  puo  non  allribuire 
a  cause  inoliiplici  e  difTtienli,  e  che  spesso  son  ii- 
giie  (Iclla  sola  iiumagiauzioae. 


n^o  Ti 


Wi(,.  II. 


-«5--v<^    ••  ^. 


^^a 


Z,/  Zu 


DELLG 


immm  nmu  di  uRinTELLi 


PRESSO 


i^ 


PER  IL  SOCIO  ATTIVO 


LETTA  RELLA  TORNATA  ORDINARIA  DEL  18  SETTEMBRe1841  . 


•  '  r 


C'est  ceite  grande,  c'  est  celle  belle  etade  (  fo  -itudio  degli 
organtci  foa&ili)  qui  jicul,  de  fait  en  fail,  de  dcconverte  ea 
dc'converte,  coriduire  1'  lionime  a  des  Viritts  qu'  il  lui  cut 
cte  a  jamais  impossible  d'  alteindre  ,  si  la  nature  n'  avoit 
elle-mome  trace  en  laracuires  diirjciles  a  dcchifTrer,  mais 
lisibles  pour  ceux  qui  veulent  s'  en  donner  la  peine,  ceite 
suile  de  pcriudes  qui  lui  relraceiil  de  grands  ev(  nemens, 
place's  dans  des  lems  incomiuensiirables,  mais  allesles  par 
des  monumens  beaucoup  plus  fidtles  que  la  plupart  de  ceux 
que   1'  histoire  nous   a  Iransmis. 

1''auja3 — Saint — Fond Histoire  nalarelle  de 

la  nioiitagne   de  Saiul-Pierre  de  iMaeslritht 

pag.   i3. 

C  est  aux  fossiles  seuls  qu'  est  due  la  naissance  de  la  iheorie 
de  la  lerre:  que,  sans  eux,  1'  on  n'  aurait  peut-ctre  jamais 
songe  qu'  il  y  ait  eu,  dins  la  formalion  du  globe,  des  epo- 
qucs  successives,  tt  une  sriie  d' opurations  dilTcrenles.  £ux 
seuls,  en  eflel,  donnent  la  cerliiuJe  que  le  globe  n'  a  pas 
loujours  eu  l.i  monie  cnveloppe,  par  la  certitude  oil  1'  on 
est  qu'  ils  oril  du  vivie  a  la  surface  avaut  d'etre  ainsi  en- 
»evelis  dans   la   prolondeur. 

CuviEu — Kecherclics  sur  les  ossemcnts  fossiles, 
Discuurs    prelimiuaire,  pag.  xxvi,  e  kyii« 


Tempo  gia  fu  prei,'evolissimi  Golleghi  in  cui 
gli  svariaii  molliplici  ori;anici  fossili  di  specie  per- 
dute  spultaiili  alia  serie  malacologica,  che  si  rinven- 
nero  e  luttodi  s'  iucoiilriino  Ira  i  vaii  strati,  che  la 
crosta  compongono  del  ylolto  die  abiliamo,  aiiziche 
venir  riyuardati  come  importante  scope  alle  ricerche 
piu  liliii  ed  iiiteressanti,  e  pr^pri  a  fornire  vantagge- 
vole  argomento  di  scieoliGclie  occupazioui,  quali  ob« 


60 

bielli  si  tennero  capaci  solo  a  soddisfare  una  vana  ed 
inutile  curiosila,  e  come  un  semplice  scherzo  della 
naliira  o  tuUo  al  piu  come  delle  pielre  fii^urate  si  li- 
giiardarono,  e  diverse  discordanii  opinion!  venner  fuori, 
e  svariati  ipotesi  si  crearono  affiu  di  spiegare  il  mode 
di  loro  formazione,  e  di  errore  in  errore  Irapassando, 
fu  d'uopo  ricorrere  alia  cosi  delta  forza  plastica  di  cui 
una  rigorosa  e  soddisfacente  spiegazione  giammai  oon 
si  oltenne.  Ma  poscia  alle  investigazioui  ed  agli  sludi 
profondi  di  alcuni  uumini  di  senno  eminentissimo  (1), 
i  quali  invece  di  mirare  quegli  ohbielti  come  insigni- 
ficanti  e  capricciose  produzioni  della  natura,  vi  seppero 
scorgere  la  piu  intitna  anaiogia  colle  specie  vivenii, 
considorandoli  quali  spoglie  o  resli  di  un  grande  nu- 
mero  di  esseri  di  cui  le  razze  si  eslinsero,  e  quindi 
i  fenomeni  piu  cospicui  e  sorprendenti  delle  gradazioni 
inCnile  della  organizzazione  animate;  allora  si  che  que- 
sti  fossil i  di  specie  perdute  e  lulti  altri  si  ricercarono 
con  ineslimabile  bramosia,  con  instancabile  studio  in- 
vesligaronsi,  e  come  sorgente  delle  piii  belle  ed  utili 
scoverte  si  riguardarono ;  e  si  giunse  cosi  a  capo  di 
fissare  i  rapporii  con  cui  alia  serie  aniniale  vivenle 
si  legann,  colmare  in  parte  le  lagune  che  la  classe 
malacologica  presentava,  e  farii  servire  di  lunie  e  di 
norma  neile  ricerche  altissime  e  difficili  del  geologo 
che  cerca  di  assegnare  1'  epoca  di  formazione  ai  varl 
terreni  che  formano  la  corleccia  del  globo. 

Fu  per  tal  modo  che,  l' anaiogia  dimoslrala  dei 
leslacei  fossili  di  specie  pardutc  con  i  viventi  per  opera 
di  valenti  oriltografi,  servirono  essi  di  medaglie  sulle 
quali  il  geologo  puo  leggere  le  varie  fasi  della  terra, 
somminislraroQO  in  piii  chiare  parole  elementi  basle- 

(1)  Uno  del  primi  Agostino  Scilla  da  Messiua  nel    1670. 


6( 
voli  a  Iracciare  la  storia  hiologica  dclle  epoche  varie 
del  nosiro  pianela  anleriori  alia  esisteiiza  dell'  uomo, 
ed  il  risullanieiilo  di  tali  scoverle  divenne  T  arma  piu 
siciira  e  polente  nelle  mani  dei  ddensori  di  un  cate- 
clismo  universalo  ;  e  quindi  non  e  da  far  le  maraviglie 
se  dovunque  con  iiiiiiiciisa  aviilila  tali  fossili  si  ricer- 
cano,  si  descnvono  e  profoiidamente  si  sludiano. 

liicerciie  si  vautaggevoli  alia  scienza  ebber  raossa 
da  Helwing  e  Jussieu  neli'  inizio  del  xvui  socolo,  con- 
ciossiache  por  lo  innanzi  Boelius  de  Boot,  LachmunJ, 
Gessner  e  Langius  considerarono,  come  sopra  ho  detto, 
i  corpi  pielrifiiali  come  giuochi  della  riatura.  Klein 
in  seguito,  Breyne  e  Linneo  continuarono  silTatle  per- 
quisizionij  e  dopo  quest' ultimo  sommo,  ognun  cono- 
sce  i  rapidi  progressi  cbe  la  scienza  ha  I'allo  a  que- 
sto  riguardo  raerce  gli  altissimi  travagli  di  Bruguieres, 
Guvier,  Lamarck,  Denys  de  Monlforl,  Dameril,  Par- 
ckinson,  Ferussac,  Leach,  Blainville,  de  Ilaan,  d'Or- 
hig.iy,  Rang,  Sowerby,  Quoy  e  Gaimard,  Lesson  e 
Gamut,  Voltz,  Goldfuss,  Ruppel,  Dnjardin,  Owea  e  di 
mjltissimi  altri  che  lungo  sarebbe  noverare. 

La  ricerca  duiique  delle  fossili  conchiglie,  e  qui 
inlciiilo  laveliare  non  solo  di  quelle  di  specie  per- 
dute,  ma  delle  analoghe  o  identiche  alle  viventi,  e 
oltromodo  alia  geologia  necessaria  ed  alia  zoologia 
per  il  vero  che  abbiamo  esposlo,  senza  contar  tulti 
i  risullamoiiti  die  se  ne  possono  inferire  in  riguardo 
alle  varie  localila,  ed  a  tutti  i  fenomcni  di  topografia 
organico-animale;  teneiido  per  fermo  che  le  varie  fasi 
clu;  ha  subilo  la  serie  zoologica,  c  la  organizzazioue 
aiiimale,  come  tulti  i  migliori  geologi  alTermano,  ai 
vari  caugiamenti  sofferti  dal  glol)0  pienameale  corri- 
spondono.  Aggiunger  si  dobbe  ancora,  come  saiia- 
mciile    avverlono  i  sommi    Guvier  e    Brougniarl,   che 


62 
volendo  ben  determinare  la  nalura  e  I'  epoca  di  for- 
mazione  di  uii  U'rreiio,  fa  d'  uopo  non  solo  tencr  coiito 
di  lulti  ^li  organici  fossili,  e  piincipalmenle  di  lie  coii- 
chiglie  die  vi  si  possaiio  mconlrare,  ma  bisogiia  accu- 
ratamente  deleriiiiiiarle  e  descriverle,  non  essuiido  siif- 
flciente  la  sola  dclerminazione  geiierica. 

Vo|o;endo  le  mie    scienlifiche    ricerche  alle  coii- 
chiglie  della   Sicilia  ho  cercalo,   per  quesle    inconlra- 
stabiiili  ragioni,   porre  ogni  opera  a  racoogliere  e  slu- 
diare  le  conchiglie  fossili  del  terreni  della  nostra  iso- 
la,  e,  come  allreve  ho  detto,  non  solo  in  quelle  spe- 
cie imbatluto  mi  sono  che  ailri  prima  di   me  vi    riii- 
venne,   polendo  per  lal  modo    confermare  le  os^erva- 
zioni  di  qualche  naturaiisla  ollremonlaiio,  ma  in  moltc 
allre  che  non  furono  siiiora  da  altri  mensionate  o  nudve 
del   lutto  da  me  raccolte  precipuamente  in   alcune  no- 
velle  localila,  delle  quali  con  rnaggior  diffuMone  lerio 
in  allri  miei  lavori  ragionamento.  Per  ora  e  mio  pen- 
siere    occuparvi    delle  conchiglie    fossili    di  Gravilelli 
presso  Messina.  Agevolalo  in  tale  ricerca  dal  mio  or- 
nalissimo    amico  sig.   Vincen/o  Grosso    messinese,   a 
cui  rendo  in  tale  occasione  i   miei   puhblici  ringrazia- 
nieiili,  lio  potuto  sinora  ciimiilarne  utlaiila  specie,  tVa 
le  quali  uvendo   Irovato  mollo  parlicolanla   iiileressaiili, 
non  che   lalune  novila,    ho  credulo,   la  desciizione  di 
esse  poler  fornire  sulTicienle  materia  ad  un  lavoro  non 
indeguo   della  voslra  allenz.ione. 

iNella  nuova  loeaiita  che  vengo,  o  signeri,  di  an- 
nunciare  vi  riiivenni,  ollre  alle  spogiie  di  veri  mollu- 
schi  .  molte  c  vaiio  di  quelle  che  addimanJavansi  per 
lo  addielro  conchiglie  microscopiclw  polUalumiche,  o 
con  allro  nome  fvruminifere,  che  haiino  laiilo  Irava- 
glialo  la  menle  dei  /oolngi,  e  le  qiioli  hirono  argo- 
mento  di  Imighe  I'atiihe  ai  celebre  d' Oibiguy,   e  ad 


03 
allri  con  piu  forluna  di  lui.  Ma  io  inlralasccro  per  ora 
flescri'.'eie  quesle  piccolissime  spnijlie,  noii  gia  per- 
clic  10  le  slinii  di  pnoo  vaiilaggio  piT  la  scienzn,  che 
cio  sarobbe  mn.-ira  di  slollczza  e  d'ignoranza,  ne  per 
incsattczza  o  poco  accuralczza  dellc;  mie  o.-^scrvazio- 
ni,  nia  perclie  non  piu  spcllano  (vedi  cosa  da  far  sor- 
presa ! )  alia  classe  di'i  niollusclii.  E  percbe  io  la!  vero 
addimoslri  chiaramonte,  e  per  quolli  che  non  Irovansi 
alia  pnrlala  di  coiioscere  Ic  piu  recenli  scoverte  zoo- 
logiche ,  scemio  a  dire  qualche  parola  di  volo  sul- 
r  assunlo. 

Posciachc  le  conchiglie  microscopiche  polita- 
lamiche  che  si  irovano  sparse  in  gran  copia  sulle 
spiaggo  del  modilerraneo  ed  allrove  furoiio  scopo 
alle  rioerchc  di  Planco,  e  di  SoKlani,  il  cbiarissimo 
d'  Orbigny  (  Mcide  )  tolse  a  continuare  asspverante- 
mente  tale  studio,  ed  ollre  di  avere  descritlo  e  di- 
slribuilo  metodicamente  questi  esseri  microscopic!, 
crede  aver  polulo  scovrire  la  vera  natura  e  forma  di 
tali  aniinali,  i  quali.  se  sfali  fossero  organizzali  nel 
modo  da  lui  descritlo,  sarehbero  appartenuti  fuor  di 
ogni  dubitaiiza  alia  classe  dei  Gefalopodi,  Ed  ecco  i 
curatteri  che  opino  in  forza  delle  sue  osservazioni  as- 
segnare  a  quesli  animal!. 

Conclufjlia  polilalamica,  totnlmcnte  inlerna,  ul- 
timo trauuzzo  lerminalc,  soiiza  sifono.  solamonle  una 
o  piu  aperture  fucendo  coniiinicare  le  camla  fra  di 
esse.   Un  grando  numero  di  braccia. 

1  cefalopodi  di  quest  ordine  hanno  un  corpo 
borsiforme .  nella  di  cui  parle  posleriore  Irnvasi  vac- 
chiusa  la  conchicjlia ;  queslo  corpo  acqnista  taliiolla 
un  gran  volume  in  rapporlo  colla  lesla,  alia  quale 
nei  momenti  di  pericolo  serve  di  difesa,  rinchiuden- 
dola  ^ressuchii  per  iniero  Ira  le  piogke  anleriori  della 


u 

pelle.  Questa  testa  e  piccolissima,  poco  o  nulla  di- 
stinta  dal  corpo.  fbrniia  di  lenlacoli,  in  grande  nit- 
mero  che  formano  m.olle  serie  allorno  la  bocca  che 
e  cenlrale. 

A  questi  caralteri  generali  il  citato  natural ista 
agi:;iLit)ge  altre  osservnzioni  in  riguardo  ai  co>tumi  Hi 
tali  animali,  ed  al  modo  col  quale  taluni  di  essi  ade- 
riscono  alle  coralline  e  ad  allri  corpi  marini. 

Ma  in  progresso  di  tempo,  e  non  ancora  scorso 
un  decenrio.il  chiariss.  sig.  Dujardin,  dopo  un  viag- 
gio    corso  '"^et  le    spingge  del    mediterraneo    provava 
air  evidenza  la  falsita  delle  osservazioni  del  sig.  d'  Or- 
bigny,   e  la  S'U  assertiva  confermava,  e  liici(lamenle 
provava  cou  osservazioni  sugli  animali  di  queila  ciasse, 
che  aveva  seco  portato  a  Parigi,  ed  alia  presenza  di'i 
primarl  naturalist!  di  questa  dotla  capitale.    Fece  ei;li 
conoscere  la  vera  natura  di  quesli  esseri  singolari  clie 
abitano  tali  mi^roscopiche  conchiglie,   ed  i  qiiali  non 
si  possotio  classare  tra  i  molluschi.  Secondo  la  sco- 
verta  del    chiarissimo  Dujardin    questi    animali    sono 
semplicissimi  e  si    disliiiguono    per  il   modo    con  cui 
muovonsi  e  per  i  loro  organi  di  \oGomQz\oae.'=  Questi 
organi  consislono  in  lunghi  plamenli  carnosi,  solidis- 
sirni,  pill  o  vieno  moltipliculi.  che  F  animale  svilup- 
pa  siir  i  corpi  solidi,  dando  or  dinar  iumenle  ad  essi 
una  forma  raggiante.   Questi  filamenti  non  produco- 
no  che  movimenli  eccessivamenie  lenti,  menlre  alcunt 
poriansi  in  avanti.  gli  allri  rimangono  in  dielro,  si 
ingrossano  nella    direzione  del  loro   diamelro  a  mi- 
sura  che  si  accnrciano  ,   e  cid  che  piii  sorprende,   e 
che  era  fuor  di  esempio  per  lo  innanzi  tra  gli  ani- 
mali, questi  filamenti  si  riuniscono  quando  st  locca- 
no,  e,  lorche  /'  animale  li  contrae  tulll^  non  forma- 


63 

no   che  una  piecola  viassa  gelatinosa,  che  si  mostra 
all'  aperlura  delta  conchijlia  ( 1 ) . 

Quituii  queslo  vulenle  e  fortunalo  scoprilore  una 
nuova  classe  crea  per  quesli  animali  niicroscopici  che 
haiino  una  conchiglia  del  tuUo  estcnia,  che  sono  privi 
(li  lesla,  di  braccia  e  di  corpo  eserlile,  che  chiama 
Jiizopodi,  e  che  situa  nelle  classi  infen'ori  della  scala 
zooloi;ica  Ira  i  zoofili. 

El  ecco  disliLiUe  lo  idee  e  le  p'-elese  osserva- 
zioiii  del  sig.  d'Orbigiy,  che  aveva  intr  vedulu  co- 
tanlo,  ed  ecco  in  quali  errori  puo  cadei  la  raenle 
prooccupata,  e  quaiilo  abbisogna  di  disiuteresse  di 
imparzialila  e  di  acutezza  in  ogiii  gen(?re  di  osserva- 
zioiii,  e  nelle  inicroscopiehe  a  preferenza.  in  cui  e 
facile  lo  ingannarsi,  e  scorgfre  cio  che  non  esiste 
spesso  seiiza  colpa,  e  inoUoppiij  qaando  lo  spirilo  e 
oltenebrato  dalla  fulta  nebbia  della  prevenzione. 

Non  si  pad  comprendere ,  dice  il  chiarissimo 
Deshnj."s(2j,  come  il  sig.  d' Orbignij  siasi  ingannato 
a  tal  segno  sulla  natura  di  quesli  animali,  ed  ass3- 
gnar  loro  dei  caratlori  che  non  hanno  avuto  giani- 
mai:  questo  prova  quanta  circospezione  fa  d  uopo 
inipiegare  in  traoagli  di  simU  genere,  che  nulla  puo 
oggigiorno  ginslijicare.  /i"  ben  cliiaro  che  il  sig.  Or- 
bignj  ha  crednto  scorgere,  non  gia  quello  che  e  in 
realld ,  ?na  cio  a  cui  lo  sptngeva  I'  inleresse  della 
sua  classificazione  . 

II  sig.  De  Ferrusac,  non  ostante  le  lucidissime 
comprovate  scovorle  del  sig.  Dujardin,  in  un  opera 
sui  cefalopodi  impresa  in  uuioiie  del  sig.  d'Ofbignv 

(1)  Dcsli.  agg.  .1  Lk.  t.    II.   nag.  177. 
(2;  I.  c.  pag.  204. 


66 

manlenevasi  fprmo  nella  sua  opinione,  (quella  s' in- 
tende  di  quest' ultimo  naturalista ),  e  con  ispecialita 
in  riguardo  ad  alcuni  generi  di  foraminiferi ;  ma  il 
sig.  d'  Orbigny  snspinlo  dalla  Cnrza  del  vero  abban- 
dono  I'anlica  opinione  per  abbracciare  quella  del  sig. 
Dujardin. 

La  mia  pvbblicazione,  dice  egli,  del  tS33  sui 
cefalopodi  incontrali  da  me  nel  mio  viaggio  per  I'  A' 
merica  nieridionale  ha  mostrato  die  io  non  conside- 
rava  pin  i  foraminiferi  come  cefalopodi.  Be  Ferru- 
sac  non  li  ha  pero  faiio  figurare  meno  alia  mm  in,' 
sapula  nel  suo  melodo  ,  cid  che  ha  potuto  far 
credere  che  io  li  riguardassi  sempre  come  tali.  Nel 
1 838  nella  notizia  analilica  dei  nostri  lavori  noi  ab- 
biamo  riprodoUo  la  nostra  opinione  siilV  assvnto.  Noi 
speriamo  che  il  travngho  generale^  che  venghiamo 
di  pubblicare  in  unione  nella  storia  naiurale  delCiso- 
la  di  Cuba  sopra  i  foraminiferi,  non  permetlerd  di 
prestarci  olire  ad  una  opinione  la  quale,  non  era  nel 
i8a5  che  la  cofiseguenza  delle  idee  del  tempo. 

Ed  il  sig.  Deshayes  aggiunge — Nulla  manca, 
come  si  vede^  alia  sanzione  definitiva  delle  osserva^ 
ztoni  del  sig.  Dujardin,  poiche  la  persona  piii  intereS' 
sata  a  contraslarle  rinunzia  sponlaneamente  alle  sue 
prime  opinioni.  Forse  il  sig.  d Orbigny  ha  avuto  il 
torto  di  attribuirle  ai  travagli  dei  suoi  predecessori; 
ma  ci  sembra  evidenle  che  egli  abbia  contribiiito  pm 
di  ogni  allro  a  conservare  antichi  error i,  afforzau' 
doli  con  osservazioni,  che  bisogna  oggidi  riguar- 
dare  come  illusioni {\). 

Queste  cose,  o  signori,  ho  detto  a  diffondere  sem- 
pre piu  Ira  noi  le  verila  piii  ulili  e  piii  recenti  della 

(1)  1.  c.  pag.  218. 


67 

scienza,  ed  a  mostrar(;  che,  se,  come  sopra  accen- 
nai,  inlralascero  ia  questo  mio  lavoro  di  occuparmi 
dei  foraminileri  fossili ,  dei  quali  buon  nuinero  rin- 
venni  nella  suindicata  nuova  localila,  come  di  orbico- 
lioe,  frondolario,  miliole,  nodosarie  ec.  cioe  perche 
uon  sono  affatto  come  abbiam  delto  vere  conchiglie,  e 
la  loro  descrizione  noii  debbe  per  nulla  figurare  in 
una  memoria  di  malacologia.  Pero,  siccome  le  mie 
ricerche  ed  i  miei  sludi  non  si  sono  versali  sui  i  mol- 
luschi  soltanlo,  ma  sopra  allri  rami  della  serie  zoolo- 
gica,  e  sui  zoofili  ancora,  per  tal  ragione,  e  mio  pro- 
ponimento  in  altrc  sedule  intrallenervi  dei  rizopodi 
viveuli  e  fossili,  non  che  di  Gravilelli,  di  tiilta  I'isola 
nostra,  e  pria  di  tuUo  una  memoria  sotloporro  fra  noa 
guari  al  savio  giudizio  vostro  riguardanle  le  specie 
siciliane  spetlanli  ai  generi  Cariofdlea ,  Turh'molia, 
e  Lunulile. 

Dopo  cio  scenderei  drillamente  alia  descrizione 
delle  s(iecie  da  me  trovate  in  Gravilelli,  se  non  mi 
fosse  d'  uopo  premcltere  alcune  generalila  inlorno  sif- 
fate  conchiglie  fossili. 

Le  specie  di  cui  mi  occupo,  osignori,  sono  tutfe 
piccole,  e  talune  tra  esse,  che  speltano  a  specie  piii 
grandi,  vi  si  Irovano  in  islalo  di  sviluppo  non  ancora 
completo.  E'  pare  che  quesle  non  abbiano  avulo  il 
tempo  di  giungere  all'ultimo  grado  di  accrescimenlo,  pria 
che  un  caleclismo  generale  o  parziale  tolto  le  avesse 
dal  luogo  di  loro  normale  soggiornamenlo,  e  daH'elo- 
monto  nccessario  alia  loro  esislenza,  e  cumolalo  nella 
prenunciata  localila.  Dessa  c  rislrelta,  e  sorprende  co- 
me in  si  piccolo  spazio  di  terreno  si  Iroviiio  riunite 
tante  difTt.Tenti  specie  di  molluschi,  e  lulle  di  si  pic- 
cola  fdggia.  Qucsta  localila,  che  ora  viene  da  me  so- 
iameule  iadicata,  sara  descrilla  in  seguito  aliorquando 


68 

iilferiori    indagini  mi    daranno    migliori  e  piu    sicuri 
schiarimenti   inlorno  la  nalura  di  quel  terreno. 

Le  bivalvi  snno  pocliissime,  non  piu  di  5  o  6  e 
speltano  ai  soli  generi  Gardita,  Pectunculus,  Terehra- 
tuia,  Orlhis.  Le  alire  specie  apparlengono  alle  uni- 
vaivi,  ed  i  generi  piu  licchi  in  ispecie  sono  i  gen. 
Rissoa,  Biiccinum,  Tmciius  ec.  Le  mio  osservazioni  sii 
quesli  fossili  mi  hanno  dato  risultamenli  moilo  utiii 
alia  fonchigiiologia  fossiie  della  Sicilia,  lanto  necessa- 
ria  alia  conoscenza  geologica  di  quest'  isola. 

lo  avova  gia  descrilto  in  allri  miei  lavori  tre 
specie  nuove  da  me  trovate  in  Gravitdli ,  il  Ikicc. 
Testae  cioe,  i!  Trochiis  tumidahis,  ed  il  Plejirotoma 
minutxim.  Ora  pcro  ho  avuto  il  piacere  di  aggiungrre 
a  queste  allre  undeci  specie  nuove  di  quella  loca- 
lifa,  perlinenii  al  genere  Pectunciihis ,  Bissoa,  Au- 
ricula, Biiccinum,  Trochus  ec.  Arrogi  a  queste  sco- 
verte,  che  io  credo  di  qualche  utilila  per  la  scienza  in 
generale,  lo  rinvenimento  di  molte  allre  nuove  per  la 
Sicilia,  ossia  da  allri  in  Sicilia  non  vedule  giammai, 
e  di  alcune  alio  stalo  di  fossilizzazione  da  allri  pri- 
ma di  me  non  rinvenule  ne' terreni  deli' isola  nostra. 
E  mi  gode  I'  animo  poter  annunciare  di  essermi  im- 
battulo  in  due  specie  dal  sig.  Philippi  non  rinvenule 
che  in  Germania  sollanto.  In  somma  per  queste  mie 
osservazioni  la  conchigliologia  fossiie  della  Sicilia  si 
e  accresciuta  di  meglio  di  ventinove  specie  di  piu. 
lo  credo  dunque  non  avere  errato  e  non  potermisi 
addebilare  la  taccia  di  ardito,  quando  ho  detlo  il  mio 
lavoro,  che  al  pari  d'ogni  allro  di  simil  genere  esige 
somma  diligenza,  e  perquisizioni  accuratissime,  per  le 
novita  die  contiene  non  essere  indegno  della  voslra 
allenzione. 

Finalmente,  essendo  mio  divisamento  continuare 


69 
le  mie  ricerche  Inlorno  allc  conchigl'e  fossili  di  qtie- 
sla  interessante  localila,  in  una  scconda  memoria,  che 
servirii  a  quesla  come  di  appendice,  cennero  le  mie 
iillcrinri  osservazioni  o  lult'allre  inodificazioni  che  mi 
faia  d' uupo  apii;iiin^ervi,  onde  il  lavorn  riuscir  p.-ssa, 
j)er  qtianto  sta  nelle  mie  fcirze.  complete)  ed  utile. 
Ecco  ora  la  descrizione  delle  cennate  conchiglie. 

CLASSE    I. 

MOLLUSCA  ACEPHALA 
Gen.   Cardita 
I.   C.    Corbis—Vh\\. 
Gen.  Pectunculus. 

2.   Peclunculus  Grossi — nob. 

P.  tesla  mmi/ta,  subocata,  valde  obUqua,  an* 
(ice  dopressa ,  aun'cula'.a ,  areae  refjiona  recta ; 
lonrjitudinaliler .  atque  transversim  siriala ,  striis  exi' 
liss/'mis,  oculo  nudo  incospicuis,  haud  granulosis  ; 
margine  crenulato. 

Qiiesto  pelloncolo  differisce  dal  P.  minutus  di 
Phil. ,  col  quale  si  polrebbe  a  prima  giunta  coafon- 
dere,  per  la  depressione  del  lato  anteriore,  per  il  mar- 
gine  cardiiiale  retto,  per  lo  sviluppainento  manifesto 
delle  orecchielle,  per  la  mancanza  delle  granolazioni, 
e  perchc  infine  mollissimo  si  discosta  dalla  forma  re- 
gnlarmente  ovale  che  afrotla  il  pettoncolo  descritto  dal 
sig.  Philippi.  liioltre  le  sine  longitudinali  nella  mia 
specie  sono  mandate  qii.uiti)  le  Irasversali.  Dal  Pect. 
pggmaeus  dello  stcsso  auture  dilFerisce  per  non  esse- 


70 
re  di  forma  trasversa    e  gihboso,   per  non  avere  sol- 
chi  trasversali  dislmli  e  profondi,  e  per  la  grandezza. 
E'  alto  millini.   7.   e  largo  millim.  5  ij^ 
Ho  voluto  dedicare  quest  a  nuova  specie  al  chia- 
rissimo  mio  amico  sig.   D.r  D.   Giuseppe  Grosso  Ca- 
copardi  da  Messina  ollimo  archeologo  e  versalissimo 
nella  conchigliologia. 

CLASSE    It. 

MOLLUSC  A  BRAGHIOPODA. 

Gmn.  Terebralula. 

3.  T.  vitrea  (Anomia)  L. 

A.   T.  caput  serpent  is  (Anomia)  L. 

Queste  due  specie  vi  si  trovano  di  fiequenti,  ed 
offrono  moltissime  variela.  Chi  non  fosse  alia  oono- 
sceaza  di  tulte  le  gradazioni  ed  i  passaggi,  polrebbe 
illudersi  al  segno  di  considerarne  talune  come  specie  dif- 
ferent]. Una  varieta  delia  secoiida  sommamente  tumida 
e  col  rostro  molto  allungalo  e  degna  di  considerazione. 

Gek.  Orihis  <".   .    •     • . :, ^ 

5.  0.  truncata  (Anom.)  L.  '  '     ' 
Si  trova  raramente.  . 

6.  0.  delriincata  (Anom.)  Chemn. 

Un  solo  individuo  ne  rinvenne  in  Palermo  il  sig. 
Philippi ;  in  Gravitelli  e  coraune,  ed  in  grandezza  su- 
pera  la  viveote.  '  '  y      'i  -■'    I'.i;  ->:'■-''  •  ■■  :  '  -j  ii'. '...;'  .^ 


( 


'■I!  I 


.•  .1  /.    t)c-:\'. 


71 

Gen.   Cleodora 

Ho  trovato  un  nucleo  che  credo  potere  esse- 
re  apparlenuto  alia  CI.  lanceolala  di  PeroQ  e  Lesueur. 

Gen.  /Auricula 

1.  /iuricula  De  Sangro — mifii. 

J.  testa  oi-alo-conica,  ventricosa ,  apice  subob- 
iiiso.  nilida;  anfrnctibns  sex  ad  spplem,  subplanatis, 
supra  angidalis,  apertura  ovata,  labro  siibincrassalo, 
intus  sulcalo,  colunidla  superne  unideniaia. 

Bollissima  specie  distinta  dalle  congeiieri,  levi- 
gatissima,  iiitida,  ovato-conica,  venlricosa.  cogli  av- 
volgimctiti  alqiianto  appianati,  siiperiormente  angolali 
a!  numero  di  selte  all'incirca,  I'ultimo  dei  quali  molto 
pill  grande  da  siiperare  la  spira,  la  quale  per  I'  an- 
golazione  superiore  degli  avvolgimenti  moslrasi  sca- 
lata.  La  bocca  e  ovale,  superiormente  un  poco  ri- 
slrella,  ed  alia  base  appena  angolata.  II  labbro  de- 
slro,  sebbene  lertnlna  acuto,  verso  I'  interao  e  al- 
quanlo  ingros.sato,  e  solcalo.  II  colonello  ua  poco  ar- 
cato  e  terinina  superiormente  con  ua  sol  denle  ab- 
bastanza  promim^nle, 

E'  rari>sima,  poiche  non  ne  ho  riavenuto  che 
un  solo  individiio. 

Mi  do  r  oiiore  fregiare  questa  nuova  ed  inleres- 
sante  specie  del  noma  dell'  esimio  cav.  sig.  D.  Vin- 
cenzo  De  Sangro  dei  Principi  S.  Savero,  meritissimo 
Intendenle  della  nostra  Provincia  come  in  moslra  di 
sentita  stima  e  profondo  rispetto  verso  11  nostro  prirao 
Direllorc,  oggi  che  per  la  prima  vota  si  e  degnato 
presedere  alle  nostre  adunanze. 

Altozza  millim.   K. 

Larghezza  millim.   2. 


72 

8.   Auricula  conoidea  (  Turbo )  Brocc. 
Uii  solo  esemjjlare  di  grandezza  ugualc  all'  idon- 
lica  vivenle. 

Gi'iv.  Rissoa 

9.  Rissoa  cosfata^^Desm. 

II  sig.  Mhiliphi  dice — In  Sicilia  fossilem  legi, 
ni  falior  prope  Mclazzo  {\).  Or  in  Graviiielii  Irovusi 
froquenlissima  al  st^gno  di  averne  polulo  raccogiiere 
piu  di  sessaiila  individui.      >'  .  :> 

10.  B.  cremiluta  Mich. 

Gome  si  rileva  dal  mio  calalogo  raglonalo  delle 
conchiglie  vivenli  e  fussili  djila  Siciiia,  lo  riporlai 
per  la  prima  volta  quesla  specie  come  vivenle  nci 
nostri  mari  e  comunissima,  e  per  la  prima  volla  I' ho 
rinvenulo  fossile  in  Gravilelli  e  frequenle,  con  le  sue 
varieta — La  variela  maggiore  e  piu  rara. 

11.  His.   Cimex  (Turbo)  Brocc. 

Questa  specie  viva  in  Sicilia,  ma  non  e  stala 
Irovata  alio  slalo  fossile  che  da  me  per  la  prima  vul- 
ta  nella  prenunciala  localila.  ,<:■>         ■  ■   ,   .■ 

12.  JRis.  clalhrata  Phil. 

Descrilla  dal  sig.  Philippi  come  vivenle  del  ma- 
re di  INapoli,  e  quindi  e  nuova  per  la  Sicilia.  \  i- 
venle  non   mi  e  occorso  di   vederla.  ..,,., 

13.  Bis.  dictyophora  Phil. 

Trovala  sollanlo  vivenle  dal  sig.  Philippi  nella 
sabhia  della  penisola  Magnisi.  ■    ■  .  ■••     .  ,•  ■■^ 

14-.   Rissoa  sculpla — Phil. 
Fossile  sollanlo  del  lerreno  terziario  della  Puglia 

1    -ciij  .-tui    '..■!>     .  i  i,.  :  Ml 
(1)  Tom.  2.    pag.   130.      uii//;  •  ■.•.(     ■  i  i;   ':■:!,,.,.; 

.1     .;(';:.   i;       Hi;:  •'!  A 


73 

a  Gravina,  sccondo  il  sig.  Philippi  ed  il  prof.  Scacc. 

15.  Jiis.  similis  Scacc. 

Vivente  nei  mari  di  Napoli  e  di  Sicilia,  ed  ora 
trovata  fossile.  Havvi  la  varicia  con  le  costelle  quasi 
0  del  tulto  scancellate ,  che  io  non  ammelto  come 
specie  difTcrente. 

16.  His.  aspera — Phil. 

Descrilta  e  riporlata  dal  sig.  Phil,  soltanto  vi- 
vente e  di  localita  sconosciuta. 

17.  Bis.  Briiffhieri^^Vayr. 

18.  Bis.  calalhisciis  (Turbo)  Laskey. 

19.  Bis.  labiata — Phil. 

20.  Bis.  Monlagui — Payr. 

21.  Bis.  fulva — Mich. 

22.  Bis.  affinis — mihi. 

B.  testa  subturrita,  ventricosa,  anfractibiis  siib- 
planatis,  ad  suturas  subnngulalis,  penullimo  et  an- 
tepenullimo  coslalis,  coslis  rectis,  contiiiuis,  depres- 
sis,  inlerstitiis  latioribus;  apice  subobluso;  aperlura 
ovata,  superne  subangutata,  labro  incrassato,  labia 
adnalo,  basi  concenlrico  striata. 

Si  polrebhc  quesla  specie  assomigliare  alia  R. 
venlricosa  di  Desm.,  ma  quesla  e  tulla  costellala  e 
per  inlero  striata  e  le  strie  puntale.  La  nostra  ha  due 
soli  avvolgimenli  deila  spira  coslolati,  e  si  vedono  delle 
slrie  transvesali  alia  base  le  quali  giungono  alia  mela 
deirultimo  avvoigimento,  ed  ivi  incominciano  a  scancel- 
larsi  gradalamenle.  Due  dei  quatlro  esemplari  che 
posseggo  prescntano  un  principio  di  costole  al  comin- 
ciamcnlo  doll'  ultimo  avvoigimento,  e  le  quali  presto 
svaniscnno.  Tulli  gli  avvolgimenti  sono  all' incirca  sct- 
te,  e  r  ultimo  supera  tulti  gli  allri  riuniti.  L'apice 
e  quasi  ottuso ;  1'  apertura  e  ovale  e  ristretta  supe- 
riormonle. 

Allezza  millim.  I  ^h  Larghezza  miiiim.  3. 

10 


74. 

23.  Ris.  carinata — mihi. 

//.  lesla  oblongo-conica,  apice  obluso,  anfracll' 
bus  cofivexis,  suturis  excaxalis  divisis,  coslis  el  cingU' 
lis  transversis  cleganter  clathralis;  aperlura  suborbi- 
culari,  labro  tncrassato,  7narginaio ;  basi  valde  ca- 
ri?tala. 

Specie  dislintissima  non  solo  per  la  sua  forma 
e  la  sua  scollura,  ma  principalmenle  per  la  base 
sommamente  carenata,  caraltere  che  oiTre  sollanto  la 
B.  exigua  di  Mich,  dal  sig.  Philippi  creduta  nuova 
nel  1.  volume  della  sua  enumerazione  dei  molluschi 
della  Sicilia  ed  appellata  carinala.  Questo  errore  fu 
conosciulo  dal  chiaris.  Desh.  e  da  me  e  dal  mio  col- 
lega  r  ornatiss.  p.  Maggiore  corretlo  nel  noslro  ca- 
talogo  ragionalo.  Per  cui  lolta  via  tale  denominazio- 
ne  ho  poluto  daria  alia  specie  in  esame.  Dessa  offre 
da  sei  a  selle  giri  di  spira,  convessi,  piij  allargati 
superiormenle  che  al  di  solto,  coUe  sulure  profonde; 
appariscono  eleganlamenle  cancellali  per  le  costole  ed 
i  cingoli  Irasvcrsali  di  cui  vanno  fornili.  Per  lo  piii 
le  prime  ed  i  secondi  sono  equidistanli,  qua'che  volta 
i  cingoli  sono  piii  ravvicinali  delle  costelle.  I  cingoli 
dalle  suture  si  mostrano  piu  distanti  che  non  lo  sono 
fra  di  loro.  II  numero  dei  cingoli  nell' ultimo  avvol- 
gimento  e  cinque,  negli  altri  costanlemeule  tre.  Le 
costelle  neir  ultimo  avvolgimento  al  num.  di  17.  si 
trovano  tulte  ed  in  tutti  gli  giri  nella  medesima  di- 
rezione,  e  vicino  le  suture  scompariscono.  La  bocca 
e  quasi  orbicolare,  il  labbro  incrassato,  marginato,  e 
tra  r  ultimo  cingolo  che  e  piu  elevato  ed  aculo  e  la 
base  rimane  un  soico  largo  dislinto  che  fa  comparire 
dalla  parte  opposla  all'  aperlura  la  base  angolala. 

Allezza  millim.   4-.  i    "  ; 

Larghezza  millim.  1  y^  .  >         >  i 


75 

24.  Rissoa  Gravilellensis — mihi. 

R.  Testa  elongata,  turrila,  subperforata,  faevi, 
subnitida;  anfractibus  seplem  ad  octo,  convexiusculis 
sutura  impressa  divisis;  aperlura  ovaia,  labro  si'm- 
plici. 

Conchiglia  allungala,  torlicciuolala,Ievigala  e  quasi 
rilida,  coi  giri  della  spira  alquanlo  convessi ,  colle 
suture  impresse.  II  numero  di  essi  giri  e  da  selle  ad  otlo, 
L'  aperlura  ovale  quasi  ellillica,  e  a  un  di  presso  un 
quarto  di  tulta  la  lunghezza  della  conchiglia.  Un  prin- 
cipio  di  perforazioue.  DifFerisce  dalla  R.  elongata  di 
Phil,  per  la  grandezza  raaggiore,  per  il  numero  dcgli 
avvolgimenti,  per  la  proporzione  della  bocca  col  re- 
sto  dulla  conchiglia,  per  la  perforazione,  per  I'  apice 
aculo,  essendo  ottuso  quelio  della  R.  elongata,  come 
si  detegge  dalla  figura  del  sig,  Philippi. 

Altezza  millim.   4-. 

Larghezza  millim.  I  '/^ 

25.  liissoa  inlormedia — mihi. 

R.  Teslaovato-acula,  ventricosa,  anfractibus  con- 
vexis,  lineis  longitudinalibus  transversisrjue^  conferis, 
elevalis,  aerjuidistanlibus,  clalhratis;  sutiiris  profundis 
canalicidatis;  aperlura  otato  suborbiculari,  labro  iri' 
crassuto,  marginato,  intus  laevl. 

Questa  nuova  specie  sla  in  mezzo  alia  R.  scul- 
pta  di  Phil,  ed  alia  R.  texlih's  dcllo  slesso  autore. 
Ha  di  comune  la  forma  colla  prima,  sehbeno  mostrasj 
costanlemente  piu  ventricosa  e  meno  solida,  talche, 
avendo  riguardo  alia  larghezza  e  piu  corta  di  quella- 
Ke  differisce  anco  ed  cssenzialmenle  per  la  scoltura. 
Le  linee  longitudinali  e  trasversali  souo  meno  eleva- 
te, e  le  scconde  in  niaggior  numero,  lalche  coslitui- 
scono  una  reticella  assai  piu  fina  e  delicata.  Le  linee 
longitudinali  nella  nostra  rissoaria  se  noa  continuano 


76 
sino  alia  base,  sono  pero  sempre  regolari,  ed  in  con- 
tinuazione  con  quelle  degli  altri  avvolgimeiili,  E  se 
le  trasversali  non  giungono  a  piu  di  diece,  delle  lon- 
giludinali  se  ne  contaiio  piu  di  23,  e  queslo  ho  po- 
tuto  rilevare  sopra  piii  di  40  individui.  Nella  R.  scul' 
pta  le  linee  longitudinali  non  sono  mai  piu  di  sedi  - 
ci  0  dieciselte.  Le  linee  trasversali  nel  penullimo  gi- 
ro della  specie  nuova  che  descriviamo  sono  cinque, 
neir  anlipennltimo  qualtro.  Dalla  Itis.  iexlilis  poi  dif- 
ferisce  per  non  avere  I'apertura  ugualo  alia  spira,  per 
la  mancanza  della  perforazione  ombelicale,  per  le  su- 
ture scanalate,  per  il  labhro  marginato,  e  per  il  nu- 
mero  minore  di  linee  longitudinali  e  trasversali. 

Altezza  millim.  i.  -   .i,. '       ■■ 

Larghezza  tnillim.  2. 

26.  Rissoa  rugosula  mihi. 

R.  testa  oblongo-conoidea,  anfractibus  5  6  con- 
vexiiiscttlis ,  sutura  profunda  divisis ;  apico  laevi; 
costis  tumidis,  el  lineis  iranversis  conferlis  ornata ; 
apertura  suborbiculari,  labro  incrassalo,  marginato, 
intus  sulcata. 

Ben  di  versa  dalla  R.  aspera  di  Phil,  per  la  gran- 
dezza,  la  mancanza  del  labbro  colonnellare,  il  nu- 
niero  delle  costelle,  e  la  disposizione  di  esse,  per  il 
numero  dei  giri  della  spira,  e  la  prop.jrzione  della 
bocca  col  rimanente  della  conchiglia,  sembra  qucsta 
novella  specie  awicinarsi  alia  R.  Montagui  di  Payr., 
nia  moslrasi  priva  di  noJosita,  con  un  numero  mino- 
re di  avvolgimenti  doila  spira,  con  le  costelle  al  nu- 
mero di  14  a  13,  menlre  la  //.  Monlagui  ne  ha  al 
piii  9. 

liiollre  le  linee  trasversali  nella  nostra  specie  so- 
no circa  1 1  ;  e  piesenta  inoltre  una  particolarita,  cioe 
che  le  costelle  che  giungono  a  14  o   15.  nell' ultimo 


giro  non  si  trovano  in  continuazione  con  quelle  de- 
gli  aliri  giri,  perocche  nel  penuliiino  sorio  in  mag- 
gior  numoro.  In  qucslo  le  linee  trasversali  sono  cin- 
que c  qualiro  nciranlipenultimo.  Differisce  inoitre  per 
la  grandezza,  non  essondo  die  la  mela  della  B.  Mon- 
iagui,  mcno  tuniida  e  piu  allungata  avendola,  potulo 
paragonare  cogi' individui  fossili  di  quest' ultima  spe- 
cie da  noi  rinvenuli  nella  medcsima  localita. 

Ailezza  raiilim.  3. 

Larghezza  millim.  2. 

27.  Riss.  subsoluta-mihi. 

Riss.  testa  oblonga,  apice  obluso,  laevissimo,  an- 
fractlbus  rolundatis,  ventricosis.  qualuor  ad  quinque^ 
sulura  profunda  divisis.  u/thno  et  antipenultimo  sub- 
so/uli's ;  lineis  longiliidinuUbus  parum  elevat/'s,  exi- 
lissimis,  oxaralis,  in  ulUmo  anfractu  evanescenlitus, 
lineolis  transversis  parum  conspicuis  ad  basim;  aper- 
tura  orbicularis  labro  exliis  subincrassalo,  labia  di- 
sliticlo. 

Piccolissima    specie  chc  si    potrebbe   confondere 

con  la  rissoa  solida  di    riiil.  se  i  suoi  giri  di  spira 

fossiTO  levigatissimi ;   ma  ne   la   distinguono    cnriinon- 

lemente  le  linee    longitudinali  poco  clevale,    giacohe 

non   potrebbero   nppeliarsi    coslclle,  cbo  si    niostrano 

apertaniente    null'  anlipcnultimo   e  penullimo    giro,    e 

che  vanno  scanccllandosi  quasi  del  lullo  nell'  ullimo. 

Con  occhio    arniato  di  forte  lente  vi  si  scoprorio    al- 

cune  linne  Irasvcrsali  esilissinie,  e  piu  rilcvale  e  di- 

slinte  verso  la    base.   I  giri  sono   quasi    cinque   con- 

vessi  turgidi    colic    suture    mollo    profonde  piecipua- 

raeute    negli    ultimi    due.    L'  aperlura   ugu;igiia  i  due 

quinti  della  lunghezza,   o,   come  si  voglia  dire,  della 

ailezza    della   conchiglia,  ed  il    labbro    scnibra  al  di 

fuori  alquanlo  ingrossalo. 


78 

Non  ne  ho  Irovalo  che  un  solo  individuo. 
Altezza  millim.  2  ^Jl^ 
Larghezza  raillim.   1. 

Gen.  Natica 

28.  Nat.  helicina?  Brocc. 

lodividui  tnollo  piccoli  per  lo  che  con  dubbio  li 
riferisco  alia  specie  enunciala. 

Gen.  Tornalella 

29.  Tornatolla  tornatilis  {Valuta)  L.  Un  indivi- 
duo lungo  non  piu  di  millim.   2. 

30.  Tornat.  pufictato -sulcata  Phil. 

Specie  distinta,  descrilta  dal  sig.  Phil,  ed 
unicamente  da  esso  lui  rinvcnula  in  Germania.  Diffe- 
risce  essenzialmente  dalla  precedente  per  i  solchi  pun- 
teggiati  di  cui  e  fornita.  , 

Gen.  Trochus      '  ' 

31.  Troe.  tumidulus  mihi. 

E'  questa  una  specie  da  me  descritla  nelia  pri- 
ma delle  mie  memorie  di  malacoloiiia  siciliana  pub- 
blicate  nel  vol.  3.  della  seconda  serie  dei  noslri  AUi 
Accademici.  Oltre  di  queili  da  me  allora  descrilli  non 
ho  potato  rinvenire  cbe  individiii  incompleti. 

32.  Troc.  clathrains  vnhi. 

T.  testa  orbmilato-conoidca,  impcrforata,  soli- 
da^  anfractibus  convexis  ad  siitiiras  pkwido/ts,  el  sub- 
canaliculaiis,    lineis   longiludinalibus  transversisque, 


elevatis,  aequidistanlibus  grosse  clalhralis,  el  in  angu- 
lis  sccdonmn  subluberculalis\  aperlura  suborbiculari, 
labro  siibincrassalo. 

Piccola  specie,  ma  molto  distinta  dal  T.  crispu- 
lus  di  Phil,  per  il  numero  minore  dclle  linee  longi- 
tudioali,  che  polrebbero  piullosfo  appcllarsi  costelle 
acute,  per  1'  iiguaglianza  degli  spazt  lasciali  da  que- 
st' ullime  e  dai  cingoli  frasversali,  pel  di  loro  incro- 
ciamento,  per  un  principio  di  lubercolo  acuto  negli 
angoli  delle  sezioni,  per  I'appianamenlo  della  parle  su- 
periore  d^^i  giri  della  spira,  e  per  un  principio  di 
scanalamenlo  delle  suture,  per  avere  1'  apertura  sem- 
pre  minore  della  spira  e  le  costelle  prolungate  sino 
alia  base,  per  avere  ii  colonnello  senza  labbro  di- 
slinto  e  perpendicolare,  inveeche  obbliquo,  per  es- 
sere  priva  di  fessura  ombelicale,  piu  solida,  piu  gran- 
de  ec.  In  quanlo  a  tal  confronto  posso  aggiuiigere 
di  averlo  islitiiilo,  non  solo  col  soccorso  della  dascri- 
zione  e  col  disegno  del  Tr.  crispulus  del  sig.  Phi- 
lippi,  ma  con  un  individuo  di  quesia  ultima  specie 
che  Irovasi  nella  mia  collezione,  rinvenulo  nella  stcssa 
localita. 

Allezza  millim.  3  ^Ji 
Larghezza   millim.  3. 

Ne  ho  trovato  piu  di  dieci  individui  quasi  di 
ugualc  grandezza  e  non  oiTrono  veruna  dilfercnza. 

Troc.  crispulus  Phil. 

Un  solo  individuo,  quello  di  cui  sopra  ho  fallo 
cenno.  Bisogna  avverlire,  die  questa  specie  e  slala 
dal  sig.  Philippi  rinvenuta  sollanio  nelle  vicinanze  di 
Pezzo,   a  poca  distanza  da  Ueggio  in  Calabria. 

34^.   Troc.  gemmulalus  Pliil. 

Due  soli  esemplari  non  ancora  complcli. 

35.  Troc.  canaliculalus  [Monodonla)  Lk. 


80 

Un  solo  esemplare  largo  noii  piu  di  due  millim. 

36.  Troc.   GuUadauri  Phil. 
Uu  solo  eseniplaro. 

37.  Troc.  sanguineus  L. 

OUo  inJividui.  .i:;-.   {v  >u\ 

38.  Troc.  strialus  L.  :,  ,  ,.;.;!, u} 
Due  escmplari  picciolissimi,  'i  ■  '  ii'v,-- 
39  Troc.  Ottoi  Phil.  >  :: 
Due  escmplari  di  questa  bellissiina  specie.  j 
40.  Troc.  glabratus  Phil. 

Ecco  prima  di  tullo  un  esemplare  che  corrispon- 
de  esallamenle  per  la  I'orma  colla  dcscrizione  che  da 
il  sig.  Philippi  di  questa  specie  da  lui  descrilla  per 
la  prima  volta.  Ma  ne  difl'erisce  per  un  carallere  es- 
senziale,  per  essere  cicie  fornila  di  lubercolo  sul  co- 
lonnello,  roenlre  che  il  sig.  Philippi  dice  per  il  Tr. 
glabralus  i{  granulo  miUo,  columella  siviplici.y)  E'  que- 
sta una  variela,  o  dchbe  costiluire  una  specie  difle- 
rente?  Dice  il  sig.  Philippi  che  ii  Troc.  glabralus 
e  perl'eltamente  siniilo  per  la  forma  al  sue  Troch. 
jfilosus ,  e  se  cio  fosse ,  si  polrebbe  riguardare  co- 
me una  variela  di  quest'  ultima  specie .  Ma  que- 
sta perfetta  somiglianza  io  non  la  ho  travata,  perocche 
possiedo  ancora  un  individuo  conservatissimo  del  7V. 
filosus  da  me  rinvenulo  per  la  prima  volta  in  Sicilia 
ed  a  Milazzo,  cd  ho  poluio  fare  un'esalto  pariigone 
delle  due  specie.  Ho  Irovalo  per  allro  nella  mcdi-si- 
ma  localila  il  vero  Tr.  glabratus  sebbene  non  ha  la 
base  deir  ultimo  avvolgimenlo  angolala,  ma  e  col  co- 
lonnello  semplice  e  saiiz;i  tubercolo.  II  tubercolo  e  poi 
un  carattere  mollo  distinlivo ;  ma  io  non  posso  per 
ora  deCnire  la  quislionc;  peio  continuando  le  mie  os- 
servazioni  spero  poter  giungcre  a  scioglicre  il  diihbio, 
acquislando  un  nuniero  maggiore  di  individui,  ed  al- 


81 
lora  si  andra  a  provaro  o  che  ii  Troc.  planus,  il 
Tr.  glabralus  del  sig.  Phil,  ed  i  noslri  due  iiidi\idui 
accennati  soiio  gradazioiii,  ovvcro  variela  della  slcssa 
specie,  o  che  il  primo  di  cui  ahbiamo  lenulo  ragiona- 
niento  e  una  specie  affallo  dislinla- 
Ge?i.  Phasianplla 

41.  Phas.  speciosa  —  v.  Muhif.  ' 

Unico  e  piccolo  esemplare. 
Gi:y.   Ccrii Ilium 

■42.   Cerit.  vuhjalum. — Brug, 

Pochi  individui  piccolissimi  ed  incompieli. 

■43.    Cerit.  lima — iJrug. 

Due  variota  la  maggiore  e  la  piccola. 

44.    Cm/f.  lacteum — Phil,  ;.' 

N.  sei  eseniplari. 

Gen.  PIcurotoma 

■45.  Pleurot.   minulum — inihi,       "   ''•   '  '  ■  ■'  •• 

Specie  da  me  per  la  prima  volla  dcscrilia  nella 
prima  delle  mie  memorie  di  malacologia  ^icjln.iia,  con 
una  variela  da  me  nello  slesso  lavoro  mcnzionala. 

■46.  Pleurot.  granum — Phil. 

Kon   Irovala  fossile  da  allri  in  Sicilia. 

Tre  individui  ben  conservali. 

47.  Pleurot.  Vauquelinii — Payr. 
Due  esemplari. 

48.  Pleural,  crispalum — Be  Grist,  el  Ian, 
Due  esemplari. 

49.  Pleurot.  septangular e  {Murex)  Monlagu, 
Unico  esemplare. 

50.  Pleurot.  reticulatum  (Murex)  Ren. 
Unico  esemplare. 

Gen.  Fusus 
m.  Fus.  rostraius  {Murex)  Olivi. 
Unico  esemplare. 

H 


82  '  •■■    <■■'; 

52.  Ft/s.  corallinus?  (Murex)  Scacc.  •''' 
Due  esemplari.   11  canale    coslantemente  aperlo, 

I'apeilura  in  proporzione  piu  grande.  E  una  variela,  o 
spelta  a  specie  differenle?  Ncl  resto  somiglia  perfet- 
lamenU'  alia  specie  suindicala. 

53.  Fus.  sca/aris.  {Murex)  Brocc, 
Esomplare  ni<illo  piccolo — INondimono  corrispnn- 

de  alia  figura  e  alia  descrizione  che  ne  da  il  cliia- 
ris?imo  Brocchi.  Due  individui  grandi  e  conservalis- 
simi  ne  rinvenni  allra  volla  in  Allavilla,  c  questa  .s])(>- 
cie  non  e  slala  da  alcuno  riportala  come  siciliaoa. 
II  sig.   Pliilippi  la   Irovo  in  Calabria. 

54.  Fus.  echinalus  {Murex)  Sowerby. 

Pili  di  dieci  esemplari ,  ma  quasi  luUi  piccoli , 
sebbene  in  ollimo  slate  di  conservazione. 

55.  Fus.  rudis?  Phil. 

Rapporlo  con  dubbio  a  quesla  specie  un  fuso 
che  quanlur.que  ad  cssa  somiglianle  per  molli  carat- 
leri,   pure  ne  difTerisce  per  alcuni  allri. 

Difaiii  e  di  una  meia  piii  alio  e  proporzionala- 
menle  piii  slrello ,  lalche  nella  specie  descriKa  dal 
sig.  Philippi  la  proporzione  della  iarghezza  aH'allez- 
za  sia  come  i  ad  8  \jl,  e  nel  noslro  come  4  \j'l 
a  12. — Lc  coslelle  in  quest' ullimo  sono  sei,  e  ncl- 
I'allro  circa  ad  ollo;gli  avvolgimenti  sono  9  e  non  7-8. 
I  cingoli  nel  penullimo  avvolgimento  da  sellc  ad  olio 
e  negli  allri  giri  superiori  5.  In  onta  a  quesle  dif- 
ferenze,  che  potrebbero  forse  cosliluire  una  specie 
dislinla,  mi  confenlo  ritenere  come  variela  1'  indivi- 
duo  che  ho  descrillo  e  figurato. 
Geti.  Murex 

56.  Mur.  crisiatus — Brocc.  ■  ' 
Cinque  esemplari    piccoli  ed  incompleli. 

57.  Mur.  ■oaginalus-^Yie  Grist,  et  Ian» 
Unico  esemplare  piccolissimo. 


83 

C/,jV.    Ihiccinum 

IP, 

S8.  Bucc.  prisrnadcum — Brocc. 

f^ar.   linnida  injlala — Frcfjuenle* 

39.  Bucc.  /Istanias — Brui:. 

llnico   oseniplare,  .   ,. 

60.  Bucc.  acriptum  (Murex)  L. 
Tre  eseiiiplari. 

61.  Bucc.  FoliTienn  (3!urpx)  Dellc  Ghiajo. 

Tre  eseinplari — Non  so  come  il  sig.  Philippi  ah- 
Lia  poluto  sospellare  qiiesfa  s[)c(;io  essere  una  variela 
del  Bucc.  minimum  cli  Monlf.,  menlro  sono  due  spe- 
cie difierentissiine ,  per  la  forma,  la  scullura ,  ii  co- 
lorifo  ec. 

62.  Bucc.  variabilc — Phil. 
Citjque  indiviiliii. 

63.  Bucc.  corniculum — Olivi. 
Due  individui. 

64.  Bucc.  yninus  {Columbella)  Scacc. 
Unico  individiio. 

63.  Bucc.  minimum — Montf. 
Freqiieule. 

66.  Bucc.  pusillum — Phil. 
Freqiiente. 

67.  Bucc.  elcfjanlisfsimum.  niihi, 

B.  testa  obhmfja,  sublurrita,  ad  siitnras  subco- 
roTiala ,  anfraclibus    convexiusculis,    longitudinaliler 
costulatis,  tribus  primis  cxceplis,  coslis  confcrtis  obli- 
guis  flexuosis,  suiuris    coarciaiis ,    subcanaliculalis 
slrus  iransversis  in  ultimo  anfraclu,  et  ad  basim  ma 
gis  mipressis;  apertura  oblonga,  superne  angulata 
labro  acuto,  exlus  marginuto ,    inlus  grosse  plieato 
labio  distincio  quadriluberculalo. 

BeJIissima  specie  e  mollo  dislinta  dalle  congcne 


_8i 
ri.  E  allungata,  quasi  torlicciunlata,  coi  pn'mi  Ire  av- 
volgimenti  della  spira  levigalissinii,  e  gli  altri  longi- 
tudinalraenle  coslellati.  Le  costelle  flessuose  neirulti- 
mo,  ed  arcuate  alquanto  negli  altri ,  danno  pressoc- 
che  la  forma  di  corona  al  lembo  supcriore  di  essi. 
Le  siilure  prolonde.  quasi  scanaiate,  e  come  se  fos- 
sero  rePPetlo  dello  ristringimento  degli  avvolgimenli  ; 
dil'alli  vi  SI  vede  neiio  ioterno  la  continuazione  ddle 
coslelle. 

I  giri  sono  al  num.  di  8^^  9.  Le  costelle  iiel- 
r ultimo  circa   17. 

Esso  offre  inollre  delle  linee  trasversali  che  svani- 
scono  verso  la  sulura,  e  sono  meglio  risentite  e  piu 
distanti  verso  la  base.  1/  apertura  e  ovale  allungata, 
ed  agguaglia  i  due  quinti  dell'  allezza  della  cnncbi- 
glia.  II  labbro  colonnellare  dislinto  e  porta  qualtro 
tubercoli;  il  labbro  destro  acuto  ,  al  di  fuori  quasi, 
marginato,  ed  internamente  solcato. 

Altezza  millim:   9. 

Larghezza  millim:   i. 

Unico  individuo. 

68.  Biicc.  Testae — mihi. 

Specie  <la  me  descritta  in  un  arlicolo  che  ri- 
guarda  eziandio  la  collezione  conchigliologica  sicilia- 
na  deH'ornatissimo  noslro  socio  sig.  Domenico  Testa 
da  Palermo,  ed  inserila  nel  giornale  il  Caronda  an- 
no 2,  n.  7,  e  di  cui  ora  ripioduco  la  descrizione 
con  alcune  modificazioni  e  con  la  indicazione  delie 
variela  cbe  presenta. 

B,  testa  ova/o-conica,ve7ilricosa,  transverse  stria- 
ta,  strils  conferlis  sublilissimis ;  anfractibus  conve- 
xiusculis ,  suturis  impressis  ,  ultimo  magna  inflato  , 
lo?it/itudinaliter  costiilatis,  duobus  primis  exceptis;  co- 
slis  plus   minusve    corifertis,  subobliquis ,  in  ultimot 


■85 

anfradu  /lexuosi's,  ad  bast'm  saepe  evanescentibns ; 
iipertura  ovalo-oblonga;  labia  disli?icio,  smplici;  la- 
bro  aculo,  extus  siibniargiiialo,  rarius  intus  sidcato. 

Specie  assai  variabile  per  alcuni  caralleri ,  ma 
costcinte  per  la  forma,  per  il  numero  dei  giri ,  per 
le  strie  Irasversali  ed  ailre  specialila  di  prima  impor- 
tanza;  ina  per  chi  non  avesse  osservato  tulti  i  pas- 
saggi  e  le  gradazioni  di  tale  specie,  potrebbe  incor- 
rere  nell'  errore  di  riguardarne  le  principali  variola 
come  specie  dilTeronli. 

E  ovale,  conica,  rigonfia,  coil'  apice  quasi  ottuso, 
con  selte  ad  otto  giri  di  spira  poco  convessi  e  divisi 
da  suture  impresse.  1  primi  due  levigali ,  e  gli  allri 
longitudinalmente  costeilali.  Le  coslolle  sono  flessuose 
neir  ultimo,  ed  un  poco  arcale  negli  altri.  In  que- 
st'ullimo  avvolgimenio  eti  in  vicinanza  della  base  si  as- 
soltigliano,  e  IcriDinano  con  disparire  del  tutto  alia 
eslremila  di  essa.  L'ullimo  avvolgimento  molto  rigon- 
fio ,  assai  grande  e  supcra  di  gran  iunga  il  reslo 
della  spira.  Uno  de'  dislinlivi  caratteri  di  questa  bella 
specie  si  e  che  le  coslclle  ,  oltre  di  non  essere  in 
continuazione,  sono  coslanlemente  in  differente  nume- 
ro nei  vari  giri  della  spira,  ed  ordinariamente  vanno 
decrosccndo  di  numero  dal  priiiio  all'  ultimo.  L'aper- 
tura  e  ovale  allungala.  II  iabbro  colonnellare  distinlo 
per  lo  pill  e  semplice;  il  Iabbro  deslro  acuto,  ester- 
iiuinente  spesso  quasi  niarginato,  e  qualche  volla  in- 
leriiamrnte  solcato. 

Offre  intanto  la  specie  che  descriviamo  moltis- 
sime  varieta.  Le  costelle,  sempre  pero  flessuose  nel- 
r  ultimo  giro,  un  poco  arcuate  negli  allri,  e  decre- 
scenti  nei  numero  dal  primo  all'  ultimo,  diversificano 
ne'  vari  individui  per  il  numero  ,  la  larghezza  e  la 
elevatezza— Ora  le  vedi  crasse,  dislauli,  elevate,   ed 


86 

ora  ristrelle  frequentissime,  e  qualche  voKa  filiform!. 
Vi  sono  esemplari  in  cui  le  costelle  sono  quasi  scan- 
cellate.  L'  ultimo  giro  e  piia  o  meno  grande  ne'  vari 
esemplari,  e  piii  o  meno  tumido.  La  forma  pcro  della 
conchiglia  e  dell'  aperlura  ,  il  numero  dei  girl ,  dei 
quali  i  primi  due,  come  si  disse ,  sempre  levigali , 
r  apice  olluso,  le  strie  Ira^versali;  questi  caratteri  so- 
no coslantissimi — Le  strie  pero  ora  piu  ed  ora  meno 
risentile.  11  labbro,  acuto  sempre,  offre  qualche  folta 
alcuni  solchi,  piu  o  meno  dislinti,  e  dalla  mancanza 
assoluta  dei  solchi,  sino  ai  solchi  dislinlissimi  si  passa 
per  un  grande  numero  di  gradazioni.  Gosl  del  labbro 
sinistro  —  Spesso  disiinto,  qualche  volla  scancellato 
del  lutlo.  Ed  avendorie  avuto  piii  di  80  esemplari 
solt'  occhio,  ho  polulo  marcare  questi  passaggi,  cd  e 
percio  che  queslc  differenze  sono  stale  da  me  riguar- 
date  come  sumplici  variela. 

Altezza  millim:   10.    ,, 

Larghezza  millim:   5. 

69.  Bucc.  strialian.  Phil. 

La  conchiglia  che  riferisco  a  questa  specie,  non 
senza  dubbio,  e  mollo  piccola,  non  piu  di  7-^8  li- 
nee,  ma  avendo  veduto  piccoli  individui  di  tale  buc- 
cino  che  giunge  sino  a  2  pollici  di  altezza,  noa  vi 
ho  trovalo  marcala  diffcrenza. 

Un  soio  esemplare. 

70.  Ducc.   musivnm — Brocc, 

Unico  esemplare,  sebbene  piccolo,  pero  abba- 
stanza  disiinlu. 

Gejv.   Cohimbella 

71.  Columb.   ^Vm— Phil. 

Qiii'sia  specie  desciilla  per  la  prima  volta  dal 
sig.  Phil.  0  slala  da  lui  trovata  unicamenle  a  Keg- 
gio  in  Calabria.  lo  nc  tio  Irovali  14  esemplari. 


<B7 

Gen.  Miira 

72.  Mil.  columbellaria — Scacc. 

Per  la  prima   volta  da  me  rinvenula    fossilc    in 
Sicilia  e  Irovala  dal  chiaris.   Philippi  ad  Ischia. 
Due  e«emplari, 
73.  Mit.  Savigiiyi — Payr. 
Quallro  esemplari. 

Gen.  Marginella 

IK.  Marg.  clandestina  (volula)  Brocc. 
Due  esemplari. 

73.  Marg.  miliacea?  (volvaria).  Lk, 

Quatlro  esemplari  piccoli.  Spellano  raeglio  alia 
M.  minuia  di  PfeilTer? 

Gen.  Ringicula 

76.  Ring.  striala-^VhW. 

Specie  trovata  dal  sig.  Philippi  una  sol  volta  in 
Germania;  falto  importanle,  come  I'aUro  della  Torna- 
tella  slriato-punctata  dallo  stesso  autore  rinvenuta 
nel  luogo  medesimo ,  per  la  geografia  conchigliolo- 
gica — Unico  esempiare. 

Gen.  Cypraca 

11.   Cgpr.  cocci'nella—Lk. 
Due  esemplari. 

Gen.  Conus 

78.  Con.  meditorraneiis — Brugu: 
Due    piccolissimi    esemplari,   che  spetlano  alia 
var:  spira  exerta. 


88 

APPENDIGE  1." 

Cen.  Denlalium 

79.  Dent,  oviihim — Phil. 

Specie  per  la  prima  volla  da  me  vedula  in  Si- 
cilia.  L'  ho  rinvenulo  anco  in  Palermo.  Dal  sig.  Phil. 
Irovata  a  Cotrone  in  Galabria^^Unico  esemplare. 

APPENDIGE  2.0 

ClTRIPlDlA 

Gen.  Polhcipes  ,  .,, 

.i!f;      80.  PoUie.  carinatus—VXAi, — Una  sola  valva. 


■\) 


(i:./.vcv'^    .7_\^ 


l.i-"   OD-illo':;    ,/   ,    ,  :■:.  (,i;.  --i'    H; 


m  OCCASIONE 

Ml  Pllll  llTiyEKifl  Ul'lSSEHItraTO  ClOEfflO 

DEL    CAVALIERE 

/MENDENTE  DELLA  PROVJNCIA  DI  CATANIA 
PRIMO  DIRETTORE   DELLACCADEMIA 
^EUA  TOKKATA  ORDIKARM  DEL   18  SETTEMBRE   I8i 

ifmiiinii 

BEL  IROFESaOaE 
SECREIABIO  GERtRAtE  DELIA  STESSA 


^';^'"-  rtv- 


iA7ii:v.\j  1(1 1 .Man  3t';a'i'fi3Ty:i 


t 


I 

/- 


SIGNOR    CAVALIERE 


Sja  prima  volta  che  occupate  fra  noi  quel  posto 
di  presidenza  ,  che  in  modo  tanlo  gentile  avete  ac- 
celtato,  e  mio  dovere,  in  brevissimi  accenti,  di  questo 
scientifico  asseml)rameJito  e  de'  soci  che  lo  compongono 
interli  (lervi   un'  istante, 

Nella  lunga  in'anzia  delle  scienze  naturali  in  Si-  .; 

cilia,   ripeler  potevansi  pochi  nomi  meritevoii  di  aita  ";*•  - 

rinomanza,  e  di  quasi  due  pincipaimente  (1),  illustri 
neila  bolaiiica,  nicUe-a  essa  a  paro  co'  piu  celebri  di 
Europay  Pero  I'  Etna  ,  sin  dalla  nicta  del  secolo  pas- 
sato.  par  rhe  deslato  ivosse  il  geiiio  sopito  de'  Cata- 
nesi ;  e  colle  iiieraviglit  de' suoi  incendi ,  colla  variela 
de'  suoi  prodolli  ricliiaiii)  j  loro  sgiiardi  e  le  indagiui 
loro  sopra    i   vulcaiiici    i'lnomeni.    Slii  d'  allora  sorter  ..     j 

si   viil:;   in  Calania  un'Aeademia,    la  quale  lo  studio  j**--. 

dt'li' Etna   aveva  in  mira,   s.lto  jl  tilolo  dcgli  Einei  {%). 
In  I'Ss.i    KecupiTo  (3),   (iHini  (4).    Miroiie  (3),    Lorn-  '    .,"  ' 

bardo   Buda  (6)  ,    ed    allri.   jj   muieraloiiia    e  di   fisica 
t<  rrcstre,  i   priini   fra'  J^iciliin  octuparonsi;  e  sin  d'  al-''  ■" 
lora    il   Cav.    Giuseppe   (incm  |a   Liloloi^ia  vesuviana ,    '-. 
e    la  collfzioiie  delle    rorr  ■.   d'   minerali,  de'  pesci  e 
dclie    couchiglie    di     Sicn.a   dis|03e    ui    elegaiit+ssiuu)    .       ; ;' 


92 
gabinello  (7);  e    ....v.,.,jjoianeamente  il  princIpe  di  Bi- 
scari    ed  i    Casinesi  di    o^gelii  di   storia   Dalurale  ar- 
ricchirono  i  rispellivi   loro  musei. 

L'  Abbate  Francesco  Ferrara  pubblicava  in  se- 
guito  la  storia  dell'  Etna  ,  e  poscia  i  Campi  flegrei 
della  Sicilia,  con  altri  inineralogici  lavori ;  ed  il  Prof. 
C.  Maravigna  e  Mario  Gcmmeilaro  (8),  delle  recenti 
eruzioni  vuicaniche  davano  la  storia.  Pareva  cos),  fino 
a'  primi  anni  del  secolo  presente,  che  lo  studio  della 
sloria  naturale  era  riserbalo  a'  Calanesi. 

Ma  luminosi  e  rapidi  erano  gia  in  Europa  i  pro- 
gress] delle  scienze  naturali;  e  si  conobbe  pur  troppo 
da  noi,  che  di  piu  seria  altcnzione  facea  d'uopo,  per- 
che  le  cose  di  Sicilia  illustrate  venissero;  superficia- 
lissimo  essendo  quel  poco  che  dagli  slranieri  se  ne 
era  di  tempo  in  tempo  annuiizialo.  Dalle  fatiche  unite 
di  molli  sperar  potevasi  utile  resuliamenlo;  e  fu  per- 
cio  che,  col  nome  del  piu  illustre  taluralisla  delle  due 
Sicilie,  r  Accademia  Gioenia,  a  Id  maggio  1824,  fu 
inaugurata  solto  gli  auspici  di  Fe'dinando  i  di  augu- 
sta  memoria;  la  prima  in  Italia  che  del  solo  ranio  di 
scienze  naturali    si  occupasse. 

E  benche  primario  scopo  ie'  suoi  lavori  si  fosse 
stato  il  massimo  Etna,  pure  mn  furono  limiiati  i  soii 
ne'  loro  studi  e  nelle  loro  oss((Vcizioni;  eppero  in  bre- 
vissimo  tempo,  d'H'ardente  vjicano  non  solo  (9),  ma 
degli  estinti  del  vJ  di  JNotQ  delle  rocce  problemati- 
che  di  Contessa  in  Val  di  .Wazzara  (10),  e  poi  dei 
minerali  e  de'  terreiii  tutl  della  Sicilia,  dagli  al- 
Juviali  sino  a'  primitivi  (11),  si  senli  per  la  prima 
volta,  da' Gioeni  scientifcamente  ragionare.  INe  la 
Bolanica  fu  percio  tra.-rtJrala:  che  anzi  nelle  topo- 
grafiche  ricerche  e  ncll-'  fisiologiche  ,  non  che  nella 
scoperta  di  nuove  piana  si  trovo  essa  a  livello  delle 

'        ■         ■  / 


93 

estere  contrade  (12).  Ln  Znnlo^ia  olla  pure  di  nuovi 
esseri  videsi  accrcsciiita  (13);  le  scienze  fisichu  sono 
state  in  molli  rami  colliviile.  e  de'  fenomeni  meteoro- 
loirici  deirni  di  tin  nzioiie  (H),  e  di  utili  applicazioni 
delle  niiit('malirh(>  niolti  soci  lian  saputo  occuparsi  (15). 
Nuovc  sostanzi-  iiellc  piaiite  e  negli  animali  ha  fra  noi 
ia  Chimica  sapulo  rinvonire  (16).  L'  Antropniogia  e 
slata  liicuhralii  alil>aslanza  nella  Tcratografia  (17),  nel- 
la  T('ralol)ia,  mile  (isiologirhe  ricerche  (18),  e  nelle 
niiove  forme  di  milaltie  (19).  sotto  gli  attenti  sguardi 
aweniile  de'  scwi  <h('  le  scienze  incdiche  profcssaiio; 
<■  fiitaliiviito  iinii  son  mancati  di  qiiclli  chc  all'appli- 
cazioiie  d  lift  scienze  nalurali  all'  agricoitura  ed  alle 
arti    si  sono  addetti  (20). 

Chiara  in  Fnropa  e  Hiveniita  la  fama  della  Gioe- 
ria  per  lanli  uliii  lavon  :  dolte  societa  slraniere  ia 
coiisodalila  vi  si  soiio  aggregate,  come  la  Senkenber- 
giaiia  de'  ciiriosi  della  nalura  di  I'Vaidiforl  sul  Meno, 
L'  Agr.iria  di  Pesaro,  la  Ti'x'riiia  di  s.  Sepolcro,  la 
I,  e  K.  di  Arezzo,  seiiza  p.iilare  della  corrispoadenza 
e  del  reciproco  invio  degli  Aiti  Accademici  colla  Reale 
delli*  scieriZ''  di  I'arigi  .  con  ijiiHlIrt  R  di  Torino,  coa 
qutlla  de'  G  orgoldi  di  Firenzc,  culla  R.  delle  scieuze 
di  ^apl)li  ec.  ec.   ec. 

II  primo  Gabincllo  letterraio  ,  che  sin  dal  1827 
aperlo  si  fosse  in  iSicdia  e  slalo  quelle  della  Gioenia; 
i  di  cui  statuli  ban  servilu  di  norma  in  seguilo  a  quello 
di  Palermo,  e  poscia  a  quello  di  Me^sina.  In  piu  di 
una  occasione  e  slata  prcsieduta  V  Accadcmia,  da  Mi- 
nislri  (21),  da  Luogotenenti  general!  (22),  da  Principi 
reali  (23);  ed  il  Re,  uoslro  Signore,  finalmente  si  e 
degnalo  onorarc  in  persona  una  delle  uostre  tornate,  nel 
ollobre  del  1838;  e  cio  solo  basterebbe  a  darie  luslro 
sopra  tulle  le  altre  del  Regno  unilo. 


-.# 


!. 


/ 


94 

Soiio  gia  vpntilre  anHJ  ^che  1' AccaHemia  Gioenia 
ha  lavorato  per  la  Storia  n^turale  siciliana  ,  e  #esy;ue 
alacrftii).  iile  ne'  huoi  Irai'agli  ;  e  23  volumi  di  Atti 
Accadeiiuci,  avidamenle  ricercali  dall' estero,  ne  ren- 
dono   liuniiiosa   lestinioniatiia. 

Vol  siiclc  altoriiialo  .  0  Sigiiore  ,  dalla  maggior 
parte  lii  ([iiclii  die  alia  rinomanza  dell' Accademia  ban 
colitj.  IdHi   faliche  contriljuito: 

il  PiuT.  (lav.  Ab.  Fcrrara,  il  Neslnre  de' natura- 
lisli  d«lle'''due  Sicilie  e  ddl'  Italia:  il  Prof.  Anloiiino 
di  GiaciHBo,  piiino  de'  niedici  in  Galania.  e  nolo  per 
precise  "scienlifiche  pubblicazinni:  il  Padre  0.  Fran- 
cesco roriiabene  ,  cbiaro  per  la  Topngrafia  botaiiica, 
e  per  aacuruli  lavori  nella  fisiologia  vegetale:  il  D.r 
Giusepp(/|fntonio  Galvagni,  illiistratore  della  Fauna  El- 
nea  ,  e  di  teratografiche  e^iiedicbe  iucubrazioni  inde- 
fesso  scriltore:  il  D.r  Andrea  Aradas  ed  il  Padre  D. 
Giacomo  Maggiore,  valorosi  nelle  descrizioni  e  nelle 
scoperte  di  non  pochi  inoliuschi  ;  i  proFessori  Reinf. 
e  Reguleas  anatonuci  disliiili,  e  di  analoglie  opere  au- 
lori:  i  professori  Mirone  e  de  Gaelani  chimici  accu- 
ralissimi:  il  padre  La  Via  che  di  mulli  luoghi  di  Si- 
cilia  ha  dalo  gcognosliclie  nozioni;  ii  Prof.  Musumeci 
per  arcWiletloniche  memorie  coiiosoiulo  non  solo,  nia 
per  r  applicazioiie  bensi  ilolle  scicn/.e  naturali  a  quclla 
beir  arte:  il  D.r  I'aoln  (j.islorina  alia  bolanica  nicdioa 
palria  uliimenlc  up[)li(aln;  i  soci  liapi>uidi  ,  Lo  Giu- 
dice,  Cuslarclii,  .-\ii.>aloiie  ii\  vaii  rami  di  scicnze  na- 
lurali  versali:  i  doltdri  Orsini.  Honaiino,  Fallica  mt'dici 
di  valore  e  per  dotle  proildzioni  reiuilali.-siiiii:  i  soc-| 
Professori   Gairhcini,   Zurria ,    Lan.inliii.i     M.iudeii 


£;ii()ri  CaiKiiiico  Dislt'faiio,  Sig.  Gainhini. 


I    si- 
ipilano   Lan- 


zeruili,  iic'ile  (UiiUinalKbe  e  nelle   Scienze    li.Mche  niae- 
slri  ;  e  ciji.iu   ucil' esiecnj  n  ■!)  <iie  m   palna,  e    il  uon.e 


/- 


95 

del  Prof.  Cav.  C.  Maravigna;  a' quali  tutti,  non  per 
valore  al  certo  ma  per  zelo  beosi  ,  aggiunger  posso 
iTie  stesso. 

Di  quesli  rispellabili  individui  1'  attuale  Accade* 
mia  Gioenia  si  compone  ;  e  se  della  perdila  di  non 
pochi  illustri  soci  ha  essa  a  dolersi,  confortata  e  ab- 
baslanza  da'  pri'^i  di  quelli  che  11  hanno  rimpiazzatft 
(24^)  e  Voi ,  Siiiiiore.  che  sin  da  questo  giorno  pre- 
siedele  alle  noslre  tornate  qual  i^rimo  Direltore,  Voi, 
coQ  le  persouali  voslre  qualila  ,  col  digniloso  posto 
che  occupate  iiella  iVovincia  ,  e  con  la  fiducia  che 
jiifritameiile  ha  in  vol  riposto  il  Moderalore  de'  noslri 
deslini  ,  voi  vorrele,  sou  certo,  conlribuire  colla  vo- 
slra  prolozione,  cooie  generosannnle  ci  av(>lf>  espres- 
so, a  render  sempre  piu  chiuro  il  noiiie  dell'  Accade- 
inid  Gioenia. 


xs 


•(ili      '(      /.) 


:ii(M.i!j    ;.;!,:i 


♦ 


3(2j22iia3aa3SJ'i?a 


(1)  Francesco  Cupane  —  nato  in  Mlrto  a  21  gennaro  1857 
morto  a 

Paolo  Boccone  —  nalo  in  Palermo  a  25  apriie  1C33  morto 
a  22  liiceml.re    1104. 

(2)  i\el   1144  —  per  ciira  di  Ignazio  Paterno  Caslello. 

(3)  Giuseppe  Can.  Recupero ,  nato  in  Catania  nel  1720 
moito  a  4  agosto   1778. 

(4)  Cav  Giuseppe  Gioeni.  nalo  in  Catania  a  12  maggio 
1747    muilo  a  C  (licenibre    1822. 

(5j  G  u«eppe  Mirone  ~-  nalo  in  Catania  in  dicembre  1753 
mortii  in  maggio  1804. 

(0)  Giuseppe  L(jmbanlo  Buba  —  nalo  in  Catania  nel  feb- 
braro    1725  moiio  a  12  sellcmbre   1802. 

(7 1  Oggi  accpiislatu  (l.illa  R.  Lniversita  degli  studii  fa 
parte  <l>'l  Gabiuelto  *li  Fiaica,  Sturia  naturale  ed  anatumia  della 
sless  1. 

(8)  JLirio  Geiiiellaro  —  nato  in  IHicolosi  a  20  luglio  1773 
morto  .1  12  apriie   1839. 

(Dj  Mcmorie  rujuurdanti  V  Etna. 

Pnispello  di  una  Tup04^raiia  lisica  dell'  Etna  ec.  di  Carlo 
Gemellaro  Alii    Gioen    .....     vol.      1, 

Cciiiiii/.ioiii  geoiogicbe  del  trallo  lerrestre  dell' Etna  di 
Carlo  Grmmellaro        ......     vol.      1. 

Storia    crilica  delle  Eriiziuni    dell'  Etna  del  Canonico 
prof.  G.  Alessi      ....     vol.  3.  4.  5.  C.  7.  8.  9. 

^ul  ciiiiline  maritlimo  dell  Etna  di  Carlo  Gemmellaro  vol.  4. 

Malcriiili  per  la  Orillogiiosia  Elnea  del  Prof.  Carmelo 
Maravigna.  .  .  .         .         .  ■     vol.  5.  6.  8.  9. 

Idrologia  generale  dellElna  del  Prof.  Anlonino  di  Gia- 
como  •  .         .     vol.     9. 

Sulla  Eruzioue    del   18.'!2  —  del  Prof.  Mario  Musu- 
meci  ........  .     \ol.     9. 

Sulla    Eruzinne    rapporlala  da  Oro.sio,  del  Prof.  Cav. 
Frautcsco  Ferraru        .  .  .  .  .  .      vol.    10. 

•,•••■  ■■'.-.         :,i£li)iU 


98 

Sulla  Cosllliizione    Fisica   Jella  Valle    Jel  Bove    del 
Prof.  Cirlo  Gcmiiielliiro vol.   12. 

Sulla  Eruzione  del   1838,  del  Prof.  C.  Geminellaro 
lelta  alia  presenza  del  Re    Frkpinando  ii, 
"^  '  Sulla  Eruzione  del  1842  del  Prof.  C.  Gemmellaro  vol.   19. 

Sulla  Eruzione  del   1843  dello  stesso)!.     .     .     vol.  20. 
y''"  (10)  Memorie  riguardanli  i  Vulmid  eslinli. 

Breve  relazione  de'  contorni  di  Militello  del  Prof.  An- 

tonino  di  Giacomo vol.     1. 

*'•  '  Su'  contorni  di  Contessa  in  Val  di  Mazzara  del  socio 
corrispondenle  Conte  F.  BtfTa,  cc vol.     2. 

Su'  Vukaiii  estinti  del  Val  di  Nolo  Wem.  1.  del  Prof. 
C.  Gcmmcllaro vol.     3. 

Sopra   r  Isola  di  Panlelleria  ,    del  soc.  corr.  Conte 
F.  Befl'a  ,  e  C.  Gemmellaro vol.     5. 

8opra  il  nuovo  vulcano  nel  mare  di  Sciacca  poi  eslin- 

to  _  del   Prof.   C.  Gemmellaro vid.     8. 

"  ■■■  Su'  basalti  globulari  del  Morgo,  del  soc.  corr.  Pom- 
peo  Interlandi vol.   14. 

Sul  poggio  di  S.  Filippo  in  Militello,  del  soc.  corr. 
Pompei  Interlandi.  2.  serie vol.      1. 

(11)  Memorie   rujuardanti  i  mitierali  ed  i  lerreni 
della  Sicilia. 

Ossefvazioni    goologiche    sulla   Contea  di  Sommatino 
del  Padre  D.  Gregorio  La  Via vol.     1. 

Descrizione   fisico-niineralogica  di  Caslrogiovanni  del 
Prof.  Canonico  G.  Ale.<si vol.     1. 

Su' contorni  di  Nicosia,  del  Padre  La  Via.     .     vol.     1. 

Sill  Basalto  ecc.  del  Pnif.  C.  Gemmellaro     .     vol.     2. 

Sopra  alcune  specie  di  .Uinerali.  del  Prof.  C.  Mara- 
vigna vol.     4. 

Sopra  una  niiova  sorgenle  di  Pelrolio  del  P. La  Via  vol.     1. 

Su    niiglioramenii    della  Geologia  ecc.  del  Prof.  C. 
Maravigna vol.     1. 

Sulle  ossa    fossili  di  Sicilia  del    Prof,  fianouico    G. 
Alcssi vol.     1. 

Sulle  concliiglie  fossili  del  Poggio  di  Cifali  del  Prof. 

C.  Gemmellaro vol.     1. 

fulla  lisononiia  dclle  Montague  del  Prof.  Carlo  Gem- 
mellaro      vol.     5. 


99 

8iill.i  vera  ori^'ine  del  Snccino  del  Canon.  Prof.  G. 

Alessi vol.     6. 

Sull'az'miie  del  fiuico  iiella  prodiizione  di  nlcuni  mem- 

bri  della  serit*  ijpdgiiostica  del  IVof.  C.  .Maravigna  .     vol.     8. 

Oi'iisidcrazioiie    geologiche    suUo    Zolfo  del  Prof.  C. 

Gemm^llaro vol.    10. 

Siiir  asfalto   di  Ddcoadiirso  ,    dell'  Aw.  Bartolommeo 

Hajjisardi vol.   10. 

Kescrizione  drila  costa  meridiunale  del  Valle  di  Mes- 
sina, del    Prof.  G.   Gcnimellaro vol.    10. 

Sulla    ftrofoiitlita  de'  Vulcani  ,    del  socio  Sebasfiano 

Gulli vol.   11. 

Sulle  ossa  fnssili  di  Siraciisa  del  Prof.  Carmelo  Ma- 

ravigiia vol.   11. 

Sul  Ftrro  oligislo  ollacdrico,  dcllo  slesso .     .     vol.   11. 
Idee  sur  la  fdrinalioii  de  la  crnule  dii  Globe  —  letla 
alia  Soc.   Geoliigica  di  Francia  in  Slrasburgo  —  dal  Prof. 

C.  Gemmellaro vol.  11. 

De  vallis  de  Bove  in  monte  Eina  —  Oratio  habita  in 
goncrali  Pliisicoriim  coucione  Slulgardiae  —  1834  —  del 

Pruf.   C.  Geininelluro vol.   11. 

Ksanio  gi'oid^'ico  delle  opinioni  del  Sig.  Bniibe,  del 

prof.   (j.   iMaravigiia vol.    12. 

Osservazioni  g('oloj;iclie  su'  Icrreni  di  Avola  del  soc. 

coir.   Puiiipco  liilerlaiidi vol.   12. 

8ul  lerreno  giurassico  di  bicilia,  del  Prof.  C.  Gem- 

roeliaro vol.  12. 

Sulle  ossa    fnssili    ec.   del   Prof.   Can.   Alessi   .     vol.   13. 
Sul  lerreno  della  Plana  di  Calania  del  Prof.  C.  Gem- 
mellaro       vol.   13. 

Sul  lerreno  della  fossa  della  Creta  iii  Calania  del  sorio 

cor.   Pompeo  Interlandi v(d.   13. 

Sulla  causa  geognoslica  della  ferliiita  di  Sicilia  del 

Prof.  G.  Gcmincllaro vol.   14. 

Sulle  eoiicliii;lie  fossili  del  capo  di  Milazzu  didla  soc. 

curr.   Madania  Power  vol.    14. 

Sul  lerreno  di  Carcaci   e    Troina  del  Prof.  C.  Gom- 

mellaro v(d.    14. 

Sul    terrene  della  Trezza  ,    e   scngli  de'  Ciclopi  del 
soc.  cor.  Pompeo  Inlerlandi vol.  15. 


100 

Sulla  influenza  del    rei^no  organico    neila  crusla  del 

Globo,  del  Prof.  C.  Gemmeilaro     ....     vol.   16. 

Sulla  vera  condinione  delle  minieiedi  Sicilia  del  Prof. 

C.  Geinnu'llaro  .......     vol.   18. 

Sulla  larieta  di  superficie  delie  lave  rr^  del  Prof.  C. 
Gi'iumcllaro    ........     vol.   19. 

Supra  due  pezzi  di  difesa  fo»sile,  osservati  dal  P.  L;i 
Via vol    19. 

Snile  lave  prismaliche  di  Licodia  ec.  del  Prof.  G. 
Gemmeilaro        ......     vol.  20. 

Sulla  cosla  marittuna  ineridionale  del  Golfo  di  Cala- 
nia  —  del  Prof.  C.  Gemellarti  2.  serie.         .         .     vol.     2. 

Sul  basalto  dccompusto  dell'  Isola  de'  Ciclopi  del 

Prof.  C.  Gemmeilaro  —  2.  serie  ....     vol.     2. 

Saeeio  sullla  coslituzione  iisica  dell'  Elaa  del  Prof. 
G.   Grmioellaro  —  2.   serie  .....      vol.      o. 

Sill  lerreno  di  All  —  dello  sfesso  —  2.  serie.  vol      4. 

(12)  Memorie  ripuirdanli  la  liotniiicii  ec.  > 

Topografia  botanica  dell'  Arena  di  Catania  del  Prof. 
Ferdinando  Coseutiui    ......     vol.     1. 

Suir  Edysarum  coronarlum  —  dello  slesso       .     v(d.     2. 

Saiiiiio  di  Flora  medica  calanese  ,  de!  Prof.  C.  Ma- 
ravigna         .......     vol.    J,      6. 

Suir  Acroslichum  calanense,  del  Prof.  Ferdinando  Co- 
sentini        .  .  .  •  .  ■  .  .      vol.      3. 

Didla  vegelazione  sull"  Elna  ec.  ,  del  Prof.  C.  Gem- 
meilaro    .  .  .  •  •  •  .  vol.     4. 

Sulle  produzioni  vegelabili  dell'  Elna  del  Prof.  Ferdi- 
nando Coscniini  ......     vol.    4. 

Sulla  Zoslera  Oeeanica.   dello  slesso       .  .     vol.      ^. 

I)i  una  specie  di  Agarico,  dello  stesso   .  .     vol.     8. 

Di  due  nuove  pianle  leguminose,  dello  stesso.     vol.   10. 

Esperienze  di  anatomia  e  fisiologia  vegetaie  del  Padre 

D.  Fr;mcesco  Tornabene      .....     vol.   13. 

Snile  radici  della  0.\alis  cerniia  dello  stesso   .     vol.    14. 

.    Sulla  motilita  della  Polieria  liygromelra,   delto.     vol.    14. 

Flora  de'  dintorni  di  Avola  ,   del  soc.   corr.   GiusepjiC 

Bianea  _  vol.   I.')   19  20  —  2.  serie  .         .         1.     2. 

Sopr.i  gli  Eiidogeni  —  del  Prof.  Tornabene    .     vol.   1i). 


101 

Di  alcune  pianle  mcdicinali  de'  conforni  di  Calania, 

del  D.r  Paolo  Castfirina  Ki-Giacomo.       .        vol.    18  20. 

Di  alcuni  vegelabili'  die  servono  di  stanza  a'  mollu- 
schi,  de"  socii  Tornabrne  e  Mafrgiore         .         .         vol.    18. 

(13)  Mcmorie  die  rifiuaviUino  la  Zoologia. 

i?o(ira  Una  nuova  huzza — del    soc.    corr.  Anastasio 

Cocco         .......   vol.   11. 

Iiilroduzfone  alia  Zoologia  mariltima    di    Sicilia  del 
Prof.  Canonico  G.  Alcssi        ..    ■     ,  .         .  vol.   11. 

Fauna  Blnca— del  D.r  Galvagni  vol.  11  12  13  14  16  19  20 

Zoologia  del  Golfo  di  Catania  Memor.   I .— r<J^l  Prof . 
C.   Geinniellaro.  .     .  -i^i,,,.   ■ .  .  .j,  .  ",     vol.   12. 

."^nl  P(dpo.  deir  Argonauta  di  Mad.  Power      .     vol.   12. 

Malucologia    siciliana,    del  D.r  A.  Aradas  e    Padre 
Waggiore.         vol.    12  1.^   16   11  20.       2.  Serie  vol.   1  2. 

Sul  Paralepis  hyalijius- — del  soc    (jqr.An.  Co^co  vol.   13. 

Su  di  nil   Cck'Ojjlero  Rinoceronte,   del    coilaboralore 
Giov.  Piazzir  Cianlar.   ,      .  .  ,      ,    .  .      vol.   14. 

Catal.  dc'  Molliischi  del  Golfo  di  Cat.  dello  stes.  vol.  14. 

Zoologia    del  Goll'o,     Mem.    2.    Spngne. del    Prof. 

C.  Gcmnieilaro.  .       .,  ,       .  .  .         .  .     vol.   15. 

Suir  a|iparccohio  digeslivo   de  Gasteropodi  ec— del 
Pad.  Maggiore.  ......     vol.    15. 

Sopra    na  I  nuovo   Icpidoptcro,    del  soc.  corrispond. 
Oronzio  Coi^la.         .  .         .         .         .        vol.   15. 

De'Crostacfii  del  Golfo  di  Cat.  del  soc.  cor.  Rizza    vol,  15. 

Sulla  Favagine  di  Ari^^lotele,  del  Pad.  Maggiore  vol.   16. 

Sopra  una  iinoya  sfwcie  di  concbiglia — del  Professore 
C:  Maravigna.    ........   vol.  18. 

6u' geiieri  Traeia  e  Ciavagelia — del  D.r  Aradas  vol.   19. 

Sopra  due  nuovi  iusetli— del    Coilaboralore  Mariano 
Zuccarello.      ,  .       ,  .        ^  ■.       ■         •  2.  Serie  vol.   1. 

Sopra  un  .nuovo  uccello.  dello  stesso.         .         .    «      » 

Sopra  vaiii  nccelli  cc.   dello  slesso.  .         .    «      » 

Due  gciieri  nuovi  inalacol del  D.r  Aradas  2.  Ser.  vol.  2. 

Pro-^pello  della  Storia  della,  Zoologia  di   Sicilia  del 
D.r  Aradas.         .         .         ,         .         .2.  Serie  vol.   1  2. 
Uluslrazioni  euloniologiclio,  di  .M.  Zuccartllo.    .    vol.  2. 
Osservuzioai  oraitulogiciic  dello  stesso.         •         .  u     u 


102 

Sopra  iin  nuovo  Goiiere  Ji  Pulipajo  fossilc  del  Prof, 
C.  Geinmclliiro.         .         .         .         .         .2.  Ser.  vol.  4. 

(14)  lUemorie  riguardanti  la  Meleorolorjia. 
Sii'scgiii  iiielcorolcigici  dell'lilna,  del  Dotlor  Rnsario 

Sciidcri.         .......  vol.   3. 

Siiiigio  sopra  il  clima  di  Catania — del  Professoie  C. 
Cemincllaio.         .......    vol.  6. 

Suiito  delle  osservazioni  meleoroKigiche  dell'osserva- 
torip  della  R    Uiiivcrsila,  del  Prof.  C.  Gemmeilaru      vol.  9. 

Per  le  accresciule  acque  deirAmeiiano,  del  Prof. 
C.  Genimellaro.         .         .         .         .         .         .       vol.  9. 

Suiito  dello  osserv.  nell'  osservalorio  della  R.  Uni- 
vcrsila  de'soc.  Coll.  Di.stefano  e  Ferlilo  vol.  10  11  12  13  H. 

Supra  un  feuoineno  soiioro  iiell'^Etiia — del  Dolior 
Gulvagiii.         .......      vol.   12. 

(15)  Nemorie   riguardanti  le   scienze   malemaliclie 
e  fsiche. 

Sulla  Porlata  de' fuimi_del  socio  onorar.  A.  Sam- 
marlino.         .......        vol.  16. 

Siille  sirade  a  riiola  del  Prof.  Miisumeci    .         vol.   16. 

Sullo  sviliippo  delle  potenze  del  radicale  esfirimenle 
la  distanza  mutua  di  due  piaiieli — del  Professore  Giu- 
seppe Ziirria.  .  .  .  .  .  .         vol.    11. 

Mem.  Fisica  GeomeUica  sopra  un  Ceiilipondio  del 
soc.  onor.  A.  Sammarliiio.  ...      vol.   19. 

Sopra  due  tcoremi  rimarclievoli  di  analisi,  del  socio 
onor.  A.  Saminarlino.         .....     vol.  20. 

Sugli  inlegrali  defiiiiti  di  talune  Irascendenli  del  Prof. 
G.   Zurria.        , vol.  20. 

Sulla  espressione  definita  del  teorema  di  Taylor  e 
di  Maclanrin — del  Prof.  G.  Zunia    .  .  .         vol.  20. 

(20)  Applicazioni  all ayricoltura  ed  alle  arti, 

Trall.ilo  de"Boschi  delPElna— del  Prof.  S.  Scuderi  vol.  1.2. 

Suir  uso  di  diverse  specie  di  Carta,  del  Prof.  M. 
Musunieci.         .         .         .         .         .         .         .       vol.  3. 

Pomona  Elnea — ilel  soc.  cor.  A.  Sciglianl.   .       vol.  8. 

Sulle  Uve  dnU'Elna.  di  I  soc.  cor.  Gereniia.  vol.  10  11  14. 

Sull'iilivo — del  soc.   corr.   V.   Cnrdaro  Ciurenza  vol.    15. 

^uHaltitudine  delle  niaterie  viilcaniche  nci  lavori  ar- 
cliilellonici  ec del  Prof.   Musunieci.  .  .       vol.    15. 


103 

Siilla  Slabilili  de'  Cassoni  —  del  Prof.  Carlo  Gem- 
mollaro.         .        .        .         .  .2.  Ser.  \o!.  1. 

(16)  Memorie  riguanlanti  la  Chimica. 

Dfconiposizionc  dell'  ossi-sollato  di  Chinina  del  Prof. 
C.   M.iravigiia  .  ,  ...  .  .  vol.    1. 

S>\)va  una  Iransudnzione  vegelabile,  del  Dotlor  Gae- 
tavo  Bliniiic vol.   3. 

Sull'  Ecliiniiio,    sosl.mza  nuova,   de'  DoUori  Mirone  e 

Salv.  Pl.ilAiiia         .         .  .  .      vol.   1. 

Sii^'li  ossidi  lii  Silicio,  e  Silicuti  di  Sicilia,  del  Prof. 
Canoiiico  G.  Alossi.         .       i.         .         .         .         .     vol    5. 

t^o|.ra  Hn  in.isso  di  lava  corniso  dalle  acqiie  Marine 
del  Prof.  Carlo  Gemniillaro       .         •         .         .         vol.  6. 

Sill  carhdiiiilo  di  Soda  nativo,  nelle  lave  dell'  Eliia 
del  D.r  Salviilore   IMalaiiia vul.   8. 

Sul  Sidfato  di  Calce  che  formasi  nelTEtna  del  Prof. 
C    Maravi-na    , vol.    12. 

Soiracqua  solf.rosa  di  S.  Wnera-del  D.rG.  Gaelaui  v    16- 

Sull'  Ac(|ua  sania — delio  slesso         ,  ,  ,        »      » 

Siiir  Acqiia  di  S    Guii^omo.  delio  stesso  ,         ^        »      )> 

Sulla  inlliieiiza  dell'  0s5ii;eni>  nelia  funiiazione  dei 
cnrpi  celesli,  dd   Pruf,   Carlo  Geniniellarn,    ,         .         y^i^    jg 

Sulle  ac(|ue  solforose,  nuove  osservazioiii  del  Dutlor 
Gaelaiio  Gaelaui,         ,         ;         ,         ,         ,         ,       vol,  20, 

(11)  .Mi'inorie  riijnonhinli  la  Tcrnfolngia. 

Di  un  felo  uniaiio  seiiza  lesla  .  de]  S-ic  cnrr.  Por- 
tal  vol.      1. 

Di  un   felo  bicefalo  ,   del   D.r  Galvaj^ni   .  .     vol.      'r . 

Di  un  felo  an^iflaimo,   del  Pnd'.   C     Geniniellarii  vol.     4. 

Sopra  tre  feli  iiioslrunsi.  de  soci  Galvagni  e  Reina  vol.     1. 

Di  III)  felo  traefalo,   degli  sle-si       ....      vol.     8. 

Sopra  lalune  lamii^lie  leralologiclie  ,  del  D.r  Galva- 
gni vol.   M. 

Sopra  im  cxonfalo  congenilo  —  del  Soc.  cnrr.  Giu- 
seppe Gcmmellaro  —   2.  serie vnl.      1. 

Sopra  uu  iniislrii  Pseudeucefalo.  del  D.r  Galvajjni  vol.     2. 

(1H)  .fli'movie    ri<iHanluiili  la  Fi.^iolo'iia.. 

!"uir  .i/,i(jrir  specdiea  dclla  Cliiiiiiia  sull'  orijaiio  del- 
r  udilo,  del  D.r  Douicuicu  Orsim.        ....        .     vol.     2. 


104 

Degli  Agenti  dclla  Circolazione.  del  socio  corr.  De 
Nasca     . *ol.     4. 

Sulla  Lattazione  (ii  una  Mula  ,  del  Prof.  (1.  Gem- 
mellaro         .         .         •         -         •         •         •         .     vol.     8. 

Sopra  una  Menmria  di  un  mostro  supposfo  umano  , 
del  D.r  di  Bl.isi  ilii  Palermo  —  del  D.r  Galvagni.     vol.     9. 

Fisioloi^ia  degli  uiiimali  doniestici  ,  del  D.r  Donie- 
nico  Oisiiii        .......     vol.     9. 

Sngli  eflrlli  dc'  preparati  di  Chinina  ,    del  D.r  Gal- 

vagiii       .         .         •         •         •     .    •         •         •     '"^'-   ^^• 
Teraloltia,  o  Fisiolosjia  de'  Mostri,  dello  slesso  vol.  \2  18. 

SnI   Villa^'ese  dell'  Klna  dello   slesso      .      .     vol.   13   15. 

(19)  Memorie  rUjuardaidi  la  medicina. 

Sulla  Prunella  ai'tiliciale;  del  SdC.  Oav.  A:<salini  vol.     1. 

Sopia  ciu.jue  I'Diiue  nuove  di  maluUie  periodiche  , 
del  Prof.  Francesco  Fulci     ...        ....     vol.     2. 

Stpia  una  Derinurragia  sanguigna  del  Prof.  Antoiiiuo 
di  Giacorno.      .  .  .  .    '     .  .     '     •     vol.     2. 

Sii  di  una  asfissia.  del  soc.  corr.  Roceo  PugHese  vol.     2. 
.   Sulla  natura  de'  Morbi,  del  D.r  Carmeld  Rccupero  vol.     4. 

Sulla  eniaceliiiosi del  soc.  corr.  Anast.  Cocco  vol.     7. 

'  i        Sul  lion  coutagio  della  Pesle  bulKiiiica,  Assaliui  vol.     7. 

Del  Pepe  ncro  nelle  piriodiche  ,  del  D.r  Alfio  Bo- 
nanuo       .         .         •         ...         •         •         •     vol.     5. 

Sopra  due  iufermila  ec,  del  D.r  Giilvai;ni     .     vol.     6. 

Sul  niiglinr  modo  di  compiere  i  parli  —  Assaliui  vol.     6. 

Modo  di  fare  il  taglio  della  Sinfisi  del  Pube  —  As- 
saliui      .         .  .  •  ••'  ■  •  •     vol.     6. 

Formi  singolare  di  Ftiriasi,  del  D.r  Galvagni.     vol.     9. 

Caso  di  avveleuanieulo  colloppio — Dr.  Honaccorsi  vol.    10. 

D'uiia  conipletd  soppressioue  di  Uriiui,  Dc.Aradas  vol.    10. 

Sopra  una  malaltia  eudemica  uell' Etna,  del  D.r  Gal- 
vagni         vol.   11. 

Sopra  una  cataratia  guarila  dclla  nalnia ,  del  D.r 
Galvagni         ....  ....     vol.   11. 

Memorie  di  Geografia  fisico-medica  sulle  princ.  acque 
slagnanti  di  Sirilia  e  sulle  I'cbl.ri  inlermitlenti  a  che  mel- 
ton cai'ione  del   D.r  G     Antuuio  Galvagni. 

Weuiorie  dellc  Acqiif  stagii.  de'  conlorni  dell'  Etna 
della  plana  di  Calauia   e  del  Val  di  Nolo. 


!05 

Memnria  delle  MalaUie  perlodiche  di    Sicilia    e    fisio* 
nomiii  speciale  di  pssc. 

Mcinoi'ia  siillu  Delerminazione    delle    sede    delle    ma* 
laltie  periodiche. 

Wemoria  di  falli  ?iilla  Malatlia  periodica. 

Sul  fondo  delle  Malallie  paludali  e  siille  loro  forme. 

vol.   14.  n.  18.  20.  Ser.  2.  vol.  1. 

Sopra  un  calcolo  biliare  dcllo  slesso         .        .     vol.  11. 

Sopra  due  siiignlari    nevrosi dello    stesso     .      vol.    18. 

Di  tre   impnrlanli  casi  di  Sifilide,  dello  slesso.     vol.    19. 

Sopra  la  MKirle  di  citKine  iiotniiii  in  uii  poziio  di   Cal- 
lagirone,  del   I'l'uf.    Fr.   FiTr.ira    ....      vol.   20. 

(21)  II  iiuiiclii'iic  delle  Favare  Luogolenenle  Generale 
nel  di  1!   novcmhre  1824. 

(22)  II  niarchese  del  CarrcHo  <lel  di  2  novembre    1837. 
(2.3)  II  Diica  ili  LaureiUiina  Lunjioleiieiite    Generale 

nel  di  C  lu-lio  1838. 

(24)  II  I'rineipe  D.  Luigi  Contc  d' Aqiiila  nel  di   6 
otlobre  1841. 

S.   M.   il  re  Ferdinando  ii   nel  dl  3    oKobre     /838. 

(2.^)  Elocjii  dc'  soci'i  enlinli.  recilali  da'  sncressori 

Hi  Giridaino  Ileciipero  —  dal  Can.   G'  Alessi.       vol.     3. 

di   Sebasliano  Giilli  —  da  (]arlo  Graviiia  .      vol.    13, 

di  Francesco  Gamliiiii  —  dal  Prof:   Fuplio  Rcina  vol.   Ili. 

del  Cannnico  Giuseppe  Alessi — dal  D.r  A.  Aradas  vol.    15. 

di   IVisirin  Sciideri  —  dal   l>.r     Paolo    Caalorina  vul.    13. 

di   Ularii)   GeninH'llaro — d.il   I).r  Galvagni   ;      :    vol.    /6. 

di  Alvaro  .^laiiganelli  — -  dal    Sig.  Logerot      .     vol.   /6. 

di   Salvadnre  Sdideri  —  dal   Prof.   P.    Ferrara.      vol.    ffi« 
di    Francesco  Gramignaiii — dal  Sig.  Cav.  I'arisi    »(>!.    /7. 

di  Ferdinando  Cosenlini  —  dal     I'rof.    Franc.    Torna* 
bene -  vol.  20. 

dl  Carlo  Gravina  —  dal  I'adre.  D.   Giacomo  W-iggiore 

2.  ser -        .        .       vol.  2. 

/4 


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ALCUIVI  MOLLUSCHI  KUDI 
DELIA  SICILIA 

PER  a  SOCIO  ATTIVO 
IRTTA    Am'aCCADEMU    GIOEWIA  ^ELlA  SEDITA  DEI  HOVEltlBftt    1 84 1 1 


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^5^2S«5^1^1S«S£§0©SK2€S^S9l5S!£^SSS<S2e3Si£1^ 


Allorchc,  0  Sii^norj,  ancor  nascenle  la  zoologia, 
alia  descrizione  degli  eslerni  caralteri  dei  varii  ani- 
mali,  o  di  alcuni  pezzi  accessori  dei  medesimi  limi- 
lavasi,  senza  addenlrarsi  nci  misleri  della  di  loro 
organizzazione,  potea  a  buon  drillo  scienza  di  lusso 
e  di  mero  capriccio  appellarsi,  e  venir  riguardata  da 
poea  o  da  niuDa  utilita.  Ma  quando  poi  uomini  di 
allissimo  iogegno  sospiiiti  dal  nobile  desio  di  giun- 
gere  alio  scoprimento  di  piu  grandi  ed  ulili  veiila, 
impresero  a  sludiare  profondamente  gli  innumerevoli 
esseri  che  costiluiscono  la  sorprendente  maravigliosa 
serie  zoologica,  ponendo  ogiii  opera  a  disveiare  i  piii 
recondili  arcani  della  di  loro  organizzazione,  a  scru- 
lare  il  modo  di  funzionare  dei  loro  svariali,  or  scni- 
plici  ed  or  piu  o  meno  complicati  organismi,  i  vari 
modi  di  loro  csistenza  e  di  loro  riproduzidiie,  a  cal- 
colare  con  la  soltigliezza  desiderabile  ogni  rapporto 
tra  le  loro  esterne  coniormazioni  e  la  inlerna  tessi- 
tura, e  ad  islituire  ogui  maniora  di  confronlo  tra  le 
varia  specie,  geueri,  famiglic,  classi,  dalle  piu  seiu- 
plici    elovaiidosi  muuo  a  iiiuuo  alle    forme  piu  cum- 


110 

plicale;  qiiando  poi  tiitle  qiiosle  nnalomico-fisiologi- 
che  conoscenze  si  riferirono  all'  uomo,  come  raggi 
ad  un  cenlro  comune  ,  affinche,  conosccndo  tiitte  le 
Fasi  della  organizzazione  aniniale  nelle  differenli  sue 
gradazioni,  si  polesse  piu  agevulmeiite  pervonire  alia 
inlerpetrazione  ed  alio  disvelamonlo  delle  funzioni 
deir  umano  organisnio;  allora  si  che  la  zoologia  vesti 
Ic  forme  di  vera  scii  nza  vasia  .  ailisssma  ,  tmmen- 
temonle  pioficua  id  utile  all' uomo  midesimo  (-hi 
non  sa  difalli  qiianti  o  quali  vantaggi  non  hanno  arre- 
calo  la  nolomia  e  fisiologia  compdrata  all'  analon.ia 
e  fisiologia  uiiiaiia  ?  lo  non  posso  Fermarmi  a  pio- 
vare  un  vero  di  gia  dimoslralo  ed  inconliastahile. 
Dove  io  cio  togliessi  a  fare,  (jfiVnderei  questo  ilUK-Ire 
Congresso,  i  di  cui  esimi  meu)l)ri  pienamente  le  ve- 
nla  enunciate  conoscono.  E  da  queslo  vero  islesso, 
che,  spinlo  1' aninio  mio,  sin  dal  tempo  in  cui  ri- 
volsi  parte  dei  miei  sludi  alle  zoologiche  discipline, 
a  meditare  sulla  organizzazione  degli  animali,  portai 
sempre  ferma  opinione,  in  fatto  di  malacologia,  che 
drgli  altri  rami  zoologici  a  preferenza  coltivai  ,  che 
Io  studio  delle  conchiglie,  di  secondaria  imporlanza 
e  da  riputarsi,  domentre  tulle  le  indagini  g  le  osser- 
vazioni  debbono  sugli  animali  a  cui  apparlengono 
rivolgersi, 

Le  conchiglie  fossili  pero  ,  ollre  dtll'  allenla 
considerazione  che  meritano  come  rtsli  organici,  che 
disvelano  la  forma  di  animali  spesso  inconosciuli  , 
conciossiaclie  la  Forma  di  questi  corrisponder  dehlia 
alia  conchiglia  che  ad  essi  serve  di  difesa,  e  di  cui 
essi  slessi  sono  i  costruttori,  ollremodo  riescono  ne- 
cessarie  agli  studi  geologici  .  peroccho  inservono  di 
scorta ,  come  generalmenle  si  sa,  nello  aggiudicare 
la  natura  e  1' epoca  di  formczione  dc'vaii  Icrrcni 
che  compongono  la  crosla  del  gloho  die  abiliaiuo. 


Ill 

Per  il  fill  ([ui  (lotto  oij;nun  si  polra  di  leggieri 
immayinarc,  che  tulte  le  dcboli  furze  della  mia  inoii- 
te  sono  slate  iinpici^ate  nello  indagare  la  forma  e  la 
natura  dei  moilusclii  cbe  sono  provvediiti  di  con- 
chiglie,  e  di  quelli  che,  mancaiidono  del  tulto,  o  aven- 
done  una  interna  completa  o  rudimenlaria,  vengono 
distinli  col  nome  di  niolluschi  nudi.  Ed  io  per  sod- 
disfare  le  mie  brame ,  a  per  comprovare  coi  fatti 
(piaiito  venyo  di  asserire,  da  gran  tempo  avrei  vo- 
luto  matter  fuori  qualche  mio  lavoro  riguardanle  gli 
animali,  piucche  le  conchiglie  che  sono,  quasi,  parti 
accessorie  dei  medesimi ,  sebbene  in  corrispondenza 
colla  di  loro  organizzazione.  Ma  pria  di  tutlo  e  da 
riflettere  che  le  scoperte  non  s'inconlrano  a  volonta, 
e  che  spesso  in  onta  alia  piii  ostinale  ricerche ,  ed 
alle  piii  indefesse  perquisizioni,  le  novila  non  si  pre- 
sentano  agevolmente ,  ne  io  amo  produrre  altro  che 
osservazioni  nuove,  o  rare,  e  sempre  di  qualche  uli- 
lita  per  la  scienza,  abborrendo  dal  ripelere  inulil- 
niente  le  cose  da  altri  dette ,  e  senza  qualche  cosa 
aggiungere  del  proprio.  E  questa  e  una  dalle  cause 
«-he  mi  hanno  impedito  sinora  di  produrre  osserva- 
zioni relative  agli  animali ,  ed  i  miei  lavori  si  sono 
in  gran  parte  alle  conchiglie  limitati,  E  perche  qiian- 
to  io  vengo  di  enunciare  non  volgasi  a  danno  ed  a 
biasimo  di  quelli,  i  quali  al  pari  di  me  di  sole  con- 
chiglie sonosi  occupati,  aggiuiigo  che  quasti  travagli 
non  sono  percio  meno  ulili ;  conciossiache  ove  si 
parli  di  fossili  conchiglie,  Io  studio  sugli  animali,  e 
luor  di  ragione,  a  mono  che  rinveiiir  &i  putessero 
le  analughe  o  identiche  vivenli  affin  di  studiare  gli 
animali  a  cui  appartengono;  ma  la  ioro  descrizione, 
e  ci  place  ripelerlo,  e  per  altrc  cnnsiderazioni  ollre- 
mudo  juleressanle,  giovaudo  t'U.iucuteajeule  agli  stu- 


112 

dii    geologic!.   E    per   le  vivenli    sarebbe    cosa  a  dir 
vero  irragionevole,  riputarle  come  cosa  inutile,  e  non 
illustrare,  per  cio  solo  che   mancano  dall'  animale,   la 
descrizione  di  esse,  dovendo  fornire  il  priino  elemenlo 
alia  complcla  illustrazione  degli  animali  ai  qiiali  spet- 
tano,e  la  cui  merce  polrassi  piia  agevolmente  pervenire 
alia  conoscenza  de'niedesimi,  essendo  nolo  a  fulti.  che 
molte    ancora  ne  reslano  di  quelle  di  cui    I'  animale 
e    tutlora    inconosciuto.     Spe>so    poi  e    anco    inulile 
descrivere  I'  animale    quando    qucslo   non  offre  diver- 
sita  di  sorta,  o  dilTeronze    incalcolabili.   E  per  cilare 
un  esempio;   in  che  difTeriscono   fra  loro  gli  animali 
delle  varie  specie  di  Elici  ?  Eppure  lali  conchiijlie  si 
sono  stiidiale  ,   ed   allentamcnle    descnile,   e  cio   per 
le  ragioni    sopriiccennate.   Ollre    che  e  da  osservare, 
che  6  raro  trovario  coi  corrispondenti  animali  ,   per- 
che  0    il   mare  le   rigelli,    e  quasi  scmpre  trovansene 
sproi'vedule,  o  si   ricevono    dai    marinai    che  le  pe- 
scano,  e  ci  arrivano  quasi  sompre  coli'animale  alteralo 
dalla  pulrefazioiie  ;   e  per  poler    giungere  a  eapo  di 
fare  la  disamina  in  discorso  ,   mi  c  stato  d' uopo   ri- 
cercare  in  medesiino  sulle  rive,  sugli  scogli,  in  tulle 
le  localita    onde  far   tesoro  di  conchiglie    coi    mollu- 
schi  o  di  molluschi     nudi.   Quesle    ricerche    che    mi 
hanno    coslalo    dispendl  e  gravi    fatiche  ,    mi  hanno 
rccalo  il  vanlaggio  di  polere  osservare  e  conlemplare 
molli  di  lali  animali  nello  slalo  di  vita,  ed  ho  polulo 
cosl  rilevare  i   loro  movimenli,  e  le  loro  vere  e  r(  all 
forme,  c  riiivenire  qualche    novila  degna  di  mensio- 
narsi. 

Quesle  cose  e  stato  d'  uopo  esporre  per  moslra- 
re  che  noi  cultori  della  malarologia  in  Sicilia  non 
abbiamo  alia  sola  disamina  delle  conchiglie  liniitalo 
la  nostra  attenzione,  ma  e  sugli  animali  die  le  iio- 
stre  ricerche  e  i  nostii  sluili  principalmenle  si  vers;uio. 


H5 

Ed  in  compruova  di  qiianto.  mosso  da  saulo  zelo 
di  palrio  oiioru,  mi  son  i.iiin  locilo  di  rnaiiilVslan' , 
ecco  uu  lavoro  che  [)u6  una  nprova  foitiire  della  ve- 
racila  della  mia  assfrliva,  della  realita  dei  mioi  pro- 
ponimenli  e  del  risullamenlo  che  ne  ho  ollcnuto,  avt-n- 
doii  mandato  ad-  elTello  ;  un  lavoro  che  riguarda  i 
molluschi  nudi  della  Sicilia,  che  conliciie  la  scoveila 
di  varie  specie  nuove  di  que:>li  uaiui.di,  e  che  t>ara 
in   progrcaso  conlinuato. 

Que&lo   mio  travaglio  coniprendc 

1.  La  descrizione  di  uu  nuovo  mollusco  che 
at  pari  (k  1  genere  Cavolina,  Tergtpes  ec.  \u,\\e\>\tb 
cosliluiie,  atlesa  la  nuova  loniia  ilclle  sue  branch le, 
una  nuova  divi,>ione  del  gen.  Eohs  nel  senso  am- 
messo  dal  sig.   Lk. 

2.  La  descrizione  di  alcune  nuove  specie  del 
genere  Phyllidia ,  genei  e  afl'atto  nuovo  per  il  mare 
del  regno  di  Napoli  e  del  regno  di  biciiia. 

3.  Fiiiahnente  la  descrizione  di  una  nuova 
specie  speltante  al  gen.  Doris. 

Se  io  noil  daro  nel  siiino,  proponendonii  di  de- 
scrivero  quesle  nuove  specie  di  molluschi  nudi,  do- 
vra  addebitarsi  alia  pochezja  delle  mie  forze  ed  alia 
scarsezza  dei  mezzi ,  il  piii  potente  oslacido  ai  niiei 
divisatnonli;  ma  ho  sicura  fidanza  di  ollenere  almtno 
r  onofevole  voslio  tompaliiiieiUu  sulla  cousideiozione 
del  mio  iiiipegno  a  volerc  conlribuire  in  qualv-Le 
modo  al  progresso  dclle  scienze  nalurali  nell  l^ola 
nostra. 

ARTICOLO  1." 

Descrizione  di  un  nuovo  rnolhisco,  che  polrebbe 
cosliliiire  una  nuova  dicisione  del  gen.   Eolis. 

il  sinirulare  animiiU'.  che  forma  T  ariiomenlo  di 
quesla  mia  prima  ossei v. /.icnc,  IVi  linveiulu  il  gii.ino 
28  dcilo  scorso  mesc  agoslo  rampaiiie  sur  mo  .-lo- 

13 


114 

glio  tiella  spiaggia  conligiia  dd  nosiro  molo.  AveO' 
dolo  mantenulo  in  vila  per  otto  ore  circa  nelTacqua 
salsa  ,  polei  con  sommo  mio  compiacimenlo  atlenla- 
mente  disaminarlo,  rilevarne  le  forme,  scguirne  i  piu 
leggier!  naovimenti  e  cavarne  esallo  disegno. 
Eccone  la  descrizione.  (  ved.  Tav.  I.  Gg.  i.  ) 

Gorpo  allungalo,  lerminalo  posleriormenle  in  coda 
lunga,  sollile ,  subulala  ;  testa  distiiila  con  quallro 
lentacoli  uguali  ,  due  superior!  e  gli  altri  inleriori, 
lungb! ,  conic! ,  acuminati ;  occhi  ovali  alia  base  ed 
in  avant!  de!  due  lentacoli  superior!  ;  piede  non  di- 
stinto;  branchie  disposle  in  serie  ai  lati  del  corpo , 
peduncolale,  quasi  ramose  e  digitate;  digitazioni  cla- 
vate,  oltuse  alia  estreinila;  dell' uno  e  dell'altro  lato 
le  branchie  al  num.  di  cinque;  le  prime,  o  le  piu 
vicine  alia  testa,  con  se!  digitazioni  ,  e  le  altre  con 
qualtro;  le  digitazioni  non  perfellamente  ugual!  e 
simrnetriche;  ano  al  lato  destro  ;  colore  del  corpo  e 
dei  tentacol!  bianco  d!  latle  ;  occhi  d!  color  fosco; 
alcun!  punti  nerastri  alia  parte  posteriore  e  superiore 
del  corpo,  dinotanti  !  visceri  interni;  i  peduncol!  delle 
branchie  dello  stesso  colore  del  corpo,  ma  le  digi- 
tazioni di  un  rosso  di  corallo  coll'  estremila  bianche. 

Lungo  questo  mollusco  circa  a  se!  linee;  largo 
il  corpo  poco  meno  di  una  iinea. 

Al  primo  vedere  questo  grazioso  animale  di  cu! 
le  branchie,  che  caraminando,  portava  in  alto  soini- 
gliant!  a  ramoscell!  di  corallo,  io  ricorsi  col  pensiero 
al  genere  Glaucus  di  Forsler  ed  al  genere  Eoh's 
di  Cuv.  Ma  non  pole!  fermarm!  s>u\  primo,  perche  ii 
Glaiiriis  non  rampa,  ma  nuola  baltendo  come  le  alette 
del  Pleropodi ,  le  sue  branchie  palmate ,  so  pnr  di 
branchie  hanno  veramenle  1'  ofRcio,  secondo  i  pensa- 
menti  di  lalun!  zoologist!  ,  e  I'  a.nimale  the  descrivo 
non  nuota  aflalto ,  e  rampa  solameule  sul  fundo  del 


!15 
mare,  come  1' ho  vedufo  Irasrinarsi  lenlamente  sul 
fondo  del  vase  ripioiio  di  acqiia  salsa  in  cui,  come 
dissi,  lo  Iratlenni  per  moll*!  ore  vivo.  Estraendolo  dal 
fluido  ,  e  riggeltaiidovelo  ,  1'  ho  vislo  piombare  al 
fondo  ,  non  potendo  soslonersi  un  istanle  in  qiiella 
massa  fluida.  Vero  e  che  non  hi  maiitello  dislinlo 
come  il  Glauco  ,  ma  mede&iiuaiiienli;  gli  Eolidi  ap- 
presenlano  queslo  carallere.  Polrei  anco  metier  I'uori 
la  diversila  dci  tenlacoli ,  id  allre  differenze  ;  ma 
basla  qiiello  che  sopra  esposi;  solo  mi  piace  agiiiun- 
gere,  che,  come  ha  provato  il  Ghiaris:  Quoy,  ie  digi- 
tazioni,  se  pur  merilano  tal  nomt>,  del  Glauco,  ap- 
pena  toccale,  si  dislaccano,  cio  che  ha  i'alto  duhilare 
a  ragione  il  oh.  Deshayes  dell' officio  di  esse,  dap- 
poicche  dice  queslo  egregio  tiaUiralista,  in  rignardo 
alia  caducila  delle  digilazioni, —  «  Non  e  da  credersi 
K  che  cio  avrebbe  luogo,  so  quesle  parli  fos^ero  de- 
«  sliiiale  ad  una  funzione  cosi  imporlante  quale  la 
s  respirazione  (1)  n.  Le  digilazioni  ,  e  quesle  son 
vere  digilazioni,  del  nnstro  animale  non  sono  affallo 
cadiiche  ;  e  per  nulla  ometlore,  a  rinderne  meglio 
completa  la  descriziono,  e  giusto  nolare  ,  che  sola- 
mcnle  poche  ore  dopo  ch'  esso  porde  la  vila,  le  digi- 
lazioni caddero,  e  rimaseio  solo  i  loro  peduncoli  at- 
taccati  al  cnrpo,  il  quale  avcndu  con  le  precauzioni 
necessarie  crrcato  di  conservare  nell'  alcoole,  si  con- 
trasse,   e   quasi   totalirontc  si   sfiguio. 

Provalo  ilunque  di  non  [I'lere  spetlnre  al  genere 
Glaucus  ,  fermai  la  mia  altenzione  sui  caralteri  del 
genere  Eolis.  Ed  in  vero,  mi  sembro  dapprima  che 
appariener  dovesse  a  qnesta  famiglia.  Coiiveniva  con 
gli  Eolidi  per  la  forma  del  corpo ,  per  il  mode  di 
locomozione,   per  il   num.  dci   lentacoli,   per  la  man- 

(1)  Agg.  a  Lk.  t.  1.  pag.  448.  not.  1.     .       ,     , 


116 
canza  del  manlello  ,  p<T  la  disposizione  dell'  ano  e 
degli  orificii  della  geuerazione  a!  lalo  desiro  tc.  ]Vla 
per  la  t'oima  delle  branchie  appalesava  una  niarcala 
differenza.  Gli  Eolidt,  come  si  sa,  haiino  le  branchie 
che  rappresenlano  ora  lamelle  quasi  in  forma  di  sca- 
glie,  ora  papille,  e  qualche  volta  prendono  la  forma 
di  cerri.  Ma  non  si  vedono  in  alcuna  specie  di  qiie- 
sto  genere  le  branchie  quasi  ramose  ,  e  digirale. 
Di  forma  arborica  ,  n  mo  di  denlriti,  e  vero,  banno 
le  branchie  le  Trttonie,  ma  ollreche  sono  dorsali,  gli 
nnimali  di  quesla  divisione  non  hanno  che  due  len- 
lacoli,  retraliili,  seH\plici  o  divisi,  e  la  testa  diversa- 
mente  conformala. 

Dunque  non  rcsl^^rebbe  che  classario  tra  le  Eoli- 
dt con  i  caratleri  fissati  dal  sommo  Cuvier ,  o  fra  i 
tre  altri  generi  affini  cioo  CavoUna  Brug:.  Tergipes 
Cuvier,  e  Flabellina  delio  slosso  aulore.  Emnii  quindi 
necessario  richiamare  alia  vostra  mente  i  caralteri  di 
tali  generi.  1."  Eolis:  corpo  limaciforme,  quallro  ten- 
tacoli  superiormenle  e  due  ai  lali  della  bocca.  Bran- 
chie in  forma  di  lamelle,  o  foglieltine  disposte  come 
scaglie  pio  o  meno  serrate  ai  due  lali  del  dorso. 
2."  Cavolina:  corpo  e  tentacoli  conn^  nel  precedenle, 
ma  le  branchie  in  forma  Hi  filolti  disposli  per  serie 
trasvcrsali  sul  dorso  3.  Flabellina:  scmpre  con  i  ten- 
taroli  dei  precedenti ,  e  le  branchie  composte  di  lili 
raggianli,  portati  da  cinque  o  sei  peduncoli  di  ciascua 
lato.  4.  Finalmente  Tergipes:  !a  forma  degli  Eolidt^ 
ma  due  tentacoli  solamenie,  con  una  serie  di  bran- 
chie ciliii'lriche  ai  lali  del  dorso  ,  terminata  ciascu- 
na  da  una  piccoia  ventosa  ,  potendo  loro  servire 
di  piede  per  cammiuare  sul  dorso  medesiino.  A. 
quale  dunquo  di  qu<'Sle  suddivisioni,  slaluite  ^nlle  va. 
ne  loi-mt'  e  disposizioni  <i(lle  branchie  pdlrebho  raj)- 
porlarai  d  uoslru  uuuvu  iininjale  ?  l*er  me  uon  e   iic 


in 

un  Eolido, ,  nc  una  Cavolina ,  ne  un  Tnrgipede  ;  si 
piili(;l)be  .ivvioinare  pmUnslo  al  gtsnere  Fhihellina, 
pc^rche  gli  aiiimali  di  questa  divisione  hnniio  le 
braiichie  peduncolale  ,  allaccale  ai  lati  del  dor- 
80  Ma  qm  sle  brauchie  non  sono  ne  ramose  ne 
digitate,  sono  invece  costituite  da  filetfi  die  partono 
da  un  centro  comiino,  come  rnggi,  e  questa  forma 
ra^gianle  >i  acto>la  alia  iornia  palmata  delle  bran- 
chie  del  Glaucus.  Si  vtde  dunque  chiaramente  che 
lo  iiiMi  polici  1:011  hicurezza  nl'erire  al  gen,  Flnbellina 
r  aiiiniale  cbe  descrivo,  ne  a^li  allri  genuri  summen- 
tovati    per   la   turnia   parlicolare   delle  sue  brancbie. 

Se  quiiitli  lab  i^eneri,  che  si  potrebbero  unirc  al 
genere  En/is.  come  ha  (atto  I' ill.e  Lamark,  sono 
slatniti  unicaraente  quasi  sulla  lorma  e  la  posizione 
delle  branciiie,  il  noslro  mollusco  non  dovrebbe  an- 
che  costilnire  un' allra  divisiune,  o  un' allro  sottoge- 
nere  come  si  voglia  dire?  Se  poi  come  pensa  il  chia- 
rissimo  Deshayes  (1)  «  e  assai  difficile  nello  slalo 
«  alluale  dell'  osservazione  decidere,  se  i  generi  6'a- 
«  volina  di  Brugniere,  Tergipcs  di  'juvier,  Flabeilina 
«  dello  Stesso  aulore,  dcbbano  tssere  definitivanicnle 
s  ammessi  0  riggettati  nel  melodo)i;  allora  il  noslio 
nuovo  mollusco  dovrebbe  nguardarsi  come  una  nuova 
Eolide.  L'  illustre  Lk.  riunisce  difatti,  come  ho  dello, 
questi  generi  al  genere  Eolis,  perche  la  scienza  non 
possiede  in  verila  osservazioni  suffioicnti  a  caralliriz- 
zarli  e  dilFerenziarli  posilivamenle.  Lo  stesso  De- 
shayes non  lascia  pcro  nel  suo  articolo  Eolide  del  la 
Enciclopodia  dividcrlo  in  quattro  sezioni  secomlo 
la  disposizione ,  il  numero  e  la  forma  delle  bran- 
chie.  lo  per  me  sono  di  questa  opinione,  peroccbe 
i   generi   preiuinciali   non    difl'eriscono   alia  peifine  cbe 

(n   I.,    c.    i-n/i.    't'lO     iK.ta    1. 


por  la  sola  forma  dc^Ii  organi  branchiali;  ed  ammel- 
lendo  il  genere  Eolis  come  lipo  deila  famiglia  ,  io 
riguarderei  i  genen  Cavolma,  I'ergipes,  Flabellina  ed 
Eolis  propriamente  deito,  come  soltogeneri  del  gran 
genere  Eolis  ,  ed  Bggiungerei  un  allro  sollogenere 
statuito  siilla  forma  dello  branchie  del  nostro  mollu- 
sco,   che  caralterizzerei  nel  mndo  di  appresso. 

Corpus  yelutmosum,  oblongnm,  posltce  atlemia- 
ttim,  aculum;  cupiie  brevt;  wniaculis  quatuor  csfjua- 
libtis ,  conico-aciimtnatis ;  branchiis  opposilis ,  lale- 
ralibus  pediculalis,  siibramosu-digiiatis.  postericribiis 
sonsim  minoribus;  digitalwnibus  subclatalis ,  exlre- 
milate  oblusa 

Se  sara  per  essere  ammesso  qiiesto  nuovo  sol- 
logenere, io  proporrei  chiamarlo  Jojenia  in  onoifinza 
deila  cospicua  Accademia  alia  quale  mi  pregio  alta- 
menle  di  apparfeneie. 

La  specie  poi  vorrebbe  appellala  e  descritta  nel 
modo   seguenli'. 

Jojenia  riibro-branchiala.  tnihi. 

Jqj.  cor  pore  ohlonrjo,  lacleo,  posltce  altenuato-su- 
bulalo  ;  branchiis  ulroque  latere  q^iinque  ,  pediculis 
lacieis,  digilalionibus  rubris,  exiremitale  laclea. 

INel  cuso  poi  che  I' opinione  dell'  illuslre  Lk.  ve- 
nisse  gemralmente  abbracciala  ,  avvegnache  nello 
stalo  altuale  iiiolli  zoologisti  abbiano  ammesso  nel  me- 
lodo  I  generi  davolina,  Tergipos,  e  Flabellina ,  al- 
tora  dovrebbe  riguardarsi  il  moliusco  da  me  descrit- 
jo,  come  una  Eolide,  e  la  descrizione  esser  modifi- 
cala   noi  scgiif^nli   termini. 

Eolis  digilaia.  mihi. 

E.  corpore  parvo,  gelatinoso,  lacleo,  oblongo, 
poslice  atlemialo,  subulalo;  tentaculis  qnalvor.  aecva- 
libi/s,  con/ro-acutnina(is ,  lacteis;  branchiis  luieralilms 
virinqve  quinis  posleiioribus  sensim  minoribus,  sub- 


119 

ramoso-dif/itniis ,  pediculatis.  pedicuUs  lacteis,  diijita- 
tionibus  rubns,  ciimdraceo-subdavatis,  oxtramitale 
laclea. 

In  soinma  io  hn  creduto  utile  per  la  scienza 
sporre  con  lu  possibile  diligenza,  le  mie  osservazioiii 
sulla  specie  nuova  da  me  descrilta,  lasciando  a  quelli 
che  slaiino  iiifiintaniente  al  di  sopra  di  me  per 
conoscenza ,  per  ingegno  e  per  la  somma  ahitudine 
di  osservazidiie,  il  risolvere  lale  quislione,  e  classarla 
con   la  esallozza  desiderabile. 

ARTICOLO  II. 
Descrizione  di  tre  specie  nvove  di  molluschi  spet- 
tanli  al  genere  Phyllidia  di,  Cuvier. 

Nessuna  specie  di  queslo  genere  si  e  per  Io  in- 
nanzi  tiovala  nei  mari  del  regno  di  Sicilia  o  dei  regno 
di  Napoli.  INessuiio  dei  zoologisti  che  si  sono  occupali 
a  coinpilare  la  fauna  malacologica  siciliana  e  oapoli- 
lana  ne  ba  fatto  menzione. 

Allliribe  oel  1843  io  visilai  Palermo,  e  piu  d'un 
mesa  vi  soggiornai,  di  vari  molluschi  nudi  feci  cuvjiii- 
sto,  fra  i  quali,  avendoli  lutti  in  prugresso  dilrgen- 
teraenle  sludiati,  vi  trovai  alcune  specie  di  spetlanza 
ai  genere  suindicato.  E  fu  questa  una  scoperla,  che 
a  principio,  e  non  senza  ragioae  ,  credei  utile  alia 
fauna  malacologica  prenunciata.  Ma  si  accrebbe  ad 
oltranza  il  mio  compiacimento  ,  quando  conlronlando 
le  specie  da  me  riuvenule,  con  le  allre  descrille,  o 
con  quelle  almeno,  che  io  ho  potuto  conoscere,  tro- 
vai di  cssere  da  quesle  diffLTenlissime,  e  mi  proposi 
darvone  esallo  ragguaglio. 

Prima  pero  che  sceiida  alia  descrizione  di  cssi, 
mi  seinbra  giuslu  far  qualche  menzione  dei  oaralleri 
del  gencr(!  a  cui  apparlengoiio. 


120 

Gkn.    Vhyllidu  Cuv. 

Si  deve  al  sommo  Cuvier  ia  (jonosrenza  di  que- 
sto  geuere,  di  cui  gli  aniniali  pi-r  la  situa/ione  del- 
r  ano  sembrano  appartenere  alle  Doridi,  ma  lie  dific- 
riscono  per  la  forma  e  la  disposizione  delle  branch ie, 
per  cui  si  assomigliaoo  ai  Chitnni ,  ed  alle  Putelle , 
sebbene  questi  moslransi  coslanleinente  munili  di  con- 
chiglia,  e  queili  ne  soiio  dt-l  lutld  sprovveduli.  I.e 
Fillidie  difatti  sono  nude  all'  eslerno,  ed  il  loro  corpo 
e  coverlo  di  una  peile  per  lo  piu  coriacea.  Le  bran- 
chie  che  sono  disposle  in  una  serie  di  foglidline 
strette  in  linea,  si  Irovano  al  di  solto  la  nvoila  del 
mantello  ,  altorno  il  corpo.  La  bocca  ,  come  dice 
Lak  ,  trovasi  alia  parle  iol'criore  della  tc>ta  c  I'or- 
nita  di  due  piccoli  lentacoii  conici.  Jl  mantclln  che 
copra  interamente  la  testa  ,  superiormenle  offrc  due 
fori  che  ricevono  i  due  tentacoli  superiori  ,  e  sulla 
parte  posleriore  Tapertura  anale.  Gli  oriiici  della  ge- 
nerazione  al   lato  destro. 

I  molluschi  die  io  dcscriv  i,  che  spettano  al  ge- 
nere  in  discorso ,  e  che  io  ciedo  nuovi  ,  almeno  in 
rapporto  alle  mie  liniilate  conosccnze .  sono  slati  da 
nie  studiati  dopo  essere  slati  per  qualche  tempo  con- 
servali  neir  alcoole.  Cio  serve  per  awertire  che  le 
de-icnzioiii  non  potranno  riu.scire  tanto  esatte  quanto 
io  avrei  potuio  sperare,  se  mi  fosse  stato  tocc;ito  in 
sorte  di  studiarli  neilo  stato  <li  vita.  Non  di  meuo 
offrono  caratferi  bastevoli  a  dislinguerli. 

SPECIE  I.  ' 

PlIYLLIDtjt    P/IVllLOSyl.    miki. 

Ph.  cor  pore  ovato-elliptico,  depresso,  flavo^  mi- 
nn/issime  papilloso  ;  maculis  fuscis  ,  irregularibiis  , 
frc'ijuentihus  undique  picto, 

Que^^a  Fillidia  c  ovale  e  quasi  ellittica,  scliiac- 
ciali.   di   color    giaiJu^uolo ,   e   nclla   parte    supcriore 


121 

sparsa  di  piccolissime  papille  avvicinatissime  fra  loro  cd 
in  grandissimo  numero.  In  tulli  i  punli  presents  inol- 
tre  moltissime  piccole  macchie  di  varia  ed  irregolare 
figura  e  di  color  quasi  fosco.  II  piede  e  slretto  ed 
eliiltico.  11  mantello  molto  delicato  e  raoUe.  Ne  pos- 
seggo  UQ  solo  esemplare  11  quale  e  lungo  35  millim. 
e  largo  19. 

SPECIE  II. 
PBYUiDiJ  FLdVA.  mihi. 

Ph.  corpore  ovali,  convexo  y  fla^o  ^  unicolore^ 
supra  minutissime  papilloso. 

Si  avvicina  questa  specie  alia  precedenle  per  le 
popille  piccolissime  e  numerose  al  dorso  ,  e  per  il 
colore,  ma  se  ne  distingue  per  essere  convessa,  senza 
macchie,  crassa ,  di  forma  esallamente  ovale,  e  col 
piede  proporzionatamenle  piu  grande.  Ne  rinvenni 
in  Palermo  3  esemplari,  dei  quali  il  piu  grande  pre- 
senta  19  millim.  di  lunghezza,  H  di  larghezza,  e  7 
di  altezza. 

SPECIE  III. 
Phyllidia  depressj.  mihi 

Ph.  corpore  ovali,  valde  depresso,  t'mo  plana , 
rigidOf  fusco,  unicolare,  laevi,  sub  lenle  minutissime 
punciiculato, 

Grande  specie  della  lunghezza  di  79  millim:, 
larga  SO,  ed  alta  6,  di  forma  ovale,  coriacea,  re- 
sistente,  di  color  fosco,  quasi  levigata ;  solo  ad  oc- 
chio  arraato  vi  si  scuoprono  superiormente  ed  infe* 
riorraente  alcuni  punli  minulissimi  ed  innumerevoli. 
11  soico,  che  segna  I'inserzione  del  piede  colla  parte 
superiore  del  corpo,  e  molto  profondo.  La  larghezza 
del  piede  e  di  16  millim.  Due  esemplari,  che  sora- 
oietto  0  signori  insiememenle  agii  allri  al  voslro  pre* 
gevole  esaoie,  furono  da  me  trovati  in  Palermo. 

16 


122 

f*  Mi  preglo  eziandio  offrirvi  due  individui  di  al- 
tra  Fillidia  che  per  la  forma  ed  il  colore  rassomiglia- 
no  alia  precedenle  ,  ma  il  dorso  e  sparso  di  picco- 
lissime  papiile  avvicinatissime  e  di  color  piii  chiaro 
del  rimaneiite;  sono  per  altro  mollo  piii  piccoli,  noa 
avendo  che  la  lungtiezza  di  28  millim:  e  la  iarghezza 
(li  16  millim:  e  \J1.  Debbono  cosliluire  semplice 
varieta,  o  una  specie  difierente?  Questo  differenze 
sono  un  prodolto  dell'  eta?  Ma  cio  ammeltendo,  non 
posso  persuadermi  del  come  le  papiile  polrebbero 
andare  a  dispariro  ,  e  venir  rimpiazzati  da  semplici 
punleggiamt^nlii'  Del  resto  ulteriori  osservazioni  po- 
lrebbero schiarire  un  tai  dubbio.  ^ 

•  Gen.  Doris. 

Donis  puLCffSUJ.  mihi.  (ved.Tav.  I.fig.2.) 
D.corpore  ovalo,  subclliplico,  rubro-violacescente, 
supra  hclenmaculala;  maculis  majoribus  sub-ovalis, 
hngitiKUnaliler  seriatim  disposilis,  mmoribus  irregu- 
laribus;  limbo  pallii  lacteo ;  tetilaculis  subcilindriciSf 
brcvibiis,  fuscis;  branchiis  sex  nigricanlibus. 

Qiiesla  bellissima  deride  lunga  12  milHro:  e  lar- 
i;a  7  si  distingue  eminenlemenle  dalle  congeneri,  non 
solo  per  la  sua  forma,  ma  per  le  maccliie  di  giallo 
chiaro  snr  un  fondo  rosso  violetto  che  I'  adornano. 
Delle  macchie  sudetle  le  maggiori  sono  di  figura 
quasi  ovale  disposle  in  due  serie  latorali  sul  dorso , 
e  circoscrilte  da  una  linea  quasi  bianca ,  le  altre  di 
Hgura  irregolare.  I  lentacoli  sono  brevi,  quasi  cilin- 
drici,  e  di  color  fosco.  Le  branchie  quasi  pennale , 
al  num.  di  sei,  e  nerastre.  II  piede  e  di  color  rosso 
violelto  pill  chiaro.  fi  slala  Irovala  rampanle  sopra 
uno  scoglio  nella  spiaggia  conligua  del  noslro  moio. 


yo 


DI  UN  CICL0P0 

OVVERO 
DI  UN  MOSTRO  UMANO  CIGLOCEFALO 

DEI  DOTTORE 

Professore  di  Anatomia,  Direllore  del  R,  Anfiteatro  anatomico,  e  del 
GabincUo  ariulomico,  Vice-Decano  del  CoUcgio  medico,  e  Vice- 
Segrelario-Caiicelliere  nella  R.  Universili  degli  studi  di  Catania: 
SotiO  Segreiario  <lella  Commesiioiie  provinciale  di  vaccinazione,  Me- 
dico alia  salute  pubblica  marillima ;  Socio  attivo  dell' Accademia 
Gioenia,  Menibro  tilolare  della  Societa  niedica  di  lUalta,  Socio  cor- 
rispondenle  dell' Accademia  Sinkesbergiana  di  Frank/ort  sal  meno, 
dell'  Agraria  di  Pesaro,  dei  Fisio-Criiici  di  Siena,  della  I.  e  R, 
Societa  Aretina,  della  Societa  di  Scienze  fisiche  chimiche  ed  arti 
agricole  ed  indunriali  di  Francia,  delle  Accademie  di  Palermo  di 
Meisina  di  Trapani  di  Aci-reale,  membro  del  vii.  Congresso  degli 
Scienziati  italluui  in  INapoli  cc. 

lETTA  all'  accademia  CIOENIA  NEI.IA  SESSIOJIE 
unuiKARU  DEL  DI  IG  DICEMBRE  1847. 


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)    ; 


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Meum  ofGcium  facio 
TSR. 


Tostoccbe    fui    onoralo    dai    vostri    siiffrogi ,    o 
rispelliil)ili    accadeniici,   a  fare  parte  di  quesfo    veno- 
rando  Consossn,  surse  in  me  1'  obbligo  di  adempiere 
aile  dispnsizioni  saviamente  espressale  nell'arl.  17    dei 
VdSlri  t?taluti.   Ne  a  me  p()le\a  riuscir  nojoso  1' ufiioio 
di   riinembrare  le  opere  le  virlu  e  la  faina  di  uno  dei 
v()^l^i    pill    anziani  e  piu    bcneinenli    confralelli,   che 
seppe     mai    seinpre    rendersi    degiio    della    voslra    e 
della  pubblica    slima,  e  la  di  cui    morle  fii  di  duolo 
uuiversale;   che  anzi  ropulavaini  furlunalo  nello  avcre 
iucoiilrato  la  occasione  di  offerire  uno  cslreroo  omag- 
gio  di    rispi  ito  alia    memoria  del    medico    dollo  del 
li  lUralo  di>linlo  del  cilladino  filanlropo  che  era  stalo 
sempre  I'amico  del  mio  gcnilore...Ma  pria  che  io  avessi 
occupalo  il  vuolo  seggio  a  cui  voleste  cbiamarmi,  allri 
avea  di  gia    soddi.sfallo  a  quello    incarico    che  a  me 
sarebbe    loccalo  di  assumere:   nc  la  prudenza    consi- 
gliar  mi  poleva  di  ri[)elere  altra  volta  in  queslo  luo- 


.       IJO 

go  islesso  una  storia  che  da  una  esperla  mano  era 
stala  tanio  bene  intessuta  sulle  trame  dclla  vorila  e 
del  senlimento(l).  Sacro  pero  reputando  il  debito  di 
riconosccnza  verso  di  voi  per  I'  onore  che  avele  vo- 
lute comparlirmi,  non  ho  mica  dimenticato  addimo- 
strarvi  in  qualunque  allro  mode  i  senlinienli  di  mia 
gratiludine:  che  se  circoslanze  avverse  mi  hanno  si- 
nora  impedilo  nello  elT.  lie,  la  inlenzione  mia  e  rimasta 
sempre  ferma:  per  lo  che  oi;gi  vengo,  sebbene  in  p6 
tardi,  a  scontare  il  mio  debito — Rinserrato  nei  duri 
recinli  di  un  anfitealro  non  posso  presenlarvi  che  og- 
gelti  anatfimici ;  e  per  ora  non  mi  e  dato  parlarvi  se 
non  se  di  un  moslro,  il  quale  abbenche  non  nuovo, 
quia  nihil  fiovi  sub  coelo,  pure  per  la  sua  rarita  e 
del  pari  per  le  sue  parlicolari  incidenze.  mi  lunsigo 
di  poler  eccitare  la  voslra  curiosila,  e  meritare  un 
momento  la  vostra  attenzione,  Avro  poca  premura  di 
riconduivi  nel  vaslo  pelago  delle  teone  leralologiche, 
ove  tanti  e  tanti  hanno  voluto  nuotare,  ma  solo  per 
diffaliiiarsi  inulilmente.  Cerchero  alio  inconlro  di  de- 
scrivervi  al  migiior  modo  che  io  possa  le  organiche 
devidzioni  le  anomalie  le  dilTormila  che  in  siffalto  in- 
dividuo  mi  e  toccato  di  osservare;  se  non  allro  per 
aggiungere  un  caso  dippiu  a  quei  che  i  loratologisli 
hanno  inconlrato  e  descnUo. 

(1)  L' eingio  del  D.r  D.  Carmcio  Rccupcro  iino  del  soci 
fondatori  dell' Accndemia  Gioenia,  morto  li  14  iKivembre  1841 
vennc  recilato  ncll.i  scdiifa  nniin.iria  del  M  Foblnaro  1842 
dal  socio  corrisiiondenfo  D.r  D.  Rosario  Biisfcnii  ^\k  discppolci 
dollo  eslinlo.  Tostocche  io  fiii  elollii  socio  onliiiario  nel  29 
apriie  1843  in  rimpiazzo  al  Koltor  Roonpero  (•nniparc  di  mio 
padre,  ritrovai  giii  adcnipiulo  un  uHicio  che  larl.  11  degli 
Statuli  accademici  avea  a  nie  risrrhiilo  ;  per  io  ciio  non  sti- 
mai  prLideiite  di  frujere  fiida  cuoie  dice  il  Venosino. 


Santa  Grancaffnuolo  rafnnoo      i-  *^* 

f]')  gracile  d,  cosliluz.one^  TJZ"""'"a-    ^'^S''  ^""■- 
J'de  o    da  scorhuto,    ne  da  ml'        '  '^'^"^  ^a  sifiU 

^'\«  OSS'  e  suo  spofo,  avea  ITJ  ^f"  ^^''^rmato, 

q-i  tempo  som-i  anoi^'L  sdhrl    ''    ^"'^^''''^«--  '« 
^'  carallere  linl.ti.-o.^Que  la    '  n     .'''"'^'''^  ^  f^bbre 

^'.forze  i'anoressia  Je  oa  ,1?  '  ^  '"  ^ffiacca.nenlo 
-to  Sn  sven„„ent,-  le  nor„:i?"^  K^  ^""'^^«  -- 
carallenzzavano  nuello  sh  n         f  ^^^^baziooi  ec.   cbe 

"-0  rinl,ero  curso  ,  'STT  '  ^«^-«  P- 
samento  addomioale  Jr"  'a  r.?*^'"''-  ^'  '°g'-o^- 
quarto  mese  , I  ventre  avea  dlv'"  '""*^^''«'  ^d  al 
d'  gran  lun^a  maggiore  ji  '.f  W  "T"'"''  ""  ^o'^nTe 
^"tero  pregoaote^,?  ql  !p  'a' t^^'^  ^PPor.are 
"^e..  I  addo.ne  divenivi   ^.^        -^^^  progresso    dei 

'roppo  edemalizzavaa  /'  ol\      '"'''"'  ^dJommali  pur 

-;^f  0  a  diagnosticar  'lati  d^'^  "'"^^  ^^^'''^e 
tendo  anche  in  dubbio  lo  TaJut  f  '  "°'  "'"'^^  '"ef- 
,  .  Al  nono  mese  per6  Z  "  '"^''^^'damento. 
lun,  orieri  di  prossi  ^00?^  '''"P'''^  ^"^^«^«  'a- 
d'  29  lugbo  1846  a.  1;  '  .'^"'''''  '^''^'bbero  e  nel 
s^gui  'a  °ortita  di  c  o?o  r'  '^  "  ^'^"^'"^"i   ord,„a 

:::.r^,^'7o /e  sei:  Tier' "  p-'^  ^ 

^"elo    Unlinuo    ancora  per  aU,  '""'^  '^«'  ^on- 

'"-'a  d,altre  sierosHa  S^tl  l-^Td'S  T'^^^^'^ 

•"*;  ea  J  iocbj  istessi 


132 

prolungaronsi  circa  due  mesi  in  qualche  abbonJanza; 
perlocche  la  donna  spoglialasi  dal  copiuso  utnore  che  m- 
gombrava  la  sua  macchina  e  che  la  rappreseiitava  idro- 
pica  riacquislo  pieiia  salute.  II  feto  che  diede  alia  luce 
visse  piu  d'  un  quarto  d'ora,  agilava  i  suoi  menibii  cun 
moli  come  coiivulsivi  ,  scuotendo  anche  ii  torace  a 
giochi  di  brusca  respirazione,  non  eniise  pero  alcun 
vagito;  fu  butlezzalo  e  mori.  Desso  era  di  gia  mo- 
struoso,  era  un  ciclopo  con  idrocefalo,  colpi  la  visla 
dei  pochi  aslanti  che  assislevano  la  puerpera,  e  la  le- 
vatrice  non  pria  di  due  giorni  dopo  I'occirso  pole  far- 
melo  giungefe  al  Teatro  Notomico;  I'd  e  appuiilo  il 
feto  mostruoso  che  ho  il  bene  di  souunetlere  al  vo- 
stro  esaoie,  e  di  cui  passo  a  darvene  la  desciizione. 


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133 

DESCRIZrONE  ANATOMICA 

II  fcto  misurato  dal  vorfice  al  tallone  era  lungo 
21  pollici,  Ha  un  moiicoiie  di  spalla  aH'allro  dislnvano 
ciiKjUc  pollici,  dal  vertico  al  mento  cinque  polliri  e 
pnrhe  linoe,  da  un  lalo  della  testa  preso  nella  parte 
media  all'altro  si  framezzavano  quattro  pollici  e  mozzo 
e  porhe  linee .  II  suo  peso  toccava  le  otto  libre. 
I  goiiilali  desii;navano    benissimo  il  sesso  mascolino. 

Descrizione  esterna — Guardato  esternamente  il 
folo  in  esame  prosentavasi  bon  confnrmalo  nelle  varie 
sue  parti  esteriori,  e  non  erano  colpiti  da  difformila 
se  non  se  la  tf sta  i  merabri  superior!  e  !'  ano  che 
era  impervio.  (Fig.  I.) 

La  tesla  ofTriva  il  pericranio  molto  rigonfio  cd 
assai  spoigonle  dal  livcllo  della  faccia,  cosperso  di 
numorosi  e  neri  capelli;  la  fronle  era  piccolissima  e  ri- 
slrclla,  e  nella  sua  parte  media  si  alzava  una  protuberanza 
unilortuomonle  arroloiidita  della  grossezza  circa  di  mezza 
noce  ricoverta  di  capelli  (Fig.  Il.«).  Comprimendo  col 
dito  il  cu'jo  c.ipelhito  e  la  rnentovala  protuberanza, 
desso  info>savasi  per  ogni  dove  linche  toccava  il  cra- 
nio: cio  che  I'riceva  prescntire  la  esistenza  di  un  sot- 
tostante  cnpioso  licjuido  interposto  fra  pelle  ed  ossa. 
La  faccia  era  conica  ed  assai  meno  larga  di  quanto 
a\rebbe  dovuto  essere  regolarmente,  e  deraostrava 
nella  sua  parte  media  giusta  sotto  la  cennata  protu- 
beranza frontale  una  irn  gulare  aperlura  quasi  quadri- 
Jatera  dell'  anipiezza  poco  meno  di  un  pollice  formala 
dalla  successione  di  qualtro  inegiiali  tij  incomplete 
palpebre,  che  Inggiale  da  piccolissime  e  rare  ciglia, 
erant)  disposte  in  modo  che  le  due  |ialpel)re  superior! 
nunivansi  lia  loro  ad  arcu  sollo  la  sudJella  prolube* 


134 
ranza  frontale,  le  due  iiiferiori  associavansi  assirmo 
sulla  parte  media  ed  elevala  del  labro  superiore  co- 
stiluendo  uii  piccolo  arco  occupato  nell'  aja  sua  da 
una  caruncola  lagrimale,  e  in  ogni  lalo  ciascuna  pal- 
pebra  superiore  colla  inferiore  congiungendosi  origi- 
eava  un'angolo  acute  rivollo  verso  la  tempia  corri- 
Spondente  (Fig.  II.  6).  Sifl'alte  palpebre  non  potevano 
affatto  venire  a  reciproco  iucontro,  per  cui  ad  un  tale 
spazio  non  era  dalo  di  polere  essere  chiuso.  L'  aper- 
tura  che  abbiamo  descritta  era  occupata  da  un  occhio 
dotalo  di  due  cornee  e  di  altrettante  iridi  e  pupille ; 
queste  parti  pero  erano  piii  larghe  nel  lato  deslro,  e 
piu  ristrelte  nel  sinislro  canto,  ma  in  entrambi  i  lati 
rivolte  in  alto  ed  int'uori:  in  somma  vi  stavano  due 
occhi  secondari  ed  ineguali  associati  in  uno,  o  a  me- 
glio  dire  un  occhio  doppio.  Faceva  seguito  alia  su 
esposta  apertura  oculare  li  labro  superiore  molto  spor- 
-gente  e  tumido  piii  dell' inferiore,  ed  unilo  in  sopra 
coir  arco  piccolo  cosliluilo  dall'  inconlro  delle  due  pal- 
pebre inferiori,  ed  in  modo  da  reslare  tiralo  e  teso 
verso  sopra ;  succedeva  poi  la  bocca  il  labro  inferiore 
il  mento  ed  ai  fiancbi  le  guancie,  ma  lutti  in  gene- 
rale  regolarmente  coslrutti.  Nello  assieme  stava  raf- 
figurata  la  testa  di  un  ciclopo  ovvero  di  un  mono- 
colo,  ove  pero  mancavano  le  sopraciglia  la  maggior 
parte  della  fronte  ed  il  naso,  per  cui  i  due  occhi 
associavansi  quasi  in  uno,  le  due  palpebre  di  un  canto 
.  riunivansi  a  quelle  dell'  opposto,  e  la  faccia  in  gene- 
.  rale  raancava  quindi  di  quella  sufTicien'te  Irasversale^ 
ampiezza  di  che  avrebbe  goduto  senza  tali  mancanze 
e  senza  tali  difforniila. 

'  11  collo  il  pelto  e  faddome,  le  varie  regioni  in- 
somma  del  (ronco  erano  estcrnamenle  ben  conformate 
e  nelle  dovute  regole  distese;  ma  Ira  le  naliche   ab- 


135 

benche  raarcavasi  il  profondo  soico  anale,  pure  nes- 
sun  foro  esistova  per  potere  meltere  in  dubbio  che 
r  ano  era  impervio. 

I  membri  superior i  erano  alquanlo  piccoli  e  corti 
piu  di  quanto  sogliono  osscre  nel  feto  a  tennine,  e 
la  loro  pelle  ben  coperla  di  peli  (Fig.  I. ):  ne  in  cia- 
scuno  la  mano  slava  all'avambraccio  corrispoudente  in 
linoa  rctta  come  osservasi  ordinariamente,  ma  riuni- 
vasi  in  raodo  da  resullarne  un'angolo  acuto  rienlrante 
fra  il  ialo  eslerno  dcila  mano  e  quello  dell'avambrac- 
cio,  ed  un  angolo  acuto  saglionte  tra  il  lato  interno 
della  prima  e  I'  intorno  del  secondo.  Per  lale  dispo- 
sizione  le  mani  tenevano  la  loro  estremita  digitale  di- 
relta  in  alto  in  denlro  ed  in  avanti,  e  quindi  la  pal- 
ma  rivolla  in  denlro  ed  in  dietro,  ed  il  dorso  in  avanti 
ed  inf'uori.  In  ogni  mano  non  si  sono  contate  che 
sole  quattro  dila,  mancando  in  ciascuna  il  poliice  as« 
sieme  alia  corrispondenle  parte  carpiana  e  metacar- 
piana;  e  le  dita  stesse  erano  contorte  ad  arco  simile 
ad  un  seginento  di  spira  colle  punte  o  estremita  uq- 
guiali  direlte  in  alto  in  dietro  ed  in  denlro.  L'  indi- 
ce  poi  era  il  piu  corto  il   piu    piccolo  ed  il    piii  ar-  * 

cualo  fra  tnlli,  e  nella  radice  slava  moito  unilo  ai 
medio,  che  nel  caso  noslro  poleva  chiainarsi  secondo. 

I  membri  inferiori  vedevansi  bene  conforraati, 
e  le  loro  dimenzioui  non  isconfinavano  per  nulla  dai 
liniiti  dello  stalo  normaie  ed  equilibre. 

Passando  in  seguilo  alia  dissezione  del  feto  (1), 
ebbi  I'agio  di   Tare    io  scguenti  osservazioni. 


(1)  La  dissezione  fu  d.i  me  falla  nel  Regio  Anfitealro 
Analoinico  nel  di  \  agosto  1846,  e  furoiio  prescnti  il  profes- 
sore  di  chirurgia  D.r  Eiiplio  Ri-inn,  i|  demoslralorc  .inalnuiico 
6alvalorc   IN'iculusi,    i  cliirur^i  D.r  Audrea  Aniatu  e  D.r   Ai,'o< 


• 


0 


136 

Te^la — Disseoando  il  cuojo  capelluto  rinveiuii 
una  gran  quantiia,  clie  non  pulei  ben  calcolaie,  di 
umor  bierufto  linclmiso  tra  pelle  e  cranio,  ed  una 
poizione  incarcerala  nella  cellulare  solloculanea:  e  di- 
scendendo  in  avanli,  la  nidlie  protubtranza  fiunlale 
osservala  esleiiuimenle,  lolta  la  ptlie,  conlinuava  ad 
esisteie,  ma  formata  da  una  mtmbrana  fibrosa  inlu- 
midita  da  soUoslanle  bquido  derivanle  dalla  cavila 
craniana — Tenuissimi  erano  i  muscoli  occipilo-fron- 
tali  confusi  in  uno  anleriormcMite,  non  bene  osserva- 
bili  quei  della  regione  auricolare,  e  assenli  i  soprari- 
liari^ — Nella  faccia  mancavano  inleramente  il  naso  e 
le  fosse  uasali ,  e  nel  loro  posto  vi  stava  un'occliio 
doppio  cinlo  dalla  congiunzione  di  quallro  palpeiire, 
come  avanli  ho  detlo — La  sezione  presenlo  nelle  quat- 
Iro  palpebre  le  parti  dalle  quali  sogliono  essere  que- 
sle  vele  mobili  cosliluile  ;  ma  pero  esilissinie  erano  le 
carlilagini  larsi  e  le  corri&pondeuli  membrane  fibrose, 
i  muscoli  orbicolari  erano  incompleli,  le  glandule  inei- 
bomiane  e  la  congiunliva  chiare  uolavansi,  e  le  due 
caruncole  lagrimali  e  le  pliche  semilunar!  slavano  luse 
in  una:  assai  piccole  erano  le  glandule  lai^rimali,  ma 
fuor  di  quesle  [larli  nulla  piu  esisleva  di  Uillo  cio 
che  compone  lo  appareccliio  addello  alia  conserva- 
zione  e  Irasporto  delle  lagrime.  Immersi  Dell'adqje 
ed  alquanlo  esili  osservarousi  i  due  muscoli  relti  ocu- 
lari  supenori  i  due  inl'eriuri  e  i  due  eslerni,  picco- 
lissimi  erano  i  grandi  obbliqui,  ma  i  relti  inlerui  niai;- 

slino  Giuffrida,  i;li  sludenti  Anioniiio  e  Francesco  Plalania,  Sa- 
rerJole  Gioviiniii  I{e>liucia,  Anloniiio  Francaviglia  ,  Giuso|i|ie 
Ardiiii,  Gill^e|lp(■  Rciijiio,  I'ieiro  Tappalardo,  ed  ailri  allirvi  dclia 
scuola  ill  /inalomia.  11  nios'ro  e  dcposilalo  nel  Gabinetlo  aiiato- 
niiro  (Icllii  W.  I'liivcisila  dciili  stiidi,  conservaiidn  per  inlicro 
le  bue  loiiiie  estenie  seiiza  la  lueuouia  allerazione. 


137 
cavano  no  mi  venne  fallo  di    osservare  i  piccoli    ob- 
bliqui   c  irii   clevaloii   delli;   palpebre  superiori. 

L'  ocihio  propnamonle  dcUo  vedevasi  consislcre 
in  un  jj|(>l)0  irrei;olare  resullaule  da  due  iniguali  iii- 
lunicsceuzf,  o  per  mei;lio  dire  da  due  gl()i)i  soon- 
dari  int'i^uali,  dei  quali  il  dostro  die  era  il  piu  gran- 
de  coniiiuiigevasi  al  sinisiro  che  era  piii  piccolo  per 
la  mcta  posteiiore  del  ialo  inlcrno,  ed  il  simslro  al 
desiro  per  la  niela  anieriore  dcllo  interrio  lato,  re- 
slando  peio  libera  ia  cornea  Irasparenle.  S.ffatla  unio- 
ne  inliina  uon  era  per  le  sole  soleroliche,  dapniclie 
eravi  quasi  non  iiilerroUa  continuita  tra  ie  coroidi  e 
Ic  reiine  di  enfiamlji  globi  ocuiari  secondari.  cio  clui 
rendeva  una  ben  chiara  comunanza  tra  Ie  due  cavila 
posteriori  degli  occhi  da  costituire  una  comune  ca- 
vila biloculala.  Pero  I'  iride  la  cornea  trasparente  il 
cerchio  ed  il  corpo  ciliare  erano  propri  ad  ogni  oc- 
cbio,  e  fra  gli  uinori  eccettuando  il  vitreo  che  era 
coniune  a  tuUi  due,  I' acqueo  poi  ed  il  cnstallino 
dinota\ansi  in  ogni  uno  distinlamente  assieme  alia 
prima  e  seconda  camera;  e  da  nolarsi  pero  che  que- 
sle  parti  erano  piij  sviluppale  dal  canto  del  globo  de- 
siro, ed  assai  nieno  dal  canlo  del  glubo  sinisiro.  Ogui 
pnpilla  guardava  in  alto  ed  in  fuori,  come  feci  nola- 
re;  ed  i  uervi  ottici  camininavano  accollati,  e  cosi 
nelle  sclcrotiche  si  addentravano. 

Tolto  r  occhio  e  Ie  sue  tutamina  rcstava  una 
sola  orbita  siluala  nclla  parte  centrale  della  faccia,  e 
che  assai  ampia  e  slargata  avea  il  paviinento  e  Ie 
porzioni  anleriori  ed  iideriori  delle  pareli  lalcrali  dure 
ed  ossee,  ma  la  volla  ed  il  reslo  delle  pareli  lateral! 
erano  molli  e  inembranoso,  e  costituile  dalla  dura-ma- 
dre  cerebrale  c  da  una  fibrosa  espansione. — Nel  la- 
bro  superiore  maucava  il  muacolo   elevalore  cuiiiuuc, 


138  ^       ' 

era  esilissimo  lo  elevatore  proprio,  tutli  gli  altri  esi- 

slevano,  ed  erano  anche  integii  e  regolari  quel  del 
labio  iuferiore  e  dell«  guancie  che  stavano  imbotlite 
di  denso  grasso.  La  orale  cavita  molto  rislretta  nella 
volta  palalina  era  naturalmente  ampia  nella  base  ove 
tulle  le  parli  noii  iscoslavansi  dalle  regole  noriBali, 
ma  uella  retrobocca  ohe  era  piu  angusla  e  piu  bassa 
dell'ordinario  inaiicavano  le  aperture  nasali  posteriori, 
ed  assai  viciiio  alia  volta  vedevasi  lo  sbocco  delle 
trombe  eualachiaiie — Le  arlerie  della  testa  guardate 
nei  troiichi  principal!  nulla  offrivano  di  aDoinalo,  ina 
deir  arteria  carolide  eslerna  mancavano  molli  rami 
della  I'acciale  e  molti  dalla  mascellare  interna:  la  ca- 
rotide  interna  difeliava  di  vari  rami  derivanli  dall'ot- 
talinica,  la  quale  camminava  ^icinissinia  e  parallella 
alia  compagna  assieme  ai  nervi  ollici,  e  le  due  ce- 
rebrali  anteriori  si  univano  a  formarne  una,  nel  reslo 
assai  poco  scostavasi  dallo  stato  normale.  Le  vene 
della  lesla  offrivano  consimili  anomalie  delle  arlerie. 
Aperto  il  cranio  la  dura-madre  presenlava  la 
roaggior  parte  dei  suoi  seni  venosi,  e  fonnava  rego- 
larmente  il  tentorio  legato  pero  indietro  dalla  parte 
occipilale  un  poco  piij  sopra  del  silo  consuelo ;  ma 
i  processi  falcilormi  maggiore  e  minore  mancavano, 
cosiccbe  nel  tulto  ne  resullavano  due  cavita  inoguali 
e  Ira  loro  in  comunicazione,  una  piu  piccola  per  il 
cervelletto  e  raidoUa  aliungala,  I'altra  assai  piii  gran- 
de  per  ricetlare  il  cervello,  e  dalia  quale  era  in  parte 
foriiiata  quella  molle  protuberanza  cbe  ho  designalo 
esistere  nella  fronte  e  che  avea  quindi  per  pareti  co- 
sliluenti  oltre  della  pelle  e  di  una  espansione  fibrosa 
continuazioiie  dei  perioslio  pericraniano,  anche  la  Ama- 
meidve^^V arac?ioide  seguiva  la  disposizione  delk  diira- 
meninge    ed  era    ripiena   di   abbondante   sierosila,  la 


139 

quale  of^rapava  circa  la  meta  dclla  cavila  craniana, 
c  ricalcaiido  in  I'uori  la  parte  anlcriore  della  duia- 
madrc  circoslante  ai  cervcllo  dava  origine  alia  pro- 
tiilieranza  fioalalf  sopra  ceonala. — La  pia-madre  nulla 
ofl'riva  di  parljcolare. 

11  cerebro  era  piccolo  in  relazione  alia  cavila 
cianiana  che  era  ben  grande  e  per  niela  ripiena  di 
sierosila,  cd  era  cosliiuilo  dalla  niidolla  allunijala  dal 
ccrvellello  e  dal  cervello,  ma  in  ogni  uno  di  quesli 
ulliiui  i  due  emibfcri  eraiio  I'la  lore  rassodati  e  riunilj 
in  uno,  e  le  circonvoluzioni,  e  le  anl'ratluosila  cere- 
brali  non  erano  bene  espresse ;  i  due  ventricoli  late- 
raii  si  confondi  vano  in  un  solo  raediano  poco  dislin- 
to  dal  qudilo  vinlriculo,  vi  si  osservavano  incomplete 
le  appendici  coroidee  ed  era  mollo  ripieno  di  siero- 
sila;  il  corpo  calloso  la  volla  a  tre  pilaslri  il  sttlo 
lucido  le  Bmbrie  mi  parvero  mancare;  alquanto  os- 
servabili  pero  mi  furono  tull'allre  parti  spettanli  al  ce- 
rebro, per  quanto  pero  polea  perniellerlo  reslrema  mol- 
lezza  dclla  massa  encel'alica  ch'  era  quasi  dilUuente  ma- 
teria appeiia  stuiiiabile  a  malgrado  di  essere  stala  per 
qualche  tempo  iiTimersa  nell'alcool;  rilenendo  per  al- 
tro  che  appartencva  ad  un  I'elo  a  termine  colpito  da 
idrocd'alo,  e  sezionato  dopo  due  giorni  dalla  morle  e 
ncj  mese  di  agosto. 

I  nervi  craniani  sorlivano  dal  cenlro  encefalico 
come  il  consuelo,  ma  non  mi  venne  fatlo  di  ritro- 
vare  i  nervi  olfallori  che  reputai  inlierameute  assenti, 
raancando  per  altio  dello  inlutlo  Torgano  oiraltore 
luogo  del  loro  destine.  1  nervi  oltici  dopo  la  lore 
decussazioue  cammmavano  quasi  accollali  e  cosi  en- 
travano  ucl  forame  ottico  che  era  unico,  e  ad  un  di 
presso  nella  guisa  medesima  permcavano  la  scleroti- 
ca.  Gli    OGulo-iDuscolari-esterni    gli    interni  i  comuni 


uo 

seguivano  i  loro  consueti  deslini,  manravano  pero 
qu^-sl'  ultimi  di  qnalche  ramo.  I  trigeinclli  ed  i  cor- 
rispotulenti  gangli  setnilunari  non  che  le  rispettive  tre 
branche  primitives  di  sortil.i,  in  sonima  le  zainpp  d'oca, 
erano  in  regolari-  disposizione,  pero  la  branca  oltal- 
mica  a  mala  [tena  odViva  il  suo  ramo  lagrimale,  sem- 
brava  mancarc  il  na-ale,  ed  il  frontale  mollo  avvi- 
cinato  al  compagno  distribuivasi  in  modo  alquanto  di- 
verso  dal  C()n>ueto  e  pareva  mancare  di  alcuni  suoi 
filetli,ma  le  branche  mascellari  superioreed  inferiore  de- 
mo&travano  in  ciascun  canlo  la  loro  naturaledistribuzionp. 
1  nervi  fucciali  gli  acustici  i  glosso-t'aringei  i  vaghi  gli 
spinal!  e  gli  ipoglossi  erano  quali  poteva  ricbiedere 
lo  slato  di  nonnale  conformazione.  I  gangli  oUalmi- 
ci  erano  a  sienlo  visibili  con  aicuni  dfi  (iJetli  nervo- 
si,  piccoiissimi  erano  i  gangli  sfcno  palatini,  i  quali 
contentavansi  di  emettcre  i  soli  filctti  pdatini  e  i  vi- 
diani,  Iralasciando  affatto  gli  sfeno-palatini  o  n;isali 
superior!  e  posteriori  certainente  per  I'  assenza  del- 
r  oit'attivo  apparecchio  loro  destinazione  ;  e  non  fu- 
rono  da  me  osservabili  i  gangli  cavernosi  i  naso-pa- 
latini  i  sotto-mascellari  e  gli  auricolari,  forse  taluni 
per  i'  eslrema  loro  tenuita,  ed  altri  perclie  realmenle 
luancavano. 

La  midolla  spinale  e  le  sue  ncrvose  emanazioni, 
non  che  lo  apparato  nervoso  ganglionare  riguardante 
il  collo  il  petto  e  lo  addome  non  isconlinavano  dai 
limiti   di   normale  disposizione. 

Ossa  della  tesla — Spogliato  da  ogni  parte  molle 
il  te-chio  presenlavasi  sotto  la  forma  di  iirio  sferoide 
niaiicanle  di  molte  ossa  della  i'accia  <>  (ii  qualcuno 
del  cranio,  per  cui  qiiella  era  assai  piccola  e  ristrella 
e  qiieslo  mollo  sulla  medesima  |)redomniante(Fig.  Ill.j 
lo  [)asser6  a  breve  rassi  gna   le  varie  ossa  della  testa, 


nolando  le  uormali  le  innormali  e  le  assenli,  ed  indi 
descrivero  il  teschio  in  generale  colle  sue  deformila, 
facendo  anche  un  breve  parallello  tra  la  festa  rego- 
lare  e  quella  moslruosa,  che  fa  oggelto  delle  preseoti 
osservazioni. 

Cranio.  Le  ossa  del  cranio  esislevano  lulte,  alio 
infuori    dell'  etraoide  e  dei  cornelti  di  Bertino;   erano 
nello  stato    normale  ad  un  di  presso  i  parietali  ed  i 
teinporali,   ma    colpite  da    rilevanli   anomalie  il  fron- 
lale  r  occipilale  e  lo  si'enoide — L'  osso  frontale  inve- 
ce  di  essere  doppio  quale  esser  suole  nei  feli  a    ter- 
mine  era    unico(Fig.  III.  e  IV.  a),  e  siccome  man- 
rava  della  parle  media,  compresa  la  porzione   nasalo 
e  quasi  nu'la  dflle  orbilarie,  cosi  riunivansi    assieme 
le  due  gobbe    frontal i  e  ne    formavano  una    media  e 
coniune  molto  somiglianle  alia  proluberanza  occipilale 
t'storna,  e  predominata  da  un  soico  indicanle  la  scis- 
sione  una  volla    totale  di  queslo  osso  in  due    pezzi ; 
€ii  due  lali  la  eslenia  faccia  fronlale  era    leggermeole 
convcssa,   lo  due    somi-arcate   arbilarie    cslerne    con- 
giuiii;evansi  e  formavano   un' arco  mediano,    1' apofisi 
orbilaria  eslerna  slava  libera,   il  pezzo  cbe  suoisi  uni- 
le  nei    trani    ordiiiaii  alle    grandi  ali  dcllo    sfenoide 
era    in   parle    libero  ed   in  parle    riunivasi    all'angolo 
supcriore  dtlla  pomdla ;   la  fa'cia  inferioro  o  orbilo- 
etnioidaj.'   niancava  dello    inlutto;   nella  faccia    posle- 
lioie  deir  o>so  che  era  concaia,   nolavasi  nella  parle 
Uicilia    unica    fossa     frontale ,    invcce  di  due    lalerali, 
corrispoiid"  nle  alia  gobba  nicdiana,  la  Iraccia  dell'an- 
tita   ^ulura,   e  tullo  vi  era  1'  uFco  espresso  nella  fac- 
cia   cslenia :   ai   lali   vi   slava  una    superficie    legger- 
meiile  conca\a   Uriiiiiula    in   bas.-o  da   un    piccolo  li- 
.'■ailo,  ludimenlo  dcll.i  [arlc  orbilaria  arieslala  nel  prin- 
cipi^j  del  suu  svilu[)|;o;   il   niargiiie  curonale  dell'osso 

19 


\^2 
era  unilo  ai  parielati  a  qualche  wormiano  alle  po- 
melle  ed  assai  poco  alle  grandi  ali  dello  sfenoide;  il 
margine  int'eriore  libero  qual  era  segnava  tro  arcale, 
una  mediana  grande  e  due  lateral!  piccole,  rafRgu- 
rando  quasi  i  conlorni  dclla  pampana  del  Irifoglio. 
L'  osso  I'ronlalo  cosi    fornialo  mi  e  parso    somigliare 

alia  parte  squamosa  delfoccipifale L'  osso  occipitale 

resullava  da  quattro  pczzi,  dal  basilare  dai  due  con- 
diloidei  e  dalla  parte  squamosa,  disposti  non  dissi- 
mili  da  quell!  che  sono  nelle  lesle  norniaii  di  fell  a 
termirie ;  sole  anomalie  a  rimarcarsi  erano  che  nella 
parte  squamosa  mancava  I'  angolo  superiore  o  parie- 
tale  (Fig.  IV.  ^),  in  d!  cui  vece  eravi  un  triangolare 
ed  assa!  ampio  spazio  membranoso  cosperso  d!  rari 
e  piccoli  nuclei  osso!,  e  nella  faccia  anleriore  o  ce- 
rebrale  invece  di  quattro  fosse  occipital!  ve  ne  era 
una  comune  e  cenlrale^-L'  osso  sfenoide  era  mono 
ampio  di  quanlo  suole  essere  nei  ftli  nonimestri,  la 
sella  turcica  era  molto  ristretta,  la  parte  deslinala 
air  appoggio  dei  nervi  olfaltori  per  inliero  mancanfe, 
percio  le  piccole  ali  di  Ingrassias  assai  fra  loro  rav- 
vicinate,  i  due  forami  ollici  riunit!  in  uno(Fig.  111.  e  IV. e) 
la  piccola  ala  deslra  ben  saldata  alia  parte  media  del- 
1' osso,  la  piccola  ala  sinistra  pur  troppo  accoslala  alia 
detta  parte  media  ma  congiunta  non  mai,  nel  resto 
le  piccole  ali  stavano  libere  per  ogni  dove  mancan- 
do,  come  avanti  ho  detlo,  le  parti  obito-nasali  del 
frontale  con  cui  soglionsi  arlicolare;  delle  grandi  ali 
e  di  lulte  allre  part!  dell'osso  nulla  osservai  da  potere 
descrivere  come  innormale,  ma  non  poteva  isfuggire 
una  certa  variela  nelle  sue  arlicolazion:  con  allre  ossa, 
cosicche  lo  sfenoide  non  congiungevas!  alio  etmoide 
ai  cornetli  inferior!  e  al  vomerc:  '  '•  assenli,  e  po- 

chissimo  si    univa  al  frontale    co:.,,    .  [fa  feci  osser- 


1^3 

vare — Le  ossa  parielali  invece  di  essere  quadrilalere 
ofTrivansi  quasi  circolari  c  piii  convesse  dell'ordina- 
rio,  in  lull'  allro  non  alionlanavansi  dalle  regolo  nor- 
mali  (Fig.  IV.  b) — ^I  temporali  fuorchc  di  csscrc  piii 
piccoli  del  consuelo  e  la  loro  parte  squamosa  piu 
estesa  di  alio  in  basso  clie  Irasversalmeiile,  in  nulla 
di  poi  deviavano  dalle  vie  regolari  inclusa  la  cassa 
timpanale  e  i  suoi  ossclli  (Fig.  IV.  d) — Lo  etinoide 
e  i  cornetli  di  Uerlino  inticrameiile    mancavano. 

E  da  nolarsi  che  gli  spazi  esislenli  fra  i  lembi 
ossei  riguardanti  la  volla  e  i  lati  del  cranio  craDo 
notabilmenle  larghi  e  cospersi  di  numerosi  ed  ine- 
guali  nuclei  ossei,  o  a  meglio  dire  ossetti  di  varia 
i'Dinia  e  graiidezza  ( ossa  Avornu'anc ),  uno  dei  quali 
era  grandelto  e  Iriangolare  ed  occupava  lo  spazio  co- 
nico  IVapposlo  tra  il  froiilale  il  parielale  ed  il  temporals 
sinislri(Fig.  III.  e  IV.  //'). 

Faccia — La  faccia  difeltava  delle  ossa  nasali  dei 
lagrimali  dei  turbinali  inferiori  e  del  vomere,  i  ma- 
sccllari  superior!  esistevano  per  le  loro  sole  mela  ester- 
ne  e  quesle  slesse  in  gran  parle  fra  loro  saldale,  i 
palatini  erano  assai  avvicinali  e  rislrelli  e  fra  loro  in 
buona  porzione  assodali,  i  zigomalici  e  la  mascella 
inlcriore  non  deviavano  dallo  stato  normals. — Mancan- 
do  della  mela  interna  cioe  di  quella  parle  conlribucn- 
le  alia  formazione  delle  narici,  che  e  a  dire  1'  apo- 
fisi  monlaiile  e  la  naso-palalina,  le  ossa  mascellari 
superiori  per  le  sole  loro  mela  eslerne  esislenli  as- 
sieme  congiungendosi  producevano  colle  loro  faccie  or- 
bitaric  il  paviinenlo  di  una  sola  orbita  centrale  nella 
di  cui  linea  mediana  vcdevasi  un  esile  solco  anlero* 
posleriore  denotanle  lo  inconlro  reciproco  di  delle  os- 
sa. e  che  alquanlo  ricurvo  a  deslra  nella  sua  porzio- 
ne posleriore,  era  in  avanli  suddiviso  a  foggia  di  una 


V,  lasciando  nel  mezzo  uno  spazio  conico    resultanle 
dallo  incontro  delle  due  incavalure  che  avrebbero  do- 
vuto    formare,   se  la  testa  era  normale,    porzione  del 
contorno  della  fossa  lagrimale  in  ogni  lalo,  spazio  ot- 
turalo  da  fibro-cartiiaginoa    soslanza;  piu  infuori    ve- 
devasi  la  mela    posteriore  della    doccia   sotto-orbilare 
precessa  da  iin   piccolo  soico,  e  piu   infuori  1'  unione 
dell'osso  mascellare  col    nialare:  in  avanti  non  erano 
osservabiii  le   fosselte    mirliformi,  e  nessuna    traccia 
esisleva  che  avrebbe  poluto    indicare  I'  addossamenlo 
dei  due  roascellari    superiori  che  tanto    bene  in  uno 
saldavansi;  chiari  pero  vedevansi  i  forami  soltoorbilari: 
la  faccia    palatina   troppo    ristrctta    qual' era  e    orlala 
dalle  fosse   alveolari    riempite  dai  nuclei  denlari  pre- 
seotava  nella  b'nea  mediana  una    lamina  molto   spor- 
genle  costeggiata  in  ogni    lato  da  una  doccia;   il  fo- 
rame  ed  il  ccndotto    palalino    anleriore   non    esisteva 
affatto    mancando  la  parte    ossea  del    mascellare  ove 
esso  e  scavato.   II  mascellare  superiore  poi  si  arlico- 
lava  solamenle  collo  sfenoide  coi  zigomatici  e  coi  pa- 
latini (Fig.  111.  e  IV.  /) — La  ossa  palatine  nella  loro 
parte  orizzontale  erano  piccole  e  ristrette,  e  la  lami- 
na che  doveva  formare  la  posleriore  tenninazione  della 
volta  palatina  rivollavasi  in  sotlo   indieiro  ed  in  den- 
tro  in    modo  da    cosliluire   un    semi-canale  la  di  cui 
parte  interna  continuavasi  colla  lamina  mediana  della 
volta  palatina  dei  mascellari,  e  la  parte  posteriore  fa- 
ceva  seguito  alia  porzione    perpendicolare    deli'osso; 
in  fondo  a  quests    lamine  a   semi-canali    scorgevansi 
gli  orifici    dei  condolli    palatini    posteriori.  Le    parti 
perpendicolari  delle  ossa    palatine    slavano    direlte  da 
basso  in  alto  e  davanti    indietro  ed  ognuna  aveva  la 
forma  di  un  triangolo  reltangolo,  che  unita  alia  coni- 
pagna  costiluiva  un  triangolo  acutangolo  con  la  base 


Its 

in  sotto  ed  in  avanti  e  1'  apice  in  alio  ed  indie'ro. 
Era  da  notarsi  che  le  due  ossa  palatine  per  le  loro 
parti  orizznntali  stavaiio  bene  assodale  in  uno,  ma  le 
parii  pcrpi'ndicolari  dimoravano  ancora  in  gran  parte 
scisse.  Sillatle  ossa  arlicolavansi  soltanto  collo  sfenoi- 
de  e  col  nmscellare  superiore. — Le  ossa  della  pometla 
fuorche  di  essere  piu  ricurve  del  consueto  nel  bordo 
inforiorc  eslerno,  e  meno  curve  dell'  ordinario  nel 
bordo  orbitare  ciie  in  enlrambe  formava  parte  del 
conlorno  di  una  sola  orbila  cenlrale,  nel  resto  ritro- 
vavansi  regolarmente  conformate — La  mascella  infe- 
riore  era  come  suole  essere  nel  feto  a  tcrmine,  ma 
per  la  piccolezza  della  mascella  superiore  pur  troppo 
sporgcva  in  avanti  dal  livello  di  quella(F.  111.  e  IV.  i). 
Teschio  in  generate — !l  teschio  di  cui  siamo  in 
discorso  guardalo  in  generale  prescnlavasi  sotto  for- 
ma di  uno  sforoide.  e  sludiandolo  alia  sua  esterna  su- 
perficie  dava  a  vcdere:  1.  sulla  linea  mediana  e  pro- 
cedendo da  dietro  in  avanti  il  forame  occipitale,  la 
gobba  e  la  protubcranza  occipital i  esterne  colla  cre- 
sla  sotlofetadle,  la  faccia  occipilale  esterna  mancante 
della  porzione  dell'  angolo  superiore,  la  funtanella  oc- 
cipi  o-parielale  assai  vasta,  della  lunghezza  di  tre  pol- 
lici  ^^d  un  di  presso  e  larga  circa  due,  mollo  irrego- 
lare,  cospersa  di  vari  ossetli  (ossa  wormiane)  e  con- 
tinua  in  avanti  colla  fronto-parielale  e  per  ogni  lalo 
colle  occipilo-kviporo-pariclali,  lulle  ancor  esse  am- 
pie  e  provviste  cli  osselti  vail  (  Fig.  III.  e  \N .g),  la 
faccia  fronlale  media  indicante  un  solco  roediaiio  e 
piu  sotto  la  gobba  fronlale;  indi  una  vasla  aperlura 
della  forma  presso  a  poco  di  una  pampana  di  trifo- 
glio  oppure  di  fico  costiluente  il  conlorno  di  una  or- 
bita  mediana  e  centrale,  e  formala  nella  meta  supe- 
riore dal  margine    infimo  del    fronlale    laglialo  in  Ire 


146 
arcale  una  media  grande  e  due  lateral!  piccole,  e 
nella  mcla  inferiore  dalle  ossa  malari  e  mascellari 
siiperiori  disposle  a  cicloide  (  Fig.  III.  e  IV. /; );  in 
fondo  a  quesla  aperlura  vedevasi  1'  unica  e  cenlrale 
orbila  mancanle  di  volla  e  quindi  in  ampia  ed  imme- 
diala  comunicazioiie  colla  cavila  craniana,  ma  in  basso 
demostranle  da  dielro  in  avanli  ie  ali  piccolc  sfenoi- 
dee  con  un  foro  ollico  mediano  la  faccia  orbilare  delle 
erandi  ali  la  fessnra  slVnoidalc  una  piccolissima  por- 
zione  orbilare  del  fronlale,  ii  pavimento  di  delta  or- 
bita  centrale  formalo  dalle  ossa  mascellari  superiori 
diviso  indielro  e  per  ogni  lato  dalle  grandi  ali  sfe- 
noidee  per  la  fessura  sfeno-mascellare;  indi  seguiva 
la  faccia  anteriore  della  niascclla  superiore,  quella 
della  inferiore,  e  nel  mezzo  1'  aperlura  orale  rivolla 
in  avanli  ed  in  alio  (Fig.  IV. /) :  scondendo  in  sollo 
rilrovavansi  le  apofisi  geni,  la  sinfisi  menlonicra,  la 
volla  palalina  rislretla  e  cosliluila  da  una  lamina  p'l- 
pendicolare  mediana  con  due  doccie  lateral],  i  forami 
palatini  posteriori,  le  ali  e  le  fosse  plerigoidee,  la  fac- 
cia posleriore  dei  palatini ,  il  corpo  dello  sfenoide, 
r  apofisi  basilare  dell' occipitale  ,  il  forame  occipilale 
e  i  suoi  condili,  non  clie  i  fori  condiloidei  anleriori 
e  posteriori — 2.  In  ogni  lato  andando  da  dielro  in 
avanti  presentavansi  le  facce  occipilali  eslerne,  la  con- 
tinuazione  delle  fontanelle,  la  gobba  e  la  faccia  pa- 
rietale  eslerna,  la  funtanella  la'.erale  posleriore  in  con- 
linuazione  colla  mediana  posleriore  e  colla  lalerale  an- 
leriore  ove  nel  solo  lato  sinislro  osservavasi  un  Irian- 
golare  wormiano,  la  faccia  fronlale  lalerale,  la  fossa 
lemporale  poco  concava,  la  masloide,  1'  aperlura  au- 
ricolare  eslerna  orlala  dalla  sua  ossca  cornice  circo- 
larc,   e  seguita  dalla  cassa  del  timpano  coi  suoi  ossi- 


147 
cini,  la  fossa  zigoinalica,  lo  zigoma,  le  branche  e  la 
quadrilalera  faccia  dolla  mascella  inferiore. 

Osservalo  poi  il  cranio  nella  sua  interna  cavila 
presenlava  nella  volla  la  fossa  occipilale  le  vaste  fon- 
tanelle  le  fosse  pariotali  e  la  fossa  frontale,  e  nella 
base  i  soliti  tre  piani,  dei  quali  lo  inferiore  resullava 
dair  osso  occipitalc,  il  medio  dalle  ossa  teraporali  e 
sfenoide  ma  colla  sella  turcica  assai  rislretla,  ed  il 
superiore  dalle  sole  piccole  ali  sfenoidee;  indi  tra  it 
margine  anteriore  del  piano  superiore  ed  il  margine 
anleriore  limitante  la  volta  eravi  un  ampia  ed  ovale 
apertura  sboccata  immedialamente  nella  parte  supe- 
riore deir  orbita  mediana  e  centrale  cbe  avaati  abbia- 
mo  descrilto. 


)  ■ 


U9 

CONFRONTO  DEL  TESCIIIO  DEL  CICLOPO 
CON  QUELLO  DI  UN  FETO  A  TERMINE  NORMALE. 


Teschio  normale 

Forma  ovoide.     .     .     . 

Dimensioni  regolari  . 

Fontanelle  piccole,  ecoello 
la  mediana  anleriore  die 
e  mediocre  .... 

Sutur,e  incipienli. 


Fronle   ampia  quadrilatera 
con  due  gobbe  laterali  e 
due  fosse    corrispondenli; 
e  la  sulura    coronale  nc 
mezzo 

Ossa  del  cranio  a!  numer( 
regolare 


Faccia 
alia    . 


mollo    larga 


lOC 


Teschio  del  ciclopo 

l^rma  sferoidale. 

Dimensioni  accresciute. 

Fonfanellc  grandissime  spe- 
cialmentc  le  posteriori  e 
pill  le  mediane. 

[nvece  di  suture  spazi  mem- 
branosi  assai  larghi  co- 
spersi  di  numerosi  ossici- 
ni,  e  continui  colie  fonta- 
nelle. 

Fronle  assai  ristrelta  Iriaa- 
golare  con  una  gobba  me- 
diana ed  una  corrispon- 
denle  fossa  e  senza  sutura 
intermedia,  e  con  un  arco 
mediano  semiovato. 

Pra  le  ossa  del  cranio  as- 
senti  lo  etmoide,  i  cor- 
nelti  di  Berlino,  una  por- 
zione  media  dello  sfenoi- 
do,  il  terzo  medio  del  fron- 
lale  e  giacitura  innormale 
dc'llo  stesso,  I'angolo  su- 
pcriore  dell'  occipitale. 

■  accia  assai  ristretta  e  mol- 
lo alia. 

20 


150 


Teschio  normale 

Due  orbile,   due  fosse  na 
sali,  una  Iromba  nasale  c 
due  niascelle  ad  uguale  ii- 
vello ,   aperlura   orale   ri- 
volla  in  avanli  .     .     . 


Ossa  della  faccia  al  numero 
regolare 


Faccia  inferiore  di  teschio 
ben  dmpia  .... 


Teschio  del  ciclopo 

Un'ampia  orbila  mediana  e 
senza  volla  ma  continua 
colla  cavita  craniana,  trom- 
ba  di  naso  e  fosse  nasali 
assenti,  mascella  superio- 
re  piccola  e  la  inferiore 
pill  sporgenle  della  supe- 
riore,  aperlura  orale  ri vol- 
la in  avanli  ed  in  alto. 

Fra  le  ossa  della  faccia  man- 
cano  i  nasali,  i  lagrimali, 
i  cornetti  inferiori,  il  vo- 
naere,  il  terzo  interno  del 
mascellari  superiori,  e  que- 
stisaldali  in  uno,  ed  ugual- 
mente  i  palatini. 

Faccia  inferiore  di  teschio 
molto  ristrella  e  la  volla 
del  palato  provvista  di  una 
lamina  perpendicolare  me- 
diana, assenza  di  aperture 
nasali  posteriori  e  di  fori 
palaiini  aateriori. 


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151 

II  potlo  c  \  addome  con  tulle  le  loro  viscera  e 
parli  cotitenulevi  crano  nello  slalo  normale.  Sola  ano- 
nialia  rimarchevole  nello  atldonio  si  era  chc  i'inlcsti- 
no  rello  dopo  due  pollici  di  eslenzione  perveiiulo  vi- 
cino  al  pavimenlo  della  escavazione  del  bacino  Icrmi- 
nava  a  Ibndo  chiuso  ed  arrolondilo,  e  come  aicuni 
sogliono  dire  a  cxilo  di  sacco,  dalia  parte  media  ed 
antcriore  del  quale  sporgcva  un  tul)ercolo  o  cordone 
fibroso  senza  inlcriore  cavila,  lungo  due  linee  e  mez- 
zo e  largo  quasi  una,  che  aderiva  fortemente  nella 
parte  media  del  suddello  pavimento  (Fig,  V.):  g'i 
sfinteri  anali  erano  piccoli  e  riiiserrati,  e  lo  elevato- 
re  analc  e  1'  ischio-coccigeo  di  uu  lalo  coa  quei  del 
lalo  opposlo  formuvano  all' escavazione  del  bacino  un. 
pavimenlo  impervio  e  ben  chiuso.  <,n-,/ 

Gli  organi  genilali  erano  bene  sviiuppali,  e  tali 
appunto  quali  esser  sogliono  in  un  felo  a  termine 
nello  stulo  normale  e  di  sesso  mascolino. 

Membra  toraciche — Muscoli — Nella  spalla  tutto 
era  nello  stalo  normale — Nel  braccio  i  muscoli  coraco- 
brachiale,  il  Iricipile  ed  il  bracbiale  anteriore  nulla 
oU'rivano  d'  innormale ;  ma  il  bicipile  invece  di  attac- 
carsi  in  sotlo  al  raggio,  perche  assente,  legavasi  alia 
parte  esterna  ed  antcriore  della  superiore  estremila  del 
cubito. — Nello  avambraccio  il  gran-pronatore  si  altac- 
oava  in  basso  alia  parte  media  della  faccia  eslerna 
del  cubito  ( raancando  il  radio  come  diremo),  il  gran- 
pal  mare  legavasi  in  basso  al  secondo  osso  metacarpiano 
(mancando  il  primo  metacarpiano  come  diremo),  il  picco- 
lo palmare  mancava,  il  cuhilale  anteriore  era  normale,  il 
flessorc  sublime  giunto  nella  vola  rilorcevasi  ad  anza, 
ed  indi  dirigendosi  orizzonlalmente  dalla  parte  della 
mano,  divergeva  i  suoi  quatlro  tendini  pel  consueto 
ultacco;  il  flcssore  profondo  scendeva  obbliguo  dal 
cubito  alia  mano  e  come  una  diaconale    disponevasij 


152 

il    gran-flessore    del    pollice  ed   il    piccolo    pronatore 
erano  assciiti ;   lo  eslensore    comune  delle  dila    tenea 
la  slessa  disposizione  del  Hessore  sublime;  e  lo  eslen- 
sore del    mignolo    formava    anche  esso  la    medesima 
anza,  e  poi  dirigevasi  al  suo  soiilo  legame  falanget- 
tiano;  il    cubitaie   posteriore  e  I' anconeo  eraiio  nor- 
mali ;  il  gratide  abdullore,   il  piccolo    eslensore  rd  il 
grande  eslensore  del  pollice  difellavano;   lo  eslensore 
deir  indice  segnava  alia  vola  la  medesima  anza  al  par 
dell'  eslensore  del  mignolo,  e  poi  risaliva  per  legarsi 
air  indice;   il    gran-supinalore    invece  di   assodarsi  in 
basso  air  inferiore  cslremila  del  raggio,   perche  0ian- 
cante,  fissavasi  a  quella  del    cubito ;  il  piccolo  supi- 
natore  mancava;  il  primo  ed  il  secondo  radiale    lene- 
vano  quasi  la  loro  ordinaria  disposizione  specialmente 
negli  altacchi.  Nella  mano  i  muscoli  della  regione  palma- 
re esteroa  mancavano  deirintiilto;  ma  quel  delle  regio- 
ni    palmari    inlerna  e  media    osservavansi    ncl    modo 
lore  consueto,  salvo  del    palmare-culaneo  ch'  era  ap- 
pena    visibile,  c  dell' abduttore    dell' indice  che  fissa- 
vasi al  lato    eslerno  del  secondo   osso    melacarpiano, 
mancando    gia  il    primo    come    appresso   faremo  os- 
servare. 

Fasi — L'  artoria  brachiale  non  biforcavasi  nello 
avambraccio  per  produrre  la  radiale  e  la  cubitaie,  ma 
vi  correva  unica  gettando  pero  i  necessari  rami  alle 
parti  adiacenti,  e  formando  nella  mano  una  sola  ar- 
eata, la  raancanza  sembrava  essere  dalla  parte  delta 
arteria  radiale — Le  vene  offrivano  talune  variazioni 
dallo  slalo  uorraale. 

Nervi — Tra  i  nervi  dei  raembri  toracici  non  sem- 
brava di  esservi  raancamento  alcuno  dalla  parte  dei 
tronchi  principal!,  ma  dal  canto  delle  diramazioni  esi- 


1S3 

steva  qualche  difelto,   e  lalune  varieta    dall' orJinaria 
dislribuzione. 

Ossa — Nella  spalla  e  nol  braccio  le  ossa   erano 
nello  slato  normale  (Fii^.  VI.  a). — Ncllo  avambraccio 
cravi    assoluta    mancaiiza    del    raggio,  ed   esisteva  il 
sola  cubilo  inollo  arcualo  in  avaiiti,  piii  grandetto  di 
quello  che  avrebbc  dovulo  cssere,  e  si  arlicoiava  alia 
mano  non  in  linea  relta,  raa  in  niodo  da  segnare  con 
esso    un    angolo    quasi    retio  ( Fig.  VI.  ^);  e  questa 
uiiionc  avea  i  solili  mezzi  articolari,  con  che  pero  si 
adallavano  a  qiiella  innormale  situazione,  ed  i  legamenti 
anteriorc  posteriore    esterno  ed   interno,  mancando  il 
raiiirio,  si  atlaccavano  e  alia  mano  ed  al  solo  cubilo—i 
La  mano  situata  trasversalmenle  in  modo  che  la  sua 
eatremita  carpiana    guardava  in  fuori  in    basso  ed  in 
dielro,  e  i'eslremila  digitale  in    danlro  in  alio  ed  in 
avanti,  il  dorso  in  avanti  ed  in  fuori,  e  la  palma  in- 
dictro  ed    in  dentro,   offriva  il  carpo  ancor  cartilagi- 
neo  c  rislrelto  assai  speciaimente  dalla  parte  del  te- 
rare,  ove  sembravano  mancare  i  pezzi  cartilaginei  ad- 
dclli   agli    ossi    scafoide  e    trapezio   (Fig.  VI.  c);   il 
vielacarpo  presenlava  sole  quallro  ossa,  e  mancava  il 
metacarpico  del  pollice  (Fig.  VI.//).  Qua:Uro  erano  Ic 
diia,  essendo    all'alto    assentc  il    pollice;   e  di  essi  il 
pill  piccolo  era  1'  indice,  il  quale  solo  offriva  due  fa- 
langi  cioe  la  prima  e  la  lerza,   laddove  gli  altri  era- 
no  composli    delle   consuele    tre    falangi  (Fig.  VI. /"). 
Tutli  quallro  dili  pcro  erano  disposli  a  niodo  arcualo 
e  forraanti  ognuuo  come  un   segmento  di  spira,  per- 
cio  colla    punla    rivolla  in  alio  in    dielro  ed  in  den- 
Iro  (Fig.  VI.  e ).  I  legamenli  che  univano  la  porzione 
carpiana    erano  cosi  tcnui  che  non  bene    preslavausi 
al    dcttagliato   esame,  ma    quei  che    riguardavano  le 


154 

ossa  molacarpiane  e  le  falangi  delle  dita  nulla  offri- 
vano  (ii  dissimile  daH'ordiiiario  slato,  se  non  solo 
r  assenza  lolale  di  quei  speltanti  il  pollice  e  la  sua 
parte  carpiaiia  e  la  metacarpiana  che  orano  affallo 
assenli. 

Membri   addo7ninali.=:^e\    membri    addominali 
tullo  slava  nella  piu  regoiare  coiiformazione. 


hKKt\:\-r.i.ii'    ,   fi-z^'c    li'!  »i!.Ti;?''    ';■)" 


(■;     t'in\:- 


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135 

HEASSUNTO 


Da  quanto  abbiamo  descrillo  rilovasi  in  pochi 
lermini  che  il  felo  in  csamc  era  moslruoso  nella  testa 
nei  niombri  superiori  e  ncH'ano. 

1.  Kella  testa  la    mostiiiosila  slava  nella    parte 
mediana    deila   faccia ,  e  consislcva    nclla    mancanza 
deila  maggior  parte  della  fronte,  nel  dil'ctlo  assolulo 
del    naso    fosse    nasali  e  loro    parli    annesse  e    della 
parte  media  della  mascella  superiore,  per  cui  le  due 
orbite  ne  I'urniavano  una  mediana  e  ccnlrale,  le  qual- 
Iro  palpebre    concatcnavansi  a  circolo  e  i  due  occhi 
erano  poco  sviluppali  e  fra  loro  quasi  in  uno  riunili 
da  forinare  un  occhio  doppio,  d'  onde  ne  derivava  uq 
ciclopo  o  monocolo:    ollreaccio  il    cranio    era    ester- 
namente  ed    internamente  allornialo  di    acque  o  me- 
glio  di  umor  sieroso,  cio  che  produceva    edema    alia 
testa  e  idrocefalo;  ed  il  cervello    mancava  di    alcune 
sue  parti  mediane,  ed  era  imperfelto. 

2,  Nt'i  membri  superiori  la  moslruosila  stava 
neir  avambraccio  e  nella  mano,  e  consisteva  uella 
mancanza  del  raggio  delle  prime  due  ossa  carpiane 
del  primo  metacarpiano  e  del  poUice  inliero  e  della 
seconda  falange  dell'  indice,  non  che  di  alcuni  mu- 
scoli  6  vasi  e  nervi  annessivi,  e  nella  non  ordinaria 
disposizione  di  altri ;  cio  die  rcndeva  i  membri  su- 
periori pill  piccoli  e  piu  corti  dell'  ordinario,  e  la 
mano  disposta  in  modo  innormale  e  quallro-digilata. 

3.  Neir  iateslino  relto  la  moslruosita  era  nella 
sua  inferiore  eslreraila  clie  stava  cbiusa  cambiandosi 
in  un  cordoDC  fibrose  e  denso ,  e  quindi  1'  ano  era 
impervio. 


156  ....'. 

Rilevasi  altrcsi  che  la  difformila  principale  e  piu 
rilevanle  era  nella  lesla,  potendosi  le  allre  conside- 
rare  come  complicaiize,  per  cui  dessa  costituiva  cio 
che  gli  aulori  liaiino  chiamato  ciclopea,  monopsia, 
mojwcolia,  monoflahnia,  sinfrsopsia,  sinopsia,  cicloce- 
falia,  insomma  nioslruosila  per  un  solo  occhio  o  per 
riunimcnlo  e  fusione  di  due  occhi  in  uno. 

Nelle  classificazioni  teratologiche  ingegnale  da 
BufTon  Blumenbach  Bonnet  Meckel  (nulla  dicendo  di 
tante  allre  perche  male  comparlite  e  disposte  e  va- 
gamente  espresse  e  caralterizzate)  queslo  moslro  tro- 
verebbe  sue  poslo  nella  classe  dei  moslri per  difelto^ 
e  per  Gerdy    anche  in  quella  dei  moslri  per  malatiie. 

Nella  classificazione  del  signor  Breschet  spelle- 
rebbe   all'  ordine    agonesi  o   deviazione  orgauica  con 
diminuzione  di  forza   formalrice,   ai    generi   agenesia 
0  deviazione  organica  per  assenza  di  organi  o  difelto 
di  loro    sviluppo,    atresia  o  deviazione   organica  con 
imperforazioni,  e  sinfisio  deviazione  organica  con  riunio- 
ne  0  fusione  di    parti:   al  primo  genere    toccherebbe 
la  specie  aleloprosopia  o  faccia  imperfelta;  al  secon- 
do  la  specie  alreso-proclia  o  imperforazione  (lell'ano; 
al  terzo  la  specie  sinfisopsia  o  riunione  o  fusione  dei 
due  occhi  in  uno    congiunla  con  quella  delle  ossa  e 
parti  deH'olfalto.  Credo  ancora  che  potrebbe  attenere 
air  ordine  eterogenesi  o  deviazini  organichc  con  qua- 
lila   estranee  del    prodolto    della    generazione,    atlesa 
]'  abbondante    sierosita    esistente    fuori  e    dentro    del 
cranio. 

II  signor  Isidoro  GeoffroySaint-Hilaire  volendo 
siluare  queslo  moslro  nella  sua  classificazione  lerato- 
logica,  lo  allogherebbe  cerlamente  nella  classe  prima 
dei  mostri  unitarj,  nell'ordine  primo  dei  moslri  unilarj 
auiosili  tribii  iV  famiglia  I   ossia  dei  moslri   cicloce- 


157 

faliani,  genere  h.  mosfro  ciclocefalo,  i  di  cui  caral- 
teri  sono  «  un  occhio  doppio  occupanfe  la  linca  me- 
((  diana,  apparecchio  nasale  alrofizzalo,  Iromba  nasale 
«  afTallo  assenle  )  (1),  consiilerando  seinpre  le  ano- 
malie  dei  membri  suporiori  e  I' imperforazione  dell'aDO 
come  complicanze.  «  La  ciclocd'alia,  dice  il  cennalo 
(  professore,  si  puo  considerare  come  una  moslruosila 
((  rara  »  ma  assai  piu  rara,  posso  io  soggiungere,  quella 
del  caso  noslro  per  la  coincidenza  dell'ano  impervio 
e  della  ectrodactilia  (  diminuzione  ncl  numero  nor- 
raale  dei  dili ),  essendovi  assenza  di  un  dito  per  ogni 
mano,  ollre  degli  ullri  difelli  in  ciascuna  delle  slesse 
e  in  ogni  avamhraccio,  ed  ollre  ancora  della  partico- 
lare  concalenazione  di  ogni  avambraccio  e  mano  e 
della  deforme  disposizione  di  quest'  ultima:  avvegnac- 
che  scrive  il  medesimo  autore  che  «  non  vi  e  che 
I  una  sola  complicazione  di  moslruosita  ciclocefaliane 
<  che  si  possa  riguardare  come  frequenle,  ed  e  pre- 
«  cisamente  quella  che  sembra  avere  con  esse  la  me- 
5  no  analogia ,  la  polidaclilia  ( esuberanza  nel  nu- 
«  mcro  dei  diti  dallo  stato  normale).  Sovente  presso 
(  I'uomo  esislouo  sei  dili  sia  in  uno  o  in  due  o  Ire 
a  membri,  sia  in  lutli  ugualmenle,  e  questa  compli- 
«  cazione  e  relalivamente  si  frequenle ,  che  si  puo 
((  dire  con  tulla  sicurezza  i  moslri  cic'iocefaliani  sesdi- 
(  gilati  raeno  rari  che  quei  le  di  cui  dila  sono  in 
«  numero  normale  »  (2):  che  dire  poi ,  mi  e  forza 
soggiungere,  se  questo  numero  e  minore  del  nor- 
male I ! 

(1)  Hisloire  geiu'raie  ct  parliculiere  des  anomalies  de 
r  organisation  chez  1'  honime  el  les  animaui  ee,  —  Bruxelles 
1831— T.  2,  pag.  130  e  213. 

(2)  Opera  cilata  torn.  2,  pag.  293. 

21 


1S8 

RIFLESSIONI  FISIOLOGICHE 


Sarebbe  ora  il  momento  di  occuparmi  a  delle  ri- 
flessioDi  e  a  delle  ricerche    onde  stabilire  la  natura, 
riconoscere  il  modo  di  produzione  e  rinvcnire  le  cause 
delle  anomalie  e  delle    difl'ormila  del  rnostro  che  ho 
descrillo.  Ma  nello  slato    attuale   delle    noslre    cono- 
scenze  leratologiche  potro  oltenere  dalle  mie  ricerche 
e  dalle  mie  riflessioni     resullamenti  prosper)  e  soddi- 
sfacenli?  La  scienza  mi  presta  lumi  e  dati  sufficienti 
onde  sperare  il   rinvenimento  dell'  incognita  che  mi  e 
desiderio  di  conoscere?...  hoc  opus  hie  labor! — L'oscu- 
rila  che  regna  nei  labcrinli  della  cmbriogenesia  nor- 
mak;  ed  iiinormale  non    permelle  <li  addenlrarviri  se 
non  che  a  lenloni  ma    spesso  per  disperdirci   iiiulil- 
menle  in  vane  congetturf.   Tulto  cio  che  si  e  scrillo 
siiiora  suH'origiiie    sulla  produzione  e  sulle  cause   dei 
mostri  ed  anche  degli  esseri  normali  non  e  allro  che 
un  volumiiioso  ammasso  di  ipotesi  e  di  qualche  pro- 
babilila.   Potro  dare    dunqiie    alle    mie    inli  rrogazioui 
una  risposia  afferinafiva?...i\on  perlanlo  permeltelemi 
che  io  dica  due  parole  sull'assunio  poggmndomi  alle 
circoslanze    medesime  dal  caso    attuale   ofierte ,  e  se 
Don  ad  allro  varranno  almeno  a  dar  compimenlo  alia 
mia  qualunque  siasi  narrazione:  e  benche  sto  sicuro 
di  passare  dai  fatli  alle  opinioni,    pure  avro  cura  di 
conipcnsare  i'estensinne  che  ha  richiesto  I'esposizione 
dei   primi  colla  brevila  che  merita  la  produzione  delle 
seconde,   essendomi  per  allro  negato  dalle  mie  slesse 
abiludini  di  trasporlare  il  mio  spirito  nei  vorlici  della 
iniiii.iginazionp,  e  crearc  con  istudiali  raziocini  e  con 
altrui    ipotrsi  mo.-^iruose  chimere. 

L'eiiibriogt  nesia  iutiera,   scrivt  il  signor  I.  GeoiTroy 


139 
Saiol — Hilaire,  e  quindi  la  Teratologia,  i  di  cui  fatti 
e  le  leggi  per  intiero  non  sono  che  conseguenze  delle 
leggi  e  dei  fatli  einbriogenici,  ha  oggi  per  base  fon- 
daiuenlale  queslo  principio — (ho  gH  organi    non  esi- 
slono  belli  e  formati  in  origine,  e  secoiido  la  parola 
deir  uso  non  preesislono ,    ma  si  formano   ad   epoche 
variabili  per  ciascuno  —  Necessarianiente    piccohssirai 
ei  assai    semplici  al  momenlo  in  cui    sono    forniali , 
dessi  accresconsi  in  appresso  e  del  pari  si  sviluppano 
per  una  serie  di  caiigiamenti  ai  quali  si  da,  secondo 
la  lore  importanza,  il  nome  di  melamorfosi  di  trasfor- 
niazioni  di    raodiflcazioni  o  semplicemente    di    mude. 
II  numero  c  la  imporlaiiza  dei  cangiamenti  non  sono 
uguali  sia  per  i  raedesimi  orgaui  paragonali  in  molti 
esseri    dilTerenli,  sia  per  i  diversi  organi    paragooati 
fra  loro;  di  modo  che  pervenuli  al  loro   slato    deffi- 
nilivo,   gli  uni  liaiuio    Iraversato   un  niaggior  numero 
di  fasi  e  sonosi  mai;giormeiite  discostali  dalle  cundi- 
zioni  primitive,  dalle  quali  gli  allri  se  ne  sono  meno 
allontanali.  In  altri    termini,    gli  uni  si  elevano    piii 
in  alto  nella  scala  dcgli  sviluppi ,    laddove    agli  altri 
non  fu  dalo  sorpassaie  i  gradini  inferior!.   Tal'e  I'or- 
dine  normale  ma  non  mai  1'  ordine  costante.   Un  or- 
gano  puo  arrestarsi  al  disotlo  del  suo  grado  ordina- 
rio  di  sviluppo ,   ed  anche    aborlirsi    coraplelamente ; 
oppure  puo  sorpassare  il  lermine  ordinario  di  sua  evo- 
luzione.  Da  cio  ne  derivano  due  gruppi  di  anomalie,  in- 
verse nelle  loro  condizioni  di  esislenza,  e  neces?aria- 
mente  ancora  nelle  loro  cause.  Vi   sono    pero    altre 
anomalie  che    resultano  ne  da  un  difelto ,  ne  da  un 
eccesso  di  sviluppo,  anomalie  che  si  compongono  per 
intiero  di  mostruosila  doppie,  si  generalmenle  ma  si 
falsamcnte  considerate  come  inoslruosita  per  eccesso. 


160 

Da  cio  e  facile  il  comprendere  che  le  moslruosila  e 
ie  anoraalie  di  ogni  sorta  sernbrano  consistere  1  al- 
cune  in  arresto  o  di  formazmie  o  di  sviluppo  di  uno 
0  pill  organi,  2  allre  in  eccesso  o  di  foi'mazione  o  di 
sviluppo,  3  ed  allre  ne  in  eccesso  iie  in  difelto,  ma 
in  riiinioni  di  parti  piii  o  meno  normali  apparte' 
nenti  ad  individui  dtversi. 

Riguardo  poi  alia  leoria  degli  arresli  e  d'  uopo 
dislinguere  arresto  di  formazione ,  e  arresto  di  svilup- 
po, poicclie  la  formazione  c;  lo  sviluppo  di  un  organo 
SODO  fenomcni  inlimamenlo  legali  ma  diversi.  Un  or- 
gano pria  si  forma,  e  poi  formalo  si  sviluppa  ;  diin- 
que  e  pria  soggetlo  ad  arresli  di  formazione  die  pos- 
sono  essere  completi  o  parziali,  owero  che  puo  man- 
care  complflamenle  o  parzialmentu ;  ed  e  piu  lardi 
ossia  dopo  rcpoca  della  sua  formazione  che  puo  es- 
SL're  colpilo  da  arreslo  di  sviluppo:  anomalie  che  coii- 
sislono  essenzialmente  nella  persistenza,  ad  un'  epoca 
data,  di  forme  di  strullura  di  volume,  insonima  del 
caralterc  appartenente  norinalmente  ad  un'  epoca  an- 
teriore  (1j. 

Dopo  lali  premesse  rian  lando  aile  anomalie  ed 
alle  difformita  ofl'erleci  dal  felo  in  esame,  non  puossi 
non  riconoscere  nel  medesimo  una  serie  di  arresli  e 
di  formazione  e  di  sviluppo  costiluire  la  mostruosila 
ill  varl  punii  del  suo  organismo.  In  effetto  la  man- 
canza  assolula  del  naso  e  delle  fosse  nasali  e  di  tulle 
le  loro  parli  annesse,  dello  apparecchio  escrelore  la- 
grimale,  di  alcuni  muscoli  degli  occhi,  dei  nervi  ol- 
fallori,  di  alcune  parli  raediane  del  cervello,   deH'osso 

(1)  I.  Geoffrey— Saint-llilaire  op.  cit.  t.  3,  pag.  290. — 
G.  Reguleas  Lezioni  di  Analomia  Vinana  _  Calania  ISi.**, 
torn.  3,  [lai-.  399  e  seg. 


161 

raijcio  c  di  molli  muscoli  e  vasi  e  nervi  degli  avam- 
bracci,  (Idle  ossa  uno  mclacarpiano  e  due  del  carpo 
e  dclle  falangi  del  pollice  non  che  dei  muscoli  ed 
allro  di  queslc  parii,  1'  assenza  della  seconda  falange 
deir  indice  ec.  sono  cerlamenle  allrellanti  arresti  di 
formazione:  laddove  la  brevila  ed  iniperfezione  delle 
palpebre,  la  piccolezza  dei  due  occhi  la  loro  incom- 
pitezza  addossaiuenlo  e  semifusione,  la  rislrellezza 
dell'osso  fronlale  e  dei  mascfllari  superiori,  la  imper- 
forazione  dell*  ano  ec.  sono  alliellanli  arresli  di  svi- 
Juppo. 

I  cangiamenli  innormali  poi  avvenuli  nella  dispo- 
sizionc  e  conforiiianKMito  degli  organi  e  dei  lessuli 
vicitio  alle  parli  culpile  da  arreslo,  d'  ondc  ne  sono 
resultate  le  forme  moslruose,  sembrano  la  conscguenza 
degli  arresli  medesimi.  Gosi  lo  arreslo  della  ibrma- 
iiono  di  tulle  le  ossa  muscoli  membrane  ecc.  cosli- 
tueiili  il  naso  e  le  fosse  nasali  obbligo  a  venire  a 
reciproco  congiungimento  ed  anche  a  confondersi  le 
parli  laterali  fra  loro  sulla  linea  mediana ;  ed  in  cio 
pur  troppo  agevolate  da  quella  tendenza  pronuncia- 
tissima  da  quella  specie  di  ulTinila  che  esisle  fra  le 
parli  similari  ad  unirsi  e  confondersi ,  tendenza  che 
GeofTroy  Sainl-llilaire  indico  il  prirao  slabilendo  la 
Icgge  di  affinild  di  se  per  se,  e  che  mollo  ha  inse- 
guilo  sviluppalo  G.  Sainl-llilaire  figlio.  Infalli  le  due 
mcla  lalerali  del  ccrvullo  nel  difeilo  delle  parli  nie- 
diane  si  associarono  insieme  cosliluendo  un  coniune 
emisfcro  ed  unica  interna  cavila.  Le  ossa  dclle  due 
orbile  incontrandosi  ne  forniarono  una  comune  e  cen- 
Iraie,  e  le  varie  ossa  componenli  ed  anche  soprastanti 
pei  giuochi  organici  medesimi  che  ne  sorvegliano  e 
dirigono  le  forme ,  bisognarono  adaltarsi  a  quella 
nuova  e  non    ordinaria   conformazionej  e  siccomc  Ic 


162 

ossa  lateral!  furono  piii  avvicinale  fra  loro  ai  nuclei 
di  ossificazione,  ove  esiste  mnpgiore  allivila  forma- 
trice,  cosi  decise  sollecilo  saldamenlo  deile  due  mela 
lalerali  in  iino  come  nel  fronlalo ,  ove  mnncava  la 
parte  media  o  orbilo-iiasale ,  oppure  cissodamoiilo  di 
duo  ossa  lalerali  naluralmente  unite  per  incastro  co- 
me i  due  mascellari  superiori  gia  uniti  in  uno  ,  ove 
le  lamine  palatine  addossandosi  rivollaronsi  in  sollo. 
Le  due  palpehre  di  un  canto  furono  coslrelte  unirsi 
alle  opposte  e  circuire  uno  spazio  quasi  rotondo  ,  e 
percio  venne  disturbato  il  loro  nccessario  sviluppo  e 
piena  costruzione  e  la  disposiziono  a  poter  venire  io 
reeiproco  incontro  ondc  poler  cbiudere  ed  aprire  al 
bisogno  r  aperlura  ocidaro.  I  due  occhi  rinserrali  in- 
sieme  nei  loro  primordiali  giocbi  formalnri  in  un  co- 
mune  recinlo,  furono  impediti  alia  loro  libera  diston- 
zione,  quindi  1'  impicciulimento  per  I'arresto  del  loro 
abbisognevole  ed  ordinario  sviluppo,  c  necessario  re- 
ciproco  incontro  delle  loro  membrane,  le  quali  per 
questi  punii  arrestandosi  di  forniarsi  si  associarono 
insieme  si  fusero,  costituendo  percio  un  globo  comu- 
ne  ma  biloculato.  II  labbro  superiore  per  1'  assenza 
del  naso  e  per  la  nuova  disposizione  dclle  orbite  e 
delle  palpebre  resto  legato  alle  inferiori  di  queste. 
La  mancanza  delle  parti  nasali  produsse  reslringimonlo 
della  parte  media  dell'osso  sfenoide,  quindi  1' avvici- 
namento  delle  sue  parti  laterali,  delle  ali  plerigoidee, 
e  Io  incontro  delle  parti  perpendicolari  delle  ossa  pa- 
latine: donde  ancora  provenne  la  ristreltczza  della 
mela  superiore  della  faringe.  Nel  tutto  la  faccia  re- 
sulto  assai  meno  estesa  dalle  dimensioni  cbe  avrebbe 
dovuto  acquistare  senza  quelli  arresti  di  formazione  e 
di  sviluppo ;  mentre  pero  il  cranio  prese  una  forma 
circolare    per  gli    arresti  di  formazione  e  di  sviluppi 


163 

success!  vi  nclle  ossa  mediane  della  faccia  e  del  la  meta 
antcriore  dello  slesso  cranio,  ed  il  suo  volume  era 
pur  troppo  grando.  e  gli  spazi  delle  fontanelle  si  man- 
tennero  assai  larghi  e  mcmbranosi  scnza  inizio  di 
vicino  incastramcnlo  dei  leiiibi  ossei  craniani ,  per 
causa  deH'abbondanle  sierosita  che  riempiva  la  cavita 
craniana  e  che  cosliluiva  un  idrocefalo. 

L'  arreslo  di  forniazione  del  raggio  e  di  taluni 
suoi  muscoli  fu  la  cagione  del  ritorcimento  della  mano 
sul  cubido,  della  deviazione  daila  linea  retla,  e  dello 
inarcanienlo  delle  dita;  impcrocche  essendo  gia  cono- 
sciulo  che  1'  appoggio  principale  della  mano  sfa  nel 
raggio  e  poco  assai  nel  cubilo,  cosi  mancando  quello, 
i  muscoli  a  lenore  che  sviluppavansi  niancavano  della 
distensione  necessaria;  e  lo  atilagonismo  slesso,  de- 
i'Lllaiulo  il  puiito  principale  di  resislenza ,  era  vinlo 
dalla  parle  del  raggio  assentc,  per  cui  la  ra-ino  veni- 
va  scinpre  firala  dalla  parte  della  abduzione  e  della 
flessione  ed  i  diti  contorti  e  flessi ,  e  cosi  andavansi 
disponendo  nei  successivi  svihippanienli:  e  da  quesla 
circostanza  e  dalla  mancanza  del  pollice  del  suo  osso 
nielacarpiano  e  delle  ossa  carpiane  corrispondenli  ne 
derive  quella  spcciale  conformazione  della  mano  o  il 
deviato  ullacco  di  alcuni  muscoli,  e  la  disposizionc  e 
direzione  di  allri  insolita  e  diversa  dal  consuelo,  co- 
me abbiamo  avanli  avuto  la  cura  di  notare. —  L' im- 
perforazione  dell'ano  e  lo  annesso  restringimonlo  della 
pill  infima  cslrcmila  del  relto  sono  arresli  di  svilup[)o, 
ovvero  sembra  che  queste  parli  subito  formate  vi  ri- 
niasero  slazionarie  e  vi  mancarono  le  couvenevoli  e- 
voluzioni  di  pieno  sviluppamento. 

Ma  per  quali  cause  potcrono  prodursi  le  cennale 
difformita?  Ecco  un  qucsilo  la  di  cui  soluzione  non 
e  mica  facile.  Quali  sieno  le  cause  dclle  anomalie  e 


164 
delle  moslruosila  e  luUora  un  problema,  che  mollo  ha 
occupato  seriamt'nte  I'allonzioiie  e  sposs;ilo  lo  sluJio 
dei  sapienli  di  ogiii  tempo ,   ma  oso  dire    quasi  inu- 
lilinente. 

Essendo  un  fiillo  die  le  anomalie  e  le  mostruo- 
sita  resullano  da  inegualla  e  da  iiisolilo  circoslanze 
nclia  formazione  e  nello  sviluppo  degli  organi ,  non 
vi  e  dubhio  chc  le  I'^'ggi  teratologiche  derivano  dalle 
leggi  emhriogeniche;  come  fali  la  scoverla  delle  cause 
della  formazione  delle  anomalie  e  della  moslruosila  e 
nella  maggior  parte  subordinata  alia  conoscenza  delle 
cause  della  formaAione  e  dello  sviluppo  regolarc. — 
Or  se  s'  ignorano  assolutamente  quesle  ullime,  so  i 
primi  fenomeni  della  gravidanza,  se  le  coudizioni  or- 
ganiche  del  piccolissimo  embrioue  ed  i  suoi  sviluppi 
iniziali  sono  per  noi  altrettanti  problemi  e  ci  sono 
per  intiero  sconosciuli,  possonsi  mai  apprezzurc  i  la- 
vori  organici  che  ban  luogo  nella  produzione  delle 
moslruosila  e  delle  anomalie?  (1). 

Ricorrere  con  Regis  Winslow  Haller  ed  anche  con 
Meckel  alia  ipotesi  dei  germi  originariamente  mostruosi 
ed  anormali  sarebbe  un  uscirne  d'  imbarazzo  e  nulla 
spiegare ,  sarebbe  lo  slesso  che  pretendere  di  ricer- 
care  1'  incognito  coll' ignoto.  Ghiamare  in  ajuto  le  pro- 
posizioni  ed  i  principi  di  iioiuiet  sulla  preesislenza 
dei  germi,  i  quali  secondo  lui  chiamali  a  venire  in 
luce  in  mille  anni  hanno  allualmenle  in  un  rislrelto 
inesprimibile  tulle  le  parli  che  caratterizzano  la  spe- 
cie, che  gli  animali  crescono  per  un  vero  sviluppo, 
e  questo  consiste  nella  eslensione  graduale  in  ogni 
senso  ec,  e  purtroppo  difficile  per  chi  non  e  dolalo 

T  ,1 

(1)  I.  Geoffroy-Sainl-IIilaire,  Op.  cit.  torn.  3,  pag.  338^ 
e  seg. — Reguleas,  op.  cit.  t.  3,  pag.  425. 


<ii  uno  S'pirilo  puramonte  metnfisico  e  non  avvezzo  a 
pascolarsi  nelle  soUi^liezze  dello  inverosimile  e  del- 
r  aslrazione.  II  sistema  derjli  accidenti  e  il  solo  che 
ci  resta  di  potere  abl)racci;ire,  il  quale  pianta  la  ori- 
gine  delle  moslruosita  e  delle  anomalie  nelle  perlur- 
tubazioni  8opravvpniil(!  dnpo  il  concopiruento,  e  rbe  e 
conseguenza  dei  principi  cmbrio<^enici  oggi  slai)iliti 
— che  gli  organi  non  preesislono.  ma  si  I'orniano  ad 
•poche  diverse,  ma  variabili  per  ciascuno. —  Per  al- 
Iro  molto  si  accorda  alle  circoslanze  del  caso  noslro. 
E  sicfomo  dai  teralologisli  si  contano  fra  Je  camse 
efjieienti  delle  moslruosita  ollre  delle  eredila,  una  raa- 
lattia  sopravvenula  nella  madre,  una  violenza  cserci- 
tata  su  di  essa  specialnu'nte  suil'  addoiue,  una  cadu- 
ta  o  una  commozione  fisica  provala  dalla  medesima, 
la  influenza  di  una  impressione  vivissima  e  prolun- 
gata  del  sue  morale  nei  prinii  mesi  dclla  gf^stazione 
ect;  e  fra  le  cause  prossime  ogni  inegualda  nella 
nutrizione  dell'  embrione,  ogni  differenza  in  piij  o 
meno  per  rapporto  alle  sue  condizioni  ordinarie  e 
medie,  ogni  allorazione  nel  suo  slalo  di  sanila,  ogni 
doviazione  un  poco  imporlante  nella  sua  siluazione 
in  grembo  dell'  utero  nella  disposizione  delle  sue 
membrane,  nella  quantila  delle  acquc  dell' amnios  ec, 
cosi  in  proposito  del  feto  mostruoso  in  esame,  noi 
rilroviamo  cause  di  questo  doppio  ordinc. 

La  madre  sin  dai  primi  inizi  della  gravidanza 
fu  inferma  di  alTezione  anginosa,  e  poi  da  fcbrc  mu- 
cosa continua  per  tutla  la  gestazione,  e  da  idropisia; 
dessa  noa  era  allora  maritata,  quindi  spcsso  afllilia  da 
morali  inquieludini  e  da  animo-palome  niollo  secondale 
per  altro  dai  di  lei  temperamcnio  molanconico:  tullo  cio 
mal  predispose  1'  utero  al  lavoro  goneralorc,  e  quiiuli 
mosse  il  nuovo  prodotio  ad  innormale  svduppaaiento. 


166 
II  feto  fu    trovalo    idrocefalo,    e    poi    eitorme    quan- 
tita  di  acque  riempiva    la    cavita    dell'  amnios.  —  Da 
queste  cause  pole  derivarne  uua  diminuzione    di    ne- 
cessario  sangue  nel  felo  per  il  languore  delta  madre 
e  per  I'abbondante  produzione  della    sierosila:    dimi- 
nuzione ancora  perche   il  sangue    cho    sconeva    nel- 
r  novo  era  in  buona  porzione  impiegato    alia    f'orma- 
zione  delle  esuiberanti  acqu'^  ammoliche:  cio   produ- 
ceva  scemamenlo  ed  megualila    nella   nulnzione    del 
felo.  Ollreaccio  la  compressione  esercitata  dalle  acque 
amniolicbe  abbondanti,  unita  a  quella  della  biernsila 
prodotla  dentro  e  fuori  il  craino  pole  impedire  la  for- 
mazione  delle  parli  roedianle  del  cervello  e  della  fac- 
cia,  e  il  congiugiraenlo  delle  loro  parti    latcrali    in- 
sieme;  oppure  che  in  seguito   alia    compressione    lo 
approssimamenlo  delle  parli  lalerali  impedi  alle  parji 
mediane  la  libera  loro  evoluzione  e  di   formazione    e 
di  sviluppo.  Queslo  ragionamento  sembrera  in  parte 
meccanico;  raa  purtultavia  parmi  molto  verosimile^  e 
potrei  chiamarvi    in    soccorso    I'autorita    di    rinemati 
aulori.  Ma  a  me  non   inleressa  d'  irapegnare  la  vostra 
acquiesccnza  a  mio    favore    in    una    spiegazione    per 
allro  che  io  non  avanzo  se  non    come    probabile,    e 
che  i  raziocini  fisiologici  sui  dati  offerlisi   mi    hanno 
polulo  soggerire.    Mancando    la    certezza    ed    i    falli 
siciiri  in  queste  materie  pens]  ogQuno    a   sue    mode, 
«:  (lugli  allrui  pensamenti  trovero   sempre   di    ammi- 
rare  e  di  istruirrai;  ma  sono  lungi   dal   credere   che 
venghi  cosi  presto  disvelalo  il  fenomeno. 

Sara  vago  forse  qualcuno  richiederrai  se  mai 
il  felo  di  cui  ho  ragionalo  era  vitabile  e  se  poleva 
percorrere  carriera  piu  o  meno  lunga?  —  Lo  esame 
del  suo  organism©  ben  composto  negli  orgaui  inca- 
ricati    alle    funzioni    assimilatrici,    e  nella  maggior 


167 
parte  di  quei  addeili  aii'inncrvazionp  ed  alia  moli- 
lita,  e  lo  avere  per  parecchi  munili  rcspirato  aure 
vitali,  mi  farebhero  forse  decidere  ad  una  risposta  af- 
fermitiva,  senza  enlrare  pero  nei  ragi;uagli  di  pro- 
babilita  sul  modo  col  quale  avrebbero  funzionalo  gli 
organi  e  ic  parli  raoslruose,  e  di  quali  azioni  o  fi-  • 
siche  0  morali  o  sensorial]  sarobbe  stato  pnvalo 
r  essere  mostruoso,  e  quale  e  quanta  sarebbe  slata 
la  sfera  delle  sue  polenze  organiche  ed  animali. 
Ma  I'  osservazione  sullo  stalo  morboso  che  lo  inqiiie- 
tava  suir  idrocefalo  di  cui  era  colpilo,  sulla  impcrfe- 
zione  del  suo  cerebro  e  sulla  manoanza  di  ab  une 
sue  parti  mediane,  sulla  difficolta  ai  necessarl  gio- 
chi  della  suzione  per  la  mancanza  del  naso,  sulla 
irapossibilila  a  potere  muovere  le  papebre  e  cbiu- 
dere  I'  occhio  percio  esposto  ad  una  violenta  e  forse 
falale  aUalraia,  ed  anche  sull' alrofia  dcU' ulliiua  e- 
streuiila  del  retto  e  la  consecutiva  chiusura  dell'  aiio, 
mi  allonlanano  pnr  troppo  dal  credere  susceltibile  a 
potere  vivere  il  mostro  in  discorso. 

Senza  queste  coincidenze  sarebbesi  forse  veduto 
per  le  nostrc  vie  anibulare  un  ciclopo,  cbe  spoglian- 
do  dalle  vesti  della  favola  la  narrazione  che  i  poeti 
ci  hanno  iramandalo  e  di  Encelado  e  di  Pulifemo  e 
dei  loro  compagni  per  consegnarla  Ira  gli  annali 
dolla  storia,  avrebbe  difeso  la  memoria  dei  suoi  an« 
tenali,  avrebbe  falto  ccssare  tante  conlroversie  fra 
gli  storici,  e  chi  sa  ancora  se  sarebbesi  accinlo  a 
reclamare  la  proprieta  dei  monti,  dei  boschi,  deile 
terre  e  delle  isole  che  un  tempo  si  e  detto  essere 
r  abilazione  dei  ciclopi,  e  dei  quali  ancora  alcuni  ne 
scrbano  il  nome  e  ne  rammentano  la  fama  !!....(!). 

(1)  iiUcrca  fcssos  vcntiis  cum  sole  rciiquit: 
I^nariqiieiiac  Cyciopum  allubiniururis. 


168 
Ma    por     (Jisavvenlura    un   tale   individuo    non    vjsse 
che  momenti,  e  reslo  spetito  ai   pari  di   lutti  i  mosiri 
ciclocefaliaoi  siuora  couosciuli,  la  di  cui  morte  e  sta- 
ta  piu  o  meno  pronla  dopo  la  nascila  (2). 

Dei  ciclopi  resta  sempre  la  favola,  e  fra  gli  sto- 
rici  coatiuua  ancoia  pioblonialica  la  loro  esislerua 
iu  Sicilia,  che  il  felo  in  parola  aggiuiige  a  farja  cre- 
dere intieranienle  favolosa,  niMimostrando  nel  suo  or- 
gaiiisino  una  delle  prniluzioni  innormali  degli  orga- 
nici  lavori  dell'  ulero  di  una  donna  inferma,  coslrello 
a  giucare  alia  furmaiione  di  un  esserc  dcfoinie  e 
nioslruoso  destiluito  di  molli  privilegi  aocordali  dalla 
nalura  alia  nobilissima  ed  elevata  condizione  dell'  uo» 
mo,  e  tanto  abbisogncvoli  per  godere  in  tutli  i  modi 
del  prezioso  douu  delia  vila. 


Fima  est  Enceladi  semustum  fulmine  corpus 
Uri^eri  niole  hac,  ingcnloni(|iie  in  siipcr  iElnam 
Imposilain,   riiplis  flainmam   iixplrare  caniinis; 
Et  fessuiii  qudties  motat  Inlns,  iiilri'iiiere  nmiiein 
Muruiui'c  Tniiacriani,  at  Caelum  subtuxertt  fuinu. 


Sed  fugite,  o  miser! ,  fiigile;  atque  ab  littore  funcm 
Rumpili!. 

INam  ([iialis.  qiiantusqiic  cavo  Polyphemus  in  antro 
Lauigeras  claudit  pecudes,  afqiie  libera  pressat: 
riiitiiin   nil!  ciirva  haec   habilanl  ad  liltora   vuigo 
liifaiidi  Cyclopes,  et  allis  inonlibus  errant,    etc.  Ved.  Vir- 
i,'ilii  Maronis  ^neid.  lib.  HI' 
E  geiiciahneiite  iiota  la  favola  riguardante  gli  scogli   e    la 
isoladei  ciclopi  che  slanno  nel  marc  di  Aci-Trezza,  c  inlesi 
vol^'amento  cid  nomc  dei  Faragghiuni  di  la  Tr/z;a. 
{-)  I.  SeoHVoy  — Sainl— Hilaire;  op.  cit.  torn.  3,  pag.  302. 


33?2a«^iiS2<E>»iB  jDsaan  iPii'^<t>!&a 


Fig.  I.  Vera  effigie dol  mostro  Ciclopo  o  Cicloce- 
falo,  ndotla  al  terzo  della  sua  grandezza  nalurale;  e 
vediilo  di   prospetlo. 

Fig.  FI.  Testa  del  raostro  vedula  di  lato,  a  MoIIe 
pro!itl)er>mza  fmntale.  b  Aperlura  ooulare  mt-diana  e 
coiilrale  (]iiasi  quadrilatera,  circoscnlla  da  qiiallro  in- 
complete ed  ine;i;nali  palpebre  e  da  una  rnediana  ca- 
ruiicola  lagrimale,  ed  occupata  da  uu  occhio  doppio, 
grunde  a  destra,   piccola  a  sinistra. 

Fig.  lU  Teschio  del  ciclopo  vedulo  di  prospetto. 
Fig.  IV.  Teschio  del  ciclopo  vedulo  di  lato. 
a  Osso  frontale  unico.  b  Osso  parietale.  c  Osso  oc- 
cipitaie  mancante  del  suo  angolo  superiore.  d  Osso 
tcmporale.  e  Osso  sfonoide.  f.  Fontanelli  laterali  nc- 
cupate.  da  ossa  wormiane.  g  Foatanelia  mediana  po- 
steriore  assai  ampia  in  conlinnazione  colla  mediuna 
aiiteriore  e  colle  laterali,  e  queste  tra  loro  e  colla 
mediana  anteriore.  h  Unica  orbita  centrale  e  mediana 
meglio  espressa  nella  fig.  HI.  ove  sono  disegnale  tiiUe 
le  particolarila.  i  Masculla  superioro,  e  mascella  in- 
feriore  molto  sporgeute  in  avanti  e  aperlura  orale  io- 

terniedia  rivolla  in  alto. 

Fig.   V.   Ultimo  pczzo  deirinlestino  colon,  e  r  in- 

tostino  retto  terminato  a  fondo  roloodo  e  chiuso    da 

cui  sccnde  un  cordone  inipervio. 

Fig.  VI.   Ossa  del  membro  superiore.  c  Omoro. 

b  Cubito.  c  Carpo  mancante  di  due  ossa.  </ Wclacarpo 

composto  da  qiiattro  ossa.  e  Dita  al  numero  di  quatlro 

maucaiulo   il   pollice. /'liidice  i;om|K)sto  da   duofalangi, 

cioe   i.'  e   3.'' 


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■;•  ■.  ('M^n: 


MEIIORIA 


SULLA 


DETERMINATA  KEL  1841 

PER  MEZZO  DI  PASSAGGI  DI  STELLE  ZEIMTALI 

PEL  PRIMO  YERTICALE 

DAL  DOTT.  CRISTIAKO 


SOCIO  COKRISPOPiDESTn 

dell'  accadehu    gioema 


LETTA  WEILA  TOB^ATA  OBDIKAIIIA  DEL 


^  18'l8. 


•  •    • 


?KBi  JSA  ATA/il 


....•■■     .,■...,    •         • 


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• .  *         •. 


DIILA 

PER  MEZZO  DI  PASSAGGI   DI  STELLE  ZINITALI 

PEL    PKIMO    VBRTICALE 

NEL    18il. 


In  un  lavoro  suH'Elna  esoguito  negli  anni  1838— -184-3, 
lavoro  die  adesso  si  sta  pubblicando  in  Germania  per 
cura  del  signer  barone  di  Wallershausen  ,  mi  parve 
doversi  fra  altre  cose  di  prima  necessila  fissare  g«-o- 
graricametite  con  ogni  possibile  esattezza  ainieno  uu 
punto,  onde  desumerne  la  posizione  assolula  sulla 
superficie  Icrreslre  della  rete  triangolare  ,  di  cui  fu 
circondalo  il  cono  del  vulcano.  II  principio  o  il  pri- 
mo  verlice  in  cnlesla  rele  e  il  centro  della  cupola  di 
S.  Nirola,  dci  Revv.  PP.  Bciiedellini  in  Catania,  cui 
si  riferivano  le  coordin.ile  dcgli  allri  veilici,  e  dove 
fu  delorminato  I'  azimuto  di  uno  dei  lali  ivi  concor- 
renli.  Al  nn'o  desidorio  di  slabilire  annhe  qui  la  la- 
litudine,   i  menlovali  padri,   sin  c;   '■:■.:•':  i  cot  ^  bi  s>em- 

2S 


174. 
pre  (lislinli   per   loro   ospitalila  ed  islruzione,  condi- 
Si-esero    lanto    piii    volenlieri ,    che    questo    eienneDto 
g  'Ografico    bisognava    pure  per  la  coslruzione  d'  una 
gianile   Meridiana  Del    loro    magnifico    lempio  ,  della 
quale  mi  avevano  incaricato.  Sul   tctlo  del  monislero 
e   propriamenle  sopra  ia  (T^ce  di  di  e  muri  forlissiroi 
VI  era  gia  prima  stabililo  in  una  opporluna  casuccia 
di   legiio  un   pilastro    laglial"  di    lava,    porlando    un 
teodolile    per  la  determm;izione    del    lenipo  ;    vi    feci 
porre  accanto  un  altro  pilastro  simile,   che  ebbe  una 
DDQ  meno  ferma  base,  t'roccurala  cosi  la  solidita  ne- 
cessaria  ,    non    esitai  a  scegliere  per    delerminare  la 
lalitudine  ,  il  melodo  dei    passaggi   di  slelle    zenitaii 
nel   veiticale  dall' Est  all' OvesI,  nietodo  inventato  gia 
61  Boemer  nel  secolo  17'"°,    ma  non  giunto  alia  sua 
p  rfezioiie  che  dope  le  applicazioni  che  ne  han  falto 
liessel  e  Struve  nelle  loro  misiire  di  grado.  Esso  ha 
i   principali  pregi    1)  che  non   vi   enlra    per    nulla  la 
rilrazione,  2  )  chf  le  osservazioni  si  eseguiscono  con 
graniissima  facilila,   riducendosi  a  soli  passaggi,  sen- 
zi  lettura  alcuua  di  circoli.  * 

iVli  sono  servito  d'  un  leodolite  di  Ertel  ,  di  cui 
il  cannocchiale  ccceoirico  aveva  una  distanza  focale 
d  260""°,  aperli  ra  35"°,  ingrandimento  20  volte. 
l»esso  si  siluciva  ( ol  suo  asse,  lungo  120""",  Sopra 
li.i  |)i<'ie  espres>.im('nle  costriiilo  <lair Ertel,  con  una 
vile  di  correzionc  nel  st  1^0  d-H'  azimuto.  Cinque  fili 
l.si  11'  I  fuco  permeltev  1  o  <li  iaiihciilare  gli  appuisi 
lie'  pas-iaggi,  chf  sono  riiidUi  (mi  al  filn  nxdio.  per 
iivere  v7ia  osser\  .izione  piii  e.salia.  Qucsli  medi  soli 
SI  soiiM  dati  nel  quatiro  delle  osjervazioni  appresso 
Miiorlaie. 

Tiiiio  dipcndc  in  qiieslo  melndo  dalla  ( ,-alta  mi- 
suia  deli'  inlervallo  di   loiiipo  coiupre^o  fia  i  due  pas- 


175 

saggi  d'  una  slella  por  un  piano  conosciulo,  descritio 
dair  asse  otlico  del  cannocchiale  girevole  intorno  ad 
un  asse  presso  a  poco  orizzonlale.  L'analisi  da  p'T 
la  dc^terniinazione  piii  vanlagyiosa  della  laliludine  ie 
condizioni,  che  I' asse  di  roltizione  trovisi  vicino  al 
meridiano,  e  che  il  coniplomento  di  dcclinazione  della 
slella  ."sorpassi  di  poco  l<i  laliludine.  La  deviazione 
deir  asse  dall' orizzonlalila  e  tin  eieinerilo  da  dtter- 
minarsi  con  rigore,  e  clie  influisce  sul  risultato  quasi 
direllamenle,   al   pari  (iella  dec  linazione. 

Dovra  pri'cedore  quiiidi  una  esalla  disamina  del 
diverse  diamelro  dei  perni  deil'asse,  eome  del  valore 
in  arco  d<lle  parli  di  divit.ione  del  livello  impi^-galo. 
Queslo  valore  nel  livfllo,  di  cui  io  feci  uso  ,  deter- 
minato  piij  volte  al  cerchio  verlicale  d' un  teodolite, 
fu  da  me  trovalo 

1r  =  3MG 
I  perni  non  erano  perfeltanienle  eguali,  e  quello 
dalla  parte  del  cerchio  verlicale  Imvossi  per  ripelule 
livellazioni.  nelle  due  [xisizioni  dirella  ed  inversa  del 
cannocchiale  nci  soslegni,  un  pocheilino  meno  grosso 
(di  0,00113  millimelri  nel  raggio),  di  mod.)  chela 
correzioiie  da  aggiungersi  alle  indicazioni  del  livello 
nel  sense  come  pii!i  solto  sara  spicgalo,  era  di 

-1-  2. 00. 
Questa  correzione  nei  quadro  delle  osservazioni  Iro- 
vasi  gia  falla.  Del  resto  e  facile  dioiostrare,  che  tale 
differenza  degli  eslremi  dell'  asse  iiiflui.sce  in  sense 
opposlo  sulla  laliludine  nelle  due  posiziuni  ('ppu>le 
del  cannecchiale,  e  una  piccola  incorlezza  in  essa  si 
combina  coll'  errore  di  collimaziwne  dell  asse  oUieo. 
Invece  di  una  medesinia  slella  presto  ai  sin'i 
due  passaggi  pel  primo  verlicale  possono  os^crvaisi 
anche   due   slcile,   )' una   ncli' Esl ,   rallia   i.eli"U\.sl, 


176 

si'pptislo  che  la  loro  diffcrenza  in  ascensione  relta 
come  le  loro  declinazioni  siaiio  esallamenle  conosciu- 
Ic  0  nu'glio  ancdfa,  si  osservino  molte  slolle  cono- 
S(  mie  lanto  iiell'  Est  quarito  noli'  Ovtsl,  che  si  com- 
bmeranno  lulle  insieme  ,  per  derivarne  le  incognile 
d(  I  problema.  Questo  e  ii  milodo  che  noi  abbiamo 
Usato,   come  in  breve  svilupperomo. 

II  cerchio  descrillo    smia  sfi  ra  celesle  dall'  asse 
ollico,    iiientre  gira  ii  cantiocchiaie  inlorno  ail'usse  di 
rdlazione,   sara  perfetlamente  delrrminalo  rispelto  al- 
r  orizzunle,   se  coiiosciamo  1'  inclinaziono  di  quesl'ul- 
tiino  asse  coo  I' orizzonte,  il  suo  azimiito,   e  1' angolo 
die  formano  Ira  loro  i  due  assi,   ollico  e  di  rolazio- 
lif.  Per  fissare  le   idee,   disliiiguiamo  uno  degli  estre- 
mi  deii'asse  di  rolaziot)e,   per  esempio    quello    dalla 
])  irle  del  circolo  ,   e  (iinoliamolo    con   Circ.   Conside- 
riaino  positiva  1'  inclinazione  deli'  asse    all'  orizzonle  , 
allorche  Circ  Irovasi  elevalo  sopra  I'orizzonle,  e  po- 
niamola  =  i.  L'  angolo    che  fa   Circ  coll'  asse    otlico 
(  nel  senso  della  direzione  dall' oculare  all' objetlivo) 
sia  =  90"-{-c.   Sara  c  cio    che  si  chiama  I'  errore  di 
coilimazioue  deii'asse  otlico.  L'  aziuiulo  di  Circ  venga 
dinotato  per  E,   e  dinolino    inoltre   a,   ^  I'  ascensione 
rc'lta  e  la  dtclinazione  della  steiia,   A,  z  il  suo  azi- 
niulo  e  la  sua  dislanza  dallo  zenil,  9  ii  tempo  sidereo 
deir  osservazione,  t  =  6  — a  I'augolo  orario,  finalmente 
<?  la  laliludiiie  del  luogo     Avremo  nel    triangolo  sfe- 
r,co  formalo  da  Stella,  Zeiiil,   polo  di    Circ,  i  lati  z, 
90»  — i,  90" -he,  f.  ratgolo  alio  zenil  ±  (A  — E), 
indi  r  oquazione 

—  sin  c  =:  sin  i  cos  z  -{-  cos  i  sin  z  cos  (A-^E) 
nella  quale  sostiluendo  i  valori  conosciuli,  che  deri- 
vano  dal  iriaiigoio  polo,  zenil,  slella, 


A    ^\     non     MM     l>9    ."081     0    "0 

177 
sin  z  sin  A  =:  cos  ^  sin  t 
sin  z  cos  A  =  —  co»  ip  sin  S  -f-  sin  (^  cos  S  co8  t 
cos  z  =      sin  ip  sin  S  4-  cos  'P  cos  S  cos  t 
otlerremo 

—  sin  c  =       sin  i  (sin  (p  sin  S  4-  cos  (P  cos  S  cos  f } 
—  cos  i  cos  E  [  cos  (p  sin  S — sin  ip  cos  S  cos  1} 
-{-  cos  i  sin  E  (  cos  S  sin  I ) 
Per  i  seni  del  piccoli  angoli  r  ed  i  possiamo  qui 
senza  inconvenienle  mettere  i  loro  archi  ,    e  scrivere 
r  unila  in  voce  di  cos  i. 

Supponghiamo  adesso  che  si  conoscano  dei  va- 
lori  approssimati  per  latitudine  ,    tempo  ,    azimuto  e 
declinazione;   i  veri  valori  siano  <p-f.^<P,  S-|-A6.E-rAE, 
S-}-aS.  Allora  trascurando  i  termini  di  second'ordine, 
la  differenziazione  deH'ullima  equiizione  ci  da 
0  =  c-J-i  cos  zH- 206263  sin  z  cos  (A— E) 
-hsin  z  sin  (A — E)  A  E  -j-  cos  z  cos  R.  A^ 
-1-cos  S  (cos  I  sin  E — sin  t  cosEsmipj.'^S 

cos  iP  n        ^ 

— -  — icos  b.  aS 

cos  d 
Ciascheduna  osscrvazione  somminislra  una  flquaiione 
di  quesla  forma,  lu-lla  quale  z  ed  A  possoiiu  coii>i- 
derarsi  conosciule  perche  si  calcolano  con  i  vj.iori 
approssiinali  di  9  e  •{;.  La  quanlila  i  vien  dula  per 
mezzo  del  livello. 

Si  pnlrebbe  diinqup  opinare.  rhe,  facendo  cincuie  . 
osservazioni  di  stelle  in  una    sola  e  medf-sima    p  isi- 
xione  dell'  as?e,    ci<ie   lasciaiido   iiuariatu  I'  aziiiiulo   E 
fleli'  asse  ,   si   pulcsscro    d'-lcrminaro   perfellamenle  le 
cinqurf    incognite  c,   AH,    AD,   Afl^   aS.   Ma  cio    quan- 
tu  que  vero  s-ilto  ij  punio  di   vista  leoretico,  nell'  ap- 
plic.izione  iioii   e  sfinpie  possibilo.   In  Fatti,   c  cliiaro 
ju   pnuio  luogo,  e  ^l  puo  ancbe  diuiuilrare  ciutililica- 
meute,  chf  la  po^izione  dell' asse  piu  vanlnggios."  oer 
la  deterrainazioiie    di  a(P,   e  quella  in   tui  E  si  ;i\vi- 


178 
cina  al  valore  0"  o  180',  ed  essa  non  lo  e  affatto 
per  la  delerrninazione  del  tempo  o  di  a9>  'a  quale 
richiede  le  osservazioni  dei  passaggi  vieine  al  meri- 
diano,  cioe  un  azimuto  dell'asse  di  rotazione  presso 
a  poco  eguale  a  90°  o  270°.  In  secondo  luogo  il  va- 
lore di  z,  che  per  il  noslro  caso  conviene,  e  quelle 
che  fa  il  coefficiente  di  A?  piu  grande,  e  pero  z  vi- 
cina  a  zero.  Allora  i  coeflicienli  di  c ,  Aip  e  aS  si 
accoslano  tutti  tre  all'  unita,  e  quiiidi  quesle  tre  in- 
cognite  non  si  possono  determinare  isoiatamente;  e 
di  piu  il  coefficiente  di  aE  diviene  picciolissimo.  Si 
dovra  dunque  pensare  di  ordinare  le  osservazioni  in 
altro  mode,  senza  pero  cangiare  il  valore  di  E,  o  al- 
meno  di  non  cangiarlo  che  di  una  quanlila  esalta-^ 
menle  cognita,  perche  allrimenli  verrebhe  inlrodolta 
un'  altra  nuova  incognila  aE'.  II  rimedio  solito  negli 
strumenti  di  passaggi  e  di  inverlire  gli  assi  ,  e  di 
osservare  alcune  slelle  nelU  posizione  dire.  Nord,  al- 
tre  nella  Girc.  Suil,  Cosi  si  cambia  E  in  180°  -]-E, 
e  il  coefficiente  di  A?  siira  nellc  diverse  osservazioni 
di  diverso  segno,  menlre  c  raantiene  il  suo.  Per  po- 
ter  determinare  la  correzione  AE  del  supposto  azimu- 
to deir  asse,  si  osscrvera  insieme  colle  stelle  zenilali 
anche  una  o  piu  slille  die  passano  piii  distanli  dallo 
zenit  Del  priiiio  vorlioaie.  Kiguardo  al  tempo,  si  fa 
sempre  bene  di  considerarlo  come  conosciuto,  e  de- 
terminare la  correzione  dell'  orologio  per  mezzo  di 
apposite  osservfizioni  con  allro  slrumento  e  coi  me- 
lofJi  a  cio  n[)|WM!i)ni.  Le  declinazioni  delle  stelle  fi- 
ii.ilinrnlc  si  i'ii\;ii!M  ilclcrminate  nei  grandi  osserva- 
luri  coil  uii.i  i'.iil//.'.  rhe  non  lascia  niente  a  desi- 
diTure.  i';i  (in  -m;;!!!'  clie  i  coefficieoli  di  Afl  e  aS  si 
calcolano  u'  'ii  jii'i  «■  snll.uiin,  per  [>ntt'r(>  slimarc  la 
Killuciiiu   cljt    .;ii   [jiccoio    eiiore    nel    tempo  o  nelle 


iUj>     M      :ii.. 


08 » 

179 

declinazioni    potrebbe   avere ,  e  tenerne  conto  se  in 

seguilo  qualche   correzione  fosse  Irovala  da  farsi  nei 

valori  adoltati ,  senza  aver  bisogno  percio  di  comin- 

ciare  il  calcolo  da  capo.—  Risulla    quindi  una    serie 

di  equazioni    linear!  a  tre  incognite  ,  che  si  trallera 

col  metodo  dei  minimi  quadrati. 

Per  evilare  11  calcolo  un  poco  penoso  di  z  e  A, 

il    quale  e  richiesto    con    esattezza    per    il    termine 

sin  z  cos  (A— 'E)  e  dovrebbe  eseguirsi  con  tavole  a  selle 

decimali,  si  polra  procedere  nella  seguente  maniera. 

Facciasi 

sin  E  =  m  sin  M 

cos  E  sin  "P  =  m  cos  M  "~ 

e  si  avra 

. .      „.  m  sin  S  cos  M  , 

Sin  z  cos  (A — L)  =— — : — \-m  cos  (t — M)cos  S 

^  '  tangip  ^  ^ 

Introduciamo   era  ua  nuovo   angolo   ausiliario  <P'  cosi 

che  sia 

_  m  sin  S  cos  M  ,       ■..  t. 

0  =  —  — : r: — I-m  cos  (I — M) cos  5 

laug  (p'  ^  ' 

11      I      •  .•  .         *'  cos  M  - 

d  onde  si  tira      tang  <v  =:  — ;- — :r'ang  a 

^         ces  (I— Mj      ° 

sara       sin  z  cos  (A — E)=  sin(tp— (P')^ —  cos  E 

Or  siccome  A-^E  e  sempre    pressoche  =  1*  90"     la 

quantila  sin  z  cos  (A — E)  sara  senijjre  piccwici,  e  (|ciin- 

di  ■^'  poco  divcrsa  da  ^.  Percio  invece  del  seiio  <li    -  -"-'' 

p')Ssiamo  mellere  i'arco,  e  la  nostra   equazione      nn- 

dizionale  ,   dopo  di  avervi   inlrodollo  ancora  le  r  lan- 

lila  ausiliarit'  ni  e   M   nel    coeflicienle  di  A6,    pr.  nde 

la  seguonle  T'lma 

/.  ^     1  /^    ^'^  sin  S        „      .  .         .    ,  1  *'; 

(1)0  ^-hC'P-'P )'. cos  E-i-i  cos z-Hc-l-sin  /  sin  (^ 

^  sin  >P 

-{-cos   i    fOS    K.    Al) II)    Ci>»        ,-: 

COS  J  ,,  \ 

.    .  (IS   h.    Ad 

Ciis  h 


180 

e  quesla  vale  per  qualunque  azimulo  E  dell'asse.  Se 

I'asse,  com' e  il  piu    vantaggioso  per  la  determina- 

zione  della  latitudine  ,  e  prossimamenle  ne)  merldia- 

uo,  si  polra  porre    come  >aIore    approssimalo  di  E, 

o  0°  0  180.°  Aliora  sara  pure  M,  o  =0,°  o  =  180," 

-     >       .         *        tans  ^  •    .• 

m  =  sin  <P,  e  tang  <P  =  — ^;   e  qumdi 

0  =  +((D— 0')^— ;3-l-i  cos  z-1-c-i-sin  z  sin  A.  AE 

4-COS  Z  A<P+SIO  <P  COS  »  Sin  t.  AS  -U r-  Ad 

—  '     COS  d 

oppure  brevemente 

0=  (?— ?)  COSZ+  i  cos  z  4  c  -{-  sin  z.  AE  +cos  z.Aip 

Afl         COS  (P        V 

—  sin  (?  sin  z.  A9  — — .  Ad       ,.v 

cos  0 

dore  si  e  calcolata  z  per  mezzo  delle  equazioni 

,p  sin  S  r:  cos  z  sin  (p  -/.)  3o;>  x;:":* 

'  cos  S  COS  t  =  cos  z  cos  (p 

cos  0  sin  t  r=  sm  z 
avuto   anche    riguardo   al   segno  di  z  dipendente  da 
quelle  di  t. 

Di  questa  eqtiazione  piii  semplice  si  puo  far  uso, 
quando  I'asse  di  rotazione  e  poslo  lanto  prossimamenle 
nel  meridiano ,  che  le  seconde  potenze  di  AE  non 
abbiano  piii  alcuna  influenza;  non  pero  serapre.  Vale 
a  Hire  cLe,  quando  la  stella  passa  vicino  alio  zenil, 
non  possiamo  permeltorci  piii  la  supposizione  di  A 
prossimo  a  90°  o  270°  e  dobbiamo  ritenere  I'espres- 
sione  compiela  per  il  coefllciente  di  aE. 

Nei  calcoli  segueuti  ho  fallo  uso  sempre  della 
fornaola  compiela  (I),  meltendovi  anche  per  E  quei 
valori ,  che  per  ciascuoa   sera    aveva  olteiiul*  da  un 


> 


per 


calcolo  preliminare.  Ho  falto   inollre    ancora    enlrare 
Bel  metodo  di  osservazione  la  raodifiozioue,  che  non 


rovesciai  il  cannocchiale  nei  stioi  sostegni,  ma  osser- 
vai  nella  niedesiiDa  sera  lutle  le  slelle  in  una  sola 
posizione  del  cannocchiale;  nella  sera  seguente  pcro 
tiilte  le  Stella  nella  posizione  opposla.  Aveva  meno 
fiducia  nella  coslanza  dell'  azimuto  dell'  asse,  che  in 
quella  deiia  linea  di  collimazione,  e  temeva  che  il  ro- 
vesciamcnlo  non  lurbasse  1'  azimulo  ,  interrompendo 
la  serie.  Ma  dalle  osservazioni  di  una  sera  non  si 
possono  ben  delerminare  cosi ,  come  abbiamo  delto 
poco  fa,  le  Ire  incognile  isicrae ;  convien  lasciare  le 
correzioni  deli'azimulo  AE  e  della  laliludine  A^  in  fun- 
zione  ddl'  errore  di  collimazione  c.  La  combinazione 
dei  risullati  di  piu  giorni  segiienti,  o  anche  di  tutla 
la  serie,  secondo  che  c  si  e  raanlenulo  costante  meno 
0  piu  tempo,  fara  indi  conoscere  il  suo  valore. 

II  cronometro  fu  regolato  per  mezzo  di  un  teo^ 
dolile,  situalo  nel  meridiano  come  un  piccolo  stru- 
mento  de'  passaggi,  e  il  tempo  puo  considerarsi  come 
esaltamente    determinato  dai  passaggi  di  varie  slelle 


ogni  sera. 


Ecco  ora  le  osservazioni  nel  primo  verlicale , 
per  brevita  ridolte  tulto  al  filo  medio  ;  insieme  col- 
r  indicazione  corrispondente  del  livello,  corretia  I'ine- 
guaglianza  dei  perni  come  sopra  ho  ditto.  E  e  0  si- 
gnificano,  se  la  slella  ha  passato  il  verticale  nell'Est 
0  neir  Ovest. 


24 


182 


N.° 

Stella 

Tempo  medio 

Livello 

-^ 

— 

del  passatjgio 

— .-~ 

1  Febbr.10.  Girc.Non 

1. 

•'!     ■ 

1 

6S  Aurigae 

E 

gh  ir^s.g 

-I-16'.'8 

2 

])    [>yiicis 

E 

11    39   39.2 

16,4 

3 

■p   Lyncis 

0 

11    59     0,3 

15,3 

X 

p    Geminorum 

0 

12    19  47.3 

15,4 

5 

a   Geminorum 

0 

12  23  35,2 

15,7 

Febbr.ll.Giic.Sud 

>'      V  •    ' . '         : 

•..:„■•.■•:     ■! 

6 

a    Geminorum 

E 

7  42  37.9 

—  3,2 

7 

6   Aurigae 

E 

7  51   38,4 

3,2 

8 

6    Aurigae 

0 

9    0  34,8 

1,9 

9 

63  Aurigae 

E 

9     6  53,8 

2,7 

10 

63  Aurigae 

0 

10  29  56,3 

0,3 

u 

J)   Lyncis 

E 

11   32  39,1 

5,7 

12 

f    Lyncis 

0 

11  58     6.8 

4,0 

13 

a   Geminorum 

0 

12  20     8,8 

2,3 

Febbr.27.Circ.Nord. 

•        ;■ 

H 

p    Geminorum 

E 

6  28  25.8 

^  3.3 

13 

a  Geminorum 

E 

6  35  42,2 

4,0 

16 

6    Aurigae 

E 

6  45   13,4 

7,4 

17 

6    Aurigae 

0 

7  52  44,1 

12,0 

iV 

larzol.Circ.Nord. 

18 

fi   Geminorum 

E 

6  20  37.6 

-f-  5,4 

19 

a   Geminorum 

E 

6  27  53,2 

5,4 

20 

8   Aurigae 

E 

6  37  26,3 

4,2 

21 

6    Auri-ae 

0 

7  44  36,4 

1,9 

22 

65  Aurigae 

E 

7  52  49.1 

3.6 

23 

b  L<'onisniin. 

E 

10     7  30.5 

3,6 

24 

y    Lyncis 

E 

10  20  52,6 

3,2 

183 

IS." 

Slella 

Tempo  medio 

Livello 

— 

~^-  ■ 

del  passaggio  *- 

— . 

- — 

Marzo  l.Circ.Nord. (segue 

') 

25 

p   Lyncis 

0 

10M0'"22;7 

-h 

2';4 

26 

p   Geminorum 

0 

11     1   10,9 

«,2 

27 

a   Geminorum 

0 

11     4  39,9 

0,9 

28 

b  Leonisrain. 

0 

11  24  47,3 

0,5 

Marzo2.Circ.Sud. 

29 

«  Geminorum 

E 

6  23     1,6 

+ 

3,6 

30 

9    Aurigae 

E 

6  32    6,7 

3,6 

31 

G   Aurigae 

0 

7  40  46,4 

5,3 

32 

p  Lyncis 

E 

10  13  30,3 

2,6 

33 

p  Lyncis 

0 

10  38     6,0 

2,6 

34 

a  Geminorum 

0 

11     0  29,9 

2,5 

Marzo3.Girc.Nord. 

1 

33 

a  Geminorum 

E 

6  19  23,6 

,^ 

7.8 

36 

6   Aurigae 

E 

6  28  46,1 

7.8 

37 

0    Aurigae 

0 

7  36  24.0 

7,* 

38 

63  Aurigae 

E 

7  44     2,4 

7,2 

39 

63  Aurigae 

0 

9     6     5,0 

8  2 

40 

b  Leonis  mio. 

E 

9  38  48,3 

7,9 

i\ 

p    Lyncis 

E 

10  11  26.3 

7,8 

X2 

J)    Lyncis 

0 

10  32  37.8 

8,4 

A3 

p    Geminorum 

0 

10  32  18  1 

9ri 

U 

a  Geminorum 

0 

10  36  37.1 

9.6 

45 

6  Leonis  min. 

0 

li   16  37,6 

10,3 

18i 

N.« 

Stella 

Tempo  medio 

Livello 

-^ 

del  passaggio 

— . — 

Marzo  S.Circ.Sud. 

Jl6 

a.  Geminorura 

E 

6M1"15',1 

-h  i':2 

47 

fl   Aurigae 

E 

6  20 

19,6 

1.2 

48 

6   Aurigae 

0 

7 

28 

51,7 

2,9 

49 

a  Geminorum 

0 

10 

48 

40,7 

2,6 

Marzo8.Circ.Nord. 

SO 

a  Geminorum 

E 

5 

58 

25.4 

-h  5,0 

51 

8   Aurigae 

E 

6 

7 

47,4 

3.6 

32 

6   Aurigae 

0 

7 

15 

14.2 

2,3 

i>3 

65  Aurigae 

E 

7 

23 

0,9 

2,6 

54 

65  Aurigae 

0 

8 

U 

35,9 

4.5 

55 

b  Leuuis  rain. 

E 

9 

37 

53,0 

4,5 

56 

p  Lyncis 

E 

9 

51 

1,9 

4,5 

57 

J)  Lyncis 

0 

10 

10 

43,9 

4,8 

58 

p   Geminorum 

0 

10 

31 

37.4 

5.0 

59 

a.  Geminorum 

0 

10 

35 

26,9 

5,0 

60 

h  Leonismin. 

0 

10  55 

14,9 

4,0 

Marzo9.Circ.Sud. 

61 

a  Geminorum 

E 

5 

53 

51,9 

H-129 

62 

6   Aurigae 

E 

6 

2 

30.4 

12.8 

63 

6   Aurigae 

0 

7 

11 

54.0 

11,6 

64 

65  Aurigae 

E 

7 

17 

57,3 

11,5 

65 

63  Aurigae 

0 

8 

41 

15.8 

11,2 

66 

b  Lconjs  mia. 

E 

9 

32 

43.9 

10.8 

67 

p  Lyncis 

E 

9 

43 

57,3 

10.7 

68 

f  Lyncis 

0 

10 

9 

34,3 

11.2 

69 

a  Geminorum 

0 

10 

31 

22.9 

11,5 

70 

b  Leonisrain. 

0 

10 

31 

51,3 

11,3 

:J2    5  37,72 

5     Br.idley,.  Piazzi,   Airy 

37  11  40.27 

4     IJr.iillcy,   Piazzi,  Hiimker 

37    3  M,30 

0     Rrailii'y.Pi.izzi.GroomJiridge 

37  28  21.20 

Bradlfy.  Piazzi 

37    3  58.92 

Bradlty, Piazzi, Plantuiiiour 

he  posizioni  modie  doile  slellc  ho  cavato  da  un  coivfronlo  dei 
raigliori  calaluglii,  ed  ho  usalo  le  scgiienti  , 

POSIZIONI    MKniK    PER  1841,0 

Nome  Jsc.  retta  Declin.  Grand.  Catalogo 

ccGeminonim  HI"    6' SI'.S    -f-32'i3V,8;9      2.1    Llirbuch  di  Emke 
62  p  Gemiiioruin  109  43     7,35 
37  oAuriijae  87   13   10,35 

GoAungae        107  51    15,92 
38/jLynt-i>  137   14     0,56 

10  ALeonismin.  141      6  56,94 

Per  mezzo  ddle  formole  e  delle  cosfaiili  di  Ees- 
sel  conleniite  nel  Berlinpr  Inhrbuch  ,  ne  sono  state 
dedolle  le  posizioni  apparent!. 

Indicando  gli  a/.imuli  deli'  estremo  Circ  AiAWs'i^Q 
nei  diversi  gionii  con  E,  E^^Es,....  ho  poslo  spcon- 
do  iin  caicolo  preliminaie  come  valori  appro.s.><imati 
i  seguenti; 

E,  =180"  32  46:i 

E,  =   0  35  28,0 

E3  =  179  57  15.1 

E4  =  179  57  16,0 

E5  =  359  50  2(i,4 

Er,  =  179  52  0,4 

E,  =359  50  21.9 

Es  =  179  38  51,1 

Ey  =359  35  36,9 
e  la  laliludinc     c  =    37" 30   15,'5+A? 
i'crrore  di  collimazionc  c  =  -[-20  "-fAc 

Con  quosli  dlleiini  le  sogiienli  70  equazioui  di 
cnndizione.  alU;  quali  lio  aggiunlo  pure  i  cotlliiii'nti 
di  a9  e  a'>,  per  polor  aliiieno  slimare  riiiniirnza  di 
pii'cnlo  variazioni,  a  ciii  la  dclcrminazionc  del  l(Miipo 
p  le  dccliiiazii)iii  .<^uppos(e  poiiebbtro  essoic  st'^gcllu. 


I      '  -'  '  I 
f  -  (I 


5  ^  ojii    o\i    ^n,  (•  (     n-,  :i  (I 


486 


Febbr.  10.      ■'• 

1) 

0=— 12' 6-1- AC 

+  0.1289AE 

,— 0,991  6a(P+O.994Oa§_o.O86(.\0 

2) 

0=—  0.6+    )) 

+  0,0209   » 

—0,9997  ))  4-  0,9995  »  —0,0203  » 

3) 

0=—  5,0-}-   » 

—0,0463   » 

—0,9989  »  +0,9995  »  +0,0206  » 

A) 

0=r-{-  3.4-!-    » 

—0.4988   » 

—0.8607  ))  4-0.9364  »  +0,2971  » 

S) 

0=_  3,0-j-    » 
Febbr.ll. 

—0,4928  )) 

—0,8701  »  4-0,9378  )>  4-0,2935  » 

6) 

0=r+    4,3-!-Ac 

_0,4708AE, 

,4-0.8822^:_O.9378aS4_0.2938a9 

7) 

0=4-  i,:^-i-  » 

—0.1062  1) 

4-0.9943  ))  ^0.9959  ))  +0,0728  » 

8) 

0=—  1,3-i-  » 

-}-0,1331    » 

+0,9910  »  —0.9959  »  —0.0729  » 

9) 

0=-I-   2.14-  » 

—0,1308  » 

+0,9914  »  —0,9940  )>  +0.0878  )) 

10) 

0=-[-    2,04-  » 

+  0.1575   )) 

4-0.9875  »  —0.9940  ).  —0,0962  » 

11) 

0=—  4,04-  » 

—0,0304   » 

+  0,9995  »  —0,9995  r>  +0,0266  » 

12) 

0=4-   0,44-  )) 

+0.0568  )) 

+0,9984  ))  —0,9995  ))  —0,0264  » 

13) 

0=4-   4,14-  )) 
Febbr.27.          " 

+  0,4943  )) 

+0,8692  »  —0,9378  »  ^0,2938  » 

M) 

0=+     1,5  +AC 

+  0.4890AE 

,— 0,8723a$+0,9364a§_0,2971a8 

15) 

0=+    1,4  +   » 

+  0.4830  )i 

—  0.8736  ))  +0.9378  ))  ^0,2935  » 

16) 

0=—  0,64-   » 

+  0.1 183   » 

—  0.9930  t  +0.9959  »  —0,0714  » 

17) 

0=—  7,0+  » 
Marzo   1. 

-0,1161    » 

—0,9932  J  +0,9939  1  +0,0713  » 

18) 

0=—  6,6 +AC 

+  0,4888AE^ 

—0.8724A$+ 0,9364  aS—O,2970a9 

19) 

0-       2,4+)) 

+  0,4829  B 

—0.8757  s  +0,9378  )>  —0,2934  » 

20) 

0=+   5.7  +  ), 

+  0,1180  )) 

—0.9930  »  -u 0.9959  «  —0,0712  » 

21) 

0=— 10.3+  )) 

—0,1152  » 

—0.9934  »  J_ 0.9959  )>  +0,0708  » 

22) 

0=— 13,8+  )) 

+  0,1422   1 

-0.981)8  ))  _,_').9941  ))  —0.0859  » 

2:j) 

0=—  9,5  +  » 

+  0,1352  » 

—0,9908  »  +0,9946  )>  — 0,()8i7  )) 

24) 

0=—  2,7  +  )) 

+  0.0350  s 

—0,9994  „  ^,0,9996  )>  — O.(»207  )) 

2:^) 

0=^  4,7  +  » 

—0.0327   » 

—  0  9995  »  ^0.9996  »  j_O.0205  s 

2'i) 

0=—  3.3+  » 

—0.4871    » 

—0,8734  ))  ^.0.9364  »  +0  :971  » 

'::7) 

0  =_  1.0  +  )) 

_0.4S!1    » 

-0  8767  )^  .'-0.9378  » -uO.  ■''>:; '.  )» 

:i8) 

0  =—12.4  +  )) 

-0.1332    I 

-0  9;)il  ,.  4-0,9946     4-0,0817  » 

Mcl.zu  2. 


187 


29) 

(»  =  T-2'.:)^Ac 

_  0.4857AE3 

.;  0.8742AS 

— 

0,9378a^-{-0  ?»'?8a'j 

M) 

OSr  0.04-    » 

_  0.12:i8  » 

_■  0,9925   )' 

— 

0  9959   i;  -j- 0.0710   )> 

31) 

0=-^3.S4-   » 

-1-  0,1150  )> 

j;-0.!»933   )t 

— 

0,9959  ))  -0.0724  s 

3?.) 

0=-+  0,'»-+-  1) 

—  (».Oi.'iS  » 

.   0  i>990  )i 

— 

0  999G  ).  +0,0250  » 

33) 

0  =:-t-0.04-  )) 

-t-.  0.0384  )' 

-'  0  !I993   li 

— 

0.9990   »  _  0.0250   ). 

3'.) 

()=:+  1,N^   )) 
Marzo   3. 

-i-  0,471)3  )' 

^,0,8776   » 

0,9378  ))  —0.2938  « 

:i:i) 

0  3^-1-0.2  J   AC 

.;-   0.'(848A!t, 

_0, 87  40  AS 

+ 

0,9378a^  _  0.2!I35aO 

30) 

0=4- 8,3  f-    M 

-;     0  1208  ), 

-  0  9927    ), 

- 

0.9959   „  -0,0717   « 

37) 

0=-5,3^    « 

-    0.1140   )) 

— 0  9935  1 

-H 

0,9959  ))  +0,0713  » 

3.S) 

0=-l-l,5-^    » 

-!-   (t  1453   « 

—  0,9894  )) 

,l_ 

0.9941    »  _  0.0800   y> 

39) 

(t=:+l,5-!-     » 

-    0  1390   )) 

_0  il902   )) 

.^ 

0,9941    ))  ^  0,0f*08  » 

40) 

0=— 1,9+    » 

.J-   O.I 381    ), 

— 0  9904    » 

-r 

0,9946  ).  _  0,0823  « 

41) 

0=4-5,5-1-    )) 

..      0.(!40'<    )> 

^0  9992   » 

+ 

0.9!i90  «  —0.0228  >. 

42 

o=-2.(;^  » 

_  0,0331    ), 

—  0  9995  )> 

0  9i  90  ))  +.  0  0220  » 

43) 

0  =-1-2,8+    )) 

-  04 855   ) 

^0  .S7'i3   K 

I 

0.9304  11  +  0.2972   » 

44) 

0=+0,.s+-    » 

-  0,'.795  ), 

—  O.N770  )i 

-i- 

0,9378  u  +0;293:.   • 

45) 

0=r-3,0+    )) 
Warro  5. 

-  0  1^22  « 

—0.99 1 3  » 

+ 

0,9946  «  +.  0,0823  « 

40 

0=^-9,8 -AC 

—  0.4  85«Ai:, 

-0,87 12 AD 

— 

0  937Sa^>   0,2931  as 

41) 

0=— 0,5-+-   » 

—  0.1228   „ 

-V  0.9925  « 

0.9959  »  -^  0,07  26  n 

48) 

0=T- 8,8-4-    1) 

^     0  1152  » 

--o.99:;i  « 

— 

0  9959  «  _- 0,0723   « 

49) 

0=+5,8-+  n 
Marzo  8. 

+-  0,4793  » 

+  0;8177   n 

■  0,9378);  ^0,2937  » 

SO) 

0=_25.1     AC    ^  0.4vS88AE 

—0,8724  a: 

+- 

0.93"8a^-^0,29:!3a9 

Til) 

0=^    1,8.- 

))   -h  0  1253   . 

— O.0921   1) 

+■ 

0  9959  ))  — 0.07i5  » 

:i2) 

0  =^  4,0  ^ 

))  —0.1089   „ 

—0,9940  » 

-i- 

0.9959   »  +0.07!1   n 

r.3) 

0  =  -    1,6  + 

»   +  0  1500  )! 

—0,9887   « 

O- 

0.9940  )i  — O.O805  i, 

Si) 

0=-1i,l    ^ 

»  _0  1333  , 

_0  !l!)!0   )) 

+ 

0.9940   a  +0.(. --;.()   » 

r;:i) 

0  =—  •;  8 

»  -^  0  1{25   > 

—0  9898  )) 

+ 

0.9946  »  _0  o.si'j  ,) 

50) 

0  =       0,4  + 

>»    ^    <>.()', 30  » 

— O.9990   « 

J— 

0  9995  .1  —0  0213  ; 

51) 

0=__  7  9 

V  —0  0251    V 

—0  9997    )) 

+ 

0  9995  1)  4-0.0  204  » 

58) 

(►=_  9.'.» 

»  __o  ',8ni»  „ 

— O,S708   B 

J- 

0.'j364   .  +0  297<t   * 

50) 

<»=       !»,C 

a  —  <',.',•;  iil   , 

_-0  ssuo  ■ 

0  r;;7{s  M  j-o  2!);;'i  i. 

00) 

0=:--13,i    , 

),  _  0,1 2C-'   -^ 

—  o,99:o  ). 

-r 

0  !i9i0   ))  .;-0,08n   d 

188 

Miir^o  f). 

fil)  0  =4-10"4 +AC  —  O.-i90CAE  -]-0.8113Ai^  ((.((SISa^  +0.2938  aO 

f)2)  0=-!-  6.9+  »  —0.1288  »  4-0,9910  «  _  0  virif,  «  +0.0129  » 

63)  0=—  2,2+  »  +  O.H09  )>  -1-0.9938  »  —  0  ify.H)  >;  -O  0131   » 

64)  0=—  7,1+  "  —  0.1J39  )i  4  0.9881   «  —  0.y()4()  d  +0.0881   » 

65)  0=—  3,3+  »  +  0,1354  »  +0.9001  d  —  O.c^cj/iO  i.  -OViSSO  « 

66)  0=--  2,2+  »  —0.1466  «  +0.9892  »  _  0.i)946  n  ^  o;0831   » 
61)  0=—  4.iS4-  »  —  0  0ri4(l  ))  +0.99.S5  »  —  O.JiqgS  »  ,0.0212  « 

68)  Orr—  0,6 -i-   J  +  0  03'. 9  )>  +0.9994   »  ;^  O.J)nf)S  »   _0,0269  » 

69)  0=-!-  9,4+  »  +  0,4145  »  +0.8803  r,  —  0.i)318  r  -0.2938  « 
10)     0=-!-  3,6+  »  +  0.1281  »   +0,9918  »  —  0,9946  »  -0,0836  b 

E  quasi  inutile  di  avvertire  clie  ie  a5  sono  di- 
verse per  Ie  diverse  sidle,  come  le  a5  per  ie  diverse 
sere.  Tralasciati  per  Ie  ragioni  sopra  esposle  questi 
termini  di  a?)  e  aO  avreniu  dunquc  70  equazioni  coa 
H  incognite,  la  soluzione  delle  quali  col  metodo  doi 
minimi  quadrat!  puo  effeltuarsi  in  due  manjere;  pus-  ,'►  i-  o 

siamo    prendere    cioe    tulle    ie  equazioni   insieme,   e        ''   • 
dflerminare  con  una  eliniiiiazione  le   \i   iiicoi^nite;  e  .•  , 

possiamo  anche  delerminare  dalle  dsservazioiii  di  cia- 
scun  giorno  i  Valori  delle  corrczioni  corrispoiidcnli 
dell'azimuto  e  deila  latitudine,  in  luuzione  peio  dci- 
I'errore  di  collimazione.  La  seconda  maniera  ha  il 
vantaggio  di  assicurarci  deila  giustezza  della  suppo- 
sizione  che  abbiam  latto,  che  quest'errore  si  sia  man- 
tenulo  costanle  durante  tullo  il  tempo.  La  prima  pa- 
re che  debba  dare  con  piii  rigore  il  vero  valore  di 
A?,   scopo    finale  di  quesle    ricerche.  Ho  eseguilo  la  ,,. 

eliminazione  in  tulle  le  duo  maniere. 

Le  equazioni    normali ,    forraando  le  somme  dci 
quaJrati  e  prodolli,  risultano;  ,  u 

.'■-:> 

1 1 


189 
Fehbr.  iO. 

0=—  1,6-H(),r)108AE,  ^-0. 7 587 Al)— 0,8881  Ac 
0=  4-17,84-0.7587   a     -hi,4886  »  —  i.7270   » 
0=— 17,8— 0,8881    »    —4,7270  »  4-  5,0000   » 

Febbr.  11. 

0=—  0,24-0,5i09AE,4-0.0930A04- 0.1033  Ac 
0=4-  7.94-0.0930  m  4- 7.4582  »  4- 7.7  133  » 
0=4-  8,94-0,1035   »     4-7,7135  »  4- 8,0000  » 

Febbr.  27. 

0=4-  2,1 4-0, 4999 aEj  —0  831  6a(P4- 0,97-12  Ac 
0=4-  5,1—0.8510   ))     4-3  3001  »  —3.7341    » 
0=—  4-, 74-0,9742  »    —3,7341  »  4-4,0000  » 

Marzo  1. 

0=_  1,94-1,0265^E4_0.U99A54-  0.!528Ac 
0=4-59,0—0,1499  »  4-  9,9736  «  —10,4332  » 
0=— 61,04-0,1528  J)  _^I0,4532))  4-11.0000  » 

Marzo  2. 

0=4-  0.04-0,4978aEs  _0.0183a(P— 0.0210  ac 
0=4-  8.8—0.0183   ))     4-3.5025  »  4-3  7359  » 
0=4-  9,3—0,0210  i>    4-5,7359  »  -1-6,0000  » 

Marzo   3. 

0=—  0,34-0,8081  AEr,4- 0,3959A?—  0.4545  ac 
0=— 13.14-0.3959  »   4-10. 1920  )) -10.5727  n 
0=4-13,8—0,4545   »  —10,5727  »  4-1 1,0000  » 

Marzo  5. 

0=_  0.94-0,4939AE,  _0,0 11  4a?)~  0,0139  ac 
0=4-21  9— 0,0  114  »  4-3.50(i2  ))  4- 3.7377  » 
0=4-23,9—0.0139   »    4-3,7377  » -h  4,0000  s 


25 


190 
Marzo  8.  !'■  1 

0=4-  1,4-1-0, 8021  AEg-i-  0.3i73A^—  C^lOOlAc 
0= -1-74.74-0,3473  »  4-10, 1972  »  —10,5733  » 
0=— 80,6—0,4001   •  -=10,5733  »  4-11,0000  » 

Marzo  9. 

0=  4-   0,14-0,3787AE9  — 0,0S25a9—  0,0901ac 
0=4-    7.7—0,0823   »    -}-9  42o4  »  4-  9,6947  » 
0- 4-10,1—0,0901   J)    4-9  6947  »  4-10,0000  » 

Delle  11  equazioni  normali,  che  risullano  quan- 
do  si  prendoiio  iusicme  tnUe  le  equazioni  di  condi- 
zioiH'.  le  prime  9  sono  le  mtdesime  delle  prime  di 
ciasciina  sera,  e  le  due  uiliirc  saranno: 

0=+189,8+C4,2388A(p— 13.I827AC  +0,7387ae, 
4-0,0930-iE^  — 0,8316AE3  — O.I499AE4 
— 0,0183^E5  4-0,3939AE6  —0,0114% 
.     +0,3473^^8  —0,0823% 

0  =_98,l-13,l827A:p  4-  70,0000Ac— 0,8881AE, 
4-0,1033AE;.  4-0  9742aE3  4-0,1328aE4 
— 0,02lOAEi  —0,4343%  —0,0139% 
— 0,iOOlAEa  — 0,0i>01AEg 

L' eIimii)azione  da  questi  diversi  sistemi  ci  offre 
prima  per  ciascua  giomo: 

FebhrlO      ^^  =  -  6:014-1, 0ir.7Ac 
reonr.iu.     ae.=  +  12,144-0,23:jr)A. 

reuur.ii.     ^t;^_  _^  0,33— 0,0133ac 


191 

tobbr.  21.    ^,    _  _, ,  ^^,,_ ,,  ,,,^2  Ac        .' 


Mnrzo  I . 

Miirzo  2. 

Marzo  3. 

Marzd  5. 

Marzo  8. 

Marzo  9. 


Ai;  =  —  r..!(()4-i.04}<3  Ac  -  (,•: 

Ai  ,=  -1-0,01-1-0.004  2  Ac  -  (f 

a:  -  _1  (i(|_  1  Oiii  An 

Al3=  j_(l  OO-l-O.OO.'i.s  Ac 

'  -  t' 

^f  =^-l  :>9-|-l,o;{:,3  Ac 

Ai  „=  —  o.o()-Ho.o.'i:;3  ac 


a:  =  — ()  2r;  — i.oc.do  ac 

AI  =  4-1  02  4-0  0(f3'.  Ac 


It 


Aip  =-_!  38^-  1.03f>i  Ac    -  (i;! 
Ai-.,=  -M.-;o-l-0.0"iO"i  Ac 


I  I 


A^  =—0.S2— 1.0290  Ac 
Ai:^=: -0,354-0  0090  Ac 


Prendendo  iiisieme  i  valnri  oKenuli  per  A!p  in  due  piorni 
conseculivi,  dove  I'  islinmenlo  e  iisato  in  diie  posi/.ioni  (i|i|in- 
«te  dell'asse,  oltiensi  una  serie  di  valori  per  Ac^  d.-illa  quale 
pare  polersi  coiichiudere,  cbe  I'  errore  di  coDiaiazione  dod  e 
restalo  perfelfaiucMlf  custaule.  Iiiliinto  soiio  tanto  piccole  le 
variazioui,  die  forse  possouo  allriliuirsi  aiicbe  alle  osserva- 
zioiii.  PreTerisiri  duii(|iie  il  liijullalo  Kcguenle  ollenulo  dalla 
elimiiiaziuiie  ^eueraic: 

Ap  =—  3"003  AE.=  _o;'20 

Ac   =-!-    1.132  AEt= -1-2.72 

AK  -4-  !)  .M)  AE,=  4-1,82 

Ai-,=  4-  oil  At «=  4-0,12 

Al,s=— H,<iO  AF^=_0,35        , 

AI    =-|-    1,21  .     ,. 

?n,slilii('iiil<i  (|U' ■•(!  \aliiii  iH'lI'  eqnazinni  <li  C(in<li/,i(iiie, 
nvrnun    i  M'^iinid    rndii   nniiinrnli; 


192 

■1)  — 7','3  25)  —  0,6  48)  -f  T,'1 

2)  -h3  1  26)  —  0.2  49)  4-  f;.2 

3)  — 1'3  27)  +•  2.1  50)  -22  1 
4)4-2,3  28)  ~  8,3  51)4-1 1.9 
S)  _4,o  29)  -:  1.1  52j  +•  0  I 
6    +2,5             30)  -  1.3  53)  +•  5  7 

7)  _(i,7  31)  -;-    1.0  51)  —10  0 

8)  —3.1  32)  —    1.9  5.)  —  1  7 

9)  -t-oj  33)  -  1.3  56)  +•  4.5 

10)  4-0;2  34)  -■     0.2  57)  -38 

11)  —5,9  35)  +.  5/2  58)  —  6,1 
12)— 1.3              36)4-12,1  59)  _  5,8 

13)  4-3.0  37)  —  1,5  60)  _  9,3 

14)  —0  5  38)  4-  6,0  61)  -[-  9,1 

15)  —0,5  39)  4-11,2  62)  ^  5,1 

16)  4-2,1  40)  4-  2.6  63)  —  4,2 
11)  _i.6  41)  4-  9,7  64)  —  8.9 
1.S)  —2.3              42)  4-  1.4  65)  -  5,3 

19)  4-1.9  4.1)  4-  5,2  66)  _  4,0 

20)  4-9  9  44)  4-  3-2  67)  -  6.7 

21)  —6.3  45)  +    0.7  68)  _  2.5 

22)  —9.5  46)  4-8.4  69)  .+.7,7 

23)  —5.2  47)  —  2,8  70)  .4-  1,6       ' 

24)  4-l-'i         ,  .;         i  ■  ■  '■ 

La  riiiiiiin.i   .'ioiuma   dei   (piadrali  e  2461,2,   ed   indi   Terror 

nii'(|(<i    (III!    CDrrispiinderel'lxt    all'  ossiT^aziiine    di    una    stella 
iiell'  i'([uuliire,   risulla 

•      ■  V^i<i^=:6,'46 

'^70— 11 

II  logaritmo  del  peso  di  A?  e  0.HS838.  di  Ac-...0  90469. 
Picsla  diiiiiiui-  iiclla  delerniinazioiie  di  A?  uil  error  medio  di 
0,835,  in  quella  di  Ac  J,  0,804. 


193 

Aggiungendo  i  valori    Irovati  per  le  correzioni  ai  valori 
approssimali  pag.   H,  sara  finalmente. 

(p  =  31°  30'  12;'491+0';835 

c  =-i-2r;  132+0  "804 
E,  =180°  32:  55  69 
E.  =  0  35  28,14 
E3  =  n9  51  3,50 
E4  =  179  51  11,21 
Es  =359  50  26.20 
Eb  =  119  52  3.12 
E7  =359  50  23,12 
E8  =  119  38  51.22 
Eg  =359  35  36.55 

li  liiogo  dove    fiiron    falte  le  osservazioni  ,    dislava  dal 
cenlro  della  cupola  delta  chiesa  di 

8," 5  verso  Sud  18. "6  verso  Est 

ossia  in  arco     0;'28  in  latitudine  e        0,15  in  longiludine 

Avremo  diinque  come  risullalo  finale  per  il  cciitro  della 
cupola  di   S.  Nicola  del  mniiislero  dei   PP.  Benedeltiiii 

la  latitudine  geografica  boreale  37°  30'  12,78 

e  questo  risultato  non  ^  affelto  che  d'  un  error  medio  di  meno 
d' un  minute  sccondo,  0  d'un  error  probabile  di  circa  mezzo 
secondo. 

II  capilano//.  W.57?ii//A  circa  25  anni  fa  delermino  col  seslau- 
te  la  latiludiiio  della  lanterna  del  molo  di  31"  28'  20" 

Per  paragonare  questa  collu  nostra  determina- 
ziono,  noli^remo  die  la  lanlcrna  del  inolo  e  sitiiala 
di  'iOG.^'S  verso  Slid  e  901. '"9  vrrso  Esl  d;.l 
cenlro  di'lla  rii|iola  di  S.  IV'icola.  V  406.3  nii'Iri 
faiiiiii  a  i|ii(st.i  |i.iraU('lc(  13'.'!8.  Soltraendo  qiie- 
sla  (|iianlilii.   aviciiiii   jut   il   ihdIo  37"  29'  59,6 

diinqiii;  una  iliiTereiizii  di   1    39,6,   di  cui  la  laliludiin'   di  Ca- 
laiii.i   .sino  (ij:f;i  o  slala  siiiijHsla  si'iiijirc   Iroppo  pictida. 


I-     n;  .,■.  .'il     I     i'     I 


La  seguente  msmoria  del  Dot/or 
Galvagni,  e  quella  stessa,  che  nel  pre- 
cedente  volume  non  potelle  inserirsi, 
per  le  ragioni  ivi  addoUe. 


iST^m^ 


DI  TRE 


DEL  SOCIO 

Sa^  (3aT?33i?3iii  iSiasa^sja®  ©^la'vyiisssa 

SE6RKTARI0    GEHERALE    DELl'  ACC/tDHNIA    GIOEKIA 
LETT!  NEU-'aDITIAHZA  OKDlCiAniA   DEI.  nBSC  miVKnORE   1846. 


S?lt^ld£SSSi0S»SSa5!i^8KS8^3S22^^'i  '2^:.^u^^ 


^<-w«  ^^<  vfc  ^ 


La  niedeciiie  s'  agrandit  cliaque 
jour  en  pienant  1' observation 
par  guld.  It  (les  fr.ilj  nonveaax 
sillgulie^^  iioni:^;;;!^  r  ajouient 
a  line  iniiiicnse  quantise  dd 
fait!. 

•    ■  !       ■     .       .   ■ 


Dacche  i  cultori  della  niedica  Scienza  il  pensiere 
deposero  di  sollilizzarc  la  msnle  a  foggiare  feoriche 
sopra  astralti  gcncrali  e  ma'fondat:  priricipi,  alquanlo 
inleresse  assiimcva  I' osEorvazion  posiliva,  e  i  corpi 
accadeniici  fecer  huon  .ico  alle  istorie  cr.cora  (li  pic- 
cioli  fatli ,  bastaccho  tiuov'i  o  singolari  si  fossero,  e 
pnrohe   mirassero  alia  se:::plice  rice.ca  de!  voro. 

Pero  mentre  un  assidua  indagina  a  piene  mani 
raccoglie  i  casi  pcloiogici  delle  Anornoctnie,  menlre 
con  pill  di  positivismo  sliidiasi  il  saague  merce  le 
invostigazioni  chimicbe  raicografiche  por.deriche,  di 
Muller  Donne  ilenle  [Uijardin  Tlandl  Leberl  Piorry 
Magi'udie  Aodral  e  Gavarret,  Becquerel  e  Robi-rl , 
mentre  io  diceva  in  queslo  centre  dclla  vita  vegela- 
tiva  piij  stati  patoiogici  si  specializzarono  ,  che  si 
f'eiiDtncnizzano  con  mullissiine  localizazioni  niorbosc, 
piaccnii  qui  venir  sponcndo  alcune  osscrvazioni  da 
ssrvire  di  raaleriale  all*  isloria  dell'  Eraaceiioosi. 


ISTORIA  PRIMA    , 

Emacelinosi  EmoDermorragia  Emo-Stomatorragia 
Emo-Oubrragia  Emo-Gastrorragia  Emo-Enteroraggia 

Domenico  Garbone  sul  duodecimo  anno  a  tem- 
peramento  nervoso  linfalico,  di  gracilo  Ifstura  e  di 
coslituzion  degradala,  che  fin  dai  primissimi  tempi  del 
vivere  sue  pati  egriludmi  varic  ciie  pale>avano  ohiara 
un  anomoemia  rilevante,  dietio  forte  paura  sofl'riva 
piressia  riseiitita  che  con  una  sanguigna  flebica  coi 
lassativi  e  colle  medicine  antiflogistiche  \n  sei  giorni 
guariva  ;  quando  dope  ventisctte  giorni  seuza  ca- 
gione  novella  molestavasi  di  macchie  sanguigne  al 
derme  per  grandezza  non  oltre  una  lenticchia  ,  agli 
arti  al  torace  ,  pocbissime  al  viso  all'  addomine  ,  e 
istessamente  di  maccbie  sanguigne  all'  interno  delle 
labbra  affligevasi  ,  e  di  gemizio  sanguigne  dalle 
gengive. 

Richiesti  i  consigli  del  medico  una  sosfanza  pur- 
galiva  indicavasi  che  sopra  stimolando  I'  apparecchio 
di  digestione  irrilalo  venne  seguito  da  Eutcroraggia 
bastcvole,  e  da  Gastrunagia,  che  I'  egrolo  vari  scari- 
chi  di  sangue  soffri  per  la  via  deila  bocca  del  retto, 
che  ollrepasso  la  quantila  di  tre  libbre  di  poca  consi- 
stenza  assai  oero  e  deslituto  di  plasticita. 

E  la  circolazione  inimiscrivasi  e  il  calore  anima- 
le,  e  il  viso  tiDgevasi  di  palliJezza  ,  e  un  senso  di 
astenia  in  lutlo  I'organismo  avvcrlivasi;  tenendo  conto 
impertaiito  dell'  individualita  deli'  egroto  deteriorata 
cotanlo,  e  della  mullipla  fcnomeinzazione  emorragica, 
diagnosticav.i  il  malore  per  i.mact-iinusi  ,  e  metteva 
innapzi  sonza  indngio  la  medicazion  tempeiaule  col- 
r  acido  tartanco.   L  lutlavia    non    appi  na    correva  un 


f^iorno  di  sosla  che  la  poliforme  Ernorragia  rincrudi- 
va  vifinollo;  la  Euti'r(j!ragi;ia  riappariva  di  nuovo, 
e  saiigue  tillre  iin.i  libbra  fluiva  dagl'  intestini  di 
aspelto  iiquido ,  sdbrinato  nerissimo  ;  ii  derme  di- 
veiiiva  fcde  lii  iiuuva  dermoiiagia  die  ftmomeniz- 
zavasi  con  luacchie  di  loraia  irregolaniiente  ro- 
tooda  per  diinensioiie  ollrc  una  ^rande  lenlicchia  in 
griippi  a>seiiihratc;  feU  varie  n  gioni  del  dernie,  menlre 
sulla  laccia  dorsaie  (i(  lla  mano  sinistra  e  del  piede 
de»iru,  il  sangiie  effiiso  in  naacchio  giandi  vedeasi,  ie 
quail  dopo  aversi  oiiralo  losse  piu  gioriii  divennero  suc- 
cessivameiile   lividf  bniiu'   oerigne. 

li  I  polsi  piu  esigui  filifoimi  miravansi ,  fred- 
da  la  pelle,  scontrafalla  la  lisiuiiomia  ,  afTialite  iiisi- 
giienieiite  le  forze  sincopizzante  1'  egrolo.  Gli  acidi 
niinerali  si  usavano  iu  culleganza  alia  bollitura  di 
china  a  stretti  iulervalli ,  ue  negligevasi  la  riparalrice 
cibaria. 

Sotlo  lanla  medicazione  riappariva  la  manifesta- 
zione  emiiriagica  in  quanlita  paroa  e  alia  pituilaiia 
sola,  e  diipu  il  veiitusimo  giorno  nmostravasi  la  Ea- 
teroraggia.  Al  trenti'simo  1'  cgritudinu  fenomenizzavasi 
con  uaa  seconda  e^pressioae  einofragica  dermica  di 
peteccliie  ecchimosi  iarghe,  di  uii  lionibo  alia  faccia 
dursalo  della  rnano  sinistra  che  sosto  senza  ritomo 
in  ispazio   beve. 

Correva  il  di  quarantesimo  e  niuna  allra  turba- 
zione  si  apriva,  che  anzi  il  picciolo  egroto  meno  pro- 
slrato  di  I'orze  e  piu  ncumposlo  uel  viso  corainciava 
a  sentir  piacevolezza  nella  cibaria.  Islavasi  seuza  ia- 
terviillo  di  posa  sulla  nu  dicazione  niedesima,  e  sulla 
farmacologioa  e  sulla  igienica,  ed  io  faceami  lido 
auguiio  <li  ristabilimon1'>.  al  sessatites  mo  ^iorno  di 
fallo  uou  avvcravasi  ouuvo   ajipariun-iilo    cruorragico, 


e  I'ammalalo  presenlando  chiare  semhianze  d'un  assi* 
milazion  vanlaggevole  c  d'  un  innervazione  normalt-; 
tornava  lenlaraente  a  salute.  ;;^      • 

,^      ISTORIA  SECONDA 

EmaceJinosi  Emo-Dermorragia  Emo-Einnrragia 
Emo-Nefrorragia  Emo-Broncorragia 

S.  C.  poco  oltre  il  Irigisimo  anno  a  tempera- 
menlo  linfalico,  di  coslituzion  fiacca  e  a  dialesi  emor- 
ragica,  surlo  da  genilori  malsani  e  piu  immalsanito 
per  aere  malsano,  che  gii  fece  palire  corso  lnngo  di 
piressie  periodiche,  dietro  aver  falto  moto  eccedcnte, 
e  di  essersi  esposto  agli  ardori  del  sole,  precorsi  de- 
gli  abbagliamen'j  visori,  e  degli  zufolamenti  aurico- 
lari,  funestavasi  di  rinorragia  oho  in  brev' ora  scap- 
pava  oltre  una  libbra  di  sangue  nero  assai  iiquido 
senza  caratteri  di  plasticita,  e  istessamenle  il  pelto  il 
collo  le  braccia  le  gambe  coprivansi  di  macchie  mol- 
tissime  d'  un  rosso  carico  sparse  irregolanneiitc  cbe 
in  talune  regioni  solitarie  erano  di  breve  dianietro,  in 
altre  coUegavansi  a  Ire  a  qnallro  medesinnainente,  e 
in  allre  ancora  conlluivano  in  numero  insigne. 

I  poisi  pero  cedevoli  piccioli  ad  ima  iieve 
pressione  fuggivano,  e  la  fisionomia  sbiadala  niira- 
vasi,  e  lo  sta^o  generale  delle  forze  immiserilo  ab- 
bastanza.  Tenendo  ragione  e  delle  coodizioni  speciali 
deir  individualili  e  dc!  carattere  del  sangue  scappalo, 
e  della  birorme  eaiorragia  ,  classavasi  il  morbo  per 
una  Emacelinosi  a  feaoraenia  Rino-dermorragica.  Quin- 
di  si  calcava  la  medicazion  teinperante,  c  le  limonee 
rainerali  raetleansi  innanzi,  e  rassolulo  riposo  e  T  ali- 
mentazione  reslaurante  analeltica. 


f 


VII 

E  noiulimanco  J'  Emacelinosi  imperversavasl  an- 
(Kia  li'nomenizzandosi  sollo  le  senibianze  d'uii  Ema- 
luria;  I'  egroto  andundo  al  piscio  urinava  san^uc  ne- 
rigno  poco  presso  liiia  libbra,  frnniniiscbialo  a  pocbis- 
sima  urina  ;  e  i  poisi  piu  a  piii  s'  infiacchivano  e  lo 
slalo  geiierale  dellc  Ibrze  affralivasi  insigneraenlo. 
(jon  poderosa  allivila  segtiivasi  la  niedicazion  lem- 
peraiile  e  a  piu  sIil-Hi  iutervalli  si  usavano  le  li- 
(iionee   nnnerali. 

ftla  I' KiiHicebnosi  pervicacemenle  seguendo  a  si 
efQcace  presidio  ,   mosliava  una  localizazione  piu  pe- 
ricolosa  (,',  sinistra  all'  appareccbio  del  rtvspirare  ,   cbe 
una  Ikoncoraggia  palesavasi  preceduta  di  losse  secca 
sogviila,  (li  doluri  alle  apparlenciize  Icraricbe,   di  re- 
Spirazion     malagevole  ,    di     palpila/.ione    di    cuorc.   11 
sangue  scappato  segnava   una   bbbra  a  iin   di   presso, 
e   moatrava   chiari   i   caratleri   d'  uo   assoliilo   dii'elto  di 
plaslicila,  e  di  lal  guisa  seguendo  piu  gioriii  la  egrola 
ridiicevasi  ad  aslenia   rilevante;   il  sislcma   vasale  ma- 
iiifeslava  poca  allivila    palologica,  i    ball  li    arteriosi 
erano    molji    ilcficieiiii    alia    prossion  ■     piu    lieve  ,   )a 
voce  aprivasi  lenla   lenlissiina.   Tarli  olaziune  dei  suo- 
ni  disagevole  troppo,   die  a  larglii    intrrvalli  balbel- 
lava  qualcbe  motl0^illabo,  la  lisionomia  pliiinbea  insi- 
gneniciile  svisala,   gii   occbi   caligiiiosi   languidi  dalle 
occhiaie  accerchiali, 

Cos!  slando  le  cose  credei  solleeita  indicazione  I'uso 
dei  piu  poluuli  aslringeiili;  u>avasi  (piiiidi  ;1  laiuiino  a 
dose  ciescenlo,  cbe  anivo  a  niinislrarsene  ollre  sei  acini 
il  giorno,  tanla  medicozione  eHicace  tornav.i,(be  il  lluSvSO 
sanguigno  broncbico  niinuiva  ogni  gioriio,  e  islando 
suir  indicazione  niode^iina  si  dissipava  di  1  lullo  ,  ne 
appariva  allia  eoionagia,  C  1'  egroto  di  bene  m  uie- 


Ttll 

glio  solio  r  u?o  dei  ferruginosi  ripristinavasi  a  com- 
pleta  salute  (iopo  tre  mcsi. 

ISTORIA  TERZA        i  ^ 

Emacelinosi  Emo^Dermorragia  Emo-Metrorragia 
Emo- Enter orragia  Emo-Slomatorragia 

A.  L.  sul  quaranlesimo  anno  a  deteriorafo  or- 
£;anismo,  di  temperamenlo  linfatico  e  macilento  di  cor- 
po,  abiluato  ad  un  regime  dc-hililante,  e  a  delle  ve 
glie  ecccssive ,  presenlaiido  mai  sempre  fin  dall'  in- 
fantilita  1'  antica  abitudine  enioriagica  di  vorsamenli 
di  sangue  dal  naso,  ararnorbava  del  seguente  malore, 
che  in  prima  manifestavasi  con  una  dermorragia 
estesa  a  tufta  la  pelle,  cosliluila  di  macchie  rotonde 
sulla  faccia  sul  dorso  sulle  coscie,  rosse  le  une  srure 
le  altre  nericanli,  le  quali  grado  grado  piu  nuraerose 
divennero,  e  sopravveniva  in  ispazio  breve  eccessiva 
Stomatorragia  di  un  sangue  nerigno  la  cui  quanlita 
segnafa  oltre  due  libbre. 

Senza  guari  d'  indugio  metteasi  innanzi  la  medi- 
cazion  tcmperanle,  e  le  limonee  minerali  usavansi  a 
preferimento,  onde  oslare  a  queslo  stato  del  sangue, 
che  raostrava  una  tendcnza  alia  dissoluzione  e  che 
Bufalini  a  ragione  processo  dissolutivo  chiamava. 

E  non  segnavasi  ancora  1'  ottavo  giorno  del 
morbo,  che  un  luiovo  fenomenalismo  emorrngico  ve- 
tiiva  inna'izi  [)cr  la  via  intestinale,  di  vari  scarichi  di 
sangue  nero  t'uligifioso  in  parte  permisto  alle  sostanze 
fecali  alia  quantila.  d' una  libbra,  collegato  ad  espan- 
sione  mcfoi^asirica  e  a  sensazioni  di  molestia  visccrale. 

I  polsi  divenivano  molto  piccioli  o-  fia' ■  hi  la 
calorificazione   dermica  si  minuiva  ,    il  vise    spa/ycuai 


tx 
fli  [)allore  Icrriflco.  Correva  di  tal  guisa  il  morbo  sino 
al  vi^fcsiino  giorou  oslinalo  ad  ogni  aigomonlo  di 
modicina,  quando  eccoci  ad  un  allra  fenonionia  i-inor- 
rai;i  chc  era  una  uuova  mostra  esleriore  liellu  slato 
intiino  di  dissoluzione  del  sangue. 

Precorso  un  senso  di  j>eso  all'  ippogastrio  ai 
lombi  alle  cosce,  manifeslavasi  un  cscrczione  saiigui- 
goa  dall'ulero  alia  quantila  di  otlo  oncie  di  condizu.iie 
rea  che  apriva  chiarissimi  segni  del  processo  disso- 
iutivo  della  massa  generale  del  sangue ,  e  ollraccio 
istessuinenle  riappariva  una  nuova  esprcssione  euior- 
ragica  alia  pelle  sotlo  forma  di  macchie  livide  di 
grandezze  diverse,  ne  si  ristava  del  tuUo  I'esalazione 
sanguigna  inlestinale  che  i'escrezioue  fecale  lin:,'evasi 
seiiipre  di  sangue. 

E  lo  slato  generale  dell'  egrolo  era  deploralo 
d'alquanto,  poisi  esigiii  filiformi  inlermillenli ,  pelle 
Jredda,  lipolimic,  inlcilezione  ollusa,  fisionomia  r-ida- 
yerizzata.  Melleasi  innanzi  la  mcdicazione  slillicn,  e 
il  tannine  a  preferinienlo ,  non  la.sriavasi  le  iimonee 
minerali,  e  sagramenLivasi  mho  all' eslremo  unto.  II 
malore  pero  irnpervcrs.uido  [nii  a  piu  ostinato  ad  oi^iii 
nrgomento  di  medicina  resecava  la  vita  all' egrolo  al 
cinquanlcsimo  giorno. 

ISon  appena  ie  inlelligcnze  mediche  svezzavansi 
dair  ammalianle  pr<'sligio  del  Brussaismo  I'  os&erva- 
zioii  posiliva  rinsuITi'  ieiiza  nioslrava  dei  principi  eM'lu- 
sivi  del  solidisnio  dell'  anatomismo,  o  la  necessila  im- 
periosa  di  ricaicare  i  caniinini  larghi  f'econdi  della 
medicina  anljca  e  della  Miiola  di  Goo,  chf  in  qiioi 
Secoli  lenehrosi  e  in  <|iici  vaiziti  priniissimi  della  scion- 
za,  a  spiegare  lo  >lalo  nKirboso  (uelleva  in'  calo 
ugualmenle  e  i  solidi  e  i    llnuli  come   io  furze. 

Allora  fu   clio  il   solidismo  il   dinaini.snio   I'  uum- 


■»c. 


X 

rismc  parlilamontp  prpslarono  il  loro  oonlingcnie 
nelle  genoralizzazioni  iiidiiilivo  ,  e  fu  allorn  ilie 
uii  positivismo  reale  si  vide  nel  modo  di  raccogliere 
i  faiti  e  nel  teorizzarii  con  reale  scienza. 

L'  umorismo  nioderno  sveslilo  dalle  ipotesi  delle 
sue  prime  epoche,  e  dei  falsi  principi  surli  da  espe- 
rienze  mal'  appiicale  e  nialfalte,  e  nato  dalT  osserva- 
zione  doi  fiilli  in  faccia  ad  un  solidodinamismo  che 
non  polea  preslar  inlero  spiegamento  patogenelico 
dcgli  stati  paloiogici  varii  ,  1'  umorismo  modorno  io 
diceva  solto  I'  influenza  delia  cliimica  della  bilancia 
pondcrica  e  delia  microscopia  canin)ma  a  gran  passi 
nella  via  del  reale  progresso;  quanli  travagli  su  que- 
slo  intcressante  subhiello  ,  quanli  espcrti  micTografi 
chimici  medici  lolsero  con  nujlla  solerzia  ad  occu- 
parsi  del  sanguo  e  delle  sue  malalliel,  e  a  pref'eri- 
nienlo  Lecanu  Muller  Berzeliiis  Marcel  Raspail  For- 
get Thomson  (iendrin  Magcndie  Boillaud  Piorry 
Andral  e  Gavariol  rn-cquerel  e  Hodicr  !  Cosi  cono- 
scevasi  I' anemia  la  plelora  1' accrescimento  e  la  di- 
minuzioiie  del  siero  ,  la  diminuzione  o  1'  asseii- 
za  del  ferro:  it  difello  d' ossigenazione  del  sangue, 
r  aiterazione  di  esso  per  le  soslanze  tossidie  e  pulride, 
e  I'aumenlo  della  fibrina  e  il  sue  scemamenlo  (a). 

iVla  riducendoci  nei  cancelli  del  noslro  argomenlo 
e  scendeiido  a  dire  alcmi  cbe  delle  jslorie  patologi- 
che  preuiunlovate  tulle  qiiesle  (cnomenizzazioni  ernor- 
ragicbe  che  a  un  di  presso  coinprendono  lullc  I' enior- 
ragie  dai  nosologisti  fiss.ile,  nascono  d'nn  solo  fondo 
morboso,  e  s'unilizzano  per  la  loro  genesi  lulle  iiclia 
lesione  del  sangue  che  incalizzasi  secoudo  le  predisposi- 
zioni  organicho  dei  le^suli  divers!  negl'  individui  varii. 

(a)  Piorry  secoriHo  hi  sua  iiniiifiiclaliiia  orgaiiopaloJogira  (IciKiiiiina 
f|uesti  slali  jjninl.if<ii'i  .■.petioli  ilel  saiif^ne  I'lJiiipfnii.i  I' iiiiijui  irnla 
I'lioeniii  A  iiiciii'iiii.i  I  |i(jialiI]ptMi:i  A  c  .ililiciiii.i  i|iii\iiin:i  Toic-'iiun  hel- 
licoeiiiKi     lper|ila>.li  una     lp(i|il.i><t('iiiia: 


Spinc;endo  i  nosiri  ragicnari  piu  in  la  sulla  mo- 
fl.ilila  paUilogica  del  saiigiie  nell'  Eniacelinosi  ,  se 
Boeihave  il  sangue  degli  scoibutici  in  dissoluzione 
completa  mirava,  se  Lind  segni  di  pulrefazione  vedea 
nello  Scorbuto ,  e  (Mullen  una  fermentazione  amrao- 
niacale,  gli  osservatori  del  giorno  aiutali  dalla  chi- 
mica  e  dalla  inicroscopia  come  ausiliari  degli  sludi 
medici,  e  Mdgendie  I'iorry  Aiidral  e  Gavarret  a  pre- 
feriinenlo  hanno  slaluilo  die  nell'Kmacelinosi  la  fibri- 
na  del  sangue  dit'etla  vicmollo,  e  che  a  dir  cosi  tale 
egriludine  cfmsisle  nello  sflbrinamenio  del  sangue. 

E  r  I'fTicacia  doLjii  acidi  nei  due  primi  casi  de- 
scrilli  il  pen^iore  di  Magendie  riconfermano  ,  che  il 
sangue  neir  Emacelinosi  lione  piu  sali  alcalini  che 
nelli)  slalo  noriiiale,  da  che  originano  le  alterazioni 
di  consislenza  sanguigiia,  e  I' emorragie  multiple,  e 
qiiello  di  Anilral  e  Ciawarret  altresi,  che  il  sangue 
d<'gli  scorbiitici  conliene  il  massiino  d'  alcali  libero; 
da[)poi(che  I'  uso  degli  acidi  ebbe  tulta  valonzia  di 
far  cedere  il  morbo  e  1'  emorragie  lutle  che  lo  f«- 
nomeoizzavaiio. 


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hcUizlono  Arrndemira  por  V  anno  xxiii  deir  Ac' 
ratlt'inin  (iiocnia — dnl  Sffirdario  generale 
d.r  (linni'iiiie  Anionio  (juU:a<ini.   .  Paff.        XUt 

Comeiilo  a  (hio  pattfi  di  Stcnone  sulle  cmme  che 
httimo  liroiitidlo  il  paralellismo  all  oriz- 
zonlfl  di'ijii  sindi  de  Icvrcni  dt  sedimenio 
del  rnralKic  prof.   C.  Mararupia.  .      ))        / 

Svllo   formdzldiic    dollo  .^rinlo  di  Alt   Memoria 

del  pidj'.   Carlo  <iciiiinetl(iro       .  .  »     2J 

Ditscrizionc  dAlc  CMnchujlii'  fossili  di  Graviiplli 
prcxKo  Mrnfinu,  per  il  socio  allivo  d.r  Ari' 
dvfii  Aradoti     .  ....  t     SI 

In  occasiono  del  primo  inlerrcnio  aWassembra- 
nuide  Gioenio  del  can.  Viiiceuzo  De-Sangro 
primo  direltore  dell'  Accademia,  Indirizzo 
del  ntHjri'lavio  (joiierale  .  .  .      ))      89 

Memoria  III,  eke  ronliene  la  de.sciizione  di  at- 
cunt  mollvifchi  ntidi  della  Sicilia  jter  il 
soRto  attivo  d  r  Andrea  Aradus.         .         »    107 

])escrizio7ie  di  nn  Ciclopo  orrero  di  un  moMro 

umano  civlocel'dlo  del  d.r  Giovanni  Regideas.t    /-7 

Memoria  Mil  la  Laliludine  Geoijrajica  di  Cata- 
nia Scrilla  dal  d.r  Criiiiiano  Errico  Fede- 
rleo  friers.  .  .  .  .  .      n   171 

hlorie  di  Ire  Imporlunii  cani  di  Emacelinosi 
del  sot/o  d.r  Giu.'ieppe  Anlonio  Gahayni. 


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DI  SCIENZE  NATURALI 


SERIB  II— TOMO  T. 


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Sr.RlE  SECOXDA— TOUO  T. 


CATANIA 

BAl    Tin   DELI,'  ACCADEJItA   CIOEHIA 
ruiaso  iELiCE  sciiiiO 

1848. 


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i>ER    l'  anno   XXIY. 


Primo  direllore  prof.  Anlonino  Di-Giacomo. 

Secondo  diretlore  prof.  Mario  Musumeci. 

Segretario  geoerale  prof.  Carlo  Geramellaro. 

Segrelario  della  seziooe  di  scienze  naturali  prof.  p. 
d.  Francesco  Tornabeae. 

Segrelario  della  sezione  di  scienze  fisiche  prof.  Giu- 
seppe Zurria. 

Tesoriere  d.r  Gaetano  de  Gaelaai 

Prof.  Cav.  Carmelo  Maravigoa 

Priore  d.  Barnaba  La  Via 

Dolt.  Alfio  Bonanno 

Doll.  Barlolomeo  Rapisardi 

Dolt.  Giuseppe  Antonio  Galvagnij 

Doll.   Andrea  Aradas 

Direllore  dalle  starope  prof.  pad.  d.  Francesco  Tor- 
nabeno 

Direllore  del  Gabinclto  dr.  Andrea  Aradas. 


Membri  del  Comitalo 


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REKjAZilONE  ACCADEIMICA 


t»ER    I.  »1V>0   XXIT. 


D  E  i.  i;  A  C  G  A  D  E  \n  A    G  I  0  E  N  I  A 


DELL   AiNnO    XXIV. 


a>S2,5£*4i<g(giiJI>SS2aii  €^2<^S2J2ii 


LETTA    PIELIA     TORFIATA    ORDiriARU 

DEL  u'l  8  Giienu    1848. 

DAL 

SEGRETARIO  GENERALE 


sa©opa  (Siiaa©  ©asasnaaa^a® 


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Scimas  haberi  historian]  naturalem 
mole  aniplam  ,  varielale  gratam  ,, 
diligetilia  saepius  cuiiosaiii. 

Bacon  descript.  globl  inlellect,CmS. 


Oegna  della  eccelsa  mente,  del  precise  aforislico 
linguaggio  di  chi  organizzar  seppe  cod  ordine  nuovo 
le  scienze,  si  o  la  espressione  del  caraltere  della 
sloria  nalurale;  e  sebbene  a  scopo  filosoCco  soltanlo 
rivolger  voleva,  il  cancelliere  d'  Inghilterra,  le  ricer- 
cbe  e  r  esercitazioni  della  storia  nalurale  ( nel  libro 
d'  onde  ho  tratto  1'  epigrafe  del  mio  discorso ),  pure 
non  ha  lasciato  di  moslrar  parimenti ,  come  quesia 
scienza  abbia  una  estensione  cui  null'  allra  agguaglia 
viole  amplatn:  come  diletlevole  riesce  nella  variela 
delle  indagini  varietalc  (jralam:  come  accurala  ricer- 
calnce  appaloasi  dt;' rt'iiomcni  diligcntia  curiosam\ 
e  1'  ha  con  quesle  tre  parole  si  bene  espressa ,  che 
noQ  era  facile ,  ardirci  prouuuciare ,  il  farlo  con  piu 
di  procisione. 

A  viemmeglio  ralTorzar  I' idea  di  Baconc,  se  ar- 
gomenlo  a  ccruar  mi  faccssi ,    non    polrei  piu  saldo 


u 

rinveiiirlo  che  ne' lavori  de'Gioenii,  di  queslo  24^."'" 
anno  dell' Accademia ;  i  quali,  se  in  numero  pochi, 
soiio  pcro  prestanlissimi:  e  tali  da  poter  bene  asso- 
ciarsi  a' compagni  della  lunga  serie  contenula  sin'ora 
in  23  volunii  di  alii  accademici ,  che  formano  non 
ultimo  ornamento  del  siciliano  sapere.  In  taluni  di 
questi  I'anipiezza  della  mole  della  storia  naturale  lu- 
cidamenle  e  spiegata.  Non  v'  ha  ,  in  effetto  ,  ramo 
alcnno  di  scienze  fisiche  che  intiraa  relazione  non 
vanii  colla  storia  della  natura.  So  la  riunione  degli 
esseri  costitnisce  I'  Universo:  se  il  complesso  deTle 
loggi  che  regolano  questi  esseri  e  quel  che  si  dice 
ISalura:  se  lo  studio  di  quesle  leggi  apparliene  alia 
Fisica:  se  finalnienle,  lo  studio  degli  esseri  stessi  e 
scopo  della  Sloria  Naturale,  egli  e  evidenle  purtrop- 
po  la  estensione  pressoche  senza  limite  di  quesla 
scienza. 

liaslerebbe  la  sola  Geologia  colle  sue  ricerche 
su'  letioiiieni  che  acconip;igiiar  dovevano  le  varie  for- 
niazioni  delbi  oiosta  del  Giobo,  per  provarne  la  esten- 
sione 7iiole  uinplum. 

Itucce  pirogeniche,  figlie  d'  un  primo  ralTredda- 
mculo  di  igiiita  superficie  di  un  Globo  staccato  dai- 
r  ardente  massa  del  Sole,  o  posto  in  combustione  pel 
passaggio  dailo  stalo  di  tenue  ed  inconsislente  nebu- 
losa  a  quello  di  concreta  e  solida  sfera:  rocce  sedi- 
inenlarie  di  niinerali  sostanze  o  disciolte  o  sospese 
nelle  acque,  die  inondarono  la  superficie  della  terra: 
coniparsa  di  primi  eienienti  di  esseri  organici  ,  sia 
sopra  r  arido  suojo  sia  nel  seno  abbondevole  delle 
acque:  visibib'  progredimento  di  questi  esseri  ad  una 
graduale  perlezione:  iiilJuenza  dello  polenze  meteoro- 
logiciie  sulle  vicissiludini  delle  posleriori  formazioni 
di  lerreui:   nuove  espansiom  di  I'uoco  cenlrale  ,   pale- 


sale  dalla  comporsa  do'  vulcani  e  da  sollevamtnli  del 
suolo:    surroiiamcnlo  di  nuovi    organici    a' geiieri   ed 

alle  specie  perdute argomenli  grandiosi  son  que- 

sli,  che  nella  vaslita  di  sue  ricerche  coraprende  la 
Geologia:  capaci  di  occupare,  dislinli,  1'  altenzione  e 
lo  studio  del  filosofo  indagalore. 

Ed  e  porcio  che  suhlimi  ingegni  si  son  veduli 
esclusivamcnle  impiegarsi  alia  conoscenza  delle  con- 
dizioni  geologiche  di  quei  soli  terrcni ,  i  fjuali  dalla 
incliiiazione  e  dall'  alleralo  livello  dcgli  sirali  fan  con- 
cepire  una  causa  prodiittrice  di  grandiosi  fenomeni , 
de'  quali    evidenli   mostransi   lull'  ora  le  Iracce. 

La  predomitiante  leoria  de'  sollcvanienli,  che  non 
va  iQ  oggi  disgiunla  dal  nomc  di  Elie  da  Bcauniont, 
non  e  a  dir  vero  tanto  nuova,  quanlo  vorrebbe  pre- 
lendersi.  La  scuola  italiana  che  in  quesla  scienza  puo 
a  buon  dritlo  aspirare  al  primato,  la  fece  piu  d'  una 
voita  manifesta  nelle  opere  di  Stenone,  di  Spada,  di 
Lazaro  More,  di  Generelli,  di  Arduino,  di  Fortis;  e 
perche  talune  opere  di  quella  scuola  non  erano  per 
le  mani  di  tuUi,  il  zelanle  Leopold©  Pilla,  ncl  1812 
pubblico  in  Firenze  una  scelta  delle  proposizioni  dello 
Stenone,  riguardanli  la  leoria  de' sollevamenli ;  niu- 
slrando  in  tal  maniera  che  essa  era  slata  inleranieiili; 
conccpita  da  quel  dollo,  danese  per  nascita,  ilaliauo 
per  la  scienza,   sin  dal    1609  (1). 

II  socio  prof.  Maravigna  ,  scorgendo  ne'  cilali 
pass!  dello    Stenone    ben   allro  principio    che  quello 


(1)  K  disscrtatione  IVicolai  Sleiionis  —  dc  soiidn  intra 
soliiltiiii  iialuraiilcr  conlciito  —  exccrpla  ,  in  quibus  (Idclrina.-; 
i^eoioijicas  (juac  liixlie  siiiil  in  iiunnre  facile  est  repcriro.  Cii- 
ranlc  Lcopoldo  I'illa  —  I'ldrouliuc  ex  Ijp.  Gulileiana   liSi2. 


16 

de' moderni  su'sollevamenli,  ha  voluto  comenlarli  (1), 
per  dimostrare  addippiu  come  le  idee  di  quell'  illu- 
slre  pensatore  fossero  piu  vicine  alia  probabilila ,  di 
quanto  non  lo  sono  quelle  de' mnderni  plutonisti.  E 
pria  di  tutto  V  incendio  de  vapori  soUerratiei  « incen- 
dium  haliluum  sublerraneorum  »  e  lo  Hprigionamento 
tmpetuoso  di  aere  «  violenta  aeris  elisio  n  due  prime 
cagioni,  secondo  lo  Stenone,  del  disloganiento  degli 
strati  de'terreni,  crede  il  nostro  socio,  esser  ben  al- 
tra  idea  di  quella  de' inoderni  aulori  de'solievamenli; 
i  quali  li  voglion  prodotti  dalla  forza  di  una  roccia 
plutonica,  che  s'  innalza  dalle  viscera  della  lerra  iiello 
slato  molle,  ed  obbliga  il  suolo  sovrapposlo ,  a  sol- 
levarsij  e  cadere  poi  ne'  lali,  con  varia  inclinazione 
degli  strati.  Egli  crede  che  lo  Stenone  per  incendio 
di  vapori  inlenda  i  vulcani,  e  per  sprigionamento  di 
aere  raccliiuso  i  irermtoli:  e  quindi  fa  plauso  all'  an- 
tico  geologo  ,  che  megiio  de'  moderni  ha  dato  nel 
segno,  sulla  teoria  de'solievamenli. 

Comenlando  poi  la  seconda  ipotesi  del  prelodalo 
classico,  vale  a  dire,  che,  causa  del  disordinato  livello 
negli  strati  delle  rocce ,  puo  esser  pure  lo  abbassa- 
mento  di  porzioni  di  terreni,  per  sottratta  sotterranea 
base  di  quelli;  e  per  cui  gli  strati,  altri  vengono  ad 
inclinarsi  da  un  lato,  altri  dall'  opposto,  ed  allri  man- 
tengono  luttavia  I*  antico  livello,  crede  il  nostro  socio 
che  r  acqua  esser  potcsse  I'  agcnle  corrosivo  delle 
sotterranee  slralificazioni ,  e  quindi  quella  che  pro- 
duce la  sotlnizione  della  base  de'  terreui  voluta  dallo 
Stenone. 


(1)  Comontn  a  duo  pass!  di  sfpnnno,  ec  ec.  lelto  nelie 
fornate  del  29  ,i;iiii,'i\o  i-    10  lugijo  1847.  f 


n 

Collf  osservnzioiii,  poi.  siille  formazioni  del  ter- 
reno  de'  oonlorni  di  Mt-ssiiia  <"  di  Taiirornina  ,  che 
egii,  pare  avesse  Irovalo  (irsposte  quali  le  descri.sse 
e  diseyiio  sulla  carta  di  Sicilia  il  prnt'essnrc  Hofrmann, 
viene  a  provare ,  non  Irovarsi  in  que'  luoghi  Iraccia 
alcuna ,  noii  che  di  terreno  ,  ma  no  anche  di  roccia 
vulcanica,  la  quale  avesse  pulilo  iulluire  a  tanti  di- 
slogamciili  di  mcce;  e  quimli  e  di  parere  che  pdc- 
vaii  essi  esser  1' tdfetto  di  tremuoli  ,  prodolii  dalle 
acccnzinni  vulcaniche  dell'  I'Jdia;  di  cui  il  focularc  e 
cosi  esleso ,  che  il  sig.  Dolomieu  lo  credeva  in  co- 
municazioiie  con  qiiello  del   Vesuvio. 

Da'comciili  di  Sleiiime,  passa  in  seguifo  a  ma- 
nifeslare  de'  pensanienli  sulia  formazionu  de'  lerreiii 
pill  anlichi  del  Globo  ;  e  vagando  per  la  eslcnsinne 
cJelle  ipolosi  geoiogiche,  si  accorda  in  un  luogo  con 
queila  di  Le  Coquc  suite  acque  termali,  coini-  intlu- 
onli  iieile  foriDazinni  calcareu:  conibalte  in  un' allro 
le  leoiic  di  sollevaiiu  nli  con  allre  leorie  ,  e  scende 
alio  csame  di  molle  proposizioni  di  Deluc  ,  Daubis- 
son,  l.ycll,  noil  escliiso  lo  stesso  Slenone,  coiichiu- 
deiido — I.  cht!  qiieslo  illusire  aulore  luni^i  di  aver 
concepilo  la  stessa  teoria  de' sollevamenti  de'modcriii, 
lie  alliibuisce  la  causa  a'  vulcani  a'  lieinuoli  ed  alia 
corrosioiie  delta  base  de'tenciii  prodotia  dalle  acque: 
2.  clu;  vi  611110  de'  lerreni  inclinati  ,  iion  gia  prrche 
sofTersero  disldgainculo,  ma  perclie  Furoiio  in  tal  giiisa 
formati:  3.  che  i  soltcvamenii  delt;>  caleiie  lic'niiiili 
sono  ipotesi  non  adoHabili,  e  quindi  debbono  nget- 
tarsi:  4..  che  non  possono  nogarsi  gl'  mnalzanienli 
di  rocce  plutoniche  ,  ma  che  essi  sono  un  prodoUo 
delta  slcssa  causa  dell'  eruzioni  vulcaniche:  5.  e  che 
i  craleri  di  sotlcvamcido  din'ciiscoMO  da  (inclli  di  <  ru- 
zione,  per  essere  qucsli   uliiuii    formatj    dalla    cailula 

3 


18 

di  materiali  incoerenli  ,  che  prcndono  la  forma  di 
cono  tagliato  alia  soinmila:  menlre  i  primi  sono  il 
prodolto  della  roccia  plulonica  la  quale  innalzandosi 
rompe  il  suolo  circoslaiile  ;  ed  in  queslo  il  nosiro 
socio  era  d'  accordo  con  quanlo  io  slesso  a  20  luglio 
18i6  avea  su  questo  proposilo  detlo  nella  mia  ine- 
moria,   illuslrata  di  analoghe  figure  (1), 

Ed  in  effetto  ,  maggior  sobriela  nello  eslendere 
quella  leoria,  la  renderebbe  ineno  soggella  a  forti 
contradizioui  ,  die  spesso  vctigono  a  snienliria  del 
tulto.  I  sollevamenli  sono  innegabili  in  moilissimi 
luoghi ;  e  nello  scorso  anno  di  uno  feci  io  parola  a 
quesia  raguaanza,  il  quale  non  luugi  da  noi  e  aperlo 
nella  cosla  meridionale  del  nostro  golfo ;  ma  voler 
poi  riguardare  per  sollevamenli  quelle  inclinazioni  di 
slrati  e  di  rocce,  che  a  ben'  allra  cagione  debbono  la 
loro  origine,  e  un  voler  dilalare  di  troppo  i  princi- 
pi  di  questa  leoria. 

Aggirandomi,  nello  scorso  anno,  pe' conlorni  di 
All,  di  flume  di  ISisi,  e  di  Tauromina,  e  descriven- 
done  le  geognosliche  condizioni  (2),  non  polei  non 
ricercare  nella  mia  menfe  il  modo  possibile  di  loro 
formazione.  E  sebbene  la  roccia  principale  in  quei 
luoghi  e  Io  scislo  argilloso  ,  pure  la  mescolanza  del 
calcario,  e  di  una  pudinga,  non  che  la  presenza  del 
gesso  ,  dellt)  una  voila  primilivo  ,  ne  cosliluiscono 
una  formazione  rimarchevolissima,  e  che  assai  mala- 
gcvole  ne  rende  il  poteria  riferire  ad  un'  epoca  fissa, 
nelle  serie  geologiche.  Imperocche  osservando  la  varia 


(1)  Su'craleri  di  sollcv.nmenfn  o  ill  cnizione Mcmoria 

lella  iKilla  lorn/ita  del  20  lii^li,.   IS'iO. 

(2)  Sulla  formazii)iie  dcllo   scislo  di   Ali  — Mcmoria  lella 
nella   (oraala  del    12   aijoslu    ISil. 


19 

glaoiliira  de'  calrarii  Mil  e  rosso ,  tli  grana  semicri- 
slalliiia,  «>;iunsi  aii  assiriiranni  die  essi  soiio  goinilo- 
lati  e  conlenuti  entio  hi  roccia  principale  dello  sci- 
slo:  e  die  la  piidinga  ed  il  calcario  giallastro  sono 
posteriori  a  quella  fonnazione. 

Ma  ijiicsli  caicarii  cosi  awoHi  nollo  scisto  di- 
moslraiio  aver  essi  esislilo  pnma  dio  qiidla  rocna 
li  api;loni(>r;i.sso  seco;  e  so  osr,i  nell'  aspetto,  e  nella 
slniKdra  si  avvicinano  a  qnd  di  Tauromina  ,  da  noi 
diciiiarali  ddl'  opoca  giiirassica  ,  lo  scislo  di  All  di« 
verrohbc  una  formazionc  di  piii  rccciile  dala;  lo  cho 
noil  polrelihe  per  nulla  ainmt'llersi  ,  considerandolo 
nel  rapporlo  die  maiHione  colle  vidne  rocco  ddle 
pelorilane  montagno ;  hisngnava ,  perlanlo,  ricercare 
allri  caratleri  per  assicurarsi  della  vera  condizione 
cronoiogica  di  queslo  tcrreno.  E  qui  la  esteiisiorie 
della  Geologia  ha  giovalo  non  poco  ravvicinaiido  ai 
iniiierali  la  influcMiza  del  regno  organico,  ndTasse- 
gnar  con  qualche  cerlezza  i!  posto  die  lor  conviene 
iJcH'ordine  di  succassione  geolo^'ica. 

La  presenza  delle  ammnnili  e  delle  beleinnili  , 
oltro  a'  caratleri  ed  a'  rapporli  di  giacitura  ,  lia  con- 
triliuito  non  poco  a  riferire  al  pcriodo  gimassico  i 
caicarii  di  Tauromina.  L'  asseiiza  tolale  di  organici 
ne' caicarii  c  nulla  pudinga  di  All,  e  quella  die  to- 
glie  ogni  dubhio,  a  Tar  rimoiitare  (juella  graiide  for- 
mazione  al  perioilo  di  Irdiisizione  ,  <>  aliiieiio  al  piu 
aiitico  lie'  Icrrcni  si'condarii  .  vale  a  dire  Ira'  sisteiiii 
dell!  Slate  e  Silurian  degli  inglesi  mnderni. 

La  presenza ,  poi,  de'sulluri  melallici  in  questo 
sucio,  c  stala  da  me  riguardata  come  la  causa  del 
rinvenimeiito  del  gesso  iniinez/ro  al  calcario  delle  grolte 
di  Creso.  La  loro  dcconiposizicne  produceinlo  ii  nm- 
tamentu  ilrllo  zulfo  in  acido  soH'orico,  la  roccia  cal- 


20 
carea  logliellala  si  cangiava  ,  al  conlallo  di  quollo  , 
in  calce  solfata  senza  pcrdere  la  »lriiltiiif>  sckstoide, 
Lo  slesso  argoroenlo  reggeva  pe'  solfali  di  allumina 
e  di  ferro,  taiito  comuni  in  quei  luoghi,  e  che  ven- 
gono  spessissimo  alle  superflcie  dello  scisto  in  forma 
di  efilorescenza  giallo-verdaslra.  Contenuti  poi  tjue- 
sli  in  seno  alia  roccia  slessa  dello  scisto  ,  si  van 
mescolando  alle  acque  di  que' bagni,  de' quali  la  vera 
sorgente  dalla  menzionata  roccia  provitM)e. 

Gercando  finalmenle  la  spiegazione  di  tutte  le 
varieta  di  slralificazione,  non  che  delle  curiose  con- 
torsioni  della  roccia  stessa  dello  scisto ,  ho  dovulo 
allonlanarmt  dal  comuue  ricorso  a'  sollevamenti;  per- 
suaso  da'tatli,  che  non  potevano  mai  da  quel  feno- 
meno  esser  prodolii.  Ho  creduto  anzi  piii  amniissi- 
bile  spiegamenlo  qucllo  dello  slato  di  raollezza  ,  e 
quasi  di  melma  dello  scisto,  sollo  I'  impero  delle  ac- 
que, agitate  dalle  correnti  che  vi  trascinavan  denlro 
i  maleriali  de' gia  forniali  terreni ;  dal  che  avvenir 
ne  doveva  un  riuiescolamenlo  ed  un'  impasto  di  masse 
solide  e  mehnose  ;  le  quali  ,  prendendo  poscia  con- 
sislenza  ,  porlavaiio  ind('l<'l)ile  il  caratlere  del  disor- 
dine  e  del  miscuglio  di  tauti  maleriali,  agilati  e  spinti 
da  polenze  diver>e,  nel  tempo  ch' era  molle  la  massa 
principale  che  li  awolgeva. 

Quale  vastila  non  dispicga  essa  ia  storia  natu- 
rale  in  queste  sole  geologiche  ricerche?  Lo  sludio 
de' ininerali,  il  loro  aggregalo  in  rocce ,  il  mode  di 
Joro  giacilura,  il  livedo,  la  inclinazione,  il  rapporto, 
e  poi  la  colleganza  col  regno  organico,  I'  csanie  de- 
gli  csseri  che  vi  ligurano.  la  durata  di  loro  vivcnza, 
la  loro   scomparsa,   la  soslituzion  loro,   le  rivoluzioni 

cui   la  scorza  del  Globo  e  andala  soji^etta snno 

q'icsti  oggetli  die   noH'csieso    cerchio  son  conipresi 
dalle  geologiche  eserciUizinni ! 


21 

K  se  tale  e  la  estensione  della  Geologia ,  che 
direm  not  del  ramo  piii  sublime  delle  scienze  fisiche 
e  iialurali  ?  lo  dico  dell'  Astronomia  ?  Non  solo  ella 
e  vasta  per  se  stessa ,  abbracciando  gl'  innuincrevoli 
sistemi  delle  sfere  che  popoiano  lo  spazio ,  ma  si 
serve  delle  osservazioni  de'  rapporti  di  queste  stesse 
sfere  co'  movimenti  dtdia  terra  ,  per  delirminare  le 
lalitudini  di  qiiesto  noslro  pianeta ,  e  scgnarvi  la 
fsatta  superficie  delle  terre.  Cosi  ha  fallo  il  socio 
nostro  corrispondcnte  '>isliano  Peters;  il  quale  iavo» 
raiido  in  Suilia  per  moiti  anni,  unilamenle  n\  baro- 
ne  di  Walti-rsbausen  sulla  carta  topografica  dcH'Elna, 
non  ha  lasciato  di  costruirci  conleniporaneamente  la 
mcridiana  nel  tempio  de'  Gasinesr,  e  ci  lia  rcgalalo, 
non  ha  guari,  una  pregevole  inemoria  (1),  sulla  la- 
titudine  esatta  di  Catania. 

In  questo  lavoro  ei  si  prefigge  di  detorminare 
questa  lalitudine  geografica  ,  per  mezzo  de'  passaggi 
di  stelle  zi'nitali  ,  osscrvati  da  lui  nel  184'1.  Tale 
metodo ,  indipendcnte  dagli  efielti  della  refrazione , 
inventato  da  Roomer  nel  secolo  XVII,  e  condotto 
alia  sua  perf(!zione  merce  i  lavori  geodetici  di  Besscl 
e  di  Struve,  e  stale  adoperalo  con  niolto  successo 
dallo  egregio  noslro  socio ,  per  coiiseguire  il  suo 
oggetlo. 

Dope  numerose  ed  accurate  osservazioni .  non 
trascurando  alcuna  di  qu<'lle  penose  prccauzioni,  lanio 
necessane  nclie  intraprese  di  sin.illo  genere,  e  p'T- 
veniilo  a  oorichiiidcre  «  la  lalitudine  geografica  ,  del 
cenlro  della  cupola  de' padri  Casinesi  di  Catania,  es- 

(1)  Mcmorin  sulla  Lililniiine  froografica  di  Calaiiia  cc. 
del  (Idll.  (Irisli.iiin  Knriiii  Icdcricd  I'clcrs  ,  socio  coiri.spnii- 
(li'iilc  (Icllii  Gioenia — jHL'^ciil.ila  all' Ateadeniia  in  aprile  IJS'ifS. 


22 

sere»  37' 30'  12"  78— Rifcrendo  i!  cpntro  tlclla  cu- 
pola alia  lanterna  del  molo  ,  die  ne  dista  406™3 
verso  sud,  e  QGl^O  verso  est,  ha  trovalo  che  la  la- 
litudJDe  della  lanlerna  del  molo  si  e  37°  29  59' 6. 
Or  il  capitano  Smylh,  molli  anni  sono,  avea  deler- 
minato  la  lalitudine  di  quesla  lanteriia,  c  I'avea  rin- 
venulo  di  37"  28'  21'';  parai^onando  il  sig.  Peters 
questo  resullamento  ,  con  qiiello  da  lui  stesso  olle- 
nuto,  Gonchiude  che  la  lalitudine  di  Catania,  deter- 
minata  dal  capitano  Smith  debba  essere  aumentata 
di  r  39  6  e  percio  esser  Iroppo  piccola  quella  che 
sin' ora  era  slata  additala. 

E  siccome  ncllt^  migliori  carte,  dalla  posizione 
geograOca  di  Catania  dipendeva  sernpre  quella  di 
lutla  la  costa  orienlale  di  Siciiia,  cosi  ci  provera,  che 
la  superficie  di  quest'  l>ola  si  trova  aumentata  di  una 
striscia  di  terreno  larija  un  miglio  e  mezzo,  e  lunga 
quanto  e  la  dislanza  dal   i'achino  al   Peloro. 

La  latiludine  di  Sicilia  che  taiilo  influisce  sulla 
benignila  del  suo  clima,  e  quella  appunto  che  cosi 
ricca  la  rende  di  vegelahili  produzioni;  le  qiiali  pro- 
prie,  talvolta,  per  se  stesse  di  diverse  regioni,  veg- 
giamo  tullavia  abilar  come  indiiienc  ne'  varii  siti  di 
quest'  Isola,  ed  a  lal  riguardo  ci  e  dato  riconoscere, 
che  non  e  la  sola  sua  anipiezza  che  rende  la  storia 
naturalc  obiolto  interessanle  ed  ammirabile  ,  essa  e 
adilippii'i  dileltevole  e  grata  per  la  variola  degli  es- 
seri  cho  assoggella  a  I  suo  studio,   «  varielate  gratam. 

Quanio  non  se  ne  scopre  in  falli  nel  regno  ve- 
getabile?  E  qual  dilelto  non  arreca  la  Bolanica,  ra- 
n)()  vaslissimo  della  storia  naturale  ,  nello  studio  e 
nella  dcscrizione  delle  pianle  ?  II  socid  nostro  prof. 
Francesco  Tornabene  ,  intento  a  compilare  la  Liche- 


noi^ralia  Siciila  (1)  ,  lavoro  lulto  nuovo  in  Sicilia  , 
ha  sapiilo  con  allenlo  Si^uardo  raccorre,  distiiiguere, 
descriver<'  c  disegnare  in  apposite  tavole  uii  iiumero 
noil  iniliirorcnte  di  Licheni  ,  nell'ambito  deJI'Elna, 
noil  che  in  quello  delle  siciliane  montagne  rinvenu- 
li,  e  li  va  puhblicando  per  decadi.  La  prima  di  que- 
ste  ,  presenlala  all'  Accademia  contiene  le  seguenti 
specie  —  Umbillcaria  pnslulula.,  U.  polyrrhizos.  En- 
docarpon  Gnepini^  E.  miniatum.  Pertusaria  commu- 
nis. Collema  nigrescens.  Lecidea  confluens ,  L.  geo- 
graphica,  L.  vesicularis,  L.  immersa.  1  disegni  co- 
lorati  al  nalurale  ,  che  accompagnano  quesia  prima 
decade,  con  mollissimi  allri,  sono  opera  <lel  giovane 
Ceci  catanese,  di  cui  si  piange  la  immalura  morte ; 
essi  furono  ammirali  da' primi  bolanici  del  secolo, 
nel  seltimo  congresso  degli  scienziali  ilaliani  in  IS'a- 
poli,  e  sono  stali  incisi  con  accuralezza  e  prccisione 
dal  noslro  concilladino  Mario  Sciuto. 

II  nostro  socio  si  e  servito  della  lingua  lalina 
nelle  descrizioni  di  quesle  cellulari,  e  volesse  il  cielo 
che  si  persuadessero  una  volta  i  naluralisti  delle  va- 
rie  nazioni  del  raondo  ad  adoltare  quesia  classica 
lingua,  onde  farsi  comuni  a  lulli  le  opcre,  che  scrille 
in  tanti  diversi  linguaggi  restano  di  sovenle  seque- 
strate nelle  natie  provincie,  ed  ignorale  da'piu! 

Diletlevole  egli  e  al  certo  lo  studio  delle  pian- 
te  nella  diversita  die  dispiega  il  vasto  regno  vege- 
tabile;  non  lo  e  pero  meno  qiicllo  della  zoologia.  La 
varicla  che  essa  prt'sonla  ueile  diverse  classi  degli 
aniinali  o  lurse  anche  ma:ri:iore.  Baslcrebbero  i  soli 
ordiiii  di  quelle    della    [irima    gran    divisione ,  ossia 

(1)  Li(;hcniii;ia|iliiai'  Siciilae  tlccas  1.  presenlala  iirlla 
lonialu  Jcl   1-'    Agoslo    ISil. 


24 

de' vertebrali  per  provailo.  Ne' mammireri  i  bimani  , 
i  quadrumani,  le  fiere,  i  rodenii,  i  bniti,  i  pachider- 
mi,  i  ruminanli,  i  celacei.  Mejili  uccelli  i  sparvien  , 
i  passeri  ,  i  rampicanti  ,  le  i^alline  ,  i  tiampolien  .  i 
palinipedi.  Me'  reltili,  i  cheloniaoi,  i  saiiri;ini,  ^li  ofi- 
diani  ,  i  balrachiani.  Ne  pesci  ,  gli  acaiiioptirigii.  i 
malacopterigii,  i  lofobranclii,  i  pl(  Itogn.iti,  i  coiMlrop- 
terigi...Qual  prodigioso  numcro  di  I'amiglie  iion  cun- 
tengono  qiiesti  ordini,  ed  ognuna  di  esse  quanii  ge- 
neri,  quanti  specie  in  fine?  Eppure  son  po(b(  le  va- 
rieta  ne'  vertebrali  poste  a!  piUo  di  quelle  che  pie- 
sentano  i  nQollusohi. 

Di  quesli  lia  fallo  suo  parlicolare  studio  il  so- 
cio nostro  A.  Aradas  ,  neil'  idt-a  d'  illtisliarf  la  sici- 
liana  Malacologia.  Alle  lanle  sue  memorie  ptibblicale 
negli  atti  di  quesia  Sociela,  allre  ne  ha  aggiiinto  in 
quest'  anno. 

INella  prima  di  esse  (1)  si  propone  di  descrivere 
le  conchiglie  fossili  da  lui  raccolto  ne'  conlorni  di 
Messina,  e  nella  contiada  di  Gravilelli;  ove  non  me- 
no  di  otlanta  >pecie  ne  ha  rinvcnulo.  Ognuna  di  es- 
se egli  dislinlamenle  riferisce  al  ris|ietlivo  genere  ed 
alia  .specie  ,  distingnendone  qiielle  che  per  peculiar! 
caratleri  possono  nguaidarsi  per  iiuove;  ne  lascia  di 
far  parola  sulle  mollissinie  microscopiche  ,  dette  gia 
polilalainiche  e  forammfere  ,  ma  che  ,  secondo  le 
nuove  retlilicazioni  sislematicho  non  gia  a'  molluschi, 
anzi  a'  zoofiti  vengono  ad  apparlonere,  sollo  il  nonie 
di  Rizopodi. 

Fieterisce  per  tal  molivo  di  noviTarle  in  quclla 
mcinoria  malacologica,  e  le  riserba  pel  poslo  che 
loro  si  addice. 

(1)  Leila  nella  lornala  del    18  scllmihre   1817. 


25    • 

Tralasciando  di  cnunierare  tulle  le  specie  indi- 
cate in  qnol  cafalogo,  citeremo  le  sole  novellamenle 
dal  iio^liM  >(u-io  (itscritte,  cioe:  Pcctimculus  Grossi, 
Auricula  Do  Sangro — Rissoa  affinis — R.  carinala. 
H.  Grav/if/hiiais  —  R.  wfcrmrdia — R.  rugosula  —  R. 
suhfiohita —  Trochun  tminduliis — T.  cinthralus — Pld'i,- 
rolotna  niiniiinni  —  Biicciimm  elegantissivium — li.  Te- 
slCB — Oltrr  a  qiieste  nuove  spocie  altre  se  ne  descri- 
vono,  iHKive  per  la  Sicilia,  hencho  conosciiite  d  igli 
aulori  ,  come  la  Hingicida  slriala  Phil. — Dentaliiini 
oviih/m  I'll. —  Culumbella  Graeci  Ph.  —  Fusus  sea- 
Utris  (  Alurcx  )  Brorh  —  TrocJivs  crisjmlus  ^h. — Tor- 
nalella  puncldlo  sulcata  Ph. — liissoa  claihrata  Pii 

Nt'll'  allra   mcuioria  (\)  .    JiMza   'li   qiiello  di   ;na- 
lacoiogia  siciliana,   gia  piit)blicalc,  ei  Iralta  di  laiuiii 
iiuovi    molliischi   nudi  di  Sicilia;   e  dopo  una  elalm- 
rala   i^d   oppnrtiina   inlrodu/.ione   passa  a  de^crivi'ie  ui) 
vago  mollnsco   del   ujan^  di   Catania,    il   qualf,   per   la 
pcculiaio  disposizidsie  e  lorma    di-lle    branch ie  ,     0(M1 
poiifbbe  apparleiiere  a'  gctieri   EcAis,   CavoHna.  'I'cr- 
gipes  e  Flabellina]   e  merilerehi)e  foise  esser  ngu  ir- 
dalo  come  genere    nuovo  ,   o  come    divisione  alm^'iio 
di   (picllo  i|{'ir/i'o//s;   del   q.iale,   .>econdo  Lamark   an- 
che  yli   allri   ire   gcncri   sarebbero    divisioni   sollanto. 
11    socio    oosUo  SI  0  conliiilalo    per    ora    chiainaiio 
EoUs  digilala\   se  poi  si   polia    acceltare  per  tipo  di 
nuovo    genere  ,     amen  bbe    dislingiiorlo  col  iiome  di 
Jocnia  rubro-branchiatn.   Delia  Fiilidia   poi ,    di    cui 
non   erasi   mai  dello,   essiTsi   Irovata  in  Sicilia,   almne 
n'love  specie   na  dcscrive,  cioe  la  Plidlidia  pajiillosd. 
Ph.   Flaxm^   Ph.   depressa ,   e  chiude  la  meiU'Tia    la 
d'iscruioue   d'  una    imova    specie  di  Deride  ,  chc    ba 
nominaU)  Doris  jmlchella. 

(t)   Leila  iiella  lornala  del  2')  iiovcnibrc    li)41. 


26 

Conlinuando ,  lo  slesso  socio  Aradas ,  il  suo 
((  Prospetto  (lella  storia  della  Zoologia  di  Sicilia  del 
«  secolo  XIX"  »  ci  ha  dalo  in  quest'  anno  la  terza 
memoria  (1),  che  abbraccia  i  Iravagli  malaoologici 
del  sig.  Ganlraine,  sopra  Je  nuove  specie  di  moliu- 
schi,  che  fan  parte  dell' opera  malacologica  mediter- 
ranea  e  litlorale,  non  che  sul  coafronlo  delle  conchi- 
glie  che  si  trovano  nelle  colline  subappennine  .  con 
quelle  che  vivono  ne'  nostri  mari  /  passa  indi  a  dar 
ragguaglio  del  primo  volume  dell'  opera  del  sig.  Phi- 
lippi  da  Berlino  su'  raolluschi  di  Sicilia  ,  notandone 
le  novita,  si  bene  che  gli  equivoci  e  gli  errori  ;  e 
Iributando  la  giusta  lode  all'  autore  di  quell'  opera , 
dopo  la  quale  pareva  non  restar  altro  a  fare  per  la 
siciliana  roalacologia ,  da  conlo  di  ben  altri  lavori 
in  questo  vasto  ramo  di  storia  nalurale  ;  quali  sono 
quelli  del  fu  barone  Bivona  ,  pubblicati  in  Palermo 
dal  di  lui  figlio:  quelli  del  prof.  Maravigna  Del  suo 
catalogo  de'  molluschi  di  Sicilia:  quelli  del  barone 
Andrea  Bivona  sul  nuovo  genere  Cumia:  benche  il 
nostro  socio  laccia  osservare ,  non  poter  tal  genere 
restare  nella  scienza:  di  allre  specie  dello  stesso  Bi- 
vona riguardate  per  nuove,  che  non  possono  per  tali 
rilenersi,  ed  all'  incontro  di  molle  altre  che  lo  sono 
in  effetlo.  Si  intrattiene  finalmente  sulle  osservazioni 
di  nialacologia  del  prof.  Oronzio  Costa  ,  con  quella 
critica  iniparzialo  e  pesata,  che  sin  dal  principio  ha 
usato  in  questo  interessanle  lavoro. 

Ramo  diletlevole  della  storia  naturale  e  dunque 
la  zoologia,  per  la  variela  degli  esseri  che  va  disco- 
prendo  a  varietate  gratum  w  nia  la  diligenza  che  usa 
uelle  osservazioni  questa  scienza  le  la  scoprire  novita 

-I 
(\)   IVosoalala  ik'II.i   (oniala  del    10   liigliu    1S47, 


m 

tali  che  allimno  la  curiosila  dol  filosofo;  e  la  nalura 
slessa  sembra  die  si  dilelti  di  prcstare  oggelli ,  i 
quali  allonlananrlnsi  dalla  ordinaria  regoiarila  e  sim- 
melria,  laiilo  diffusa  noi;li  esseri  del  regno  organico, 
riescono  per  so  sicssi  singolari  e  curiosi  «  diligenlia 
saepius  curiosam  ». 

Qu(^sle  deviazioni  daij'  ordinario  andamenlo  della 
conforiiiazioiie  ,  sono  slale  chiamale  nioslruosila:  e 
trascurata  per  lungo  tempo  ,  sono  divenule  in  oggi 
rilevaiili  ohjellj  di  sludio  pe' lisiologi  ,  e  non  iieve 
scliiaiiditiilu  lia  rccatu  i.i  l<Tatologia  aile  moderne 
teoiie  sulla  lormazione.  e  siillo  sviliippo  degli  organi 
e  de'  sislenii   neila  complicala   inacchiiia  deli'uomc 

Uno  di  (piesli  mostri,  singolare  al  certo  per  la 
somma  delle  anomalii-  che  presenlava  non  e  sfngiiilo 
alle  ricerche  aiialomichc  del  socio  prof.  Reguleas  (1). 
Era  queslo  un  IVto  umano,  il  quale  dacche  venne 
alia  luce,  non  visse  al  di  la  di  mezz'  era,  e  presen- 
lava le  seguenli  moslriiosita.  ^elia  parte  mediana 
della  faccia  era  notevole  la  niancanza  di  gran  parte 
della  fronte,  del  naso,  delle  fosse  nasali  e  lore  parti 
annesse,  non  che  della  parte  media  della  mascdla 
superiore  ;  per  ciii  le  due  orbilo  ne  formavano  una 
mediana  e  cenlrale.  Le  quallro  palpebre  concenlra- 
vansi  a  circolo:  i  due  occhi  erano  poco  sviluppati  , 
e  fra  loro  quasi  in  uno  riuiiifi  da  formare  un'  occhio 
doppio;  da!  che  tic  derivava  un  vero  ciclope.  II  cra- 
nio era  penelralo  di  un'  unior  sieroso,  che  produccva 
edema  alia  te^la  ed  jdrocel'alo:  II  cervello  era  im- 
perlelto  e  mancava  di  taiune  sue  parti  mediane.  INei 

(1)  Doseriziono  di  iin  Cicl»pn  ((ovvrrn  di  iin  innsiro  uma- 
no cicliMrr.do  oc.  V,  MtMiioriii  liMl.i  iicllii  loniiila  del  di  16 
dici'diliii'    1 8 41. 


28 
membri  suporiori  apparivan  mostninse  le  avanhraccia 
e  le  iiiani  :  maiicava  il  raggio  ,  le  prime  due  ossa 
carpiaue  il  priino  raetacaipiano  del  pollice  ed  il  poU 
iice  slesso,  e  quello  della  seconda  /alange  deH'indi- 
ce;  maiicanti  eran  pure  e  muscoli  e  vasi,  e  variabile 
la  dislribuzione  de'  uervi.  INell'  insieme  i  mt-mbn  su- 
periori  eran  piccoli  ,  e  la  mano  quadridigitata  c  di- 
sposla  in  mouo  innormale.  Ghiusa  soopnvasi  I'e.slre- 
niila  iiiferiore  dell'  intestino  rello  ,  e  cambiala  in  un 
cordone  fibroso  e  denso,   impervio  I'ano. 

Esseudo  Id  maggrore  moslruosiia  nella  testa  , 
questo  felo  cosliluiva  cio  che  dagli  autori  e  slata 
chiamata  ciclopea,  nio?iopsia,  nionoco//a,  monoftalmia, 
symphisopsia,  sinopsta,  cic/ocep/ialia,  in  somma  mo- 
slruosiia per  un  sol' occhio ,  o  per  riunimenlo  o  fu- 
sione  di  due  occhi  in  uno. 

Dopo  la  diligenle  osservazione  e  distinta  descri- 
zione  di  tutte  le  anoraalie  di  quel  mostro  ,  passa  il 
noslro  socio  ad  esaminare  a  quale  specie  debbasi 
riferire,  nella  classiflcazione  teralologica;  e  motivando 
di  volo  sopra  quelle  di  Bufibn  ,  di  Bonnet  ,  di  Blu- 
menback  di  Meckel  e  di  Brechet,  si  ferma  su  quella 
d'  Isidore  Geoffroy  S.  Hilaire,  che  lo  siluerebbe  nella 
classe  I"  de'  mostri  unitarii,  ord.  1"  unitarii  autos- 
sidi,  Iribii  IV,  famiglia  I.  ciclocefaliani  ,  genere  A° 
mostro  ciclocefalo.  Veneudo  poi  alle  ricerohe  fisiolo- 
giche  il  prof.  Reguleas  riconosce  in  quel  feto  una 
serie  di  arresli  di  formazione  e  di  sviiuppo.  E  la 
mancanza  del  naso  e  di  molte  parti  annesse  a'  mo- 
vimenti  della  strullura  dell'  occhio,  quella  del  raggio, 
dt'lle  ossa  carpiane  e  del  pollice  ,  sono  le  prove  di 
altrellanli  arresli  di  formazione:  come  del  pari  sono 
arresli  di  sviiuppo  1'  imi)erfezione  dellc  paipehre  ,  la 
picciolezza    de'  due    occlii  ,    la  resuillczza    deli'  u»so 


29 

fronlale  e   de'  mascellari    superiori ,    e    la    imperfora- 
zione  dell'  ano. 

Siegue  egli  con  uguale  accuratezza  a  dar  spie- 
gaiiietilo  del  rt'slo  delle  anomalie  che  rendon  singo- 
laie,  0  rarissimo  almeno  questo  inoslro,  e  non  lascia 
di  uidaguic  fiiiaiiche ,  con  analomiche  e  patologiche 
vedule,  se  (|ut'l  ft^to  poteva  vivere  qualche  tempo,  a 
dar  appoggio  .ill'  anlica  favola  de'  ciclopi;  l<;  che  egli 
prova  essere  slalo  impossii)ile  per  lo  slal"  atrofiro 
di  laiune  parli  ,  e  pel  disordinalo  orgaaisiuu  di 
allre 

In  tal  modo  progredivano  i  lavori  accademici , 
allorche  la  Sicilia  reclamava  I'  anlioa  sua  ooslituzio- 
ne.  L'  inevilabil  frasluono  che  accompagna  le  rivoiu- 
zioni ,  se  ha  per  qualche  tempo  inlcrrotln  i  noslri 
travagli,  non  ci  ha  pero  di.stollo  da'  predilelti  uusln 
sludii;  abbiam  polulo  anzi  scorgere  per  fssi,  che  I'or- 
dine  civile  che  I'  uomo  in  sociela  ha  prescelto  pel 
suo  genere,  e  quello  appunto  che  la  nalura  dispioga 
in  molte  delle  classi  inferiori  del  regno  ammale.  Hi- 
cordiamoci  de'  castori  ,  di  quelle  lante  I'amiglie  di 
operosi  animali,  che  divise,  inahili  sarebbero  per  se 
stesse  a  difendersi  dalle  inlempc  rie  e  da'nemici;  riu- 
nisconsi  in  societa  ed  alaeremente  cooporano  insieme 
a  coslruirsi  una  sicura  dimora ;  compito  quindi  il 
lavcro  coniuiie,  ogni  famiglia  ha  cura  privala  di  mu- 
uire  la  di:>liiUa  sua  siuLi<:a  ,  cd  a  piocuraic  di  che 
vivere  in  pace.  Unite  sempre  a'  bisogii:  comuni  ,  al 
riparo  de'  guasli,  alia  difcsa  della  Tril)u;  divise  nelle 
separate    dimore  ,    ove    ognuna  si   regoia    con    h'ggi 

private dou  e  qucsla  la  vera  idea  di  una  lega  di 

popoli  ? 

E  non   veggiamu  noi  iicHi'  piccolo  Api    ^c  apibiis 


30 

quanta  experienlia  parcis  I »  la  imagine  di  un  cosli" 
luzionale  governo?  Una  popolosa  tribu  anzi  una  na- 
zione  si  raguna  solto  un  polere  eseculivo,  depositato 
nell'individuo  da  essa  voionlariamenle  prescelto,  anzi 
allevalo  e  custodilo:  ha  essa  le  sue  leggi  die  danno 
1' incarico  rispetlivo  ad  ogni  individuo  delia  Iribu,  ed 
alle  quali  non  si  osa  conlravvenire  per  nulla.  Kel!e 
varie  incombense  delle  api  operiere  ben  si  ravvisa 
r  altivita  di  un  popolo  che  concorre  colla  variela 
delle  opera  ai  manlenimento  dello  slato  ed  a!  pub- 
blico  benessere:  il  moviniento  commerciale  in  quelle 
che  traggon  da'fiori  quanlo  giova  al  piil)blico  biso* 
gno:  il  cambio  reciproco  del  travaglio  in  quelle  che 
allegeriscono  dal  peso  delle  raccolle  provigioni  le 
slanche  compagne:  il  dovere  di  niilrire  le  allro,  cui 
e  data  la  cura  di  vegliare  sullo  sviluppo  de'  figli,  e 
di  allevarii:  le  arli  e  le  scienze  poste  alia  prova  ed 
onorate  nelle  fabricalrici  delle  geometriche  e  mira- 
bilmenle  disposte  cellule  de'favi:  tulle,  benche  in 
separali  ufficii,  lavorano;  tulle  sono  uhidienti  alle 
leggi  da  loro  stesse  prescrille,  e  delle  quali  la  ese- 
cuzione  e  affidala  all'  individuo,  di  cui  la  sola  idea 
che  esiste  immezzo  a  loro,  le  liene  riunile  iiisieme... 
E  qual  sara,  se  non  e  questo  il  vero  emblema  del 
governo  costituzionale  dell'  uomo  ? 

Si,  o  Signori,  la  nalura  stessa  e  quella  che 
addita  questi  esempii  al  capo  d'  opera  della  creazio- 
ne:  egli  non  ha  fallo  che  modificare  e  adatlare  alle 
sue  diverse  sociela  i  pnri  detlairii  di  quesla  madre 
amorevole;  e  se  ha  volulo  talvoila  deviare  dal  .-en- 
tiero  che  essa  gli  ha  aperlo,  ha  operate  allora  con- 
tro  la  propria  felicila,  e  si  e  fabbricalo  una  serie  di 
disaslri  e  di  aflarini. 


31 

Noil  cosi  la  SiciHa  /  riprislinanJo  essa  le  savie 
leggi  della  sua  cosliluzione ,  rende  il  ben' essere  ai 
suoi  figli,  e  proleggo  cd  agevola  i  nostri  sliidi  ,  li- 
bero  campo  preslaudo  aile  accademiche  nostra  eser- 
cilazioni  ncile  scienze  natural!. 


IttLLA 

HIPPURITES    FIIETISII 

DKI.    SOCIO 

IMUUES60R  CAHLO  GK.MMELLARO 

lETTA  SELLA  lOllRATA  OBDIKAnU  DEL  28  GIIGNO    1848. 


J  t»t*fj.tt>  +  f±t*tl.*tii*.+  ±if +.+  **  + ♦+**+*•!■**♦  +  *  +  +  +  +  +  +  + **♦♦♦**♦** 

M  v<  >yv<  w  \*  X*  v/  \'  y*  y  x*  v  Xf  >'  >>  s'  v  y  v  y '  v  w  >>  >  '  >'f  y '  >'>'%'  55 


SOPRi  lA  IIRIETV 


DF.LL4 


S22S'S'^aia!J'^3  S<D'm!?2S22j  «iiU1Baa<& 


Trallando  altravolta  di  un  nuovo  genere  di  Polipajo 
fossile  ,  ehl)i  occasione  di  parlare  deile  Ippuriti,  do- 
vendole  meltere  a  paragnne  col  mio  nuovo  organico, 
cui  era  parso  a  laluiii  doversi  riferire  a  quel  genere 
di  Rudista.  Mi  Irovo  oggi  nella  circostanza  di  dover 
di  nuovo  rimuginare  laie  argomcnto,  nel  descrivere 
una  Ippurile  che  non  e  stala  rinvenuta  nel  solito 
silo  di  Pachino,  ricouosciulo  qua!  miniera  d' Ippuri- 
ti (1),  ma  bensi  ne' contonii  di  ludica,  o  a  nicglio 
dire  ,  nel  basso  delle  coiline  di  Torcisi  ;  e  che  da 
una  prova  di  piii  per  riferire  quel  terreno  alia  for- 
mazione  della  crela  (2).  ■      '   w      . 

(1)  Danbeny  Scliclcli  of  Ihp  gpolojiy  of  Sicily,  p.  25. 

(2)  Sill   lerrnio  di   Carcaci  e  <li  Troina — Allli  accailcuiici 
vol.    li.   ['ai;.    I9.>   sof?. 

Elemeiili  di  Gculoijia  del  prof.   C.  Gemiiit'llaro,  p.   159. 


36 

E  prima  di  venire  a  qupsia  descrizioiie  ,  rilor- 
nando  al  cennato  argumeulo,  uiio  qualche  paioia,  in- 
lorno  al  vario  raodo  iu  che  sono  stati  ri^uardati 
questi   organic!   fossiii. 

A  quaiito  rderisce  il  sig.  Parkinson  (1),  e  con 
esso  i  fraiioesi  scrittori  (2) ,  non  che  pur  allri  ^  i 
qiiali  deile  Ippuriti  han  Iraltalo ,  seiiibra  cLe  il  pri- 
mo  a  dislingiiere  questi  esseri  ,  sia  slalo  il  barone 
Sicot  de  la  Feyrouse;  il  quale  viaiigiando  pe'  Pirenei, 
nejle  vicinanze  di  Monlferrand  e  Jougraiide,  dipar- 
limenln  dell'  Aude,  le  trovo  ncllc  rucce  calcarce,  ag- 
gruppate  con  delle  oslriche  e  varie  coralloidi,  c  co- 
nosciule  dagli  abilanli  di  que'  luoghi  solto  il  noine 
di  coriii.  I  tramezzi  calcarei  che  osservo  nel  loro 
inlerno  lo  indussero  a  crederle  nuove  specie  di  or- 
toceraliti ;  non  oslanle  che  vi  avesse  egli  stesso  co- 
nosciulo  un'opercolo  che  chiudeva  1'  ultima,  creduta, 
concamerazione  (3j. 

Bisogna  avverlire  pero  che  1'  abb.  Forlis  sette 
anni  prima  di  pubblicarsi  la  disserlazione  de!  signor 
de  la  Peyrouse,  stainpava  in  Venezia,  i  suoi  Viaggi 
in  Dalmazia;  ne' quali  afeva  delto  che  «  passeggiando 
«  intorno  alle  abilazioni  di  Rogosniza  ,  mi  tocco  di 
«  scoprire  in  una  dura  roccia  niarmorea  un  fossile 
«  curioso,  molto  somii;liante  un  coriio;  e  mi  ricordo 
«  aver  osservalo  nel  museo  pubblico  di  sloria  natu- 
«  rale  in  Padova ,  un  pczzo  della  niedesima  specie 
((  sutto  il  tilolo  di  cornu  raccinum.  In  penso  lullavia 
«  che  il  fossile  ceratomorfo  di   Hogosoiza,  come  I'al- 

(1)  Ori^anic   remains  of  a  former  AVtulil.  torn.  3.  f>.  118, 

(2)  l>ict.    tliissiq.  (I' Hist.  nat.  voce   Hipiiurilu  ec.  ec. 
(Ij)   l'liili|i|)i   i'icDi   do   ia  I'cyrouse — de   iKivis  quibusdam 

i)illiuf.(,ruliluia  cc.    disfrtatiuiiciila.    Eriang    IISI. 


37 
tt  Iro  <li  PailoTci ,  sono  orloceratiti ,  di  eui  le  specie 
«  sono  oramai  perclule ,  o  i;he  sono  il  prodolLo  di 
s  piu  remoli  niari.  Direle  forse  die  il  uome  di  or- 
«  toccratile  non  si  adatia  ad  un  I'ossile  curvo:  io  soiio 
«  del  parer  voslro  ;  e  potele  cbiamarlo,  se  volele, 
«  campilocerales  (1)  ». 

Lo  stesso  sig.  Parkinson  cila  la  tav.  1*  ed  1!" 
della  Mantissa  di  Spada  (2),  come  corrispondenti  alle 
fli;ure  di  La  Pey(oii>t'  ,  e  descnlle  da  quell'  ilaliano 
aiiloie  nc'seguenli  termini  uLapides  monslrxiosi — ba- 
si  rolundata  in  medio  concava:  mar()ine  piano,  la- 
tiludine  unc  r.  longiludine  tine,  rii,  crass,  unc.n. 
jumenii  rnvjulam  repraescntaiiles,  in  conum  fastigiali, 
tribus  praeserlim  fusciis  antiqud^  parte  horizontaliler 
dislincta.  qiiarnm  umK/naoi/iie  verlicalibus  linois  striata 
est,  poslica  vero  linets  punier  terticalibus  donala  »  ec. 
Pare  cosi  che  la  priunla  di  scoperta  della  Ippurite 
appartenga  all'  Italia ,  e  non  gia  alia  Francia  come 
>uolsi   prelendere. 

Nel  1802  W.  Thompson  scrisse  uua  meraoria 
snpra  un  nuovo  fossile  detto  cornucopiae  (3j  da  lui 
Irovato  nel  calcario  di  Pachiuo  in  Sicilia  ;  e  qui'sto 
teslaceo  fu  percio  qui  cbiamato  per  mollo  tempo  cor- 
nucopiae di  Thompson  ;  e  collo  stesso  nome  se  iie 
niostravano  gli  esenijjlari  nel  gabinetto  del  cav.  Gioe- 
ni,  ogi;i  acquistalo   daila  nostra  universita. 

II  sig.  Parkinson  nel  secondo  volume  della  sua 
opera,   pubblioalo  uel  1808,   cosi  descrive  la  Ippuiile 


(1)  Viaggi   in   Dnliniisia — Vciit'zi.i    1174.   pag.    1i)9. 

(2)  Calal.  Lupiduiii  Vci'uu;uua>aai  uc.  _  Vciuuau   ilJ^, 
c  poi   1744. 

(;5)  .l.iiirnal  .le  IMiys.   1802,  lav.   54. 
•1        'J lansazitini   Gcolo^     di  Luiulra.    vul. 


38 

«  Conch iglia  drilla  o  conica,  inlernamenle  fornita  di 
«  Iramezzi  trasversi,  e  con  due  reste  lateral!  longitu- 
((  dinali  otluse  e  convergenti;  I'  ultima  camera  chiusa 
a  da  un' opercolo  ».  Siegue  indi  a  dare  la  sloria  della 
scoperta  di  essa,  non  che  dei  modi  con  che  e  stata 
riguardala,  ed  e  ferrao  a  non  considerarla  come  Or- 
toceratite.  Le  figure  che  egli  da  sono  copiate  da 
quelle  di  La  Peyrouse;  ma  delle  Ippurili ,  che  egli 
annunzia  arerne  gli  eSemplari  non  ne  da  alcun  di- 
segno  (1). 

Neila  collezione  del  marchese  di  Dree  si  anno- 
verano  tutte  le  varieta  descrille  da  La  Peyrouse,  avule 
dagli  stessi  sili  del  diparlimento  deii'Aude  (2). 

II  sig.  De  France  ,  nel  diz.  di  scien.  nat.  alia 
voce  Hippurite,  rapporta  sette  specie  di  questo  testa- 
ceo,  da  lui  attenlamenle  esaminate  e  descrille  sopra 
gli  slessi  esemplari  ,  ed  in  seguito  allre  tre  ne  ha 
rammenlato. 

Due  nuove  specie  ne  ha  nomenclato  il  sig,  Des 
Mulins  (3);  e  nel  1829  altre  ne  descrisse  il  sig.  De 
liuch  rinvenute  in  Germania  (A). 

II  sig.  Daubeny,  parlando  delle  Ippurili  di  Pa- 
chino ,  ne  atlrihuisce  la  scoperta  al  sig.  Thompson; 
egli  slesso  molli  individui  ne  ha  raccolto,  ed  aven- 
doli  donali  al  museo  dell'  universita  di  Cambridge,  si 
aspettava  che  il  sig.  Miller  polesse  dall'  esame  di 
essi  dar  degli  schiarimenti  sulla  slrullura  di  questi 
testacei;  non  e  a  mia  notizia  se  poi  in  efielto  il  sig. 
Miller  avesse  scrillo  sulle  Ippurili. 

(1)  Op.  cif.  vol.  2,  pag.  119,  e  seg. 

(2)  Miis.  mineral,  on.  pag.  64. 

(3)  D, — Laliechc^Man.   Geol.  p.  3o7. 

(4)  Bulcl.  bibliograf — Aiinal:  des  Sciens.  nal.  tom.XVlII. 


39 

li  sig.  Dufionoy  ne  ha  cilalo  ,  delle  specie  II. 
cornu  pasloris  di  Oes  Mulins  ,  in  cnorme  quanlila 
Del  lerreno  cretaceo  di  Perigueux  e  di  S.  Cyr  (1). 
II  sig.  Leopoltlo  Pilla  non  manca  di  rapporlarne  del 
tcrrcno  cretaceo  clrurio ,  ma  poco  acconce  ad  esscr 
definite  (2). — Di  allri  che  ban  fatlo  raenzione  di  Ip- 
purili,  e  che  non  son  torse  pochi  ,  non  ho  io  alcu- 
na  notizia. 

Fin  qui  non  si  e  tratlalo  che  del  rivenimenio  di 
questi  fossili  ;  i  sistematici  non  aveano  da  principio 
comparso  a  dar  loro  alcun  poslo  ;  si  comincio  dailo 
assegnare  ad  essi  an  noma  ,  e  quello  fu  scelto  di 
Ilippurites;  il  quale  quanlo  si  fosse  adallabile  ad  un 
teslaceo  ciiiodrico,  o  conico,  vuolo  dentro,  opercola- 
to ,  e  per  Io  piu  aggruppato  con  allri  del  genere 
stesso,  od  anche  diverso,  io  non  penso  di  esaniinare 
per  nulla.  Ma  venendo  al  poslo  che  nel  sislema  con- 
chiologico  doveva  oUenere,  gli  fu  dal  sig.  Lamaik 
assegnalo  fra  politalamacei:  avendo  egli  riguardalo 
gli  spazii  fra  1'  uno  e  1'  allro  tramezzo,  come  conca- 
merazioni,  e  trascurando  1'  esierno  del  teslaceo  man- 
cante  di  regolarila  di  forma,  di  levigalezza  e  di  ca- 
ratlere  qualsiasi  dislintivo  di  quella  famiglia.  Egli  ne 
da  la  seguente  descrizione  a  conchiglia  cilindraceo-co- 
((  nica ,  drilla  o  alquantc  inarcala  ,  moltiloculare  ,  a 
tt  tramezzi  trasversi.  Un  canale  inleriore  lalorale,  for- 
«  malo  da  due  reste  longitudinali  parallele,  oUuse  o 
«  convergenli.  L'  ultima  loggia  chiusa  da  un'  opcr- 
«  colo  (3)  ». 

Io  non    vorrci    comparir   cost    ardilo  da  rimpro- 

{K)  Geo!,  de    la  France  cc.  vol.  2,  p.  33,  e  36. 

(2)  Dislinziiinc  del  lerreno  ciriiria  oe.  pag.  G. 

(3)  Auiuiau.\  sans  vorlcbros.  vol.   Vll.   [(Uii.  S96. 


*0 

verare  per  qiieslo  il  grand'  uomo  dtl  suo  modo  di 
vedere:  e  mollopiu  quando  ttovo  die  coloro  i  quali 
hail  pensato  di  meglio  siiiiar  quesli  esseri  sono  in- 
ciampali  in  piu  serie  inavverl(  nze. 

II  sig.  Ducrotay  Ac  Blaiiiville,  credendo  di  rav- 
visare  analogia  fra  le  Badioliti  e  Ic  Ipptirili ,  non 
che  le  Sfeniliti  ec.  le  liuni  Uille  solto  un  nuovo  or- 
dine,  che  per  sccondo  appose  alia  ciasse  3*  Acepha- 
lophora^  col  lilolo  di  liudisla ,  e  colle  seguenli  de- 
scrizioni. 

«  liudista;  animalo  complelamonte  sconosciulo. 
«  Gonchiglia  doppia,  grossolana  ,  eslrriormonle  irre- 
c  golare  ,  formala  di  dvc  valve  inegualissime ,  senza 
«  cardine  ne  ligamento  ne  impressione  muscolare. 

«  Hippurite.  Animale  inlierameiite  ignoto.  Gon- 
«  chiglia  grossolana  ,  irregolare  ,  doppia  ,  aderente. 
«  La  Vdlva  inferiore  di  forma  conica  ,  piu  o  meno 
«  allungata,  che  comparisce  lalvolta  divisa,  in  certa 
«  parte  di  sua  eslensione  in  moite  logge ,  da  altret- 
«  lanti  Iramezzi  trasversi,  e  piovvediila  di  un  canale 
«  lalerale,  forrnato  da  due  reste  longitudiiiali  otluse, 
«  e  quasi  parallele.  La  valva  superiore  opercoli-for- 
5  me,  e  che  chiude  1' aperlura  dell' altra  >  (1).  E  nel 
quadro  del  nuovo  sistema,  amiesso  alia  sua  opera 
nel  quale  vanta  slabilimento  di  caratteri  inerenli , 
e  rigorosamenle  fondali  (2)  ^  pone  le  Hudisle,  co- 
me bivalvi  a  valve  chiuse,  cardine  posleriore  o  ana- 
/e,  conchigha  doppia  grossolana. 

(i)  Manuel  de  Malacoloftic  cc.  ec.  pag.   516. 

(2)  Table  synoptiqiie — d'  une  disposilion  sjslcmatiqiie  des 
coquilics,  asscz  ligoreusemenf  elablie  d'auprcs  les  caracleres 
qui  leur  sont  iniicrens,  et  cependant  de  manipre  a  concorder 
avec  la  classification  mctodiquc  dcs  aiiimaux  dont  ellcs  pio- 
vieiinent. 


Tali  idee  del  Blainvillc  sono  state  esallamente 
seguile  da'  com[)ilatori  del  Dizion.irio  classico  di  slo- 
ria  naturale,  all' arlicolo  llippiinte;  e  neila  lorza  edi* 
zione  del  reg7io  aniinale  del  barone  Guvier  ,  si  dice 
ugualmenle,  delle  Ippiirili,  di  cui  una  valva  o  conica 
0  cilindrica....  I' allra  falla  come  un' opercolo  (1). 

Si  vede  pero  chiaro  come  le  classificaiioni  del 
Blainville  sono  contradiltorie;  perche  menlre  in  una 
parte  dell'  opera  si  dicliiara  senza  cardino  ne  lign- 
menlo  (2),  nclla  lavoia  sinoltica  poi  si  rla  per  carat- 
terc  cardine  posteiioro  o  analeU  Ma  principaloiente 
impropiia  e  la  base  sulla  quale  esse  poggiano:  vale 
a  dire  chc  la  conchiylia  sia  bivalve. 

Bivalve,  un  teslaceo  costiluilo  di  un  tubo  piu  o 
mmo  ciiindrico,  piii  o  meno  conico,  con  un  opercolo 
iiiforine  chc  lo  cliiude  al  di  sopra?  Cos'  e  dunqiie 
una  vulva?  lo  domanderei  in  primal  Senliamolo  dai 
sistemalici.  «  Tcstarmn  nativa  paria ,  deter minatam 
fi(juram,  valvidas  ill  arum  sinistras  el  dexlras;  into- 
rius  dentatos  cardincs  ».  Sono  parole  del  gran  Lin- 
neo  (3).  Un  pajo  di  coper chi ^  egli  dice  ,  di  jiqiira 
determinata:  e  quesla  Ugura  dielro  la  parola  pajo, 
s'  inlende  che  non  dev'  cssere  mollo  dissiniile  iielle 
due  valve;  lanto  che  segue  a  dire,  valvo/e  sinislre  e 
desire;  e  finalmenle  the  son  provvednle  al  didenlro 
di  cardini  denlati.  E  per  allro  la  [);uola  laliiia  lesia 
per  se  slessa  mdica  coperchio  duro,  che  i  greci  cliia- 
mavano    «Tpccxo». 

Laniiirk    dcfinisce    ne'  seguenti    termini   le  valve 
delle    conchiglie.   «  Tutte  le  conchighlere    sono    ani- 


(1)  Regno  Animal  _  Tom.  2,  png.  IG.  Edit.  IJruxellcs. 

(2)  0,,.  cit.  p.  51G.  ^       ,  .,,    ,,:  (., 

(3)  Syst.  !Nal.   Vorincs  toslncna. 

6 


«  mali  testacei  ,  rivesliti  tli  una  scorza  solida  ,  ch'  e 
8  sempre  formata  di  due  pezzi  oppusti  I'uno  all'allro, 
c  e  costiluiscono  la  conchiglia  interamente  particolare 
«  a  quesli  animali  ))  e  segue  poi  a  dire  a  cosi  la  con- 
ic chiglia  delle  conchifere  e  essenziatmente  hivalve: 
«  essa  e  composta  di  due  pezzi  opposli,  quasi  sem- 
((  pre  giunti  insieme  vicino  la  loro  base,  per  mezzo 
«  di  un  ligamento  coriaceo ,  alquanto  corneo  ;  che 
«  per  la  sua  elasticila  lende  di  conlinuo  ad  aprire 
c  le  valve.  II  punto  di  unione  di  esse  si  verifica  so- 
ft pra  una  parte  del  loro  orlo,  e  presenla  una  cer- 
<  niera:  per  lo  piu  Irovasi  inollre  assodalo  da  detiti, 
«  o  prominenze  testacee,  che  alia  cerniera  apparlen- 
«  gono  (1)  ». 

II  sig.  Cuvier  cosi  ne  paria  «  La  conchiglia  si 
a  compone  essenzialmenlo  di  due  baltenti  di  cui  la 
((  cerniera  e  composta  di  un  piu  o  meno  gran  nu- 
«  mere  di  denli  e  di  lamine,  che  eulrano  in  fossette 
a  corrispondenti  (2). 

11  sig.  Denis  de  Monlfort ,  nel  seguito  a  Buffon, 
parlando  degli  acefali ,  dice  «  La  loro  conchiglia  c 
«  sempre  bivalve,  cioe  composta  di  due  pezzi  o  bat- 
«  tenli,  chiamati  vahe ,  articolali  Ira  se  per  gingli- 
«  mo,  ed  i  quali  si  pnssono  muovere  sopra  una  no- 
«  cella,  sovente  guernila  di  un  certo  numero  di  den- 
«  li;  VI  ha  allresi  presso  tale  nocella  un  ligamcnlo 
«  I'orlissimo,  sommameiile  elastico,  siluato  ordinaria- 
«  uiente  neli'eslenio  ». 

Ma  senliamolo  dallo  stcsso  Blainville  ,  ii  quale 
ne  fa  una    divisione  tauto  ricercula.    «  Le  conchiglie 


(1)  Op.  cit.   vol.   5.  pnii.   i\S: 

(2)  Op.  cit.  vol.  2,  1).'  74, 


13 

«  tuI)iilosc  son  quelle  il  di  cui    diametro    (rasvcrsale 

«  e  minore    considerevolinciile  del   knii^iludinale 

d  Le  non  lubulose  si  dividono  in  conchiglie  compo- 
d  ste  di  un  sol  pezzo,  e  sono  Ic  univalvi:  di  un  pczzo 
((  principalc  e  di  un'  accessorio  e  sono  le  subbivahi', 
«  di  due  pezzi  e  sono  le  bivalvi:  di  due  pezzi  e  un 
t  accessorio ,  e  sono  le  tubivalvi :  di  un  maggior 
«  numero  di  pezzi  e  sono  le  mtil/ivahi...Le  conchi- 
f  glie  bivalvi  sun  quelle  cbe,  come  lo  indica  il  ioro 
c  nome,  non  son  I'onnate  che  di  due  pezzi,  i  quali 
K  son  quasi  sempre  applicati  su  Inli  dell'  animale,  e 
a  costanlemento  in  un  rapporto  piu  o  meno  marcato 
«  cd  lali  stessi  (1). 

Or  come  va  che  dopo  queste  definizioni  dalle 
bivalvi,  si  e  poluto  concepire  che  lo  Ippurivili  potes- 
sero  associarvisi  ?  Gome  mai  un  tubo ,  a  che  si  ri- 
duce  in  efrello  tullo  il  leslaceo  di  questo  fossils,  non 
essendo  I' opercolo  che  una  semplice  appendice;  un 
tubo,  io  diceva ,  polosse  considerarsi  come  vahaf 
dov' e  la  forma  di  coperchio,  di  ballente,  di  valva? 
dove  il  ligamento  che  lo  unisce  all'  allra  compagna? 
dove  il  cardine?  caraltere  essenziale  delle  valve!  dove 
le  impression!  muscolan?  dove  finalmenle  la  lalerale 
siluazione  de' due  pezzi  voluta  dallo  slesso  Blainville? 

]3enche  del  luUo  igiiolo  sia  1' animale  dell' Ippu- 
rite  ,  pure  e  facile  a  slabilire  con  cerlezza  che  non 
era  esso  un'acefalo,  L' avere  un' opercolo  e  carallere 
de'  gasteropodi  che  Blainville  chianio  subbiralvi  (2), 
ed  Adanson  (l<Uo  a\ea  bitcslacei;  ed  inveio  sono  :;li 
acefali   che  lorniano  le  conchiglie  bivalvi.    «  TuUe  le 


■D" 


(1)  Op.  cit.  pag.  227. 

(2)  Op.   cit.    pa'-.   2W, 


44 

(  conchii^^lie  hivalvi  ,  a  qualchr  gonere  delle  molli- 
«  valvi  apparlengono  agli  acefali  »  dice  il  (]uvier  (1); 
e  cio  dipciule  dalla  sirutlura  del  loro  ampio  maiitel- 
jo,  die  nella  superficie  superiore  non  si  ridiice,  se 
non  ad   una  m»-nd)rana  sogreloria  di   materia  calcare. 

Se  il  lub(t  dclie  Ippuiili  sarcbbe  slalo  sempre 
conico.  e  alquanto  depresso,  allora  I'orse  potevan  esse 
avviciiiarsi  alle  radiulili,  ma  giammai  peio  alle  hi- 
valvi ,  per  tullo  quello  che  venghianio  di  dire:  falto 
sla  pero  che  le  specie  di  quella  forma  conica  e  bassa 
sono  assai  rare  ,  e  le  piij  coniuni  sono  all'  inconlro 
coslituile  da  tubi  ciliudnci,  e  luni;hi  spesso  da  iin 
piede  a  due  ,  ed  aiiclie  a  tre.  Qual  sorta  di  valva 
sarebbe  ella  questa  inferiore,  rispelto  alia  compagna, 
che  debbe  avere,  come  dice  lo  slesso  blainville,  co- 
slantemenle  un  rapporto  co' toi  deli' animale  in  com- 
pagnia  deli'allra,  che  vi  sta  ugualmenle  applicata  ! 
Ora  aitro  e  dire  dt/e  pezzi  i  quali  sono  sompre  ap- 
jilicati  a  tati  dell'  avimale ,  ed  allro  U7i  opercolo  che 
chiuds  I' animale  enlro  tin  lubo ;  fosse  slato  almeno 
il  tubo  accompagnalo  da  piccole  valve  ,  come  nelle 
clavagelle ,  forse  il  nome  di  bivalve  non  vi  sarebbe 
slato  male  adallo! 

Dippiii,  que'  tramozzi,  quelle  reste  longitudinali 
quale  analogia  presentavano  colle  conchiglie  bivalvi? 
Jjasciamo  che  il  sii;.  JJi  .-.hayts  le  riguardasse  come 
lanii7ie  di  uccresciinenlo  come  nelie  osiriche;  noi  ab^ 
biamo  dimoslrato  che  cpipsli  tramezzi  sono  formali 
da  lamine  calcari  semiluiiari  ,  a  bordi  generahncnte 
conv .ssi.  ed  indipeudenli  d.d  parole  inlerno  del  tu- 
be (2).  Uua  semplice  appeudice,  e  posso  heu  dire  poco 


(1)  Op.  cit.  vol.  2,  p.  13. 

(2)  It'  nil  nuovo  gciicre  di  Polipfljo  fossilo — Alii  Cloen. 
Vdl.   3,  bcric  2. 


significanle ,  ha  potato  pel  sig.  Blainville  stabilire 
una  divisione  detla  lubivahii,  e  separaria  dalle  bi- 
valvt,  e  due  reste  longiludinali  ,  e  talvolta  aoche 
tre  (1),  od  una  serie  di  tramezzi,  ohe  ha  illuso,  non 
diro  allri ,  un  Lamark  !  e  Car  prendere  per  concame- 
razioni  i  lore  inlervalli  ,  iion  bastano  per  separare 
d.illo  hivalvi  quesli  losiacoi  opercolali,  e  senza  nes- 
Suna  caralteristica  di  valve? 

Ma  giacche  puo  ognuiio  a  suo  modo  riguardare 
gli  essen  di  dul)i)io  carallcre,  ed  emanar  su  di  loro 
la  propria  opinii)ne,  voglio  anch' io  avanzare  la  raia 
sull'  animale  che  potova  I'abbricar  la  Ippurile;  e  pas- 
so  a  considerarne  ii  tiibo ,  1'  opercolo  ,  i  tramezzi  e 
le  reste  ;  per  venire  allc  conseguenze  che  natural- 
mente  ne  derivano. 

Testacei  tubifc^ri,  allro  che  gli  Annelidi,  noi  non 
conosciamo  fin'  ora,  se  su  ne  voglia  eccettuare  il  Den- 
tale  ,  perche  e  dubbio  tultavia  se  debba  agli  Anne- 
lidi riTerirsi,  e  si  vuole  riguardar  per  niollusco  I'ani- 
male  del  Vermelus,  come  fanno  molli  moderni  geo- 
logi  (2);  e  quesli  tubi  non  sono  formati  che  di  s(|tia- 
me  calcari  sovrapposle  le  une  alle  allre,  in  maggiore 
o  minora  quanlita;  per  cui,  ora  doppio  nc  e  il  pa- 
rete ,  era  tenue  e  fragile.  II  tubo  delle  Ippurili  a 
prima  giunta  senibra  formalo  di  robuste  file  longiln- 
dinali.  e  di  una  spesst-zza  che  supera  di  gran  hinga 
qualunque  iubo  di  aunetide.  Gnardando  pero  con  at- 
tenzione  in  taluni  di  essi ,  come  nella  Ippurile  che 
vado  ad  esporre  a'  vostri    sguardi ,  si  osserva  che  la 


(1)  Mom.  cil.  Aid    Gioen.  vol  3,  scr.  2,  lav.   2,  fiiru- 
r*.2,  i,  .S.  G.  " 

(2)  liliiiiulllo,  0[>.   cil.   pn^'.    iST,   c   s.>ij;uciili.      .    ,    ■     ' 


strultura  apparentemente  fibrosa  (I)  e  iin  resultato  di 
una  sovrapposizione  di  laminelte  obliquamenle  e  tra- 
sversalmente  disposte;  lalche  la  diflerenza  che  passa 
nella  disposizione  delle  lamine  calcari  de'  tubi  degli 
aonelidi  e  delle  ippuriti  consiste,  che  nei  primi  esse 
formano  una  serie  di  lamine  concentriche  intoino  al 
vuoto  del  tubo,  e  nolle  scconde,  che  esse  sono  tra- 
sversalmenle  disposte,  ed  a  guisa  di  raggi  inlorno 
al  vano  del  loro  tubo. 

Jl  Dentale  elelanlino  riunisce  quesle  due  strut- 
lure  nel  sue  tubo  ;  quolla  al  di  fuori  non  e  mollo 
dissimile  da  quella  delle  Ippuriti;  la  interna  e  a  la- 
mine concentriche  come  ne'Vermeli;  cio  che  li  Blain- 
ville  chiama  slrullura  fibrolamellosa;  e  a  dir  vero  la 
forma,  la  doppiezza,  la  struttura  d«l  dentale  elefan- 
tino  non  e  molto  lontana  da  quella  di  lalune  Ippu- 
riti; in  queste  pero,  oltre  ai  tramezzi,  havvi  un'oper- 
colo  robuslo  che  nianca  al  Dentale  ;  esso  ha  la  su- 
perficie  non  solo  bernoccoUita  e  con  alcuni  forami 
ed  incavature,  ma  in  laluni  individui  ha  una  promi- 
nenza  convessa  ,  ricuiva  al  quanlo  in  avanti;  e  lal- 
volta  nella  parte  inferiore  che  corrisponde  al  vuoto 
del  tubo,  si  irova  un'  allro  prolungamento  a  guisa  di 
roslro,  per  cui  da'  naluraiisli  biroslre  quest'  opercolo 
viene  appellato ,  e  perloche  de'  I'ossili  analoghi  alle 
ippuriti,  ove  quest'  opercolo  a  due  rostri  e  stato  Iro- 
vato  intiero,  si  e  fatto  un  nuovo  generc  detio  Biro- 
strites  (2).  In  molti  individui  1'  opercolo  e  piano;  non 

{\)  II  sig.  Blainvilie  parlando  Hi  qiiesta  strullura  dice: 
«  che  la  slrultura  fibrosa  la  romper  la  concliiglia  piu  facil- 
mente  nella  direzione  delle  fibre  che  in  quella  delle  lumine, 
pagiiia  87. 

(2)  Lamark.  vol.  VI,  parte  1,  p.  235^- Clainvillo  op. 
cit.  pag.  517. 


47 
dee  assiciirarsi  pero  essere  stato  sempfe  cosi  sin  dal 
principit),  porche  (al  rilrovasi  in  oggi;  imperocche  e 
ben  facile  che  il  rostro  sia  andato  via  per  smussa- 
mento,  o  per  urto  o  per  altra  qualsiasi  distrullrice 
cagione ;  ed  io  vi  faro  osservare  or  ora,  o  signori , 
le  Iracce  di  un'  oporcolo  ,  chc  doveva  avere  il  suo 
rostro  e  le  sue  convessila,  sebbene  in  oggi  spianato 
coinparisce  nella  supcrficie. 

Un'  operculo  non  inaoca  agli  annelidi  tubicolati; 
ed  in  testa  >d  Vcrmeto,  uno  se  ne  osserva ,  corneo 
bensi  e  debole  ma  complelo,  come  lo  chiaraa  Blain- 
ville  (1),  che  alia  morle  dell'  anin)ale  s' incontra  nel- 
r  abbandonalo  tubo,  divenulo  come  una  laminetta 
calcarea  fragilissima. 

Carattere  essenziale  dolle  Ippuriti  sono  i  traraez- 
zi ,  che  si  osservano  di  quando  in  quando  situali 
lungo  il  tubo  ,  con  varii  intervalli.  Lo  che  ,  come 
abbiara  delto  ha  fallo  rilerire  questi  testacei  a'  Poli' 
talamacei.  Ma  e  certo  d'  aitronde  che  non  di  raro 
ne'  tubi  degli  anneiidi  si  Irovano  di  tali  tramezzi , 
benche  di  strullura  differente  molto;  e  gli  animaletti 
son  pronti  a  formarii  quando  il  tubo  si  rompo  in 
qualche  parte  posteriorniente:  ollreche  come  ingros- 
sandosi  si  van  ritirando  dal  fondo,  cosi  abbandonano 
la  parte  piii  strelta  della  cavita,  ed  un  tramezzo  vi 
van  lasciando.  Giova  a  tal'  uopo  richiamare  alia  me- 
moria  qutd  che  ne  dice  il  colebre  Lamark  «  L'ani- 
«  male  della  Siliquaria  levandosi  di  silo  entro  ai  suo 
«  tubo,  vi  si  (rovan  qualdie  volta  do*  tramezzi  tra- 
«  sversi  (2).  E  parlaudo  delle  Serpule  »  i  tubi  che  esse 

(1)  V.  Duf^cs  obscrv.  sur  la  structure  cc.  de  I'Opprcn- 
le  cc.  Ann.il.  del  scicncrs  nalurclics,  lorn.  18,  p.  'i'M,  1821). 

Vi.)  Turn.  V.  p.  j;n. 


m 

«  abitano  sono  sempre  solidi  calcari,  apcrti  all;i  loro 
«  estremita  anleriore,  e  fissati  sopra  corpi  marini. 
«  Sono  ordiiiariamenle  conlornali  senza  rcgola:  piu 
a  attenuali  verso  la  loro  base  ,  ed  offrono  soventi 
«  voile  qualche  tramezzo  che  divide  posteriormenle 
((  la  loro  cavila  inleriore  in  qualche  loggia  ines'ia- 
B  le  (l)  ».  11  Blainville  nel  Fermetus  parla  pure  di 
tramezzi  non  pcrforali  verso  la  sommila  (2);  ed 
il  sig.  Philippi,  descrivendo  lo  stesso  vennetus  s'in- 
carica  del  caraltcre  de' tramezzi,  e  si  esprime  intus 
saepe  dissepimeniis  concuvis,  integris  ^  7ion  perfora- 
tis,  divisa  (3). 

Le  due,  o  tre  resle ,  finalmenle,  che  lungo  la 
parle  inlotna  del  lubo  si  discuprono,  non  possono  ad 
allro  attribuirsi,  che  a  parlicolar  forma  del!  aoimale 
che  vi  stava  denlro  ;  ed  al  quale  dovova  in  lulto 
adallarsi  il  lubo  che  lo  diTendeva.  Cosi  vediamo  noi 
in  molte  univalvi  ,  come  le  milre,  le  ovalelle  ec.  la 
colonnella  solcata  con  varie  slrie  baslanlemeule  ele- 
vate sopra  solchi  proFondi,  che  sono  dovule  alia  par- 
ticolar  forma  delie  ripirgalure  del  piede  del  vivenle 
abitalore.  Poleva  quiridi  benissimo  quello  della  Ippu- 
rite  avere  il  dorso  con  due  profoudi  solchi  che  fian- 
cheggiavano  un  bordo  sollevalo,  o  due  bordi,  quando 
ne  erano  i  solchi  longiludinali  ;  per  cui  la  scorza 
calcarea,  adaltandosi  a  tali  incavalure  dovea  prender 
la  forma  di  resle  immancabilmenlo. 

Or,  se  gli  anneliili  costruiscono  un  lubo  calca- 
reo,  e  vi  lasciano  spesso  de'  tramezzi ,  piii  o  meiio 
robust! :  se  hanno  un'  opercolo,  debole  bensi  raa  com- 


(1)  Tom.  V.  p.  358.    •   '     • 

(2)  Pag.  432. 

(5)  Enumcrat.  Molluscos.  ec.  pag.   Ifio. 


plelo:  se  nella  strufliira  molli  di  essi  quella  dolte 
ippurili  soniigliano  ,  perdu';  iion  |)o(eva  cssltl'  una 
parlioulafe  famii^lia  di  annclidi,  o  di  aiiimali  arialo- 
ghi,  quella  che  fabbricava  le  ippuriti?  Ed  esaniiiiando  • 
qucsto  argomenlo  per  escliisione  di  parti,  Irovianio 
che  un'  acefalo  ,  anche  sedenlario  ,  esser  noii  poleva 
1*  aniiDale  della  Ippurife:  e  lo  abbiamo  estesanienle 
provato:  un  gasleropode  ne  anche:  iie  fa  d'  uopo  ri- 
peteriie  le  cagioni  die  ognuno  a  colpo  d'  occbio  co- 
nosce:  e  saicbbe  superfluo  lo  enuiiieiare  gli  altri  or- 
dini  di  molluschi,  che  non  potevano  costruire  un  tubo 
come  e  qiiello  delie  Ippurili.  iNon  restano  cosi  che  i 
soli  aonelidi,  a'quali  possono  quesli  organici  fossili 
approssimare. 

Un'  aiiimalo,  pertanio,  subcilindrico,  con  due  sea- 
nelature  ncl  dorso  ordinariamente  :  foniilo  di  breve 
pallio  laterale  ,  a  niembrana  secretoria  del  calcarin , 
di  che  fabbricavasi  il  guscio  inlorno  intorno :  con 
opercolo  robusto  alia  parte  superiore  del  dorso,  a  di- 
fesa  della  testa  e  delle  parti  aiiteriori  del  corpo  ,  e 
che  crescendo  abbandonava  grado  grado  la  parte  in- 
feriore,  ed  un  frainezzo  vi  slabiliva  onde  appoggiarsi 
rinserrandosi  denlro,  poteva  facilmeute  formare  quel 
tubo,  che  oggi  Ippunte  vien  delto,  se  un' analogo 
vivente  fabbricalore  noi  osserviamo  negli  anaelidi  lu- 
bicolati. 

Resta  in  tal  modo  tolto  ogni  bisogno  di  sforzarsi 
a  far  resultare  valva  quella  che  non  e :  a  cbiamar 
valva  inferiore  un  IuIjo  pressoche  cilindrico,  e  lungo 
piu  piedi  talvolla,  senza  rintracciarvi  mai  il  primario 
carallcrc  delle  valve  ,  vale  a  dire  il  cardine  ,  la  di 
cui  forma  e  composizione  slabilisce  principalmente  i 
varii  generi  delle  bivalvi. 

11  barone   Do  Bucb,  vuol  riguardare  le  Ippurili, 

7 


50 
ed  anche  le  Rudiste,  per  Polipaj:  sara  sua  cura  il 
dimostrarlo.  Finche  non  si  conoscono  le  prove  per 
cui  ad  opera  di  polipi  riferir  debbesi  jl  teslaceo  di 
che  si  paria,  io  lo  rigiiardero  per  fabbrica  di  un'ani- 
male  opercolato,  cilindrico  ed  analogo  al  Vermelo. 

Venghiarao  ora  al  mio  fossile,  Esso  vi  sta  solto 
gii  occhi,  ed  io  ve  ne  presento  la  breve  descrizione, 

Ippurile,  che  difierisce  raoltissimo  da  quelle  che 
ordinariamenle  rinvengonsi  in  Pachino:  tanto  per  la 
figura ,  quanto  per  la  qualita  del  calcario  che  inve- 
stivala. 

La  sua  forma  e  di  cono  rovescio  ,  che  inclina 
al  quanto  a  curvarsi  ;  dalla  parte  leggermente  con- 
cava  e  piu  spianata  ,  mentre  dalla  parte  opposta  la 
convessita  si  continua  per  due  terzi  di  cerchio  rego- 
lare.  La  sua  base  e  ellitlica,  noo  piij  di  un  pollice 
nel  diametro  maggiore ;  ed  il  cono  va  gradatamente 
elargaadosi ,  finche  giunlo  a  cinque  pollici  e  mezzo 
dal  lato  coHvesso  ,  e  a  due  pollici  e  sei  linee  dal 
lalo  concavo,  presenta  in  taglio  obbliquo  ,  un' area 
ellittica  di  quatlro  pollici  nel  diametro  maggiore ,  e 
di  tre  circa  nel  minore. 

La  superficie  convessa  e  striata  da  un  gran  nu- 
mero  di  slretti  e  spessi  solchi;  e  fra  I'  uno  e  1'  altro 
di  essi,  Io  spazio  ne  e  scanelalo  appena.  Queslo  spa- 
zio  poi  non  e  piu  largo  di  mezza  linea  nella  parte 
piu  alta  della  Ippurite ,  e  va  decroscendo  come  si 
avvicioa  alia  base  ,  alia  quale  tendono  anch'  essi  le 
strie  ed  i  solchi  come  a  centre  coniune.  Nella  parte 
concava  ei  pare  che  la  spessezza  del  tubo  fosse  slata 
di  mollo  dirainuita  perche  di  esso  poche  tracoe  se 
ne  osservano  ,  ed  in  queste  si  ricouosce  appena  la 
struttura  striata. 

Quosta    struttura  poi  nella  paile   convessa ,  ove 


51 


Irovasi  Irasversalmente  rofta  ,  si  nsserva  cho  si  con- 
linua  per  tuKa  la  doppiezza  del  tuhn ;  si  puo  anzi 
dire  clie  esso  e  formalo  di  tante  lamine  disposte  a 
guisa  di  raggi,  la  di  cui  esterna  parle  forma  le  sca- 
nellature  delle  strie;  e  I'  inlervalio  fra  I'  una  e  I'allra, 
o  meglio  ,  la  loro  commissura  viene  espressa  al  di 
fiiori  da  piccoli  e  slretli  solchi.  Le  lamine  guardate 
allentamenle  compariscono  formate  di  microscopiche 
lameile  disposte  come  lo  piume  di  una  penna/  dai 
che  ne  segue  che  la  scanelatura  neile  cennate  strie 
al  di  fuori  non  e  che  lo  spazio  dclla  base  del  pic- 
colo triangolo  che  formano  Ic  lameile,  disposte  come 
di  sopra  si  e  detto.  I\e  questo  e  tulto  ;  le  cennate 
lamine,  colla  esposta  struttura  dardiforme,  non  sono 
ugualmente  direlte  verso  la  superficie  eslenore  ,  n^a 
alternano  una  coH'allra  nella  direzione:  talche  quelle 
che  presentano  all'  infuori  la  punta  dardiforme  hanno 
a  fianchi  quelle  che  I'  hanno  direlta  alia  parte  op- 
posta. 

La  slrullura  striata  della  nostra  Ippurite  nell'  e- 
sterno,  le  da  a  prima  giuota  1'  aspclto  di  un  Polipajo, 
che  ad  \iv\  AntophyUum  o  ad  un  C>jathophyUum  lo 
avvicinerebbe  ;  nel  guardarlo  pero  nella  parte  supe- 
liore,  r  occhio  esercitato  di  un  naturalists  vi  ricoiio- 
scc  le  Iracce,  non  solo  del  tubo  distinlo  ,  ma  del- 
r  opercolo,  accompagnando  i  giri  di  quella  specie  di 
scorza,  quasi  laminare ,  che  conlornano  la  bizzarra 
forma  di  questa  appendice  dell'  Ippurite. 

Avvicinando  questa  specie  a  quelle  descritle  dal 
sig.  Del'rance,  io  non  trovo  a  quale  potesse  riferirsi: 
ne  ad  alcuna  di  quelle  che  io  posseggo,  o  delle  al- 
tre  del  Gabinetlo  di  questa  Universita  si  rassomiglia, 
ne  a  tutic  quelle  tampnco  ohc  nel  Museo  della  Uni- 
versita di   Napoli  il  prof.  Scacchi  ha  collocalo;  deg- 


52 

gio  pertaiito  rivolgermi  alia  specie  descritla  dal  si- 
gnor  Calullo  (1),  alia  quale  par  che  si  avvicini  ,  e 
cbe  vien  descritla  dall'  autore  ne'  seguenti  termini, 
llippuriles  Fortisii,  nob.  Tav.  V.  f.  B.  b. 
Testa  elongato-conica,  curva:  sulcis  longitudina- 
lihus  crassis,  undatis,  varicosjs/  inferne  obliquo-lrun- 
c;tla--^dal  calcare  di  Ijor-joi. 

«  La  sua  forma  e  ([uella  di  un  cono  alquanio  cur- 
vato  ,    coHa    superficie    scanclata  e  fornita   di  cordoni 
si'gnati  essi  pure  da  un  soico  longitudinale  assai  piu 
tenue  degli  allri  che  circoscrivono  I'ampiezza  de'  cor- 
doni medesimi.   Ova  le  scanelature   compariscono  piii 
alTossate  i  cordoni    divengono   piii    ampli  e  raancano 
del    soico    longitudinale.   Le   piegature  ,    o  inflessioni 
trasversali,  cbe  si  osservano  sul  dorso  di  questa  spe- 
cie, e  che  prohabilmente  dipendouo  dall'acoresciniento 
del  gusoio  ,   danno  a'  solcbi   una    direzione    ondolata  ; 
carattere   che    non  si    scorge    nell'  individuo    figurat3 
dal  Fortis,  nel  quale  vi  manca  eziandio  una  forte  de- 
pressione  verso  I'apice  del  cono,  che  si  osserva  nel 
iioslro,  L'  aperlura  essendo  obbliqua  fa  si  che  la  su- 
perficie del  corpo    comparisce   per  un   ferso  piu  lun- 
ga,    e  per  un'  altro    piu  corla  ,  come  lo  indica  la  fi- 
gura  s  (  e  che  sorta  di  fi.;;ura  !!!  ).  k  Sulla  faccia  dell'a- 
pertura  non  si  scopre  alcun  segno  d' interna  configu- 
ra/ione  di  quel  fossile,  per  essere  tulla  la  cavila  riem- 
p'ula  del  materiale  calcareo,   nel  quale  osservansi  im- 
pastato  molte  bivalvi ,  che  si  potrebbero    paragooaro 
alia  f^enus  alpaghina  ». 

Voi  vedete,  o  Signori,  da  questa  descrizione  , 
non  che  dalia  pcasima  figura  cilata  .  esser  molte  le 
diU'erenze   cho  passaao  da  queaia    Ippunto  alia   mia. 

(1)  Saggio  di  Zoologia  I'ossik",  \<ns,.   11 L 


53 

La  superficie  della  mia  b  slriata  non  gi&  scanelata  e 
fornita  di  cordoni:  aon  ha  piegalure  o  in  flessioni 
Irasversali  sul  dorso  ;  e  lungi  di  essere  i  solchi  ia 
direzioiie  ondolala  ,  sono  retli  e  non  interrotti.  Ma 
siccome  in  altri  caralleri  si  rassomigliano,  e  per  noa 
accrescere  specie  per  poco  rimarchevoli  differenze , 
mi  conlento  di  riguardaria  come  una  variola  della 
Hippuriles  Foriisii  de!  (latullo,  e  determinaria  ne'ler* 
mmi  segueiiti. 

Hippuriles  Fortisii— Calullo — variefas. 
Tubo  conico  aiilice  Jeviler  concavo,  explanato  ;  po- 
slioe  convexo  slriato;  striis  longiludinaliler  excavatis, 
sulcis  minimis  dislinctis,  conlinuis  ,  reclis  ,  ad  basin 
directe  currenlibus  ;  basi  eliiplica  obliquo-lruncata. 
Operculo  explanato,  foraminibus  fere  obliteralis.— . 
Fossiie  del  caicario  crelaceo  di  Torcisi  presso  ludica. 


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PELU 

STOBU  DEIU  ZOOLOGIi  DI  SICILIl 

DEL  SEGOLO  XIX. 

MOVENDO 

DA  QUELLO  DEL  CHIARISSIMO 

PER 

CONTINUAZIONE 

I.ITTA  RELLA  SEDGTi  ORDINASU  DEI  24  A«08T0   18i8. 


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jfornando  ancor  perpnco,  o  signori,  a  dire  dei  lavori 

malacologici   della  egrt'gia  signora   Giannetla   Power, 

e  di  queJIi  precipuaoiente,   che  la  tanto    e  si  lunga- 

mente    agitata    quistione  del  parassitisrno    dell'  argo- 

nauta  riguardano,  giocoforza  e  lo  aggiungere,  che  lo 

illustre    Deshayes,    nelle   sue    aggiiinte   alia    classica 

opera  dell' immorlale  Lamarck,   di  tale  argomento  a 

diluDgo    accupaiidosi,  col  raccogliere  le  sparse  osser- 

vazioni  ed  i  falli    piu    importanti  ,    non  che  le  varie 

ragioni  in  assunto  con  sana  critica  discutendo,  onde 

rilevare  il  vero  ,  e  dopo    altenta    disamina    venire   a 

capo  di  risolvere  la  oscura  qiiistione  di  che  e  ccnn<i; 

i  I'elici  tentalivi  della  signora  Power  poneiido  in  cal- 

colo,   utili  a  schiarire  I'  argomento  li  estima:  ed  ecco 

le  sue  stesse   parole.   «  Madania    Power,  non  che  il 

«  sig.   Maravigna,   guidali  da  osservazioni  fatle  sur  i 

«  polpi  deir  argonaula    all' uscire  dagli  ovi,    apporta- 

«  rono  in  cotal  modo  alcuni  elemeuti  di  piii  alia  di- 

«  scussione    nella    quale    sono    intervonuti    Poli ,    de 

«  Fcrussac ,   il  sig.   Delle  Chiaje  ,    I' abbate    Kuiizani 

tt  e  moiti  altri  zoologisti  (1) . 

(1)  Agg.  a  Lan.k.  t.   II.   pg.   U1. 


S8 

E  di  vero,  il  socio  Maravigna  inolto  concorse 
alia  riuscita  dei  lavori  della  signora  Power  co'  suoi 
suggerimenli,  del  che  posso  renderne  fedele  leslimo- 
nianza,  che  spesse  fiale  cio  iolesi  dalia  slessa  nostra 
socia  affermare.  Ollre  a  cio  il  chiaris.  Maravigna  ua 
giudizioso  suiito  delle  sperienze  della  instancabile 
osservatrice  nel  giornale  del  gabinelto  lelterario  del- 
I'Accademia  Gioenia  piihblicava,  e  rendeva  per  octal 
mezzo  piii  chiare  e  me^lio  conosciute  quelle  eccel- 
lenli  osservazioni.  Cio  die  piu  monta  pero  si  e,  che 
il  chiarissimo  sig.  Deshayes  non  ha  conosciuto  tutte 
le  scoperle  della  nostra  socia  beneraerita,  e  quelle  io 
specialila  che  provano  la  facolla  che  possiede  il  polpo 
deir  argonaula  di  riprodurre  in  parte  la  sua  conchi- 
glia ,  quando  che  venisse  per  accidente  o  ad  arte 
guasla  e  rotta.  Che.se  tal  fal(o  egli  ignorato  non 
avesse,  non  avrebbe  al  ccrto  dotlo  che  «  d'allra  parte 
((  e  impossibile  di  amnicttere  con  la  signora  Power 
«  che  la  conchiglia  e  piodotia  originariamente  dal 
((  sacco  deir  ariimale  (1)  ».  Ed  avvegnache  sospinto 
dalia  forza  del  vero  abbia  chiuso  i  suoi  ragionari 
con  le  parole  di  appresso,  cioe  «  sebbene  per  quin- 
«  deci  anni  io  mi  sia  accordaio  con  1'  opinione  del 
«  sig.  de  Blainville,  io  1' abbandono  oggidi  in  forza 
«  dei  fatli  che  io  vengo  di  riferire  (2)  »,  tutiavia,  e 
d'  uopo  confessarlo  ,  come  in  allro  luogo  ho  delto  , 
che  di  tuUi  i  fatli  relativi  alia  quistione  in  discorso, 
quelli  che  la  nostra  socia  ha  dalo  chiaramente  a  di- 
vedere,  sono  i  piu  propri  ed  ucconci  a  risoivere  la 
inlralciata  quistione  di  che  si  e  falto  ragionamento. 


0)  L.  c.  pag.  350. 
(2)  L,  c.  ],ag.  354. 


59 

E  qiii  cader  farei,  o  signnri,  i  miei  ragionari  so- 
pra  un  eccellente  lavoro  pubblicalo  da  un  dolto  stra- 
niero,  che  fissa  un'  era  novella  per  la  malacologia 
della  Sicilia,  se,  a  chiudere  questo  primo  periodo 
della  nostrale  sforia  malacologica,  noii  mi  fosse  d'uo- 
po  accennare  alcune  altre  osservazioni  ,  deile  quali 
interessantissime  sono  quelle  rcse  di  ragioii  pubblica 
dal  chiarissimo  sig.  Canlraine  professore  di  zoologia 
all'  universila  di  Gand,  inseiite  ncl  iJulletlino  doll'Ac- 
cadeniia  di  Bruselles  nell'  anno  1S3S,  e  che  portario 
per  lilolo  —  Diagnoses  ou  descriptions  succincles  de 
quchiues  etipecos  noutellos  de  molhisr/ues,  qui  feront 
parlie  de  f  ouvrage:  Mulucologie  mcdilerraneenne  ei 
littorale ,  et  comparaison  des  coquilles  qu  on  trouve 
dans  les  collincs  subappenrmies  avec  cedes  qui  vi- 
venl  encore  dans  nos  niers. 

L'  opuscolo  di  cui  ho  falto  onorevole  menzione 
chiude  la  descrizione  circa  di  oUaiita  specie  nuove 
di  molluschi  viventi  e  fossili  rinveimli  dal  prelodato 
autore  in  Sicilia,  nel  regno  di  Napoli  ed  in  vari  al- 
Iri  luoghi  dell'  Italia,  lo  mi  fernio  per  poco  sulle 
specie  perlinenli  all'  isola  nostra  da  queslo  natiiralisla 
scoverle,  e  ihe  Irovansi  neH'opuscolo  indicate  breve- 
mente  descritte,  perocche  in  esso  I' autore  voile  alle 
diagnosi  ed  a  fugaci  descrizioni  restringersi  sollanlo, 
col  proponimento  di  render  viommeglio  intelligibili  e 
piii  dilTiisamenle  esposle  le  sue  osservazioni  in  uo 
lavoro  di  maggiore  eslenzione,  e  che  doveva  olTrire 
I'  imporlante  confronlo  delle  conchiglie  fossili  dei  ter- 
reni  subappennini  con  i  molluschi  che  vivono  ancora 
nelle  acque  del  Medilenaneo. 

I  molluschi  viveiili  scoverti  dal  sig.  Cantraine 
in  Sicilia  sono  \.  La  IJyalaea  vayinclla  del  sigoor 
Iloiiinghaus    chiamala    posleriormenle    H.    imcmala. 


60 

2.  Clausilia  rnacrostoma  ilal  sig.  Philippi  appellaSa 
syracusaiia,  poiche  igoorava  le  pubblicazioni  del  si- 
goor  Cantraine.  3.  Patudinaunicannaia,  Ja  quale  non 
differisce  dalla  P.  bicarinata  del  sig.  Desmoulins  che 
per  avere  una  sola  careua ,  ilomentre  1'  altra  ne  ha 
due,  e  che  io  credo  doversi  riguardare  qual  seraplice 
varieta.  4"  Cerilhium  ppJorilanum  che  vive  nei  due 
laghelti  presso  il  Faro  di  Messina.  5"  Terebratula 
scohinala  rinvenuta  nel   porto  di  Messiua. 

Le  specie  fossili  descritle  dallo  autore  sono  dei 
terreni  terziari  del  Peioro  —  cioe —  1.  Trochus  semi' 
granular  is.  2.  Turbo  carinalus.  3.  Turbo  pelorita- 
nus.  4-.  Olivia  Ottamana.  5.  Eulima  intermedia.  6. 
Fusus  coslulalus.  7.  Fusus  semicostalus.  8.  Emar- 
ginula  compressa.  9.  Pecten  subclavalus.  10. Limopsis 
Beinwardlii. 

Oltre  delle  specie  nuove  descritle  in  quell'  opu- 
scolo  estratto  dal  bollellino  dell'  accademia  di  Brusel- 
lex,  vi  si  conlengono  altre  osservazioui  di  qualche 
importanza  ed  ulilita  per  la  scienza.  Oosi  alcune  con- 
siderazioni  sul  suo  Pleurobranchus  testudinarius,  sulla 
riiinione  di   varie    specie  del     iien.    Trochus  in    una , 

cioe  del  Trochus  conidus  L. —  T .  Zizyphinus  L.  e  Lk 

T.  conuloides  Lk  — T.auratus  Costa  — T.  Smaragdus 
Costa  —  T.  conij'ormis  Bronn —  T.  quadricingulatus 
Bronn — T.  cingulatus  Bronn — T.  Laugieri  Pagr.  ec: 
nella  sola  specie  da  lui  chiamata  T.  polymorphus  , 
sebbene  a  mio  peasamento  taiune  delle  niensionate 
specie  dovranno  rimanere  iiuli^pensabilmente,  e  venir 
riguardate  come  tipi  speciali  ditl'erenti  e  ben  distinli, 
come  il  Tr.  Laugieri  I'agr.  ed  il  T.  cingulatus 
Brocc.  Inoltre  coiisigha  di  riunire  la  Eiilrma  dislorla 
di  Desh  CTlla  Eulima  nitida  di  Lk,  colla  //.  mtida 
dt  Brocc.  ec.  conservando  il  nuine  di  E.  distorta]  e 


6! 

ri^nardo  a  cio  io  ho  sempre  creduto  che  la  E.  di- 
sloi'la  di  Desh:  in  onla  a  quel  che  ne  pensa  il  chia- 
rissimo  Philip:,  fosse  un  giovanissimo  individuo  della 
Eulima  nilida  di  Lk.  possedendo  alcuui  individui  di 
quest'  ullima  specie  che  appresentano  la  forma  distor- 
la,  e  che  mostranu  i  passaggi  di  una  specie  ail'  al- 
Ira.  Riunisce  ancora  nulla  sola  specie  appellufa  da 
Olivi  Conus  ignobiUs  molte  allre  specie  che  debbonsi 
riguardare  come  varieta  di  quella.  Accenna  che  la 
Oimla  biroslris  di  Lk...  la  0.  birostris  di  Cosfa  ,  la 
Simnia  niceensis  di  Risso  son  da  valutarsi  come  si- 
nonirai  della  Ovula  spella  di  lA.  che  vive  nei  noslri 
mari  ,  e  come  individuo  giovane  di  tale  specie  hi 
Simnia  purpurea  dello  stesso  chiaris.  Risso — Riguar- 
da  qual  vero  bucciuo  la  specie  scoperta  e  descritla 
per  la  prima  volta  dal  Renieri  col  nome  di  Murex 
polilus.  e  poscia  dagli  autori  tenuto  per  ua  fuso,  o 
per  un  pleuroloma  — Avverte,  ne  so  coo  quanta  ra- 
gione,  che  la  Ranella  girjantea  di  Lk.,  che  vive  in 
Sicilia,  non  e  men  che  un  trilone — Descrive  ezian- 
dio  una  nuova  Siliquaria,  che  iotitola  al  chiaris:  prof. 
Costa,  di  cui  un  individuo  intero  ne  vide  nella  col- 
lezioue  di  quest'  ultimo  naturalista,  specie  piccola,  di 
rado  intera,  e  di  cui  io  fo  qui  paroia  per  essere  stata 
trovata  nei  mari  di  Sicilia  dal  mio  oruatissimo  amico 
sig.  barone  di  Mandralisca  alia  di  cui  generosila  io 
det)bo  r  individuo  bellissiuio  che  cuoservasi  net  mio 
Djuseo. 

All'inl'uori  dell'opuscolo  sopra  annunciate  io  non 
ho  avulo  per  le  maiii  altri  lavori  malacologici  riguur- 
danti  la  Sicilia  dell'  antinomato  aulon;  ;  emmi  noto 
pero  avere  egli  rinvenulo  nei  mari  di  Messina  alcune 
specie  s|)eltanli  alia  classe  dei  Pleropodi ,  come  la 
Hijalaea  gibbosa  di  Rang,  la  //.  Irinpinosa  di  Lesueur, 


62 

la  Cleodora  lanceolata  di  Peron  e  Lesneur,  la  C.  cu- 
spidata  di  Quoy  e  Gainiard,  la  C.spinifera  {Creseis) 
di  Rang,  la  C.  striata  (  Creseis  )  dello  slesso  au- 
tore  ec. 

Erano  in  tale  siato  le  cose  malacologiche  della 
Sicilia,  e  non  si  avea  che  sparse  notizie,  isolate  rao- 
nograCe,  ristrette  memorie  sui  molluschi  dell'  Isola, 
allorche  un  tedesco  di  alto  ingegno,  botanista  esperlo 
ed  abile  coltivalore  di  zoologia,  venuto  in  Sicilia  per 
crborizzarvi,  in  compagnia  dei  sig.  Foderico  Hoffman 
chiaro  nella  geologia ,  ed  Arnoldo  Hescher  von  der 
Linlh,  nel  setlembre  del  1830,  ponendo  da  parte  le 
sue  bolaniche  ricerche,  prese  tosto  vaghezza  di  ri- 
ceicare  e  studiare  i  molluschi  vivenli  e  fossili  di 
Sicilia,  e  vi  dimoro  sino  all'aprile  del  1832.  Postosi 
in  relazione  coi  dolti  zoologisti  siciliani,  sludiaudo  le 
lore  collezioni,  ricevendo  dai  medesimi  ottirai  schia- 
rimenti,  visitando  i  van  tcrreni  onde  raccogliere  le 
fossili  conchiirlie  di  cui  la  nostra  terra  nalia  dovi- 
ziosissima  si  mostra,  percorrendo  presso  che  tutte  le 
nostre  spiagge,  frugandovi  grande  numero  di  mollu- 
schi nudi  e  conchileri,  riloruo  in  patria  ricco  di  co- 
noscenze  malacologiche  alia  Sicilia  relative,  e  fornilo 
di  eslesa  e  pregevoie  colhzione.  E  non  trovando  cola 
penurla  di  libri  da  consultare,  musei  ridondanli  di 
oggetli  d' ogni  localila,  coi  quali  potere  istituire  esatti 
confronli,  e  col  soccorso  di  schiarimei.li  oltenuli  da 
dntii  zoologisti  oltramontani,  per  ogni  verso  incorag- 
gialo ,  sprovveduto  non  essendo  per  altro  ,  come  da 
me  si  e  delto,  di  quell' acume  d' ingegno  e  di  quel 
taiento  di  osservazione,  che  non  a  tutti  e  concesso,  a 
comporre  e  scrivere  si  accinse  un  libro  di  malaco- 
logia  siciliana,  che  puhlilico  due  anni  dopo  in  Ber- 
lino,  da  cui  grande   onoie    loruogli  ,  e  in  progress© 


63 

n  nni  pervenuto  ci  ha  sorvito  di  guida  nelle  nosire 
ulteriori  malacologiche  ricerche.  Ma,  e  che  poteva 
mancare,  o  signori,  al  chiarissimo  autore  di  quell'o- 
pera  per  condurla  loJcvolmente  a  compimento?  Egli 
ebbe  a  piu  doppi  quei  mezzi  che  noi  del  tutlo  ed 
invano  agogniamo  per  giungere  alia  prefissa  mela. 
E  per  ultimo  oiiori  e  ricompense,  che  ollremonli  la- 
vori  s*i  grandi,  si  bilii,  e  che  costano  lunghe  fatiche 
sono  universalmenteapprezzatijdomentre  qui,  o  signori, 
perinetlete  ch'  io  il  dica,  questi  lavon  iiiedesimi  cou- 
cepiti  e  spesso  condolli  I'elicempnte  a  termine  in 
oala  alia  piu  fatale  panuria  de'  mezzi  piii  ulili  e  ne- 
cessari .  sovente  mossero  sollanlo  i  pochissimi  cl)ia« 
ro-veggenli  a  freddissima  laude  o  a  inero  compati- 
raenlo,  i  pochi  che  slanno  sulla  iinea  della  medio- 
crita  non  polerono  smuovere  dalla  piu  riprovcvole 
iudiffereoza,  e  I'  universalila  eccilarooo  ad  un  sorriso 
di  umilianle  disprezzo  !  Manco  male  che  in  mezzo  a 
voi  rannicchiati  in  questo  sanluario  del  vero  sapere 
la  vostra  sapiente  almosfera  ci  difeode  dai  peslit'eri 
soffii  della  maldicenza  e  del  ddeggiamento.  E  tor- 
nando  al  proposito  noslio,  T  opera  del  sig.  Philippi 
porta  per  tilolo  —  Imumorafio  molluscorum  Sicilide 
cum  mventimn  ,  turn  in  lellure  (eriiaria  fossil ium  , 
quae  in  iionero  sua  obserDuvil  li.  A.  Plulippi — Ba- 
rolino  1830.  Oneslo  chiarissimo  malacolngista  si  pro- 
pone di  descrivere  i  molluscbi  nudi  o  conchiferi  vi- 
venli  della  bicilia,  non  che  le  coiichii:;lie  (ossiii  che 
caratlerizzano  i  terreni  ter/.iari  di  qiiesi' Isola.  SarcbSc 
veramoiile  riuscita  piu  utile  quell'  opi-ra  ,  se  accinto 
ei  si  fosse  a  descrivere  lutte  le  altre  conchiglie  che 
ron  apparlengouo  ai  soli  Icrreni  di  torziaria  forma- 
zione,  come  si  e  tcnlalo  in  progrcsso  di  fare.  Esclude 
ed  a  ragione  da!  novero  dci  niolluschi  i  polilalnmici, 


64 

cbe  non  spettano  alia  serie  malacologica.  Nella  mia 
descrizione  delle  conchiglie  fossili  di  Gravitelli  presso 
Messina  ho  sposlo  la  serie  delle  osservazioiii  che 
condussero  il  chiarissimo  Dujardin  a  contrastare  ed 
abbaltere  la  opinione  dei  signori  di  Ferussac  e  d'Or- 
bigny  inlorno  ai  foramiiiiferi  o  polilaiamici,  ed  a  for- 
mare  una  classe  di  questi  zoofiti  che  chiamo  Rizo- 
podi.  Per  ragioni  non  meno  potenli  omise  di  occu- 
parsi  dei  tunicati  del  sig.  Lamarck.  Per  i  moliuschi 
Dudi  il  chiaro  aulore  sperando  che  il  suo  amico  A. 
W.  F.  Schulfz,  che  dimoro  qualche  tempo  in  Sici- 
lia,  si  assumesse  lo  impeguo  di  descriverii  e  noto- 
mizzarii,  si  limito  alia  sola  indicazione  dei  mede- 
simi. 

Dopo  la  introduzione  ,  un  indice  generale  dei 
moliuschi  viventi  e  fossili  da  cominciamento  alia  de- 
scrizione speciale  di  pssi. 

/I  sisteraa  secondo  cui  vengono  classiCcati  e 
quello  del  sig.  Lamarck  ,  non  gia  ,  dice  V  autore  , 
perche  io  lo  tenghi  per  lo  migliore  ,  ma  perohe  le 
opere  di  quel  soramo  sono  piu  dilTuse  ed  universal- 
mente  note.  Proponesi  eziandio  descrivere  le  specie 
piij  volgari,  e  piu  diffusamente  le  meno  conosciule, 
afSnche  i  discenti  trovino  piii  agovole  la  via  alia 
conoscenza  di  esse.  E  vi  scorgi  in  effetlo  indicate  le 
varie  locniila,  ogni  variola  di  colorito,  di  forma,  di 
ela  ec.  E  d'  uopo  e  confessare  che  degna  di  lode  e 
di  ammirazione  e  la  chiarezza,  la  precisione,  la  esat- 
lezza  delle  sue  descrizioai,  non  omellendo  lodare  per 
anco  lo  avere  usato  per  essere  inJelligibile  a  lulli 
con  casligalezza  e  correltamenle  la  robusla  laconica 
lingua  di  Tullio;  talche  in  somma  per  le  sue  accu- 
rate osservazioni  spesso  le  gradazioni   lutte  ed  i  pas- 


saggi  di  una  specie  all'  allra  nnnolando,  lu  vedi  spe- 
cie, come  diverse  riguardale  dagli  aulori,  ridolle  a 
variela  di  una  specie  sola,  e  tal' altra  volta,  benche 
raramenle,   in  una  piii  specie  .separate  e  dislinte. 

1  nioliuschi  vivonli  assommano  a  610  ed  a  367 
i  fossili.  Alcune  specie  non  furono  dali'  aulore  ve- 
dule,  e  pubhiicolle  come  siciliaiie  snil' asscrliva  allrui, 
allre  le  vide  nolle  cnllezioni  de'  noslrali,  Varii 
fTenori  niiovi  istitui,  de'  quali  alcuiii,  e  principalmenle 
il  genere  Chenopus,  slali  sono  aniniessi  nella  scieoza, 
ed  il  chiariss.  Deshayes  fa  dell'  iillimo  nolle  sue 
classiche  aggianle  all'  opera  del  sigaor  Lamarck  lo- 
devole  disamina.  Mollissime  specie  nuove  rinvenne 
ed  accuralamenle  desorisse,  ed  e  nostro  debito  indi- 
carle  qui  di  volo. 

La  prima  classe  o  gli  Acefali  comprende  50  ge- 
neri  de'  quali  due  nuovi,  cioe  il  gen,  Bornia  che  si 
e  vodulo  dappui  essere  identico  al  gen.  Kellia  di 
Turton,  ed  il  genere   Ptychina. 

Tra  i  generi  delle  fossili  conchiglie,  che  corri- 
spondono  a  quelli  delle  viventi,  liavvene  sei  di  cui 
Je  specie  sono  eslinle  ne'  mari  di  Sicilia,  e  Ira  quelli 
delle  viventi  selte.  di  cui  alcuna  specie  fossile  non 
rinvionosi   ne'  noslri  terrtni. 

Gli  Acefali  viventi  giungono  a  167,  del  pari  che 
i  fossili.  Tra  i  primi  liavvene  26  novellamenle  dal- 
r  antore  descrille,  cioe;  Erycina  ovala,  Bornia  cor- 
buloides,  B.  iiiflala,  B.  spininuhnn,  f^ciiorupis  de- 
eussata,  Psammohia  discors,  Tellina  Coslac,  Diph- 
donla  apicalis,  Lucina  rommutata,  Lucina  ?  bipar- 
iita,  L.  frayUifi^  L.  ?  ohlojirja,  Donacilla  Lamarckh, 
Pisidivin  auHlrnIo,  Cyllicroa  apicalis^  f^enus  incouipta, 
Cardinin    minimum^     CardUa    aculeala,   C.  cordis, 

9 


C6 
Peclunculus  Unealiis,  Nncnla  PoUi,  Unio  GarycUac, 
Ostrea  depreisa,  Anoinia  scabrella,  A.  polymorpha. 

Le  specie  nuove  spttlanti  agli  Acel'ali  I'ossilj 
sono  19. — Aspery ilium  mam'cu/alufn,  Solen  tenuis, 
Panopaca  Bwonae,  Analifia  oblonya,  A.  ?  pusilla, 
Erycina  pusilla,  E.?  anodoii,  Bornia  complanata, 
Ply  china  biplicala,  Pandora  ?  aequivalvis^  Tellina 
pusilla,  T.  pburosticia,  Diplodonla  ddalala ,  Pec- 
lunculus minutus,  P.  pyyinwus^  Nucnla  lenuis,  Mo- 
diola  incurvala,  Pectim  Alosui,  Plicatuta  mytilina. 

La  classe  de'  Ikacliiopodi  contieiie  Ire  generi  — 
Terehratula  ,  Thecidea,  Crania  —  Le  specie  vivenli 
sono  8,  fra  le  quali  nuove  la  Terebratula  delruncala, 
T.  lunifera,  e  la  T.  seminulum.  Le  fossili  sono  7, 
delle  quali  una  nuova,  la  Terebralula  eusticta. 

Quatlro  generi  si  Irovatm  classati  tra  i  Pleropodi 
—  Hyalaea,  Cleodora,  Cymbulia,  Odonlidmm,  e  4 
specie  vivenli,  delle  quali  nuova  \  Odontidium  ruyu- 
losum,   con  allrellanli   fossili. 

La  classe  de'  Gasteropodi  chiude  88  gesieri,  del 
quali  34  Ira  i  vivenli  non  si  Irovano  fossili,  e  Ira  i 
fossili  6  bi  Irovano  e>liiili,  Le  specie  vivenli  assom- 
inano  a  327,  e  le  nuove  doscrille  sono  —  Euplocam- 
pus  croceus,  Chiton  Polii,  C.  varieyalus,  Patella 
fragilis,  P.  Garnolii,  Tylodina  Bafinesfpiii,  Emaryi- 
mila  cancellala,  E.  eapuliformiH,  Fissurella  yibba, 
Calyplraca  vnlyaris,  Bulla  mumUlata,  B.  scmU'ulcala, 
Nolurchus  pvnclatus,  Purviacella  varieyala.  Helix 
Paciniana,  II.  Giohmanni,  II.  Py7-amis,  Carorolla 
selimmlina,  C .  Seyeslana,  C.  Garyollae,  C.  liutbata, 
C.  turrila,  Clausitia  syracusana,  (la  quale  come  si 
disse  avanli  e  la  C.  macrosloma  di  Cantraine )  , 
C.     a/Jims,     G.     seplcinpUcala,     Bultnius     rupestiis, 


67 

Phyaa  rwularh,  liiHuoa  carmala,  R.  truncata,  li. 
radiate,  //.  cimjidala,  li.  yranuUita,  R.  excavata, 
R.  pusilla,  R.  punctuhim,  R.  striata,  R.  clomjala^ 
Melania  Campanellae,  M.  rvfa,  31.  pallida,  M. 
scalaris,  Nerita  meridionalis,  Natica  mlcrmcdia^ 
Sitjureliis  pers/ncuus,  Tornaiella  ?  clalhrata,  Tro- 
c/ius  lawif/atns ,  T.  leucopkaeus,  T.  (lUttudauri^ 
Cerilhium  lacteum  C.  trdmcatum,  Pleuroloina  vane- 
gatiim.  P.  firacile,  P.  laevigatiini,  P.  rude,  Fusus 
squamvtosiis,  Pyrula  aquamulata,  Buccinum  variabile, 
R.  candidissiinum,  R    miinmnm. 

I  Gasleropodi  fossil i  raccliiudono  172  specie, 
dellw  qiiali  \c  iviove  sono  qiiollp  di  appresso — Helix 
sphcroidca,  l^alvala  Hlriata,  Rissoa  pukhclla,  R.  la- 
bmla,  R  reticulata,  3Ielania  acicitla,  TroclmsmUlejra- 
nus,  T.  evomphalus,  T.  suturalis,  T.  cinclus,  Fusus 
ec/ilnatits,  Fusus  costatus,  Clienopns  pes  Graculi,  Pur- 
pura Cyclopum,  Buccinum  yranuhlum,  Conus  hwnilis. 
Ill  (piesUi  classe  \'  aulore  riporla  due  geuen  nuovi, 
il  gen.   Euphcavius,  ed  il  gen.  Ckenopus. 

Tra  i  Cefalopodi  stanno  k  generi  soltanto  viventi, 
c  dieci  specie.  Gli  Eleropodi  ne  compreiidono  due 
solamoiite  viventi,  di  cui  una  dall'  aulore  scoverla, 
la  Ptcrotrachea  Hippocampus. 

Alia  fine  in  una  prima  appendice  tralla  del  gon. 
Dcntalium  che  conliene  la  de>crizione  di  7  specie, 
fra  le  quali  una  nuova,  il  D.  pusillnm,  e  9  alio  slalo 
fossile.  Nclla  secouda  appendice  vengon  compresi  i 
Cirripedi  in  8  generi,  de'  quali  le  specie  vivenli  al 
numero  di  H,  e  sei  le  fossili.  Tra  le  viventi  figurano 
come  nuove  il  Balanus  ?  intcrmcdius ,  il  Pyn/oma 
sulcatum,  c  1'  Alepas  minuta ;  e  tra  Ic  fossili  lo  Chta- 
malus  (jig as. 


68 

Fra  lulte  Ic  specie  se  ne  Irovano  tafune  che 
]'  aulore  non  pole  determinare  piu  spcsso  a  causa 
della  sconservazione  degli   esomplari. 

Chiude  1'  eccellenle  libro  un  indice  alfabetico  di 
tutte  le  specie  e  de'  luro  sinonimi,  e  dodici  lavole 
litografiche  dali'  aulore  disegnale  sulla  piclra  colla 
piu  desiderabiie  diligenza.  ed  in  alcuiie  copie  minia- 
te, e  die  conlengoiin  2G7  figure,  nou  lasciano  a  de- 
siderare  alia  migfiort-  inlelligenza  delle  specie  nuove, 
e  di  quelle  che  per  lo  innanzi  non  erano  slate  bene 
descrille,   ne   figurale    moglio. 

Or  queslo  libro,   che  coloro  i  qiiali  inlander  vo- 
gliono  a  coltivare  la  malacologia  siciliana,  dovrcbbero 
ad  ogni    costo    procurarsi    eii    allentamente  slmiiare, 
conliene,  in  onla  alia  somma  accuratezza  dell'  aulore 
ed  ai  lungo  Iravaglio  che  v'  impiego,  molli  errori  che 
le  ulleriori    ossorvazioni    de'  malacologisti  siciliuni,   e 
quelle  dello  slesso  Philippi    disvelarono,  conciossiache 
alcuni  generi,  come  il  gen.  Bornia,   Euplocamus  cc. 
trovavansi  anleriormeiUe    fissati  nella  scienza,  e  mol- 
lissime  specie  (  delle  nuove  parlando  )  erano  stale  da 
allri  dolli  con  precedenza  coiiosciule  e  descrille.   Oio 
pero    avviene  seuipre,    ed  a  chicchesia,  non  potendo 
un  uorno,    per    quanlo    eslesa  si  fosse  la  sfera  delle 
sue  conoscenze,   Irovarsi  a  notizia  di  tulle  le  scoverle 
del  giorno,  che  oggi  maravigliosamenle  molliplicansi 
per  I'  ardore  con  cui  le  scienze   nalurali  coltivansi,  e 
di  quelle  precipuamente  che  le  dislanze,  le  difTerenze 
dei  linguaggi,  e  la  penunu  delle  corrispuiidcnze  Ian- 
no  rin)anere    spesso    lungo    tempo    ignorale.   Ma  cio 
nulla  delrae  al  rnerilo  ed  alia  riputazione  del  ledesco 
malacologisla,    che   seppe  nella  l)reve  sua  diniora  in 
Sicilia  far  tesoro    di    tanle    belle  aooverlc,  ed  evilaie 


69 

mollissinii  crriiri,  nci  qoali  un  allro ,  privo  da' suoi 
mozzi  c  con  ineno  sagacia  di  lui,  sartbbe  iadubitu- 
tamenle  cadulo. 

Sarcbbe  veramente  inio  debilo,  non  essendo  que- 
sto  mio  l^rospetlo  una  nuda  e  sterile  storia  scompa- 
gnata  d'  analisi,  moslrare  quali  e  quante  mende  nel- 
r  opera  di  cui  si  e  f'atto  parola  s'  inconlrano,  ma 
alcunc  di  esse  sono  stale  dai  malacologisti  Sicilian! 
iielie  varie  loro  inenidrie  rilevate  c  coirelte,  ed  allre 
dallo  slesso  aulore  in  un  secoiido  volume  della  pre- 
lodala  opera  pubblicato  all'  incirra  olto  anni  dopo  ; 
per  lo  che  dovondo  lenervi  in  progresso  ragionamento 
e  di  quelle  memorie,  e  di  queslo  ultimo  libro,  an- 
dro  cosi  mauo  a  mano  spnncndo  gli  errori  di  cui  ho 
delto,   e  gli  ammendameiili  cho  vi  si  apportarono. 

Or  dopo  le  innunierefoli  ricerche  e  le  aioltiplici 
osservazioni  del  chiariss.  Philippi,  sembrava  restasse 
poco  a  fare  ai  nostrali  zoologisli  onde  la  malacologia 
siciliaiia  pienamente  ilhislrare.  Ma  la  nostra  bell'  isola, 
questa  terra  benedetta,  su  cui  riposo  lieto  lo  sguar- 
do  di  Die ,  in  lutlo  e  dapertutlo  feracissima  e 
ricca  si  appalesa ,  ed  agli  occhi  dell'  avido  natura- 
lista  amplissimo  canipo  schiude  d'  interraiuabili  tesori 
naturali ,  ed  ampia  niesse  ollerisce  di  belle  e  sempre 
rinascpnti  scoverte.  Si  ;  cssa  e  inesauiibile  e  riunisce 
ill  so  i  pill  stupeiidi  lenomcni,  e  serbu  inliniti  oggetti 
nieravigliosamente  svariati,  quanto  i  mezzi  e  le  forze 
che  impiego  nalura  a  produrli.  Essa  poi  uon  e  stata 
tiugata,  sludiala,  conteinplata  abbaslanza,  e  quiudi 
noil  e  da  far  le  maraviglie,  se  poscia  agli  egregii 
lavori  del  Philippi,  die  parova  segnassero  una  meta 
agli  slorzi  dei  zuolugisli  die  si  sono  dtlla  malacologia 
siciliana    occupali    i  uuslri  dutti  connazioiiali,  sicuri  di 


non  essere  esaurita  la  sorgenle  delle  malacologiche 
scoverte,  invecechc  scoraggiarsi,  abballersi,  ripreseio 
nuova  lena,  molliplicarono  le  loro  ricerche,  a  nuovo 
esame  le  cose  gia  vedute  e  con  poca  accuratezza 
sludiale  soUoposero,  ed  aggiunsero  una  considerevole 
somma  e  sorprendenle  ancora  di  osservazioni  e  di 
ritrovamenti,  a  quanto  aveva  il  tedesco  autore  pub- 
blicato  nel  suo  primo  volume  della  Fauna  malacolo- 
gica  siciliana ;  ed  eccomi  in  comprova  di  quanto  ho 
asserito  la  sloria  analilica  di  quanli  opuscoli,  niemo- 
rie,  monografie  ec.  son  venuti  fuori  da  quell'  epoca 
a  questa  parte. 

Di  gia,  0  signori,  la  riputazione  della  nostra  ia- 
clila  Accademia  essendo  in  alto  saiita,  ed  il  suo  nome 
fatlosi  oramai  gigante,  sorpassando  i  monli  e  valicando 
i  mari,  erasi  difTuso  per  I' orbe  scientifico,  e  i  som- 
mi  della  dotta  Eurapa  venivano  alia  perfine  in  cono- 
scimento  di  taluni  uomini  chiarissimi,  che  dopo  aver 
fondalo  questa  Societa,  Senza  mezzi  e  col  solo  con- 
forto  che  prova  colui  che  sente  vivo  amore  per  le 
scienze,  si  affaticavano  a  manlenerla  in  vita  ed  a 
crescerne  a  piu  doppii  la  riuomanza  ;  e  li  ohiama- 
vano  a  formar  parte  dei  loro  assembramenti,  a  co- 
municare  ai  loro  congressi  le  loro  scoverle,  i  ritro- 
vamenti del  loro  ingegno,  i  loro  pensamenli  ;  e  fu 
percio  che  il  chiariss.  socio  M;iravigna  un  catalogo 
presentava  al  cougresso  degli  scienziati  in  (Clermont- 
Ferrand  de'  molluschi  della  Sicilia  come  un  sunlo  di 
un'  opera  grandiosa  che  divisava  in  allora  pubblicare 
di  malacologia  siciliana. 

Quel  catalogo  pubblicalo  in  un  colle  altre  me- 
morie  dal  prof.  Maravigna  a  Parigi  nel  1838(1)  ,  chiude 

(1)  Meoioires  pour  sprvir  n  I'  Iiistoire  iialurelle  dc  la  Sicile 
ec.  Paris  chez  J.  U.  liaillierc  }83S. 


7! 

\2'^  generi,  e  AS9  specie,  cioe  Cefalopodi  9,  Ptero- 
j)0(li  4,  Gasteropudi  296,  Acefali  167,  Girropodi  13. 
Ij  aulore  non  tratla  pero  che  del  soli  molluschi  vi- 
venli  dolla  Sicilia,  e  iiulica  non  solo  i  conchiferi,  ma 
qiielli  ancora  che  sono  afTatlo  spiovveduli  di  conchi- 
j^lie,  0  ne  hanno  una  inleinamenle.  Ligio  a  quanto 
aveva  emesso  nella  inlrodiizione  alia  malacologia  si- 
ciliana  da  lui  puhblicala  negli  alii  della  nostra  sociela, 
e  di  ciii  ho  f'allo  in  allro  luogo  parola,  cioe  voIeDdo, 
per  quanto  lo  slalo  dclle  conoscenze  lo  comportasse, 
porre  un  I'reno,  coin' cgli  ha  delto,  alia  sniania  di 
crear  nuovi  generi,  spesso  slaluendoli  sur  elemonli 
variahili,  incostanti  e  di  poco  rilievo,  cio  che  ingar- 
hijglia  la  scienza,  inveceche  agevolare  ed  appianare 
Ja  via  alia  conoscenza  degl'  innunierevoli  esseri  che 
la  serie  zoologica  coslituiscono  ;  e  volendo  eziandio 
ravvicinarsi  in  qualche  modo  alia  seniplicila  linnea- 
i)a  ;  riunisce  al  gen.  BuUmiis  il  gen.  Achalina, 
Cochlicopa  ec.  ;  al  gen.  P^erila,  il  gen.  I\erilma;  al 
gen.  7'roc/ius ,  i  generi  Turbo,  Monodonla,  Solarium, 
Delphmula  ;  al  gen.  Murcx,  i  gen.  Ranolla,  Triloii; 
al  gen.  Mtjlilus  ,  il  giMi.  Modiola\  e  Qnalmente  al 
gen.  Venus,   il  gen.   Cijth^rea. 

Varie  sono  poi  le  .specie  che  in  questo  catalogo 
Cgnrano  come  Irovate  la  prima  vollii  in  Sicilia  dal 
prof.  Maravigna,  cio  che  reude  quel  lavoro  intercs- 
sanle  per  avere  accresciuto  di  ahpianle  specie  il  nu- 
mero  de'  molluschi  viveiili  dolla  Siciiia.  Arrogi  a  cio, 
che  primo  pregio  di  sid'alta  produ/jono  scientifica  si 
e,  che  le  specie  indicate  sono  quelle  tulle  che  I'au- 
tore  pole  con  certezza  assorire  di  esscr  trovafe  e  vi- 
vere  nei  Icrreni,  nelle  acque  doici  e  nel  triplice 
marc  dcH'  isola  nostra  ;  cd  cgli  mcdcsimo  afTerma  lo 


nt 

scopo  prinoipale  del  suo  calalogo  esser  quelle  di  far 
conoscere  le  conchiglie  proprio  della  Sicilia,  e  suila 
di  cui  localila  aveva  poluto  acquislare  delie  prove 
jrrefragabili  (1). 

Or  poco  prima  del  tempo  in  cui  il  chiariss.  prof. 
Maravignaprespiilava  al  cnngressode'  naturalisli  fraucesi 
il  cataiogo  antidtjUo,  ciuo  nel  falalissimo  anno  1837, 
in  cui  r  orribile  asialico  flageilo  fra  le  migliaja  di 
villime  faceva  cadere  le  teste  piij  illustri  della  Sici- 
e  le  pill  benemerite  e  care  alia  republica  delle  lellere, 
rapi  ancora  ai  vivenli  I'  esimio  barone  Anlonino  Bi- 
vona,  e  la  nalurale  storia  siciliana  perde  in  quel- 
r  uomo  uno  de'  suoi  piu  ardili,  instancabili  e  i'elici 
collivalori  ;  ed  in  quel  tempo,  in  quell' anno  stesso 
e  noto,  dice  1'  oltimo  suo  ilglio,  «  ch'  egli  lavorava  alia 
))  Licbeiiografia  e  Muscologia  sicuia ;  ed  e  pur  noto 
))  oh'  egli  dovea  pubblicare  un  quinto  manipolo  di 
))  piante  rare,  oltre  ad  una  monografia  delle  quercie 
»  sicule  (2).  ))  E  morendo  il  valenluomo  lasciava  al 
chiaro  figlio  i  suoi  lavori  botaiiici  inedili,  non  cbe 
nioiti  allri  allinenti  alia  sicuia  malacologia.  Per  !o  che, 
compreso  di  venerazinne  e  rispeltoso  afielto  verso  il 
diletto  genilore,  a  scrivere  il  di  lui  ineritalo  elogio  si 
accinse,  ed  a  pubblicare  le  sue  osservazioni  e  scovcrle 
malacologiche.  Questi  lavori  po.>liimi,  che  accennai 
allorche  di  quel  dollo  botanico  e  malacologisla  vi 
tenni    ragioiiamenlo ,  e  di    alcune  sue  produzioni  nel 

(1)  Memoiros    pour    servir    a    1'  hisloire  naturellc  de  la 
Sicile  ec.  Pans'  1838,  p.ig.  Hi. 

(2)  Geiieri  e  specie    di    mollusclii    dpi   linroiic  Anlonino 

Civona  e  Bcrnardi  oc.^ iaviiri    |)Osluini    piiLblicili    da!   liijlio 

Andrea  ec.  Gioruale  delle  Scienze,  lotterc  cd  art!  per  la  Si- 
eilia. 


73 

Drincipio  t]\  qnesto  artlnnio,  Fiirono  resi  di  ptibblica 
ragione  nel  1838  in  Palermo  nel  giornale  di  scienze, 
Jetlere  ed  arli  per  la  Sicilia.  II  barone  Bivona  figlio 
fece  precedere  alle  osservazioni  del  padre  una  prefa- 
zione  in  cui  ,  dopo  aver  detlo  de'  lavori  l)otanici  di 
Jui,  spone  lo  slalo  in  che  rinvenne  la  parte  mala'-ologi- 
ca  del  rnuseo  zoolngi^n  del  padre  suo ,  che  coslituivasi 
di  ricca  colJe/ione  di  conchigiie,  e  di  molliiscbi  ma- 
niti  di  tali  invilnppi  e  sprovvoduti  dei  medesimi,  rac- 
colti  in  Palermo,  non  che  in  varii  luoghi  di  Sicilia 
ed  in  Napoli  ancori,  distribuiti  secondo  il  metodo  del 
sig.  IjHinark.  Paria  del  numero  dejlo  specie  fossili  e 
vivenli,  del  modo  col  quale  trovavansi  disposte.  e  ra- 
giona  dei  manuscrilti  I'rulto  deiie  lucubrazioni  di  quel 
dotto,  di  cui  le  scoperte  vanlaggiarono  la  malacologica 
scienza.  «  Da  tali  manuscrilti,  dice  il  Bivona  figlio  (1), 
))  si  scorge  evidentemente  mio  padre  avere  inteso  alia 
»  formazione  di  un  calalogo  sistemalico  e  ragionalo 
))  di  tutli  questi  oggetti  da  lui  acquistati  .  s  II  lavoro 
pero  non  fu  porfato  dal  lodato  autore  a  compimento  ; 
]|  figlio  voleva  lerminare  I'  utile  impresa  alia  quale 
il  padre  erasi  accinto  ,  ma  ne  'I  distolse  il  pensiero 
che ,  ((  sebbene  questi  avesse  mollo  sludiato  sui  mol- 
»  iuschi  de'  noslri  niari.  pur  molto  avea  ancora  a  fare 
J)  sulia  loro  anatofnia(2)  »  e  qnindi  oontentossi  estrar- 
re  da  quell'  opera  taiuiii  generi  e  specie  nuove,  e 
inalamente  conosciute,  e  pubblicarle,  corredandole  di 
taluiie  sue  osservazioni  ed  annolazioni,  aggiungendovi 
le  sue  scoperte  ;  ed  avvegnachc  persutiso  si  fosse  di 
quaiito  attesc  le  coudizioai  in  cui  viviamo,  le  noslre 

(1)  I.  c.  pag.  ii. 

(2)  I.  c. 

10 


74 

scoperle  siano  dubbie,  come  le  tante  volte  ho  io 
apertamenle  dichiaralo  nei  miei  travagli  zoologici, 
pure  si  determiiio  a  tale  pubblicazione  conforlalo  da 
quella  giusla  idea,  che,  ritardando  di  mollo  simdi  pub- 
biicuzioiii,  un  lale  rilardo  e  spesso  cagione  di  privarci 
dell'  anteriorila  delle  nostre  scoperle, 

Ecco  ora  un  sunlo  delle  nuove  osservazioni  con- 
teuule  in  quella  niemoria. 

Pria  d'  ogni  allro    vengono  sposli  i  caratteri   di 
un  nuovo  genere  di  conchifiUe   appartenenle  alia  fa- 
viiglia  delle  Turbinacee  del  sig.  De  Lamarck.  Questo 
genere,  die  l'  autorc  appella  Lossostoma  (Loxostorna), 
comprende    sei  specie,    che  vengono  chiamale  Loxo- 
storna cancellata ,    L.  tereiicosla,  L.  pimclulaia,  L. 
denticulus,    L.  auriscalpium,    L.  undata,  e  le  quali 
sono    vere   Jiissoe.    Se    pero    il  genere  antidello   non 
puo    restare    nella    scienza ,   perocche  il  gen.   Rissoa 
era  slalo  fissalo  con  anlicipazione    dal    chiariss.   Fre- 
menville,    pur   non    di    manco  all' egregio  Bivona ,  a 
queslo  soaimo  ed  oculalissimo  naluralista,  come  a  ra- 
gione  ebbe  a  cbiamarlo   il  chiariss.   Philippi ,   la  piii 
esalta  descrizione  si  dee  deli'  animale  delle  Hissoarie, 
avvegnache     coaosciuto  egli  non  abbia  cio  che  si  era 
tentalo  su  tale  argomenlo  da   allri  dolli ;    conciossia- 
che  prima  di   lui  imperl'etle    ed  incomplete  nozioni  si 
aveano  sull'  organizzazmne  di  quell' animale,  e  piace- 
mi  ad  onore    dell'  esimio    naluralista  della  Sicilia,  ed 
in  cumprova  del  mn>  dire,  ripeleii-  quanlo  a  quesl'  uopo 
medesimo  scrisse  li  chiariss.   Philippi  uel  secondo  vo- 
lume della  sua  fauna  sicula,   ed  ail'  arlicolo  liissoa  (1). 
))  Primus    descnplionem    auimalis    exactam    dedit   cl. 

(1)  pag,  m. 


75 
K  Bivona,    qiiem    scientiae    morluiim  omncs  dolemus, 
s   in   Generi  e  specie  di  inollusclu  ec.  et  quidem   sub 
»  nomine    Loxostoma.    Hoc     nomine    in  nianuscriplis 
M   suis  jam    1831,   uIjI    I'anormi   ctim    eo    consiieludi- 
»    nem   rrcqiienlem   liabcbam,   iiUihalnr,    operum     De- 
»   smareslii,    Payraiideau    ec.     ii^narus,    dciiide    1832 
»   Mcapoli   cum   certiorom   feci,    Loxoslnmala   sua    sub 
»   nomine  Rissoarum  dislincla    esse.  Hoc    monendudi 
»  erat,   ne  quis  summuin   Siciliae  virunn     in    historia 
»   naluraii   vilnperet  de   novo  nomine.     DfSfriptionern 
J)  animalis  ipsis  vorbi^    viri    oculalissiini    dalio,    quia 
»   com    observalionil)iis     meis    congriia    ost,     figuras 
J)   moas  apponens.  «    Cosi  vediamo  qualcho  volta    gli 
oltramonlani  a  malgrado  di  loro  coslretti  dalla    forza 
del  vero,   rendore  la  davuta  lode  ai  dotti  della  Sicilia, 
che  spesso    ebboro    a    soffrire    a    lorlo     I'  oltraggioso 
rimprovero  d'incipaci   i^d  oziosi.   Adunqiie    la    Loxo- 
stoma cancellata  e  la   Ilissoa  Calathiscun  di   Laskey, 
la  Lox:  tereticosla    e    la  R.  Montagui  di    Paix.  ,  la 
Lox:  punclulata  e  la  Ris:  coslata  di  Desm.  la  Lox^ 
undata  e  la  R.  radiala  di   Phil:  ec. 

Segue  a  questo  primo  arlicolo  un  secondo  in 
cui  aicune  specie  nuove  di  P/fl«ro/owe  descrivonsi  delle 
quail  la  prima,  cioe  la  P.  widali-ritga,  e  bellissima 
e  grande,  ma  non  appartiene  nlla  Sii'ilia,  o  si  rin- 
viene  fossilc  a  Taranlo.  Le  allre  sor.o  la  VLvirgala 
la  PL  prnpiiiqita,  la  PL  vuliihia,  la  PL  versicolor, 
la  PL  ehnrnca,  chi«  e  la  PL  tncniala  di  Desh.,  la 
Pi.  subecaudata,  o  la  PL  in/ermodia  vivi-nli  nel  ma- 
ri  della  Sicilia,  airinl'uori  della  prima  che  non  e  sta- 
ta  rinventila  se  non  se  alio  stato  di  fnssilizzazione.TI 
barone  Bivona  figlio  aggiunse  in  queslo  lavoro  allre 
Ire  Pleurolome  da  lui  scoverto;  la  prima  e  appellala 


76 

PI:  similis,  trovala  nel  museo  del  padre,  senza  che 
vi  fosse  indicala  la  localila,  vivenle,  distinta  dalla  P/: 
undali-juga  alia  quale  si  assoasiglia.  II  mio  ornatis- 
sinio  amico  sig/  Domenico  Testa  Irovonne  due  indi- 
vidui  vivenli  in  Palermo,  ed  io  I' ho  rinvenulo  alio 
slalo  fossile  uNizzeili.  I)i  cio  renderassi  piij  esleso  con- 
lo  nella  conlinuazione  delle  mie  memorie  di  malaco- 
logia  siciliana.  La  secoiida  e  \a  Pleuroloma  car  mala, 
veramenle  nuova,  e  per  lale  riconosciula  e  riporlala 
dal  chiariss.  Phil.-  nel  seoondo  volume  della  sua  enu- 
merazioue  dei  molluschi  dell' una  e  dall'altra  Sicilia, 
e  da  queslo  dollo  figurata  meglio.  II  Bivona  trasan- 
do  di  scrivere  se  fosse  vivente  o  fossile,  e  non  pole 
indicarue  la  localila.  Dal  Philippi  fu  rinvenula  iu  Ca- 
labria e  da  me  in  Sicilia.  La  lerza  e  appellala  P(: 
cincta,  rarissima  e  trovasi  fossile  presso  Palermo  ai 
Ficarazzelli.  L'  ultima  porta  il  noma  del  chiariss:  Gav. 
Prof.  Maravigiia,  ma  era  stata  coo  precedenza  scover- 
la  e  descritla  dal  chiariss:  prof.  Arcangelo  Scacchi 
da  JNapoli  col   iiome  di  PI:  elegans. 

Compie  la  pregevole  mamoria  la  descrizione  di 
alcune  specie  imove  del  genere  Fusus  di  Lamarck, 
e  di  alcune  allre  del  gen;  Cerilhium  di  AdansoD. 
Delle  prime.  Ire  furono  scoperte  dal  Bivona  padre,  ed 
una  dal  liglio,  cioe  1.  Fusus  striareUus,  che  non  e 
un  fuso,  ma  una  Pleuroloma  conosciula  dall'egregio 
Scacchi  e  distiiila  da  queslu  naluralista  col  nome  di 
PI.  Coluirmae;  2,  Fusus  cancellalus,  specie  idontica 
al  Fusus  eckinalus  {Murex)  di  Sowerby;  3.  Fusus 
squamosus,  che  e  il  Fusus-  lamellosus  {Murex)  di 
De  Lrisloforis  et  Jan;  A.  Fusus  juvenis  che  appar- 
tiene  al  Bivona  figlio,  e  che  I'  aulore  confessa  di  es- 
sergli  aenibrald  (jioram  nsoiiiplarc,  il  solo  che    trovo 


77 
nel  muspo  del  padre  suo,  piuUosto,  che  pervenulo  alio 
slato  acliiUo  . 

Le  iiijove  specie  del  gen.  Cerithium  sono  due, 
una  descrilla  dal  padro  ,  I'  altra  dal  flglio  ;  la  prima 
e  .'ippullala  CeritJiiurn  niveum ,  ma  fu  conosciula  pri- 
ma dal  sig.  Philippi,  che  chiamolla  C.  lactmim ;  la 
seconda  vien  nomala  Cerithium  protraclum,  che  vive 
nel   mare  di   Palermo. 

E  ili  tin  nuovo  genere  di  conchiglie  appartenente 
alia  sezione  seconda  dcUe  Canalifpre  dd  sig.  De  La- 
marck, si  occu[)a  r  aiililodalo  Bivona  figlio  in  un  ar- 
ticolo  inserito  siol  (liornale  di  scienze,  lettere  «d  arti 
per  la  Sicilia(l),  che  porta  il  nome  del  sig.  Marcel- 
lo  Fardella  duca  di  Cumia,  e  viene  Gumia  appellala. 
La  specie  sola  per  la  quale  qneslo  nuovo  genere  e 
slalo  fissalo,  nnn  e  nuova,  ma  conosciula  sotto  il  nome 
di  Banella  lanceolala  di  Menke,  avvegnacche  1'  aulore 
nuova  la  credosse,  e  la  chiamasse  Cumia  decussata. 
Queslo  genere  e  stato  slatuilo  sopra  una  disposizione 
parlicolare  delle  varici,  ma  quesla  disposizione  noa  e 
di  talc  imporlanza,  e  cosi  ne  ha  pensato  il  sig.  Phi- 
Jippi,   da  necessitare  la  creazione  di  un  genere  novello. 

E  qui  dobbiam  lener  ragionamenlo  di  uu  altro 
lavoro  cleir  egrcgio  barone  Bivona  figlio  pubblicato 
neir  anno  18159  nello  slesso  giornale  lelterario  dalla 
Sicilia.  Esso  porta  per  tilolo — Nuovi  molluschi  ier- 
reslri  e  flumatili  del  dinlorni  di  Palermo  ritrovati  e 
descritti  dal  barone  Andrea  Bivona — Si  descrive 
pria  di  tutto  in  quella  memoria  una  specie  di  Ciclade^ 
dair  autore  chiamala  (,'gclas  Ddi?igoli  dal  nome  del  lago 
in  che  rinviensi.    Pur  questa  specie  Ja  esso  lui  tro- 

(I)  "S.  ISO. 


78 
vata  per  la  prima  volta  in  Sicilia  non  e  nuova,    ma 
identica  alia  Cijclas  calyculata  di  Draparn,  ;  indi  viene 
trallata  una  specie  nuova  del  ^en:  y^72c?//w.s,appellala 
Ancylus  Tinei,  dedicala  all'  illustre  Direllore  dell'or- 
lo  botanico  di   Palermo  Prof.   Gav.  Vincenzo    Tineo; 
poscia   ragionasi  del  gen.    Testacella,  e  vi  si  descri- 
ve  una  nuova  specie  che  ha  nonie  T.   sicula;  ma  si 
e  trovalo   dappoi  fsseie  invece  una  Vilrina,    cine  la 
Vilrina  elongata  di  Drap.  ;  1'  aulore  passa  in  seguito 
a  sporre  i  caralleri  di  aicune  nuove  specie  di  Elici, 
cioe  1.    Helix  unifasciula,  che,giusla  le  ossorvazioni 
del  chiaris.  sig.  Domenico  Testa,     vive    nelK;  allure 
di  roonte  Pellegiino  in  Palermo,   2.    La    H.    Parla- 
toris,  pubblicata  pria  nell'  Occhio  giornale di scienze, 
amena  letter alur a  e  belle  arti  in  Palermo  (1),  specie 
disliulissima,   veramenle  singolarp,  riporlata  dal    sig. 
Philippi  e  nel  secondo  volume  della  di  lui  opera    fi- 
gurata,  che  rinvienesi  a  Palermo  nel    monle    Cuccio 
ed  in  quello  di   Busambra,   e  di  cui  una  variela  piu 
piccola  ed  alquanlo  conve>sa  al  di  sopra,   1' aulore  ne 
indica;   3.   La  H.  Mandralisci.  che  e  I'  H:  fulva   di 
Muller;  4.  L'  H:  Granatelli  che  e  I'  //.•   aculeata    di 
Muller;   moslra  per  ultimo  che  il  Bulimus    rupestris 
di   Philippi  e  una  vera  Pupa,  e  descrive  una    specie 
nuova  del  gen.  Bulimus  che  chiama   B.    subdiaphw 
mis,   la  stessa  cosa  che  il  B.  liiieatus  diDrap.,  ossia 
Piipula  lineala  di   Pfeiffer. 

Aggiunge  infiue  la  descrizione  di  una  nnova  C«- 
rena,,  che  chiama  djrena  panormitana,  e  la  quale 
del  pari  che  la  B,  Gemmellari  di  Phil,  si  allontana 
dal  caraltere  assegnato  a  questo  genere  dal  Lamarck 

(1)  K.  9. 


79 
e  da  aliri  aulori  per  la  (Jisposizione  dei  denti,  do- 
meiilre  essa  avvicinasi  mollissimo  alle  Cicladi,  diffe- 
rendone  solamenle  pei  deiUi  cardinal!  abbaslanza  svi- 
luppati,  pei  laterali  slriali  o  deiiteliali  ec.  Tale  specie, 
fiis.sile  del  pari  che  liitte  le  allre  specie  di  Cirene 
liiiora  conosciute  in  Europa,  Irovasi  in  Palermo  a 
monle  Pollegrino. 

Di  alira  niemoria  iiupnrlanio  arricchiva  il  barone 
Andrea  Bivona  la  malacologia  della  feiolia  pubblicala 
iiel  1840  per  Je  Efli'mendi  scieniifiche  e  letterarie 
per  la  Sicilia  (  fasoic.  74- )  col  lilolo  di  appresso  :  La 
Ire  specie  di  Varmacelle  pubblicale  dal  Philippi  sono 
i?ivece  ire  specie  di  Umaci.  Qu-^slo  atleulo  inalaco- 
logisla,  resosi  accorlo  drilo  sbaglio  in  cui  erano  ca« 
duti  il  Philippi  e  lo  Scbullz,  si  affreltava  a  snaenlire 
qiianlo  da  quesli  zoologisli  era  slalo  emesso  in  riguar- 
do  alia  Parmacelta  della  Sicilia,  e  dimostrava  chiara- 
menle  che  lali  inolluschi  sono  tre  Limaccie,  delie  quaii, 
due  furono  descrilte  per  la  prima  voila  dal  chiariss. 
Drapanieaud,  cioe  il  Limax  marginatum ,  qAW  Limax 
varierjatus  :,  I' alira  opino  il  Bivona  iiititolaria  alio 
JScliuJtz,  e  nomolla  Liinax  SchuUzii.  Le  Parinacelle, 
come  la  rifloUere  giuslaincnle  il  Bivuiia,  sono  mollu- 
schi  rarissimi,  e  pna  del  Philippi  non  >i  era  rilrovala 
da  Olivier  che  una  specie  nclla  Mtsopotamia.  In  Si- 
cilia  un  tal  genere  e  inconosciuto.  Le  osservazioni 
dello  egregio  Bivona  sono  incontrastabili,  e  lo  slesso 
sig.  Philippi  le  ha  sanzionale,  coaie  si  vedra  in  pro- 
gresso,  nel  secondo  volutne  della  sua  fauna  dell'  una 
e  dell'  alira  Sicilia.  La  memoria  in  csame  e  ancor 
pill  inleressanle,  pcrche  chiude  in  una  nota  talune 
osscrv.izioni  pregevoli  del  Bivona  padre  inlorno  alia 
sUuUura  degli    organt    inlerai,    non    che  alie  run/..uni 


80 

di  taluni  di  quesli  organi  negli  animali  spellanli  al 
genere  Lima ,  Si  parla  eziandio  nella  niemoria  di 
che  e  discorso  di  una  nuova  specie  del  gen.  Pupa 
che  chiamasi  P.  conlorta,  e  deila  quale  raulorecesse 
la  scovorla  all' ornatissimo  prof.   Galcara. 

Kon  sono  quesli  peri)  o  Signori,  i  solilavori  ma- 
lacologici  del  chiaro  bfirone  Andrea  Bivona,  ailre  pro- 
duzioni  del  di  lui  ingegno  versalo  nella  maiacologia 
mi  somminislreranno  sufTicionle  materia  ad  interes- 
sante  disamina;  per  ora  i'ordine  cronologico,  che  mi 
son  proposlo  serbare  nel  discorrere  la  storia  della  ma- 
iacologia siciliana,  rai  spinge  a  darvi  nolizia  di  alcu- 
ne  osservazioni  malacologiche  relative  alia  Sicilia  del 
chiarissimo  prof.  Oronzio  Costa  ed  inserite  nolla  cor- 
rispondenza  Zoologica  da  lui  redatta  e  pubblicata  ia 
Napoli   nel   1839. 

E  primamente  scendo  a  favellare  di  una  descri- 
zione  di  una  nuova  specie  di  Testaceo  della  famiglia 
ds'  Capidoidei ,  e  del  gen.  Calyptraea  dallo  stesso 
aulore  veduta  per  la  prima  volla  nella  collezione  del- 
r  Abbate  Gulladauro  casinese,  della  quale  ignorava  la 
localita,  ma  che  si  e  veduto  dappoi  appartenere  ai 
mari  della  Sicilia  e  del   Regno  di  Napoli. 

Premesse  alcune  idee  general!  direlte  a  raosfrare 
i  caratleri  che  le  Calillree  dislinguono  dalle  Crept' 
dule,  passa  a  dire  della  nuova  conchiglia  alia  quale 
non  da  nome  alcuno;  e  che,  ragionevolmenle  non  po- 
tendo  alle  Crepidule,  no  ai  Clipei,  ne  alio  SeUaree 
lifcrire,  e  solo  rilrovando  alcun  che  di  rapporto  colle 
(hditlree,  e  cio  fondatamente,  senza  pero  poterla  ri- 
guardare  come  specie  spellaate  a  quest'  ultimo  gene- 
re,  ne  da  ampia  descrizione.  Che  se  il  sig.  Philip- 
pi  crede  dalla  forma  singolare  della  conchiglia  in  esa- 


81 
me.  pnter  oavaro  caratlori  siifTicipnli  alia  creazione  di 
nil  niiovo  i^eiiero  die  appollo  Thi/rous  e  la  specie 
Tlijjrmis  paradoxus;  i^ioco  forza  e  convonire  dclla 
rai;ionevolezza  dc' (Jubhii  eniess:  da!  chiarissirno  Cosfa 
siilla  deterniinazione  iienerioa  di  qiidja  conchiglia, 
die,  moslrandosi  allc  Cohlfr"{>  ;  (Tine,  non  poleva  pe- 
ro  classarsi   tra  le  specie  di  questa  Camiiilia. 

Ora  qui  in  a^^miigo,  e  cio  senW)ra[iii  non  inu- 
lile  alia  malac()lo<jia  sicula,  no  al  niio  lavoro  scon- 
vencvole,  die  il  '/'/h/reiis  parado.riis  del  Sig-.  Plii- 
lijipi  e  la  mede>ima  cosa  eella  Cdh/plraea  polijmnr- 
pha  del  chiariss.  prof.  Calcara,  avendo  [loluto  lo  Fare 
lale  osservazione  sii  due  individiii  di  qiiesia  specie 
oUenuli  in  dono  dal  mio  amicissimo  od  anlinomalo  prof. 
Calcara,  uno  dei  qiiali  donai  al  (labinelto  di  Sloria 
nalurale  di  Sirai;ina;  e  qiiindi,  potendo  alTtirmare  la 
idenlita  del  Tlujrmts  paradoxus  di  Phil,  colla  Cabj- 
plraea  polijniorplia  di  (lalcara,  msor^e,  1.  die  qiie- 
sto  genere  singolare,  die  io  credo  ragionevolinente 
fissalo,  e  di  cui  non  si  conosoe  I'aniinale  trovasi  in 
Sicilia  ne'  man  di  f^alerino;  2.  die,  dovendosi  reslitu- 
ire  alia  sp('cio  il  sno  priniiero  nome,  dovra  d' ora 
in  p')i  diianiarsi  Thijreus  polymor pirns  {Calijplraea) 
Calc. 

E  conlinuando  a  favellarvi  delle  osservazioni  di 
malacologia  siciliana  dell' egregio  prof.  Costa  inserita 
iiella  corrisp 'ndetiza  zoologica,  eninii  d' uopo  tenor 
diclro  a  quelle  die  conlengonsi  nei  dcnni  siilla 
Fauna  siciliaua^  raccolte  da  quel  dotto  allorqnando, 
fugaceniente  secondo  le  sue  parole,  una  parte  dell'  isola 
nostra  percorse,  osservazioni  a  mio  pensare  interessanli 
la  scier.za  e  la  malaccdogia   siciliana. 

E  primamentc  dai   I'teropodi  niovendo  le  sue  ri- 
ll 


82 
cerche,  sulla  Ci/mfmlia  Peronii  s'  intralliene,  raro  e 
singolare  mollusco,  che  Peron  e  Lesueur  discopriva- 
no  ne'  mari  australi,  da  liii  la  prima  volta  riconosciulo 
nel  golfo  di  Napoli  nel  18215,  e  del  quale  un  beilis- 
simo  iodividuo  nell'  alcoole  conservalo  ne  vide  il  Phi» 
lippi  nel  gabinetlo  di  lui,  e  nel  liltorale  di  (lalania 
la  sola  conchiglia  cartilaginosa  rigeltala  dal  mare  in 
tempesla.  Asserisce  il  pregiato  prof.  Costa  esser  co- 
mune  alia  fauna  dell' una  e  T  allra  Sicilia,  quantun- 
que  «  al  di  la  del  Faro,  egli  dice  (I)  ,  ben  pochi 
»  esempii  si  avessero  della  sua  apparizione.  »  Non 
lascia  poi  avvertire  qu.iiche  cosa  sulla  Hyaloea  trideri' 
iala,  comunissima  in  Messina,  e  fa  parola  di  alcune 
specie  del  genere   Creseis  del  sig.   Rang. 

Dei  Polmonali  tenendo  discorso,  si  maraviglia  ed 
a  ragione  il  chiaro  autore  dell'  errore  conimesso  dal 
sig.  Philippi  neir  aver  preso  per  Parmacel/e  le  Li- 
maccie  della  Sicilia,  confermando  quanlo  scrisse  pri- 
nio  su  tale  argomento,  come  vi  ho  mostrato,  I'orua- 
lissimo  barone  Bivona  figlio.  Jo  non  posso  pero  con- 
venire  coir  opinioiie  del  prof.  Costa  che  niuna  specie 
di  Limaccia  possa  dirsi  dislitila  Ira  quelle  ch' egli 
trovo  a  vivere  nella  Sicilia,  conciossiaccbe  le  tre  specie 
ammcsse  dal  Bivona,  e  classate  come  Parmacelle  dal 
Philippi  nel  suo  primo  volume  della  eoumerazione 
dei  tnolluschi  della  Sicilia,  siano  abbaslanza  dislinle 
per  non  cader  dubbio  di  sorta  sulla  loio  difi'erenza 
speciale. 

Ill  toruando  ai  cenni  sulla  fauna  sicula  del  sig. 
Cosia,  fa  egli  notare  che  la  Teslace/la  sicula  de\  &\^. 
Bivona  CgHo  e  la  f^ilrifia  pellucida  del  Draparneaud, 

(I)  1.  c. 


83 
sol)hone  il  cliiaro  barono  <li   Mandralisca  fcce    vcdorc 
(lappoi  in   MI)   lavorn,   che  laia  in   appicsso    scopo    ai 
nii<!i   ragionari,  come  ])iiittnsl()  alia    Vilrina    elonjala 
dtillo  slesso  Drapariieaud  dovessesi  riferire,    come  da 
mc  si  accenno.   INon  si   forma  stille  Elici    di     cui    la 
Sicilia   e    doviziosis.Mina.    perdilir    «  liillc  ,    dice   c^li  , 
»    soiio   slate   ii;ia   l)cn   descnllc,   e   piu   volte   mer.zio- 
»    iiatc  da'sciillon  patrii  c  slrai)i<ri  (1).  »  Ai;i;iiiniic  di 
av«r   trovato   siii    Kehrodi.    e   con   paiticolanla  sulla  i'a- 
mosa  montayna   di   Gijjilmaiina  il  Lyinnaeus  cjlindi'i- 
cus  di   Brard  ,     ed   nn    altro   ne  descrive    come    novo, 
chiamamlojo   dal    Inngo   in   cui   vivc  L.  gibihnannicua, 
chiainato    poscia   L.   aoiidiis  da!    IMiilippi,   c  chcr  il  ba- 
.  rone  di   Mamiralisoa  nella  sua  descrizione  dei   moliu- 
schi   lerreslri   e   flnvialili    delie     lAladonie,     dopo    aver 
trovalo   lutti   i   passaggi   daif  una   all'  altra    specie,     lo 
rigiiarda  come  variela  del   Limnaeus  pereger  di  Drap. 

Tra  i  I\iidibranc/u  accenna  una  piccola  Doride^ 
che  crede  dapprima  non  cs'^crc  allro  chc  un  indivi- 
dno  giovane  della  Doris  tnbernulala.  ma  la  freqncnza 
degl'  iiidividui,  la  loro  undoi me  e  costanle  grandezza, 
la  conflucnza  de'  tubercoli,  non  che  alcuno  altro  ca- 
ratlcre,  lo  dissua.sero  bentosto  da  quclla  opinioiie. 
Descrive  una  specie  dei  gen.  Tergipes  chechiumay. 
atcrrimus,   gencro  novo  per  la  Sicilia. 

Dcgli  Eloropodi  occnpandosi  in  seguilo,  la  ve- 
dcre  che  le  due  specie  del  gen.  /Itlanta,  riportate 
come  nove  dal  chiariss.  barone  Mandralisca  ,  cioe 
I*  AlUinla  Bironap.  e  I'y/.  CoHlac  sono  slate  cono- 
sciiito  o  dcscnlle  dall'  inl'ijlicabde  Lcsumir,  che  rilrovo 
r  anno    1813  iiel  mare  allanticu  il    Corno   d'  Aiiimone 

(1)  L.  c.  pag.   1G2. 


84 

vivi'iilf  di  Lainanon,  la  prima  col  nome  di  Atlanta 
Keraadreiiii,  e  I'  altra  col  nome  di  Atlanta  Peronii. 
Jl  cliiarissimo  barone  di  Mandr.disca  nella  sua  MonO' 
yrafa  del  genere  Atlanta  da  servire  per  la  Fauna 
siciliana  (1)  fa  rilevare  alcuni  caralteri  special]  che 
la  sua  Atlanta  Costae  (]ii\\'  Atlanta  Peronii  ha  differire. 
Or  il  chiaro  prof.  Costa  vuol  sostenere  che  tali  diiTe- 
renze  siano  piultosto  il  prodotto  dclle  influonze  clima- 
liche,  che  di  reale  divt  rsificazione  nella  slrullura 
degli  animali  cui  inservotio  di  abilacolo.  Gli  e  invcro 
innegabile,  che  il  cliina  ed  ogni  altra  condizioiie  di 
looalila  influiscono  di  molto  a  far  variare  apparente- 
mente  la  medesima  specie  oe'  differenli  luoi^hi  ne'  cjuali 
siiol  vivere;  ma  non  c  manco  cerlo  nel  caso  noslro, 
come  lo  stesso  prestantissiroo  zoolocisla  napoletano 
non  ha  poltilo  niegare,  che  talune  differcnze  esistano 
tra  r  Atlanta  llioonae  e  I'  Atlanta  Keraudrenii,  e  tra 
r  Atlanta  Costae,  e  \'  Atlanta  Peronii.  lo  pero  che 
non  ho  poluto  (ar  molte  ed  accurate  osservazioni  su- 
gT  iudividui  riguardati  dall'  ornalissinio  iVIandralisca 
come  tipi  di  specie  nuove  d<'I  gen<re  Atlanta,  non 
posso  per  ora  risolvermi  a  pronunciare  delinitivamente 
su  lal  quistione,  se  debbano  cioe  riputarsi  le  ac- 
cennate  dilTerenze  come  caratleri  cosliluenli  diversita 
di   specie,   o  semplici   ed  accidentali   variela. 

E  continuandn  il  nostro  sunto  doi  ccnni  sulla 
Fauna  siciliana  del  signor  Costa,  annovera  egli  tra  i 
rettinibrunchi  una  nuova  specie  d(d  gen.  Solarium 
nuvenuta  dal  chiarissimo  sig.  Domenico  Testa  nel 
mare  di  Palermo  mollo  prossima  alio  yjsez^f/o-^jersyje- 
ctwtim ;  «  dal  quale  differisce,  dice  I'  aulore,  per  quanto 

(I)  KQ'nincriili  scieiililiche  c  lellcrarie  per  la  l^itilia  IN.  18. 


85 
))  r  ho  presetilc,  per  avere  il  marline  esleriore  dci^li 
))  anfralli  nloiidalo,  con  un  sulco  sollanto  nella  su- 
»  perior  parte,  ed  uno  nell'  iufcriore  in  piossiaiila  del 
»  cingolo,  mancando  afTallo  quello  chc  m  Wo  pseuiJo- 
ti  persjjecticum  cinge  la  creiiellalura  deir(inibelico(l).)) 

Accenua  come  un   individuo  del  Solaria  pseude- 
perpeltivo  sia  slalo   pescalo    ne'  mari    di   Calauia  alia 
IVczza,    ed    il    quale  coiiservasi   dal   1'.   D.  Giacoiiio 
Maggiore  casinese. 

E  brovemenle  dice  di  una  Scalaria  siciliana, 
alquanlo  piii  piccola  della  pidcliella  del  sig.  Bivona, 
clie  appella  rutjosa,  «  le  cui  coslole  peru  nuuierosis* 
»  sime,  come  nella  prima,  prosieguono  ad  essere  ele- 
))  vale  e  laminari  come  nella  pseudo-scalaris  (2)  .  » 
Aggiutige  iiifine  quanto  siegue  :  «  Sarebbero  mai  a 
»  coosidcrarsi  quesle  due  specie  come  derivazioni  dalle 
»  prec'-denti  (3j  ?  »  cioe  dalla  Scalaria  comimmis, 
planicosla,  ( la  quale  e  pero  la  tenuicosla  di  3Iichaud  ) 
e  pseudo-scalaris  t  Ma  fa  d'  uopo  avverlire  cbe,  se 
souG  spinlu  ad  ammellere  foise  la  riujosa  corae  va- 
riela  ddla  pseudo-scalaris,  non  posso  CDme  deriva- 
zione  dalle  allre  specie,  rignardare  la  pulchella  del 
sig.  Bivona,  e  la  quale  e  in  eflelto  una  specie  di- 
slinlissnna   e   per   t.ile  dai  malacologisli  riconosciula. 

li  nome  di  Nal'ca  castanea  d;'i  ad  un  hello  individuo 
della  N.  helicina  Irovulo  dall'  aulore  nel  mare  di  Pa- 
lermo, ed  una  nuova  specie  descrive  del  gen.  Capuliis 
Irovala  sullu  scDglio  de'  Ciclopi  presso  Aci-Trezza, 
che  pOTla  il  nome  dul  sig.  D.  Francesco  Ricciardi 
Contc  di   Camalduli.  ,   .. 

(1)  Corrispondcnza  zooloj,'ica Anno  1.  pag.  IC9. 

(2)  L.  cit.  paj;.  1G9. 
i'S)  L,  cil.  pu.ii.  160. 


SG 

InlraHenendosi  per  poco  sul  suo  Ancylus  Gua- 
soni.  fassi  a  soslcnere  la  sua  opinione  riguardo  al 
caraltere  generico  di  tale  specie.  Ma  oggidi  e  cosa 
hen  sicura  che  1'  Aucylus  Giissoni  e  una  Patella . 
Won  e  men  certo  peio  che  il  chiariss.  prof.  Cosia  ben 
si  apponeva,  ailorclie  facevasi  a  dimostrare  con  evi- 
denza,  che  il  sno  Ancyhis  Giissoni  I'osse  lull'  allro 
che  la  Patella  pellucida  di  L.  ,  cume  prettse  scnvcre 
nel  primo  volume  dolla  enumcrazione  do'  molluschi 
della  Sicilia  il  sig.  Philippi,  bonsi  una  uuova  specie 
di  Patelle,  come  Id  stcsso  Philippi  sanziono  nel  se- 
condo  volume  della  sua  opera,  appellandola  Patella 
Gussoni. 

Sostiene  inolire  trovarsi  in  Sicilia  la  Cypraea 
ppcliculus,  in  onia  a  quel  cho  dice  su  queslo  pr(ij)o- 
silo  il  sig.  Philippi.  lo  non  so,  bensi  indinerei  pel- 
1'  afiermaliva,  non  potcndo  credere  che  il  valenle  pror. 
Costa  siasi  cosi  all'  ingrosso  ilhiso  sulla  specifica  de- 
terminazione  degli  esemplari  che  conservansi  nel  suo 
iniisen;  io  non  vo,  dicevo  poc' anzi,  se  tali  esemplari 
spetlino  alia  pediciilus,  o  sieno,  como  vuole  il  signur 
Philippi  una  variela  della  Coccinella;  so  bensi,  e  ne 
son  sicuro,  che  la  prima  vive  ne'  niari  della  Sicilia, 
e  se  ne  conserva  nelia  mia  collezione  un'  esemplare 
pescato   nel   mare  di   Aci-Trezza. 

Nel  chiudere  le  sue  osservazioai  sui  Pettinibranchi 
della  Sicilia  fa  cenno  di  una  variela  mollo  rimarche- 
vole  della  Cypraea  coccinella,  la  quale  vien  dall'  e- 
gregio  aulore  ripulata  come  il  risullato  di  vita  mor- 
bosa  dell*  animaie  a  cui  apparleneva,  e  di  un' allra 
varieta  del  Cerilhium  vulyatum,  «  dal  quale  tanto  si 
»  diparle,  assevea  I'aulore,  che  non  solo  puo  esser 
))  considcrala  come  una  sua  insigno  variela,  nia  forsi 


87 
»  non  manchcraniio    di  quci   cui  puo  piaccre  di  cle- 
»  varia  a  specie  (1)  .  »    Talu  variela  e  stala  conlras- 
sogiiala  dall'  aiitore  col  nomo  di  hispidula. 

Passando  a  leaer  ragior.amento  <\^Tabulibranchi^ 
e  innanzi  Irallo  de'  Vermeil,  mostra  come  sia  difficii 
cosa  quesli  molluschi  distinguere  dalle  Serpule,  che 
Ira  gli  y4nnel/idi  classali  vei)gono,  col  mezzo  della 
sola  ispezion  dolle  loro  spoglie,  e  per  un'  allra  ra:;io- 
ne,  cioe,  como  dice  il  versalissimo  aulore,  che  a  gli 
))  animali  di  queslo  gonere  {  f^ermeliis  )  meritano  per- 
£  CIO  uii'  accurala  disainina,  ma  d(!vesi  por  mente  a 
»  riconoscere  dapprima  qual  sia  il  ai  loro  complelo 
»  sviluppo,  perciocche,  uello  slalo  d'  infanzia  sovenle 
x  non  prendono  tulti  i  caratlcri  su  quaii  possono  ri- 
»  posare  le  diirerenzo  speciliche  (2)  .  » 

Dopo  tali  considerazioni  scende  a  dire  di  una 
nuova  specie  di  Vermeli  discoporla  ne'  man  di  Sicilia 
dall'  ornalissimo  sig.  Domenioo  Tesla,  e  puhhiicala  nel 
giornale  la  (lerero  di  Palermo  (3) ,  ed  appellala  /^er- 
melus  Costae,  di  cui  il  tubo  e  Iraspareiilissimo  coaae 
il  vetro,  ed  ha  tre  risalli,  che  a  guisa  di  cordoni,  ed 
a  pari  distaiiza  accompagiiaiio  la  conchlgiia  per  liilla 
Ja  sua  hinghezza.  Dcscrive  nel  lempo  slesso  una  pic- 
cola  Siliquaria  di  che  aveva  lallo  conno  nel  suo  ca- 
lalogu  del  iestacei  del  mare  di  Taranlo  compilalo  sin 
dal  1830.  E  I'orse  quesla  specie  la  slcssa  che  1' allra 
pubblicata  dal  chiarissimo  Caiitraine,  dclla  quale  ho 
lalto  in  altro  luogo  parola,  e  che  io  arfermai  essero 
slafa  rinvciuiia  ne'  mari  dclla  Sicilia  dal  sig.  Baronc 
di  Mandralisca  ?  lo   dopo  aver  lallo  alcuno  cousidera- 

(1)  I-  c.  pa;^.  113. 

(2)  L.  (..  pinr.  ni. 

(3)  I«31>,  n.'-i'l. 


88 

zioni  ed  istiluilo  un  conrronto  Ira  1'  escmplare  rice- 
viilo  ill  dono  dal  mio  egregio  amico  di  Mandralisca, 
e  le  descrizioni  del  Gaiilraine  e  del  Gosla,  iuclino  a 
credere  che  tra  le  specie  antidelle  ed  il  menzionalo 
individuo  non  siavi  alcuna  difTerenza. 

Nell'  arlicolo  Sculibranchi  ribatle  le  opposizioni 
del  sig.  Pbilippi  all;i  identita  delle  Aliotidi  dcscritle 
dair  autore  col  la  glabra  dello  Gmelin,  e  indi  senza 
contendere  al  Phdippi,  che  variela  di  una  medesima 
specie  siano  tulte  le  yJliotidi  nosirnU,  vuol  coiiseivare 
ad  esse  i  nomi  imposli  dai  nosUi  maggiori,  sebbene 
a  mio  credere,  rilenendole  come  varieta,  dovrebhoro 
solto  un  noma  solo  speciale  congiungersi  <d  indicarsi. 
Passando  ai  Ciclobranchi  fa  cadere  \v  sue  os>er- 
vazioni  sui  rapporli  che  passano  Ira  la  Pnlclla  peci - 
72a/a  di  Linneo,  e  la  Patella  Ga1atheaA\ham\\.  S' av- 
visa  r  autore  che  piccole  difTerenze  passino  tra  le  due 
specie,  e  tali  da  non  costituire  dilferenza  speciale, 

K  accennando  i  siioi   lavori  sulle  specie  del  gen. 
Chiton,  di  un  Ghitone  ragiona  da  esso  lui  rinvcnulo 
ad  Aci  -  Reale,  il  qoale,  sebbene  ai  Ghitone  squamoso 
rassomigli    di    troppo,     ne    dilTerisoe   pef  avere  selle 
scudelti    invece  di  otto.    E  siceome  un'  uguale  indi- 
viduo ne  vide  nella  collezione  del  chiaro  D.  Mariano 
Mauro- Riggio,    e.d  un  allro  trovato  nelle  acque  che 
bagnano    I' isola  di   Lipari,   per  tal  ragione  si  raostra 
piu  inclinato  a  credere  che  lali  6'A//om  apparlengano 
piutlosto  a  specie  dislinta,  invececche  ad  abberrazione. 
Kaccomanda    quindi  caldamente  ai  collori  della  Sici- 
liana  malacologia  allivarsi  nella   ricerca  di  tale  mol- 
lusco  affinche,  molliplicando  le  osservazioni,  si  possa 
giungere  a  logliere    qualsiasi    dul)bio.     lo  pero,  per 
quante  perquisizioni  all'  uopo  abbia  fatte,  non  ho  po- 


m 

tuto  giamraai  riuscire  ad  alihalterfni  in  tale  molliisco. 
Riinanmi  a  dir  parola  de^li  Ostracei  e  dei  Cirropodi. 
II  primo  articolo  co(n[)rt'n(ie  alcune  osservaziorii 
sulitt  specie  siciliane  del  genere  Gryphaea.  Si  sor- 
preiide  I'  aulore  come  di  questo  geoere  non  siasi  al- 
cuna  specie  ripnrtata  da  coloro  che  della  malacologia 
siciliaoa  occupati  si  soiio,  nieiitreche  non  molto  scarso 
esso  si  mostra  tra  i  fossiii  delle  Madonie.  Dobbiamo 
pero  dopo  questa  epoca  ai  chiariss.  prof.  Calcara  la 
descrizione  di  varie   Grifee  nuove  della  Sicilia. 

Passando  sotto  silenzio  alcune  altre  osservazioni 
di  poca  impnrlanza  sul  Pecten  hyalinus  (Oslrea)  Poll, 
e  'I  Pecten  Testae  del  Bivona,  e  sur  una  Donax  forse 
nuova  che  trovasi  nella  collezione  del  Dr.  Mariano 
Mauro-Riggio,  di  cui  non  si  legge  la  descrizione  , 
einini  d'  uopo  fernoanni,  sebbene  di  volo,  sur  allre  in- 
dicazioni  di  raaggiore   irapurlanza. 

Si  tralta  di  due  generi  novelli.  L' uno,  appellato 
Galileja,  non  e  ben  fondato,  come  ha  fatlo  vedere 
il  sig.  Barone  di  Mandralisca  infiue  del  suo  Gatalogo 
dei  molluschi  terresiri  e  flnviatili  delle  Madonie,  e 
come  io  accennai  in  favellaiido  di  tale  raemoria.  L'  al- 
Iro  e  nomato  Cycladina,  statuito  sur  una  conchiglia 
che  molto  si  assoiuiglia  alle  Cicladi  Sen'  e  data  am- 
pin illuslraziont!  dal  chiariss.  Autore  oel  prime  lasci- 
colo  della  sua  Fauna  siciliana. 

Qui  ocourre  manifestare  non  dovermi  occnpare 
delle  osservazioni  coiilenule  nel  primo  t'jscicolo  sopra- 
indicalo,  dappoiche  le  ho  accennale  nella  esposizione 
del  preseute  lavoro  del  prof.  Costa  ;  solo  Ini  rimar- 
rebbe  a  dire  del  suo  gent-re  Panormella,  il  quale  fn 
creato  dal  medesiino  per  una  conehigiia  che  dovrebbe 
andare  nposla  lia  le  Auricole,   se  si  amraeilesse  dai 


90 
zoolo^i    il  fatto  di  vivere  qtieste    specie    nelle  acque 
salse  e  nelle  doici  indistintamenle.  La  specio  e  chia- 
mata  Punormella  Lo-Faai. 

Finalmeiite  I'  ultimo  articolo  o  i  Cirropedi^  con- 
tiene  la  descrizione  di  nn  novello  genere,  che  1'  au- 
lore  addimanda  Balaninus,  e  la  specie  Bal.  galenliis, 
che  e  il  Balanus  galcalus,  Enc.  Met. ,  Lepas  calceolus 
di  Pallas,  si  male  descrillo  e  rappresentalo,  dice 
r  aulore  stesso,  da  non  potersi  abhastanza  ricoiio- 
scere.  lo  noii  ho  inai  vednlo  tale  specie,  ne  posso 
quindi  emellere  il  inio  giudizio  sul  geuere  antideltu. 


".'>i;.;.-.!h 


:      -:lv--> 


S  AG  G  I  0 

01 

SiOHIA  FISICA  Dl  CATASIA 

DEL  PROF. 

LETTO    RELLK    TORNATC    DEL  23  NOVEMBRE   1848  I  28  GEN.    1819. 


;-..;,-    (,:::;::•/-? 


*^  ******  mt*tt*i-r*Trrvt  ***********  t*vtv***tt*trv*trr****4-ttf*t 
vrrVf¥v**-^n-**fr*-T*TT¥rwTrFrrrrrfrvvvrr*******t'V'fvrwTV*-f'fV^ 


3  ii  <&  <j^  a  <E> 
STOHIA  FISia  DI  CATHm 


INTRODUZIONE 


Ifedurre  dallo  aspetto  e  dallo  esame  di  un  terreno 
abilato  le  cause  che  lo  produssoro:  riandare  le  varie 
circoslanze  che  influirono  a  modificarne  o  alterarne 
la  fisonomia:  noverare  gli  avveiiimenti  che  a  notizia 
storica  cambiarono  di  tempo  ii)  tempo  la  superficie 
del  socio:  tencr  conto  de'  t'enomeDi  che  ban  dalo 
luogo  a  sensibili  mulamenti  nclle  condizioni  sociali 
deir  uorao  abilaiore  del  luogo,  per  venir  poi  ,  con 
coiinizione  di  causa  ,  a  dar  ragione  del  suo  slalo 
alluaie ,  ecco  quel  cho  costiluisce  ,  a  parer  mio  ,  la 
Sloria  Fisica  di  un  paese  ahitalo. 

Questa  sforia ,   nella   eslcnsione    in  che  dovreb- 
be  trallarsi ,  (  se  logii  la  Topografia  di  Palermo  di-l- 


92 

r  ab.  Scina)  e  stata    dagli  allri    trascurala   fin'ora, 
per  quanto  io  mi  sappia,  e  di  essa  se  i  geologi  han 
talvolla  toccato  qualche  tralto,  cio  e  stato  per  quella 
sola  parte  che  ha  polulo   riguardarli.    Ed  in    quanto 
agli  atorici  quando  han   p.irlalo  di  fenomeni  Csici  av- 
venuti,  vi  sono  stati  indolti  in  quanto  che  que'  feno- 
meni sono  stati  accompagnati   o    seguiti  da    success! 
rjinarchevoli,   riguardanti  1'  uon)0  abitalore  de'  luoghi. 
Won  e  a  dire,    intanlo,  di    quale    importanza  si 
fosse  questa  sloria  agli  abitanti  di  un    terrene  ;   non 
solamenle  perche  venga  a  loro  notizia  quel  che  e  ac- 
cadulo  ne' tempi  andali,  ma  perche  conoscano  le  qua- 
lila  del  suolo  che  calpestano  :   moito  piii    quando   vi 
van   fabbricando  sopra,  ad    ingrandimento    delle  loro 
diiDore;   perche  sappiano  a  qual  sorla  di    roccia  affi- 
dino    le  fondamenta  degli  edifizii:  perche  abbiano   m 
pratica  la  giacitura  de'  maleriali  inservienti  alia    fab- 
brica,  e  perche  con  dali  sicuri    vadano   rmtracciando 
i  siti,  ove  sollerranee  scorrono  non  di  raro  le  acqne. 
^\'SSuno  neghera  esser  qnesti  objetti  di  altissimo  ri- 
lievo,  e  che  trascurati  possono  prodiirre  pessime  con- 
seguenze,   principalmenle    poi    ne'  luoghi    soggetli   a 
frequent!  scosse  di  tremuoti,   o  a  ristagn!    di  acque, 
o  ad  altri  simili  incoveuienli. 

lo  non  faccio  pero  le  meraviglie,  benche  di  tan- 
ta  importanza  si  fosse  questa  storia,  al  non  vederia 
trallata  dagli  scrittori  di  patrie  cose.  Imperoccho  non 
e  mollo  che  la  Geologia  ha  potuto ,  appoggiata  a 
soli'le  basi,  ragionare  sopra  avvenimenti  che  prcce- 
dellero  qualunque  rammenlanza  istoiica;  e  se  mai  in 
altri  tempi  si  attento  di  dare  spioganieiilo  a  (jualche 
feuomeno  antico  geologico,  non  potevasi  andar  di  ac- 
cordo  Co'  latti,  e  tulto  ipotetico  diveniva  ogni  argoiiieii- 
to,   perche  poco  sapcvasi  di  prcciso   ^uiic   luiiii.iziuue 


93 

de'  lerieiii,  e  sopra  que'caralteri  marcati,  i  quali  sono 
in  caso  cJi  dare  iii  oggi  pruove ,  pressoeche  certe  di 
epoche  diverse,  alle  quali  riferir  possonsi  i  loro  primi 
elementi.  E  per  allro,  quei  che  inlenti  erano  a  scrivere 
la  storia  del  loro  paese,  credevauo  forse  non  esser  di 
molto  inlcrcsse  i'  indagar  la  nalura  del  suolo  ,  e  lo ' 
andar  ricercando  avvemaienli  (isici  che  potevano  aver 
puco  rapporlo  cull'  uomo. 

Se  svolgiiiinu,  iut'iilti  le  pagiiie  delle  storie  par- 
ticoiari  de'  paesi  non  Iroviaino  chi-  le  rarissime  voile 
qiiaic'he  ceucio  in  laluue  suila  nalura,  non  diro  dal 
suolo,  ma  deila  sola  superficie  di  esso.  Nel  maggior 
nuniero  neppur  mc-nzione  se  n'  e  lalla.  E  venendo  a 
quella  della  palria  noslra,  gli  scrillori  di  essa,  Ar- 
cangelo,  Gatrcra,  de  Franchis,  Grossi,  Privilora,  Ami- 
co,  Ferrara,  Gordaro,  poco  o  nulla  dissero  della  to- 
pngrafia  di  Calania ;  e  solamenle  ud  soddisl'acenle 
teiino  se  n'  e  dalo  di  receule  nella  descrizione  di  Ga- 
taiiia  di  F.  P.  G.  dielro  i  lavori  puhblicati  da'  Gioeaii. 
La  sloria  stessa  degli  avvcniinciili  e  de' fenonicui  fi- 
:>ici  accaduti  a  leinpi  storici,  vero  e  che  non  puo 
dirsi  essei  slala  irascurala,  ma  degli  efielli  di  essi 
sul  suolo  non  pare  che  si  lossLro  inollo  inleressali 
gli  scnltori.  Si  puo  non  di  meiio  Irar  profillo  aa- 
che  da'  loro  cennij  e  uoi  non  li  Irasandereiuo  ur  che 
iniprendianio  a  supplire  a  si  fatlo  luaucamenlo. 

lieputando ,  perlanto ,  iniporlanlissimo  ua  simil 
lavorlo,  io  mi  sono  animato  ad  nilraprendcrlo  per  una 
delle  piu  cospK-uo  cilia  d'  Iinlia,  ([ual'  e  Galania,  e 
pe'  suoi  I'orlili  coulorni.  Ala  ho  dovulo  avvcucniii,  in 
mezzo  al  Iravaglio,  che  facil  non  era  la  impresa , 
com' io  mi  imniaginava  dapprima ;  tanto  per  la  po- 
chezza  mia  ,  ipiaulo  per  la  maucanza  degl'  ;ijuli  die 
che  dalla  sloru  lu  mi  vcdcva  apprcslare. 


94 

Sopra  il  sinuoso  ed  iiri  golarissimo  margine  delle 
lave,  pniicipalnn^nte,  ho  polulo  poohissimo  rilevare, 
e  sopralullo  lu'  liioghi  ove  saiebho  rinscila  piu  utile 
la  coiiDscen/.a  delle  sue  traccc;  vale  a  dire  nella  parte 
abilala  della  cilia  ,  ove  s'  iniiciizano  snperbi  edifizii  , 
e  »p<'!iso  stnza  la  vera  coguizione  del  suolo  ove  se 
lie  impiantaiio  le  fori  laiiittila.  Ho  dovulo  quindi  ri- 
trarre  quiilctie  notizia  da  quel  (he  si  e  Irovato  sca- 
vando  u<'vaiii  punti  della  cilia;  e  mi  son  senipie 
porlato  lo  slrsso  a  visilarii  co'  prciprii  orchi,  per  non 
lestarmi  duhliio  snll'  aluui  iap|joiio.  In  qucsto  niodo 
mi  sono  assicuralo  della  nalura  del  terreno  di  non 
poca  paile  di  Calani..,  btnche  occupato  dalle  /abbri- 
che  di  quesla  grand*'  citla;  e  polra  dietio  a  cio  es- 
ser  utile  il  mio  liavaglin  a  chi  Si  guira  coll'  orrhio 
della  nieiile  le  linee  da  me  asscgnate  a'  margini  delle 
lave  ,  perciie  non  arrischier^  alia  ci(ca  le  I'abbriche 
ad  incerld  Nrreno,  e  si  prepari  la  ad  una  spesa  mag- 
giore  o  nniiure  ,  quoudo  avra  presenli  i  veri  coiifmi 
delle  lave. 

Oi  queste,  pill  rhe  di  ogni  altra  specie  di  suolo, 
noi  leiighiam  conto  iu  Calania,  sulla  idea,  ciie  pian- 
tando  If  rabi)richc  sii  di  esse  riusciranno  sempre  piii 
solide  e  sicure.  Nel  falto  poi  non  sara  sempro  cosi; 
ed  io  faro  vedere  nel  corso  di  I  mio  Saggio  quanlo 
incerta  e  per  lo  piu  la  solidila  e  la  spessczza  della 
lava  quando  ,  coveila  da  alto  slrafo  di  terra  o  da 
allro  qualsiasi  nialoriale  per  lutli  i  lati  ,  non  lascia 
veder  di  essa  che  bi  sola  superficie.  :n,i     1,  :» 

Giui.lo  una  VoUfi  jigli  avvenimenti  slorici ,  non 
ho  avulo  allro  a  lare  che  una  «upcinla  compilazi<me 
di  q'.ianto  e  stale  delto  da' palm  scrilluri ;  e  qucsto 
era  ben  facile;  anzi  dove  ho  creduto  non  dover  cosa 
alcuiia    soppriniervi  ho    Irascntto    per    intero  i  p  ;ssi 


9;s 

degli  autori.  Ho  ricorso  finalmenle  a'  miei  stessi  la- 
vori  Id  molte  occorrenze,  e  principulmenle  nella  parte 
meteorologica ;  ove  ,  per  non  accrescere  il  volume, 
non  ho  riprodotlo  la  intiera  mia  Memoria  sopra  tl 
Clima  di  Catania  (1)  alia  quale  ho  rimandato  i  leg- 
gilori  che  un  piii  distinlo  raitij'ia^lio  nc  vorrcbbero. 
Sono  stato  obMigato  piii  d'  una  volla  di  lasciare 
il  filo  della  storia  per  iut*  rpone  taluni  schiarimpnti, 
sopra  la  parte  scieiilifica  do'  l(  nomeni  di  rilievo,  quali 
sono  le  eruzioni  vulcauiche  ed  i  tremuoti;  senza  dei 
quali  schiarimeiili  mi  e  sembrato  non  poter  riuscir 
cbiare  abbastanza  le  diverse  iliazioni,  o  le  Hpplica- 
zioni  che  da  tali  A-nomeni  si  son  dovute  fare,  senza 
che  si  toccasse  alquanto  la  teoria.  Mi  son  per>uaso, 
d'altronde,  che  non  riuscivano  poi  del  tutto  lontani 
dal  suhjello  tali  schiarimenli. 

Mi  restava  a  dire  de'  niateriaii  che  presta  per  le 
fabbriche  e  per  le  arti  il  suolo  di  Catania,  non  che 
di  Ho  slate  dogli  antichi  niunumenti  ,  i  quali  ugua- 
gliati  ,  in  raassinia  parte  ,  col  suolo  ,  sono  divenuli 
parte  di  esso:  e  non  pochi  sosleogono  oramai  gli 
edifizii,  le  strade,  e  le  piazze  della  citta.  Quesli  due 
subjelti  avrebbero  dovuto  apparlenere  a'  par.igr.ili 
dello  slato  aUuale  di  Catania,  da  uua  mano;  dall'aU 
tra  pero  non  erano  eslranei  alia  intrapre>a  slona:  il 
prime  come  natural!  prodotli  di  che  si  e  avuta  copia 
in  tulti  i  teni()i:  il  secondo  come  resti  di  anlicbila, 
e  CIO  baslava  a  non  farii  apparlenere  all'  alluale  slalo 
di  questa  cilia.  Li  ho  posle  dunque  fra  l'  ultimo  av- 
venimento  della  storia  fisjca,  e  Ira  le  slato  altualu  di 
Catania  ,  unendovi  il  novero  de'  prodotli  de'  terreui 
collivati  e  degli  animali  indigeni. 

(I)  Atli  Ginon.  vol.  VF. 


96 

Kello  slalo  alliialc  di  Catania  .  dopo  una  hrove 
descrizione  topografica  ,  sono  passalo  alle  condizioni 
meteorologiche  del  suo  clima;  ed  bo  eredulo  lasciar 
per  ultimo  argomenlo  quanto  riguarda  il  mare  che 
bagna  il  lillorale  calanese.  Non  mi  sono  in  questa 
parte  molto  diffuse  dietroche  esiste  pubblicata  la  ci- 
tata  Descrizione  di  Catania,  che  poco  lascia  a  desi- 
derate sullo  stato  altuale  di  questa  citla. 

lo  non  son  certo  di  avere  coipito  al  vero  segno 
col  mio  travaglio,  perche,  come  dissi,  mi  avvidi  nel 
corso  di  esso  di  quanto  mancavami  per  ben  riuscire 
nella  impresa  ;  ma  non  temo  pero  di  aver  prodotlo 
un  lavoro  del  tutto  inutile.  Se  non  allro  lo  aver  co- 
minciato  un'  opera  che  e  suscetlibile  di  miglioramento, 
merce  piii  accurate  osservazioni  e  ricerche  piu  as- 
sidue,  da  farsi  da  chi  piu  istruito  verra  dopo  di  me, 
e  scmpre  da  repularsi  commendevol  cosa.       i 

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97 

CAP.  1"  STORIA  nSIGA 

§   1.   '^iiolo  fli  Catania  prima  dolla  venuta  dellc  lave 
dell'  Lliia. 

2.  Venuta  delle  prime  correnti   vulcaniche. 

3.  Cailula  (Jeli'  ai'i^ine   del    Fas;mo   cr. 

A.   Allre   niitive   correnti  —  Porto    Uii.sse   ec. 
3.   Slato  do'coiitorni   catanesi  alia  veuula  de'primi 
abilatori. 

6.  Lava  de'  Kratclii  pii. 

7.  Allre  lave   it   treiiuioti. 

Feiiomeni  e  leorie  de' tremuoti. 

8.  Seguito  di   l.ivo  e  tremuoli. 

9.  Slato  di   Catania  prima  dclla  eruzione  del  1669 

(  Ferrara). 
\0.  Moiifirazioni  d^I  snolo  p(>r  lo  incendio  del  1669. 

11.  rremuoli   del    1 69 J   e>l   elletli. 

12.  Allre  conscguenze  dopo  que' disaslri. 

13.  Tremuolo  del    17S3. 
14..   Tremuolo  del    1818. 

15.  Accresciule  aique  dell'  Ainenano. 

16.  Peslilenze   avvenul(?   in    (Catania. 

17.  Tremuoti  del    1846  e   1848. 
IS.  State  attuale  delle  anlicliita. 

CAP.  2°  PliODOTTl  NATUnALI 

§    19.   Wateriali    de'  contorni    di  Catania    ulili    per  la 
ral)l)rica. 

20.  \Iateriaii   ulili   alia   sloria   naturale. 

21.  Animali  e  vegetabili. 

13 


98 

Animali  quadruped!  domestici 
»  »  seivatici 

B  volalili     domestici 

B  B  seivatici 

H  Anflbii  , 

'  ■  Insetti 

Vegelabili  coltivati 
Cereal  i 
Leguminosi 
Piante  ortensi 
»        selvagge  comestibili 
»        utili  a  varii  usi 
I        frutlifere 
Alberi  da  legname 

CAP.  3»  STATO  ATTUALE  DI  CATANIA  ,  ,, 

§  22.  Topografia— Meteorologia  ,   -  ,0f 

23.  Mare  di  Catania. 

24.  Prodotti  del  mare.  ,        j 

Pesci  ,1  f 

Molluschi  ,  ,        .} 


99 
CAPITOLO  PRIMO— STOMA  FISIGA 

§  1.  Stiolo  di  Catania  e  snot  conlorni,  prima 
delta  vemita  delle  lave  delC  Etna, 

«  Noa  e  difficile  per  chl,  avvezzo  a  ri'conoscere 
la  giacitura  e  la  qualila  de'  ferreni,  da  uno  sgnardo 
alia  topograOa  di  un  paese,  In  slabilire  quale  si  losse 
ella  stata  in  tempi  assai  remoli  ;  e  quel  che  a'  piu 
sembrar  potrebbe  una  mera  ipolesi  ,  non  si  riduce 
talvolta  che  ad  un  sano  lagionanienlo,  fondato  sulle 
osservazioni  accurate  di  circostanze  locali.  Riguardan- 
do,  pertanto,  i  contorni  di  Calania  si  puo  di  jegi^icri 
delerininare  quali  slate  si  fossero  le  condizioni  loro 
topografiche  ne' tempi  che  prccedellero  le  prime  co- 
lonie  che  vennero  ad  occuparli  (1)  ». 

Resta  oramai  geognostitamente  provalo  che  il 
terrene  terziario  di  gros  ed  argilla  che  fiancheggia 
il  gran  cono  dell' Etna  da  ^0.  per  0.  S.  SE,  ed  E, 
sia  venule  dope  che  la  parte  cenlrale  dell'  Etna  era 
comparsa  dal  mare,  e  dope  che  gli  scogli  de'Giclo- 
pi,  anzi  tullo  il  terrono  basallieo  della  Trezza,  coevo 
alle  formazioni  vulcarnche  del  val  di  Woto  ,  era  gia 
fornialo  solto  il  livello  del  mare  (2).  II  gres  ne  co- 
sliluisce  la  roccia  principale;  ed  esse  dalla  forma  di 
banchi  passa  a  quelia  di  cioltoli  e  di  arenaria  sciol- 
ta  ,  con  argilla  caloarifora  in  Irilume  o  in  nidi,  la 
qualche  puuto  pero  I'  argilla  prende  il  posto  di  roc- 


(1)  Sul  Genio  di  Catania — Giornale  Gioenio  torn.  VI, 
bimcslie  i. 

(2)  Condizioni  gcolojiiche  del  trallo  tiMreslrft  doll' Etna. 
Alii  Gidcnii  vdl.  1 — j-!i"i;io  sulla  costiluzione  fisica  dnirEina. 
Alii  Gioen.   vol.   3,  serie  2. 


100 

cia  principale:  ed  allora  i  9uoi  banchi  sono  mollo 
pntenti.  Non  sono  pochi  i  resti  organici  fossili  marini 
che  in  questo  terrene  si  van  trovando  ;  ma  lulti  di 
specie  simili  alle  vivenfi  nel  prossimo  mare  atluale, 
se  se  ne  ecoellui  qualcheduna  la  quale  al  iitlorale 
dell' Africa  oggi  appartiene  ,  (Buccinum  gibohuluin: 
Patella  ferruginea:  P,  Rouxii  ec.  ).  De'  vegelahili  si 
trovano  spesso  dalle  lignili  ,  riferibili  alia  vile  ed  al 
salice,  sebbene  e  da  credere,  con  qualcbe  fondamenlo, 
cfie  appartener  polessero  al  lerreno  alluviale  iiilro- 
dolto  posteriormenle  iamiezao  a  quella  terziana  for- 
luazione. 

Costiluito  sotto  I'  impero  delle  acque  questo  ler- 
reno di  gruppi  di  collioetle  ,  di  avvallamenti  e  di 
spianale,  emerso  dal  mare  e  stalo  nel  seguito  del 
tempi  modificato  dalle  alluvioni,  e  dalla  influenza  del 
piiissimo  vulcano;  per  cui  ora  valli  inlere  suno  stale 
riempite  da  materiali  trascinati  a  riprese  dalle  acque, 
e  deposilati  in  forma  di  strati:  ora  delle  spianate 
sono  stale  coverte  da  masse  vulcaniche  e  da  correnli 
di  lave:  ora  colline  intere  sono  scomparse,  per  spro- 
fondamenti  di  suolo,  ora  sonosi  abbassate  per  frane. 
E  venendo  al  suolo  de'  coiilorni  di  Catania  «  un 
seguito  delle  colline  argillose  ed  arenarie  gia  men- 
zionate  ,  non  era  slato  che  parzialmenle  occupato 
dalle  lave  vulcaniche  nelle  regiuni  piii  elevate  (!)»; 
ii  leslo  di  quesla  plaga  avea  per  limite  meridionale 
un  picciol  trallo  di  spiaggia  marittima,  e  parte  della 
gran  pianura  alluviale,  che  ebbe  in  seguito  nonii  di- 
vcrsi,  di  campi  lestrigonii,  campi  leontini,  agro  ca- 
lanese  ec;  e  fu  senipre  celebre  per  la  sua  ferlilita. 

«  llapportando    quell'  anlica    coudizione  di  suolo 

(1)  Genio  di  Cutania  cit.  '       '     ' 


101 
a' iiomi  (le'sili  alluali  diremo,  che  le  colliue  delle 
Tcrrefurli ,  da  iiionte  Po  continuavaiio  a  cosleggiare 
per  niezzogioino  la  base  dell'  Etna,  e  forraavano  i  colli 
di  Cifali,  Fasano,  Leucaliia,  Novalucello  ec;  riunen- 
dosi  poscia  con  quelle  di  Acicaslello  e  di  Trezza. 
Qucsli  colli  il(]uaiilo  piu  rilevali  dal  lalo  di  mezzo- 
giorno,  pcrche  dalla  parte  opposla  aveao  di  contro 
la  base  dello  coniche  I'alile  ilell' Etna,  formavano  una 
specie  di  valle  irasversale  cuulro  il  margine  di  quclla 
vulcauica  aeelivila  ;  ui  nuMJo  che  le  acque  che  tra- 
scuiavaiio  dalla  iiionlagiia  gl:  sciolti  materiali,  depo- 
silavaidi  al  lo!!  io  ,  uuilamciile  a  quelli  provenlonti 
dalla  [)arte  del  terreno  arenario  ed  atgilloso  delle 
ceiiiialo  opposle  colliiie,  e  successivamente  si  atulavaa 
cumulaiido  in  islrali  di  varia  polenza:  corrispondenli 
alia  inassa  del  maleiiale  Irascinalo;  e  questo  riduce- 
vasi  a  Irilume  vulcanico,  arenario  ed  argilloso  con 
massi  di  lava  rololali  ,  di  varia  forma  e  grandezza ; 
no  niaiicavaiio  resti  di  vegetaijili  erbacei  e  legnosi  a 
inescolarsi  con  quel  rnaleriale,  net  quale  Irovansi  go- 
initoiati   tutl'  oru  ». 

(I  Hieinpinla  la  valle  ed  alzato  il  suo  piano,  al 
livello  delle  colline,  Lriiiava  ii.i  suolo  prcssoche  spi.i- 
iiato,  ed  agevolmenle  praticabile  al  corso  delle  lave 
del  vulcaiio.  le  quali  non  laniavano  ad  invaderlo  da 
ogni  punlo  (1)  ». 

Avanti  di  far  inenzione  de'  primi  corsi  di  lava 
che  occuparono  quesli  terrcni ,  sara  utile  il  fissare 
precisanienle  la  lopografia  de'  oonlorni  di  Catania  in 
qiiesla  prima  epoca.  E  qui  parra  I'orsc  alquanlo  slrano 
il  raggirarsi  sopra  nonu  alluali  ,  parlandu  di  lonipi 
unleriori  non  solo  aU'epocho  poco  lonlane  dalla  nu- 

(1)  (jciiiu  ili  Catania  cil. 


!02 
slra,   ma  remolissime  anchr  da'  tempi  slorici.   vale  a 
dire  di  eta  geologichc;  uia  si  puo  egli  procedere  al- 
Irimenti  \q  simili  assunti  ? 

Cominciando  da  ponenle:  le  colline  di  monle 
Po,  di  S.  Todero  ,  di  S.  Agata  e  dell' ElemosiHa 
estendevansi  sino  al  lido  del  mare,  nel  seguenle  mo- 
do.  L'  Elemosina,  dall'  ullimo  fondaco  della  zia  Lisa 
sino  a  S.  Chiara  era  bagnala  nella  base  da!  mare. 
La  Piana  di  Catania  non  si  era  per  anco  iiinollrata 
verso  il  Golfo  sino  a  quel  puiilo;  la  collinelta  di  S. 
Cliiara  veniva  essa  pun^  coile  sue  basi  orientali  a 
loccare  il  mare  sino  s\^ AcfjuicoUa.  S.  Todero  eslen- 
deva  le  sue  braccia  sino  al  Forlino  vecchio ;  monte 
Po  le  prolnngnva,  da  una  parte  sino  a  (lilali.  S  *M.* 
di  Gesii  ,  S.  Salvatore  ,  Benedcttini  ,  Cappuccini  e 
Rinaccio:  dall'  alira  sino  n!  Fasano  e  Leucatea  ,  di 
cui  le  basi  venivano  a  formare  lillorale  maritlimo  a 
Monserrato  e  Lognina;  di  mode  che  il  lido  girava 
dall'  Elemosina  per  F  acgm'cella,  forlino  veccliio,  quar- 
liere  di  S.  Anlonio,  S.  Filippo,  S  Franceseo,  piazza 
degli  sludi,  Minoriti,  quarliere  della  grulla,  Monser- 
rato, Lognina  ,  Cnnnizzaro,  Aci-raslello  ere:,  e  fu 
coir  andar  del  tempo,  per  gli  avvenimenti  clie  andc- 
remo  mcnzionando,  che  il  mare  rilirossi  grado  grado 
sino  all'attuale  suo  lido  (1). 

{\)  Ci5  si  e  rilnvalo  non  solo  dal  pencllo  dclic  colline 
mcnzionale  c  dall.i  luro  dirczione ,  ma  cziandio  dagli  scava- 
mcnli  per  le  fdndainciila  delle  case,  c  per  i  pozzi.  Nil  quar- 
liere della  Grolla  ,  ed  in  quello  del  Carmine  ,  non  lungi  da 
Blonserralo,  soUo  i  varii  sirati  delle  lave  sopravveniile  ,  si  e 
Irovati)  il  sabbione  niarino  con  delle  concliiglie  in  franlunii  ; 
c  nel  pozzi)  dello  della  B,irccllona  ,  die  serve  di  sniallitnjo 
air  acquidoUo  della  Grolt.i,  qiinndo  se  nc  fa  I'  infiero  espur- 
f?o,  si  fiiungc  al  menzionalo  ietlo  di  sabbione  niariuo. 


103 
Le  acque  che  inaffiavaiio  qiicH'antico  suolo,  o  che 
scorrevano  in  csso,  erano    qucile  di  un  fiumicello  a 
poucnte,  e  qucile  che  dai  varii  punli  delle  colline  a 
seltenlrione  scalurivano. 

Quel  rio  traeva  la  sua  origine  da  colline  della 
slessa  natura,  cioe  di  gres  ed  argilla,  ora  occupale 
dalle  lave  di  Belpasso  o  Valcorrenle;  passava  da  IN.  E, 
di  Misterbianco,  costegi^iava  le  colline  di  montc  Po, 
e  scoiTeudo  fra'  Benedellini  e  Cil'ali  si  scaricava  in 
mare  verso  la  piazza  Slesicorea.  Esso  ebbe  nel  se- 
guito  de'  tempi  varii  norai  ;  e  Irascurando  quello  di 
Aniaseno,  d'  onde  i  nuslri  anlichi  slorici  vollero  Irar- 
re  tanto  nolizie  ,  Pindaro  lo  chiamo  Avienae  (I). 
Tulli  gli  allri  pero  lo  dissero  Avienano  (2).  Lo  ac- 
croscimenlo  delle  sue  acque  che  iTa  spesso  seguilo 
da  lolale  mancanza,  corrispondente  alia  quanlila  delle 
piogge,  fu  conosciuta  dagii  anlichi,  e  Strabone,  par- 
lando  del  lago  Lucrino,  di  cui  le  acque  mancavano 
e  crescevano  in  varii  tempi,  atlribuisce  quella  vicenda 
al  vario  corso  de'ruscelli  Iribularii  che  gli  somn»iui- 
stravano  il  fluido  ,  e  lo  conipara  all'  Amenano  che 
scorre  in   Galania  (3). 

Cluverio ,  segueudo  Fa^ullo ,  pensa  che  queslo 
flume  venga  dalle  viscera  deli'  Etoa  per  isconusciuto 


(1)  Od.  \.  —  0  JupKcr  cilice  aulcm  supra  talcm  for- 
lunam — Amcnac  ad  acpiam  civibus  et  rcgibus — ut  disjudiccnt 
vcr.im  famam  honiinum. 

(2)  Cost  Ovidio  (Melain.  lil).  ITJ)  descrivendolo  lo  chia- 
niii — Ncc  non  sicanus  vnhcns  Atuenanus  arenas — Nunc  Hull, 
iiitcrduni  suppressis  funlibus  aret. 

(3)  Quod  Aincnano  evenire  fluvio  perliibcnt  Calauam 
pL'rlluoiili  ,  qui  per  alicjuol  aunos  dcstitutis  aijuis  ,  deinJe 
il>:ium  Hull.  (  Lib,  o.  ) 


104 
cam  mi  no ,    e  che    talvoll.i    otlnrali  i   meati    cpssa  Hi 
scorrere;  ma  che  poi   rolli  gli  argini   proronipe  in  ab- 
bondanti  acqne,   le  quab   lislagnando  infetlano  I'  aria 
e  protlucono  inorlabla  non  lieve  nella  citia  (1). 

Nel  che  non  ha  falto  Cluvi^rio  che  copiare  Faz- 
zello,  come  dissi,  il  quale  negli  slessi  sensi  si  espri- 
me  (2).  Credova  Meuiolico  die  queslo  fiume  prove- 
nisse  per  occulle  slrade  del  lago  Gurrila  prcsso  Rrin- 
dazzo  (3);  e  questa  crt-dpnza  e  invalsa  sino  a'  no>lri 
giorni,  dacche  il  vecchio  Reciiptiro  la  coiifermava  con 
un' e>periraLiito  per  lui  fallo  ;  pel  qiiide  la  sogalura 
di  leyno  gellala  ncl  lago  (lurrila.  vemiqiiatlroie  do- 
pe comparve  nei  pozzo  iiwlino  in  (-uiama,  m  fondo 
a  cui  scoiiono  Ic  arqiie  dell'Anienano  {4).  Ma  noi 
abbiam   (alto   vedere  che  il  cres^ceie  e  il  inancare  delle 

',!';;(,      'ii.  '  ;i      ;•  •    ■■■'.     ''iV'    •    -'  i     .   •     .  ■  ,, '  i  ■  '  --A  ■     i,{i 

(1)  CaelfTimi  Aiimis  liir  e  ra<liribiis  /Eln.-ie  nionli;"  nc- 
Ciilto,  necdum  s.ilis  jiurvfislig.ito  foiile  orliis  ,  mciliam  iirlxm 
pleno  alveo  inlcrniiit.  Ohtiiialis  inlerduni  vcro  fonlium  vcnis, 
omnis  per  .iliqiiol  jiimos  cvainscil  ;  nirsumqiic  siibilo  eslu 
erumpens,  crassinrem  pc>lil('nl(Miii]iio  rffi(  il  acicm.  m-  iinniiniii- 
qiiam  inundationem  ci.Mletnque  li.iud  levoin  Libi  inferl.  (Sic. 
anliqu.  lib.  3,  c.   1.) 

(2)  Oritur  aulem  e  radicibus  iKtnao  montis  ,  cujiis  fons 
nedum  perveslii,'ari  (Hjfuprit;  in  media  l.imi'n  uibc  loni^'ii  traclu 
pleno  fiuit  alveo:  aliqu.indo  vcro  obtiir.ilis  venis  loins  per  ali- 
quot annos  ovanescil ;  nirsusque  poslniodmn  suliitd  erumpens 
excurrit.  Ila  altornis  vicibus  peipcluo  igiuilis  naluiae  causis, 
ilque  redilqup.  Tanl.im  qii.iiidoqiir  Cal.iiiai'  iirbi  caliinitatem 
afferens,  ut  iinindalioneui  ant  ciadeni  iiiferal:  nam  cum  csiur- 
rit  ,  crassior  uriiis  aer  redditiir  ,  ac  insalubris  el  pesliltns 
calancnsibus  eflicilur.  (Dec.    1.   lib.  3.  c.    1.) 

(3)  Gurrida  fliivius  est  in  agro  Rand.icii  qui  ibi  absorblus 
in   Catincnsi   urhe  snbicrlabilnr.   (  Sicati.  Rer.  ec.  lib.  1.) 

(4)  Recuporo   Slor.   deli' I'^lna  vul.    2,   p.  87. 


arqiie     di     qiicslo     nimiif'lln     dipoii'le     assoliilaiDonle 
dair  al)b()n(]aiiza  o   dalia  careslia   delle   pin^ije  (1). 

Se   tale  iiiterniilleDza   avvtniva   aiiche    ne' tempi 
rfinolissimi    de'  qii;di  qui   trallianio  ,    non   e  possihde 
il  polcrin  dcterminare,    non  esseiidoci    note  le  coiidi- 
zioiii   del   clima   in    qiudl'epoca,   dulie    quali    dipende 
essenzialmcnto  lo  stalo  nieleorologico  di   una  coDlrnd.i. 
Po.ssiamo   pero  con  solidi  appoijiii  iicoirnoslici  i)en  cre- 
dere,  die    la  loco  di  qneslo    liuniiccilo  era  in  allora 
fra  la  collinctta  de'  Benedetlini,  e  quella  de'  Cappuc- 
cini,   presso   la  piazza  Slcsicorea,  come  si  e  dollto  di 
sopra,   ma  che  an  16  poi  cani;iando    di    silo  ,   per  gli 
avvenimcnti  di  cui  f'arcmo  parola. 

Un'  allra  sorgente  dalle  colline  di  Gifali  e  Santa 
Sofia  scorreva  accanto  S.  Salvatore ,  e  veniva  alia 
riva  did  mare  presso  la  Grolla,  Ouciie  del  Fasano  e 
Leucalea  riunivansi  forse  in  un  sol  rio,  scorreva  fra 
Monserrato  e  Lognina,  come  i  noslri  scrillori  ,  non 
lonlani   del   vero,   hanno  anclie  asserito  (2). 

il  suolo  di  qiiesti  conlorni  era  coverto  di  vege- 
tazione;  e  dal  reslo  delle  foglie  e  de' rami  che  tru- 
vansi  ne'  tufi  del  Fasano  e  Leucatea  si  conosce  he- 
nissimo  che  I'  Flee  esisleva  di  ipie  tempi,  e  tre  variola 
di  querci  (  quercus  ilex  )  si  po^ssono  riconoscere  nella 
impronta  delle  I'oglie    di   que*  lufi;  del    pari  de'  Iron- 

(\)  Sulle  accrcsciiite  acque  dell'  Amenano.  At(i  Gioon. 
vol.  !.\.  |..  331. 

(2)  Ilic  porro  ;ul  LciiC'ilin'.ic  rinos  nbi  liodin  virile  Ca- 
Udiiccliio.  siri')  (|iiiilciii  iiiii|ilissliiio  in  nioditorrancn  (iiiriiiidc- 
li.inliir,  iiui  el  niiviiiiii  <'.\ri|. ieli.it  .il)  cidem  Loiicollica  ,i|  |u>l- 
liiliiin.  Iliiiiis  a(|ii,u;  iiiMlii;  sidi  Fasaiii  nl  I.ouciillicae  colJihiis 
iii;,'i'iili   (|iH,k'iii  cujiia  eniaiiaiil...   (  Aiiiico  Cat.   iliust.   cap.    V. 

I..  i:i.  t.  1.  M 


m 

chi  che  al  Salico  rirorisconsi,  orano  comuni  (1);  ed 
e  una  bella  prova  della  verila  che  la  vite  sia  indi- 
gcna  del  noslro  suolo  (2),  lo  averne  trovalo  i  tron- 
chi  ben  caralterizzati ,  negli  sirali  del  tufo  alluviale 
del  Fasano,  e  nell'  argilla  di  difali ,  alia  profondila 
di  palmi  130  circa  nel  primo,  e  tal  volta  anche  piu 
basso,  e  a  fior  di  terra,  o  almeno  a  pochi  palmi  di 
prol'ondita  nella  seconda. 

Quel  tufo  alluviale  cosi  dovette  precedere  di  tan- 
to  r  epoca  storica  quanto  che  non  Iraltavasi  forse  ao- 
cora  di  popoii  abitalori  di  Sicilia. 

§  2.  F'enula  delle  prime  lave  delt  Etna 
suUe  dette  colline. 

Agevolate  dal  riempimento  della  valle  trasversa- 
le  menzionata,  dielro  il  Fasano  e  Leucatea,  le  cor- 
reiiti  deir  Etna  vennero  ad  eslendersi  sino  a  quel  pun- 
to  ne  gia  verso  mezzogiorno  soltanto  eran  esse  di- 
reltf,  ma  le  colline  di  Valcorrente,  quelle  di  Fegotto^ 
di  Galermo,  e  poi  di  INizzeti  e  di  Trezza  ne  soslen- 
ncro  il  passaggio  e  ne  furono  per  sempre  coverle. 

Da  quali  punli  sgorgaron  esse  non  e  possibile 
il  deciferarlo,  stanteche  da  quell'  epoca  lontanissima 
sino  ad  oggi  migliaia  di  correnti  sono  venule  ad  ad- 
dossarsi  una  sull' allra,  accrescendo  sempre  la  massa 
ed  il  volume  di  questa  coJossaie  monlagna;  ed  i  cra- 
teri  deir  antiche  eruzioni,  o  reslano  scpolli  del  tullo, 
0  almeno  le  lave  che  ne  scaturirono  irovansi  coverle 


(1)  Tornabene  su'vegclabili  fossili  ecc.  Alt!  Gioen.  mio- 
Ta  serie  vol.  2. 

(2)  Vilrni   in   Sicilia  sua   sjioiito   iiaici   nemo  est   qui   ne- 
sciat.  (  Fdzcll.  dec.    I.  lib.    \,  cup.   IV. j 


!07 
in  modo,  da  non  potersonc   per    nulla  rintracciare   il 
corso. 

Vi  sarehbe  da  apporlar  piu  attenlo    esame  alle 
due  elevazioni  di  rocce  vulcaniche,  della  nalura  stessa 
delle  lave  di  die  facciam  paroia,  che  si  Irovano  a  SO. 
del  comune  di  S.  Gregorio;    le  quali  polrebbero  ril'e- 
rirsi  a  due  antichi  coni  di  cruzione,   i  di    cui   sciolli 
maleriali  sono  stati  col  tempo    svelli  e  Iraseiinili  giu 
dalle  acqiic,   e  da  al(ri   meleorologici  fenomeni.  Esse 
infatli  s'  iiiiialzano  exabrupto  siil  suojo  basso  per  Ira- 
monlona,  ma  hanno  un'ordinario  pendio  per  mezzogior- 
no;  e  la   iiatura  analoga  delle  loro  lave  a  quelle  men- 
zionate  noii   pu6  farle  disgiungere  da  una  origine  co- 
mune.  Che  che   ne  sia,   ancorche    per  craleri   si   vo- 
lessero  riguanlare,  essi    non    lo    sarebbero    che    per 
quelle  correnii  sollanto    che    giacciono    sulle    colline 
argillose  vicine;   ma  non    puossi    prelendere    che  da 
essi  siano  provenienti  tutle  le  altre,  che  inlorno  alia 
plaga  meridionale  dell'Elna  si  osservano. 

Quesle  prime  lave,   per   quanlo  puo   conoscersi, 
non  erano  pero  molto  scoriacee  e  voluminose/  all'  in- 
contro  compaltissime,  e  di  un'  altczza    media    di   non 
pill  di   palmi  30.   La  loro  pasta ,  sebbene  predomina- 
ia  dal   felspalo  ,  conliene  lullavia   alibondanlissimo   il 
pirossene,   i  di  cui  cristalli  sono  nitidi  e  di  mediocre 
grossezza:    all'  inconlro   piccole  sono  le  laminelte  del 
labrador ;    ed   in  quanlo  a'  granelli  di  olivina,    vi  so- 
no essi  comuni  nella  pasta,   e  fan    conoscere  la  pri- 
miliva  origine  basaltica  di  quesle    correnii.   La    loro 
massa  si  slacca  facilment"  in   prismi  informi,  ma  che 
neil'  insieme  puo  dirsi  a8>umerc  una  slrultura  prisma- 
lica  penlagonale;   pcrlDclie  impropriamenle  si  chiama- 
rono  basalli   dagli  scarpeliini. 

Uacche  la  coilina  die  soslcueva  quesle  lave  an- 


108 
dava  III  tVane  ,  come  or  ora  dirnmo,  pssp  ijiu  preri- 
pilavansi  e  giaii  runiiaiHlo  ammassaiiKMili  di  maoijo;ni 
di  /alsi  prismi  da  perluUo  siil  menzionalo  giro  dtdlpcol- 
Jiiie  areiiarie  ed  argillose;  e  sopra  Valcorrenle,  in  con- 
tra<la  di  tre  arie,  al  Fasano,  alia  Leucalia ,  al  Ca- 
nalicc/iio,  e  poi  a  Ficarazzi  ed  alle  colline  della  Trez- 
za,  gli  amniassamt'oti  di  queste  lave  coinpallissime, 
e  quasi  tulle  dolla  stessa  nalura,  eran  IVequcnli,  ari- 
zi  III  conliiiuazioiie;  talche  quelle  culiine  eran  leinii- 
nale  nelle  loro  sommila  da  uii  ciglione  di  lave,  che 
dava  ad  esse  un'  aspelto  ben  dilferenle  da  quello  del- 
Je  campagne  nelle  terroforti ,  non  presentando  della 
luro  natural  forma  che  i!  solo  fianco:  il  piede  essen- 
do  gia  quasi  per  inliero  occupalo  da  una  Scarpa  di 
masse  vulcaniohe  slaccate  da  quelle  che  in  alio  foi- 
mavano  il  ciglione;  di  niodo  che  I'argilla  e  I'  are- 
iiaiia  apparivano  giacenli  fra  due  strati  di  lave. 

§  3.   Cadula  in  frane  deW  argine  del 
Fasano,  e  di  allre  collme. 

■  ■■  La  collina  della  Trezza,  seguito  di  quelle  men- 
zionate,  abbracciava  lulla  la  formazione  basallica  di 
quel  silo;  e  per  quanto  appare ,  una  porzione  dei 
gruppi  di  quella  roccia  sporgeva  al  di  sopra  della 
collina,  se  la  decomposizione  del  basallo  pole  forma- 
re  per  mezzo  di  parziali  alkivioni  un  dcposito  di  ma- 
teriale  biancastro,  che  poscia  indurilosi  in  roccia  an- 
ch'  esso,  Goslilui  quella  che  in  oggi  fa  gran  parte  del- 
la,  cosi  delta,   isola  della  Trezza  (l). 

Una  convulsione    vulcanica    era    bastevole  a   far 

(1)  Sill   lias.illo     ileciiinposlo    dcU'  Isola    iU\'  Ciclopi    AUi 
Gioea.    2.  btr.   vol.   2. 


109 

cani^iiir  d' aspcUo  liilto  quel  lillorale.  Ed  iiilaili  per 
una  xilU'iTuiiea  accuMisioiie  di  |»arlic()l,ire  e  lin)ilalo 
I'ocoliire  (U'l  seno  dclla  roccia  prismatica  del  basalto, 
ne  avverme  il  disarticolamento  e  la  lusione  ;  e  da 
prisiui  articolali  ridotli  a  basaiti  glolmlari,  e  poi  ri- 
inescolali  nelia  fusa  roccia  d(d  I'ocolare,  incrostali  di 
iifia  scorza  vetrosa  furono  rigeltali  luori,  da  una  aper- 
la  gola  iiisieinc  al  Iriliime  basallico  che  io  forma  di 
peperiiio  animodlav.i^lisi  intoino.  Qiiosti  basalli  globii- 
lari  eiullali  in  uiio  slato  di  lifiiiidila,  o  di  fusione  al- 
meno,  cadendo  sopra  se  slessi  si  ammassavano  e  si 
ailallavano  niolli  sopra  i  primi  cadiiti;  passaiido  cosi 
dalla  forma  rotooda  a  quella  acciacoata,  e  spesso  scre- 
polala  e  rotla.  Foriiiarono  in  lal  guisa  la  rupe  di  Aci 
Caslello,  la  quale  inostra  sin'  oygi  dal  lato  di  S.  E. 
r  aiiunassalo  peperino  che  circotida  per  que!  lalo  il 
niuccliio  <le'  basalli  globulari  niciizionali,  e  di  cui  ab- 
biam  noi  gia  allrove  piu  di  una  volla  ragionalo  (1). 
In  quest' epuca  ebbe  forse  luogo  lo  abbassauien- 
to  della  collina  della  Trezza;  cbo  ingojata  dal  niare  la- 
scio  I  gru[»pi  l)asallioi  parte  iii  I'onua  di  scogli  isolati 
Del  seiio  (lelle  acque,  parte  in  piccole  colline  di  pri- 
smi  basallici  ncll.i  cosia  tcrziaria,  ch(!  rimase  inalle- 
rata;  come  il  colle  di  rose  e  di  (.'alunzaro  pressu  Aci 
Caslello.  INe  in  quesla  sola  parte  la  terziaria  forma- 
zione  delle  colluie  si  vide  aliliassare  ,  o  andare  in 
Iraiie:  ma  in  cuiilmuazione  da  l\izzcli  passando  per 
Ficarazzi ,  per  JXovalucello  ,  per  Canaliccluo  ,  per 
Leucatea  ,  per  Fasario ,  e  piu  basso  ancora  per  S. 
Sofia,  rabbassamenlo  della  collina  dovelte  aver  luo- 
go,  c  formo  un  dcclive  lerreno ,  che  si  estoao  sino 
al   mare  di   Catania. 

(I)  Atli  Gioen.  vol.  :1    p.  1)8 —  vol.  4.  |);iij.  189.  ece. 


no 

Le  correnti  che  prima  si  erano  fermafe  sopra 
quelle  colline  vennero  a  precipilarsi  ,  piu  che  allra 
volta,  in  masse  slaccale  colie  frane  stesse  deila  ter- 
ziaria  formazione  che  sprofondava :  e  tutla  quella 
parte  di  essa  che  stabiliva  un'  argine  alls  lante  al- 
luvial! slratificazioni ,  di  che  si  e  parlato  di  sopra , 
caduta  giu  anch'  essa,  lascio  a  nudo  la  rupe  del  Fa- 
sano,  col  reslo  del  terreno  alluviale  della  Leucalia  , 
canalicchio  ec.  e  dall'allra  parte  quelle  di  Valcorren- 
te,  Del  site  menzionalo  di  ire  arie;  i  qnali  tutti  re- 
starono  a  guisa  di  roccia  slratificata  che  mostra  il 
sue  lato  ,  diviso  orizzonlalmenle  da  tanle  linee  pa- 
rallele  {\). 

In  luogo,  quindi,  di  conlinuare,  come  nel  resto 
delle  terre/orli,  il  terreno  di  gres  ed  argilla  in  for- 
ma di  colline  e  di  avvallanienli  ,  di  coiives&ila  e  di 
concavita,  nel  contorno  settenlrionale  di  Calania,  co- 
minciando  da  i>.  Sofia,  e  poi  dal  Fasano,  Leucatea 
e  Canalicchio ,  si  coslilui  un  terreno  declive  con 
lunga  spianata  (2);  la  quale  venne  a  riempire  quella 
specie  di  curva  che  da  S.  Todaro  girava  per  (.'ifali 
e  S.  Sofia,  inlernandosi  verso  il  Fasano,  e  poi  tor- 
nava  ad  avanzarsi  verso  levante  nella  Leucatea  e 
Canalicchio;  e  s'  inlrodusse  nel  basso  fralle  piccole 
elevazioni  di  S,  Salvalore  e  Monserrato. 

§  4.  Nuove  correnti  venule  daWEina  ' 

dopo  la  cadula  delle  colline. 
L' Etna  non  cessava  intanto  dalle  sue  erurioni; 
e  per  tutti  i  lati  mandava  al  basso  da'  suoi  fianchi  e 

(1)  Mem.  sul   clima  di  Catania «_» Alii    Gioenii    vol.   6, 

{2)  Mem.  sulle  concliiglie  fossili  di  Cifali  —  All!  Giocn. 
vol.  1,  png.  243. 


1!1 

dair  alto  siio  cralere,  che  grado  grado  innalzavasi , 
correnti  infocale.  Molte  di  quosle  dirigevansi  verso 
il  suulo  di  Catania  ,  delle  quali  talune  possoosi  rav- 
visare  tult'ora. 

La  prima,  di  origine  ignota,  non  che  di  corso, 
oggi  coperla  dallo  frane  susseguenti  della  collina,  e 
dalle  posteriori  lave,  si  va  rinlracciando  quasi  in  ogni 
punlo  solto  le  altre  correnti  a  N.E.  ed  E  di  Catania, 
cavando  de'  pozzi  per  acqua,  o  scavando  per  assodare 
le  fondamenta  di  robusti  edifizii. 

Un'allra  parlendo,  per  qiianio  appare,  da  raonte 
Peluso  sopra  Nicolosi,  scorrendo  sempre  verso  mez- 
zogiorno ,  passo  a  ponente  del  sito  ove  oggi  e  Po- 
dara,  ingombro  tullo  il  suolo  ,  era  di  Tremestieri  e 
Trappeto  ,  discese  a  levanle  del  Canalicchio  ,  poi  si 
rivolse  in  parte  per  ponente  ,  e  dilataudosi  occupo  , 
per  levante  le  chiuse  oggi  delte  della  Carvana  e  di 
Asmondo:  s'  innoltro  verso  il  mare,  e  ne  lascio  uno 
spazio  fra  I'  antica  costa  della  collina  di  Novalucello, 
e  le  stesse  sue  rocce,  in  oggi  dette  Gailo,  a  guisa 
di  un  porto ,  che  ebbe  in  appresso  ua  norae  nella 
storia. 

Dalla  parte  di  ponente,  volendo  noi  rintracciare 
il  margine  di  questa  lava  ,  possiamo  in  certo  mode 
accompagnarlo  dal  Canalicchio  verso  la  collinella  di 
Gioeni,  alia  quale  va  iiitomo  per  levante|,  ed  alcun 
trallo  per  mezzogioriio:  poi  luiigo  il  lato  orientale 
della  vecchia  slrada  de' nioluii  al  borgo ,  corre  con 
varie  sinuosita  per  Monserrato,  e  da  li  verso  le  chiuse 
del  Carmine,  e  dcgli  Aimnalati.  Se  ne  perde  poi  la 
traccia  sotto  allra  sopravvenuta  corrente  ;  ma  ,  per 
quanto  pare  ,  essa  giungeva  enlro  il  marc  siiio  a 
Laruusi;  c  fra  quoslo  pualo  e  )l  Acquicella,  il  mare 
enlrava  per  uu  curvo  piccolo  seno  sino  alia  Grulla. 


112 

La  terza  corronte  si  vode  esspr  veniila  ne'  con- 
torni  di  Catania  sopra  deila  precedente:  ma  la  sua 
origine  non  si  conosce  per  nulla;  essa  se  ne  distingue 
per  la  diversa  slrullura  della  sua  superfice,  e  ptr  un 
carattere  che  le  e  proprio:  quello  cioe  che  di  quando  in 
quando,  sulla  estcnsioue  della  corrente  si  veggono  sol- 
lovare  talune  convessila  a  guisa  di  cupole,  ma  che  sono 
poi  rotto  e  screpolato  in  ample  fendilure  a  raggi; 
come  se  la  lava  liquida  fosse  stata  alzata  a  guisa 
di  ampolla  ,  da  sollerranei  (luidi  acrilormi  ,  e  clie 
sprigionandusi  d'  un  colpo  I'  avessero  in  tal  modo 
ridolta  (1). 

Si  puo  essa  acconipagitnre  dalle  colline  fra  il 
Trappeto  e  Baltial'.  giii  venondo  verso  il  Canalicchio; 
d'  onde  il  ramo  di  ponente  passando  sopra  la  lava 
che  abbiara  descritto  ,  s'  inoollro  siiio  al  borgo ,  a 
S.  Caterina,  al  Carmine,  a  S.  Berillu;  c  piii  a  po- 
nente lungo  la  strada  Stesicorea,  piazza  degli  sludii 
in  parte,  monaslero  di  S.  Agata  ,  parte  della  Calte- 
drale  sine  al  mare  ;  estendendosi  per  levanle  verso 
Cutelli  e  S.  Frannesc<i  di  Paola  :  lasciando  fra  la 
spiaggia,  cresciula  gia  sino  alia  piazza  del  Duomo  , 
ed  il  suG  margine  oocidentale  ,  un  picciol  Iralto  di 
mare  ,  che  formo  nel  seguilo  de'  tempi  il  porto  di 
Catania,  eve  ricoveravansi  le  navi  di  Amilcare,  vin- 
citore  di  Dionisio  (2)  ;  e  prmia  servi  di  slazione  a 
quelle  di  IMicia  ,  durante  la  guerra  degli  Ate  nu  si 
conlro  Siracusa  (3);  e  finalmente,  rjslretlo  in  seguito 

(1)  Su'  cratcri  di  sollcvamento  e  di  cnizinne.  Atti  Giopn. 
scr.  2,  vnl.  3. 

(2)  hio.ioro  111).   U,  c.  61. 

(3)  Tucidide  lil).   VI.  i  :  , 


in 

e  modificalo  dal  U;mpn,  fii  dollo  porta  saraceno,  di 
cui  non  ritnaiie  oggi  die  la  sola  memoria  (1).  L' al- 
Iro  hraccio  dal  canalicchio  si  diresse  a  S.  E.  sopra 
Ja  declive  collina  lerziaria  fra  Loiinina  e  Gannizzaro ; 
e  quivi  die  per  ponente  nuova  forma  al  porto,  che 
piu  ampio  esisleva  ed  aperto  a  guisa  di  golfo,  e  lo 
ridusse  pii'i  comodo  e  piu  sicuro,  fra  due  sponde  di 
lave,  coo  la  bocca  a  mcz/.ogiorno.  Per  levanfe  poi  co- 
pri  il  reslo  del  lerreno  lerziario,  e  si  avanzo  nel  ma- 
re formando  il  lortuoso  liltorale  di  Loguina  verso  Aci- 
caslello. 

II  celebrato  Porlo  Ulisse,  rammpiilato  da  Virgi- 
lio  e  da   PImio,  e  dopo  da  tiilli  gli  scriltori  delle  cose 
di  Sicilia,   sul  quale  molle  favole  si  combinarono  dai 
poeti  greci  e  latini.   non  era  in   One  che  lo  spazio  di 
mare  racchiuso  fra    le  correnli  sopracenoate,    di  cui 
sollaiilo   parlo    della  bocca  si    scorge    al    Gaito,   nelle 
grulle  (lelle  Goloinbe,   delle  volgarmente  ribi.  Non  o- 
slante  la  insussislenza  di  queste  favole,  e  della  calti- 
va  inlerpelrazione  di  Omero,  si   voller   da  laluni  scrit- 
tori  lirar  per  forza  da  quelle  argomenti  di  storia.  Di  que- 
sto    porlo    dice    Carrera  (2)  che   «  vi    si    entrava  per 
due  bocche;   I'  una  era  a  ponente,  da  quella  parte  che 
oggi  di    Cajelo  noiniiimmo;   I'  allra  per  levante  comin- 
ciava  dalla  cala  sul  cui  lulo  <ta  la  chiesa  della  divotis- 
sima  i\Iadonna  di  Logmna.    Tra  Tuna  e  !' allra  boc- 
ca si  vedea  i'  isola,   di   giro  poco  men  di  due  miglia. 
La  maggior    larghczza  dol   porlo  era  un  buon  miglio 
di  spazio;  la  lungliezza  che  fra  terra  si  estendeva  non 

(1)  Amicn  Cat.   ill.  linn.  2.  p.   9a.  Gordaro  osserv.  al- 
ia  slor.   (Ji    Cataiiiii   lorn.    1.    [i.    KJN. 

(2)  iNoliz.  stiiiic.  di  Calania  pag.   193.  15 


era  rainore  di  due  mig!ia;  sicche  perveniva  sino  alia 
Leucatia,  ove  stanno  alcune  alle  roccie.  Moiti,  a  re- 
lazion  de'  maggiori  fan  fcde  che  in  detlo  luogo  si  vi- 
de alTisso  un  grande  anello  di  ferro,  al  quale  si  le- 
gavano  i  vascelli  »  . 

Queste  Dolizie  del  Carrera  si  debbono  tenere  per 
iiiesallissime.    Primieramenle  la    largliezza    del   Porlo 
non  poleva  avere  piu  di   mezzo  miglio  di   estensioiie, 
se  i  due  limili  erano  il   Gaito  e   lo    liotolo:     La  liin- 
ghezza,  da  quel  punto,  sino    alia     base    della    collina 
della  Leucalea  e  pooo   piu  di  un  Miglio.  Le  due  boc- 
che  poi  sono  del   lutlo  imaginarie:    come    imagiiiaria 
e  i'  isola;   perche  quella  cbe  per  tale  vuoisi    riguaida- 
re  e  appunto  la  parte  della  lava  che  Rololo   si  appel- 
la;   or  questa   e    coatinuazKine   della  sl<vssa     lava    del 
Canalicchio;  e  ben  si  accoinpagna  dal   Bnlolo   sino  a 
quel  punlo  per   le  clnuse  di   Maiicini  e  di    Novalucel- 
lo.   La  prelesa  isola  quindi  esseiido   braccio  di    lava, 
la  seconda  bocca    menziouala   dal    Carrera   non    ebbe 
niai  esistenza. 

Tutlo  era  state  foggiato  per  conch iudcre  che  qiiesto 
porto  era  quelle  di  cui  paria  Omcro,  ove  fece  giun- 
gere  Ulisse,  presso  la  spiaggia  de'  Giolopi.  Ma  su  di 
cio  si  e  detto  abbastanza  in  una  breve  leltera  da  me 
inserita  nel  Giornale  catanese  Lo  Stesicoro  (1);  nel- 
la  quale  si  prova  chiarameiite  come  il  porto  di  cui 
favella  Omero  era  noli'  isola  diiin)pcllo  la  costa  del 
Ciclopi,  e  non  gia  nel  lilloralc  lii  Sirilia.  Vcnghia- 
mo  piu  toslo  a  delermmare  i  vcri  coiifim  di  quel  por- 
to, di  cui  noQ  puo  negarsi  la    esisleiua,     sotlo  que- 


(1)  Fascic.  \K  giiigiio  p  liig'io  I."].'j6. 


115 

sto   tilolo,   nc'  lempi  di   Plinio,   che  fra  gli  scogli  del 
Ciclopi  t!  (iatauiri  lo  dcscrivc  (1). 

Torniamo  diinque  a  liiro  che  esso  fu  formato  io 
origiiic  dutia  cornnle,  ciie  seconda  abbiam    noi    qui 
noveiald,    per  potienle.   e  per  levanle  dalla  costs    di 
lerziaria  roniiazione  di  Novaliicello  e  sue  basi.  In  que- 
slo  luto  in  se^uito  la  lava,   braccio  di  quella    che    si 
divise  al  canahcchio,  avanzaiidosi  sopia  la  mt'iiziunata 
costa   ed   ioalzaadosi   in   mare,  io  reslrinse,  rendeiidolo 
pill  sicuio  ed  apurlo  sollanlo  a  mezzo  ^iorno.   La  sua 
luiigiiozza  non  t-ra   che  un  mii^ho  n  poco  piu/  mezzo 
mii^lio  la  sua  iarghezza;  (2J  Isoia  in  facuia  non  veil'  era, 
ne   ViPiiilio  o   Piiiiio  ne  fan   meazione,   ne  si   puo  dire 
con  qu<ili:he   probabilila  che  fosse  stala  per  avvenliira 
sprofond  ta  in    mare:   non   essendovene  nolizia  alouna; 
ne  quesli  luo^bi  presenlan  Iraccia  di  allro    preesistenle 
terrene  vicino,   come  i)resso  gli  scogli  de' Ciclopi,  lul- 
lo  da  capo  a  fondo  essendo    di    lava    ii    lillorale. 

Se  poi  Garrera  crede,  e  volesse  crederlo  qual- 
ch'  unu  lull'  ora,  che  I'  isola  era  appunlo  quel  tralto 
di  lava  delta  Rotolo,  la  quale  sta  in  eCfetlo  fra  il  ponle 
di  Lognina  ed  il  Gaito,  ei  s'inganna  a  parlilo.  men- 
tre  esso  e  continuazione  della  corrente,  che  come  si 
e  detto  restrinse  I'  anipiezza  del  porto  e  lo  ridusse  di 
minore  eslensione,  prima  che  I'  incendio  del  1381  lo 
avesse  obliteralo  del  lullo,  Talclie  in  oggi  ben  si  pos- 
sono  dislinguere  alia  luiboccatuia  del  Gaito,    Ire    di- 


(1)  Scopoli  ires  cyclMiiiim  poitiis  Ulissis,  colonia  Cata- 
na.  Hl^t.   Hill.  lib.  3    c.  8. 

(2)  Sill  coi.riiic  miinlimio  (IcirElna.  Alii  Gioen:  vol.  IV 
pap.  no.  Coiidiz  j;iMii(.i;iclie  del  Iralto  lerrestre  dell' Elua: 
Au'i    Gioen.   vol.    1.    183. 


115 

verse  correnti  di  lava:  quella,  cioe,  a  ponenle,  nclle 
grolte  delle  colombe:  quella  a  levanle  del  Kololo,  e 
Del  mezzo  quella  del   1381. 

In  quanto  all'anello  di  ferro  per  legarvii  vasce/h' 

recalo  in  prova  della  lunghezza  del  porlo  sino  alia  col- 

lina  di    Leucalea,  non  abbiamo  che  a  ridervi    sopra; 

menlre  il  dover  ormeggiare  le  navi  all'ailezza  di  SOO 

piedi,  almeno,  e  un  paradosso. 

§  5.  Venuia  dd  primi  abitalori. 

Un  sito  talmente  adatto  alia  dimora  degli    uomi- 
ni,  sia  per  la  dolcezza  del  clima,  sia  per    la    ferlilita 
del  suolo,  sia  per  la  prossimila  ed    abbondanza    delle 
acque,  sia  Onalmente  per  la  comodila  de'ricoveri  nella 
spiaggia  del  mare,  chiamo  a  se  le  prime  genii  venule 
in  Sicdia.   E  lasciando  quanlo  de'  Giganli,   de'Ciclopi, 
de'  Leslrigoni  si  e  dello,   i  Sicani  son  quelli  di  cui  la 
ceria  storia  fa  menzione,  come  piu  anlichi  abilalori  di 
Sicilia,  quivi  venuli  dalla  Iberia  (1).  Quesli,  fralle  allre, 
fondarono  nel  lato  orientale  una  nuova  (jlla  che  chia- 
marono  Catana:  nome  che  non  ha  significalo  conosciu- 
to,  essendo  inulile  il  volerlo  spiegare  con  analoga  gre- 
ca  voce,  provenendo  da  una  lingua  di  cui  non  si  ha  no- 
zione  alcuna.  Non  rimasero  poro  a  lungo  i  Sicani     in 
questa  spiaggia,  ne  in  quella  del  Val  di  Nolo;    atter- 
riti  dalle  eruzioni  degli,  ora  eslinti,  craleridi  quelle  lerre, 
e  da  quelle  dell'Etua,  abbandonarono  le  conlrade  orien- 
tal] di  Sicilia,  e  si  Irasforirono  verso  leocoidenlali:  (2) 
Queste  eruzioni  dcU'l'Una  saranno  slale  ferse  delle 
ultime  da  noi  cennale;  le  quali  rimonleiebbero  a  1654 

(1)  Tiicidid.  lib.  6. 

{2)  Diodoio  lib.   V  r.   6. 


117 
anni  A.  C.  almeno,  se  il  Sig,  Del' fsle  rappoila  come 
prima   islorica  eiuzione  quella  del    1506:    anno    avauli 
Gesu  Grislo,    come   ha    ricavalo    da    erudilissime    rae- 
morie.  (1) 

I  Sicoli,  venuti  dall'Italia,  meno  paurosi  de'  Si- 
cani,  o  avvezzi  a'  fenomeni  vuicanici  del  Lazio,  occu- 
parono  le  abbandonale  terre;  e  Catania  fu  da  essi  ri- 
labricala  ed  inyrandita,  verso  la  parte  piu  altadelter- 
reno  la  quale  in  allora  soprastava  imrauJialamente  al 
mare  die  ne  lambiva  la  base  per  raezzogiorno  e  levaa- 
le  verso  S.  Antonio,  S.  Agostino,  a  S.  Francesco  e 
porzione  della  piazza  degli  Sludii,  e  poi  per  li  Mino- 
rili,  piazza  Stesicorea  ecc. 

lo  Don  inlendo  di  seguire  taluni  de'  nostri  patrii 

scritilori  sulla  eslensione  che  aveva  Catania  ne'  primi 

tempi:   ne  sulla  quadriparlizione  de*  suoi  quartieri,  d'ou- 

de  si  crede  essere   stata  delta    Tetrapoli,  Si    leggano 

queste  notizie  in  Carrera,  in  Grossi  ed  in  allri.  lo  temo 

di  asserir  cosa  alcuua  su  di  cio  che  precedelte  I'  epoca 

greca  e  romana,   tempi   ne' quali  soltanto  furono  alzati 

que' monumenti  de' quali  ci  restauo   i    ruderi/   ma  non 

posso  tampoco  sommettermi  a  que'  che  la  fanno  da  in- 

terpetri  alle  parole    di    Tucidide,  benche  chiarissime, 

trasformandone  a  lor  bencplacito  il  senso,  per  provare 

che  Catania  fu  fondata  diile  colonic  Calcidesi  di  Nasso 

e  non  gia  che  queste  culonie  come  a   Lentini  vi    tro- 

varoiio  i  Sicoli;  detti  da    Tucidide    ipsi  catinenses,    i 

quail  scelsero  per  capo  Evarco,  come  a   tutli  e  noto. 

Sel   veggano  i  crilici  della  storia,  non  esseudo  cio  del 

Olio  proposito. 

Diro  deH'Araenano,  che  di  que' tempi,  deviato  al- 
quanlo  dal  suo  letlo  siera  rivolto  a  pouenle  della  col- 

(1)  Culled    Acudcm.   C.   p.  'i89. 


H8 

linetla  tie' Benedetlini,  e  ne  Iraversava  qiialchcparle  a 
mezzogiorno  prima  di  metier  foce  nel  mare.  Queslo 
fiumicello  correva  scoperlo  sino  a'  tempi  della  venuta 
de*  Greci,  se  Teocle,  si  dice,  essere  entrato  colla  sua 
nave  nelle  acque  dell'  Amenano(l).  Ma  sia  anchedub- 
bio,  come  io  penso,  che  questo  fiumicello  avesse  avu- 
to  mai  acque  bastanli  a  ricevere  navi  nel  suo  letto,  certo 
e  che  non  fu  sempre  sollerraneo.  come  divenne  nel  se- 
guito  de'  tempi.  Strabone  Io  dice  Fluvio  cnlanam  per 
fluenti\  Ovidio,  sicanias  volvcns  Amenanus  arenas,  e 
Fazzello,  6  Gluverio  che  \o  copta  mediam  urbem  pleno 
alveo  interfluit,  come  di  sopra  si  e  dello. 

Calania  per  lanio  nel  tempo  de' Sicoli  era  fabbri- 
catasullealture  de'  Benedaiini  Corso,CrU(iferi,  S.Fran- 
cesco, e  S.  Agosfino:  ed  \\  fiiime  amcnaiio  vi  soorreva 
a  fianco,  proveniente  dalla  sopra  menziouata  valle. 

§  6.  Eruzione  de^  fratelli  pii. 

Una  eruzione  ebbe  luogo  non  mollo  hingi  dalla 
Cilia,  a  N.  0.  circa  qualtro  miglia,  nel  sito  oggi 
detto  Pampiu  ,  corrotto  da  Campi;  piu,  come  la  pcn- 
sava  il  mio  fralello  Mario  Gemmt'liaro;  la  lava  cor- 
reva verso  Catania  passando  per  S.  Giovanni  di  Ga- 
lermo  ed  a  lato  di  fe."  Sofia.  Giiinta  al  colle  di  Ci- 
fali  si  divise  in  due  rami;  Toccidentale  corse  sopra  il 
terreno  argilloso  descrilto  di  sopra,  lasciando  isolate 
le  colline  di  Curia  e  di  Majorana,  e  scese  g:u  ad  oc- 
cupare  tuUa  la  pianura  di  iVlonlesano  e  del  Fortino; 
ricoperla  in  seguilo  daiia  lava  del  1669,  che  a  quando 
a  quando  ne  lascia   vedere  qualcbe  piccolo  trallo;  se 

(1)  Quod  TltODflis  cnlcidcnsis  imvis   in  .nneniinum  flurnon 
dosteiideril....  Slcpiiaii.  Itizaiil.   di:  Libc  (y.iiiina. 


119 

ne    scorgc   pcro  tiiUn    il    mar^inft  con    la    soUoposla 
oollina  mil  alvco  dcj   piccolo  lorrenle  die  separa  Mon- 
(esaiio  ed  altri   terreni  da  quelli  di  S."  Oliiara.  II  ramo 
oritMilaK;  discese   per  la  parte  di   Cifali  ov' e  oijgi     il 
Casino  di   Vdiarmosa;   da    11  a    fianchi    del    quartiere 
drila  Oonsolazione  e  Gappuccini    vecchi,   o  via  via   ai 
(lasino  di  fral' Any^olo,    Susanna,     Casino    di   (]arcaci, 
Mecca,    piaiio  di   S-*.    Maria  di   Gesij,   Casino   di  Danie- 
le  e   porziotu!  del  giardino  dalla  parte  di  ponenle,  ove 
se  ne   perde  per  poco  la  traccia  sollo  il   margine  della 
sopraweiiula    lava    del    1669.    Ma  tosto    ricomparisce 
solto  al  bastione  degii  infelti;  d'onde  si  sparge  per  gran 
Iratlo  sopra  la    soggiacente    collina  arenario-argillosa, 
occupala  in  oggi  da'  Gappuccini,  S"*.  Agala  la  Vetere, 
Grociffri,   Gi'smti   e   S.    Franci'sco,  per   levanlo  sino    al- 
I'  antica  spiaggia  di  Catania,  or  sotlo  le  fabbriche  del- 
la    piazza    de'  Ganali  dell'  Indrizzo:   e  per  niezzogiorno 
per  Gallaccio  sino  all'  antica   miiraglia,   ove    si   unisce 
a  qnelia   del   ramo  occidentale  del  Fortino.  Dal   Bastio- 
ne degl'  infetti   poi   per   pon(!nle  e    mezzogiorno  forma 
lulto  il  suolo  occiipato  dal    Collegio    della  Purita,  S*. 
Marta,   Benedeltini   e   quartiere  di   S.   Cosimo. 

Il  margiiie  pero  di  ijuesla  lava  esce  talvolfa  dal- 
le linee  menzionale,  ed  un  braccio  di  essa  scende  dal 
Collegio  della  Purila  per  li  Gajipuccini,  fiancheggia 
pi'r  lovanle  la  Carcarella  la  casa  di  r^cranii  e  parte 
del  Pciininello.  E  per  I'  aj)|'.unlo  (piesto  braccio  di  la- 
va, che  nella  costruzione  dell'  anlilealro  dovetloro  gli 
antichi  lagliare  in  parte,  come  sivede  in  un'  apertura 
esteriore  del  basso  corridore  di  quel  grande  edificio. 
E*  assai  difficile,  per  lanto,  lo  assegnare  i  precisi  li- 
miti  dolle  lave,  quando  sono  coverlc  ne*  margin!,  sempre 
smuosi  ed  irregolarj,  da  terra  o  da  fabbriche,  noii  se- 
gucndo  mai  uua  linca  rdtu.   Per  la  qual  cosa  io  credo 


120 
che  a  giustificazione  di  qualche  mia  indicazione  di 
sito,  ove  incontrar  debbesi  o  no  la  lava,  non  sara  fuor 
di  liiogo  il  ricordare  il  modo  con  che  progredisce  una 
corrente  vulcanica  quando  scorre  infocala  dall'  aperlo 
fianco  del  noslro  Etna. 

Quando  e  prossima  a  venir  fuori  una  eruzione  suo- 
le  per  lo  piu  far  precedere  qualche  scossa  di  tremuo- 
to  piu  o  meno  sensibile.  Dopo  un  carlo  tempo,  con- 
temporaneamente  a  scnsse  piti  frequenti  e  piu  forli, 
si  apre  il  fianco  del  vulcano,  ed  una  nuovola  di  va- 
pori,  portanti  seco  minuta  cenere  o  arena,  si  alza  ver- 
so il  cielo;  e  spinta  da'venti  e  trasportata  a  graiidi  di- 
Stanze,  versando  quel  maleriale  sopra  la  terra  per  ove 
passa.  Dalla  nuova  apertura  intanto  sono  lanciate 
in  alto  piccole  scorie,  misle  ad  altre  di  mole  piu 
grossa,  e  cadendo  d'  intorno  intorno  ad  una  specie 
di  gola,  vi  formano  un  monticello  conico,  appie  del 
quale  scaturisce  una  corrente  di  fluida  infocala  lava 
pietrosa  (1);  e  questa  nella  massa  pivi  liquida  ed 
omogenea  e  piii  coerente:  ma  nella  superficio  vien  lut- 
ta  formata  dalla  parte  che  raffreddata  si  distacca  dal- 
la massa  e  diviene  aspra,  scabra,  spugnosa  e  scori- 
fonne  (2). 

Questa  superficie  rtrasporlata  daila  lava  fluida 
sottoposta  si  rompe  in  pezzi  di  varia  mole  e  figura: 
e  come  viene  spinla  innanzi.  cosi  ammontandosi  so- 
pra se  slessa  si  precipita  in  fine  dal  margine  della  cor- 

(1)  Vcd.  il  N.  16  del  Giornale  dMe  due  Sicilie  23. 
Gennaro  1847.  ove  si  paria  di  un  Vulcano  aperlo  di  recenle 
ec.  —  Senza  di  qu^stn  non  v'  e  (riiUalo  vulciinulogico  o\e  non 
si  rammerilano  quesli  feriomeni. 

(2)  Sulla  v.iiicia  d:  superficio  nolle  cnnen?!  vulcaniche 
Alii  Giocii.  vol.    19. 


f21 
rente  e  vi  cado  (TavaiUi,  formando  de*  suoi  inateriali 
un  nuovo  lello  al  canimino  della  lava.  Si  vede  iofalli 
in  ogoi  correiile  die  la  parte  inferiore  di  essa  e  for- 
mala  di  masse  scoriformi  e  di  scotie,  aiialoghe  a  quelle 
della  siiperficie."  diinodoche  la  lava  solida  sta  sempre 
immezzo  a  due  slrali  di  masse  staccate  e  scoriacee  di 
varie  dimensioni. 

Correndo  in  giu  la  lava  vulcanica  non  segue  mai 
una  linea;  poiche,  uscita  una  prima  omlala  dal  crale- 
re,  questa  segue  il  suo  corsoiii  una  direzione:  ma  pri- 
ma che  Taltra  la  raggiuiigesse,  di  gia  la  sua  froule 
e  quasi  ralTrcddata  e  tralliene  il  corso  della  parte 
fluida  inferiore;  talche  al  giunger  della  nuova  ondata 
Doa  sempre  e  spiiita  innanzi,  ma  le  serve  spesso  di 
ostacolo  al  corso,  e  1' obbiiga  a  deviar  dal  la  linea,  fa- 
cendola  scorrere  a  flanclii  con  altra  direzione.  Una 
terza  sorraontera  spesso  le  due  precedenli,  e  vi  pas- 
sera  sopra  nella  direzione  che  piu  facile  le  verra  falto 
di  seguiro;  di  raodoche  la  lava  occupera  un  grande 
spazio  di  terreno  con  una  significanle  lar^hezza,  a  cau- 
sa della  inlermittenza  delle  ondate  della  fluida  materia, 
che  vengon  fuori  dalla  gola  del  Vulcano.  Che,  se  con- 
tinualo  fosse  lo  sgorgo  della  lava,  essa  seguiterebbe 
quella  linea  che  la  nalura  della  superficie  del  suolo  le 
presterebbe,   e  non  sarebbe  al  ceito  mollo  larga. 

Procedendo  in  questo  modo  la  Corrente  vulca- 
nica, avviene  che  irregolarissimi  ne  resultano  i  raar- 
gini;  ed  ora  retti,  era  sporgenli,  ora  rienlranli,  e  si- 
nuosi  sempre  si  Irovano,  e  cosliluiti  imraancabilmente 
di  masse  scabre  e  scoriformi,  e  giammai  di  solida  lava 
negli  orli. 

Da  cio  nasce,  che  sopolla  una  lava  da  lerreao 
alluviale,  o  da  altro  sopravvciiuto  materiale,  scavan- 
dovi  sopra,  non  presenta  una  uguale    superficie,    ma 

16 


122 

air  incoutro  ora  eievala  si  Irova  a  fianco  di  un'  avval- 
laraento  considerevole,  ora  manca  del  tullo  nella  linea 
slessa  io  che  erasi  trovata  sin'  aliora  in  continuita, 
ora  in  solide  masse,  ora  in  iscorie,  ora  in  rapillo, 
ora  doppia  di  raolte  canne  alquanto  in  denlro,  ora  di 
pochi  palmi  all'  infuori. 

A  questa  irregolarita  di  superficie  e  di   margine 
delle  lave,  e  dovuta  la  incerlezza  dalla  proFondila  delle 
fondamenta  in  una  casa  che  s'  impiaiila  sulla  lava.  L 
spesso  accade,   che    sicconie   il    terreoo    alluviale,    o 
allro  maleriale  sciolto  che  si    fosse,  e    che    copre  la 
lava,  ne  ha   esallamente    riempito   lutli    i  vani,   cosi 
noQ    vi    e    parte   di    essa,   aiiche   dove    non    si   com- 
pone  che  di  masse  staccate,  che  al    baiter   del    mar- 
tello  o  del  piccone,  non  presenli  un'apparenza  di  lava 
solida  e  continuata;  e  da  questo  inganno  succede  che 
le  fondamenta  di  un'  edifizio  sono    spesso    affidate    a 
masse  staccato  di  lava,  e  non  gia  alia    parte    solida 
della  corrente;  per  cui  il  peso  della  fabbrica  facendo 
aflondar  le  sotloposle  masse,  ne  rompe  i  muri,  e  pro- 
fonde  fenditure  si  veggon  comparire  da  quella    parte 
dell*  edifizio. 

Nel  mentre  quindi  che  solidissima  si  tiene    una 
fabbrica  alzata  tutia  sopra  una  lava,  essa  puo  riuscire 
di  incerta  solidita,  non  solo  per  le  cavita,  per  li  vani 
della  lava  stessa,  ma  bensi  pel  sito  che  ad  essa  cor- 
risponde;  il  quale  pericoloso  dee  riguardarsi    qiiando 
si  tratta  del  margine  di  una  corrente  sara  utile,  per- 
tanto,  pria  d'imprendere  suntuoso  edifizio  in  Catania, 
scavare  in   pria  a  diverse  distanze    dal  sito  designato 
pe'  muri  principal!,  onde  assicurarsi  dalla  parte  della 
sottoposta  corrente  che  dovra  servir  di  base  alle  fon- 
damenta; e  qiialnra    si  vt-rra  a  coiioscere    die    si    va 
ud  lucontrare  il  Margiue  di  qucila,  beache  si  locchiuo 


123 
masse  vulcaniclie,   bisngnora  scavare  piu  al  fondo  per 
iscoprirle  iulieramenle. 

Tornando  ora  alia  Lava  de  Pii,  ed  al  terreno 
soggiacenle,  egli  e  cerlo  die  quelio  spazio  di  suolo, 
in  oggi  occupalo  dagli  orlaggi  a  N.  0.  deila  Cilia,  e 
il  rimaiionle  della  collina  argillosa  ed  arenaria  rispar- 
miala  dalia  lava  descrilla.  Che  il  resto  poi  del  suolo 
ad  essa  soltoposlo  sia  dolla  stessa  nalura  di  quelio 
de'  sopradelti  orlaggi,  ce  lo  dimoslra  I'  argilla  bru- 
giata  e  colta  dal  rovenle  passaggio  della  lava;  e  que- 
sla  in  varii  punti  si  va  scoprcndo.  Uii  buon  Irallo  ne 
raise  a  gioriio  il  laglio  della  strada  de'  Gesuiti;  e 
sin' oggi  si  e  vedula  a  nudo  solto  a' muri  deH'Ospi- 
zio  di  beneficenza  per  Iramonlana,  e  di  quelli  dolle 
case  opposle.  Se  ne  vede  pariinenti  sollo  il  convento 
de'GappiJciiii  per  mezzogiorno,  e  di  quelio  di  S.Fran- 
cesco 'per  Iramonlana;  poi  sollo  la  Chiesa  dell'  Indi- 
rizzo:  una  grande  quanlila  nd  podere  Monlesano  fuori 
la  porta  del  Forlino:  inollissima  accanlo  la  Cbiesa  di 
S.  Cosimo,  ed  infine  il  cavamento  de' pozzi  in  queslo 
terreno  inconlra  sempre  P  argilla  colla,  la  quale  ofTre 
spessissimo  la  forma  prismitica, 

Dell'arenaria  poi  die  apparliene  alia  stessa  for- 
mazione,  e  che  all  argilla  e  mescolata,  nelle  allure 
di  Galania,  ne  abbiam  veduto  i  saggi  tulle  le  voile 
che  nel  cavare  i  fossati  per  le  fondamenta  delle  case, 
si  e  penelralo  sino  all'anlico  suolo.  Nel  1838,  rifa- 
cendosi  le  basi  de' nmri  dolla  casa  di  S.  Giacomo  ai 
crociferi,  si  eslrasse  grande  quantita  di  arena  di  ar- 
gilla e  di  ciolloli  di  gros,  de'  quali  si  colmo  I'av- 
vallanienlo  della  slrada  innanzi  la  Ghiesa  e  Monasle- 
ro  di  S.  Giuliano.  INel  ISAO  cavandosi  sollo  il  can- 
tone  di  Iramonlana  e  levanle  del  dello  Monaslero,  gli 
stessi  maleriali  si  rinvennero  della    coUioa   argillosa. 


12i 

Nel  184G  fabricando  i  monaci  di  S.*  Agala  la  vetere, 
verso  la  strada  di  poiienle  trovarorisi  le  ultime  masse 
cadute  dal  margme  della  lava  dei  Pii,  che  copri  la  collina 
della  stessa  loimazione.  Nel  1847,  dovendo  il  iJarone 
Boiiaccorsi  cavare  il  suolo  del  suo  cortile  per  alzarvi 
niiova  fabbrica,  trovo  uno  strafo  mollo  polenle  di  ar- 
gilla  giallaslra,  simile  a  quella  del  poggio  di  Gifali; 
e  nel  mese  di  seltembre  dello  slesso  anno,  uguale 
materiale  si  Irovo  solto  le  mura  della  casa  Longo,  die- 
Iro,   i   Minoriti. 

Talche  pu6  conchiudersi,  che  il  corso  della  la- 
va, sopra  le  allure  di  Catania  ha  per  margine  orien- 
tale  sinuoso  ed  incerto  il  baslione  degl'  infelli,  parte 
deir  ospizio  del  S.  Bambino,  parte  del  collegio  della 
Purila,  le  case  di  La  Kosa  quelle  di  Tremestieri,  i 
Gesuiti,  parte  del  Monasloro  di  S.  Benedelto  e  dei 
convento  di  S.  Francesco;  la  piazza  di  S.  Filippo,  la 
la  chiesa  dell'  Indrizzo,  e  parte  della  piazza  de'  Ga- 
nali. 

Siccome  questa  lava  e  scoperla  nelle  alture  della 
citla,  e  scavando  in  essa  ne'  punti  piii  elevati,  come 
S."  Maria  e  Recupero,  si  sono  Irovali  de'  rapilli  e 
della  ghiaja  rossa,  fu  creduto  da  molti  aver  esistilo 
in  quel  punlo  un  picolo  vulcano.  Ma  e  un'errore 
nato  dal  su|)porre  pruova  sicura  di  cratere  vulcanico 
il  rapillo  e  le  scoria:  menlre  queste  non  sono  spesso 
che  parti  dolla  superficie  della  lava  rovesciata,  le  quali 
confuse  col  sabbioue  argilloso  del  sottoposlo  terreno 
brugialo  e  di  color  di  mattone  ne  reslano  intrise  e 
se  ne  colorano  esse  slesse.  Spesso  oltre  a  cio,  av- 
viene  che  nel  correr  di  una  lava  infocala,  delle  par- 
ziali  accensioni  succedono  che  offrono  in  piccolo  i  fe- 
nomeni  stessi  di  un  cratere  in  eruzione,  come  puo 
osaervarsi  in  varii  punii  della  lava  del  16C9.   Kon  e 


12)5 
quindi  da  far  piu  caso  del  rinvenimento  di  simili  ma- 
teriali,  come  di  qiiella  ghiaja,  color  pavonazzetlo  tro- 
vata  sollo  le  fondamenta  della  Chiesa  de'  Gesuiti,  e 
nella  sirada  de'  Filippini  nel  mese  di  Aprile  1847, 
ed  anche  sollo  la  casa  Asmondo  nel  1848,  perche 
comunissimi  nelle  lave  dell'  Etna. 

La  venuta  della  lava  de  Pii,  dovelle  deviare  al 
quanlo  il  corso  dell' Ainenano  portandone  il  lello  al- 
r  infuori  del  forlino  vecchio,  e  facendolo  ripiegare 
verso  S.  Anionio,  S.  Agoslino  e  S.  Filippo.  Qiialche 
porzione  pero  delle  sue  acque,  faceodosi  sirada  allra- 
verso  delle  sinuosila  del  braccio  di  ponente  della  la- 
va, si  raccolse  neil'  avvallamenlo  lasciato  dalle  sue 
braccia  fra  Cifali  e  Benedeltini,  ed  unendovisi  le  ac- 
que delle  coliine  stesse  di  Cifali,  formarono  un  pic- 
ciol  lago,  che  fu  delto  posleriormente  Anicilo\  e  ri- 
dondando  poscia  dalla  parte  di  mezzogiorno  dal  Pia- 
no de'  lieuedetliai  scorrevano  in  giij  verso  1'  anlica 
foce. 

Di  questa  lava,  benche  avvenuta  ai  tempi  sto- 
rici,  non  si  puo  determinare  I'epoca  vera,  varie  es- 
sendo  le  opiiiioni  degli  scrillori  sull' assunto.Garrera 
la  crede  avvenuta  nell' anno  1.  della  81."  eliinpiade 
e  si  appoggia  ad  Orosio  che  la  vuole  a'  tempi  di  Ar- 
teserse  4-27  anni  av.  G,  (].  (1).  Gluverio,  dalla  ora- 
zione  di  Liciirgo  conlro  Leucrate  rileva  essere  il  fatto 
avvenuto  pria  della  ela  di  Alt-ssandro  (2).  Amico  la 
spinge  sino  a'  tempi  di  I'illagora  (3). 

(1)  Kris  dcinflc  fumporibiis,  gravissimo  molu  (errad  con- 
cussa  Sicilia,  insiiper  esluatililjus  /Elnae  nionlis  igiiibus,  fa- 
viiiisque  calidis  cum  dclrinionto  plurium  agroruni,  villarunifiue 
vastala  est  —  .Mimii.   slor.  di  (uil.  lib.   2,  pag.    Wl. 

(2)  !»iril.    iiiill(iMi'    III).     1.    r,ip.    ,*).    pag.    14 J. 
(:{;  C«l.  liluslr.   hi..    I.  Cip.  .T.  png.  119. 


126 

Essa  fu  celebre  per  I'amor  filiale  di  Anfinomo 
ed  Anapia,  delti  fralelli  Pii,  i  quali  voggendo  la  in- 
focata  corrente  soprastare  gia  alia  casa  de'  loro  vec- 
chi  genilori,  e  presta  ad  inceneriria  con  essi,  cor- 
sero  a  salvarli,  logliendoli  sulie  spalle  senza  temer 
il  circondanle  fuoco,  che  parve  rispetlarne  la  piela 
dando  loro  il  tempo  di  evadere  dall'  incendio  coJ  dolce 
incarco  sugli  omeri.  (1)  .  , 

§  7.  De  varii  tremuoti 
avvemiti  in  Calam'a;  e  di  allre  Eruzioni 

delF  Etna  

Dal  sopracitato  passo  di  Orosio  ricavasi  che  la 
Eruzione  de'  Pii  fu  precedula  da  orribile  trcmuolo  che 
scosse  la  Sicilia  inlera.  L'  ab.  Amico  lo  rileva  pure 
da  Licostene,  e  da  GofTredo  di  Vilerbo  (2).Siccome  pero 
nessauna  notizia  storica  precisa  se  ne  ha,  non  sappiamo 
quali  cambiamenti  prodollo  avesse  nella  superficie  del 
suolo  catanese. 

Prima  pero  che  de'  varii  tremuoti  da'  quali  fu- 
rono  scossi  i  conlorni  di  Catania  tenghiamo  ragiona- 
mento,  sara  opporluno  il  dime  alcun  che  in  generate 
onde  piu  facilmente  concepir  si  potessero  le  circo- 
stanze  che  accoropagnano  molli  de'  loro  elTetti  sul 
suolo. 

{V)  Arisfot.  de  And.  mirab.  c.  3 Slrabon.  lib,    6. 

—  Valer.  Maxim,  bb.  5.  c.  4.  —  Soliiio  polist.  c,  2. 
Silio    itaiico    lib.    14. 

Turn  Caliiiae  nimium  ardenli  vicina  Tiphaeo 

El  generasse  pios  quondam  celebernma  fralres. 

Pausania  in  Phocicis. 

(2)  Cat.  iilusl.  lib.  1.  c.  V.  p.  U6. 


127 

Uno  de'  fenomeni  nalurali  a  cui  va  spesso  sog- 
getto  il  suolo  di  Catania  si  e  appunlo  ii  Irerauoto. 
Per  quale  costituzione  sua  fisica  ei  lo  fosse,  non  puo 
faciimeiile  stabilirsi.  Una  ricerca  di  tal  nalura  importa 
la  investigazione  deila  causa  di  questo  fenomeno;  ter- 
ribile,  quando  si  considera  sotlo  I*  aspello  di  mioac- 
cevoie  e  destrultore  delle  opere  dell'  uomo/  perche, 
in  quanlo  a'  danni  che  arreca  a'  prodolti  nalurali,  non 
e,  ordinariamenle,  piu  Iremendo  del  fulmine,  del  van- 
to,  delle  inondazioni,  e  degli  incendii  vulcanici. 

La  frequenza  de'  Iremuoti  nelle  lerre  vulcaniche, 
piu  marcala  che  in  quelle  de'  contioenti  o  de'  terreni 
nellunici,  ha  fallo  credere  a  molli  aver  essi  intimo  rap- 
porlo  co' fenomeni  vulcanici;  e  solto  queslo  riguardo 
Catania,  tanto  vicina  all'  Etna,  avra  dovuto  esser  sog- 
getla,  piu  che  altro  luogo  alle  scosse  de'tremuoti. 
Nella  lista  che  ne  rapporta  Privitera  (1),  raccolta  dalle 

(1)  —  Tralasciando  quelli  che  precedono    1'  epoche   sto- 
riche;  ecco  quaii  ne  rapporta  il  Privitera  ^  Annuar:  Cat.— 


Quella 

cilata  da  Tucidide 

257. 

av 

.  G. 

C. 

D.  a'  tempi  di  Hicrone— 

502 

u 

c 

«            «  di  Artaserse— 

404 

u 

« 

«            «  di  Dionisio — 

400 

(( 

u 

«  essendo  Consoli  Fiacco  e 

Cai- 

purnio— 

ns 

« 

« 

«  Metello  c  Flamminio-^ 

724 

« 

« 

a   Eniilio  cd   Amelio 

47 

« 

It 

«   a'lempi  di  Giulio  Cesare— 

.46 

n 

« 

((  alia   mortc  dcllo  stessO'i 

./fS 

« 

u 

«   Sotto  Caligola — 

1.  dopo 

G.  C, 

* 

«          «         Deciu— 

252 

fl 

« 

«         a            (( 

253 

« 

fl 

«         «         Onorio— 

420 

» 

M 

(C          x         Lciiiii!  IV — 

778 

« 

U 

«          «          Carlu  Ma^^iio — 

«12 

« 

« 

128 
notizie  de'varii  autori,  si  trova  che  non  v*  e  slato  qui 
tremuolo  che  andasse  scompagnato  da  eruzione    vul- 

caDica. 

Ma  e  poi  certo  che  ii  vulcano  puo  influire  in 
quesle  scosse?  Donienico  Bottone  (1),  non  crede  che 
i  vulcani  ne  fossero  causa,  che  anzi  Ii  riguarda  come 
sventatoj  de'  fuocbi  sotterranei  (2),  ne  mancano  in  og- 
gi  di  quelli  che  parteggiano  a  queslo  avviso.  Le  eru- 
zioni  sono  precedute  da  scosse  del  suolo  circondanfe 
ma  ollreche  per  quaiunque  movimenlo,  comunicalo  da 
causa  qualsiasi,  il  suolo  puo  squolersi,  non  sempre 
cio  avviene;  e  noi  rammenliamo  benissimo  che  la 
grande  eruzione  del  1811  scoppio  seuza  scosse  sen- 
zibili  di  tremuoto;  violenlissime,  all'  inconlro,  ne  sono 
accadule,  ove  nonesislono  vulcani  ardenli;  ed  a  qiiesto 
proposilo  non  voglio  tralasciar  di  ripelere  qui  quanio 
si  e  saputo  da'pubblici  fogli  del  184.6,  sopra  i  Ire- 
muoli  d' Italia,  di  Francia,  di  Germania,  e  di  Grecia. 

s  solto  Ruggiero—          1083  «  » 

t  R  Giiglieimo  II—  1169  «  « 

(I  (t  Pielro  I^         1284  «  i 

«  «  Federico  II ;—     1329  i  c 

«  «  Pielro  II—        1333  «  « 

«  «  Alfonso—            1-^44  «  t 

«  «  «                  1446  «  • 

«  K  Carlo  V  —           l.'iae  «  k 

«  «  «                     1537  «  ft 

«  «  Filippo  III^      1«03  «  a 

I  ((  «                   1614  I  « 

a  I  Filippo  IV  —      1634  it  n 

«  «  Carlo  II—          1669  «  « 

«  t  (t                  1689  «  m 

tt  «  «      '"          1693  «  « 

(1)  De  iniinnni  Trinacriae  ferroniolii.   p.  'ii. 

(2)  Muiigiture  Sicil.  ricercala,  lom  2.  p.  347. 


129 

Diolro  II  vidlrnio  (romiinto  d'l  Ciiii!:;no  in  Sinir- 
ne,   ed  in  iillri   liioyhi  ddla  Grecia,   ncl   Lnglio  dello 
slesso  anno    1840,    si    rapporlano    villaggi    distriitli 
presso  (]alamata  (1).    A   24   Liiglio  la  cilia  di  Smirne 
nuovamente  scossa  (2).   A  30  Lnglio    f'orle  Ircinuolo 
nella  cilia  di  Nic  (Mcnrlhe),    fenomeno    tuUo  nuovo 
in  quel   luogo  (3).    «  La  scossa    senlilasi    a    Melz    a 
0   S.   Agosto,   a  Thionville  c  Sarrelouis,  si  e  p?le?a, 
«   da  una  parlc  a  Nanry,   a    Bmiley,    agli    Elangs  a 
a    Silly:   dall'allra  a  Sarrebruck,   a  Carreguoinines,  a 
«   Neunkirlien   e   GrosshliedenslrorT,   e  sij    Uilln  illillo- 
<t   rale  dclla    Sarro.    Anclic    a    Slrasburg   avvenne  la 
«   slessa  scossa  i  (i) —  In  Toscana   poi  in  qupll'anno 
lamenlevoli  en'etti   produsscro  i  Iremuoli.  «  I  pacsi  piu 
(£   dannoggiali   del    Ireninolo    del    14.    Agoslo    sono, 
({    Orciimo,  ove  liitle  le  case,   ad  eccezione  di  pnchc, 
«   sono  crollate  o  rese  inal)ilal)ili,   Lorenzana  e  Mon- 
«    lescadajo.    Oiciano   coiila   due   sole  case,    parte    al- 
((   r  impicdi  parte  diroccale,   tulle  le  aitre  sono  rasate 
{(   al   suolo.  A  S.   Rogolo  qnindici   sono  le  case  svelte 
((    dalle  loro  fondanienla.  Orciano,  pnpnlazione  di  1200 
«   ebbe  morli    17  f^;rili   400.  A  Lorenzana  si  e  aperto 
«   il   lerreno  in  varii   puiiti  c  da  quelle  aperture  sgor- 
K   gano  acque  misle  ad  arene.   Firenze  ha  inolto  sof- 
«   ferlo  nclle  fabhriche   »  (o). 

(1)  Giornall  ddlc  due  Sicilic —  13  Agosto — Grecia 

(2)  (  «  Ji     «  « 

(3)  «  R  20     »  Fraiicia 

(4)  «  «  21      (( 

(.1)  Glorn.  (lollo  ilnc  Siiili('2!).  Agnslo-i— Tii«cniia.  1,'na 
slnria  (lella^li.ila  di  qiicsli  limninti  si  lia  dal  cliiarissimo  I'lof. 
I'illa,  (li  ('III  |ilai:^i.iiii(i  i'  iiiiiiialuia  iiiurlc,  staiii|>ala  in  I'isa 
iirt'sso  U.   Vaiiimcclii   18'»C. 

17 


130 

Nel  giorno  stesso(14.  Agoslo)  in  Codogno  vi  fu 

un  vento  impetuosissimo,  e  si  vuol  dedurre  essere  slato 

il  vento  la  causa  de'lremuoli,  essendo  questi  accom- 

pagnali  sempre  da  rombo!!    (1).   «   A   17  Agoslo    in 

a   Livorno  vi  fu,  un'allra    forte    scossa,    non    quanto 

tt   quL'lla  pero  del    14-  Agosto.   In  Pisa  fu  lieve  »  (2) 

a   A  Mancon,    17   Agosto  si  S(-nli  un  debole  treniuoto; 

8   la  scossa  fu  di  maggior  g;igliardia  sulle  rive  della 

«  Saona  (3). 

Tulti  quesli  luoghi  non  contano  vicinanza  di  vul- 
cani  ardenli;  e  molli  ne  anche  di  rocce  volcaniche. 
Ma  cio  non  e  lutto;  qualche  volta  in  tempi  di  grandi 
careslie  di  piogge,  se  una  ahbondante  ne  accade,  si 
sono  verificate  scosse  di  tremuoto  piu  o  nieno  vio- 
lente;  cosi  avvenne  a  1.  Marzo  1818,  dopo  dirotia 
pioggia  della  sera  innanti.  K  si  e  pure  osservato  che 
durante  il  predominio  del  vento  di  Scirocco  con 
un'aere  fosco  e  denso,  si  sono  avverati  tremuoli  in 
hicilia;  come  nel  1810,  dopo  tre  gioroi  di  densa  ca- 
ligine  e  lieve  soffio  di  S.  E.  vi  fu  in  Wessina  una 
forlissima  scossa. 

etf  tppure,  mentre  sembra  che  la  causa  di  questo 
fenomeno  sia  tutla  solterranea,  e  nulla  avesse  di  co- 
mune  cogli  agenti  meleologici,  non  sono  stali  pochi 
i  Iremuoti  accompagnati  da  impetuosi  venli,  da  piog- 
ge dirolte  e  da    scoppii    di    elellricila  (-i).   Hiandan- 

(1)  Giorn.  delle  due  Sic.  1.  SM.  Regno  Lomh.  Vcnet. 

(2)  K         «         «     3.     «     Lucca  ^8  Agoslo. 

(3)  «  «  «   10.      «     Parigi  29  Agoslo. 
Yedi.  Breve  notizia    degli    slraordinarii    nieteorici    feno- 

meni  dell' anno   1840.  Oiornale  Gioenio  Tom.   12.  bitn.    I. 

(4)  Moiigilore  Sicil.  ricercala  Tom.  1    c.    17    fllcttore 
ignec  precedenli  a' tremuoli.         .        - 


i31 

done  la  sloria  si  Irova  che  dopo  il  Iromuoto  del  1783 
che  dislrusse  Messina,  K;  pio^£;ie  e  la  hufera  che  lo 
seguirono  non  focero  minor  danno  delle  slessc  scosse. 
QiicIIo  meraorabile  di  Catania  e  del  Val  di  Nolo,  iiel 
1G93  fii  seguito  da  piog^e  (lirollissime,  e  dascoppii  di 
elellricila;  e  dopo  qucllo  del  1818  un  vento  straor- 
dinario  fe  mollo  guaslo  di  albori  e  di  case  nel  di- 
slfelto  di   Catania  (1). 

La  scossa  di  tremuolo  che  si  avverti  in  Palermo 
ncl  18-i6  fu  scgiiita  da  vento  cosi  impetuoso  che 
le  legole  delle  case  andavan  per  aria,  e  talnne  case 
anche  rovinarono.  E  fino  agli  animali;  si  sono  ve- 
diili  venire  ai  lido  in  qiianlila  immensa,  come  dire- 
mo,  de'  pesci,  che  in  certe  stagioni  soltanto  si  pe- 
scano  ne' noslri  mari,  ed  essi  souo  stati  i  precursori 
del  tremuolo. 

Volendoci  allenere  alia  piu  prohahile  delle  teo- 
rie,  a  quella,  cioe,  deila  soUerranca  espansione  del 
Gass  come  causa  de'tremuoli:  e  siano  questi  di  qua- 
luqque  iiatura  si  voglia,  anche  di  solo  acquco  vapo- 
re,  cerlo  e  che  ove  sotterranee  cavila  esislono.*  ove 
il  suolo  e  meno  consislente  ed  omogeneo,  o  poco 
interrotto  nella  estensione  di  sua  formazione:  ove  ac- 
que  termali  annunziano  un  focoiare  non  peranche  e- 
stiiito,  di  cui  il  calore  puo  facililare  lo  sviluppo  di 
Gass  e  simili,  ivi  i  tremuoti  se  non  sono  piu  fre- 
gucnli ,  sono  pero  piii  pericolosi  al  certo.  «  In  che 
«  (iilTeriscono  «  dice  I'  ah.  B.  S[)ampinato  (2)  i  fe- 
a   nomeni  solterranei  da  quelli  che  si  fanuo    vedere 


(1)  I.ongo-  Mcmoria    storico — fisica    del    tremuolo    del 
1818— Cilania  1818. 

(2)  Osservn/.iiiiii  su' Treinuoli —  Cat.   1818.  p.   14. 


132 
I  alia  superficie  dolla    terra,    se    non    chc   ne'  primi 
(   manca   la  luce  che  noi  abbiamo?  II  Iremuoto  e  una 
«   esplosione  verificala  ia  luoglii  di  cui  la  figura  e  den- 
(   sita  ne  allerano  la  regolaiita  del   nioto   » 

Sollo  questo  punto  di  visla  quindi,  non  e  a  me- 
ravigliare  se  i  coiUorni  di  un  vulcano,  quale  e  1' Etna, 
fonnati  in  massima  parte  dugli  sviscerali  materiali 
della  sua  massa,  seiiza  coesioiie  e  sciolli,  perdirco- 
sl,  contenessero  da'vani,  delle  cavcrne,  delle  soller- 
ranoe  gallerie,  per  dove  introdolli  i  Gass  che  lendono 
a  spandersi  c  farsi  slrada  per  1'  almosfera,  non  pos- 
sono  che  squoler  luilo  cio  che  ioro  fa  urlo  cd  im- 
pedimeto;  e  da  cio  facilmente  spiegar  si  possono  i  feno- 
meoi  di  succussione,  di  ondolamenlo,  di  inlerminit- 
lenza,  di  replica,  e  di  maggiore  o  minor  veomenza 
delle  scosse/  e  siccomo  cavita  sotlerranee  esislono  da 
pertulto,  come  si  e  lenuioper  fermo  sin  da  tempi  anli- 
chi(I),cosi  i  tremuoti  possono  da  pertutto  senlirsi  (2), 

Per  quel  che  riguarda  i  fenomeni  atmosferici  che 
accompagnano  i  tremuoti,  si  dovrebbe  indagare  se  la 
subilanea  uscita  de'  Gass  da!  seno  dclla  terra,  accom- 
pagnati  di  eletricita,  di  cui  la  terra  stessa  e  deposi- 
laria,  puo  proJurre  lo  squilibrio  deU'alinosfora,  ecci- 
tare  i   venti,  dar  causa  alle  pioggie  ed  ugli  allri  elet- 

trici  fenomeni*     >  . 

■I' 

(1)  Lucret.  lib.  6.  vers    535'  e  scg.  ''  '  ''-' 

,    Pei'cipc,  et    in  primis  terrain  fac  esse  rearis 
.^.     Subtcr  itenij  ut  sujira  est,  ventis  atque  unclique  pleuam 
Speluiicis;    niull<isi|ue  lacus,   mullasque  lucuims 
la  greiiiio  gerere. 
.     (2)  Clii  ama  avere  una  precisa  disserlazione  su'  tremuoti, 
Jegga  le  cilate  osservazioni  dell'  Ab.  Spampinalo;  la  cilala  o- 
pera  del   Prof.   Pilla,   cc.ee.   l>'nn   v'  e   d' aUronde  npcra  di  fi- 
eicu  e  di  Geologia,  ovc  iiuu  si  Iralli  dclla  tausa  dc'  liemuoti. 


133 

Or  veneiulo  al  segm'lo  della  sloria  de'tremuoli 
e  (Idle  eruzioni  deU'Eliia,  tiel  tempo  di  quella  mea- 
zionata  dal  Tucidide  nella  Olimpiade  88,  i  tremiioti 
furouo  avverlili  per  tulla  la  Sicilia,  Si  vuole  da  la- 
luiii,  essere  stala  quesla  eruzione  quella  slessa  dei 
fralclli  Pii  (1)  ma,  a  dir  vero,  non  puossi  cio  inferire 
dalle  poche  parole  dello  storico.  «  In  quel  tempo  » 
cg!i  dice  «  di  primavera  un  torrcnle  di  luoco  sboc- 
tt  CO  dal  monle  Etna,  il  maij^iore  in  Sicilia,  come 
«  allre  volte,  ed  occupo  al  quanlo  del  terreno  dei 
((  Catanesi  che  abilavano  le  (aide  deli'  Elua.  Si  dice 
«  die  esse  avvenne  50  anni  dope  di  un'allro  suc- 
«  cesso  anieriormenle  »  (2)  cioe  nell'  anno  4  della 
73."  olimpiade. 

Tremuoli  accompagnali  da  Eruzioni  dell'  Etna, 
sono  rammenlali  da  Orosio  (3):  masuU' epoca  di  quesli 
sono  varii  i  pareri  dc'  noslri  scrillori;  iiiperocche  Car- 
rera  li  riferiscc  a' tempi  di  Arlaserse,  127  av.  G.G.(4): 
Privilera  non  meno  di  404  anni  av.  G.  G.  (o).  Alessi 
a'  tempi  di  Arlaserse  e  di  (^iro.   (6) 

Una  eruzione  a'  tempi  di  Dionisio,  interruppe  il 
proseguimenlo  della  Guerra  contro  Amilcare.  396  av. 
G.   G.  (7).   Questa  pero  corse  /ra  Aci  e  Schiso    (8), 

(1)  Conone,  presso  Fozio.  Diljliot.  nor.  43. 

(2)  lib.  3.  fine 
(.•{)  lib.  2.  c.  18. 
(ij  Koliz.   Slur,   (li   Cat.   p. 
(*))  Aiinuur  paj;.   2i 

(«)  ^tor.  (Icll'klna  disc.  2.  p.  GS.  Alti  Giofin.   vol.  i 
(7)  Privilera  pug.   25 
IJocupero  Slor.  dell'  Etna 
I'lTraia  «  « 

Alessi.  Stor.  Cril.  ileli' Etna  nlli  Giocn.  vol.  3.  p.  i\ 
(.Sj  Ui.jJ.,1-.  lib.   fi.  c.    lli. 


147, 


( I 


Catania  non  ne  ebbe  a  senlire  che  il  solo  Iremuoto 
che  accompagnavala. 

Quella  rapportala  da  Giulio  Obsequente,  solto  i 
Consoli  Gepione  e  Leb'o,  accompagnala  anch'essada 
tremuoli,  a  mente  del  Privitara  (1),  rovino  le  mura 
boreali  di  Catania,  non  che  lulti  i  pubhlici  edifizii. 
Egli  la  riferisce  all' anno  1-43  av.  G.  C.  e  si  appog- 
gia  air  aulorila  di  Guarnieri  (2).  Poco  e  da  fidare  pcro 
in  ambidiie  quesli  scriltori,  i  quali  fabbricarono  Ca- 
lania  a  modo  Idro,  ornandola  di  edifizii  sunluosis- 
simi,  in  tempo  che  non  era  forse  che  una  piccola 
cilia,  e  che  I'  architettura  era  bambina;  per  altio  non 
sapendo  qual  corso  avuto  avesse  quella  Lava,  non 
possiamo  assegnarne  i  confini. 

Tanto  avviene  di  quell' allra  riFerita  da  Orosio 
solto  i  Consoli  Cecilio  Metello  e  Quinlo  Flaminio  a  In 
quel  tempo  »  egli  dice  «  il  monle  Etna  piu  del  solito 
«  brucio,  e  co'  lorrenti  del  suo  fuoco  oppresse  Ca- 
a  tania  e  i  suoi  contorni,  a  segno  di  resrarne  biu- 
a  giati  i  telti  delle  case  dalle  calde  ceneri,  e  spro- 
«  ibniiati  dal  peso.  A  render  men  lamentevole  il  quale 
«  disastro,  il  senalo  ed  il  popolo  romano  I'  allevia- 
a   rono  per  dieci  anni  dagli  imposli  vettigali  ».  (3) 

Quale  si  fosse  slata  questa  eruzione  tanto  vi- 
cina  a  Catania,  da  rovinarne  i  Ictli  colle  ceneri  an- 
cor  calde,  non  si  e  poputo  sin'  oia  con  chiari  argo- 
menti  stabilire.  Crt.'de  il  Ferrara  (4)  essere  stata  quella 
de'  Mo?ili  arsi  presso  Tremesleri:   ma    noi    crediamo 

(1)  Op.  cit.  p.  26. 

(2)  Zoile  Cal.iii.i«,  p.ig.  Qiicsli  ihic  Consoh'  fiirono 
eletti  per  i'  anno  610  <li  Roma,  die  CDiiisponde,  sccondo 
taluni,   a   144  iiv     (1.   ^.  '; 

(3)  Orns.   lih.    5.   c.    13. 

(4)  Alii  Gioon.   vol.   10.  p.   lil- 


I3n 

poler  provare  non  esser  quclla;    aliri  ha  supposlo  es- 
serc  avveimla  la  eruzione  nell'  allura  stessa  di  Catania, 
ov'  e  la  casa  Recupero;  ma  anche  quesla   e  una  me- 
ra  supposizione,  appoggiata  a  nient' allro,  che  al  rin- 
venimenlo  di  rapillo   in  quel  sito,  con  qualche  scoria 
a  superficie  vossaslra;  e  noi  abl)iam  vedulo  non  esser 
cio  sicuro  indizio  (1);  e  per  altro  e  provato   che    la 
lava  di  quelle  allure  debba  riferirsi  all' epoca  de'fra- 
lelli   Pii  (2).   A  nic  pare  che  il  voler  lanio  avvicinare 
a  Catania  quesla  eruzione  nasce  da!    modo    d'  inter- 
petrare  il  passo  di   Orosio,  che  dice  avere  quella  o/j- 
pressa  Catania  e  i  suoi  conlorni  ecc.  e  per  I'ar   cio 
dovea  il  vulcano  essersi  aperto  molto  vicino  allacit- 
ta,  se  le  calde  ceneri  ne  brugiarono  i  tetti.  Se  si  ri- 
fli'lle  poro  che  non  di   Catania  soltanto,   ma    de' con- 
lorni di  essa  si  parla  puo  piu  facilmente  interpelrarsi 
che  i  danni  ricevuli  erano  per  le  case  di  campagna, 
che  in  allora  a  semplici  capanne  potevan  forse  ridursi 
e  facili   percio  ad  essere  incendiate  dalle  calde  ceneri; 
ed  il  dirsi  che  Catania  ne  fu  oppressa  si  puo   pren- 
dere  per  fu  dannecjgiala;  allrimenti  se  si  intendesse 
occupala,   ne  verrebhe  che  la  cilta    fu    sepolta    dalla 
lava,   lo  che  non  avvenne;   ma  da/meggiaia  \)e  gnasi'i 
de*  suoi  contorni,  appartenenli   a    suoi    ciltadini     puo 
ben  dirsi  oppressa;   ed  a'  ciltadini  catanesi  infalti    fu 
concessa  la  esenzione  del  pagamento  de' vettigali,  co- 
nie  a'  padroni   de'  luoghi   devaslali  dalla     eruzione,     e 
da'  quali  traevano  i  catanesi  la  loro  sussistenza. 

Del  resto,  un  corso  di  lava  esiste  presso  Catania 
per  trauiunlana,  che  forma  la  colliiia  di  Gioeni  in 
parte,  e  si  estende  sino  alia  cappella  della  Madouua 

(1)  Vc.l.  §  VI 

(2)  Vcd.  §  VI  .1       -  .,,  y  „!    ) 


136 
delle  Fosse  e  case  viclne  per  inozzogglorno  e  po- 
nente,  e  passando  per  la  parrocchia  dclla  Morce  si 
avanza  verso  S.*  Caterina  ed  il  Carmine;  ma  i!  siio 
margine  e  irregolarissimo;  imperocche  da  S.'*  Cale- 
rina  si  avanza  a  S.  0.  verso  la  piazza  Slesicorea  e 
gira  per  lo  Spiritosanlo  e  S.  Gristofero,  unendosi  alle 
altre  precedenli,  a  formare  il  suolo  di  S.  Berillo,  Ko- 
valuce,  Culelli  e  S.  Francesco  di   Paola. 

Or  I'origine  di  questa  lava  non  si  conosce,  e 
potrebbe  il  cralere  che  la  erutio  essere  slato  coperto 
in  seguilo  dalla  lava  del  1381,  verso  I' allura  di  S. 
Paolo.  Di  questa  le  ceneri  polevano  brugiare  ed  af- 
fondare  i  telli  delle  case  vicine,  e  devaslare  i  campi 
intorno  a  Catania.  Che  che  ne  sia,  abbiamo  noi  nella 
cennata,  un'aitra  lava  che  modifico  i  contorni  di  Catania 
e  forse  parte  di  essa,  se  in  allora  sino  al  quarlieic 
del  Carmine  e  S.-''  Caterina  estendevasiy  un  buon  tratio 
se  ne  ravvisa  sin'oggi  alio  scopcrlo  nel  piano  del  Car- 
mine; e  sopra  della  slessa  molte  vestigia  di  aiilichi 
sepolcri  si  veggono  tutl'ora,  incavati  in  parte  nella 
massa  slessa  della  lava. 


n 


.  v,'v,^ 


(i.j  J::   .•  ;      §  8.  Scf/uilo  dd  Tremuoti     •>  :>'   .un\ 

Catania  intanto,  che  sin  dalia  venula  dalla  colo- 
nia  calcidica  erasi  grado  grado  ingrandila,  avea  gia 
le  sne  mura,  i  stmi  tempii,  i  suoi  pubMIci  edificii.  ti 
Tempio  di  Cercre  antichissimo  al  dir  di  Cicerone  (1) 
era  alzato  nel  sito,  corri>pondente  in  oggi  al  bastione 
degli  mfellL  II  famoso  sepohuo  di  Slesicoro  era  pres- 
so  la  piazza  Susicorea  verso  la  la  cbicsa  dclla  Gro//a. 
Un  Ippodromo  ed   un  Ginnasio  non  che  una  ^cm(na- 

(1)  III  Vcrr.  .-ul.  4,  > 


137 
chia  occupavano  il  basso  dolla  colliria  verso  il 
mare  per  mczzniiiorno  ne' ooiilomi  (Jell'  alliiale  Ga- 
stello  Ursino.  II  Tt-alro  era  per  inota  alzalo  sul 
pendio  dclia  collina  slcssa,  ove  lull'  era  se  ne  vcg- 
gone  i  ruderi/  alf|uaiilo  piu  a  ponenle  eravi  la  Ba- 
silica, di  cui  t'Sistono  gli  avan.->i  sollo  il  convento  di 
S.  Agoslino.-  il  Foro  ml  sito  ncl  silo  di  S.  Pantaleo; 
Le  Terme  poi  i  pubblici  bagni  erano  sunluosi  nella 
epoca  die  i  Homaiii  signoreggiavano  I'  I  sola;  finclie 
ne'  primi  lempi  dcllo  Inipero  ii  niagnifico  Anliteatro 
fu  coslniilo  nella  spianala  appie  della  collina,  cover- 
ta  da'  aiargini  dclla  lava  de'  Pii. 

Si  e  dello  di  sopra  come  venendo  ad  tirtare,  la 
ellissi  di  quella  grande  fibbrica,  col  margine  di  quel- 
la  lava,  si  ebbe  a  ricorrere  al  laglio  della  slessa  per 
poier  compire  la  eslerna  decorazione;  e  si  vede  ia 
oggi  in  talurie  dclle  areata  inferiori  dell'  ullimo  cor- 
ridore,  che  porzione  della  nifissa  vulcaiiica,  o  fu  la- 
sciala  in  parle  lagliala  ed  in  parte  no,  o,  come  e 
piij  probabile,  quelle  masse  che  scopronsi  dalle  sudetle 
arcale  erano  cadule  dal  margine  stesso  della  lava 
ed  introdolle  in  parte  sotlo  la  volta  di  quella  t'ab- 
biica/  quesla  ciscoslanza  inlanto  ha  fatto  credere  a  ta- 
luni  che  quella  lava  era  vcnuta  posleriormcn'e,  e  che 
casi  inlrodolta  per  quelle  aperlure  ncllo  slato  di  jgnea 
fluidila;  lo  che  lareblje  nmontare  la  /al)i)rica  di  iiq 
Anlilealro  a  tempi  anlenori  alie  piu  vetuste  rammen- 
tanze  istoriche. 

ISelle  avversila  soU'crlc  da  Catania  ne' tempi  po- 
steriori i  pubblici  edifi -ii  vennero  deleriorando,  par- 
te per  I'  abbatidono  intero  all'  azione  dogli  agenli  me- 
teorogici,  parle  per  servire  a  nuove  fahbriche  di  mu- 
raglie  e  di  pubblicbe  case,    parlo  per    diioccaimnlo 

18 


138 

ordinato  da'  vescovi  a  disp«rdnre  gli  avansi  di  antico 
ciilto,  ed  a  servirsi  intaolo  de' material  i  per  la  co- 
struzione  di   tempii   al  vero   Dio  dedicati. 

Un  Forte  tremuolo,  avveiine  alia  morte  della  Ver- 
ginella  b".  Agala  in  Galania,  pel  quale  rovino  il  pa- 
lazzo  del  Pretore  che  era,  per  quanto  dicesi,  viciiio 
r  Anfituatro  presso  alia  altuale  cliiesa  del  S.  Carce- 
re.  La  chiesa  Romana  ha  acceltato  quesla  nolizia,  e 
la  rapporla  nelle  lezioni  del  Breviario  a  3  febbra- 
ro  (1). 

Piu  esteso  e  significante  corso  di  lava  precedu- 
to,  come  e  naturale  il  credere,  da  Iremooto  di  origi- 
ne  pero  ignola,  benche  avvenulo  a  tempi  piu  che 
storici,  occupa  lulto  il  contorno  orienlale  di  Catania, 
sino  al  Gaito.  Esso  copri  le  precedenti  lave,  non  che 
gran  parte  dell'  ultima,  da  noi  mcnzionata,  della  col- 
lina  di  Gioeni,  Quesla  si  presume  da  alcuni,  essere 
avveiiuta  verso  I'  anno  230  dopo  G.  C.  (2)  -  o  233, 
secondo  (larrera  (3)  e  Privitera  (4.).  Fu  per  qu(^sta 
eruzione  che  i  Calaiiesi,  memon  di-lla  inoumbustione 
del  Velo  di  S''.  Agata,  lo  portiuono  devotamente  in- 
contro  alia  lava  che  niinacciava  di  invadere  la  citla  (5) 


(1)  Quo  tempore  Urbs  Iota  cnnfremuil.  ec. 

(2)  Act.  M.nlyr.  upud  Boiland.  T.  I.  fehriiar.  «  post,  an- 

ni   circuliim Wcms  yEltia  cruclavit  incciiiliiim,    ol  quasi  ilu- 

vius  lorrens,   ignis   ita   velieineus  et  saxa  et  terram  liqui-fjiciriis 

vfiiieb.it  ad  calaneiisiiim  civitatem cac|iit  aulim  ii;nis  die 

kaleinlaiiim  febiuariuni,  et  cessavit  die  uonaruni  carumdeni. 

(;»)  Mem.   stone,   lib.   2.   p.    lol. 

(4)  Op.  cil.  pag.   33. 

(5)  Carrcra  op.  cil.   loc.  cit. 


139 

La  cliicsa  cio  ammello  anclio  per  voro    (1)  e  la  Ira- 
dizione  e  giiinta  sino  a  noi. 

Ti>;muolo  veemenle  avvenoe,  con  movimento  vul- 
canico,  I' anno  420  dopn  G.  G.  sotlo  I' imperalore 
Onorio:  ed  esso  niinaccio  di  rovinare  Gatania  e  mol- 
te  altre  popolazioni  di  Sicilia  (2).  Di  un' altro  si  fa 
pur  monziune  nell'  anno  812,  in  Icmpo  che  Carlo 
Magno  era  di  Messina,  d'  oiule  impaurilo  si  parti  fret- 
tolosamenle  (3). 

Nel  1083  a  tempi  del  Gontc  Riigi;iero,  forte 
tromiiolo  si  dice  aviT  daiineggialo  Gnlani;i  e  molte 
allrc  siciliane  cilta:  fu  esso  ugualmente  ruinoso  in  Si- 
ria.  La  peste  succpssg  a  quel  llagello  e  la  morte  di 
venlimila  persone  ne  fu  fatal  conseguenza  (4),  secon- 
do  si  rapporta  da  taluiii,  Ma  forse  si  e  confuso  coa 
tretnuoti  altrove  avvonuti  (3). 

Memorabile  fu  quelle  del  1169  a  4  febbraro  re- 
gnando  Guglielnio  )I.  per  11  quale  pcrirono  nella  so- 
la Gatania   13,000  persone,    il    vescovo  e   quaranta- 


(1)  «  Tulcrunl  velum  ejus  contra  ii;nom  iil  comprnbaret 
Dominiis  quod  a  periciilis  inccndii  e.ob  liliprarcl  «  Aiili|ilion. 
ad   IJi'iiod ictus  ccc. 

(2)  Carreru,  cit.indu  Guallcrio.  op.  cit.  p.  15-.  Privi- 
tcra  p    35. 

(3)  Privltcra  p.   31. 

(4)  Terrcuiolu  Calaiia  uibs  siciliac  lota  ppriil,  ubi  .si- 
mulnc  periere  20,000  lioniinMni.  Fiil.-rbio  tilafo  da  Privile- 
ra  p.   38.  » 

(3)  V(>d.  .lloiigiloic-Sic.  ricerr.  T.  2.  pa^'.  3(55.  tc.  il 
qu  lie  piova  non  esscre  avvt-nuli  Iremuoti  in  sicilia  in  quei 
tempi, 


qiiatlro  inonaci  nel  Duomo  (1).  -  Se  da  tanti  Iremuoti 
modiBcazioni  notabili  sofferto  aveva  il  suolo  di  Ca- 
tania, da  questo  peio  ne  fu  mullo  alleralo,  a  causa 
della  mao-ene  delle  rovesciale  fabhrichL';  c  nel  riedi- 
ficarsi  grandissima  parte  de'  rnaloriali  inulili  agli  e- 
diQzii  fu  gcttala  ad  appianare  \\  suolo,  rimaslo  ine- 
guale  dal  diioccamenlo  di  tante  iabbriche.  Da  cio  il 
maggior  nuinero  de' ruderi  degli  anlichi  monumenli  ri- 
mase  sotlera. 

Scosse  frequenli  si  ebbero  nel  1281,  sotto  Pie- 
Iro  I.  d'  Aragona,  compagne  di  una  eruzione  del- 
r  Etna  (2)-Simili  se  ne  sofTersero  a  tempi  di  Federi- 
co  II.  per  la  eruzione  di  Fondachelii  iiel  1329  (3), 
e  sotto  Pietro  II.  nel  1333  per  quella  di  S.  Giovan- 
ni di  Paparolta  (4.). 

Accompagnata  da  tremuoti,  una  eruzione  ebbe 
luogo  a  15  agosto  1381  nel  sito  dello  oggi  Monti 
arsi,  presso  Tremistieri;  di  cui  la  lava  corse  giii  fra  Bal- 
liali  e  S.  Paolo,  e  poscia  fra  il  Fasano  e  Leuoatia; 
passo  a  fianco  del  colle  di  Gioeni  e  piego  a  S.  E. 
dilatandnsi  sopra  la  lava  del  Velo  S.*  Agata;  forman- 
do  cosi  la  Sciara  di  Bondli,  e  poi  del  Crocifisso 
presso  Lognina:  e  quivi  ricolmo  iuleramente  I'  anlico 
Porlo  UI1.SSP,  slato  gia  dalle  antecedeiili  lave  per  buon 
tratlo  occupato.  E  quesla  per  lo  appuuto  quella  eru- 

(1)  Maurolic.  Sic.  Hist.  lib.  3  f.  I12.-Fazell.  Dec.  2 
lib.  7.  p.  1G8  EJiz.  princ. — Camera  mem.  sloric.  lib.  2. 
p.  154. — Privitera  dolorosa  (rag.  pag.  39 — Aiiiico  Cut.  illustr. 
lib.  5.  cap.  2.  §  10.— Ferrara  slor.  di  Cal.  p.  43.— Cor- 
daro  ossoiv.  alia  slor  di  Cat  Inm.  2.  p.  ^2. 

(2)  Grossi  Cat.  s.icra  p.  143. — liieniiio  a  Gallnnini  cc- 
cidio...   yElna  vebcinenli   molii  Cdiiciissa  est. 

(3)  (larrera,  cilamln  Silvaggio,  Ivuzcllo  e  Filoleo  -  Wein. 
slor.  |i.   inO. 

('ij  (iarrcra  ivi. 


zione  che  da  fnhini  si  o  voliifo  rifcrire  a  qiiolla  rap- 
purlala  da  Orosio,  che  colle  calde  cenori  hrugio  i  lelli 
delle  case  di  Catania,  come  di  sopra  abbiam  cenna- 
lo  (1);  ma  noi  abbiam  motive  di  allenerci  a  qimnto 
pill  sennatamente  si  rif'erisce  da  Fnzello,  da  Bembo, 
e  dair  accuralissimo  Ab.  Vito  Amico  (2).  La  lava 
slessa  poi  chiaramente  fa  conoscero,  colla  quasi  inal- 
lerata  sua  siiperficie,  esser  di  data  assai  pid  recente 
di  quella   menzioiiata  di   Orosio. 

Tremuoti  avverlironsi,  in  Catania  principalmente, 
per  la  eruzione  del  1408,  nel  tempo  di  re  Martino 
e  Bianca  sua  moglie.  Essa  scaturi  dal  fianco  S.  0. 
dell'  Etna  e  corse  a  ponente  di  S.  Nicolo  1'  Arena  (3) — 
Simili  per  quella  del  MAA  sotto  Alfonso  il  magna- 
nimo,  che  mollo  avvicinavasi  a  Catania,  ma  giunla 
la  lava  a  Battiali  si  rivolse  a  levanle  ed  arreslossi 
la  dove  una  chieselta  a  S.'  Agata  venne  erelta  per 
tale  avveiiimento  (I) — Simili  per  quella  del  liiG  (5); 
indi  per  quella  piu  rinomata  del  1336,  sotto  Carlo 
V.  (6);  e  per  quella  poi  dell' anno  dope  1337,  le 
scosse  si  awertirono  sine  a  Callagirone  e  gran  parte 
del   Val  di  Noto.   (7) 

Nel  regno  di  Filippo  II.  al  134'2,  un  forte  tre- 
rouoto  scosse  tutla  la  Sicilia,  e  (ialania  ne  fu  dati- 
neggiata  (8).    Dal    1600  siao  311603  per  quattro  anni 

(1)  Ferrara  mem.  cit.  Atli.  Giocn.  vol.  10.   p.   141. 

(2)  Cat.   ill.  111).   6.  c.  1.  p.  2U 

(3)  Ciirrera,  liipiiorlaiulo  il  passo  di  Silvagjjio  p.   11)0. 

(4)  (1,   citando  I'lloleo  p.    157. 

(.^)  d.  pa-.  \r,s. 

(6)  d.  pag.   Ijli.  rappoilando  il  passo  di  Filolco 

(7)  (I.    |ia^^.   4{)(i   riliiiiili)   Silva;,'i^io 

(8)  Ferrara  slorni  di  Cat.   p.    141. 


142 
continui,  furono  quasi  senza  internizione  le  scosse  dei 
tremuoti.  Per  qudlo  che  accoinpagiio  la  eruziono  liel 
1614..  Crollo  il  villagjsio  de' INicolosi  (1),  e  per  quella 
del  1634,  che  corse  sopra  Serrapizzula  nella  rogio- 
ne  nemorosa  deli' Etna,  le  scosse  di  Iremuoto  furono 
violenle  siuo  a  Calama.  (2) 

§  9.  Stato  di  C atania^  prima  delF  Eruzione  del  i66g. 

Tiilti  i  sopramenzionati  avvenimenli  mo(iificarono 
il  suoio  di  Calania  e  de'suoi  conlorni  nella  sola  parte 
de'  material!  di  fahbriche  rovinale,  die  furono,  ora  am- 
monlali  in  dali  luoghi,  ora  impiegati  a  rif^mpirnento 
degli  infossamenti  lasciati,  o  dalle  correnti  vulcani- 
che,  0  ilal  terrene  stesso  alluviale.  Prima  della  griiidee- 
ruzioue  del  1G69,  la  valiala  da  Valcorrente  a  Catania 
era  quasi  sgombrata  del  lullu  ili  materiale  vulcanico. 
L'  Ameuano  vi  scorreva  in  parte,  qtiando  le  acque  ne 
erano  abbondanti;  lungliessa,  sopra  niagnifici  e  sunluosi 
acquidotli,  veniva  trasporlata  da  Licodia  a  Catania 
r  abbondante  acqna  perenne,  la  quale  serviva  in  pri- 
ma pe'  pubblici  bagni,  e  poscia  ad  altri  usi  della  cit- 
ta.  Lo  spazio  di  i;res  ad  argilla  lascialo  libero  dalla 
lava  de'  Pii,  oltre  della  porzione  bassa  che  conleneva 
le  acque  del  lago  Anicilo,  si  estendeva,  come  oggi 
si  osserva,  per  lulli  gli  orli  di  Gil'ali  e  di  S/  M."  di 
Gesu,  e  poi  sino  a  S.  Salvadore  e  liinaccio.  La  spia- 

(1)  Camera  pag.    162  cita  il  passo  di  Dutlista  Masculo 
EfFemerid.   uil.  Vosuv.   incend. 

(2)  Carrera  pag.    163. 

N.  B. 
La  conipio!.!  sloria  de' Torromnii  di  Slcilia  sino  al  prin- 

cipid  del  pass.iht  seculo.    si   Irdv.i  in'lla —  Si(;ilia  ricercata 

del   ('an.   A.   Moni^itiue.    loin.   2     in   line. 


U3 
natn  del  m;irp;ine  do'  Cappiiccini,  Crucifcri,  S.  Fran- 
cesco ed  Indirizzo,  consisteva  de!!  autico  lerreno  al- 
luvialc,  tralto  giu  dalle  slesse  allure:  e  sopra  di  que- 
sla  imincnsa  quantiia  di  maleriali  di  fabbriche  diroc- 
cate  era  stalo  in  vario  modo  gettala.  La  spianata  ter- 
minava  col  mare  per  raezzogiorno,  occupala  iiitiera- 
niciile  daH'arnpia  cilia,  e  lir;!  piu  basso  metleva  foco 
r  Ami'iiano,  di  cui  le  acque  eransi  incanalale  in  ap- 
posili    coiidolli   sin  (lalla  piazza  deli'  Erbe. 

Quale  si  era  Galaciia  prima  del  16G9  lo  abbia- 
mo  da  Ferrara  (1),  il  quale  dice  averlo  ricavalo  ((da 
»  una  carta  doilla  cilia,  nella  quale  vi  sono  tutli  i 
»  iiDmi  de'luoghi,  e  la  loro  posizione;  non  che  da 
»   altri  scrillori   prima  del   tempo,   o  coiitemporauei. 

»  Catania,  occupava  lo  slesso  silo,  ma  era  al- 
quanlo  piu  rislretla.  La  Porta  delli  Canali,  eretta 
SlUto  il  vicere  Vega  dava  il  principale  esito  alia  Ma- 
rina. In  quel  tempo  la  marina  di  Catania  era  uno 
de'  piu  deliziosi  luoghi  della  Sicilia.  All'  uscire  per 
quella  porta  a  mano  destra  lungo  la  muraglia  della 
Citla  presentavansi  trentasei  canali,  ed  un'  allro,  detlo 
canale  del  Duca.  Le  acque  dell'  Amenano,  dopo  il 
passaggio  per  essi,  colavano  nel  vicino  mare.  Pietro 
della  Valle,  che,  dopo  lunghi  viaggi  per  il  mondo, 
venne  a  Catania,  assicura  ciie  tutli  que'  canali  per  la 
loro  disposizione  formavano  una  scena  bellissima(2) 
Nella  parte  di  dietro  della  porta  restavano  I'  abbeve- 
ralojo  (^  li  canali,  come  al  prescnte.  Uscendo  dalla 
puila  dopo  i  canali  a  mano  destra,  I'  occhio  scorreva 
piacevolmente  sopra  un  gran  Iratto  di  terre  coltiva- 
te,  coverte  di  giardini,  di  ville,  di  case  campcstri  e 

(1)  Slorin  (li  Cat.   pajj;.   184   e  scg. 

(2j  Viag,  1'.  ;L  kU.   .Ie_'i   Gciin.   1(126.  ' 


capricciose,  die  olire  alia  loro  sitnazione  deliziosa, 
facevano,  per  il  loro  intreccio,  un  elTello  vago  e  as- 
sai  pilloresco.  A  sinistra  una  spiaiigia  hassa,  dove 
chelamenle  rompevansi  le  fresche  onde,  prolungavasi 
in  lontananza  sino  a  perdersi  di  vista.  II  dopopranzo 
colle  carozze,  e  appiedi  siilla  sera  i  Calancsi  usci- 
vano  al  passeggio  per  quella  parte  e  lungo  la  secca 
del  Molo  a  diverlirsi  e  a  respirare  il  fresco  delia  ma- 
rina e  r  aria  salubre.  Sovente  vi  si  faceva  inusica. 
Allungando  lo  sgardo  avanli,  il  fondo  d<'lla  scena  era 
formato  dal  braccio  nieridionale  del  Golfo,  che  s'  in- 
Doltra  imperiosamenle  sul  mare,  come  per  dominarlo 
e  acumina  la  sua  eslremita  per  forniare  il  (;apo  di 
S^.  Groce,  gia  il  Promontorium  Xiphoniae,  dielro 
cui  e  Agosla.  Ha  nel  lido  moiti  liioghi  famosi  nei 
lenipi  aulichi;  al  di  sopra  sparso  di  boschi  e  di  liele 
canipagne  si  dislende  verso  i  celebri  cam  pi  leonli- 
nesi,  dielro  i  quaii  si  elevano  le  montagne  del  Vai 
di  Nolo,  che  da  quella  parte  fanno  un  gran  prospello 
in  faccia  a  Catania.    » 

«  Alia  Porta  delli  Canali  seguiva  per  levanle 
il  gran  muro  della  Cilia  dello  il  baloardo  di  S.  A~ 
gala,  che  eslendevasi  siuo  alia  parte  del  Porlicello, 
che  aveva  in  avanti  il  porlo  detto  sarac/no,  dal  no- 
me  del  Saracino  Trislaino  che  ivi  era  stato;  nel  1387 
il  vescovo  Simone  del  Pozzo  lo  avea  ingrandito  per 
maggior  comedo  della  manna  catanese  (l).Dopo  quella 
porla  seguiva  il  gran  muro  drillo,  che  aveva  alia  sua 
eslremita  il  bastione  piccolo  o  di  U.  Ferhiccio,  demo- 
liio  a'  miei  tempi  per  piu  comodo  del  passaggio;  al 
piede  di  e.sso  eravi  suila  spiaggia  il  Caricatore,  in 
faccia  alio  sbarcalore,  che  era    soito     la    porta    del 

(1)  Neocaslr.  hist; 


!I5 

Porlicollo.  (I  fijran  miiro  aiKlava  a(\  atlaccarsi  al 
Bastione  grande.  ()[)(>ra  consideral)ile,  perfczionala 
nel  1602.  Uopo  I'  anyolo  di  quel  baslione,  il  gran 
murosi  rivollava  verso  sellenlnOne  ed  aveva  poco  dopo 
la  porta  del  fcrro,  ora  della  porla  di  S.  Francesco 
di  Paola.  Avea  la  porla  covorla  di  Fcrro,  e  credea 
il  popolo  eh' era  slata  porlala  dali' Africa  da  Carlo  V, 
che  i' avea  poi  rcgalala  alia  cilia.  Gome  si  e  delto, 
fu  bruciata  da' sollevali  nel  1647.Fuori  di  essa  eravi 
porto  ponlona.  Segiiiva  il  bastione  di  S.  Giiiliano,  cosi 
dello  dal  vicino  monaslero  di  lal  nome.  II  muro  si 
vollava  dopo  fra  sellenlrione  e  poiienle,  e  passando 
per  il  silo  occupalo  ora  dal  palazzo  del  cav.  Abb, - 
lelli,  nel  ciii  giardino  esiste  ancora  parte  di  grosso 
muro,  e  andava  ad  unirsi  alia  porla  di  S/  Orsola, 
presso  la  chiesa  oggi  esislente  di  d."  Santa;  porta  che 
era  slata  aperta  nel  1671.  Si  rivollava  quindi  e  si 
piegava  verso  levanle,  e  rilornando  a  sellenlrione  for- 
mava  il  baloardo  di  S.  Michiele,  di  cui  ne  resla  parte 
in  faccia  alia  presente  chiesetta  di  S.  Cristofaro.  Di- 
rizzavasi  poscia  verso  ponente,  e  dove  eravi  la  pic- 
cola  chiesa  di  S.  Carlo  Horromco,  a'noslri  tempi  di- 
roccala.  eravi  la  porla  di  Aci  in  f;iccia  all' Etna,  un 
tempo  porla  Stesicorea.  Volgendosi  scmpre  verso  po- 
nente e  lasciando  Tuori  in  una  chiesclla  la  Calcara  di 
S.*  Agala,  formava  il  baslione  della  Galcarclla  che 
esislc  quasi  iiitiero.  Nel  piano  del  convenlo  di  S.* 
Agala  la  vetere  vedevasi  la  Porta  del  re,  erella  gia 
<]a  Vega,  di  cui  ne  rimane  uii  somplice  residue,  I 
Cappuccini  e  i  Domcnicani  reslavano  fuori.  II  gran 
iniiro  andava  ad  atlaccarsi  al  baslione  degli  Infetli, 
erello  dal  vicere  Vega  nel  1536,  e  che  reslo  imper- 
fetlo,  come  oggi  si  Irova.  Dealro  di  queslo  basiiuae 

19 


U6 
furono  chiusi  gli  altaccati  di  pesle  nol  1576;  in  fac- 
cia  eravi  il  lai;()  Nicilo,  formalo  dalle  acqiie  che  vi 
si  radunavano  ilalle  vicine  correrUi;  era  circondato  di 
alberi  e  di  fulle  campagne,  sparse  di  varii  casini  dei 
Catanesi,  che  lendevano  quella  valle  tdlcgia  e  inollo 
amena.  II  Lago  con  tuila  la  valle  comprendeva  iino 
spazio  di  piij  di  sei  miglia  (1).  Cairera  scrive  che 
le  acque  avevaiio  da  quallordeci  a  venli  piedi  di  pro- 
fondila;  e  che  al  suo  lempo  si  scavavaiio  canaii  per 
diminuirle.   » 

«  Dopo  piccolo  tratto  era  il  baslione  del  Ton- 
naro.  e  piii  i"  avanti  il  baslione  di  S.  Giovanni,  che 
era  uno  de'  piu  grand!  e  de'piu  forli.  IS'el  conlorno 
della  prescnle  chiesella  di  S/  y4(/a(a  l(i  Sciare,  eravi 
la  porta  della  Consolazione,  che  si  apri  nel  1668. 
II  gran  nuiro  scendeva  quindi,  ed  andava  ad  unirsi 
alia  porta  della  Decinia  oggi  esislenle  (2).  Porta  an- 
tica,  per  la  quale  enlravano  coloro  che  venivano  dal 
ponenle  e  dal  mezzogiorno  della  Sicilia.  Avanti  a  tale 
porta  e  fuori,  sino  a  molta  distanza,  vi  erano  orti  e 
giardini  delizi"sissimi  in  mezzo  a' quali  e  tra  1' erbe 
vedevansi  i  n  sii  della  naumachia,  onde  dicevansi  orti 
della  naumacliia.  II  inuro  faceva  un'  angolo  progre- 
dendo  per  dri//.arsi  verso  levanle.  In  quell'  angolo  re- 
stava  il  castello  Orsino  di  osciira  origine,  e  di  cui  la 
voce  popolare  ne  fa  aulore  i'lniperatore  Federico  (3). 

(1)  Qiiesla  tslensioiie  del  cennato  Lago  e  Iroppo  esiig- 
gerala;  e  basla  ;^uardare  le  colliiie  che  lo  ciicnndfiviiiio  per 
assiciiiarsi  che  non  poteva  aver  piii  di  due  mi^lia  e  niezzu  di 
(.ircoiifcrenza. 

(2)  1829. 

(3)  PJon  k  11  voce  popolare  che  ne  fa  aulore  Federico, 
ma  biii--i  io  Jilhsl/do  di  varii  scrillmi.  Vedi  (Idrdnrn.  Si  iiia- 
rimenli  storici  sul  Caslello  Ursiiio— Giorn.  blesicoro  IN.  0.  -<''• 
1835. 


U7 

Era  di  forma  qiiadrangnlaro,  ed  in  ogi>i  angolo  ele- 
vavasi  una  Ix'ii' ait.i  i;  grossa  lorre.  ^cl  mezzo  Hi  esse 
in  egiiale  dislanza  se  ne  alzavano  allie  qualtro  pic- 
cole.  II  Castillo  « (J  il  vicino  muro  della  citia,  Formafo 
d'a  varii  Ibrli,  fia'(|inili  (jik  llo  di  S.  Croce  che  di- 
fendt'va  Catania  dalla  parle  del  mare,  erano  circon- 
dali  da  fossati  njollo  proioiidi.  11  muro  finalmente 
aiidava  ad  iiiiirsi  all'  allro  lato  dcllii  porta  de'  Canali; 
pria  di  iiiiingcre  alia  quale  era  tr.ilniato  da'  nume- 
rosi  canali  d'  atqua  di  cm  parlai.  Calania  era  dua- 
quc  cinta  da   mora   e  da   iiiisptii;nabiii   bastioni,    s 

«  11  gran  muro  clu^  clmidcvi  la  cilta  aveva  Ire 
miglia  e  sellecento  passi;  in  lal  i;uisa  la  lunghezza 
(loir  anlica  Catania  era  pooo  piu  di  un  miglio,  da 
oricnle  ad  occidcnle,  e  la  largliozza  di  circa  mezzo 
miglio.  II  Gastello  e  tiillj  i  tbrti  erani)  muniti  di  gros- 
sa  e  nuiiiero>a  arliglicria;  e  stala  dis[)ersa  in  Agosta 
e  in  aliri  hioghi;  vi  si  conosce  ancoia  la  marca  della 
Cilia.  Sopra  la  colliiia  di  inonle  verguie,  cosi  delta 
dal  vicino  iiioniistero,  che  e  il  piu  alio  punto  della 
Citla  e  clie  quasi  la  domma,  vi  era  l.i  Torre  di  Don 
Lorenzo,  crcdula  opera  aiicora  dell'  linperalore  Fede- 
rico,  e  dove  vi  si  chiusero  i  tumulltianti  del  secolo 
XVI.  Era  capace  della  conioda  ahila/.ione  di  molle 
persone.  II  ( avaliere  D.  Lorenzo  Gioeiii  cherabilo, 
Ic  dicdc   il   O'lme  (i).    » 

(I  F.a  Cilia  era  divisa  in  vnrii  quarlieri,  rhe 
prendevano  il  nome  o  dalle  cliiesc  o  da  quulclie  og- 
gello  del  conlorno.  Quarliero  di  S.*  Agala  la  Velere; 
quarliere  di  S.  Agoslino:  quarliere  del  Corso:  quar- 
licre  del  Porlicello:  quarliere  Cipriani,  fra  il  Corso  e 

(1)  I   niilrri   (li   (]iipstn  Tnrro   si   vfijjfj  no  fra  la  casa  Re- 
ciipnio,   cil   \\   (;i]llii;i;io  di  iMiiria,   per  kvanle. 


U8 
i  Benedetlini:  qiiarliere  del  ludicello,  che  era  dove 
il  fiume  soleva  inondare,  onde  era  una  parle  mal- 
sana:  qtiartiere  della  Civita,  abitalo  quasi  tulto  dalla 
nobilla  del  paese:  quartiere  del  Tocco:  quarliere  della 
porta  di  mezzo,  coinprendeva  la  st'sia  parle  di  Cata- 
nia; era  stala  <la  molto  tempo  diroccata  per  dare  co- 
modo  di  passagi;io  alle  lettighe,  era  nella  strada  presso 
la  casa  che  fu  del  l)arone  INunziata.    » 

a  Vi  erano  multi  piani  ed  assai  larghi.  Piano 
di  S.*  Agata;  Piano  del  Caslelio;  Piano  della  porta 
di  Aci.  Varie  piazze,  Piazza  di  S.  Filippo,  Piazza 
del  mercalo  della  Fiera,  Piazza  delle  triscino,  Ira  la 
presents  chiesa  di  S.  Nicolella  ed  i  Minorili.  Alcuni 
piccoli  piani;  piano  dell'  erba,  piano  di  Sigona;  il 
prime  era  presso  le  rovine  del  Teatro   » 

a  Nella  parte  alia  della  piazza  del  mercalo  era 
pianlalo  in  terra  il  capo  di  una  colonna,  che  s'  iii- 
nalzava  da  terra  presso  a  Ire  piedi,  e  di  Ire  di  dia- 
menlro;  era  di  lava,  e  dicevasi  pielra  del  Malconsi- 
glio  {\).  Quesia  con  un'  allra  a  quallro  facce  erano 
in  un  gianiino  della  Cilia;  nelle  sedizioni  memora- 
bili  del  1516,  alcuni  vi  si  radunavano  a  consiglio  e 
prendevano  qtii'lle  risoluzioni  che  produssero  poi  lauti 
mali.  11  Senali)  voile  che  la  colonna  fosse  posta  in 
mezzo  del  piano  del  mercalo,  e  i'  allro  pezzo  al- 
r  entrala  della  Loggia. »  Alia  vista  di  lulli  facevan 
richiamare  alia  menioria  delle  sciagure  che  sono  le 
coDseguenze  do'  callivi  consigli.  » 

(  La  cilia  aveva  nuinerosi,  grandi  e  belli  edifi- 
zii.  Vi  erano  piu  di  cenlo  chiese;  li  moiiasturi  e  20 
convenli.  La  caltedrale  passava  per  il  piu  vaslo  Duo- 
mo  di  Sicilia.   Occupava  quasi  lo  slesso  silo.   Lo  lor- 

(I)  III  (ijj'jii  ('■  siliiatd  a  ll.iiico  (Irl  poilone  (Jclla  casa  (lei 

Duca  Ciiixnci;  ml   jirospcHu  lii  Icvaiilc. 


119 
rfgiava  a  canlo  il  campanile  piramidale  di  3W  pio- 
di  di  allezza,  erollo  gia  dal  vescovo  Simoiie  del  V«/.- 
zo  nel  1388,  e  la  Gugiia  finila  da  Innocenzio  Mas- 
simo nel  1630.  Sirepilavano  in  esso  molle  campane, 
e  la  pill  grande,  di  peso  80  quinlali  fatia  per  ordi- 
ne  dello  stesso  del  Pozzo,  nel  1389.  Serviva  il  cam- 
panile anche  per  le  nollurne  sentinelle,  poiche  da 
fsso  scoprivasi  tulla  la  cilia.  Tra  il  mum  meriodin- 
nale  della  chiesa  ed  il  muro  deila  citla.  vi  era  il  mo- 
naslero  do'  Can.Bencdellioi,  gia  al)bandonalo,  e  da  di>ve 
oggi  evvi  il  Baltistero  sino  a  meladel  presenle  semiiiario 
eravi  il  palazzo  vescovile.  Di  la  libero  restava  il  iiui- 
ro  dclla  cilia  sino  alia  eslremita  della  porta  de'  C-a- 
nali,  sopra  la  quale  eravi  una  hen  ornata  Loggelta,  do- 
ve se  ne  slavano  il  Senalo  ed  il  Vescovo  nel  tempo 
die  lungo  la  spiaggia  sotloposla  facevasi  la  corsa  del 
palio.  » 

«   Ddlla  entrata  della  porta  delli  Ganali  la  strada 
estendevasi  arcuala  sino  alia  porta  di  Aci;  avanti   la 
Calledrale  eravi    la     Loggia    o    palazzo    del    Senalo. 
Dove  0  ora  la    Loggia  ciavi   il  palazzo  delli   Ghierici, 
die  seguiva  la  Loggia,  dalla   parte  della  slrada  vi  era 
il   pulaz/.o  dcgli    sUulii     puhblici,  o    Universita;    e  al 
suo  seltonliione  la  ColKgiala,  ed    ambedue    nel  loro 
})rospello  di   pononte  avevano  la  piazza  del  mercalo, 
Jja  slrada  dal   mare    sino  a    qucsta    piazza,    dicevasi 
slrada  della  luminaria,  e  dalla  slessa  cominciava  la 
strada  nuuva.  M.-ignifico  eia  il   monasloro  dc'  Bonedel- 
lini   ed   il   loro   Tenipio   ili   noliile    archileltnra;   a    po- 
nonte di   tpiel   monastero  era   I'  ospedale  di   S.  Marco, 
die  nel    1 68-1  avca  ccsso   per  la  Lniversila  degli  stu- 
dii  il  suo  silo  noila  piaz/.a  del   mercalo  o  della   fiera. 
Ammirabili   crano  i  monasleri  dulla  Trinila,  di  S.  Be- 
ncdrtlo.   II  collegio  do'  Cn'st!ili  riguaidavasi  cjuie  tin 
do'  piii  cospicui  del     regno.  » 


150 

»  Catania  aveva  un  grande  Tealro  moderno.  do- 
v«>  spesso  rappresontavasi;  ma  fra  Ic  laiilc  sale  del 
Palazzo  delia  Univorsita  la  piu  grande  della  il  Sa- 
lone,  avea  un  teatro  fisso  che  serviva  cosi  \)<  r  la  co- 
mica  come  per  la  musica;  era  riccu  di  dccorazioiii 
e  di  ordcgni  diversi,  in  guisa  che  riguardavasi  Odo 
inferiore  a  quelli  d'  Italia.  (1) 

§  10.  Modificazioni  arrecate  dalla  lava  del  i66g 

Tale  era  lo  slalo  di  Calania,  quando  a  8  mar- 
zo  16G9,  tremnoli  forlissimi  pei  quali  croilo  ^iL•olo.si 
preccdetlero  una  delle  piu  i;randi  e  ruinofte  cruzioni 
df'ir  Etna,  il  fianco  delia  montagna  si  apri  d,i  Monie 
Fruraenlo  sino  alia  IVocella,  con  una  Icndilnra  quasi 
conlinuata;  d' onde  a  quaiido  a  quando  \arie  bocche 
si  aprivano.  che  srorie  infuotale  emllavaiio  ed  aieue. 
Appie  del  Monic  Fii-^aia  poscia  spalanco.ssi  ampiavora- 
gine  di  fuoco,  d' onde  scalunva  spavenlosa  correnle 
di  lava,  la  quale  cnii  una  liinte  larghissima  invase 
il  sottoposto  terreno;  hrucio  i  villaggi  di  Gxiardia, 
Mompoiieri  e  Bclpaaso,  incencii  varii  quarlieri  di  Ma- 
scalucia,  ed  ingraiidendo  sempce  la  sua  laigliezza,  si 
diresse  per  Mistcrhianco,  e  prima  coniincio  ad  inva- 
dcre  la  valleHa  ovc  scorrevano  le  acque  dello  Ame- 
iiaiio,  di^truggendo  il  nobile  acquidnllo,  che  da  Li- 
codia  porlava  Ic  acque  a  Calania:    seppelli  di  orride 

(1)  Giigliemini  «   Calania  dislrulla,   Cat.   1695. 

Ne  fia  prnv.i  la  sl.i'np.i  di  un  diMmina  d<'l  Car.  fjfnazio 
T('d(!si-lii,  tilolala  La  csallaz-ione  di  Scr(jio  Oulba;  flic  ia(i- 
prcseuliissi  in  ninsica  »  nel  Toairn  delia  clarissima  o  Icdr- 
fi.s.sima  cilia  di  Catania  ]'  anno  1G89»  poslo  in  nolo  (l,il 
Canoniro  socoiid.H'io  1>.  Ciinsi'|ipc  Parisi.  maestro  di  tapjiel- 
]a  del  Duo/no  Calania.  —  I'er  I'aolu  iJisagui. 


151 

sciare  Mislorhianco  vecchio,  o  si  avvicino  a  (latania 
fra  Ciliili  e  Curia.  Coprl  ij  Lago  Anicito;  ciicomlo 
per  inlero  la  parte  occidenlale  della  Cilia,  superau- 
(lone  ill  vaiii  puiili  le  mura  e  minacciando  piu  voile 
di  precipilarsi  sopra  di  cssa.  AUornio  il  moiiasteio 
de'  Casinesi,  e  per  S.  (iosimo  s'  innollro  verso  il  ca- 
slello  Orsino,  rhe  invest!  per  ogni  ialo,  sepeilendo  ivi 
prcsso  i  ruderi  delia  Nauinachia  e  del  Giniiasio  (1). 
Uilo  eonlro  il  luuro  mciidioiiaie  dalla  Cilia,  ov'e  o^^^i 
il  Poizo  di  f^ela  e  si  verso  alquanio  ail'indenlro  nel 
piano  d'lr  Indirizzo.  Scose  quiiidi  sopra  la  spiai^gia, 
e  ricolmolla  aon  solo,  ina  si  avanzo  nel  mare  per  mez- 
zo miglio,  con  una  larghezza  di  mezzo  raiglio  circa 
unendosi  a  questo  braccio  quell' altro  che  per  I'ostuculo 
del  pogi^ello  di  Majorana  se  ne  era  diviso,  ma  chc  rag- 
giunse  il  compagno  sollo  V  Ariuicella. 

Molte  furono  le  niodificazioni  arrecafe  al  suolo 
de'  conlorni  di  (^alania,  da  quesla  eruzioue.  Tutla  la 
valle  dell'Amenano  che  coiileneva  vigne,  orli  e  ville 
de'  Galanesi,  col  lerreno  vicino,  fu  coverla  di  orride 
lave.  La  parle  meridionale  di  Catania,  che  comuui- 
cava  per  uiiifonne  terreno  colle /erre /or// colla/)/68«a 
e  con  la  praja,  ove  era  no  tanti  deliziosi  giardini  e 
ville,  fu  ingombrala  anch'  essa  da  vasto  spazio  di  nera 
lava  ed  asprissima.  Le  acque  deirAmenano  reslarono 
sepolle  per  sempre,  ne  piii  traccia  del  Inro  anli'jo 
lello  si  scoperse;  andavan  esse  raostrandcsi  sparpa- 
gliale  fra  la  maceric  della  lava  e  sotlo  le  posterioii 
ubilazioni,  e  si  andavan  [)oscia  inconlranlo  qua  e  la, 
&cavand()  de'pozzi.  II  grande  acquidollo  lii  Licnli.i 
che  fu  (iiroccalu  u  so|U)l[o.  come  si  e  dello,  in  (JimI- 
cIk!  puiilo  no  de' conlorni  di  Calania  uo  riinase  ali;uuo 
ruiorc  in   mezzo   alio   masse   della  Lava. 

(I)  Aruicu  111..  8.  c.   1.  ['.   'iS8. 


152 

Delia  cilta  slpssa,  gran  parte  delle  mura  a  po- 
nenle  e  mezzogiomo,  o  fu  (;opprta  o  innlilizzala;  e 
porzione  del  quarliere  di  S."  Agata  le  sciare,  con 
qiiello  della  porta  della  Decima,  fii  sepollo  dal  mar- 
gine,  0  da  qualche  rivolo  <ii  quella  correnle:  la  qua- 
le rion  senza  ragione  arreco  tanio  spavenio  ne'Calanesi, 
i  quali  se  ne  stavano  tremanli  spi  Itatori  della  mi* 
nacciata  intiera  desolazione  dflla  !oro  cilia. 

In  oggi  quesla  lava  comincindo  dalla  botle  del- 
t  acgua  costeggiando  i  Benedellini  scendendo  per  S.' 
Agata  le  sciare  e  S.  Gosimo,  e  poi  Iraversando  la 
strada  del  Forlino  a  fianchi  del  qnartiere  mililare, 
seguendo  poi  la  slrada  che  va  a  S.  Giuseppe  rd  al 
Castello  sine  al  mare,  e  essa  occupata  intieramenle 
da' quartieri  del  Forlino,  di  S.  Crislofero,  dell' An- 
gelo  Custode,  del  Gallaccio,  e  de'  magazziiii  sino  alie 
mura  di  Villarascosa.  E  lullo  il  lillorale  dalla  spiag- 
gia  arenosa,  delta  Praja,  sino  all'  antico  macello  nel- 
la  nostre  marina,  e  tulto  formalo  dal  fronte  di 
quella  grandissima  correnle,  la  quale  non  conlenla 
di  aver  occupato  lanlo  collivato  e  fertile  terreno, 
venne,  dope  il  corso  di  setle  miglia  ad  inlrodursi  orgo- 
glioaa  nel  seno  slesso  del  mare.  (1) 

■      *■         §  H.  Tromuoto    i6g3.  ■.    >•■'■■'' 

Non  erano  scorsi  che  anni  24-  appena'  dal  for- 
midabile  incendio  del  1669,  ed   un   nuovo   flagello, 


(1)  Non  son  pochi  gli  scrillori  che  trattarono  di  qiiosia 
Enizione.   Si  Ifii^ga 

Amico — loco  cil.  Recupcro  Slor.  dell'  Etna,  Foriiira  St. 
di  Cat.  Alessi  Slor.  ciil.  deirKlnii  ec.  ec.  oc. 


1S3 
ancora  piu  desolMntt;  riHu'^Nead  eslrpma  ruiiia  label- 
la  Catania. 

A  9  gennaro  1693  una  £;ai:;liar(la  scossa  Hi  Ire- 
miioto  conquasso  le  case  tulle  della  Cilia.  Ayli  11  del- 
Jo  stesso  meso  replico  la  scossa  con  allissinia  vee- 
tnenza,  e  Catania  scrollo  dalle  fondamenta.  Ne  sola 
e«sa  e  le  lerre  del  sun  distrolto,  mn  le  cilia  ed  i  vil- 
lai^gi  quasi  lulli  del  Val  di  Nolo  inlera  rovina  sof- 
frirono;  talche  si  fe  calcolo  die  in  68  cilia  e  villaii- 
gi  perirono  56714  persone,  di  cui  16  inila  nella  si,-. 
la  Catania  (1). 

Noi  non  rammenleremo  rhe  le  principali  rovine 
delle  fabbriche  catanesi,  per  rironoscere  i  sili  nve  e- 
sislevano,  e  vcderne  poi  i  cambiainenli  snfTerli. 

»  Le  mura  della  citta  a  tramnnlana  cbe  erano 
le  pill  anliche  ebbero  qualche  danno;  la  porta  del  re 
fu  alquanio  smossa,  onde  comincio  indi  ad  andare  in 
rovina.  Nella  porta  de'  Ganali  si  spicto  una  sola  pic- 
tra  dcir  arco  mair£;iore.  II  Borgo  cadde  intero.  )l  Ca- 
stello  Orsino  sofTii  molli  danni;  della  Torre  di  D.  Lo- 
renzo non  ne  resto  alcun  vcsligio.  fuori  di  un  mu- 
ro  e  Ire  pilastri  fra  la  casa  Uecupero  ed  il  collegio  ' 
di  Maria  che  per  lungo  tempo  reslarono  sppoiti  fra 
le  diroccate  fabbriche.  n  Si  rovescio  il  campanile  del- 
la Cattedrale,  e  rovino  seco  il  tetto  di  e8sa  e  seppel> 
lirono  tiiito  il  popolo  che  vi  era  radunalo.  Rovino  il 
monastero  de'  Bencdellini.  II  Seminario,  la  Loggia, 
V  Universila,   I'  Ospedale,   li    IVatro  pubblico  diveniie- 

(I)  Gli  aiilori  che  possnno  principalmente  consiilffirsi  por 
li  (lellngli  di  (picsla  catjislrofe  sono  i  sogncnli:  —  l'iivi|pr;i  — 
Dolorosa    irati(;(lia    oc.  Giiglipiiiiiii  — Cnl.mia  (ii^lnilla.    [((jcro- 

jie — Miisco  di    Fisica Mongitoro.  Siciiia   ricen;ita.    Ainirci — 

Calaii.  illiistr.  F»!rrara  —  Sluria  di  Calaiiia.  Gordaio  o=iiTi.izioiii 
alia  Slur,  di  Cat.  20 


«11H 

Xo  un  mucchio  ili  pietre.  Delia  citt^  non  rimasero 
che  i  cappelloni  della  Galledrale  colle  due  adjacenti 
«:appelle,  la  chicsa  della  Rolonda,  qiieila  d(>l  Salva- 
tore  sullo  scoglio  del  mare,  la  oasa  di  Bonajulo  per- 
che  incorporata  a  rolju>le  anticlie  fabbriche,  ed  un'al- 
tra  nel  quarlierc  della  Rocca  del  vento  (I),  n 

Dopo  quanlo  avvenne  dietro  qnella  orribile  ca- 
tastrofe,  quando  i  Gatanesi  rianimati  cominciarono  a 
ricostruire  la  loio  cilia  con  idee  grandiose,  e  che 
sembravano  coldssali  e  sproporzionale  alle  loro  forze 
per  |e  circostanze  allora  preseiili,  lullo  \\  maleriale 
delle  fabbriche  liiroccale  fu  impiegalo  in  gran  parte 
ad  appianare  il  suolo  delle  nuove  slrade,  che  con  sim- 
metria  e  decoro>a  ampiezza  furono  lagliate  e  direlle. 
La  Piazza  del  Huomo  venne  a  livellarsi  colle  vclte 
degli  Bagni  Ach'llei,  e  da  quel  punto  presero  livello 
la  straila  Slesicorea,  quflla  del  Corse,  e  qnella  di  S. 
Filippo,  poi  promnlgala  sino  al  Forlino  dopo  moiti 
anni,  Fu  percio  lasciala  al  basso  la  piazza  de'  Canali 
e  la  Porta.  Si  livello  in  ugual  modo  la  piazza  oggi 
delta  Slesicnrea.  coprendo  inleramente  i  ruleri  del- 
r  antico  anfileairo  e  re.^lo  al  bas!<o  il  piano  della  Grol- 
la,  ove  ristagnavano  percio  in  inverno  per  moIti  gior- 
ni  le  acqiie,  che  vi  colavano  dalle  strade  del  Borgo  e 
delle  Foase. 

Puo  dirsi  in  una  parola  che  se  togli  porzione  del- 
la lava  a  levanlc  dilla  cilia  poco  o  nulla  iimase  sco- 
perto  deir  antico  suolo:  e  scavando,  d' ailora  in  poi, 
le  fondamenla  delle  case  nella  parte  piana  di  Galania 
non  si  troyarono  e  non  si  trovano  che  niateriali  di  lab- 
briche  rovinate,  sino  a  signi/icante  profondila.  Tali  si 
furono  i  canijiamenti    che    arrecarono  al    suolo   della 


(1)  Feriara  Slur,  di  (ial.  paj;.  211, 


,)-    i;i!>, 


<!55 
nostra  cilta.   due  ferribili   Tenomeni,   nel  breve  spa«io 
di   aiirii    vei)liqu;illro. 

^  1 2  Ahre  conseguenze  de  cennati  fenomeni. 

Spes30  avvenne  dopn  quel  tempo  che  ingros- 
satiilost  le  art|lle  del  i;ia  sepolto  Amenano,  esse  ve- 
hivatl  IudH  allraVerso  le  vulcaniche  riipi,  in  que'  quar- 
lieri  dlr  eraii  fabhriCali  snpra  il  vario  e  diramaio  suo 
anlico  lelltj,  o  delle  parziali  inoiidcizioni  ne  succedeva- 
no;  presso  S.  PaHlaleo  princi|)a!meiite,  e  presso  5. 
Aiiosliiio  li'  acijue  shucavaiio  dal  suulo  coa  positivo 
dislurbo  degli  abilanli. 

Lo  stcsso  accadeva  quasi  in  ogni  anno  a  causa 
d<>!le  piuggie  nel  qiiarnere  ddla  Grolta,  ove,  coma 
abbiam  delln,  ragunavasi  I'  acqua  delle  trosce  de'  quar- 
iieri  superiori,  noa  che  quelle  ridondanti  del  raolino 
di   Manganelli. 

Quosle  ultime  aoque,  porzioni  a  parer  mio,  di 
quelle  dello  stesso  AmeiianOj  sepolto  insieme  al  lago 
Anicito  dalla  menzionala  lava^  sboccavan  fuori  nel 
piano  di  S/  M/  di  Gesiij  d'  onde  andavan  perden- 
dosi  ed  impaludandosi  lungo  la  strada,  in  allora  tor- 
luosa  e  di  caltivo  livello,  rlie  da  S.  Domenico  pnr- 
tava  a  quel  piano,  riducendola  spesso  impralicabile 
a'  pcdoni.  Poche  eran  le  pcrsone  di  rigiiardo  del  se- 
condo  e  terzo  celo  e  che  facesser  figura  in  Catania 
dopu  il  Iremuolo  del  1G93.  e  de' quiili  l.i  voce  polesse 
aver  elTelto  sopra  la  niollitudme;  i  nobili  erano  pre- 
polenti  e  i  ecunoroia  del  Couiune  era  tutta  nelle  lo- 
ro  inani.  Un  I'aleriio  ulterse  al  Senato  di  Ingliere  gli 
incoiivcnienli  che  Ciigioiiavano  quelle  ac(|ui*,  quanta 
volte  gli  fossero  slate  cedute  in  propriela.  Cosi  fu  fallai 


156 

e  quel  cavaliere,  con  largo  acquidolto  le  Irasporlo  sul 
pendio  della  collinella  di  Biscari,  delta  in  seguito  La- 
birinlo,  ove,  fra  quesla  e  la  Selva  de'  Cap|juccini  a- 
vea  egli  un  (erri'no  ed  orlaggi;  e  quivi  le  ridusse  a 
muovere  un  molino,  e  a  dar  acqiia  ad  un  piccolo  opi- 
licio  per  eslrarie  la  sela  da'  bozzoli  delto  vianganelli; 
d'  oiide  poi  quel  Palerno  prese  il  lilolo  di  Uarone  dei 
Manganelli. 

Dalla  parte  superiore  poi  dell'  acquidi  tto  per  via 
di  agugiie  porlo  I'  acqua  in  varii  luoghi  dellu  citta 
ad  una  baslante  altezza;  e  quella  che  avanzava  dal 
molino  con  allro  largo  condollo,  delto  il  pozziUo  fu 
poriata  sino  a  mela  della  piazza  Slesicorea,  ove  sol- 
terraneamente  p(!rdevasi  fra'  i  ruderi  deli'  Anfilealro 
ed  allri  profondi  meali.  3Ia  per  lo  piu  le  acque  di 
Manganelli,  o  pir  inerzia,  o  per  ispregio  del  puhbli- 
co  decoro  gelta^ansi  a  pura  perdila  nella  strada  del- 
le  Fosse,  ed  in  quella  del  C,armine,  d'  onde  poi  ve- 
nivano  ad  impaludare  nel  piano  della  Grolta,  con  po- 
bilivo  dolrinienlo  della  salute  degli  uomini,  e  con  ver- 
gognosa  sordidezza  di  quell'  ainpio  quarliere;  impe- 
rocche  la  slrada  del  Carmine  diveniva  un'  ammasso  di 
fango,  ed  il  ret^to  delle  slrade  ridncevansi  spesso  im- 
pralicabili.  I  vicjni  reclamavano  invano,  fincho  qual- 
che  ricco  propnetario  non  vi  venne  a  fabbricar  la 
propria  casa  (1).  Oltenne  qiiesto  che  la  slrada  venis- 
se  lastricala  almeno,  se  non  era  possibile  il  coslrin- 
gere  il  Barone  Manganelli  a  dar  giuslo  corso  alle  sue 
iicque;  ed  il  Gomune  suppli  piu  losto  a  quella  spesa 

.  ,     (1)  Ontfnr  Riiiniondo  e  Gaelano   fratelli  Gemmellaro  cha 
tin  dul  lldB  domiciliaroiisi  in  (iaUniu. 


157 
che  obhlii^are  un  nobile  proprietario  a  noa  recar  dan- 
no  at  pultljlico  !!!  Con  lulto  cio  le  acque  scorrevano 
pL-renni  in  queila  slrada  traversancio  quella  the  por- 
tava  al  Borgo,  delta  Etnea,  t'd  eiano  cosi  avvezzi  i 
Catanesi  a  soffrirle,  ed  aveano  perduto  in  raodo  la 
spi^ranza  di  veder  tolto  quel  i^rave  incimveniente,  die 
diedero  il  iiume  di  Strada  del  Tevere  a  quella  del 
Carmine  ! 

II  piano  della  Grolla  pni  era  una  palude:  ed  iu 
invenio  tuHe  le  slrade  did  quarliere  erano  cangiale  in 
canaii  e  1'  acqua  superava  spesso  le  soglie  deile  case, 
e  passavano  moiti  gioriii  prima  di  vederle  ridolte  al 
solo  piniio  della  Grolta,  ove  reslavano  per  mesi  iii- 
lieri  (1). 

JNelTanno  1768  si  penso  di  continuare  la  strada 
di  S.  Filippo  sino  all'  anlica  porta  del  Fortino;  ma  il 
braccio  della  lava  sopraccennala,  che  da  S.  Agala  le 
Sciare  erasi  prolungato  sino  al  Gaslello  Orsiiio  ed  al 
mare,  ne  rompeva  il  livello.  Si  alzava  intanlo  nel  ler- 
niine  di  essa  strada  la  Porta  Ferdinanda,  nell'anno 
dtd  matrimonio  di  Ferdinando  iv  con  Maria  Carolina 
d'Auslria,  e  la  lava  che  inlerrompeva  il  livello  della  nuo- 
va  strada  impediva  che  quell'  arco  trionfale  si  scopris- 

{\)  Nel  1833  quel  piano  fii  finalmente  portalo  a  giiislo 
livello,  ed  uu'  «C(|uii]otto  fii  coslruilo  sul  piano  ilall'  Iiii;ej;iiiM'e 
Cannelo  Lanzerolli,  con  siiinilicanlc,  spesa,  Vi  si  porUiiono 
in  si'guito  degli  alberi,  e  fu  riiiollo  ad  amena  passeggiala. 
IVcl  ISil  pen")  per  barbaro  e  villaiio  capilcciu  di  vicini  riin 
fabliricaroMo  case  ivi  iiiionin.  gli  alberi  furono  abb.i(l\iti  ed 
i  jSiMialoii  di  sozion<>,  coll'  annuniza  del  Palrizio  di  quel  lem* 
|)0,  tagliarono  tulli  gli  allri,  cbe  crane  (o*tati  non  indiilerente 
soMima  a!  Coniunc.  ed  ornavano  nn  piatio^  che  forinava  una 
Tcltrt  il  fomile  di  pestilcnti  miasmi!! 


<58 
6e  dalla  Piazza  del  Duomo.  Fu  pernio  volonl^  dccisa 
de*  (latanesi,  cho  ad  oiila  della  caieslia  di  quel- 
r  anno,  e  della  opposizione  del  Scnalo  (1)  quclia 
lava  venisse  lagliala;  e  la  strada  divennc  una  dclle 
piu  belie  di  Calania.   r.  la  prima  per  uniforrinta  di  livello. 

Oopo  r  aperlura  di  qmlla  strada  luHo  d  trallo 
della  lava  da  ambi  i  lali  I'u  gradalamente  coperla  di 
belle  fabbriche,  e  molti  (piarlxTi  vi  m  stabiJirono  iu 
seguilo,  dctli  in  I'ijiii,  delle  Case  Sanle^  del  Gallac- 
cio,  di  S.  Gristofarn  la  sciara  ec 

§   13.    Trrmuolo  del   iy83. 

»  Una  orrenda  rivoluzione  fisica  ha  rienipiiita 
di  desolazione,  di  devastann  nlo  e  di  straiie  la  paile 
masgiore  della  Calabria  ulleriore:  ne  ha  perturi)ata  ia 
minaccevol  modo  la  parte  niinore  che  tw  rimane:  ha  di- 
slnilla  dair  imn  al  londo  tiilla  la  maiinificenza  di  ftlrs* 
sina.  gia  Inngamenle  nolnle  e  bella,  e  d:ia  con  pubblica 
calamitada  allro  acerbo  fatn  congiii>a,  ed  ha  ricolma- 
lo  di  spavenio  e  di  danni  la  Calabria  citeriore  e  le 
frontiere  del  Valdemone  ))  (2). 

»  Sarebbe  v.iiiila  i' arrogarsi  il  drilto  di  decide- 
re  SB  il  disaslro,  di  cui  faveiiar  d-ggiamo,  sia  slalo 
il  piij  slrazievole  di  qiianii  abbiani-  in  verun  tempo 
s:)frerto  il  gener  umano.  Ma  non  e  ne  vano  ne  ingiuslo 
il  dire  che  di  Calabria  ultra  e  di   Messina  era  piu  non 

(1)  Fu  in  qiiesia  nccnsione  che  un  poeta  latino  Catancse 
icrissc  il  sej;n(iiio  Dislicn. 

Olistabiinl  opi'ri  nipns  obslabal  acffeslas, 
Vnicuiilur:  viiici  non  |p  liicri'  I'alres  ! 

(2)  Sldri.i  dc'  fciKimeni  <b'l    Tremnoto    ec.  ec— pns(;i   in 
in  Inre  dalla  R.   accadcniia  drile   scleiize  .\ajj.  iTSi-i  laLJaz. 


139 
rirnane  altro  a  vedere  e  rammentare  che  lo  scheletro 
iiifonne  «  l«  miserande  rovine  »  (I). 

Cnsi  sorivevano  i  dolli,  inviali  dalla  R.  Accade- 
mia  delle  scienze  di  Kapoli  ad  osservare  i  fiMiomeni 
deir  orri!)il  tremuolo  del  5  lebhraro  1783,  avvenulo 
in  Calabria  ed   in  Sicilia. 

Me  solamcnte  Messina  fu  disliutla,  ma  Ramelta 
e  Gastrnreale  lo  furoiio  del  pan  (2).  o  damii  posili- 
vi  si  ebbero  Barcelona,  Galvaruso,  Coiulio,  Lin^i.a- 
glossa,  S"*.  Lucia,  S.  Martinn.  .Mclazzo,  Palli,  S.  Pie- 
tro  di  IVIonfnrle,  Pozzo  di  Gollo,  Randazzo,  Hocca, 
Valdina  e  Venetico.  In  tullo  ii  reslo  del  Valduninde 
fiirono  scnsibilissime  le  scosse,  ma  non  recarono  d  lo- 
no  sigiiilicante.  Tanto  puo  dirsi  di  Cjalania,  ove  du- 
rarono  per  iriolli  giorni.  frei^uenti  piu  che  altrove,  di 
moto  nndolalorii)  e  di  luiiga  durala,  ma  non  seguiti  pero 
da  rovino  di  falibriche  o  di  ijravi  lesioni  di  e^se.  JNon 
si  osseivo  neppure  mulo  slranrdmario  iiel  nostro  ma- 
re ne'  due  periodi  di  Marimoto  di  Messina  e  Calabria, 
cioe  nel  giorno  3  e  poi  nel  giorno  6  fel)braro  ad  ore 
selte  ed  un  quarto.  Ad  oi;ni  modo  quasi  liilli  i  Ca- 
lanesi  abbandnnarono  le  ca-;e  e  si  ricovraroao  per 
moilo  tempo   sollo   le  osi   detle  Barraccha. 

Mel  quarliere  della  (irolt;i,  e  pnncipalmenle  nclle 
c/i/wse  del  Carmine  e  S.  Bi^rillo,  sopra  le  antiche  lave 
si  alzarono  moltissime  barracchi;,  come  sopra  piu  soli- 
do  e  sicuro  terreno;  le  quali  g;'adalamenle  si  eo-^lrui- 
roDO  in  seguilo  di  maltom  e  di  pielre,  e  doHeio 
principio  al  va>lo  quarliere  di  S.  Benilu.  Taiito  av- 
veniie  al    Gallarcio  sulla   lava  del  1669:  tanto  nel  pia-> 

(1)  Op.  rit.  pag.   13. 

(2)  Op.  cit.  png.  435. 


160 

no  di  S.  Francesco  di  Paola  p(1  in  allri  sill,  ed  in 
tal  modo  mag^iorc  esttnsione  acquislava,  dietro  quti 
Iremuoli,   I' area  di  Catania. 

Un  fenomeno,  di  che  si  tenne  coiito  da'  sullo- 
dali  scrillori  delia  storia  del  Tremuoto  (1),  si  fu  la 
inimensa  quanlila  del  piccolo  pesce  dolto  CicireUOj 
che  sin  da'  primi  di  febbraro,  fuor  di  slagione  ed  in 
iosolita  copia  comparve  nel  mar  di  Messina.  »  (^\\e- 
slo  non  si  preseiila  se  non  se  in  una  data  eta  del- 
i' anno,  e  non  mai.  o  rarissime  volte,  si  offre  all' a- 
vido  pescatore  nella  slagione  alg<'tile  v  se  cio  av- 
viene  e  allorquando  il  cieco  seno  di  quel  voraginoso 
pelago  rimane  sino  alle  pii!i  cupe  .-^ue  sedi  .i^iuilo  e 
concusso.  Non  va  mai  solitario:  erra  sempre  a  turba 
vaganle  e  a  sluoli  per  I'  oiida  meno  conlurhHlci,  e 
forma  uno  de'  cibi  non  comuni  nelle  niense  piij  no- 
bili  e  laute»  . 

»  Da  principio  non  si  fece  attenzione  a  quests 
non  ordinaria  comparsa,  ma  la  durata  do' tremuoti,  c  i 
posteriori  esperiinenli  mostrarono  Iroppo  che  colesle  in- 
nocenti  e  piccole  lurbe  del  muto  armeiUo  porlavan 
seco  il  triste  annunzio  del  prossimo  ircmiioto.  Di  fat- 
to  costantamente  si  osservo  che  all'  apparizionr  del  Cici' 
rello  (  questo  e  il  nome  che  ad  essi  si  da  in  Sicilia 
(2),  succedette  sempre  il  tremuoto  o  nel  giorno  o  nel- 
la durata  della  nolte;  per  cui  fu  presa  in  orroie  e  guar- 
dala  come  infausto  segno  la  comparsa  di  quel  pesce  »  . 
Or  questo  animaletto,  comune  nella  slagione  di 
primavera  ed  autunno   nella    spiaggia  dal    Riposto  a 


(1)  Op.  cit.  pag.  384.  e  sog. 

(2)  Ammodiles  cicirellus,  Kafinesque 


161 
Messina,  non  si  pesca  mai  nclla  costa  moridioiile  dcl- 
r  Etna  e  ncl  golfo  «]i  Catania.  Iiilanio  nel  tempo  <1ei 
Ircmuoli  del  1783  se  ne  pescava  tanta  qunntita  in  Ca- 
tania, che  non  solo  vendevasi  a  bassissiiiio  prozzo, 
Dia  restava  abbandonalo  sullo  panche  dclla  pescheria 
non  essendovi  piu  chi  ne  avcsse  bisogno.  Da  quel 
tempo  in  poi  non  se  n'  e  piij  pcscalo  nel  nostro 
mare. 

Se  queslo  fcnomeno  piio  giovare  in  qualche  mo- 
do  alle  teorie  de'  tremuoti,  io  non  dt'bbo  qui  ricerca- 
re:  ma  credo  da  non  esser  poi  da  trasciirarsi,  anche 
solto  il  riguardo  di  potorci  avverlire  della  possibilila 
della  vcniita  inPausla  di  quel  terribile  I'enomeno,  che 
porta  seco  la.rovina  delle  abitazioni,  e  la  morlo  de- 
gli  uomini.  A  dire  il  vero  pero  abbiamo  dopo  quel 
tempo  avute  altre  scosse  di  iremuolo  non  indilferenli, 
sia  per  violenza  sia  per  durata,  ed  il  Cicirello  noa 
si  e  percio  fatto  vedere;  pare  quindi  oho  maggior  nu- 
raero  di  osservazioni  abbisognano,  per  assicurarsi  su 
tai  riguardo. 

§  14,  Tremuolo  del  1818. 

Dal  1783  siiio  al  1818  non  vi  furono  in  Cata- 
nia Iremuoti  troppo  violenti  e  vero,  ma  puossi,  sen- 
za  loma  di  andar  orrali,  asserire  che  non  passavano 
quasi  mai  tre  anni  che  una  o  due  scosse  non  si  facessero 
sentiro;  e  benche  senza  danni  di  fabbriche  non  la- 
sciavano  tuttavia  di  spaventare  la  genlc.  Quelio  del 
1810  che  cosi  violcnto  si  avverti  in  Messina  fe  nscir 
dalle  case  le  pcrsone  anche  in  Catania:  e  piu  di 
una  volta  cio  avvcnne  negli   anni  susscgncnii. 

La  sera  pcro,  del  20  febbraro  1818  ad  ora  una 

21 


162 

di  nolle  un  forlissimo  tremuolo  scosse  gagliardamenle 
Catania,  e  qualche  fabbrica  non  bene  coslruita  crollo. 
Nessuno  de'  fenomeni  che  si  dicono  preceder  quasi 
coslantemenle  il  tremuolo  s'  ebbe  a  verificare;  e  nel- 
la  pill  Serena  nolle  con  lieve  fialo  di  venlo  S.  E, 
nienlre  la  luna  si  alzava,  in  una  moderatissiina  lempera- 
tura  di  54°.  Farcniieil,  quale  suol  essere  d'  inverno  in 
Catania,  successe  quti  grave  scuolimenio  di  suolo, 
dal  quale  poche  fabhriche  non  ebbero  a  soffrire  lesio- 
ni  piu  0  meno  significanti. 

Da  per  tutlo  si  videro  percio  puntellate  le  ca- 
se con  grosse  travi,  e  si  comincio  a  badare  a'  pronti 
ripari  (1), 

Ne'  villagi  vicini  i  danni  furono  piii  considerevo- 
11;  e  Mascalucia  principalmente  e  ZafTarana  ebbero  a 
soffrire  anche  la  perdila  di  non  poche  persone  sotto 
le  rovioe  delle  fabbricbe.  v.  Fra  le  cilia  e  villaggi, 
Consolazione  S.  Giacomo  S."^  Lucia  quarlieri  di  Act 
Catena,  Trevieslieri,  Malelto  appena  si  rafTigurano; 
lo  stesso  Act  Catena,  Aci  S.  Antonio^  Mascalucia, Liri' 
giiaglossa,  /^/et//>720?i/e  hanno  soll'erlo  delle  enormi  de- 
vastazioni.   Gli  estinli  di  poco  superano  70  individui .. 

nel  solo  villaggio  di  Zaffarana  Irenla  di  essi  re- 

starono  schiacciali  sotlo  la  volta  della  chiesa.  Mineo 
e  Vizzirii  suffersero  piii  daila  scossa  del  1  Marzo  »  (2). 
Le  scosse  repiicarono  Icggiere  bensi,  ne'  giorni 
21,  22,  e  23;  e  neila  nolle  fra  il  28  febbraro  e  1 
niarzo  una  scossa,  oca  meno   forte  di   quella  del  20 

(1)  Sul  tremuolo  del  1818   Memoria    del  Prof.  Agalino 
Longo,  Cat.   1818. 

Osservazioni  su'  Tremuoti  dcllo    Abb.  Baldassare  Spam- 
pinato,  Oat.   1818. 

(2)  Spanipinalo  iiicm.  cil.  p.  30.  31. 


< 


163 
febl)raro  successe,  dopn  die  il  giorno  era  caduta  di- 
roKa  pio^Tgja.  Nel  mese  di  maizo  istosso  allro  forte 
Iremuoto  si  seiili  nel  giorno  18,  e  due  leggieri  a  29 
e  31;  e  qiiatlro  assai  deboli  oe  aweouero  a  2,  6,15 
e  21   aprile. 

Molle  Furono  le  baracche  alzate  ne'  plani  dalla 
genie  giustamente  inlimorita;  e  quasi  tulte  le  fonda- 
inenla  delle  case  dovelCero  rivedersi  e  ripararsi  coa 
ispese  straordinarie;  lo  che  prodiisse  una  quanlila 
di  maleriale  disseppellilo,  e  versalo  poi  per  livellare 
e  slrade  e  piani.  Per  tale  circostanza  si  venne  a  co- 
noscere  che  le  fahbriche  le  piii  sunluose  di  Catania, 
fabbricale  dopo  il  Iremiiolo  del  1793,  erano  j)ianlale 
sopra  f'ondamenta  debolissime,  di  cui  il  remenlo  era 
pessimo,  e  <iicevasi  da'  muratori  a  calcinello,  perche  vi 
s*  impiegava  non  gia  la  calcina,  ma  la  polvere  che 
resla  di  essa  nelle  fornaci. 

Nel  nfare  intanto  le  case  danneggiate,  o  nel  rin- 
forzarlc,  lungi  di  correggere  la  Imppo  lore  allezza, 
e  di  abolire  I'  uso  di  coslruire  a  voile  di  fabbrica  i 
diversi  piani,  in  luogo  di  adoperare  le  travi  e  le  lavole, 
detti  solari,  i  Calanesi,  fidali  nella  robuslozza  delle 
nuove  fondamenta,  non  che  nella  tenacita  delle  inal- 
te  con  diligenza  e  giudizio  inipie:,'ale  generalinenlc, 
alzarono  anche  a!  quarto  piano,  e  laluni  alquinto,  le 
case,  e  tulte  da  ciina  a  I'ondo  di  solida  fabbrica;  e 
dopo  un' anno  le  slrade  stesse  che  nel  1818presen- 
tavano  nn  bosco  di  liavi,  posli  a  piinlello  delle  case, 
de'pubbiici  edificii  e  do' lernpii,  si  videro  ornate  di 
ripulile,  piu  alle  e  magnificbe  fabbricbe,  cLe  accreb- 
bero  la  bellezza  di  qucsla  aineiia  cilia. 

Dopo  il  1818  spesso  avverlivansi  scosse  di  Ire- 
muoto, alle  quali  accostnmali  i  (latanesi  non  davaiio 
mojio  peso,  ed  il  momeiilo  dopo  resliluivansi  sereni 
alio  proprie  dimore.  La  scossa    del    morzo    1823  fu 


164 

sensibilissima  in  Calania,  non  pero  dannosa  come  in 
Palermo;  e  quasi  in  ogni  anno  qualclie  movimento 
di  suolo  si  avverli  sino  al  1846,  quando  di  maggior 
conseguenza  ue  avvennero,  come  in  appresso  accen- 
nereino. 

§  15.  Acqua  deW Amenano 
„,  ..J,,  :  accresciula  nel   t832. 

V  Amenano,  come  si  e  delto,  abbondava  lal- 
volla  di  cosi  copiose  acque  da  produrre  paiiicolari 
iuondazioni  ne'  quarlieri  della  Cilia,  Molle  di  queste 
se  ne  rammenluno  nella  sloria  del  paese, 

Mell'anno  1354,  dietro  dirotte  e  continuale  piog- 
ge  dell'  inverno,  I'  Amenano  inondo  i  bassi  quarlieri 
di  Calania  (1).  Nel  1580,  secondo  Carrera  (2),  nel 
1592  secondo  Ferrara  (3),  le  acque  si  accrtbbero  in 
niodo  che  la  piazza  dell'erbe  ed  il  resJo  del  quar- 
licre  ne  furono  inondali;  le  acque  ristugnarono,  per 
jiicuria  de'  rcllori  del  Comune,  e  1'  aere  I'u  inquinato 
di  pestileiiti  vapori.  Ad  islanza  di  Lorenzo  Bolano, 
benemerilo  cilladino  e  medico  insigne  (4')  furono  le 
acque  incanalate  in  acquidollo  e  porlale  alia  riva  del 
mare,  come  egli  slesso  rapporla  «  quern  hodie  cru- 
deli  Amenaiius  non  sine  innumeroruni  fere  civium  di- 

spendio  turbal nogieclo  molendino  me  coiisulenle 

e  per  profuiidiores  ductus    concinnatis    lapidibus 

conteclos,     aqua  ad  mare  delala,  alque  omni    perui- 
ciosa  humidilale  sublala  (5). 

(1)  Ferrara  op.  cit.  pag.  84.  ,    ,    ,',i!l  ■■n 

(2)  Op.  cil.  lib.  2.  p.  132.  ,,,';  ^i  ^^^^^ 

(3)  Op.  cil.  pag.  149. 

(4)  Biogriif.  di  Lorenzo  Bolano.  Giornalc  del  Gubinetio 
Giocnio,  IN.  3. 

(5)  Bulauo,  presso  Carrera  luc.  cil.  "   ''   ''    ■" 


165 
Neir  anno  1639,  dopo  le  solite  piogged' invcino 
creW)er  quelle  acque,  che  per  dodici  aiini  eraiio  uian- 
cate,  in  modo  da  tar  credere  aver  I'Amenano  deviato 
il  suo  corso:  non  cagionarono  pero  alcun  danao  (1). 
Non  cosi  neir  anno  1653,  che  venner  fuori  in  tanta 
copia  da  inondare  non  solo  iquartieri.  ma  da  produr- 
re  aria  mal  Sana,  co'  loro  ristagni  in  varii  punli  della 
Cilia  (2).  Si  rislorarono  per  tanto  gli  acquiJoUi,  e  nel 
seguito  de'  tempi  avvenne  di  quando  m  quando  qual- 
che  parziale  allagamento,  per  ribocco  deirAmenano; 
ma  passarouo  presso  a  due  secoli  senza  posilivo 
danno    per  tale  inconveniente. 

Ma  nell'inverno  del  1832  le  acque  caddero  in 
grandissima  copia  in  Catania  e  ne'  suoi  contorni  non 
solo,  ma  per  lulto  il  bosco  e  per  la  Plana.  Grebbero 
per  conseguenza  in  primavera  luUe  le  acque  sorgive; 
e  r  Ainenano  ingrossalo,  a!  solilo,  spunlo  fuori  colie 
sue  acque  nel  quartiere  di  S.  I'anlaleo,  e  di  6-  A- 
gostino. 

Era  avvenuta  poco  tempo  prima  una  eruzione 
deir  Etna  dalla  parte  di  Bronle.  Molli  voliero  credere 
per  Ibrza  aver  essa  aperli  sollcrranei  meati  alle  ac- 
que contenule  nella  massa  deli'  Etna,  e  prodotlo  cosi 
lo  accresciraenlo  dell'  Amenano  o  delle  altre  sorgeuli 
nolle  colline  prossime  a  Catania.  Kon  bastava  a  co- 
sloro  r  esempio  delle  tante  voile  in  che  lo  slesso  ca- 
so  era  awenulo!  Parlavano  di  nuove  pubblichc  fontane 
da  alzarsi,  di  nuove  terre  da  cangiarsi  in  giardini, 
per  lo  acquisto  forlunato  di  copia  si  grande  di  acquc. 
Esse  in  ellelto  scorrevano  a  fiume  per    !o    slrade   di 

(1)  Fcrrara  op.  cit.  pag.   136. 

(2)  Fcrrara  op.  cil.   j)d-.   182. 


166 
Catania.  Ma  finalmente  col  resultalo  delle  osservazini 
sulle  piogge  cadule,  si  fe'  chiaro  conoscere,  io  una 
niemoria  letta  all'Accademia  Gioenia;  non  esser  stra- 
ordinario  il  fenomeno,  e  doversi  intieram«;nle  all'  ab- 
bondanza  deile  piogge  di  quell'  anno  1*  accrescimento 
delle  acque  dell'Amenano  (1). 

Furono  esse  pero  in  quell'  anno  abbondantissi- 
me;  e  non  solo  le  slrade  ne  erano  inondale,  ma  mol- 
te  case  de'  raenzionati  quartieri  furono  abbandonate 
dagii  abitanti  per  il  rislagno  che  vi  facevano.  Si  do- 
vette  perlanto  ricorrere  alia  coslruzione  di  nuovo  ac- 
quidolto,  che  da  S.  Pantaleo  e  S.  Agostino,  traver- 
sando  la  slrada  del  Gorso  e  quella  del  Fortino  si  fe 
piegare  dielro  la  casa  Gisira,  e  poi  lunghesso  la  slra- 
da di  S.  Filippo  si  condusse  alia  piazza  de'f^anaii, 
ove  si  fece  imboccare  nell'  antico  acquidotlo.  il  quale 
passando  sotlo  il  Seminario  de'  Ghierici  nielle  foce  alia 
spiaggia  della  marina  (2). 

Un'  allro  piii  interessante  acquidolto  fu  costruilo 
pel  reslo  dell'  acqua  di  Manganelii;  la  quale  cresciuta 
anch' essa  in  quellanno  inondava  tutto  il  quartiere 
della  Grotta;  e  nel  tempo  stesso  si  penso  a  farlo  in 
inodo  che  si  togliesse  pure  1'  inconveiiiente  del  risla- 
gno delle  acque  in  inverno  in  quel  luogo-  Fu  esso 
condotto  dal  piccol  ponle,  faccifronle  la  casa  Gem- 
mellaro,  per  tutlo  il  piano  della  Groila,  ove  comu- 
nicava  cogli  antiohi  smalliloj  di  quella  Chiesa  ed  orto 
vicino,  e  si  fe  voltare  verso  la    slrada   dello   Spirilo 

{\)  Atli  Gioenii  vol.  9  p.   313. 

(2)  Le  ahbondanli  pioiiije  dell'  niifiinno  1816  e  princi- 
pio  d' inverno,  e  poi  del  1847,  accrcldxio.  come  sempre.  le 
acque  dell'  Ametiano  e  di  lulte  le  sorgive  delle  prossimp  col- 
line;  esse  pero  non  esuberarono  come  nel  183-2,  perche  e- 
raiisi  fatti  gli  acquidotti  di  che  e  parola. 


Ifi7 
sanlo,  a  trovare  aliro  smallilojo,  dello  della  liarcel- 
iona;  e  da  quel  punio,  per  la  sirada  sudiietta  sino 
alia  chiesa  dello  Spirito  Santo,  eve  si  dovette  cavare 
nella  viva  lava  un  canale  ben'ampio  che  andava  a 
sboccare  al  cantone  della  casa,  oggi  Fiscella;  d'onde 
scorrcndo  le  acque  per  la  sirada  di  Novaluce  e  mu- 
seo  di  Biscari  andavano  in  mare  a  fianchi  del  forte 
S-"*  Agata. 

A  livcllare  pero  il  piano  della  Grotta,  tanlo  basso, 
bisogno  avere  bastante  raaleriale:  e  queslo  dall'  In- 
gegnere  Lanzerotli  si  ricavo  dallo  abbassamento  e  li- 
vellazione  della  sirada  de'quallro  cantoni,  dall' angolo 
della  casa  Carcaci  ^ino  a  S.*  Teresa,  e  da  quello  del 
piano  di  Maiiganelli.  Per  questa  operazione  si  torno 
a  scoprire  che  tulta  quella  parte  di  Catania  non  pre- 
senlava  nel  suolo  che  materiale  Irasportato  di  antiche 
dirule  fabbriche. 

JNel  tempo  che  compivansi  quesle  operazioni,  le 
acque  cominciavano  grailo  grado  a  mancare,  come 
era  stato  predello  neila  cennata  memoria;  ed  i  pro- 
prn!larii  delle  sorgive  dclle  colline  di  Fasano  e  Leu- 
calia  vHero  diminuirne  a  poco  a  poco  la  quantila,  e 
fallire  la  spenie  che  avean  loro  data  di  una  profilte- 
volissima  continuazione. 

Gessando  lo  spirar  de'venli  orientali,  apportalori 
di  piogge  in  Gatania,  e  lornaudo  a  regnare  il  predo- 
minante  N.  0.  esse  divennero  di  anno  in  anno  sem- 
pre  piu  scarse,  e  si  pativa  per  tenue  raccolto  di  cere- 
al i,  non  che  de'  Irutla;  come  in  diverse  epoche  si 
e  dovuto  soflrire  in  Sicilia.  Varie  di  quesle  slerili  an- 
nate se  ne  potrebbero  rapportare;  e  se  si  volesse  in 
generale  slabilire  (juanli  aiini  passano  fra  una  slen- 
lila  di  ricolto,  per  maiicanza  di  piogge,  ad  ua'altra. 


!68 
non  sarebbe  eccesslvo  se  si  dicesse  che  approssima- 
tivaraente  ogni   dieci  anni,  al  piu,  due  o  Ire  riesco- 
no  scarsi  di  piogge,  per  il  predominio  de'  venti  occi- 
dentali  inclinanti  al  Word. 

La  sloria  rammenta  come  slraordinarie  le  care- 
slie  successe  dope  grande  siccila,  nel  1606(1),  nel 
1616,  nel  1674,  nel  1763,  nel  1797,  e  queste  di- 
sgraziatamente  seguile  per  lo  piu  da  morlali  epi- 
demie. 

5  16.  Pestilenze  avvenule  in  Catania, 

Aperto  e  lontano  da  monti,  non  che  libero  da 
acque  stagnant!,  il  suolo  di  Catania  godeva  senipre  di 
un'  aria  ventilala  e  pura;  e  senza  gli  occasionali  ri- 
sfagni  d' acqua  dell' Amenano  e  di  quelle  di  Manga- 
nelli,  forse  iiialallie  epidemiche  non  si  sarebbeio  ntai 
verificale  in  essa;  queste  stesse  non  duravano  pero  a 
lungo;  e  quelle  cui  andava  soggetta  la  povera  gente 
per  la  qualila  cattiva  de' cibi  e  pel  meschino  nutri- 
mento  ne'  tempi  di  carcstia,  cessavan  poi  col  nuovo 
ricolto,  e  tornava  Catania  ad  esser  salubre  come  a- 
vanti. 

Delle  pestilenze  pero  apportate  per  via  di  con- 
tagio,  non  poteva  guardarsi,  e  varie  di  queste  ne  ha 
registrate  la  storia. 

Wei  1347,  la  pesle  portala  in  Messina  da  un 
bastimeiito  genovese,  si  sparse  nella  Sicilia.  In  Gala- 
nia  perirono  di  essa  molte  persone,  e  piii  ancora 
nell'anno  dopo,  quando  credendosi  estinla  non  si  con- 
tinue la  jslrella  guardia  sanitaria  (2). 

(1)  Forrara  np.  cit  p.   irJl.  e  seg.  ,  ,■    '.\     ;,    : 

(2)  Ferraia  [la^'.  08. 


1G9 

Qiiolla  die  avea  Invai^Iiato  Napnii  ncl  1423  fu 
introdolta  in  Sicilia.  Gal.inia  no  ("ii  terribilmenle  de- 
vaslala  ;   comincio  in  aprilc  e  duro  molli  mesi  (1)  . 

La  pcslilenza  altacciUa  alia  Sicilia  nel  1375,  per 
piu  di  tre  anni  vi  fece  tremenda  sirage  .  In  Catania 
e  ne'  vicini  sobborghi  furniio  doplorabili  i  danni  pro- 
doUi  dal  male.  Si  oredeva  eslinla  iicll'  anno  1577, 
ma  si  riprodusse  nel  conveiilo  degli  Agosliniani,  e 
non  cesso  chel'  annoddpo.  i'^o  dnranle  (piesla  peslilenza 
cbe  si  aizo  un'  ospodalc  per  quell i  allaccali  dal  morbo 
nel  silo  (1(1  B;istione  di  IN.O,  il  quale  da  cio  prese  il 
no  me  degli  inf(>lti{2). 

Si  rignania  come  prodigioso  I'  essere  andata 
esento  quesia  cilia  dalla  pesle  che  devaslava  Messina 
nel  1743.  Le  cure  sanilarie  furono  allora  veramente 
cnergiche  (3) . 

Nel  1837,  il  cholera  asiatico,  che  da  piu  anni 
avanti  infieriva  in  Europa,  e  che  non  era  peranco 
eslinto  in  Napoli,  maiiif'eslossi  a  6  giugno  in  Paler- 
mo, e  facendo  ivi  sirage  inaudila  non  lanlo  a  pro- 
pagarsi  in  Sicilia.  Calania  ne  era  reslata  esentci  sino 
al  mese  di  agosto,  mcrce  1'  alienzione  delle  guanlie 
sanilarie  ne'confini.  Colla  venuta  p(;r6  delli-  truppe 
di  Napoli,  tra  le  quali  esisleva  tutlavia  il  foniite  ddla 
infezione,  si  comincio  a  svihippare  il  cholera  in  ciita 
a  14  agoslo  /  e  crescendo  di  giorno  in  giorno  sp.i- 
veulo  in  mcdo  i  cilladini,  che  quanti  potcrono  lasna- 
rono  (Catania  e  ril'iigiaronsi  ne'  villaggi  del  bosco. 
Non  furon  poche,  non  oslanle  le  villime  di  quel  Icr- 

(1)  Ferriira  op.   cil.  pag.   116. 

(2)  FiiiTiiia         »       |i;ig.   145. 

(3)  Ferrara         «       pag.  233. 

22 


170 

ribil  fla^ello,  ed  il  nuniero  de'  morti  si  calcolo  a  die- 
cimila  in  circa. 

I  cailaveri    fiirono    sotlerrali    nel  camposanio  da 
me  progeltato  neila  praja.   Ove  diseccali  in  poco  tem- 
po da'  piilridi  fluiiii,  ed  esucchi,  non   recarono  alcun 
danno  per  caltive  esaiazioni.  Quel  luogo  intanto  dopo 
un'  esempio    tanto    chiaro    di  sua  otlima  qiialila,  ab- 
borrito    sin    da    principio    non    si    vnlle  stabiiire  per 
camposanio  della  ciita,    e  pessimi  luoghi  si  andavan 
ceroando  e   proponendo  da  varii    iiigegiieri  ;   e    Iratta- 
vasi  non  meno    che  di  tornare  a  pariarsi  di  tumula- 
zione  !!  Tanto  e  possente   il  pregiudizio,    e   tanto  piii 
perenne    divenla    quanto    maggiore    e    1'  interesse  di 
lalune  persone  a  perpetuario  ! 

II  cholera  comincio  grade  grado  a  cessare:  nei 
primi  di  ottobre  si  eslinse  ;  e  si  eslinse  in  pari  tempo 
in  tutta  r  Kuropa  ;  lo  che  fece  grande  impressione 
nelle  menti  di  que'  lanti  che  ad  artificial  cagione  lo 
allribuivano.  e  che  erano  d'  allronde  di  cio  persuasi 
da  una  serie  di  fatti  e  di  conibinazioni  dalle  quuli 
ogni  accidentalismo   pareva  lontano. 

Dopo  qualche  anno  furono  ordinati  nnovaraente 
i  campisanti,  e  gii  ingegneri  napoietani  avcan  desli- 
nalo  per  Catania  ua  terrene  presso  l' Acquit  ella,  ove 
qu(dla  costruzione  sarebbe  costata  ingente  somma. 
Provvisoriamenle  intanto  furon  destinate  alia  tumula- 
zione  de'  cadaveri  le  chiese  intorno  la  cilia,  e  le  aU 
Irc  vennero  chiuse — INelle  vicende  del  1848  furono 
nuovamente  riaperle. 

§  17.  Tremuoti  del  i346  e  1848. 

II  tremuoto    del   1818,    lungi  di  rendere  accorti 


171 

i  Cafanosi  sul  moHo  di  fal)l)nVare  le  lorn  caso,  come 
abbiam  dotlo,  c  che  uon  posso  abbaslanza  ripelere, 
ed  in  luogo  di  usare  volte  di  fiibbrica  solida  servirsi 
piu  toslo  di  legname  ne'supeiiori  apparlamenii,  coa- 
Iribui  a  suscilar  nuovi  edifizii  senza  caiii^iar  di  slile, 
e  portarli  ad  allozze  magi;iori.  Bisogna  dire  pero  che 
furon  caiiti  nel  dar  tulta  la  possibile  rol)ustezza  alle 
foiidaincnla.  Non  mancavaoo  ad  I'ssi  le  risorse,  die- 
Iro  che  Catania  gia  capo  provincia,  era  floridissima, 
e  popolala  da!  cresciulo  niirnero  non  solo  de'  citladini, 
raa  dai  concorso  di  rauita  genie  del  dislretlo  e  Jella 
provincia. 

Ciesciule  le  rendite  comiiQali  si  pole  raccorre 
danaro  sufBcienle  per  ricominoiare  I*  opera  del  Moio, 
desideralo  da  quatlro  secoli.  Se  ne  ottenne  il  per- 
messo  noa  senza  aver  dovuto  suporare  polenti  osta- 
coli  (1) .  Nel  184-1  si  imprcsero  i  lavori  detti  cam- 
pacjne,  e  gia  nel  1843  si  era  porlala  innanzi  la  t'ab- 
brica  del  braecio  del  nuovo  molo  sine  al  marlello  coo 
gloia  universale. 

L*  Etna  sin  dal  16(i9  non  avea  piu  toccato  i 
contorni  di  Catania,  benche  non  men  di  venliquallro 
eruzioni  eraiisi  sparse  ue'  varii  terreai  de'  suoi  lian- 
chi  (2).  I  tremuoli  dopo  quello  del  1818  si  eran 
falli  sentire  spisso,  e  vero,  ma  con  iscosse  leggere 
che  non  recarono  danno  posilivo:  fu  scnsibilissuna 
quella  del  iiiarzo  1823  che  fece  tanla  roviria  in  Pa- 
ijrmo  (3),   ma  non  reco  neppur  essa  qui  alcun  ilanno. 

Pero  nel   1846  una  scossa  gagliardissimu  impauri 

(1)  Vedi  le  trc  letterc  su' iarori  del  molo  piibblicalc 
nel   Oiiiriialo    Giot'niu . 

(2)  Ali'ssi  Slor.  ('ritlc.   di'll'  oni7..   doH'  Eliia  Atli  Gioen. 
{\\)  Vfdi  Jlciiior.  sii'  tii'iiiiioti  dfi  mesc    di  luarzo    1S25 

deU'  nl).  Kr.    Fom.ra  —  Pal.    1823. 


172 

non  solo  gli  ahilanti  di  Catania  e  do'vicini  comuni 
ina  riiollissime  fabbriche  ne  furono  gravemcute  lesio- 
nate,  ecl  altre  scosse  seguilarono  per  molli  gioriii 
dopo  di  minor  violenza.  Triina  di  quella  del  22  aprile, 
erasi  avverlila  una  forle  scossa  a  28  marzo,  che  aoa 
ebbe  allro  st^gnilo.  Ad  un'  ora  di  nolle  e  minuii  42 
del  22  aprile  1846  accompaiiualo  da  rorabo,  lo  sciio- 
timento  del  suolo  I'u  gaoljardo,  e  parve  che  le  lab- 
briche  volossero  in  efTcllo  crollare .  La  domani  si 
trovarono  esse  quasi  UiUe  lesionate  di  Jargh^?  I'endi- 
iure,  e  principaimenle  negli  apparlamcnli  suporiori, 
come  dovea  succedcre,  per  le  ragioni  di  sopra  ac- 
cennale.  INelie  f'acciale  delle  chiese  poi ,  nioili  fini- 
menli  e  qtialche  slaiua  furono  diroccali,  e  I'  agila- 
zione  deU^atanesi  era  grander  come  lo  era  del  pari 
ne'  Comuni  vicini;  niollo  piu  che  allre  scosse  segui- 
tarono,  la  prima  quali  se  di  maggior  forza  sareb- 
bero  slate,  positivi  danni  verificali  al  carlo  si  iossero. 
Qualtro  scosse,  ollre  quella  del  22.  apule  vi  fu- 
rono in  quel  mese;  quindici  allre  piii  ieggiere  ne'mesi 
di  maggio  e  giugno.  La  slagione  divcnne  secca  in 
quel  tempo,  e  le  pioggie  inaucarono  del  tuUo  sine 
agli  ullimi  di  agoslo.  11  ricolto  fu  scarso,  e  gli  al- 
beri  di'lle  terre  sciarose  maiicaroiio  di  fruUa  non  solo 
ma  molli  seccarono  del  tulto. 

I  tremuoli,  se  non  continuarono  in  Sicilia,  furo- 
no, dopo  (piel  tempo,  avverlili  con  sigcifi  andssimi 
daimi  in  Asia  minore,  in  Grecia,  in  Italia,  m  Lrancia 
ed  in  Germauia,  come  abbiamo  di  sopra  nolalo  per 
iucidenza. 

II  iifacimenlo  di  molte  fondamenla  dellc  case  le- 
sionate in  Catania  ed  il  diroccamento  di  qu.slche  mu- 
ro  produsse  il  solito  mulenalej  che  dovetlc  geltarsi 
ove  le  slrade  e  i  piani  polevauo  meiilar  piu     esalto 


173 

livollo,  e  scguiva  in  lal  modo  a  render  piii  (jsteso  in 
(latania  il  suolo  arllGciale,  costiliiito  di  resti  di  fab- 
hriche  atierrate  e  ridolte  a  Irilume. 

Non  erano  scorsi  due  anni,  e  la  terra  fu  scossa 
forlcmente  allra  volla  il  giorno  11  gennaro  1848  ad 
ore  19  lyi  circa.  II  movimenlo  fu  ondolalorio  con  qual- 
che  sussullo  e  nella  direzione  da  E.  ad  0.  comin- 
ciando  leggero  in  prima  ed  avanzando  poi  in  forza 
sino  a  divenir  violenlissimo;  per  cui  parve  dislinlo  di 
tre  riprese.  Produsse  molte  lesioni  alle  fabbrichcri'elle 
faccialc  delle  chiese  caddero  molle  statue,  vasi  e  fi- 
iiimenti,  ed  in  talune  piccoie  case  de'  sobborghi  pre- 
cipilarono  raoili  muri. 

Uguaii  danni  avvennero  ne'Comuni  vicini;  ma 
nel  val  di  Nolo  furono  nolevolissimi,  ed  Agosta  sopra 
tulte  fu  quasi  inlerainente  rovmala. 

Gli  avvenimenti  polilici  in  quel  giorno  slesso 
cominciati  in  Catania,  ebbcro  tal  seguilo,  che  di 
tanto  trerauoto  si  parlo  appena;  ma  non  pote  Ira- 
lasciarsi  pero  di  ricorrere  a*  puntelh',  colle  solilc  Iravi 
per  impedire  la  rovina  di  molte  case,  alle  quali  do- 
vette  apprestarsi  pronto  riparo.  Di  queste,  il  discavo 
delle  fondamenla  fece  scoprire  ■^opra  quale  lerreuo  e- 
ran  esse  affidnte,  e  quelle  piu  soffrirono  che  alle  so- 
lide  lave  non  erano  appDggialc,  ma  che  o  I'  argilla 
ed  il  grcs,  o  la  sola  arenaria  aveano  per  base,  come 
al  bivio  delle  due  strade  Etnea  e  Vecchia  fu  manife- 
sto nolle  fabbriche  vicine,  Le  fondamenla  fuion  ivi  ri- 
falte  con  maggiore  duppiezza  e  solidita,  ed  e  da  spc- 
rare  che  fossero  state  sufficienli  per  assicurarle  con- 
tro  un  rilorno  di  quel  troppo  assiduo  ed  infauslo  vi- 
siiatore  feuomeao. 

§  18  Antichitd 

Potrebbc  a  prima  giunta  sembrare  fuor  di  luogo. 


174 
in  una  serie  di  avvenimenti  fisici,  il  tener  conlo    di 
anlichi  oionumenli,  opera  tuUa  dcIl' arte:  se  si  riflolle 
pero  che  in  lavori,  come  il  nosiro,  interessa  piu  che 
altro  la  piena  conoscunza  del  suolo  del  paese  di  cui  si  trat- 
ta,e  che  questo  puo  esser  modificato  in  piii  di  un  luogo 
dalla  presenza  di  dirule  febbriche,  e  di  resti  di   aij- 
tichi  edifizii,  non  riuscira   allora  del   tullo    strano    il 
lenerne  conto.  Imperocche  in  una  Citta    che   risorge 
ed  ingrandisce  I'  area  di  sua  eslensione  vengon    essi 
coverti  ed  obliterali  dalle  fabbriche  posleriori,  e  giun- 
gono  fiDalmente  a  medesimarsi  col  suolo  slesso  livel- 
landosi  con  esso:  ed  e  allora  necessario  lo  indicarne 
i  siti,  per  tulto  cio  che  polrebbe  accadere,  nell'  idea 
che  si  andassero  ricercando  un  giorno  come  lestimo- 
nii  irrefragabili  di  antico  luslro   e    splendore,    o    che 
dovendo  soslenere  deile  nuove  fabbriche    si    sapesse 
sopra  quel  genere  di  maleriali  si  vanno  esse  ad  ap- 
poggiare. 

Catania,  anlichissima  e  splendida  citta,  oflre  un 
gran  numero  di  tali  avanzi,  dt-'  quali  ben  pocbi  sono 
in  oggi  alio  scoperlo  rimanendone  il  maggiof  nume- 
ro sotlo  il  livello  del  suolo  attuale.  E  (loi  li  andere- 
nio  indicando  uel  modo  piu  conciso  clie  ci  e  pos» 
sibile. 

Tempio  dt  Cerere 

Esso  era  erello  ov'e  <iggi  il  liastione  dcgli  in- 
fetli;  il  quale  nel  1338  vi  rmc  alzato  appunlo  sopra 
i  ruderi  di  qnel  tem()io,  slato  gia  demolito  dagi'  an- 
lichi vescovi  calanesi  (!).    Una  porzione  rinuifce  fuuri 

(1)  Grossi  Calaiia  Sacra  pag.   38.    «   Erat  aulein    Cata- 
iiae  (Iclubiuni  ecc. 


d(>Ila  cortina,  ed  oggi  a  Iramontana  di  qucil'  inutile 
baliiardo  si  scoprono  nella  strada  laluni  niuri  di  so- 
lida  fabbrica,  ridotli  a  pavimento  della  strada  slessa. 
Se  poi  siano  di  quel  tempio,  lo  diranno  que'  che  so- 
no  intendenli  della  qualita  de'  cemenli  delle  fabbriche 
antichc,  e  di  quelle  sopratlutto  di  un  tempio  che  Ci- 
cerone, testiraoDio  cculare  in  Catania,  chiamo  anli- 
chissimo. 

Que'muri  poggiavano  non  solo  sulla  collina  di 
gres  ed  argilla,  la  quale  da!  lato  di  ievante  e  sco- 
perta  a  fianchi  della  strada,  nella  vigna  ed  ortaggi 
vicini,  ma  bensi  sulla  lava  de'  Pii  che  vi  era  corsa 
sopra  dalla  parte  di  ponente,  come  dicemmo,  ed  a 
fianco  della  quale,  per  lo  stesso  vento,  vi  accosto  do- 
pe moiti  e  moiti  secoli  quella  forraidabile  del  1669. 

La  estensione  di  quel  tempio,  secondo  Carrera 
(1),  era  di  ISO  cubiti:  ma  di  questa  la  maggior  parte 
e  occupata  dalla  detta  muraglia,  e  nella  strada  non 
ne  rimane  che  una  porzione  di  canne  otto  di  lun- 
ghezza,  e  di  circa  allrettanle  di    larghezza. 

I  ruderi  di  un'antica  Torre,  ivi  presso  delta  del 
f^escovo,  sono  chiusi  nel  recinlo  del  Baslione,  e  p;irle 
occupati  da  casette  del  quartiere  della  Madonna  del- 
I'ldria. 

AcquidoUi  e  Bagni 

Norj  molto  lungi  da  quel  tempio  venivano  ad 
imboccaro  ne'pubblici  Bagni,  detti  Ninfeo,  le  acque 
condotte  dal  famoso  acquidolto  che  da  Licodia  le  ver- 
sava  in  Catania,  come  si  e  di  sopra  accennalo.  Di 
questo     non   restano,    a   ponente   strada   della   BoUe 

(1)  Mem.  Sloriclic  c.  3.  p.  30.         ^  ... 


!76 
deir  acgi/a,  in  mezzo  alia  lava  del  1669,  che  trepi- 
Jasfri  e  due  archi:  ma  che  baslavano  a  fame  cono- 
scere  la  coslruzione  e  la  sunluosila:  trascurati  pero  dai 
magistrati  del  municipio  e  da' slipendiati  aniiquarii, 
sono  stall  abbaltuti  e  ridofli  in  frantumi  da  incoiti 
e  ruvidi  proprietarii  delle  liraitrofe  sterili  ed  orride 
lave. 

II  Ninfeo  occupava  una  vasta  superficie.  Esso 
alzavasi  nel  quarliere  oggi  detlo  del  Corso,  forse, 
come  credesi,  dai  Corso  delle  acque^  e  lutta  I'altura 
della  paroccbia  dell'  Idria,  parte  della  piazza  de'  Be- 
nedeltini,  le  case  a  ponenle  e  a  mezzogiorno  dell'O- 
spedale  di  S.''  Marta,  sono  fabbricate  sulle  rovine  e 
sugli  avanzi  del  Winfeo  :  e  tutt'  ora  qiialche  rudere 
se  ne  scopre  innanzi  la  facciata  della  chiesa  de'  Be- 
nedettini,  dentro  ii  chiostro  di  tramontana  e  levante, 
in  quello  di  levante  e  mezzogiorno,  che  sono  intorno 
al  vasto  edifizio  del  monastero,  che  vi  si  appoggia 
anch'  esso  colia  canlonata  di  levante  e  mezzogiorno. 
Altri  ruderi  si  osservano  al  cantone  della  chiesa  del 
Minoritelli,  ed  a  quello  della  casa  di  Recupero  ivi 
presso. 

Questo  pubblico  bagno  era  fabbricato  tutlo  sopra 
la  lava  de'  Pii . 

Appendici  dello  slesso  erano  il  gran  Calidario, 
tuit'  ora  intero  e  sc()p«'rto,  convertilo  in  chiesa  di 
S."  M.  La  Rolonda,  ed  in  lal  niodo  conservalo  fin'  ora  ; 
dopo  del  quale  viiiivano  per  levante  altri  publilici  e 
privali  bagni  sotto  il  collegio  de'  Gcsuili,  oggi  Os[tizio 
di  Bcneficenza,  sotto  la  casa  di  Tremeslieri,  non  che 
innanzi  la  facciata  de'  Gosuiti  e  di  qii -lla  di  S.  Bcim^- 
detto,  i  qiiali  luUi  soprn  la  SC(!sa  lira  eiano  i.iii.J- 
zati,  e  deir  acqua  islessa  eiano  forniti.  Moiti  di  quesli 


177  ■ 
erano  con  fl;ran  lusso  costrnili,  con  pavinienli  di  raar« 
rai  (iiversi  (1),  e  I'  abbassamenlo  del  livello  della  slrada 
de'  Gesuili,  ed  il  diroccamento  di  talune  fabbriche  che 
per  buon  Iralto  la  ingombravano,  ne  fecero  scoprire 
ben  molti.   nel    1838. 

Dopo  il  Iremuoto  del  184G,  la  gran  fabbrica  del 
snddetto  Ospizio  di  Beneficonza,  un  tempo  de'  Gesuili, 
sollri  nuove  Icsioni  ;  e  voiendone  rifare  le  I'ondamcnla 
nella  cantoiiala  meridionale  dolla  cliicsa  si  Irovo  esser 
ella  appngiriata  ad  una  anlica  fabbrica  di  Bagni,  la 
quale  al  di  sotlo  poggiava  in  parte  sulla  collina  di 
argilla,  ed  in  parte  sulla  lava  de'  Pii  :  sollo  la  quale 
la  stessa  argilla  trovavasi  cotla  dal  passaggio  di  quclla 
lava  nello  stato  rovente,  come  avea  t'alto  in  tauli  altri 
punti,  da  noi  di  sopra  menzionali, 

L'  incontro  di  quesle  aiiliche  fabbriche  faceva 
spesso  Irascurare  a*  noslri  maggiori  di  ben  assicurarsi 
del  terreno  solloposlo,  nella  fiducia  che  gli  anlichi 
non  fabbricasscro  che  solidamonte;  senza  distinguere 
pero  quali  sorta  di  ruderi  inconlravano ;  che  varia 
esser  doveva  al  certo  la  maniera  di  fondare  un  rauro 
per  servire  ad  un  basso  edifizio,  di  quollo  di  nobile 
e  vasto.  Dal  che  si  puo  ben  rilevare  quanto  importi 
nella  sloria  fisica  di  un  paese  il  lener  conlo  delle 
antichila  sepolle,  quando  si  Iralla  di  fabbricarvi  sopra. 

Tompio  d"  Ercole 

In  faccia  al  prospetlo  di  tramontana  del  Grande 
Ospizio  di  Beueficenza  dulla  parte  del  cauloue  di  le- 

f1)  Sopra  un  rtsfo  Ji  aiilico  paviiiicrito  ec.  Giornale  Gioe- 
nio  Tom.  vi.  i.  biinostic    1811. 

23 


178 
vanle,  alcuni  rudeii  sono  stali  attribuili  ad  un  Tempio 
di  Ercole,  forse  non  per  allro  so  non  perche  fu  in 
essi  rinvenula  la  bella  stalua  di  quel  Semideo,  che 
conservasi  nel  tcuseo  Biscari  ;  come  se  in  un  bas;no 
sunliioso,  quale  e  piu  probabile  essere  slata  quella 
fabbrica  coiitii^ua  ad  allri  bagni,  non  potessero  es- 
servi  slate  delle  slalue  di  deila  lutelari  !  Sopra  di 
qiieslo  rudere  intaiito  sla  appoggialo  il  inuro  deli'  ele- 
valo  giardino  del  diica  Tremeslieri,  e  vi  vengono  a 
contalto  per  levaiile  allre  miiiori  labbriche  di  abila- 
zioni  private. 

"    •     :  1'  ■       Achilleo  .-  ■ .'    ■     .    ;  i 

L'  altro  puhbbco  bagno,  detlo  Achilleo,  si  con- 
serva  in  buooa  parte  di  esso  sotlo  la  piazza  del  Duo- 
mo,  nella  slrada  iastricala  innanzi  la  I'acciala  di  quel* 
lo  ;  il  resto  e  inlorrutto  e  parte  occupato  dalle  fonda- 
menta  della  facciala,  e  da'  primi  pilastri  della  chiesa. 
Talune  porzioni  tra  pilastro  e  pilastro  sono  state  can- 
giate  in  sepolture.  INella  parte  che  sta  solto  la  strada 
Je  volte  del  Ninfeo  impediscono  che  essa  prcndessa 
un  livello  piu  piano  scendendo  alia  marina  ;  ed  e 
percio  che  lulta  la  piazza  del  Duonio  resta  alquanto 
alta  sopra  il  limilare  della  porta  Uzeda  detta  della 
marina. 

Queslo  bagno  e  travasato  tutt'  ora  da  un  canalc 
di  purissima  acqua  dell'Amenano  che  serve  a  muovere 
il  molino  sotlo  il  Scmiiiario,  e  va  pui  a  scaricarsi  iu 
mare,  a  fiance  dell'  altro  rivolo. 

Arco  di  Marcello 

La    strada    del    Corso,   nel   punto  ove  si  alza  il 


179 

catilnne  di  mczzriirinrno  e  lovanfe  del  conveiilo  di 
S,  Francesco,  passa  sopra  i  riideri  di  anlico  arco 
Irionfale ,  credulo  erelto  a  Marcello  ,  e  che  sollo 
questo  nome  si  conosce.  La  canlonala  del  convento 
vi  e  pianlala  sopra  ,  o  lo  e  del  pari  parle  della  fac- 
ciata  deila  cbicsa  di   S.  Marlino(l). 

Teatro 

La  slessa  slrada  del  Corso,  dalle  prime  bolteghe 
della  casa  Gorvaja  sino  alle  peniillime  della  casa  Ar- 
dizzone  ed  a  quella  faccirronlo  di  Torrisi,  passa  sopra 
la  scena  dell'  anlico  Tealro  £;reco  reslauralo  in  lempo 
de'  Romani.  Gran  parte  delle  fabbriche  di  Gorvaja 
nella  slrada  S.  Anna,  e  meta  del'a  casa  Ardizzone 
sono  fabbricale  sulla  slessa  scena  per  mezzngiorno : 
il  rimanenle  di  essa  sla  sollo  la  casa  Fragala  e  Gra- 
vina.  I  sedili  poi  con  gran  parle  de'  corridoi  sono 
alio  scoporlo,  nel  piccolo  (]unrlie:c  dello  dcUe  Grollo\ 
e  le  case  fabbricale  a  spese  de'  muri  cslerni  per  sel- 
tenlrione  e  parle  di  poiienle,  e  cbe  si  sono  appro- 
fillale  de'  superiori  corridoi  che  ban  trasmulato  in 
slanze,  banno  risparmiato  1'  area  occupala  da  una 
buona  porzione  de'  sedili  del  Tealro,  e  ne  fan  palese 
piu  di  due  terzi  della  semicircolare  eslensione. 

Odeo 

L'  Odeo  che  e  allaccalo  al  Teatro  per  ponente, 
e  scoporlo  nel  muro  esteriore  di  Iramonlana,  fabhri- 
calo  ed  inlarsialo    di    pielre  di  lava  ben  lavoralo,  e 

(1)  Miisumeei,  sopra  uno  nulcrc  cc. 


180 
piccola    porzione    della    gra(^inata   si  piio  vedere  nel- 
r  inlerno  delle  caselle  di  Tineo  ;  la  casa   graude  alio 
stesso    proprielario    apparlenente,    ingombra    tullo  il 
resto  di  questo  anlico  monumento  (1). 

. ;      Anjileatro 

L'Anfiteatro  e  coverto  in  giro  dalla  casa  Maugeri 
da  meta  della  piazza  Stesicorea  per  ponenle,  dalla 
cantonata  di  mezzogiorno  e  ponenle  dell'  Ospedale  di 
S.  Marco,  dalla  facciala,  e  porzione  della  cliiesa  della 
Carcarella;  dalla  casa  Gerami  e  slrada  del  Penninello, 
e  poi  da  lulta  la  casa  Ardizzono,  Lombardo,  Gilladino, 
Bellia  e  Garbonaro.  Parle  del  muro  esteriore  resta 
scoperlo  in  fondo  alle  case  Garbonaro  e  Gerami  coq 
porzione  del  secondo  corridojo.  Quello  di  basso  e  lulto 
solterraneo  con  varie  stanze  laterali  e  diverse  aperture 
che  davaao  uscila  nell'  arena  (2) . 

■I',   o'.!'.; 
',,:       Foro     .        ,-■■  '  ■'.'.  ■ 

II  cortile  di  S.  Pantaleo  con  tulle  le  case  intorno 
sino  alia  slrada  degli  Orfanelli  sla  sopra  i  ruderi 
deir  anlico  Foro.  Due  archi  apparlenenti  a  quell'  edifizio 
sono  alio  scoperlo  a  Gaacbi  della  chiesa  degli  Orfa- 
nelli, e  sostengono  lalune  stanze  di  quell'  Orfauotrofio. 

Basilica 

Gran    parte  della  chiesa  di  S.  Agoslino  occupa 

(1)  Miisiimeci,   siiH'  odeo  ec. 

(2)  Per  le  dimensioni  di  qiiesli   tre  monumenti,  vcdi  la 
Dcscrizioae  di  Calaiiia  a  suo  luugo. 


181 

gli  avanzi  dell' anlica  Basilica,  alcuni  de'quali  sono 
slali  inverliti  ad  altro  uso;  e  sono  di  quando  in  qiian- 
do  sogi^elli  alle  iiiondazioni  deli'Amenano,  lutle  le 
volte  che  le  sue  acque  vengono  accresciute;  come  si 
e  cennalo  di  sopra, 

Sepolcri 

Di  altre  anliche  fabbriche  di  che    ornavasi    Ca- 
tania in  alfri  tempi  non  si  puo  dar  nolizia,non  avendone 
conservata  lastoria  alcana  certa  sul  loro  silo.Da  per  lullo 
se    ne  incontrano  senza  poter  dire  aqual  monumenlo  ap- 
parlenessero.Non  cosi  de' Sepolcri. II  quartiere  del  Cai- 
mine,   lungo   la  strada  di  quel  noine,   ne'discavi    per 
fondamenta  di  case,  non  ha  cfTerlo  che    aiilichi    se- 
polcri;  parte  di  solida  fabbrica,  parte  di    grossi    mat- 
toni  e  ben  larghi;   molli  sono  alio  scoperlo    incavati 
nella  lava,  sopra  la  quale  si  aiza  la  grande  Chesae 
convento  del  Carmine. Dell' islessa  maniera,  in  conti- 
nuazione  della  slrada  medesinia,  a  destra  e  sinistra, 
molli  sepolcri  e  lapidi  greche  e  laline  si  sono  trova- 
ti  scavdndo  verso  il  pozzillo,  non  che  sollo  le  case  di 
Anaico  e  Cantareila,   Piii  in  alto  poi,  nel  quartiere  di 
S.  INiccoioal  Borgo  un  esleso  antico  sopolcrelo  e  og- 
gi  coverto  da  case,  e  da  slrade;  e  da  esso  sono  sla- 
li tratli  mollissiini  bei  vasi  greco-sicoli  de'  nostri  mu- 
sei. 

Due  pill  grandi  edifizii,  i  di  cui  ruder!  si  osser- 
vano  nella  seiva  de'  Riformaii  in  S.»  M.''  di  Gesu, 
erano  destinali  per  quanlo  appare  a  sepolcri:  ed  un 
allro  Delia  collinetla  vicina,  della  la  Mecca,  ruvvisan- 
dosi  in  tutli  ii  solili  locali  per  le  urae  cinerarie.  A 
fiianco  dell' Anfiteatro  per  maestro  si  scoprono  stan- 
ze  sepoirrali  sulterrauoc,  presso  al  cosi  dello  ^quo 
di  b.  Euplio, 


182 

Antico  sepolcreto  esisleva  finalmcnle  ncllo  col- 
line  a  fianco  dell'Acquicella  e  I'Elemosina;  molliva- 
si  rotti,  resli  di  lapidi,  rotlami  di  marmi  c  di  malloni 
vengon  fuori  colla  terra  svolta  dall'aralro.  Un  super- 
bo  cippo  sepolcrale  con  iscrizioni  latine,  di  un  sol  pez- 
zo  di  marmo  di  Carrara,  fti  da  questi  luoghi  Irasporlalo 
nclla  villa  Carcaci  in  S."  M.'  di  Gesu  (1). 

Resti  di  fabbriche  piu  recenti. 

La  piazza  degli  Sludii,  con  le  magnifiche  fab- 
briche del  d'inlorno,  e  quella  principaimente  deila  U- 
niversila  sono  alzale  sopra  ruderi  di  anlichi  edifizii, 
come  lo  assicura  Garrera  che  fu  teslimonio,  ncl  1637 
e  1638,  di  molte  vecchie  fabbriche  Irovale  nel  di- 
scavo  inlorno  a'  miiri  dell'  antico  Ospedale,  che  era 
ov' e  oggi  il  palazzo  delta  Universila;  e  lo  abbiam  ve- 
duto  noi  stessi,  nel  tempo  che  cavavasi  il  suolo  per 
le  fondaraenla  del  nuovo  cnntromurodtl  delto  Palazzo. 
Lo  slesso  Garrera  fa  menzione  di  molte  altre  aniiche 
fabbriche,  di  cui  i  resti  sono  coverli  dalla  nuova  cit- 
ta  (2);  e  cio  serve  a  conf'ermar  sempre  piii  chel'al- 
tuale  citla  di  Catania  occupa  un  suolo  coslituito  iu 
gran  parte  di  material!  di  dirnte  fabbriche,  cumulati 
dielro  le  vicende  cui  qucslo  paese  e  andalo  soggelto. 


{V)  Alessl,  sn|>r,i  nmi  Cippo  Scpolcnile  Cat.  1832. 
(2)  Op.  cit-  p.   120. 


183 
CAPITOLO  SECONDO 


PRODOTTI    KATlItALI, 


§  19.   Matcriali  che  offre  il  suolo  di    Catania 
e  desiioi  conlorni  per  la  fabbrica. 

I  daoni,  che  ha  cagionato  il  prossimo  Vulcano 
co'suoi  inccndii  a'  campi  ed  alia  cilta  di  Galania,  so- 
110  in  qualche  modo  compensali  dalla  f'eiaci la  del  suo- 
lo vulcanico,  dimeslicalo  dal  tempo  e  dalla  mano  del 
cultore;  e  possoii  riguardarsi  pure  come  specie  di 
compenso  i  materiali  che  esso  apprcsta  per  la  costru- 
zione  della  fabbrica  di  ogni  sorla  di  cdilizio.  Di  que- 
sli  raaleriali  ne  prestano  del  pari  le  viciiie  colline  di 
gres  ed  argilla,  benche  in  minor  quantila,  e  di  ua- 
tura  diversa  da  quelli  vulcanici. 

Sabbia  delle  trosce 

Cominciando  dallo  sabbie,  quella  che  si  racco- 
glie  nellc  strade  della  Cilia  e  de' conlorni,  dopo  che 
le  acque  le  avran  deposto  in  taluni  sili,  si  adopera 
per  i  ccmcnli,  come  le  allre  sabbie.  Essa  dopo  che 
viene  spogliata  dal  terriccio,  dilavandosi  nell'  acqua  e 
scorrendo  coo  essa,  resta  piu  pura  e  vero,  ma  sic- 
come  non  e  tnlta  vulcanica,  che  aiizi  in  cilia  va  mi- 
sla  a  vecchio  iritume  di  calcestruzzo,  a  stucchi,  a  sab- 
bione  calcareo  ed  argilloso,  cosi  non  ollre,  a  dir  ve- 
ro, una  sabbia  perfcUa  da  ccm<>nlo;  ma  e  cerlamen- 
te  preferibile  a  quclla  de'terreni  calcarei,  ed  a  quelli 
ove  sovrabbonda  il  quarzo  ia  groisi   granclli    c    lisci, 


184 
non  attaccabili  della  calce.  Si  usa  generalmente    per 
sabbia  da  cemento  in  ogni  sorla  di  fabbrica,  e  spe- 
cialmente  in  ioverno,  quando  viene    trasporlala    dalle 
troscie  io  graode  abbondanza. 

Sabbia  del  Gres. 

La  vicina  formazione  del  Gres  tprziario,  fornisce 
anch' essa  della  sabbia  da  cemento:  misla  pero,  co- 
in'e,  air  argilla,  non  si  cava  sul  luogo  ma  si  aspelta 
che  I'acqua  la  trasporii  a  qualche  distanza,  privan- 
dola  cosi  degli  aliri  miscugli  argillosi  o  dilerriccio. 
La  vera  ragione  per  cui  si  trascura  si  e  I'  uso  di  ser- 
virsi  orilinariamcnte  delle  ghiaje  vulcanicbe,  a  prefe- 
reiua  di  allri  maleriali  da  cemento.  ... 

Ghiaje  vulcaniche 

Queslc  Ghiaje  si  cavano  solto  le  correnti  delle  la  ve 
ne'contorni  di  Catania  piij  che  allrove.  Esse  altro 
non  sono  che  le  arene  e  le  argille  del  terreno  sciolto 
preesistenle  nella  superficie  del  suolo,  sul  quale  e  pas- 
sata  la  infuocata  correiite  (1).  Sono  quiiidi  di  varia 
nalura,  a  seconda  del  vario  maleriale  bruciato:  che 
se  r  arena,  ossia  la  superficie  sciolla  del  terreno,  era 
di  gres  mislo  ad  argilla,  allora  la  ghiaja  sara  piu 
selciosa  ed  alluminosa,  mista  sempre  a  ferro  ossi- 
dato,  e  per  conseguente  riuscira  di  otlimo  raateriale 
di  cemeuto;  se  poi  era  di  terreno  coltivato  misfo  a 
terriccio  e  ad  allri  trilumi  di  rocce,  la  ghiaja  allora 
sara  nieuo  buona  per  cemento,  e  non  formera    solida 

(1)  Slcsicoro  Giunialc  ili  Cat.  N.   1.  sulie  sabbie. 


185 
malta  cnine  la  prima.  Ad  OjQ;ni  modo  la  ghi.ija  dolla 
rossa  c  prt'lVriliilc  alio  ailic;  .sai)l>ie  da  cenienlo,  [kt- 
che  i  suoi  graiielii  bniciali  danno  piu  campo  alle 
calce  di  attaccarii:  lo  cho  non  si  vorifica  cosi  bene 
nelle  sabbie  selciose  a  graiielli  lisci  di  quarzo. 

Jzzuola 

In  mnlli  siti,la  lava  nella  parte  inforiore  del  stio 
strain,  per  Iroppa  permaneiiza  di  calore,  forse,  e  fa- 
tiscenle  e  si  riduce  a  Iriliime  quasi  sabbioso,  di  co- 
lor bii;iO;  simile  a  qiiello  dclla  lava  stessa  e  dicesi 
allora  azziiolu.  Quesla,  per  le  addolle  nigioni  forma 
eccelienie  impaslo  unita  alia  calcma,  e  si  usa  geiie- 
ralmcnle  per  inlonaco  esterno  delie  mura,  formando 
uno  slrato  conipallo  e  coerenle,  inipeiiclrahile  all' ac- 
qua.  Non  essendo  comuiie  cdnie  la  rossa,  e  piii  ca- 
ra,  e  pero  non  si  usa  per  crmenlo  di  I'alihrica  ordi- 
dinaria;  sarebbe  peio  da  prolerirsi  a  qualuuque  allra 
sabbia,  o  gbiaja  vulcanica. 

Rapilto. 

Ulilissimo  materiale  per  fabbrica  si  ha  in  Cata- 
nia nelle  lave  che  presentano  la  supi'rficic  Itilla  di 
minute  scorie  cellulari,  ma  pesanli  c  dure,  drlte  ra- 
pillo.  Misto  alia  malta  costiUiisce  esso  una  breccia 
solidissiuia  e  coerenlissima;  ed  e  per  lo  appunlo  di 
questo  rapillo,  misto  a  cemenli  di  pozzolana  e  cal- 
cina,  che  si  formano  con  tanto  successo  i  cassoni 
solt' acqua  del  Molo  di  Catania,  ^'elle  fabbriche  or- 
dinarie  poi  s'  itupicga  per  scrvire  di  mezzo  di  lega 
Ira  la  malla  e  lo  giusse  pictio  di  lava. 

i  21 


186 

Scorie  teggere  ,<;;  ••  tMi.m 

Dagli  estinti  crateri  di  eruzione  si  Iraggono  eerie 
specie  di  scorie  celldlari  e  ieggere,  di  color  bruno 
rossaslro;  e  ne'conlorni  di  Galania  se  ne  raccolgopo 
in  grande  quanlila,  penhe  irapiegansi  con  isperimen- 
talo  vantaggio  per  uso  delle  voile  nelle  slaiize  inter- 
ne, di  qualunque  ampiezza  elle  si  fossero.  Situate  le 
scorie  a  crudo^  una  Jiccanto  all'altra  sopra  le  cen/?ne 
di  tavole  delle  volgarniente /b/'me,  nelle  volte  a  guisa 
di  uno  strato  non  piu  alto  di  cinque  a  sei  pollici,  vi 
si  versa  sopra  il  gesso  sciolto  in  molta  acqua,  a  gui- 
sa  di  beverone;  il  quale  insinuandosi  per  lutte  le 
cellule  delle  scorie,  impropriamenle  delle  pomici,  e 
prendendo  grande  consistenza,  forma  di  esse  una  raas- 
sa  sola  coerente  in  brevissimo  tempo;  talche  in  po- 
chi  giorni  tollo  tutlo  1'  appareccbio  delle  centine  le 
voile  sono  gia  belle  e  falte  da  polcrvisi  camminar 
sopra.  Queste  vengono,  in  tal  modo,  ad  essere  leg- 
giere  e  non  sono  di  peso  o  di  urto  a'muri  lalerali; 
e  uel  tempo  stesso  riescon  soiide  e  sicure.  Le  sud- 
dette  scone  si  usaoo  pure  per  mun  di  divisione  delle 
slanze,  dette  inloste,  in  vece  di  mattoni,  che  sono 
piu  pesauti. 

,  Masse  scoriformi.         .,'     '  ,,  '   ;,in 

Di  tulte  le  masse  di  varia  grandezza  che  offrono 
le  superficie  dcdie  lave,  si  puo  Irar  vanluggio,  sia 
per  la  fabbrica,  sia  pe' muri  a  secco.  Di  una  varieta 
specialmente  si  fa  uso  con  successo  nelle  cosUuzioni, 
di  quella  cioea  lastroni  ruvidi,detti  balale e  balaloni{l)y 

(1)  Mem.  sniia  varieta  di  superficie  ecc. — Alii    Gioen. 

vol.  ]tt  pu^.  nj. 


1'87' 
Le  prime  sono  nolla  forma  di  lar^hi  matloni  di 
varia  grandezza,  della  spesse/.za  di  Ire  pollici  sino  a 
cinque  o  soi;  e  ben  si  scmj^e  da  questa  loro  forma 
a  quanli  usi  possono  adoprarsi/  talvolta  i  muri  di 
claiisura,  e  case  de' villai^^i  coslruili  di  queste  bnlale 
rii'scono  solide  qiianto  qiielli  fahbricali  a  cemenlo.  I 
haluloni  sono  delle  masse  della  slessa  forma  ma  piii 
doppie  ed  estese,  a  superficie  piu  scabra  ed  incguale, 
ed  impiei;ansi  per  la  fabbrica  di  robusle  mura,  e  so- 
pralluUo  per  fondam»;nla  di  graiidi  edifizii,  prendendo 
essi  colla  malta  lale  graiio  di  coesione,  da  cosliluire 
una  solida  roccia  piii  presto  che  una  fabbrica. 

Laoe 

Delia  lave  poi  quale  grandp  ed  esfeso  use  si 
faccia  non  e  uopo  ramnu-nfare.  Servono  esse  ugual- 
nicnte  a  pielre  da  fabbrica  dctle  caimariizzuni,  ed 
a  pielre  da  laglio,  delle  pielre  lavorale.  I  pavi- 
menli  delle  slrade  di  Catania  non  solo,  ma  di  lutti 
i  comuni  de  due  distreiti,  non  cbe  moile  di  qmlle 
di  Messina,  di  Agosla,  di  Siracusa  e  di  Malta  sono 
formaii  di  pezzi  delle  nortre  lave.  L<' mura  della  cilta, 
i  forli,  le  caiitonale  de'  palaggi,  delle  case  e  de'pub- 
blici  edifizii  sacri  e  civili:  le  banchine,  i  marciapie, 
e  le  opere  eslerne  fiiori  accjiia  del  mole  di  Calania 
sono  di  queste  lave.  Esse  sono  di  molte  qualita,  ma 
le  principali  pero  di  clie  si  fa  uso  sono  qnella  coni- 
pallissima  delta  fiicilaru,  e  quella  al  quanto  porosa, 
della  occhio  di  pernice.  Le  carnere  piu  usale  io 
Calania  sono  quelle  della  Bolla  dell'  acr/ua,  nella  la- 
va del  16G9,  a  N.  0  del  Monastero  de  Benedellini. 
Queir  allra  non  meno  eslesa,    nella    slessa  lava,    in- 


188 
torno  al  castello  Orsino,  si  e  coverla  nel   1838  (I)  . 

§  20  Allri  matoriali  in  rocce  e  minerali. 
Arenaria 

La  formazione  di  Gres  ed  Ar£;illa  delle  colline 
di  Catania,  ^na  ripciuto  volte  da  noi  cennala,  da  una 
hiiona  quanlila  di  cioltoli,  che  soglionsi  impiegare  per 
paviiiienli  delle  banchiiie  e  marciapie,  delli  selciati ; 
siccoine  pi-ro  i  piccoli  pezzi  di  lava  rotoiati  dal  mare 
nel  liltorale  di  inezzogiorno  di  Catania,  e  ne'  luoghi 
deiti  culelti,  offiono  piu  soluii  ciolloli,  cosi  le  ooli 
deli'  arenaria  vanno  alquanlo  in  disuse.  Dal  banco 
poi  di  gres,  che  si  scopre  nelia  slrada  degli  Arcki 
e  nelle  vicinanze  dell'  orlo  di  Majolino,  si  possono 
trarre  pezzi  di  arenaria  compalta  da  servire  a  pielra 
da  laglio,  e  molli  muri  degli  orli  vicini,  non  sono 
I'onnali  che  di  quesla  pielra  (2)  . 

''      •' '      '  '■         Argilla 

V  argilla  e  una  ulilissima  roecia  ;  e  di  essa  si 
fa  uso  granJissimo  per  sloviglie,  malloni  e  canali  di 
di  ogni  snrla.  La  tnigliore  si  cava  nelia  cosi  detta 
fossa  della  crila,  al  di  la  della  strada  fuori   la  porta 

(!)  V.  la  Ulcmoria  di  Musumecii— Sull'  uso  de'  materiali 
vulcanici  ecc.  Alti  Gioin.    vol.  15. 

(2)  Nel  magj,'io  det  1847,  ingraiidendosi  e  livcllandosi 
qiiella  slrada  degli  Archi  per  il  piii  coniodn  traspurlo  delle 
derrale  e  de'  fieiii  dalla  canipagiia  a  borijhi,  si  eblju  a  lai^iiare 
parte  della  coUina  di  arenaria  dell' orlo  Ficaraizi,  cd  in  lal 
niodo  se  ne  scopri  nieglio  la  stniltiira.  In  essa  1'  arenaria 
conipatla  slava  in  mezzo  a  qnella  scioUa  a  guisa  di  piccoli 
lianchi,   c  a  varii   slrali  interrolti   o  straiigolati. 


iS9 
del  Forlinn,  nolle  prime  colline  argillose  e  di  gres 
delie  Terre  forli :  ove  si  Irova  in  banchi  di  sij^jniri- 
canle  spessezza  (1)  .  Essa  e  biuaslra,  Dna,  alquarilo 
qiiurzifora,  e  s'  impiega  per  stoviglie,  e  per  luatloni 
da  pavimonli  di  slaiize  :  dell'  allra  piu  impura  se  ne 
faiiiio  malloni  per  fahbrica  e  canali.  L*  altra  cava  6 
n«lla  parte  selleiilriociale  del  poggio  di  GiTali ;  c  (picsla 
e  assai  impura  ;  per  lo  che  si  usa  per  matloiii  gros- 
solaui  e  canali  di  ogni  sorta. 

Mater iali  utlli  alia  Storia  nnhirale. 
Basallo 

INoi  riguardcremo  come  apparlenenii  a  Calania 
gli  oggelti  che  si  producono  nelle  vicine  coilinc,  le 
quali  essenJo  della  stessa  nalura  di  quelle  che  oc(;ii[>a 
la  porzione  alta  deila  cilia,  possono  considerarsi  coiiio 
unica  formazione ;  e  quesli  oggelti  par  altro  vengono 
seinpre  a  raccogliersi  e  conservarsi  io  Catania  ;  nnn 
dee  dunque  sliiiiarsi  fuur  di  luogo  se  si  paria  deila 
'Irezza,  e  di  qiialche  altro  viliaggio  dc'  contoroi  ca- 
lanesi,  polendo  essi  considerarsi,  come  lo  erano  una 
volla,  come  sobborghi  di  questa  madre  Cilia. 

II  Dasallo  prismalico  in  poslo  si  trova  in  gruppi 
in  lulle  le  collme  delia  Trezza.  1  prismi  sono  peu- 
tagoiiali,  dispnsli  in  lutlc  le  direzioni,  ma  per  lo  piii 
a  ventaglio.  Lo  scoglio  maggiore  de'  Ciclopi,  detto 
Farafjliono  graiido,  ne  ofTre  pure  un  grande  ammas- 
samenlo  dalta  parte  di  levaiilc  e  raezz-ogiorno-  Questi 
basalli  sono  cosliluiti  di  felspalo  c  pirossene  cuuipatti, 
cot)  granelli    altbondaati    di    olivine,  senza  altre  cn- 

{\)  Mcmnria  siilla  Fossa  dclla  crcia  di  Porapeo  Inlerlamli. 
Alti  Oiocn.   vol.  \in  juii;    207. 


190 
slallizzazioni  ;  apple  della  rupe  del  castello  di  Aci,  sl 
possoDO  osservare  i  basaiti  arlicolati,  a  superficie  con- 
vessa    del    prisma  che  si  arlicola  nella   concava  del- 
r  allro  che  viene  m  soguilo  ,   o  viceversa. 

II  Basallo  globulare  si  Irova  in  un'  immenso  am- 
massametilo,  che  forma  la  rupo  del  castello  di  Aci. 
Ogni  globulo  e  Ibrmalo  di  un  gran  niimero  di  pris- 
mi,  anzi  di  piramidi,  di  cui  gli  apici  sono  rivolli  al 
centro  del  globo,  e  tulla  la  superficie  eslerna  e  co- 
verla  di  una  scoria  vetrosa  neraslra,  che  lende  a  pas- 
sare  alio  stale  di  ossidiana.  Queslo  vetro  vulcanico 
e  spesso  di  color  verdaslro,  o  bluaslro,  ma  general- 
raente  e  nero.  Neiie  cellule  di  quesli  prismi  esislono 
molli  minerali  cristallizzali,  che  or  ora  menzioneremo. 
A  fianchi  di  queslo  enorme  ammasso  di  Basallo  glo- 
bulare sla  un'  allro  ammassamento  di  Iriluine  basal- 
tico,  pieno  d'  infillrazioni  silicee  o  calcari  che  servono 
di  ganga  ad  allri  minerali  cristallizzali ;  ed  esso  puo 
riguardarsi  come  una  specie  di  peperino(l). 

■  "  ■  CiclopUe 

,,.  .Ill 

II  Basallo  decomposlOj  o  alterato,  forma  per  gradi 
una  roccia  tenera,  uniforme,  coerenle,  bianchiccia, 
della  quale  e  cosliluila  nella  massima  parte  I'  Isola 
de'Giclopi  (2) ,  della  percio  ciclopile.  Allerala  dalla 
presenza  della    soggiacenle  roccia  di  Analcimile,  di- 

(1)  V.  Mem.sul  confine  marillimo  dell'  Etna.  Atli  Gioen. 

Mem.  sul  Basallo  ec.  op.  cil.   rol.  2. 
Mem.  su'  terreni  di  Lognina  e  Trezza   di  Pomppo  Inlor- 
landi  op.  cil.  vol.  1;"». 

(2)  .Mem,  sul  Dasallo  dcconiposto  cc.  Alii  Gien.  2.  serie, 

vol     2.  ,,v  ,  ,         .;,      •,,      :,,.. 


191 

venne  piii  dura  e  compalta  ;  c  le  sue  Gssure  si  !a- 
pezzavano  di  piccoli  criatalli  di  analcime  vario-colorati, 
e  di  beir  eiletlo. 

yinalcimite 

Una  roccia,  confusa  sino  a  pochi  anni  addietro 
col  bas.illo,  e  di  cui  la  massa  principale  e  di  anal- 
cime vetrosa  che  aij<;iulina  il  basalto  in  trilume  ed 
aileralo,  con  geodi  di  belle  e  nilide  analcimi,  e  stala 
da  me  delta  Analciinite  {\)  .  Essa,  per  quanlo  nppare, 
e  venula  nello  slalo  d'  ignea  fusioue,  ci  hi  Iraver- 
salo  in  molli  punli  la  sovrapposta  ciclopii(',  e  per 
sublimazione  ha  altaccato  a'  pareli  delle  i'euJilure  di 
quella  roccia  le  analcimi  cristallizzate. 

Lave 

Come  oggelto  di  storia  nalurale  una  buona  quan- 
lila  di  lave  diverse  presentano  le  correnti  inlnrno  a 
Catania ;  ma  a  dire  il  vero  esse  non  sono  che  varieta 
di  lava  pirossenica,  abbondante  di  cristalli  di  piros- 
seno,  di  felspato  e  di  granelli  di  olivine.  Ve  ne  sono 
delle  compalte,  delle  porose,  delle  cellulari,  delle 
scorifornii  ;  e  non  mancano  poi  scorie  di  ogni  ma- 
niera  sino  a  quelle  piu  spongiose  e  leggiere,  detle 
volgarmcnle  pornici.  Si  puo  avere  in  Calania  una 
completa  collezione  delle  variola  delhj  lave  dell'  Etna, 
che  a  due    sislemi    posson    ridursi,    a  seconda  della 

(I)  F>oi)iili,ir>l.  Die  Hainlt-gcliildt!  cc,  torn.  \.  pag.  228. 
I'illa,  sluilii   (li   <ii!ol()gia,   part   1.   paij;.  G9. 
Mar.ivli^iwi.    Orilldgnosia  Eliiea  — Atli  Ginen.  vol.   9. 
Olucivcr,  Mincialii,:jisclic  JahrCdliefle  Yol.i.l835p,  153. 


192 
predominanza  del  felspafo  o  dol  pirossene,  ed  esse 
variano  pel  colore,  por  la  masgiore  o  minore  com- 
paltezza,  per  la  graiidezza  ed  abbondanza  de'  crislalli, 
e  per  accidenlali  incontri  con  varie  ailra  pirogeni- 
cbe  rocce. 

'     -  ■  Arene 

Di  quesle  se  ne  raccolgnno  in  Catania  dejlopiu 
fine,  quando  ha  luogo  nell'Elna  qualcbe  eruziouc, 
allorche  il  vento  di  INord  spinge  verso  quesla  (it- 
la  il  fumo  che  ne  e  carico.  Esse  sono  sempre  ncre 
ed  aspre  al  tatto.  Le  rarissime  volte  vi  giunge  la 
cenere,  rara  per  se  slessa  nel  nostro  vulcano. 

Miner  all  isolall  (1). 
Pirossene 

II  pirossene  isoialo  si  trova  di  raro  nc' contorni  <ii 
Catania  neile  lave,  di  cui  la  parte  inferioreofTre  uno 
strato  di  ghiaja  azziioia.  Del  resto  i  crislaili  isolali  di 
pirossene,  nitidi  edistinli  non  si  lianno  cbe  da'  Monti 
rossi  presso  Nicolosi.  Nolle  geodi  dell'  Analcimile  de- 
gli  JScogli  de'CicIopi  si  trovano  lal  volta  piccoli  crislalli 
di   qucsto  rainerale  non  piu  alii  di  mezza  linea. 

Felspato 
Benche  conninissimo  nelle  lave,  pure  non  si  rin- 


I^HI( 


(1)  Vcili  le  Moninrie  di  orllloi^rosia  Elnea,  dol  Prof.  C. 
Maravigna.  Atli  Giocn.  vol.  V  Y»ti.   \h\    \.  Mem. 
«         «   VI      «  205    2  » 

«         ((  VIM  «  2.').    3.  4.  5. 

•■  ■  ' ..''  ■  '■■     «       «  IX    ((  r.w   (5. 


193 
viene  isolato,    che    neU'eslinto    cralcre  di  Mompileri 
presso  Nicolosi. 

Analcime 

Si  Irova  in  bei  crislelli  nelle  geodi  deH'Analci- 
mite,  e  nelle  fissure  della  Ciclopile,  nells  prime  i 
crislalli  sono  piu  grossi  e  d'una  limpidezza  sorpreo- 
denle:  nelle  seconde  sono  piii  miiuili  e  di  vario  co- 
lore, per  cni  si  adallan  meglio  per  uso  <Ii  gioeili, 
non  polendo  i  piimi  slaccarsi  dall' Aiialciinile  senza 
rompersi.  La  inliera  crislaili/.z&zionc;  cul)ica  e  raris- 
sinia,  molto  piu  in  quelli  dell'  Analcimile.  ove  non 
vi  si  osstTvano  die  uppcna  due  o  Ire  faccetle  lateral!,  e 
due  o  tre  angoli  solidi  rimpiazzali  da  Ire  faccetle. 
Qualche  volla  in  qmlli  aderenti  alia  Ciclopile,  qiial- 
che  crislallo  vi  sla  allarcalo  per  un  solo  d(^gli  angoli 
solidi,  e  cosj  la  cridtallizzazione  vieoe  quasi  tutta 
scoperla. 

Arragonite 

Crislallo  comune  nelle  cellule  delle  lave  di  Aci, 
di  Palerno,  ed  anclie  nelle  Analciniili  e  hasalli  de- 
gli  scogli  de'Ciclopi;  esso  e  seinpre  in  fascelli  di- 
vergenli  in  raggi.  di  cui  i  prismi  giungono  talvolla 
a  sei  iioee  di  iunghezza. 

J'omsonile 

Si  trova  non  molto  comime,  nelle  geodi  del- 
I'Analcimite,  in  bei  crislalli  prismatici,  in  I'ascelli 
slivali  a  segno  da  comparire  un  sol  prisma  a  prima 
giunla. 

,■>...,        25 


m  . 

Her<icholUp.  '""' 

Nuovo  cristallo,  nomenclato  dal  sig.  Lewis  e 
(ledicalo  all' astronomo  F.  H'rsrhel.  ('omune  nel  pe- 
perino  di  Aci-Gastello. 

■•     ■  '  '  PhiUpsiie  '■     '     "'■^"    :':'"" 

Come  il  precedenle,  e  nomenclalo  dallo  stnsso 
mineralogista.  Si  trova  nel  luogo  stesso,  e  qualche 
volla  col  precedenle,  anche  nelle  cellule  del  basallo 
globulare  di   Aci-Gaslello. 

'  -■    '  "  Bef]anile  -  i ;  '  ■ 

Un  piccolo  crislallo  di  forma  rombnide  dedicalo 
al  Conle  Fr.  BefTa  Negrini  dal  Prof.  G.  Maravigna; 
si  rinviene  nelle  geodi  dell' Analcimile,  in  compagnia 
di  altri  diversi  cristalli.  Esso  e  lalvolla  cosi  piccolo 
da  noa  iscoprirsi  ad  occhio  nudo, 

Calce  Sol  fata  .    ,• 

Anche  di  quesin  s'  incoiUra  di  rado  qualche  cri- 
slallo nelle  menzionate  geodi. 

Calce  carbonata 

Essa  nelle  slesse  geodi  e  qualche  voHa  cristal- 
liz/.ala,  quiilche  allra  in  stalallits,  o  in  tfllorescenza 
iiicroslanle.         '    '  ' 

Tremolile 

II   pirossene  fibrose  ed  ammassalo,  nelle  sopra- 


195 

(Iclte  goodi,  0  nella  massa  deirAnalcimile,  prende 
jl  nomc  di  Trciiidlile.  ^'ellp  cellule  di  quest'  uilima 
roccia,  spesso  il  pimssenp  fihroso  non  arriva  ad  am- 
massarsi  ma  in  .sdllilis.simi  filaiiienli  occupa  il  vano 
dclie  cellule,   da  polersi  a  prima  vista  scambiare  coi 


lili  di  Td^iialele. 


Ferro  Solfarato 


Anclie   piccoli    cuhi  di  pirite    marzialo    s'incon- 
Irano  nelle  goodi  e  nolle  cellule  dell'  Analcimile. 

§  21.  Jnimnli  e  Vcgolabili  del  suolo  Catanese. 

Degli  animali  iridigoni  del  suolo  di  Catania  e 
suoi  conlonii,  noi  faremo  ccnno  soltanto  di  quelli 
piu  comuni,  e  che  glovano  all'  uomo;  e  solo  nomi- 
n4;remo  laluni  allri,  de'qualie  intercssante  conoscersi 
se  esislono  nel  nostro  suolo  (1).  Non  seguiromo  per- 
tanto  nessun  ordine  sistomatico  nella  iisla  che  se^ue. 

Mammiferi 

Bovp — vern.  Boi  o  Voi — Ihs  Tmirus.  L. 
Di   questo  utilissimo  animale    abbiamo   una   sola 
specie  di   pelo    rossastro  che    passa  per  gradi  al  nero 
ed  al  giallaslro,  con  graiidi  e  lunglie  corna. 

Pecora — v.  Pecura — Or/s  Aries.  L. 
Una  sola    specie  e  indigena:  le  razze  de'  Merinos 
sono  poco  inlrodoUe  ancora.  La   nostra  da  lallo  ab- 
bondaute. 

(1)  Pud  ronsiiUarsi  con  utile   la  dcscriziono  di  Calaiiia, 
dalla  pa^.   2G(i  siiiu  alia  lino. 


196 

Cavallo — V.  CdLvadda^-Equus  Caballas.  L.   ''    ' 

La  razza  indigena  de'noslri  cavalli,  non  e  a  dir 
vero,  la  piu  bella,  Gli  individui  ne  sono  di  mezzana 
statura,  di  testa  grossa;  forli  bensi  e  di  pelo  piii  fre- 
quente  nero,  delli  mureddi,  o  di  uii  misto  di  bian- 
castro  di  nero  e  di  rossastro  deiti  'nzdim. 

Asino — V.  Asinu,  sumaru,  sceccu,  ec.  Efjuus  Asinush. 

Sono  indigeni  da  no!  i  somari  di  pelo  nero  col 
muso  e  col  venire  bianchi,  delti  Beduini:  razza  evi- 
denlamente  africana.  Qnelli  color  cenerino  sono  an- 
che  comuni,  benche  molto  piii  piccoli  de'  primi  e 
meno  forti. 

Mulo— V.  mulu. 

Razza  ibrida,  distinta  in  due  specie:  quella  che 
proviene  dalT  accoppiameiito  dell' asino  colla  giumen- 
ta,  da  i  muli  propriamente  delti  muliis;  quella  nata 
dal  cavallo  e  dall'asina  e  piu  debole  delta  ffinnus, 
e  non  piii  alta  della  statura  di  un'  asino. 

Porco — v.Porcu — Stis  Scropha  L. 

Una  sola  razza  ne  abbiamo,  di  pelo  nero  e  ru- 
vrdo.  che  cresce  e  s'  ingrassa  straordinariamente.  La 
femina  e  assai  proiifica. 

Cane — v.Cani — Canis  familiaris  L. 

Di  queslo  fido  animale  ve  ne  ha  di  tntte  le  razze 
divenule  oramai    indigene;   e  di    quanle  ne   distingue 


197 

la  sloria  natural!  Ire  o  quattro  sollanto   ne  mancano. 
Piu  coniuDi  souo 

II  Bracco  —  v.  braccu   Canis  Sagax  L. 

II  Maslino — v.   maslinu      s       familiaris  L. 

II  Levriere — v.  livreri         »  grajus  L. 

II  Gaiie  da  Pastore — V.  di  raannira  »  domeslicus  L. 

II  Gorso — V.  cursii  »  molossus  L. 

II  Barbone — v.  pilusu         »   aquaticus  L. 

Le  razze  ibride  poi  sono  nuraerosissime.  Una 
razza  propria  de'  nostri  contorni  e  delle  laliU-  del- 
r  Etna  e  quello  detto  Cirnecu,  oltirao  e  ricercalissiaio 
per  la  caccia  de'  conigli  ;  e  slalo  percio  da  uoi  ohia- 
mato  Canis  Mneus  (1)  . 

i 

Galto.=v.  gatla — Felis  catus  L. 

Noi  non  abbiamo  che  le  variela  di  qiiesla  specie, 
le  quali  differiscono  fra  loro  pel  colore  del  pelo.  Quelli 
che  piu  si  avvicinano  a!  galto  selvalico  sogliono  es- 
sere  piu  forli  e  meno  facili  a  doineslicarsi  ;  i  bianchi 
air  inconlro  divengoiio  casarecci  e  iiiausuelissinii. 

Sorcio— *v.  surgi — thus  lialtus  L. 

Questo  dannoso  animalello  o  comuno,  come  da 
per  tuUo  ;  abbiamo  di  esso  le  specie  segueuli 


(1)  V.   1,1  Fauna  Klnca  di    G.  A.  GaUaiiQi.  Alii  Gioenii 
vol.   13  p.   118. 


198 

Sorcio  Mus  raltus;  questo  e  il  piu  grosso  di  lutli, 
frequente  ne' magazzini  di  cereali. 

Muscardino  Mus  musculus  L.,  piccolo  e  coniu- 
nissimo  nelle   abilazioui. 

Toporagno  Mus  araneus,  non  molto  comune. 

Catnpagnolo  Mus  ar^^ensis,  comune  ue'  conlorni 
di  Catania. 

Porcello  d'  India — v.  d.  Cavia  cobaja  L. 

E  divenuto  iudigeno,  e  si  alleva  nelle  case  come 
animaie  domcstico  ,  ,    ,   . 

Voipe — V.  vurpi — Canis  vulpes  L. 

Non  molto  comune  ne'  dinlorni  ;  se  alcuna  ve 
ne  ha  suole  abilare  le  cave  dclle  lave  e  del  lerreno 
di  argilla  ed  arenaria  delle  colline  delle  Terre  forli. 

Donnola— V.  baddottula-^#i^.s/e//a  vulgaris  L. 

Coraune  nella  cilia,  negli  orti  ed  in  lutle  le  vi- 
ciae  campagne. 

Lepre— .V.  Lebbru — Lepus  timidus  L.      ' 

Comune  nella  vicina  piana  e  nelle  Terre  forti. 

Coniglio — V.  cunigghiu — Lepus  cuniculus  L. 

Comune  nolle  lave  de'  conlorni,  e  ne*  terreni  lutti 
de'  campi  e  dclle  Terreforli. 

Riccio — V.  Rizzu — Erinaceus  terrestris  L. 

Comune  ne'  campi  e  nelle  lave. 

Pipislrello — v.  Taddarila — Vesperlilio  L. 

Abbiamo,  ollre  al  cuniunissimo  V.  77<ftn«wi'  C  au- 


199 

ritus,  C(i  il  rinohphus^=s  abitano  da  per  futto  nelle  fis- 
sure delle  fabbriche,  nc'  telti,  e  nelle  cave  delle  rocce. 

Uccelli 

Gallo — V.  Gaddu  e  Gadd\Qa=^P/iasta?ms  GallusL. 

Molte  varieta  ne  abbiamo  fatfe  oramai  indigene  ; 
e  bellissime  sono  le  riccie,  le  nana,  le  cariole.  Si 
alievano  da  per  lutlo,  in  ciUa  e  fuori. 

Colombo— V.  Palumma — Columba  domestica  L. 

Comunissimo,  e  di  variela  diverse.  La  riccia  la 
cristata,  quella  a  gamba  a  lungbe  penoe  ec.  sono 
bellissime.  Se  ne  alleva  pure  una  razza,  delta  volan- 
tine,  alia  quale  non  si  da  altro  che  il  luogo  del  nido, 
essa  va  a  cercarsi  il  villo  di  qua  e  di  la. 

Gallo  d' india — v.  nuzzu — Meleafjris  Gallopavo  L. 

Si  alleva  da  per  tulto,  come  il  gallo,  c  si  porta 
ad  una  grassezza  superiore  a  qualunque  allro  uccello, 
tranne  lo  Slruzzo  cd  il  Casoar. 


Pavone — v.  Pau —  Pavo  cristatus  L. 


I.  I 


Fill  nella  campagna  o  nc'  conlorni  di  Calania  si 
alleva  questo  superbo  volatile,  a  causa  del  daniid  clu; 
arreca  a'  canali  de'  tctli  sopra  i  quali  ama  di  starsc- 
no  anch(»  la  nolto,  non  clio  pel  grido  slridulo  che 
manda  ad  UqUi  ruuiur  cho  senle. 


200 

Oca — V.  papara^s-y^was  anser  L. 

Queslo  uccello  acquatico,  divenvilo  domesliro  e 
di  due  colori,  o  bigio  o  bianco  ;  si  alleva  lie'  bor^hi 
e  nelie  campagne. 

Anilra — v.  anilra — Anas  boschas  L. 

Come  il  preccdente  :  esso  e  sempre  costanU;  nel 
colore  della  femina,  e  nel  cello  verde  del  maschio, 
si  alleva  come  1' oca.         -        .  .  ,     ,,,,.;, 

PoUobulfano— v.gaddu  fagianu — Falica  Porphyrio  L, 

Anche  queslo  trampoliere  e  divenulo  in  <!alania 
uno  degli  ucceili  delie  basse  corli,  eJ  ahila  pacifico 
colle  galline  ec. 

Gallina  di  Numidia — v.  gaddina  mallisa 

— ISumida  meleagris  L. 

Perche  ci  vlone  da  Malla  quest'  uccello,  e  dello 
mallese  da  noi.  Ksso  si  addomcstica  coi  noslri  ucceili 
domeslici,  e  nidilica  come  le  galline  — =  non  e  mollo 
coniune. 

■  '     ,       Ucceili  sekaggi 

Di  questi,  i  quali  sono  sedenlarii  ne'  contorni  di 
Catania,  e  negli  orli  td  anche  ne'  lelli  delle  chiese 
o(\  altrove,  ne  daremo  la  lisla,  noa  aveudo  a  farvi 
dfclle   positive    osservazioni. 

Allocco — V.  Fuganu — strix  ohis  L. 

Civelta— =  V.  Cucca  —    »     passerina  L. 

Barbagianni — v.  Fuganu,  Piula  ))  fJammea  L. 

Teccola — v.  (liaula Coivus  monedula  L. 

Gazzera — v.  Carcarnzza —  »  Pica  L. 


201 
Uccello  S.Maria — v.  Aceddu  di  Paradisu  —  Alcodo 

ispida, 

Questo  beir  ucccllo  sla  ne'  piccoli  slagni  presso 
la  cosla  di  lave  viilcanicii(;  a  levanle  di  Calania,  e  vola 
pill  spesso  dalla  parle  del  mare  —  no n  e  comuue. 

Slorno — V.  Slurneddu— ^/i/rnws  vulgaris  L. 

Abila  in  qiialche  d'  una  delic  torri  detle  chiese 
oe'  borghi,  e  ne'  huchi  deile  ailre  fabbriche  puco  abilale. 

Passera  solilaria — v.Passiru  solitariu — Turdus  soli/a- 

riusL. 

Quest'  uccello  si  addomestica  nelle  gabbie  ed 
impara  a  proiferir  qualche  parola  modificando  il  suo 
stridulo  canto. 

OcchiocottOi-iV.Gicchitedda — Sylvia  melanoccphahis 

Latb. 

Peltirosso — v.Pellurussu — 5.  mbcciila  I.alh. 

Culrettola — v.Pispisa — Molacilla  boarula  L, 

CappeMaccia — v.Oucuggbiala — Alauda  cristala  L. 

Panleraiia — v.Galamlruni — A  ar\^ensis  L. 

Slrilloz2o — v,(]iciiuni — Embpri.sa  miliaria  L. 

Passera— v.Passiru   sbirru — Frmcjdla  ispaniulonsis 

Tern. 

FringuclIo-^^v.Spunsnni —  F.  cwlebs  L. 

Canleilino — v,(!ardidiiu — F.cardiwlis  L. 

Tortora — v.Turlura — Columba  turlur  L. 

Sebbene  in  primavera  sono  piii  al)bnndanti  le  lor- 
lorc,  pure  moltc  ve  ne  sono  sedcalarie  ne'  noslri 
conlorni.  26 


202 
Colnmbaccio — v.Paliimmifarsi — Cohimba  Ovenas  L. 
Pernice — v.Pernici-^/^erc^/a;  grceca  liriss. 

Gomune  nelle  terre  vulcaniche. 
Quaglia — v.Quaggliia — P.  colurnix  Lath. 

Coroune,   fino  ncgli  orli    de'  coatorni  della  cilia. 
Gavina — v.Aimazzu — Larus   Canus  L. 

Vola  lutto  il  gii>rno  ncl  liHoralc  e  presso  al 
porlo,  non  si  e  scoperto  ove  nidifica.. 

Quesli  souo  i  piij  coiiiuiii  uccelli  che  in  tulti  i 
tempi  si  veggono  ne'  contorai  di  Gataaia,  e  laiuni 
ne'  giardiiii   interni, 

Di  quelli  di  passa,  o  che  vengono  ne*  mesi  di 
primavera  esla  cd  aulunno,  pochi  se  ne  cacciano  pur 
ailevarsi  nelle  gabble.  L'  usignuolo  arriva  talvolla  a 
niJificare  in  servilu,  ma  non  e  che  le  rarissinie  volte. 
II  canarino  si  puo  dire  indigene  perche  nidifica  e 
cresce  nelle  noslre  gab!)ie. 

Anfibii  e  Reltili 

Rospo— v-biiffa — Hana  bufo  L. 

Si  Irova  di  varie  grandrzzri,  e  talvoita  piu  di 
un  grosso  pugno ,  ne'  hioghi  umidi,  negli  orli  e  presso 
gli   acqiiidoUi. 

Ranocchiai^v.Larunchia^_V?a;2a  esculenta  L. 

Gomunissima  ne'  Itioghi  umidi ;  abbiamo  pure  la 
R.  T(Mnporaria  di  L.  e  talvolla  anche  la  K.  Arborea 
si  fa  vedere  ne'  giardiui. 

Teslugine—v.Tisluina — Testudo  green  L. 

Abila  sollo  le  pieire  e  solto  terra  nell'  inverno. 


203 
poi  si  fa  vedcre    dulla    primavera  all'  autunnu  •—  noa 
inollo  frequenle. 

Lucerlola — v.Lucerta — Lucorla  agilh  L. 

Comuiiissima  da  per  futlo;  quelle  chft  ahitano  i 
terreni   valcanioi  sono  bigie,   verdi  quelle  de'  cainpi. 

Lucerlaverde — v.Lucirluni — Lucerla  viridis  L. 

E  la  piu  grossa  e  luD^a  che  abbiamo  ne'  noslri 
conlorni,  arriva  essa  ad  tin  piedn  e  mezzo  di  luu- 
ghezza:   il  suo  verde  colore  e  vivido  e  mclallico. 

Lucertola  scinco — v.Tiraxiatu — Laccrta  scincus  L. 

Comuiie  nelle  lave  e  ne'  muri  degli  orli  ed  an- 
che  delle  case. 

Lucerlola  gheco — v.Zazzaniida — Liicerta  gheco  L. 

Comunissima  ne'  muri  e  ne'  tetli  delle  case;  ve 
ne  sono  delle  assai  grosse,  nerastre  e  di  ruvidissima 
cule,  priiicipabneiile  nelle  lave  :  quelle  delle  case  sono 
piu  sbiadate  a  segno  di  esscre  lalvolla  biancaslre. 

Serpe — v.Serpi — Coluber  .   .  . 

Nera  tutta,  e  lunga  spesso  quattro  piedi,  comune 
nelle  lave  e  negli  orli. 

Serpe  macchiata — v.Sciirsuni   di  Granatu-^Ce/uier. 

Ha  la  pclle  con  squarae  piccola  con  varie  strisce 
di  color  rossastro,  giallo,  e  scr.ro ;  abila  talvolla  aii- 
fhe  nelle  case  basse  e  no' magazzini  —  non  mollo 
comune. 


201 

Vipera— v.Vipera — Coluber  berus  L. 

II  solo  rettile  velenoso  che  abbiamo  oe'  nostr? 
contonii,  e  principalraente  nel  terreao  vulcanico  — 
comuae,  e  pericoloso  pur  Iroppo. 

Crostacei 

Scorpione-i— V.Sal  ifiziu — Scorpio 

Ne  abbiamo  di  due  specie,  una  nera  I'  altra  bian« 
casira — abitano  ie  antiche  case,  ed  i  vecchi  inobili 
—  sono  ambidue  baslaatemente  velenosi ;  noo  sono 
comuDJ. 

Scolopeodra^^v.ForGcia — Scolopendra 

Solto  le  pielre,  ne'  terreni  vulcanic!  abilano  co- 
munemente  queste  Scolopendre,  e  spesso  lunghe  sei 
pollici si  dicono  velenose,    ma  non  vi  souo  esalle 

prove. 

Insetii 

Di  quesli  non  facciamo  menzione  che  dell'  Ape 
del  Verme  a  sela,  e  della  Cantaride  ;  poiche  ricbie- 
derrbhe  un'  inlicro  volume  la  lista  di  lutli  gl' insetii 
de'  nusiri  coiilorni  ;  e  ci  ritratliamo  per  questo,  e  per 
allri  argonienli  di  storia  naluraie,  agli  scritli  de'  na- 
turalisti  patrii  od  esteri. 

Ape — v.  A  pa — Apis  mellifera  L. 

Comune  e  da  noi  la  cullura  delle  Api  tanto  nei 
conlorni,  quanto  negli  orii  della  cilia  ;  ed  il  miele 
noil   Id  cede    in  qualila  e  quello    famoso  ibieo.  Sono 


205 

poi  prospere  qui  piu  che  allrove  a  causa  de'  Oori 
del  mandorlo,  che  sbuccia  in  gran  copia  nelle  noslre 
colline  ne'  raesi  di  geauaro  e  febbraro,  quaado  gli  altri 
liuri  non  suuo  tuUavia  spunlati  dalle  piaote. 

FilugelIo.=v.  V^ermu — Bombis  serica  L. 

Si  alleva  in  Catania  e  ne'  contorni  il  fiiugello, 
sebbene  in  poca  quaulita,  rispello  ad  allri  luogtii  di 
Sicilia,  usando  per  foglia  il  morus  nigra  esclusiva- 
ineale. 

Ganlaride — v.Ganlarda — Meloe  vesicalon'us  L.    , 

Quest'  insetto  viene  nel  mese  di  aprile  e  mai^gio 
nelle  colline  delle  Terfe  ford,  e  si  raccoglie  iiegli 
ulivi,  battendone  i  rami  da  dove  esso  cade  sopra  Ic 
tende  che  vi  si  spiegano  sotlo. 

Vegolabili  collivati. 
Cereali 

Poche  sono  le  terra  nello  stretlo  conlnrno  di 
Catania,  che  si  adaltano  alia  collura  de'  cereali,  ma 
non  percio  non  sono  da  noverarsi  fra'  vegelablli  che 
noi  coltiviamo;  e  quindi  sebbene  molli  di  essi  appar- 
lengono  alia  seminagione  e  raccolto  della  gran  Plana, 
pure  non  lasciano  di  esser  uostri  ;  e  sopra  lulti  ii 

Frumenlo — v.frummcntu — Triticum  L. 

Noi  ne  abbiamo  molle  specie,  che  vengono  uber« 
tose,   e  che   portano  i  seguenli    nomi   vernacoli 

Farru —      Trilicuin  monococcuin  L. 


206 

Scavuzza —        »         oestivum 
Majorca —  »  hibernum 

Acciledda— •       b         turgidum      ,-, 
Tumminia —      s 
Sperciasacchi — » 

Segala-^v.Irmanu — Secala  cereale  L. 

Quesla  si  semina  ne'  lerreni  vulcanici  ditrieslicali 
dal  tempo  o  dalla  collura,  e  non  pochi  de'  piossimi 
villaggi  r  usano  per  pane. 

Orzos—v.Oriu —  Hordeum  vuJgare  L. 

Ve  ne  ha  di  due  qualita,  quella  di  sciare  die 
si  semina  ne'  terreni  vulcanici  dimesticali,  e  quella 
di  piana,  che  si  colliva  ne'  lerreni  argillosi  e  misti  ; 
ambedue  di  buona  qualita. 

Scagliola — v.scagghiola—  Phalaris  canariensis  L. 

Si  semina  in  mezzo  al  frumento,  ma  p(.T  lo  piu 
neIJa  piana^-rare  voile  ne'  conlorni  di  Calania. 

Sulla—  v,s[id(]a^-.  ffedisarum  coronarium  L. 

Nasce  spontanea  ne'  rampi,  ed  e  un*  eccellenle 
foraggio  :  siccome  e  abbondaule  non  si  ha  cura  di 
fame  Ja  giusta  seminaggione. 

Legiimi 

Fava —  v.Fava—  vicia  faba  L. 

Favetta — v.Favella—     «     narbonetisis  L. 

Quesle  due  specie  si  collivano  ne'  lerreni  vulcanici 


207 
si   bene  che    in  allri.    I, a  genie  le  mangia  verdi,    e 
mature,  e  dacche  esse  cominciano  a  vendersi  nel  mer- 
oaio  ia  povera  gente  finisce  di  soffrire    la   scarsezza 
doir  iiiverno. 

Fagiolo— V,  fasola,  iTuiaca—Phaselus  vulgaris  L. 

Si  colliva  come  le  fave  in  ogni  terreno,  e  prin- 
clpalmenle  tielle  vigne,  e  nnl  suolo  vulcanico  vene  ha 
Ud.i  specie,  di  cui  la  siliqua  e  cilindrica  e  lunga,  e 
diccsi  da  noi  mascalisa — si  mangia  verde  e  matura. 

Pisello — V.  pisedJa — Pisum  sativum  L. 

Si  semina  negli  orii  e  ne'  terreni  vulcanici  a  vi- 
gna;  si  mangia  quasi  sempre  verde, 

Gece — V.  ciciru—  Cicer  ariQlinwn  L. 

Si  semina  in  lulti  i  terreni  ed  anche  negli  orli, 
e  viene  prosperamente. 

Cicerchia— V.  cicerca— fasola— Za//i^rMs  sativus  L. 

Per  lo  piu  si  colliva  ne'  campi  della  piana,    ed 
anche  in  quelli  de'noslri  contorni,  si  mangia  malura. 

Lenle—v.  Ienlicchia_£ry;:/m  lens  L. 

Come  la  precedenle;  se  nc  colliva   anche    nolle 
vigae. 

Piante  ortcnsi 
Cavolo— v.  caulu— /vVass/ba  L. 

I       ...  I  I 

Ne  ubhiaino    mollp    specie,  che    vengono    assai 
bene  ue'uosin  orli,  e  soiio; 


208 
Cavolo  cappuccio— i?ro5szcc!  oleracea  L. 

B.     capitala 
Cavolo  fiore  (bastardu)     a  botrylis  albida  L. 
Cavolo  broccolo  (vrocculu)«  «   nigroviolacea  L. 

Cavolo  di  lorso   (trunzu)  k  gongyloides  L. 

Oltreche  si  coltivano  negli  orii,  si  pianlanopure 
ne'  lerreni  vulcanici  ingrassati,  e  poco  esposli  al  so- 
le. II  Cavolo  quivi,  e  nelle  vigne  suole  duraie  molli 
anni,  togliendone  le  foglie  tenere  due  o  tre  voile 
r  anno.  Riescono  pero  piii  duri  degli  allri  e  la  fo- 
glia  diviene  piccola,  doppia,  e  crespa. 

Finocchio— V.  ^nocchin-^Aneihum  foeniciihim  L. 

Comunissimo  da  per  lutlo  ne'  terrcni  irrigali. 

Lalluga — v.  latluca^=-/oc/2/ca  saiiva  L. 

Ne  abbiamo  diverse  varieta,  come  la  cappuccia, 
la  lunga  (a  brigghiu),  la  riccia;  e  luUe  di  eccellente 
qualila.  Si  e  in  oggi  giunlo  ad  averne  per  tulto  i'an- 
no,  sebbeiie  le  migiiori  si  fossero  quelle  di  prima- 
vera  e  principle  di  esla--Quando  si  usa  tenera,  si  dice 
lailuchtna. 

Scarola.=i^v.  scalora — Cicorium? 

Si  colfiva  per  lagiiarsi  tenerissima  per  insalata:  ma 
se  ne  semina  dell' allra  che  si  fa  cresccre  per  fal- 
ciarsi  ad   uso  di  foraggio. 

Endivia— V.  nivia — Cichoriurn  endivia  L. 

Quesla  specie  di  Cicorea  domes! ica,  si  usa  per 
minestre,  ed  anclie  per  insalale. 


209 
Spinace — v.spinacia — Spinacea  oleracea  L. 

Non  si  colliva  in  grande  abbondanza  da  noi,  ed 
e  piultosto  rara  negli  orlaggi.  Piu  couiuiie  e  uegii 
orti  delle  cainpagne  vicine. 

Solleri — v.Xcci-^Jpium  graveolens  L. 

La  collura  di  quesia  comunissima  pianta  non  e 
conosciula,  n  abneito  non  adoltata  da  noi  come  m 
A^eruo,   dove  i  sclleri  sono  di  ecceilciite  qualita. 

Carota — v.b;istunaca — Daucus  carola  L. 

Rapa — v.rapa — Brassica  rapa  L. 

Ravanc'lli — v.rapanelii — Raphanus  salivus  L. 

»  radicia —  »  »   var.  L. 

Bietolafossa — vJ^aiota — Betula  vulgaris  L.         !i    , 

»    biaiica — v.Secali        »  »   var.  L. 

Senape — v.sinapa — Sinapis  nigra  L. 
lioragiue — v.vurraina — berago  ofjlcinalis  L. 

Tutle  queste  pianle  vengono  a  meraviglla  nei 
noslri  orli,  non  die  in  molli  de'  lerrcni  vulcanici  di- 
meslicali,  anche  dove  mancano  le  acque  correuti. 

Cipoila — v.cipnddi — AUium  cepa  L. 

i'       Comunissima  da  per  tullo,  ed  usilallssima. 

Aglio — v.agghiu — Allium  salicurn  L. 

Usilatissimo  quunlo  la  precedenio,  e  comunc  del 
Dari  da  per  lutto. 

Mi'nla — v. amenta — Mentha  viricis  L. 

27 


210 

Prezzemtnolo—v.putrusinu— //^j/mot  pelroselinu^n  L. 

Queste  due  piantarelle   sono  in  grandissimo  uso 
da  noi,  e  quindi  si  collivano  in  tutli  i  lerreni. 

Carcioffo — v.cacocciuli.=^Cmara  scolimus  L. 

Si    producono    negli    orli,    ed    anche  ne'  terreni 
vulcauici  dimesticati,  noa   che  in  quelli  a  vigna. 

Palata — v.palati — Solanum  tuberosum  L. 

Won  molto  comuae  ne' nostri  coutorui. 

Tarlufo  biancossv.Patacca — HeliatUhus  tuber  osus  L. 

Piu  comuae  da  noi  della  Palata,  e  piu  ricercata 
nelle  cucine. 

Melone —  v.muluni  di  tavola—  Cucumis  melo  L. 

Cocomeros^v.  »  d'  acq\ia.»- Cucurbita  citrullus  L. 

Melone  d*  odore — v.s  di  xiauru — Cucumis  dudaim  L. 

Sono  comuni  da  per  tutlo  ed  in  ogni  terreno. 

Cocuzza—  v.cucuzza^-=  Cucurbita  L. 

INe  abbiamo  le  seguenli  variola,  e  tulle  coltivansi 
negli  orli  della  cilia  o  de'  contomi ;  cioe 

Cuciizza  baffa^- V, Cucurbita   pepo,   o  m<lo   L. 

J)  spagnola        »  « 

I)  longa  ))  lagenaria  var. 

»         da  natari       »  »  var. 

»  di  quaranta  jorni        melo  var. 

Celruolo— v.ciliolu — Cucumis  sativus  f 


211 

Si  colliva  negli  orfi  irrij^ui:  ne'  terreni  vulcanic! 
asciutli  viene  un' altra  specie,  delia  cucummaru — Cu' 
cumis  fexuosus  L.  di  cui  il  sapore  e  meoo  dolce  e 
piacevoie  del  vero  celruolo. 

Pomidoro — v. puma  d'amuri — Solanum  ly coper sicumh. 

Pianta  comunissima,  di  cui  il  frullo  e    usilalis- 

simo,   e  senza   del  quale  la  cucina  noii   puo  sussiste- 

re,    per  dir  cosi;   di  esso  se  ne  fa  estrallo  onde  ser- 
vire  in  tutti  i  tempi. 

Pelronciana— iV.mulingiana — Solamim  melongena  L. 

Anche  questa  e  comunissima  in  esla,  e  se  ne  fa 
grande  uso  da  noi. 

Peperone — v.pipi,  pipajoli — Capsicum  annuumL, 

Se  ne  hanno  molte  variela:  da  trenta  anni  in 
qua  si  e  falta  indigena  la  variela  dolce,  della  quale 
si  fa  grande  uso  in  Oiigi;  sebbeae  quella  ardente  e 
piu  ricercatu  dalla  gente  di  lavoro, 

Fragoia — v.  fraula— /Va^am  vesca  L. 

Comune  negli  orti. 

Pianie  sehagge  commestibili, 

Cavolicelli— v.cavuliceddi—^rass/ca  arvensi's  L. 

Comune  nelle  vigna    e  ne'carapi;  usilalissima. 
Asparago_v.spariciu— /^s/jflT-fiyri/s  aldus  L. 

Coniunissimo  ne'  ferreni  vulcanici. 


212 
Senape  selvaggia— v.amareddi — Sinnpis  arvmsis  L, 

Comuni  ne'  lerreni  argillosi  e  misli. 

Bietoia  selv; — v.secali  s&Tvaggi-  Beta  mariUima  L. 

Comune,  come  sopra. 
Finocchio  riccio — v.K.rizzu — Aneihiim  gravoolens  L. 

Comune  coma  sopra. 
Crescione — v.crisciuni — Sysimbrium   L. 

Vicne  negli  orti,  ne' liioghi  pii'i  umidi  ed  irri- 
gati — non  e  pero  mollo  usalo  da  noi. 

Cappara — v.chiappara — Capparis  spinosa  L, 

Comune  nelle  lave,  ed  ancbe  in  allri  terreni  — 
le  foglie  ed  i  getloni  leneri  si  mangiano  colli,  e  poi 
freddi  in  insalata;  i!  fiore  non  per  anche  sbulcialo, 
si  mangia  nel  modo  stesso,  ma  per  lo  piii  si  con- 
serva  o  salato,  o  in  aceto. 

Cardo— 'v.carduni— Carr/w?is  eriophorus  L. 

MoUissime  vari<;la  di  quest!  card!  si  mangiano 
prima  di  sollevarsi  il  fiore,  o  meglio  ia  piccola  car- 
tioffola.  Queste  poi  prima  di  sbucciare  si  mangiano 
colle  neli'  acqua  e  sale;  e  per  gran  parte  dell'  esta  si 
vendoiio  in  quantila  prodigiosa  per  le  strade. 

Piante  utili  a  varii  usi 

Lino — v.Iinu — Linnm  usilalissimum  L. 

Si  sominae  viene  ecccliente  ani;lie  ne'lerreni  vuloani- 
ci,oilir  agli  nrii  cd  a'campi  de'conlorni^-quelloseminalo 
111  marzo  si  lieoe  di  migiior  qualila  e  si  chiama  Marzolu. 


213 

Canape — v.cannavu — Cannabis  saliva  L. 

Si  colliva  in  qiialche  orto,  ma  non  in  grande 
qiianlita,  e  causa  della  scarsezza  deile  acque. 

Sommacco — v.summaccu — lihus  coriaria  L. 

Nasce  sponlaneo  ne'  terreni  vuicanici,  e  non  si 
coltiva,  come  in  altri  luoghi;  se  ne  raccoglie  quindi  poca 
quanlila. 

Reseda — v.  Erba — Beseda  lutea  L.        «     ,,,,    :?, 

Si  semina  ne' terreni  vuicanici  dimeslicati,  delti 
Chiuse,  e  se  ne  raccoglie  buona  quantita  ad  uso  dei 
lintori. 

Soda — V.  Spinedda — Salsola  soda  h. 

Se  ne  fa  una  collivazione  in  grande  Delia  Piana, 
poca  ne'  terreni  de'  conlorni. 

Liquirizia — v.licurizia — Glycirhyza  glabra  L. 

Nasce  sponlanea  ed  in  grande  abbondanza  nei 
terreni  alluviali,  e  presso  /'  Arena  di  Catania.  Molle 
fabbriche  dell'  estratlo  di  cssa  sono  percio  alzale  da 
Doi. 

Tabbacco — v.tabaccu — Nicotiana  tabaeum  L. 

Si  somina  e  si  coltiva  negli  orli,  non  pcro  in 
grande  ubbuudanza. 

Piante  frutlifare  ... 

I 
Limone— v.luminni — Citrus  medica  L. 

Di  qiiesli  Agrunii  ne  abbiamo  una  bunna    qiian- 


2!4 
lit^  negli  orli,  e  moUe  varieta  ne  possiamo  contare, 
che  portano  da  noi  i  seguenti  oomi: 

LimuDi— 0  lumia  di  sucu 

«  «         di  paradisu  (dolce  troppo 

0  n         Valenziana  —  questa     si  fa  di 

una  grossezza    straordinaria,    spesso  come  una  tesla 
di  ragazzo. 

tt  »         Pireltu  ^-^  cosi  delto  della  forma 

di  pero  e  dalla  dolcezza  del  cosi  delto  callo ;  si  man- 
gia  coa  tutla  la  scorza. 

«  Lumia,  o  Patriarca  —  della  forma  di 

una  mammella  con  grosso  capezzolo.  ■ 

«  Bergamotla  —  di  soave  odore. 

Cedro  —  Cilru  di  Fiorenza. 
Aranciu  —  Citrus  aurantium  L. 

«  di  Portogallui — comunissimo    ed  ab- 

bondaDtissitno. 

»  »         sanguigno. 

■  duici  —  di  un  dolce  sciapito 

■  asciutlu. 

»  curnulu  — variefa  dell' asciutto,  ma  che 

e  pieno  di  mostruosita  della  scorza  in  mezzo  a'  spicchi — ■ 
e  cio  proviene  dalla  riunione  di  molli  fiori  strelli  fra 
di  lore,  e  che  in  diverso  niodo  percio  vengono  a  svi- 
liipparsi. 

Pomo — v.pumu  di  Ja  vma  —  Mains  h. 

E  la  sola  specie  che  cresce  ne'  nosiri  eonlorni  : 
luUe  le  altre  ci   vengono  da'  terreni  dell'  Etna. 

Pero — v.piru — Pynis  coiinnums  h. 


V 


215 

Pochi  alberi  se  ne  coltivano  ne*  noslri  contorni, 
e  quesli  soiio  della  specie  biancheltu,  e  falcuni, 

Mandorlo — v.Mennula — Amygdalus  communis  L. 

Cresce  e  si  colliva  da  per  tullo,  ed  in  tulti  i 
tirreoi — Suole  aver  carica  ogni  due  anni  —  II  frulto 
e  eccellente  :  ed  e  uno  de'  capi  di  nostro  commercio. 

Ulivo_v.  aliva — Olea  Europcea  L. 

Quest'  albero  puo  riguardarsi  come  una  perenne 
risorsa  dell'  agricoltore.  Da  frulto  abbondanle,  e  la  sua 
lougevila  lo  rende  aocor  piu  prezioso.  E  beilo  il  ve- 
dere  come  in  mezzo  a'  crepacci  delle  lave  insiniia  le 
sue  radici,  e  si  sosHene  contro  i  calori  eslivi  e  la 
scarsezza  delle  piogge  !  No'  terreni  coltivali  poi  di- 
veiila  albero  robuslo  e  beo  alio.  La  sua  collivazione 
pero,  bisogna  coufessarlo,  e  da  noi  poco  conosciuta, 
o  Irascurata  ;  ed  il  barbaro  uso  di  far  cadere  le  ulive 
battendone  i  rami  con  lunghe  verghe  fa  si  cha  ogni 
secondo  anno  si  puo  sperare  il  ricollo.  Anche  il  mudo 
di  eslrarne  1'  olio  dovrebbe  esser  raiglioralo  presso  di 
noi(l)  . 

Pesco— v.  Persicu — Amygdalus  Persica. 

Ollimo  e  il  frulto  del  pesco  da  noi,  e  ne  ab- 
biamo  qualche  vanela. 

Susino^v.  Prunu —  Primus  domosfSca  L. 

Le  frulta  del  Susino  che  si  colliva  in  qn.ilcir  iiao 

i 

(1)  Coidaro— Siiir  Uliio.  Atti  Giocn.  vol.   15  f>.  «1. 


216 

de*  Dostri  orti  non  sono  delle  migliori  qualita,  o  al- 
meno  non  aggaagliano  quella  delle  susiue  che  ci 
vengono  dall' Etna. 

Albicocco — v.Varcocu — Prunus  armeniaca  L. 

Di  questo  all'  incontro  si  raccolgono  grossi  frulli 
e  delicati,  principalmente  della  variela  a  damascena  — 
detti   damaschini. 

Granalo — v.granatu — Punica  granatum  L. 

Le  ire  specie  che  ne  abbiamo,  cioe  quello  di 
coccio  grosso,  dello  denle  di  ca<^allo,  il  dolce,  e  I'  a- 
grellO;  detto  anche  cartasu — lulte  vengono  a  perfe- 
zione,  dcnlio  e  fuori  la  cilia.  •     c 

Fieo=v.ficu — Ficus  carica  L. 

Ne  abbiamo  di  tulle  le  migliori  qualila  ncgli  orli, 
0  ne'  contoini.  I  piij  comuni  sono  : 

la  bifera  —  bifera,  o  di  prima  manu 

»  oltata  — ==  auttata 

»  Calalana  bianca  — ^  calalana 

»   vendemmiola  -^  vinniguola 

))   Melongiana  —  milinciana  .; 

»   Calalana  nera  —  catalanedda 

»  Miele  —  ficu  di  meli  —  quesla  ultima  pero  non 
viene  cosi  bene,  come  ne'  leireni  aienosi  di  Nicolosi. 

Fico  d' luiiia, — v.Ccu  d^  \m\\i\.^— Cactus   opimtia  L. 

»  ficus  iiidica  L. 

Estesissinia  e  ia  coltivazione  del  fico  d'  India  ; 
della  prima  specie  ne  abbondano  lulte  le  U'lre  vul- 
caniche    non    bene  diiueiticate  ;     e  serve  .•h./j  qut^sla 


217 
pianta  a  comlnciarnc  la  dimoslirhezza,  colla  forza  delle 
radici  e  rolla  radiita  rielle  pale  taiilo  succulenli.  Le 
siepi  della  secoiida  specie  sono  coniuni  ne'  terreni 
de'  dintorni';  m.i  il  friiUo  non  vicne  pero  della  qua- 
Ijta  della  opuniia. 

Vite — v.viii —  Pilin  rinifera  L. 

E  prandp  \\  n»ini<To  <l('llo  specie  delle  noslre 
uve(1);  di  lutte  la  qualila  e  otlima.  De'  prodolti  poi 
di  esse  saiebho  luiii^o  il  lenenie  conlo  ragionalo  : 
hasla  dire  che  il  vino,  I'  acito,  il  tartaro,  la  fecce, 
la  ceiiere  della  spoijiia  e  de'  racemi,  della  vinaccio, 
acino,  e  pni  I  arquavite  ec.  verigono  da  quesla 
pianla  benigna. 

Carnilio — v.rarnil)b;i — Caratonia  siUqua  L. 

Albero  comuiiissimOj  ed  abbon(lantissimo  della 
sua  siliqua,  che  va  in  commercio,  e  si  mangia  an- 
che  dalla  povera  genie.  Puo  dirsi  quasi  spontanco 
nelle  noslre  lave,  ove  cresce  ad  un'  altezza  e  gros- 
s>zza  non  iiifcriore  alia  (piercia.  Dt  I  suo  legno  si  fa 
anche  uso  per  inlarsialura,  essendo  di  un  bel  rosso 
che  da  nel  ruseo. 

Pislacchio — v.fasluca — Pistacea  vera  L. 

Abbiaino  di  qiicslo,  il  maschio  dclto  scornaljcccUy 
la  femina  della  fasluca,  ed  il  selvalico,  dello  ascinii. 
La  fastuca  si  coliiva  poco  ne'  noslri  coiilorni ;  1'  ascinu 
serve  per  legno  da  bruciare. 

'         (1)  Gcrcmia,   Vorlunno  Ftnoo,   Sl.ifulngrafia AllI  Oidon. 

vol.    10  |,.   iOI,   vol.    li    \>.  3.  2.S 


218 
Sorljo — v.snrva — Sorbiis  domesUca   L. 

Nespolo v.nespula — Mespilus    Germanica  L.        i 

Azzeruolo — v.'INzalora — Cratoogus  Azarolus  L.     •■ 
Zizzifo v.zismia — Zisiphus  htm  L. 

Sono  tulti  indigeni,  ma  si  collivano  poco  nel 
conlorno  di  Galania. 

Alberi  da  legnanie 

Noleremo  qui  sollanlo  i  soli  de'  nosiri  coutorni, 
i  quali  non  vengono  della  grandezza  di  que'  dcHa 
regione  nemorosa  dell'  Etna,  da  dove  vieue  il  iegna- 
Die  di  buona  qualila,  e  principalmente  il  oastagno,  il 

niu  usato  di  tulti. 

t  - .■•••■>( 

Quercia — v.cerza — Quercus  robur  L. 

]Noce — v.nuci — Juglans  regia  » 

Pino — v.pignu — Pinus  pinoa  »     ,    .      , 

Olmo — v.urmu — Ulmus  campostris  ))  .,■.■.. 

Pioppo — v.albaneddu — Populus  nigra    »  .  ;, 

»         alba     » 
Cipresso — v.cbiuppu — Cupressus  scmpervirens  » 
Carrubbo — v.carruba — ('eratonia  silujua  » 
Salice — v.piarigenli — ^alix  arenaria  »  .,^, 

Ceraso — v.cirasa — Prumis  cerasus       » 
Busso — v.busciu — Buxus  sempervirens   » 

Di  tante  allre  pianle  che  servono  per  bruciare, 
e  ad  allri  pocbi  usi  si  dovrebbe  far  nionzii^ne,  se  iion 
andasse  tioppo  a  luugo  la  lisla.  Le  jlore  de'  bolanici 
sono  da  consullarsi  per  quesle  non  solu,  aia  per  co- 
noscersi  di  qiianle  specie  di  piante  e  feiace  il  suolo 
di  (Galania,  e  de'  suoi  coiilorni,  benche  a  prima  vista 
urido  cotnparisce  e  vulcunico  da  capo  a  I'oiido. 


219 
CAPITOLO  TRRZO 

StATO    ATTUAMi  FlSlCO   METliOIlOLOGICO. 

§  22  Siiolo   vd  acque 

Catania  e  siliiala  appie  della  parte  mcridionale 
(Icir  Kliia,  ii)  foiido  ad  iiii  Golfo  clic  la  l)a:;na  per  Sud, 
in  C(  iilro  aila  cosla  Sud-Esl  di  Sicilia,  a  gr.  32. 
46  di  loiigiludino,  37,  29',  58".  5  di  laliludme  seU 
fenlrifinale,  o,  secondo  d  Capilaiio  Sinilli,  gr.  37. 
28'.  21.  o.  srcondo  il  Sig.  L*/  Chrisl.  IVlers,  gr.  37. 
29'.  39",  6. 

((  II  pill  lungo  ginrno  o  di  1.1''\  42'  addi  21 
Ciiugno;  il  pill  corlo  di  9.*"^  31'.  addi  21  diccmbre. 
La  durala  massiina  del  orepuscolo  nel  sulslizin  eslivo 
e  0""^.  39'  n«drinvirii;de,  0.'"'^  37'  la  minima  a  16  marzo 
e  28  st'tl<nibic  0.  ''  37'. I  a  declinaziono  magnelica  per 
r  anno  1839,  14.   27'  verso  ovesl    »  (1). 

II  suolo  non  oconpato  da  lahhrichc  e,  nel  maggior 
numero  di  sili,  di  lava:  in  allri  di  arenaria  e  di  ar- 
gilla.  e  pir  lo  piu  di  maleriale  mislo  di  rfiUami 
di   fabl)riehe  e  di    sahhie   impure  alluvjali. 

«  L'arenaria  si  .scupre  in  contrada  S.  Domeni- 
co,  neli' orlo  S.  Salvaldio,  utila  slrada  ddh  fossn, 
no!  bii'io,  ed  in  porzionc!  del  qiiarliere  S.  Galerina; 
r  argdia  nel  poggio  <\\  Cifali  e  ad  ovesl  covoria  poi 
dalla  lava  e  dalle  fabbriclie,  per  lulla  la  collina  della 
parte  alia  della  Cilia.  «  (2)  La  mela  did  Into  di  Sud 
di  essa  non  bagnala  dal  mare,  e  falibricala  sopra 
la  lava  del  1669,  chc  per  Sud  eonfina  col  lido  arenoso 
del  GoHo,  dulto  da  noi  praja,   dalla  voce  porlogbese. 

(1)  l>03crIziono  di  Catania  pag.  23  o  2i. 
••      (2)  Kcscri/..  cilat. 


220  ^ 

(I  II  piano  su  ciii  stannn  gli  e(iifizii  o  alqu.iiilo 
acclive  da  tsl  ad  Ovest,  piii  che  da  Siid  a  JNord. 
La  esleiisione  della  Cilia  in  superfii.-ie  c  di  cuiiie 
607,  77i  quadrate  esclusi  i  quarlieii  di  S."  M.''  di 
Ge.sii,  Gifali  e  Lognina;  in  circuiln  canne  lineari  4080, 
lolti  i  quarlieri  predelli;  in  lunyliexza  cunriu  1600; 
in  larghezza  canne   '1041    »   (]). 

Jja  mela  bagnala  dal  niar(\  tolli  la  piccola 
spiaggia  della  marina,  e  lutla  di  lave,  die  tenninano 
in  una  fronle  piessoche  peipfndicolare  sulle  onde, 
piena  di  grotte,  di  cave,  di  Acoscese  e  di  scogli.  Ma 
se  da  un  canto  presenta  all'  occliio  una  costa  n)a- 
ritlima  di  tetro  colore,  riesce  daH'allro  canto  vanla- 
giosissiuia,  ed  influisce  non  poco  alia  purez/.a  duH'a- 
ere  catanese,  oon  alwuentando  ie  alghe,  olu-  svolle 
poi  da'marosi  sogliono  accumulitrsi  no' iitlDraii  di 
altri  paesi,  per  produrvi,  colla  piitrida  loro  fcrnieii- 
la/jone,   pessimi  miasmi. 

I.a  suntuosa  fahbrica  del  nuovo  molo  e  tulla 
oostruila  di  malenale  vulcanico;  e  seoza  il  prossimo 
iltoraie  di  lava  la  ndjusla  scogliera  non  si  avrebbi; 
)ntuto  formare  di  masse  11  quella  grandezza,  e  di 
|uel  pi-so,  che  la  faiiiio  laiilo  ammirure  da  chi  la 
isserva  (2). 

I  contorai  di  Catania,  benche  in  massima    parte 
vulcanici    come    si  e  replicate  volte  detto,  sono  tulti 

(1)  Descriz.  cit. 

(2)  Vedi   le   nicmoi'le   scg.    iicl   Gioriiale  Giociiio  cioc: 
6ul  genio  di   Culani.i  Tom.    VI   biiin'strc  4. 

Sul   prosei;iiimi-Mito   de'  lavori  ec.   Tom.    XI.   bini.4. 
Su'luvuri   del    .^lolo  I'.c.   (lalrtiiia    1843. 
Sulla  slabiiilii  de' cassoiii — Atti  Giocn.  Ser.  V.  vol.  1. 
j.ag.   o7. 


221 

collivati,  a  riserlia  del  Iratlo  drlla  lava  del  1669, 
che  ne  lorriia  la  parte  meridionale;  eppiire  col  mezzo 
del  fioo  d'  India  noii  poca  parte  ne  e  dimeslicala,  e 
iDolii  aniii  nun  saranuo  per  scorrere,  che  si  vedra 
ridnlla  a  coilura,  come  io  sono  gia  le  lave  di  piu 
anlica  data. 

A  prima  giunta  par  dir  che  si  potesse.  che  manchi 
Catania  <li  quelle  passeggiate  fuori  le  mura,  che  ser- 
vono  di  sollievo  a  cittadini,  godendo  esse  di  aria  li- 
bera e  pura;  e  sono  per  quealo,  iie'  cootorni  dalle 
grandi  cilia.  ai)l)ellile  di  ville  e  di  campi  coltivati. 
Bisogna  pero  nllellere  primierameute  che  i  Catanesi, 
dopo  il  Ireniiiolo  del  1693  furono  per  liingo  tempo 
occiipali  a  rifal)bricar  la  citia,  e  nou  potevano  al- 
lender  niolto  alle  delizie  ed  agli  ozii  campeslri;  si 
mancava  ollre  a  cio  di  slrade  carrozzabili  ne'  cootor- 
ni, finche  un  difetloso  sislema  amrainistrativo  non  la- 
scio  godere  i  Gomuni  delle  proprie  risorse,  ma  lutto 
conceiitrava  nella  Gapitale.  Per  allro  i  Catanesi  non 
ebber  per  lungo  spazio  di  anni  bisogno  di  respirare 
aria  piu  libera  e  pura,  I'uori  le  mnra  di  una  citla 
di  ample  e  lunghissime  slrade  fornita  e  di  piazze, 
che  ben  supplivano  alia  manctinza  di  passeggiate 
campeslri,  I'er  quanio  inCalli  sono  esse  nectssarie 
per  quelle  cilia,  ove  strctte  e  turluose  vie,  uinide 
e  non  mai  risrhiarale  dal  Sole;  ove  appartamenli 
bassi  ed  accatastali  rendono  indispensabile  il  biso- 
gno  di  respirar  aria  sana  fuori  le  mura,  allrt-Uanto 
sono,  quasi  direi,  superllue  la  dove  ample  strade  ed 
apriche,  spazlose  vonlilate  ed  asciulte  abilazioni,  in 
yn\  (lima  Icinperalo,  nou  dan  campo  a  pensare  die 
in  allro   luogn  si  potesse  meglio  respirare,  e  star  sani. 

Ill  ng-i  pero  che  le  slrude    carrozzabili  si  sono 


222 
aperle  fra'  comnni.  Calnnia  no  vanla  mnllissimo,  c 
quesle  si  vanno  gia  adornando  di  casini,  e  di  ville. 
E  cominciando  dalla  porta  del  Fnrlino  due  ampie  vie 
conducono,  una  a  Misterbianco,  e  poi  per  Paterno 
Aderno  ec.  incontra  la  slrada  consolare  per  Palermo, 
r  allra  si  divide  in  due,  e  vanno  una  per  Siracusa, 
con  una  rella  di  sei  nu^lia  sino  al  Simelo,  1'  altra  a 
Callagirone  per  la  Giarrellu.  Quesle  slrade  sono  lulte 
anienissime  ed  offrono  in  oijni  punlo,  oilre  alle  belle 
proppcltive,  molli  oggclli  dtgni  di  adcnzione,  sia  per 
rigogliosa  vegetazione,  sia  per  vaslila  di  campi,  e 
simili. 

Dalla  piazza  Slesicorea,  salendo  per  S.  Domenico, 
si  trova  r  ampia  strada  (  drilla  the  porta  a  S.  Maria 
di  Gesii,  e  poi  al  horgo  di  Cifali,  e  quivi  sono  i 
giardini  e  gli  orli  di  Catania,  con  qualche  piccola  ed 
elegante  villa. 

Dalla  slrada  Elnea  si  va  alia  sussegiiente  del 
bosco,  chc  diramasi  carrozzabile  per  tutli  i  villaggi 
deir  Etna  ;  e  salendo  per  essa  la  vedufa  della  citla 
che  rimanc  al  di  sotto  col  mare  die  si  cstende  per 
lutto  r  orizzonte,  e  colla  plana  di  Catania  circondala 
dalla  catena  de'  colli  Iblei,   e  incantevole  al  certo. 

Dalla  piazza  della  Slatua  si  va  per  la  slrada 
provinciale  in  Messina  ;  e  qiianliinque  lutla  sopra  aspro 
lerreno  di  lave,  lincbe  durano  Ic  faide  dell'  Etna, 
romineia  ne'  contorni  di  (^alania  ad  abbellirsi  di  ville, 
e  <!i  case  di  campagne.  La  pircola  borgala  di  Lognina, 
poi  e  oggello  di  passcggiala  di  diporto  po'Calanesi, 
a,  causa  del  pescoso  mare,  e  del  romantico  suo  silo. 

Non  pu6  dirsi  cbe  questa  cilia  abbia  oopia  di 
acque :  non  nc  e  pero  moho  povera;  che  e  anzi  quelle 
correnli    che    son    condolle   dalle  prossime  culline  in 


223 
acquidolti.   per  uso  ilegli  ahilanli,  d.'gli  urli,  do'  giar- 
(liiii,   e  dolle    lonlane,   noii   sono   mai   rnancalc,   come 
ill   allri   pacsi  della  Sicilia  (i) ,   ad  otila  dclla  frequente 
careslia  di  piogge  cui   va  soggetla. 

((  F.a  prima  c  piii  abbondanlc  scaliirigine  e  qiiclla 
dclla  coliina  che  sovrasta  al  sobborgo  di  r.it'ali.  Kssa 
iniga  la  maggior  parte  degli  orli  viciiii,  e  quiiidi 
ciiitisa  in  iicquidotli  innafTia  i  giardini  di  S.  Maria  di 
Gou,  e  quelli  del  [irincipe  Discari  :  serve  poscia  in 
Cilia  agli  usi  dcllo  case  e  do'  giarJii.i  iaterni  »  (2)  . 
I  .'  Jn  oggi  e  abbondevole  qiuHIa  dol  duca  Carcaci, 
dieiro  gli  scavamenli  che  ha  falto  nelle  prossime 
coiline  del  Fasaiio  ;  e  raccolla  in  una  sola  doccio- 
nala,  scorrc  per  I' anlica  slrada  delta  dc  Peri,  d' (ndc 
passa  a  muovere  dodici  molini,  coslruili  con  maccbine 
meglio  regolale  per  opera  del  bcneinerito  duca  Fran- 
cesco Patunio  Castello,  dopo  di  che,  l'  acqua  scorre 
per  diversi  canali  ne'  varii  punti  della  cilia. 

I  Benedelliui  di  S.  l\iccolu  1'  Arena  hanno  anclie 
essi  abbondanti  vene  di  acque  sorgive,  le  quali  dopo 
aver  messo  vu  raolo  sei  molini  nelle  coiline  di  Leu- 

(1)  Uu  escmpiu  no  lia  Jato  Ji  rccciilc  Messina.  Nel  13-40, 
come  varie  allre  voile,  per  la  maiicanza  delle  piof-'go  Ic  ab- 
bundiiulissiine  acipie,  di  die  ribocca  qii  Ha  cilia,  iiiaiiraroiio 
a  segno,  die  fiirono  ohbiigali  gli  abilaiili  a  mandare  in  <Ia- 
labria  per  au/lire  i  gi'ini :  f  nelle  diirinuile  aeijiie  deili!  Ion- 
lane  I'll  d'  nopo  desliiiar  la  forza  niililarc  onde  inipedirc  i 
disordiiii,  per  la  folia  delle  pcrsone  cLo  accorrcvano  cd  al- 
tingcr  aeijna. 

In  'I'lapani  vi  lu  nia^i^ior  penniia  die  in  Messina,  in 
Calania  inianto  nnn  manc.irono  quelle  correiili,  c  soK.mto 
sceinari)no  seiisibilmenle  ne"  pozzi  della  parle  Sud-ovcsl  della 
Cilia  (pielle  dell    Aiiieii.ino. 

(i)  Sul  Cliina  di  <ialuuia.  AUi  Gioin.   \o\,  w. 


224 
catea  e  di  CioonJ,   sono  condotfe  in  Citla    con    siin- 
tuosi  acquiuolli,  per  uso  del  vaslo  Monaslero  e  suoi 
giardini. 

A  Ganchi  della  collina  del  Fasano  un'  altra  vena 
d'  acqua  e  slala  piu  accresciula,  per  mezzo  di  nuovi  sca- 
vamenli  dal  Sig.  Gaglinni;  ed  in  oggi  si  e  riunita  a 
quclla  del  Duca  Carcaci  coinpralore. 

Allra  impresa  oude  Irovar  acqua  nella  collina  della 
Leucatea  per  levante,  e  slala  incominciala  dal    Cav. 
Tedeschi,  alquanlo  sopra  della  piccolasorgiva  del  ra- 
nalicchio,  che  serve  a  dar  acqua  al  pubblico,    e    ad 
irrigare  uu'orto  ivi  vicino. 

Finalmente  la  copiosa  vena  d'  acqua  che  scalu- 
risce  sotlo  la  lava  del  piano  di  S,  M.  di  Gesu,  fu 
coiidoUa  per  via  di  solteianeo  canale  dal  Barone  Man- 
ganelli,  come  abbiam  di  sopra  menzionato,  coll*  an- 
nuenza  di  una  iiidolente  municipalila,  in  tempi  di 
prepotenza  baronale,  hotlo  il  giardino  di  Bisrari,  dello 
il  Labirinlo,  a  fianchi  dell'  orlo  dello  slesso  Manga- 
iielli,  dove  cadrMido  muove  un  molino  nella  strada 
delle  fosse\  parte  e  condolla  in  Cilia  per  via  di  agu- 
<jliey  alzale  a  diverse  dislanze,  giunge  a  salire  gli 
alii  appartamenti  delle  case;  parle,  anzi  la  maggiore 
dopo  che  ha  servilo  al  molino,  da  acqua  a  molle  basse 
case  ne' quarlieri  di  levanlo,  ed  il  rimanenle  per  un 
ampio  canale,  dello  il  puzzilfo  va  a  perdersi  sollo  la 
strada  Slosicorea,  Sarebbe  desiderabile  che  il  (>oniune 
di  Calama  itnpedisse  la  perdita  di  lania  arqua,  o  ri- 
vendicandone  la  piopriela,  o  pnndendola  dal  punlo 
ove  pifi  Don  giova  al  ricto  barone  imboccaria  in 
doccionale  per   uso  del  pubblico. 

Qual  poi/,i(,ne  delle  disperse  acque  dell' Amena- 
uo  dee  coiisidcrarsi  quella  soilerranea  che  si  va  sco- 


22J> 
prcnilo  pe'  pozzi  dolla  colllna  do'  Crncircri,  e  die  pni 
per  (loccionala  si  porta  alia  funlana  dell'  Elefanle  nella 
piazza  del  Diiomo. 

Di  quella  basse  di  quoslo  fiumiccllo  si  aflini^je 
acqua  per  via  di  pozzi;  e  dove  esse  scorrono  piu  ab- 
boiidanti  si  sono  slabilili  alquanli  moliiii;  come  quelli 
di  Mauro  nella  slrada  del  Forlino,  queiio  di  Scam- 
macca  dielro  il  Palazzo  dcgli  Sludii,  qiiellodi  Gioeni 
viciiio  L'  Indirizzo,  c  qiielli  della  piazza  He'  Canali 
finalmenle,  della  porla  della  marina  e  delle  conce. 
Quella  poizione  che  viene  da' Canali  e  qiiella  che  passa 
sollo  la  piazza  del  Diiomo  allraverso  gli  avanzi  dcl- 
r  anlico  bagno  Achillco,  sboccano  in  mare  limpidis- 
sime,  dopo  di  aver  servile  a  varii  lavatoj. 

Tulle  quesle  acqiie  sono  pure  e  salubri,  ma  quella 
deir  Amenano  della  de  Canali,  h  cerlamente  la  mi- 
gliore.  (1) 

II  nuraero  pero  dellle  fontane  Iroppo  rislrello 
per  una  popolazione  di  sessanlamila  abitanti,  obbliga 
i  calanesi   a   scavarsi    do'  pozzi    nelle    proprie    case. 

Quesli;  a  seconda  della  nalura  del  suolo  ove 
sono  scavali,  appreslan  1' acqua  di  diversa  qualila  ed 
abbondanza. 

Quelli  sopra  l'  Amenano  la  daniio  buonissima; 
ma  van  soggelti  alle  inlermillenze  di  queslo  fumii- 
cello.  Quelli  nella  c  llina  ar^illosa  lo  danno  alquan- 
lo  lorbidc,  e  soglion  divenire  asciuUi  inlempo  di 
scarse  piogge.  I  [)iu  sicuri  sono  quelli  scavali  nelle 
lave,  ne' quali  I'accjua  nun    mauca    giammai,    Iranue 

(1)  VoT  I'analisi  di  qupsle  acqiin,  vodi  la  mom.  del 
Prnf.  ri.iol.ino  dc  Gaoljnii — Uircrrlic  sulli!  acqiic  cnsi  dclli; 
del  j'uMiiio.  e  dti'  canali — (jioniale  Giuenio 'I'dm.  VII.  I>im.  2. 

i'J 


22G 
ne'  teini)i  in  cui  abbassa  quella  del  mare,  colia  quale 
manlengono  le  acque  de'  pozzi  uti  perfello  livello,  per 
lo  che  sono  delle  acqiie  di  centro,  o  cenlrali.  La 
loro  qualila  e  buona,  meno  pero  di  quella  dell'acqua 
de'  canali. 

^ella  mia  menoria  sopra  il  clima  di  Catania  (1), 

io  dissi  che  1' acqua  de' pozzi  Delia  lava,  perche  man- 

liene  io  stesso  livello    di    quella    del    mare:    perche 

rinviensi  sempre  piii  salsa  ed  amara    come   i    pozzi 

sono  piiJ  vicici  al  liltorale,   poleva  benissimo    essere 

una  infdlrazione  delle  acque  stesse  marine,  le    quali 

dovendo  permeare  allraverso  di  que'  material!    vulca- 

nici,  polevano  spogliarsi  delle  sostanze  che  salse  ed 

amare  le  raantengono  nel  mare.  Questa  proposizione 

so  bene  che  non  va  d'  accordo  co'  fatti  che  la    Chi- 

raica  ci  presenta,  e  con  taluni  saggi  istituiti  da  Au- 

tori  conlrarii  air  idea  della  po5sibiie  dolcificazione  del- 

r  acqua  del  mare,   per  sola  infiltrazione  (2).   lo    noo 

saprei  pero  come  altrimenti  spiegar  si   possa  il  rin- 

venimento  di  acqua    dolce,     in    qualunque     ponto    si 

scava  nella  lava  del    1669,   e  principalmente    nc'sili 

che  al  mare  si  avvicinano?  Questa  lava,  si    sa    che 

ollrepassali  i  contorni  del  Castello    Ursino    venne    a 

scaiicarsi  nel  mare,  e  non  ha  per  base  che  il  fondo 

stesso  del  mare:   non  ha  essa  quindi  al  di  sotlo  un 

suolo  che  irattener  potesse  le    acque    delle    piogge. 

INon  vedo,  ollre  a  cio,  ragione    perche    lo   abbassa* 

incnlo  dell'acqua  del   mare  dnvesse    produrre    quello 

da  acqua  de' pozzi   nelle   lave,   se   non   vi  avesse    im- 

medialo  rapporto,   e  se  quella  de'  pozzi   fosSe  dipeu- 

(1)  Alti  Gioenii  vol.  VI.  p.   133 
(t)   Vaiiaiiieii  o[i. 


227 

(lenle  da  sollerranee  sorgivc.  In  ellVUo,  le  aci|u«  doi 
pozzi  neir  argilla,  e  sull'  Amenano  nulla  risenlono  dei- 
1'  abbassamenlo  del  mare,  e  sieguono  a  manlcnersi 
nello  stato  slesso  prima  e  dopo  il  plenilunio  di  Gen- 
naro,  quando  <]ucli'  abbassamenlo  piu  ordmariamenle 
succede.  Ed  all'  inconlro  quando  questc  acqiie  man- 
cano  per  liini^a  careslia  di  pingge,  quelle  de'  pozzi 
continuano  a  mantcnersi  nel  loro  slabile  livello.  La 
dilficolla  poi  cbe  presenlasi  alia  chimica  nel  separare 
le  soslanze  che  sono  in  peifella  soluzione  coll*  acqua, 
polrcbbe  sciogliersi  domandando  se  si  fosse  in  eil'etlo 
e  con  posilivi  esporinienli  provalo,  oho  la  pt-reiine 
iiifillrazione  dell'  acqua  marina,  altraverso  di  maleriali 
vulcanici,  vale  a  dire  di  minerali  diversi  e  di  ferro 
allerali  dal  I'uoco,  non  avesser  per  nulla  cangiato  le 
chimiche  coudizioni  di  quell' acqua?  Sin  a  lanto  che 
non  avro  di  queste  solide  prove,  militano  a  favor  del 
mio  avviso  i  falli  seguenli  : 

1.  II  trovarsi  acqua  a  livello  di  quella  del  mare  , 
in  lulli  i  punli  delle  lave  che  non  hanno  anlicfj  ter- 
reno  al   di   sotlo,   altro   che   il   fondo  slesso   del  mare. 

2.  Essert;  quest'  acqua  seinpro  uieno  salsa  ed  ainara, 
come  si  va  allonlanaiido  dal    lido   del   mare. 

3.  Essere  i  pozzi  sempre  piu  profondi,  come  sono 
piu  distanli   dal   lido. 

4.  Essere  1' acqua  do' pozzi  sensibile  agli  abbassa- 
rnenli  del   mare. 

INelle  vicinaiize  di  Calania,  in  un  k-rreoo  di 
Arenaria  ed  Argilla,  dollo  La  Elemosina,  abbiamo 
un'  acqua  mineralo,  delta  /4cqua  santa,  che  pu6  ar- 
rollarsi  alle  acidule,  benche  moUc  allre  soslanze  essa 
conlenga.  Sorgo  a  guisa  di  pi/zo  arlesiano,  e  raris- 
sime    voile    manca,   bcncho    una  piccola  vena  ella  si 


228 
fosse.  Una  piu  estesa  descrizione  se  ne  e  dala,  nel- 
r  opuscolo,  piu  voile  citato  (i)  ;  e  dell'  analisi  se  ne 
e  Irallato,  ollre  a  quell' antica  fatta  dal  professor  G. 
Mirone,  negli  Alti  dell' Accademia  Gioenia  al  vol.  xvi 
pag.  89. 

§  23    Stato  meteorologico 

Le  condizioni  topograBche  di  Catania  e  de'  suoi 
conlorni,  dal  periodo  da  noi  preso  a  principio  della 
sloria  (isica  queslo  suolo,  haruio  cosi  poco  variato,  in 
quanto  a!  loro  rapporto  colle  influenze  meteoriche, 
che  non  v'  e  molivo  di  credere  che  state  si  fossero 
mai  dilTerenti  da  quel  che  sono  oggidi.  La  dislanza 
dalle  monlagne  :  la  vastila  del  mare  che  bagna  il  lit- 
torale  :  la  cstensione  della  pianura  a  libeccio  :  la  na- 
tura  del  suolo,  sono  slate  circostanze  che  poco  o  nulla 
han  variato  da  quelle  epoche  rimotissime  siiio  a  noi. 
Sara  riferibile  quindi  alia  storia  della  raeteorologia 
del  noslro  suolo,  quanto  si  e  ricavato  dalle  osserva- 
zioni  latle  in  un  decennio  da  me  stesso,  ed  a  quelle 
coiilinuale    nell'  Osservalorio    della    Uuiversila    degli 

Sludii.  

Temperalura  ' 

II  grado  di  latitudine  in  che  e  siluata  Catania 
(2)  ,  basta  per  se  stesso  a  dimostrare  che  la  tempe- 
ralura dee  qui  tendere  ad  essere  alquanto  elevata 
anzi  che  no  ;  a  cio  si  aggiunge,  come  venghiam  di 
dire,  la  lonlananza  delle  umiilagne  la  vicinanza  del 
mare  e  I'  equabile  liveilo  di  grau  parte  del  lerreno 
in  che  e  situala,  e  che  1'  altoniia.   Per  lo  che  si  puo 

(1)  Descr.   di   Calaiiia  pa^.  263  ec. 
(1)  Paraijr,  prccctloiilc. 


229 

(lire,  in  generale  die  il  noslro  clima  e  piu  toslo  caldo 
cho  lemperalo.  Ma  andereino  via  via  nolando  qiiaiito 
rosiilla  <lalle  osservdzioni  t(!rmnmelriche,  compilaotio 
qiianto  sull'  assuoto  ho  pubblicalo  nel  mio  Saggio  sul 
Clima  cJi  Calauia. 

Tennometra 

Corae  in  lutti  i  iuoghi,  il  tennomelro  ha  il  suo 
periodo  di  sensibile  iiinalxanienlo,  ed  abbassamealo. 
II  primo  comincia  a  manifeslarsi  in  Catania  nel  mese 
di  aprile,  quando  la  lemperatura  e  ordinariamenle 
raarcata  dal  grado  6i  Farcaheit,  e  si  va  grado  grado 
accrescendo  sino  al  grado  88  in  luglio,  agoslo,  e 
lalvolta  sellembre.  II  secondo  periodo  di  abbassaraeiiio 
comincia  in  oltobre  dai  gr.  G8  sino  al  30  ne'  inesi 
di  gennaro  e  febraro.  Gio  va  detto  in  generale,  perche 
dal  parlicolar  resullamento  delle  osservazioni  si  an- 
dera  a  scoprire  che  quesli  termini  non  sono  mai  fissi. 

II  massimo  caldo,  nel  corso  di  un  deceiinio  e 
giunto  al  gr.  104  ;  il  minimo  al  gr.  38.  Vi  sono 
slati,  dopo  quelle  osservazioni,  du'  i^iorni  ne'  (piali 
questi  due  limiti  delh  nostra  temperaturahan  variat()(l). 

Dal  mese  di  aprile  in  poi  puo  dirsi  che  il  caldo 
c  sensibile  in  Catania  ;  a  mono  cho  per  cambianiento 
di  vento,  o  per  piogge  dalia  parte  di  poiiente  I'  ana 
non  si  rinfieschi  per  qualche  giorno.  In  giugno,  lu- 
glio, ed  ugoslo  il  caldo  e  coslanle,  e  quosli  mesi. 
come  vedremo  portano  la  tempt-ralura  al  massimo,  Hi 
sopra  ceanato.   II  I'reddo,    benche  noo   mai  eccessivt), 

(1)  Vedi  li  Sunt!  delle  osservazioni  nn'tenrolDjiiche  della 
Uiiiversila  dcj^di  6liidii.  Alii  Ginenii  vol.  J)  \\.  21!(.  vol.  10 
p.  iWW  x.l.  11   p.  :{0I  vol.   12  [).  il3  \ul.   i:i  !>    251  »ol. 

11  ij.115.  ;;()i. 


230 

e  sempre  maggiore  in  gennaro  e  febbraro,  di  quanlo 

non  lo  e,  geoeralaiente  parlando.  in  dicembre  ed  in 

inarzo. 

Le  ore  piu  calde  del  giorno  sono  sempre  dopo 
il  mezzogiorno  sino  alle  due  pomeridiane,  le  piiJ 
fredde  ad  un'ora  prima  del  levar  del  sole  sino  da  un'  ora 
dopo(]),  ma  queslo  diciamo  in  generale ;  perche  da 

(i)  Tavola    dello    andamenlo    del  Termometro  dalle    ore 
pomeridiane   del  31  Gennaro  alle  anlimer.  del  \  Feb.  i824. 


Oip 

liarometro 

Term. 

Tirm. 

Veolo       Slalo 

del  Cielo 

altac. 

lib. 

, 

Ore 

pomeridiane 
29  93 

'  ' ' 

■  '  t 

1               'i 

I 

51 

59 

N.O.Coverto 

vcnto  fort. 

11 

29 

91 

51 

60 

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modcralo 

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29  91 

51 

55 

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29 

91 

52 

55 

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29 

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52 

53 

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1.        » 

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95- 

52 

52 

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29  93 

52 

49 

K. 

sereno 

Till 

30 

53 

4fi 

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J  ■, 

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30 

52 

44 

N.O 

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30 

52 

44 

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'    ■ ,'  ■  '\ 

XI 

30 

51 

43 

n 

1) 

XH 

30 

52 

43 

» 

» 

Ore  antemeridiane 

I 

30 

52 

43 

N. 

sereno 

n 

30 

52 

42 

N.O. 

))          V, 

,  nioderalo 

III 

30 

52 

42 

» 

» 

» 

IV 

30 

51 

42 

n 

» 

» 

V 

30 

51 

42 

» 

» 

» 

VI 

29 

99 

52 

40 

»     1 

esce  il  sol 

e 

VII 

29 

1)9 

52 

40 

» 

»  V.  av 

anzato 

VIII 

29 

99 

52 

44 

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» 

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IX 

29 

99 

51 

50 

»     ( 

:overlo 

X 

29 

91 

52 

52 

)) 

))   V.  forlc 

XI 

29 

97 

52 

52 

» 

)) 

1) 

XII 

29 

95 

52 

5G 

)) 

» 

» 

231 

noi,  nella  esla,  <?allc  solte  alle  otto  antemeridiane  si 
verifica  spesso  maggior  calore  di  quanlo  nelle  ore 
slesse  meridiane,  nolle  quali  suole  spirare  ij  grecala 
rinlrescaale.  Ed  in  elletlo,  per  un  seguito  di  osser- 
vazioni,  costa  che  i  calori  estivi,  ne'  villaggi  di  Ca- 
tania, benche  elevati  sul  livello  del  mare  sino  a  niille 
piedi  parigini,  sono  maggiori,  come  puo  riievarsi 
dalla  piu  aiinessa  tavola  di  conteporanee  osservazioni 
falli  in  Nicolosi  dal  fii  mio  fralello  Mario  Geramellaro, 
e  da  me  slesso  in  Catania  per  un  dccenaio  intero  (1). 

(1)  Tavola  comparativa  del  massimo  calJo  in  Nicolosi  cd 
in  Catania. 


Nicolosi 

Catania 

Term.ali'ombra 

Term,  all'  ombra 

1817 

91 

94 

13  Lugllo 

1818 

9(] 

94 

13  14  agosto 

1819 

91 

90 

n     luglio 

1820 

102 

101 

22  luglio 

1821 

89 

92 

3  i   agosto 

1822 

103 

94 

22  luglio 

1823 

93 

95 

8  agoslo 

1824 

102 

101 

1   agoslo 

1825 

91 

92 

-i>   luglio 

182G 

101 

93 

9  luglio 

N.  B. 

Per  r  andamento  dol  Termnmclro  in  liiKo  il  corso  di 
qiieslo  deceniiii),  puo  cim^iiltarsi  il  cilalo  tnio  saggio  sul  <',li- 
ina  <li  Catania:  e  per  p.isti'rioii  o-scrvazioni,  i  cilali  8iMi(i 
di  (jiielle  dell'  iisstTvalnrni  della  Lniversita.  ne'  volunii  dcgii 
atli  deir  Accademia  Giociiia. 


132 

Baronwtro  ,, 

Se  la  pressione  dell'  Aria  atmosferica  e  di  som- 
ma  influenza  sopra  i  corpi  organici,  ne  segue  che  di 
molto  interesse  resulta  il  tener  conto  dolle  variazioni 
di  essa.  Avendo,  inollre  molla  rclazione  co'  feno- 
nieni  luUi  nieteorologici,  non  spira  mai  venlo  stra- 
ordinario:  non  cangia  esso  di  direzione:  non  v'e  piog- 
gia  0  neve,  o  altro  fenomeno  neil'  almosfcra  in  cui 
il  peso  e  la  pressione  deil' aria  non  venisse  a  variare. 
II  Baromelro,  che  ne  e  I'indioe,  e  necessario  percio 
nelle  osservazioni  meteorologiche  forse  \i\h  do!  Ter- 
mometro;  e  noi  anderemo  riconoscendo  di  qual  gio- 
vamenlo  si  fosse  nello  slabilire  le  condizioni  del  Gli- 
ma. 

II  massimo  innalzamenlo  del  mercurio  del  Baro- 
nietro  a  pollici  inglesi,  e  slato  nel  mio  decennio  di 
osservazioni  30.  57,  il  miiiimo  29  24,  il  medio  era 
29  83. -^Ma  variabilissimo  lo  stato  almosferico  in 
un'  Isola,  non  atiimelte  coslanza  nelle  condizioni  del- 
r  aria;  per  lo  che  ad  ogni  islanle  si  vede  il  mercu- 
rio salire  e  scendere,  qualunque  si  fosse  la  slagione 
e  la  temperalura. 

In  generale  I'  innalzamenlo  del  mercurio  nel  Ba- 
romelro, che  indica  1' accresciula  pressione  dell' aria, 
e  segno  di  lempo  sereno;  non  polendo  i  vapori  so- 
spesi  neir  almosfera  ragunarsi  in  nuvole  e  superarne 
la  resisU'nza,  per  cadere  in  forma  di  pioggia,  o  ad- 
densarsi  in  nuvole.  AH'opposlo,  per  la  ragione  com- 
traria,  il  suo  abbassaraeulo  e  per  la  piu  segno  di 
pioggia. 

Tanlo  r  una,  pero,  quanlo  1'  allra  variazione  sono 
indizio  anche  di  venlo  inipeluoso;   molto  piu    qiiando 


233 

avvengono  siihilamonte;  p  Io  aI)I)assamento  succe- 
de,  perche  la  mancala  piessione  dell'  aria  a  causa  di 
sua  rarefazione,  dee  per  immancabile  conseguenza 
produrre  uno  squilibrio  nelle  colonne  a'.mosfenche,  e 
le  piu  dense  verranno  a  precipilarsi  con  veemenza 
Eopra  quelle  nieno  resisleiili,  ed  il  venlo  sara  impe- 
fuoso.  Quando  poi  la  njancala  pressione  e  avvenufa 
in  altro  luogo  sopravveiito,  allora  le  colonne  dell'  a- 
ria  inlerposla  premule  da  quelle  spinle  innanzi  d.il 
vento,  vengono  ad  acquislare  inaggiore  densila,  e 
nel  Barometro  si  vedra  innalzare  il  mercurio  prima 
che  il  venlo  arrivi  nel  sito  ove  sta  Io  strumenlo.  lu 
tal  modo  accade  sovenle,  che  sono  ugualmenle  in- 
dizii  di  vento  forte,  I'ascenzione  e  1'  abbassamenlo 
del  mercurio  nel  Baroinelro. 

Si  puo  intanlo  quasi  slahilire  per  certo  che  da  noi  il 
Barometro  marca  per  Io  piii  i  gradi  che  apparlen- 
gono  al  tempo  serene,  e  mono  assai  quelli  delle  piog- 
ge;  per  cui,  come  vedremo  or  ora,  i  giorni  sereni 
sono  in  numero  di  gran  lunga  maggiore  de'piovosi; 
e  piu  mite  percio  1'  inverno  di  Catania,  di  qualun- 
que  altro  silo  di  Sicilia. 

P'eriti 

II  suolo  di  Catania  per  la  sua  sveltezza,  non- 
che  per  la  distanza  dalle  nionlagne,  non  soflVe  che 
rarissime  voile  gli  effclli  di  impeluosi  venli;  e  di  que- 
sli  se  ne  coutano  pochissimi  dal  1780  sino  a  nostri 
giorni  (1). 

(1)  Nel  1780,  a  21  .npiinaro  la  Eruziono  dell'Elna  fu 
seguila  da  forli  scossc  di  Trcmuolo,  c  da  viulcnli  uragaui  e 
dirolte  piogge.  ■  30'    ' 


234 

Jl  WORD.OVEST,  ossia  Maestrale  e  dorainanle 
e  severo  in  inverno.  II  NORDEST,  o  il  Grecale,  e 
lo  immancabile  compagno  delle  ore  piu  calde  in  tulti 
i  mesi  eslivi.  L'EST,  il  nostro  Levanle  ed  ii  SUD, 
OVEST  it  Libeccio,  sono  gli  apporlatori,  il  primo 
di  piogge  diulurne,  impetuose  il  secoiido.  II  WORD 
la  Tramonlana,  soffia  per  tutia  la  nolle  in  esla.  L'O* 
VEST,  il  Ponenle,  e  il  benefice  zefiro  Ji  primavera, 
ed  il  SUD,  EST  lo  Scirocco  caliginoso  si  avanzaspes- 
so  umido  e  posanle,  per  annojare  gli  abitanti,  ed 
esser  nocivo  alia  vegelazione. 

II  N.O.  puo  dirsi  il  predominante    in    Catania. 
Cio  si  rileva  dando  un'  occhiata    al    resullamento    di 
dieci  anni  di  coslanti  osservazioni. 
Nel  1817  predomino  in  febbraro,  marzo,   ed  ollobre. 
Mel  1818  predomino  anche  in  febbraro,  marzo  ed  olio. 
Nel  1819   »  in  gennaro,  febbraro,  mag. set.  uov.  e  die. 
]\ol  1820   »  in  marzo,  e  setlembre. 
]\el  1821    »  in  febbraro, marzo,  novembre,  e  dicembre. 
Kel  1822   B   in  gennaro, marzo, aprile, luglio, e  novemb. 
Nel  1823   »   in  gennaro, febbraro,  aprile,  e  novembre. 
Wei  4824   »  in  gennaro, febbraro,   marzo, aprile, e  nov, 
Nel  1825   »   in  febbraro, aprile  ollobre  e  novembre. 

Nel  1781,  la  forza  del  veiito  precipflo  e  riippe  il  ponte 
di  Aragona,  e  fu  daniioso  alle  campagiie  ed  alle  case  anche 
ill  Catania. 

Nel  1818,  dopo  il  forte  Tremiinto  del  20  feb.  si  ebbero 
a    solTrire    daiini   posilivi   dull'  iiiiprliiosissimo  veiito. 

Nel  1846,  uao  sliaDrdinario  Uriigaiio  sradico  annosi  al- 
beri  e  fece  guasto  imnienso  de'  campi  nelle  Torreforti  nella 
nolle  del  30  set.  e  1.  ollobre  ec. 

Neila  slcssa  nolle  disasiri  piu  trcinendi  avvennero  pres- 
so  Mil.izzo,  colla  roviiia  del  villagirio  di  S.l'ielro  Spadafora 
e  colla  perdita  di  90  persone  v.  Gior.  (jioen.vol.  12  bini.l. 


2315 
Nel  182G  ))  in  setlembro,  e  novembro. 

Comparandosi  poi  a  tutli  gli  altri  venti  nol  cnrso 
del  decennio,  ossia  in  120  mesi,  rosulla  che  il  N.O. 
e  slalo  predominanlf!  per  41-1' E.  per  3i-l'0.  per 
23,  il  S.E.  per  13, il  N.E.  per  7  il  S.O.  per  3.  il 
N.  per  2. — E  percio,  dielro  quesle  osservazioni  puo 
stabilirsi  il  venlo  predominanto  in  Catania  essere  il 
N.O. 

E  da  avvcrtire  pero  chc  qiialche  decennio  dara 
la  predominanza  all'E.  o  al  IN.E.  come  puo  rilevarsi 
dalle  osservazioni  dell'  Osservalorio  della  Universita 
degli  Studii  (1).  Egli  sembra  che  taluni  fenonieni  me- 
teorologici  seguano  un  tal  qual  periodo  nel  loro  ri- 
torno  e  permanenza;  e  dopo  un  cerlo  corso  di  anni 
tornano  quasi  a  ripelcrsi  le  condizioni  della  nostra 
atmosfera. 

Un  esatlo  conto  delle  osservazioni  meteorologi- 
che,  son  quasi  cerlo,  che  dovra  dare  in  appresso  un 
periodo,  pressoche  immancabile,  agli  anni  di  scar- 
sezza  di  piogge,e  a  quclli  di  abboudanza  di  esse,  ed 
al  predominio  de'  venli. 

II  N.O.  e  il  piu  sccco  di  tutti,  orcettuafo  I'O. 
ed  in  qualunquc  tempo  doll'  anno  I'  Ignometro  ab- 
bassa  semprc  durante  il  soffio  di  quel  venlo,  come 
all'  inconlro  il  Baromelro  s'innalza,  per  la  deusila  che 
r  aria  ne  acquista.  Non  c  gia  che  il  mercurio  s'  in- 
naizi  nel  lubo  esclusivamenle  quando  spira  il  N.O; 
anzi  nel  tempo  che  spirano  venli  impetuosi,  comedi 
sopra  si  c  dello,  il  Baromelro  che  abbassandosi  li 
aveva  annunziali  s'  innalza  poi  allorcbe  sono  nella 
loro  vccmcnza;  in  falli  la  luassiina  clevazionu  del  Ba- 
romelro. 

(1)  Alii  Giocn.  cit. 


236 
nel   1817  fu  30  49  a  26  Gennaro  spirando  il  N. 
»   1818  »    30  57  »    9  Marzo         »  E.  impeluo. 
»   1820  »    30  50  »    6  Giugno       »  0. 
»    1825   »    30  55   »    1   Gennaro      »   N.E. 
»   1826   »    30  Ao   »    6  Febbraro     »   E.  . -"   : 

Ma  air  inconlro  poi  si  raccoglie  che 
nel   1819  fu  30  43   »    10  Gennaro     »   N.O. 
»    1821    »   30  51    »   18  Novembre  »   N.O. 
»   1822  »  30  48  »  21    Marzo        »  N.O. 
»   1823  »  30  41   »  22  INovcmbre  »  N.O. 
»   1824  »  30  48  »  28  Dicembre   »  N.O. 
Tanlo  polrebbe  dirsi  dell'  Igrometro,  che  sotlo  il 
caldo  soffio  deir  0.  e  disceso  piu  assai   che  sotto  al 
N.O.  Ma  ordinariamente  in  tulto  1' anno  disceode  piu 
per  queslo,  che  per  qualunque  allro  venlo. 

In  inverno  esso  e  l'  apporlalore  delle  nevi  nelle 
montagne  di  Sicilia,  e  quindi  nell'lllna,  sino  alia  re- 
gione  iiemorosa,  generalmente.  in  Catania  spira  freddo 
pill  che  qualunque  altro  ;  inTatli  il  massimo  freddo, 
secondo  il  Termometro  di  Fanenheit  fu 

nel   1817^41  spirando    I'O.  a    13  Gennaro 
»   1818—38         J)         N.O.   »  21   Gennaro 

N.O.   »     4  Gennaro  ' 

N.O.   »  26  Marzo 
N.E.   »     8  Febbraro 
N.O.   »  29  Gennaro      •  '■ 
N.O.   »  29  Gennaro 
N.O.    »      4  Febbraro 
E.      ))    15  Gennaro  i 

E,     ))  28  Dicembre 
Nell  inverno    istosso    pero,    e  questo  venlo  che 
allontaiia  le  piogge,  e  slabilisce  i  bei  giorni  sereni, 
solliaiido  con  uieno  di  rigore,  Quando  poi  spira  freddo, 


» 

1819—40 

» 

)) 

1820-46 

» 

» 

1821—38 

» 

» 

1822-42 

» 

» 

1823—44 

» 

» 

1824—45 

» 

J) 

1825—43 

» 

J) 

1826—41 

» 

237 

e  nncivo  agli  animali  che  servono   alia  paslorizia  ;   t 
fjuali  dovendo  passar  la  fredda  slagione  alio  scoperlo 
rielle  campagne,   per  la  maiicanza  delle  stalle,  imper- 
donabile  ne'  noslri  agricollori,  vi   sofirono  raollissimo 
e  spesso  ne  munjono ;   per  cui  queslo  vento  e  appel- 
Jato  dulla  gonte  do'  campi  scortica  vaccho.   iXocivo  e 
pure  alia  vegetaziorie,  quando  spira  severo  per  molti 
giorni  di  seguilo  :   principalmente  poi  alle  piante  degli 
orli    e    de'  giardini,    per  la  brina  che  apporlar  suole 
riellu  notli  serene  dopo  la  neve;  e  finalmente  e  no- 
civo  anche  agli  uoiiiioi,   per  essere  I'apporlalore  dei 
catarri,  delle  polmonie  e  delle  gastroeoterili.  special- 
menle  in   primavera.    Quindi  e  cha    in  Calania  e  nei 
suoi  conlorni    sono    rarissime  le  abitazioni    esposle  a 
questo  vento  ;    e  quelle    che   vi  si  Irovano  per    dura 
necessila    di    sito,   non  sono  alcerlo  le   piu  salubri  e 
sono   abilate    sollanlo    d.i    proprietarii . 

L'  EST  e  ii  venio  che  in  ordine  di  predominanza, 
vien  dopo  il  N.O.  II  levante,  come  abbiamo  di  sopra 
notalo,  nella  proporzione  di  120  mesi  ha  spiralo  31' 
volte,  ossia  dieci  meno  del  niaeslrale.  In  inverno  noa 
soffia  mai  a  lungo  senza  apportar  delle  piogge.  L'  aere 
in  quel  tempo  si  manliene  umido,  e  I*  Igromelro 
marca  il  raassimo  umido. 

Quando  snfTia  dal  punto  verso  N.E.  esso  cosli- 
tuisce  in  inverno  il  Greco  Levanle,  cosi  delto  da  ooi, 
ed  e  allora  apporlalore  di  piogge  dirotle  e  di  lunga 
durala,  le  quali  sebbene  riescano  tiilvolla  nocive  nei 
bassi   lerreni    per    gli  allagamenli  (1) ,  e  nelle  vioine 

(1)  Pio','go  dirollissime  caJdi^ro  m;'  primi  gionii  di  >'o- 
veni!)r«,'  1846  ;  ed  essi  saraii  memorabili  per  la  (juasi  lutalc 
iiiondazionc  delta  hassa  Plana  di  Catania,  c  prr  la  formida- 
Iiilc  lenipcsla,  die  I'u  alraordiriaria  non  solo  [ht  !a  fiiria  del 


238 

colline  per  Ic  rapide  correnti ,  pure  sono  riguardnlc 
in  Catania  come  quelle  che  assicurano  la  uberlosila 
del  ricolto  do'  cereali  ;  nientre,  come  vedremo,  po- 
chissimi  sono,  comparalivamente,  i  giorni  di  pioggia 
neir  anno  :  e  quando  queste  non  vengono  da!  Greco- 
levante,  cio  val  tanto  dire  quando  non  sono  copio- 
sissime,  il  calore  di  Maggio,  e  talvolla  anche  di  Aprile 
e  capace  di  seccare  iu  erha  le  blade,  se  il  lerreno 
non  e  sazio  d'  acqua,  che  da  noi  dicesi  temperato. 
]Nel  corso  di  un  decennio  infalli,  abbiamo  avulo  tre 
anni  di  ricolto  ubertoso,  cioe  nel  1823,  1825,  e  1826, 
e  per  I'  appunio  il  venio  dominante  fu  in  quegli  anni 
il  Levante;  piij  che  mediocre  fu  il  ricolto  nei  1818, 
sotlo  il  dominante  S.E.  Ma  all'  incontro  fu  scarso  iiel 
1824.,  sotto  al  K.O.,  e  poco  ubertosi  furono  il  1817 
1819   1820  e  1821   sotto  a' venli  occidenlali. 

I  villaggi  deir  Etna  patiscono  mollo  per  la  man. 
canza  di  acque  nelle  cislerne,  le  quali  rare  volte  pos- 
sono  riempirsi  colle  sole  piogge  de'  venti  occidenlali; 
il  Greco-levante  quindi  e  anche  utile  per  questo  ri- 
guardo. 

Questo  slesso  vento,  ma  che  spira  un  poco  piij 
verso  il  N.E.  si  chiama  in  esta  il  Grecate :  esso  e 
periodico  dagli  ullimi  di  aprile  sino  a  meta  di  set- 
lembre,  dalle  9  della  mattina  sino  alle  4  p.m.  e  se 
talvolta  e  interrotto  dai  soffio  di  altri  venti,  lo  e  per 
pochissimi  giorni.  Esso  par  destinato  dalla  natura,  nel 
noslro  suolo,  a  rinfrescare  le  piu  calde  ore  del  giorno 

mare,  ma  piii  ancora  per  la  liinga  durata  di  tre  nolli  e  Ire 
jjioriii,  non  die  di  altri  due  giorni  e  due  nolli  di  mare  meno 
tempestoso  in  paragone,  ma  tale  da  rassomigliare  alle  ordi- 
narie  tempesle  d'  inverno. 

Vedi  il  cit.  Giorn.  Gioenio  Tom.  xii  biin.  i. 


239 

in  esfa.  Si  sento,  in  fatli,  maggiore  di  troppo  il  ca|. 
do  dalle  6  della  niallina  siiio  aile  9  e  dalle  5  sino 
alio  8  p.m.  ,  che  nel  resto  del  giorno  quando  spira 
il  benigno  Grceale.  II  siio  soHio  non  e  impedito  m 
Catania  da  nessuna  collina  ;  essendone,  come  abbiam 
descrilto,  il  conlorno  orientale  circondalo  dal  mare  ; 
si  debbe  percio  la  moderala  temperalura  di  Catania 
in  esla  al  solo  Grecale  :  raentre  so  cessa  di  spiiare 
il  calore  diviene  eccessivo,  e  mollo  piu  poi  se  domi- 
na  il  venio  di   Ponente. 

Per  quanlo  pero  ci  son  favorevoli  i  venti  dell'  E. 
quando  vengono  da'  puuti  inclinanti  a  N.F..  allretlanto 
nocivi  riescono  quando  lo  snno  per  S.E.  I!  cosi  detlo, 
sctrocco-levante,  E.S.E.  vento  umido  ed  impeluoso, 
non  apporla  in  inverno  che  pioggerelle,  le  quali  lungi 
di  iiir  del  bene  arrecano  positive  danno  alle  piante  ; 
e  specialmento  nella  inGoriscenza  ;  esso  e  quindi  de- 
Icslato  dagli  agricnltori  non  solo,  ma  da'  marinari 
ben'  anche  e  commercianti,  porche  solleva  le  formi- 
dabili  tempi'Sle  del  nostro  Golfo. 

L'  acre  in  quel  tempo  copresi  di  dense  nuvole, 
ed  c  quasi  m^bbioso ;  le  pioggerelle  sono  spesse  :  il 
vento  che  soflia  porta  seco  a  distanza  I*  acqiia  salsa 
delle  onde,  che  intrante  nel  vulcanico  littorale  diven- 
gono  miniitissimo  spraz^.o,  e  si  sollevano  a  guisa  di 
diafana  nuvolctla,  die  il  vento  spinge  in  avanti.  I 
niarosi  si  succedono  con  forza  cd  iirlano  con  immen- 
surabil  vecmenza  contro  gli  scogli,  alzando  il  mcn- 
zionalo  sprazzo,  spesso,  sopra  SO  piedi,  superando 
non  di  raro    la  piccola  chiesa  del  Salvalore  (1) ,  Quasi 

(1)  Nolla  mcnzionata  slraordinaria  tempcsta  de'  primi  di 
Kovcmbie  ISifi.  \m  sprazzo  dc' niarosi  die  iirlavaiio  conlro  il 
inur.ii;liune  del  iMoIo,   giuiigcva  a  piii  di  1(1(1  picdi  di  .illczza. 


no 

?ulle  le  case  della  cilia  dalla  parte  di  levanle  si  Iro- 
vano  bagnale  o  umide  di  acqua  marina,  trasporlata 
dal  venlo.  Gli  alberi  del  conlorno  orienlale  di  Cata- 
nia e  delle  coiline  superiori  veggonsi  uella  nieta  delle 
loro  foglie  e  de'  rami  esposli  al  venlo,  bagnali  no0 
solo  di  acqua  salsa,  ma  cambiati  di  colore;  e  spcsso 
le  foglie  ne  cadono  amtii()itiie. 

L'  OVEST,  Ponenle,  non  e  rigido  in  inverno 
come  il  N.O.  ma  c  1'  apporlalore  de'  nembi  e  di  piog- 
ge  densissime,  passeggieie  bensi  ed  interrolte.  Inpri- 
mavera  e  salubre  e  secco.  II  niassinio  secco,  segnalo 
dairigromelro,  si  e  verificato  sempre  durante  il  sollio 
deir  Ovest.  E',  inollre,  propizio  alia  vegelazione,  per- 
che  allonlana  I'umido  dell'  atmosfera,  principalmenle 
in  tempo  della  infioriscenza,  quando  il  pollen  de'  fiori 
dee  facihnenle  slaccarsi  dalle  antere  nelle  sue  minu' 
lissime  parti.  Quindi  in  lutti  i  tempi,  e  sopratutto 
air  incominciar  dell'  csla  e  taiilo  utile  alia  maturazio- 
ne  delle  blade;  per  cui  e  chiamato  da  noi  il  vtulo 
della  grana]   il  zefiro  dogli  anlichi. 

Air  inconlro  nella  esia  avanzala  e  nell' autunno 
il  ponenle  e  caldissimo,  e  nocivo  alia  vegetazione: 
sopratutto  alle  viti,  di  cui  i  grappoli  non  per  aaco 
niaturi  si  diseccano  in  modo  da  comparire  abbrusto- 
lili.  JNuoce  ancbe  a'  vini  conservali  nelle  giandi 
bolti  delle  canline,  cbe  scgliono  con  quel  caloie  sof- 
frire  una  nuova  fermeulazione  e  passare  in  acelo; 
massimanunle  se  non  sono  slati  separati  dalla  leccia, 
come  avvieiic  nella  maggior  parte  deile  graiidi  botti 
ne'  noslri  villaggi. 

Nuoce  finalmente  agli  animali  ed  agli  uomini  che 
in  que'  giorni  soltanio  di  ponenle,  si  ricordano  non 
esser  dislanle  Iroppo  da  Sicilia  Tardente  cuslaaflVicana. 


2i1 
Questo  vento  di  poiienfo  pcio,  non  6  quello 
ortlinario  che  spiia  dalla  parte  occidenlale  (it-H'  Isola  : 
qiieslo  e  caHo,  c  vcro,  ma  non  come  il  menzionalo, 
che  dicesi  da  nni  Pononle  cald(>{\),  il  (jualc  e  iiel 
tempo  slesso  scirocco  in  Palermo,  levantP,  \n  Trapani, 
e  trnmonlana  in  Girijenli.  Qucslo  dci*  n^iiardarsi  come 
un  turbine  afTricano  che  viene  a  rompersi  in  Sicilia, 
e  prende  varic;  direzioni  a  secomla  Ji  quella  delle 
monlagne  e  delle  valli  siciliane. 

Ad  o£;ni  modo  il  massinm  caldo  si  verifica  sem[)re 
in  Calania  sotto  il  dominio  drj  I'oncMile,  inl'alli  il 
Teniiomiiro  segno 

n«l    1817— 9I    a    13  l.nglio.   soffiando  I' Ovest 

J)    18i.S_9-i   i)    13    1i  A-..>to  »  0. 

»   1819—90   »    17         Lnglio  »  0. 

»    IS20_|()1))   22         Lii'-lio  »  0. 

»    1821—92    »    31  A-osto  »  0. 

»    1S22— 104»    22  Ln-I.o  I)  0. 

«    1823—95   »     8        A-osio  »  0. 

»    182i— ini»     7         A -Oslo  »  0. 

»   182;)— 92   »   25         Li.glio  »  0. 

»    1826—95   a     9         b^Hio  j  0. 

IL  SUD.ESr.  e  \\  rinonialo  sclrocc-o  di  Sicilia, 
del  quale  si  paria  con  tanto  svanl  iii^io  in  Kuropi; : 
sebhcna  vada  t;a»o  cun(\iso  lalvolla  collo  scirocco  <li 
Palermo,  che  currispondc,  come  veni^hiam  di  dire,  al 
nostru  Pononle  cafdo.  11  vero  scirocco  pcru  e  qucllo 
che  spira  da  S.E-  e  quindi  qiiello  clio  Mone  ililla 
parte  del  mare  in  tulta  la  cosia  orientate  di  Sicilia, 
e  si  difTonde  poi  per  tutla  I'  Isola. 

(1)  Vodi  la  .Mem.  smI  I'ononlc  caldn — Gioin.  Giorn.  lorn,  i 
N.  3  1831.  31 


2i2 

Esiiggerali  sono  i  racconti  che  si  fanno  in  Europa 
degli  effetli  di  questo  vento ;  per  dar,  cred'  lo,  un 
conlraposlo  alb  slabiiita  rinomanza  del  piii  bel  clima 
del  nioiuio.  Non  percio  negar  vorrei  che  quando  do- 
mina  queslo  venlo,  gli  esseri  organic!  soffrono  una 
specie  di  oppressione  che  ne  rilarda  i  movimenli,  ed 
indnce  negli  uomini  un  mal'  essere  difficile  a  duscri- 
versi,  L'  aere  e  in  quel  tempo  caliginoso  ed  umido 
alquanto  :  qualche  volla  vi  si  accompagnano  piovic- 
cine  di  cui  possonsi,  per  dir  cosi,  contare  le  gocciole. 
I  muri  delle  abitazioni,  i  niobili,  i  punni  sono  umidi  ; 
e  quando  la  specie  di  caligine  che  accompagna  lo 
scirocco  e  molto  densa,  allora  suol  cadere  una  quan- 
tila  di  minulissima  umida  polvere  rossastra,  che  si  puo 
raccogliere  sopra  le  I'oglie  degli  alberi,  e  da  perlutlo, 
e  vien  chiamala  rossa  (1)  .  Si  crede  essere  quesla  la 
parte  piij  minuta  e  sottile  dell'  arena  soilevala  dai 
Vf^nti  ne'  deserli  dell'  Affrica,  e  trasporlata  sino  a  no! 
dal  S.E.  ,  il  quale  per  altro  non  spira  molto  impe- 
tuoso  in  quel  tempo,  che  anzi  talvolla  la  caligine  e 
accompagnala  da  una  calma  nojosa  ;  ed  il  mare  si 
vede  muovere  in  inassa,  se  cosi  posso  esprimermi, 
senza  alzare  le  oiide  :  ma  intanto  giunge  con  impeto 
inaspellalo  contro  il  litlorale  e  forma  degli  sprazzi  ben 
aiti,  Senza  che  per  nulla  s'  increspi   la  sua  snperficie. 

Lo  scirocco,  come  abbiam  dello,  rende  gli  uomini 

(1)  Qufcsla  rossa  si  distinguo  bcnissimo  da  qiioll.i  nia- 
laltia  nelic  piaiile  cereaii,  die  t-i  cliiania  nuche  (tosi,  ma 
die  ne  dilFerisce  essenzialmeute,  riducendosi  quesl'  ultnua  ad 
una  siiperlicie  rossa  cosliliiila  di  una  prodigiosissinia  quantiia 
di  piccoU  inicroscopici  funglii.  Ma  senza  andare  indagando 
quale  ne  sia  la  cagioiie.  ccrlo  e  che  essa  apparisic  per  lo 
pill  ill  inaggioj   appuiito  dopu  la  coinparsa  di  queslo  scirocco. 


2i3 

lardi  e  nojosi,  o  mollo  piu  qiiclli  addelli  alle  Ictiore, 
i  qiiali  diven^ono  inotti  all'  appiicazione.  Ma  ollref  he 
la  durala  doilo  Scirocco  in  Catania  non  eccede,  gene- 
ralmeiile  li  trfi  giorni :  ollreche  la  sua  inlensita  non 
e  sempre  la  sfessa  (1)  ,  esso  non  apporla  poi  ne  apo- 
plessie,  ne  inali  di  lesla,  ne  alcuno  di  quei  csagge- 
rali  danni  di  che  generalmente  si  suol   parlare. 

In  quanto    alia  sua  frcquenza  esso   non  spifo   in 
dieci  aniii  die  per  66  giorni,   cine 

n.l    1817   p,  r  6  a   2  9   Ma-:;i(.    15   Giugno 

"^17    18   19  Seltemhre 
»    1818—  9—10   12  22  Ma-gi..   U   15  Aprile 

25   27  28  SeUpnd)re 
»   1819— 12—  4  5  6  Marzo  3  i  3  13  26  26  Set. 

22  23  2i  Oitobre 

»   1820—  9— 24  23  26  Feb.  7  8  Apr.  20  2122 

23  Maggio 
»    1821—  3—678  Aprile 
»   1822_11  — 18  19  20  21  29Apr.23  26  27  Mag. 

23  U  25  Ln^lio  ' 

»   1823—  7^30  31  Marzo  30  31  Mag.  30  S.tl. 

^12  Ollobre 
»    1824—  4—16  27   Fcbraro     7     8   Ma<:gio 
»    1825—  4.— 17     Marzo    26  27  28  Aprite 
»    1826—  3—16     Aprile  21   22  Maggio. 
Dalla  quale   serie  resulla,  che  i  mesi  piu  sogijelli 
alio  scirocco  snno    Maggio,    Aprile  e   Sellembre,    cioc 
Maggio  per  17  Aprile  per   16  Sellembre  per  13. 

(1)  Una  slraordinaria  cccpzionc  si  o  marcata  ne'  mesi  di 
novcmbrc  diccmbre  18!8  c  jieimaio  1819.  inlomo  alia  <liirala 
dcllo  Scirocco  ;  ciic  vi  pri'domiiio  quasi  di  continiio.  Ad  oi^ni 
niodo,  i  veri  c.irallnii  di  qucslo  vento  nnii  sj  Kpipjj.-irrino  ciiC 
[PIT  Ire  0  quallro  voile,   e  ne!  liillo  iiou  piu  di  dieci  i;ii>riii. 


)L  SUD  OVEST,  0  Libcccio  e  anche  apportntore 
di  piogge,  e  supplisce  qiialche  volla  alia  mancanza 
del  Greco-levante.  in  aulunno  ed  in  invenio,  special- 
mente  nella  plana  di  Catania.  Le  sue  piogge  sono 
dirofte,  impeluose,  e  quasi  sempre  accompagnate 
da  tuoni  e  da  fulinini,  ma  di  poca  durala.  Qualche 
volta  sono  meno  violente  ed  a  ripresc,  e  diconsi  li- 
becciale.  Uno  slrato  di  nuvoia  di  I'ornia  clliltica  ch« 
comparisce  sul  verlice  dell'  Eliia,  e  qnindi  vi  si  fernia 
cnprendo  1'  ultinao  cono,  e  ud'  infallihil  segno  delle 
libecciatG. 

IL  NORD,  La  tramontana  spira  rare  voile  d'  in- 
verno,  ma  pero  sempre  rigido.  Neil'  Elna  apporla  nevi, 
ed  intenso  freddo  ;  ma  rinfresca  poi  in  esta  le  nolli  e 
la  matlina,  di  mudoclie  la  parte  d 'lla  Titla  rivolla  a 
queslo  venlo  e  la  piu  fresca  nella  caMa  slagionc.  Fiiori 
pero  di  questo  breve  sollievo  in  quel  lempo  dell'  an- 
no, le  abitazioni  esposle  a  tramontana  solTrono  niolti 
inconvenienti,  che  il  ristoro  delle  notti  in  esla  non 
puo  compensare  ;  esse  non  goilono  mui  del  sole  in 
inverno,  vi  spunla  all'  incontro  e  vi  Iranionta  in  esla  : 
non  sono  rmfrescate  dal  grecate  nelle  calde  ore  del 
giorno,  ed  anzi  parlecipano  del  sofEo  del  predomi- 
nante  I\  0. 

SUD —  E  at)H  parlieolarila  del  sito  di  Catania  il 
non  essere  esposto  al  Sddio  costanle  dal  vcnto  di  SUD  ; 
ossia,  Doo  si  conosce  da  noi  regolar  fialo  di  queslo 
Venlo,  cbe  diriga  per  uii  sol  giorno  almeiio  I'  ane- 
nioscopio  verso  tramontana.  Da'  noslri  agricollori  si 
conoscono  i  venli,  cosi  Ae[,\.\,niezzigiojnie  scirocchiy 
e  mezzigiorni  e  libecci,  i  quali  torminano  poi  a  S.E. 
e  a  S.O.  Ma  vcnto  di  hud,  proprianicnte  detto,  non 
si    osserva    nell'  Anemoscopio    che    per    qualche  ora 


245 
s.llanto  allorche  il  vento  passa  da  punti    occidenlali 
jigli  orieiitali,   c  viceversa. 

Pto(jge 

II  luogo  mono  esposto  alle  piogge  in  Sicilia  e 
forse  Calaiiia  e  suoi  conlorni.  Influisce  a  cio  il  rilro- 
varsi  lontana  dalle  monlagne;  non  avendo  a  12  nii- 
glia  (he  il  solo  gran  cono  dell'  Etna;  e  quando  non 
sono  le  piogge  spinle  dal  N.E.  come  si  e  detlo,  o 
quelle  irapeluose  di  S.O,  non  si  hanno  che  le  scarse 
pioggerclle  ed   inlerrolte  di  JN.O.  di  0.  e  di  E. 

II  numero  de'giorni  piovosi  in  ogni  anno  gitm- 
ge,  un  per  I'allro,  a  63  e  perche  cio  possa  rileversi 
a  colpo  d'  occhio,  e  conoscersi  nel  tempo  stesso  sotlo 
quali  venti  sono  cadule  in  un  decennio  lo  abbiam  ri- 
strelto  nella  sei;uenle  tavola. 


Veuli 

S.R.    N.E. 

0. 

S.O. 

anno 

N.O 

E. 

Totale 

1»1  / 

12. 

13. 

/. 

8. 

6. 

3. 

61 

1818 

11- 

U. 

7. 

14, 

10. 

1. 

57 

1819 

34. 

2. 

11. 

5. 

3. 

35 

1820 

16. 

5. 

12. 

22. 

15 

70 

1821 

G. 

2. 

16. 

12. 

6 

.     12. 

54 

1822 

17. 

23. 

7. 

7. 

2. 

)^8 

1823 

7. 

26. 

11. 

14. 

H 

.      10. 

79 

1824 

25- 

12. 

5. 

10. 

4 

56 

1823 

9. 

30. 

22. 

4 

3. 

68 

1826 

U. 

29. 

30. 

7. 

2 

.       2. 

84 

To  tale 

161 

160. 

128. 

99. 

54. 

40. 

642 

246 

Dallo  slesso  decennio  di  osservazioni  resiilla  pni 
(1)  che  il  medio  di  giorni  piovosi  in  ogni  mese  si  e 
— 8,  in  gennaro^^^S.  in  febbraro — 7.  io  niarzo — 4. 
in  aprile — 3  in  maggio — 2.  in  giugno — 1.  in  luglio 
— 2,  in  agosto — 6.  in  seltembie — 7.  in  ottobre — 6. 
in  novembre' — 8.  in  dicembre.  E  quindi  i  mesi  piu 
piovosi  sono  dicembre  e  gennaro,  poi  marzo  ed  ol- 
lobre  ec. 

Giorni  sereni  '  • 

Questi  giorni,  olire  ell'essere  numerosi,  sono 
preziosissimi  in  inverno,  in  pnmavera  ed  in  aulunno; 
e  le  belle  giornate  di  Catania  sono  rinomale  in  Si- 
cilia,  per  la  purila  dell' aere  che  vi  si  respira,  e  per  la 
dolcezza  dalla  temperatura-  JNe'piii  rigidi  nu-si,  infalii, 
cio  e  dicembre  e  gennaro,  la  media  lemperalura  e 
fra  59  e  -iS;  e  quesli  due  mesi  contano  undici  gior- 
ni sereni  per  ciaschedimo.  Febbraro  e  marzo  ne  con- 
tano 12  con  una  lemperalura  fra  50  e  54,  aprile  li 
con  la  lemperalura  di  61^  seltembre  15  lamp.  79. 
15  anche  novembre  col  gr.   59  del  lermomelro. 

Moderala  a  lal  segno  la  lemperalura  ue'  piu  ri- 
gidi mesi  dell'anno,  e  giiingendo  i  giorni  sereni  ad 
un  medio  di  174,  puo  ir,incaniente  slabilirsi  la  dol- 
cezza del  nostro  clima,  sopra  qualunque  allro  di  Si- 
cilia  slessa    (2). 

Mesi 
Gennaro  ,   . 

Quasi  riepilogando  quel  che  si  e  delto  qua  e  la 

(1)  Wdi  il  vol.  cil.  ilcgli  AUt  Gioen.   lorn.   VI. 

(2)  Vedi  la  Mem.  cit.  vol.  cil.  lav.   III. 


2i7 
inlorno  a'  mesi  ingonerale,  possiamo  stabilire  che  gen- 
naro  e  dominalo  dal  vcnlo  N.O.  e  per  consegiieoza 
essendo  questo  venlo  quello  che  slabilisce  la  piu  fredda 
temperalura  nel  nostro  clima,  in  inverno  gennaro  e 
il  mese  piu  freddo  di  lulti.  Infatli  in  dieci  aoni  ha 
marcalo  il  massimo  freddo  per  sei  volte.  La  sua  Icii* 
peratura  media,  non  ostante,  resulla  48  far.  Esso  con- 
ia,  un  per  I'allro,  olio  giorni  di  piogge,  come  dicein- 
bre:  ma  non  manca  pero  di  vanlare  undici  giorni  se- 
reni,  i  quali,  nella  menzionata  nudia  temperalura  di 
•48  Iraslormano  in  primavera  il  piu  freddo  e  piovoso 
de'  noslri    mesi. 

La  massima  elevazione  del  Baroraetro  giungo  a 
30,'42.  la  minima  29  63 — la  media  30.  2. — ^il  veiilo 
pill  freguente,  dopo  ii  JN.O.  e  il  Levanle. 

Febbraro 

Domina  anche  in  questo  mese  il  N.O.  per  cui 
in  dieci  anni  ha  marcalo  due  voile  il  massimo  hod- 
do.  La  sua  media  leinperatnra  pero  non  e  minore  di 
5o.  Le  piogge  non  si  riducono  che  a  cinque  giorni, 
ed  air  inconlro  sono  (jodici  i  giorni  sereni. 

La  massima  altozza  del  Baromiiro  arriva  a  30 
27.— la  minima  a  29  69.  la  media  a  29  99.  II  venlo 
che  piu  spesso  vi  bpira,  dopo  il  N.O.   e  il  Levunte. 

Marzo 

Marzo  c  dominalo  dal  N.O.  esso  pure  cd  ha 
marcalo  una  sola  volla  il  massimo  I'red  Jo,  nel  (ieccn- 
nio  di  osserviizioni.  La  sua  media  temperatura  crcsce 
sino  a  151:   ha  sollo  giorni  di  piogge    e     12    giorni 


248 
screni.  La  elevazione  massima  del  Baromelro   arriva 
30  27  la  minima  a  29  55,  e  a  29  95  la  media— 
L'  E.  vi  sofEa  piu  d'ogni  altro,  dopo  il  K.O. 

Queslo  mese,  per  la  incostanza  di  temperalura 
e  contrario  alle  croniche  malatlie  linfatiche.  Le  mat- 
line  e  ie  sere  sogliono  esser  moilo  fredde,  menlre 
air  inconlro  le  ore  medie  del  giorno,  quando  e  se- 
reno,  sono  riscaldale  dal  Sole,  come  nel  principio 
deir  esla.  Le  piogge  sono  riguardale  in  queslo  mese 
come  I'indice  della  uberlosita  del  ricolto;  per  cui 
un'  acqua  di  marzo  e  passala  in  proverbio  come 
simbolo  di  cosa  vantaggiosa. 

Aprile 

II  N.O.  domina  pure  in  aprile.  La  sua  media 
temperalura  cresce  sino  a  6< ;  ed  il  numero  de' giorni 
sereni  arriva  a  /^,  come  mancfino  grtidatamenle  i 
giorni  di  piogge,  che  non  sono  piii  di  4;  general- 
mente  leggiere  e  spinle  da  venli  occidenlali.  La  mas- 
sima elevazione  del  Baromelro  e  30  26,  la  minima 
29  13,  la  media  29  99.  II  vento  che  piu  si  sente 
in  aprile,  dopo  il  N.O.  e  il  S.E.  lo  Scimcco,  che 
in  queslo  mese,  e  nel  seguenle  soffia  piii  spesso 
che  in  altro  tempo. 

Aprile,  in  (^alariia,  e  il  meso  dclie  risoluzioni  doile 
mnlallio  rroniche,  ed  li  p;u  saiio  di  lulli  i  mesi.  La 
k'liipcraliica  di  61,  e  pre/insa  io  ogni  clima,  e  qui 
ill  particolare  si  gode  nel  mese  piu  bello  di  prima- 
vera. 

Maggio 

L'  Est  e  il  predominanle  in  queslo  mese.  rOvesl 


249 
pero  vi  spira  anch'  esso  «ii  freqjenle  e  la  vincerebbe 
sopra  r  Est,  senza  I' niiito  del  i;aiii;inoso  soirocco  che 
a  quello  si  unisce.  II  iiumero  de'  ^iorni  di  piogge  non 
arrjva  cho  a  in;,  ed  all'  iiiconlro  j  i^iorni  sereni  sono 
H.  II  massimo  del  IJnromelro  e  30  24-,  il  minimo 
29  79,  il  medio  30  1.  Le  nolli  di  maijjj;io  sono  nel 
noslro  clima  d'  una  teinporalura  moderatissima,  ma  i 
giorni  cominciano  ad  esser  caldi  ;  non  lascia  luttavia 
queslo  mese  di  osser,  piu  che  altro,  sDjcrgello  a'  nernbi 
ed  die  brevi  ed  inlerroUe  piogge  di  poiienle,  le  quali 
fraslornano  non  poco  il  felice  andanienlo  della  raalu- 
razione  dolle  biaie;  e  bast.i  un  sol  giorno  di  sciroc- 
co  0  di  pioggerelle  in  maggio  per  avvelenare  le  liele 
speraDze  dell'  agncollore. 

Gmgno 

In  giugno  1'  impero  del  vento  Ovesl  si  stabilrsce, 
e  la  stagione  diventa  posilivamenle  calda.  La  media 
temperalura  arriva  a  78,  la  massima  pcro  e  non  solo 
80,  ma  e  giunta  siiio  a  92  nel  183i,  ed  a  103  nel 
1822.  1  giorni  di  piogge  non  sono  piu  di  2,  e  17  i 
giorni  sereni ,  La  massima  elevazione  del  Barnmeiro 
giunge  a  30  22,  la  minima  a  29  88,  la  media  a  30 
3.  Basla  dire  cbe  queslo  e  il  mese  delle  messi  nel 
noslro  clima,  per  concepire  di  quanta  aspetlazione  e 
di  quanto  inleresse  egli  sia  per  Calania,  cbe  ronta 
per  prima  derrala  del  suo  commercio  il  prudoUo  dei 
cereali  della  vasla  sua  piana . 

Luglio 

Si  Iralla  ora  del  piu  caido  de'  noslri  mosi  .   i  3i 


250 
cui  giorni  di  ponente  sono  veramente  affricani,  come 
lo  sono  negli  allri  luoghi  di  Sicilia.  In  Galania  pero 
tanto  calore,  cessalo  appena  il  soffio  del  ponente  cal- 
do,  e  mitigato  dal  costante  grecale,  per  cui  si  ha  qui 
minor  caldo  che  ne'  luoghi  ove  questo  benigno  vento 
noQ  viene  dal  prossimo  mare.  Non  ha  questo  mese 
che  un  sol  giorno  di  pioggia  :  anzi  nel  corso  di  ta- 
luni  anni  non  ne  e  caduta  goccia,  come  accadde  nel 
1819  1821  1822  e  1824  ;  ed  all'  opposlo  conta  22 
giorni  sereni,  e  supera  in  questo  qualunque  altro 
mese.  La  media  lemperatura  e  86,  ma  il  massimo 
caldo  di  lullo  il  decennio  delle  osservazioni  accadde 
in  questo  mese  nel  1822,  giungendo  il  Termometro 
al  grado  104-.  La  massima  elevazioni;  del  Baromelro 
e  30  21    Ja  minima  29  93.  la  media  29  98  (n-b.)  . 

Agosto 

Questo  mese  non  cede  di  mollo  in  calore  al  pre- 
cedente;  per  la  media  temperalura  resulta  anzi  mag- 
giore  essendo  quesia  87.  II  venlo  dominante  e  I'  E. 
ha  due  giorni  di  piogge,  e  19  sereni. Esoggelto  a  nembi 
a  fulmini,  a  piogge  copiose,  tanto  lavorevoli  per  rin- 
fiescar  r  aria ,  giovare  agli  alberi  ed  alle  viti  dei 
uostri  contorni  principalmente.  II  massimo  d(d  Baro- 
metro  e  30  22,  il  ramimo  29  91,  il  medio  30  7. 


{IV. B.)  In  qiiesle  osservazioni  non  e  stala  dedolta  la  cor- 
rezione  sul  termometro,  e  iioi  rapporteremo  qui  appresso  il 
Siiiito  delle  Osservazioni  metcorolosiclie,  fatle  nell'  Osservalorio 
(lella  Uiiiversita  degli  Slmlii,  per  una  serie  di  anni.  posteriori 
al   decennio  che  qui  si  cita. 


251 

Setlembre 

Ricomincia  in  questo  mese  il  dominio  del  N.O. 
I  giorni  di  pioggia  crescono  sino  a  6,  quelli  sereiii 
sono  lucidissiini,  e  non  meno  di  13.  La  temperalura 
media  e  79.  La  massima  elevazione  baromelrica  30 
19,  la  minima  29  79,   la  media  30  3. 

Setlembre  e  il  mese  della  vendemmia  ne'  coiitorni 
di  Calania,  ed  allora  si  raccoglie  il  riaomalo  vino 
delle  Terreforli ,  tanlo  slimato  nelle  sunluose  lavola 
di  Europa. 

Ouobre 

I  Calanesi  vanno  a  godore  della  villeggiatura  in 
questo  mese.  I  villnggi  dell'  Etna  co'  loro  conlorni 
scmbrano  in  verila  le  terra  predilette  di  Pomona  e  di 
Bacco ;  e  chi  vuole  avere  un*  idea  della  fertilita  del 
snolo  vulcanico  deve  percorrere  in  otlobre  b  falde 
deir  lllna,  per  restar  convinlo  di  quel  che  uon  vedulo 
potrebbe  seinbrare  esageralo. 

II  veolo  E.  e  il  predominanle  in  ottobre.  1  giorni 
di  pioggia  sono  7,  ed  11  i  sereni.  La  media  tempe- 
ralura arriva  a  70.  11  massimo  del  Barometro  a  30 
27,  il  minimo  a  29  80,  il  medio  a  30  2. 

Novembre 

I  giorni  sereni  sono  piij  in  novembre  che  in 
ollobre  ;  essi  arrivauo  a  15  ;  ed  e  a  causa  di  lanli 
bei  giorni  che  il  principio  di  novembre  si  chiama 
I'  csid  di  S.  Blartino.  La  temperatura  media  e  59,  il 
venlo  dominante  il  N.O.  II  massimo  del  Barometro 
30  31,  il  minimo  29  77,  il  medio  31  4.  :  , 


232 

Dicembre 

Finalmeale  anche  in  dicembre  predomina  il  N.O. 

I  giorni  di  piogge    sono  8    come    m  gennaro  ed   11 
ugualmenle  i  giorni  sereni.   La  lemptsralura  media  o9. 

II  massimo  del   Baiooielro  30   33,   il   minimo   29   72, 
il  medio  29  90. 

Resulta  cosi  da  queste  osservazioni  sii'  mesi  che 
il  piu  freddo  e  gennaro  ;  iuglio  il  piij  caldo.  Che  it 
maggior  numero  de'  giorni  piovosi  si  conla  in  dicem- 
l)re  e  gennaro;  che  Iuglio  ha  piu  giorni  sereni,  ed 
in  seguilo  agoslo.  Che  \\  vento  di  Ovest  predomina  nei 
mesi  di  giugno  e  Iuglio  ;  I'  Est  in  quelli  di  maggio, 
agoslo  ed  ollobre  ;  ed  all'  incontro  poi  settembre, 
Doverabre,  dicembre,  gennaro,  febbraro,  marzo  ed 
aprde  soao  dominati  dai  N.O. 

.  Meieore         '•  >      '- 

Si  dovrebbe  far  cenno  delle  nevi,  delle  grandini, 
de'  fulmini,  delle  nebbie,  se  queste  meteore  fossero 
frequenti  nel  noslro  chma.  Ma  sono  esse  cosi  rare 
fra  noi,  I'he  non  e  omissione  essenziale  il  non  far  qui 
menzione  di  feoomeni,,  i  quali  non  si  veriGcano  che 
due  o  Ire  volte  all'  anno,  e  spesso  neppure  una  sola 
volla.  Basla  dire  che  la  nebbia  non  si  e  osservata  in 
(latania  in  tutto  il  corso  del  decennio  che  sole  due 
volte  nel  1818,  in  aprile  cioe  e  Iuglio,  ed  in  Iuglio 
iicl  1820  ;  meiilre  poi  e  freqinnlissima  nella  reginne 
nemerosa  dell'  Etna.  In  quanto  a'  /ulmini  sogliono 
questi  accompagnare  per  lo  piii  i  neaibi  spinli  da 
Venli  occidenlali  ;  e  se  talvolta  piombano  in  cilia,  so- 
gliono   per  lo  pill  toccare    le  ajle   facdale  e  le  lorri 


253 
delle    chiese.    La    neve    in  Catania  e  una  oovita,  se 
per  caso  qualche  volta  vi   fiocca. 

Affiiie  di  non  Irascurare  i  resuUamenti  di  piij 
esallu  e  piu  estese  osservazioni  meleorologiche,  fatla 
in  Catania,  passiaoio  a  rapporlare  il  sunto  di  quelle 
dell*  Ossorvalorio  della  Universila  ,  alzalo  la  prima 
voila  a  niia  islanza  e  sotlo  la  mia  direzione.  Resulta  da 
quesle  che  il  medio  di  tulti  i  mesi  dell'  aimo,  dei 
varii  istrumeuti  raeteorologici,  e  come  siegue. 


Barometro 


30  040_mas. 
2!)  599— min. 
29     791— med. 


I   74.  303  » 

Termoraetro  ^   61  122  » 

I  67  937  » 

(  63  483  » 

43  695  » 

54  063  » 

19  579  » 

16  008  » 

17  842  » 


Igrometro 


Cianometro 


Pioggia 


{     2  0667 

Evaporazione  I     4   1490 

Vento  {  E.N.E. 

Massimo,   niinimo,  e  medio — iicH'  anno. 

I   30     430_mas. 
Barometro      .    29     325 — min, 
I   29     791— medio 


••^r  '  ' 


I./  >•-    I 


ex 


2'6i 

I  108      0— mas.               .^,;,..    ^i,^,. 

Termomelro  (  42      0— mia. 

I  67       9 — medio 

Quantila  Ji  pioggia_Po!l.  24  640 

Giorni  sereni  174 

»      piovosi  63 

1      varii  128 


§  24.  Del  mare. 

Quando  il  mare  Jonio  lasciava  alio  scoperto  il 
terreno  secoadario  dclla  cosla  orienlale  di  Sicilia,  non 
che  quello  miocene  dolla  terziaria  formazionc,  esso 
occupa\a  uno  spazio  maggiore  di  qiiello  in  che  lo 
Vediaiuo  in  oggi  rislrello.  II  mare  cosleggiava,  in  quelle 
remolissime  epoche  geologiche,  il  lalo  occidenlale  delle 
mnnlagne  di  Taormina,  quelle  del  Mojo,  quelle  orien- 
tal! deila  Placa,  di  Carcaci,  e  di  Geiitorbo,  innoltra- 
vasi  sine  apple  del  monte  di  Torcisi  e  delle  braccia 
di  quello  di  Ramacca.  Toccava  la  Callura,  Carmito, 
Si'jona,  Bagnara,  e  cnsi  via  via  per  Piimosole ,  S, 
Demilri,  Jgnone,  S.  Calogero ;  il  Capo  di  S.*  Groce 
non  era  formalo  luttavia. 

Nel  mezzo  della  linea  relta,  lirata  da  Taormina 
a  Ramacca,  aprivasi  la  sirada  a  traverso  delle  acque 
il  vulcano  dell'  Elna  :  ed  i  gruppi  basaltici  della  Trezza 
e  gli  scogli  de'  Ciclopi,  non  che  quelli  dell'  Agnone  si 
eleva\ano  soilo  il  livello  del  mare  del  basso  sue  fondo. 

L'  Etna  compariva  grado  grade  come  una  isolella 
conica  di  un  vulcano  ardenle,  e  nel  tempo  stesso  la 
formazione  lerziaria /r/Zoee/ze  si  stabiliva  lungo  I'  anlica 
menzionata  cosla,  allorno  all'  Etna  ccscente,  ed  agli 
scogli  de'  Ciclopi. 


2S5 

AI  nuovo    riliro    delle  acqne   quando  a  nudo  si 
reslo  la  terziaria  forniazionc,  1'  Etna  ed  i  gruppi  ba- 
saliici  si  Irovarono    riuiiili    per    essa  alia  raassa  del- 
r  Isola  ;    e    dell'  immenso   antico  Goifo  non  reslo  al 
mare  Jonio  che  il  solo  spazio  in  oggi  occupato  dallii 
plana  di  Calania ;    la    quale   da  capo  a  fondo  non  e 
che  un  lerreno    alluvjalo,    Irasporlalo  dalle  montagne 
di  quella  parte  di  Sicilia  che  resla   dal  lalo  di  0.  e 
N.O.  di  essa  piana,  e  che  ha  costrolto  gradalamenle 
il  mare  a  rilirarsi.    Non  solo   percio   il  Golfo    fu    ri- 
slreUo  per  la  terziaria  formaziono  pliocene,  ma  lo  fu 
in  seguiio  pel  suolo  alluviale  della  piana.  Dopo  lua- 
go  corso    di    secoli,    qiiando  1'  Elna  innalzala  creM)e 
tanto  di  mole  cogli  sviscerali  materiali  che  addossavasi, 
da  poler  versare  le  sue  correnli   sopra  il  terreno  tfjr- 
ziario    che    atlorniavala,    il    mare    fu  costrello  anche 
dalle  lave  a  rilirarsi;  e  noi  ahbiam  veduto  come  tuKa 
la  parte  orionlale  e  meridionale  de'  contorni  di  Catania 
e  slala  accresciula  di  suolo  per  li  varii  corsi  di  lava. 
Ill    oiTiii    il    mare    di    Calania  si  conlisne  in  uq 
Golfo  dello  slesso  nome :   la  sua  eslensione  pero,  come 
Joiiio,    per    JN.E.    e    S.E.    e  varia  ;   imperocche  per 
Greco  esso  si  eslendo    per  mii^lia  SO  sino  alia  cosla 
di   Calabria  e  Capo  Sparlivenlo ;   per  levanle  per  rai- 
glia  300  sino  alia  cosla    occidenlale  della  Morea  ;  per 
E.S.E.  ,  e  per  b.E.    per  miglia  lijOO  sino  alia  cosla 
di   Siria,  e  per  miglia  liOO  sino  a  quella  di  Egillo. 
II  Goli'o  e  cliiuso  per  mezzogiorno  liel  Capo  S.  Croce 
sine    air  Agrione,    per    ponenle    dall'  Agnone    sino  a 
Catania,  e  per    tramonlana    da  Calania    sino  al  Capo 
de'  molmi. 

Si    va    esso  lentamente    restringcndo  dalla  parte 
di  ponenle  per  lo  graduate  accresciinento  della  spiag- 


256 
gia  di  arene,  in  che  termina  !a  menzionata  Pia7ia  di 
Catania.  Ollre  di  esser  questa  un  terreno  alluviale, 
come  venghiam  di  dire,  e  pure  ud  bacino  idrografico, 
ove  scorre  il  Simelo,  ingrossato  nelle  sue  acque  dai 
tre  fiumi  tributarii,  il  Cimarosa  o  Salso,  il  Diltaino  ed 
il  GurnaloDga.  Le  areno  che  queslo  anlico  e  rinomalo 
Cume  Simelo  scarica  nel  mare  colle  sue  piene,  vcii- 
gono  poi  dal  raare  slesso  che  se  ne  inlorbida  rigot- 
lale  sulla  spiaggia  ;  ed  essa  va  cos)  avanzando  verso 
levante,  pero  dalla  foce  del  fiurae  alquanlo  piii  verso 
r  Agnone  che  verso  Catania.  Si  vede  infalli  che  nella 
punia  del  Delia  del  Simelo  la  spiaggia  e  piu  iiinol- 
trata  in  mare  dal  lato  di  mezzogiorno.  A  cio  coniri- 
buisce  in  massima  parte  la  correnle  litlorale  che  viene 
dalla  cosia  di  Messina,  e  che  trasporta  le  torbide  del 
Simeto   sempre    verso  la  parte  destra  deila  spiaggia. 

Le  arene  cosi  Jasciale  a  nudo  dal  mare,  e  di- 
seccale  da' calori  eslivi,  vengono  agitate  da' venli  e 
van  formando  delle  piccole  elevazioni,  conosciiile  sotlo 
il  nome  di  dune,  di  ciii  e  formato  tiillo  il  menzio- 
nato  liltorale  del  Golfo.  Le  alluvioni  pero  non  lasciano 
di  coprirle  gradatameole  con  terra  vegetal)ile  ed  ar- 
gillosa  della  slessa  Piana ;  ed  e  pemo  che  I'  agri- 
collura  ne  va  traendo  vanlagi^io,  e  gia  gran  parte  e 
verdeggiante  di  alberi,  di  vili  e  di  cereali,  prmcipal- 
menle  nella  parte  dctlii   Arena  di   Catania  (Ij. 

La  vicinanza  del  mare,  come  abbiam  diaiostrafo, 
influisce  moilissimo  alia  purila  dell'  aere  e  al  lempc- 
ralo  grado  di  caiore  in  esta  di  Catania  :  ma  e  ulile 
del  pari  per    1'  abbondante    pescagione  uon  solo,   ma 

(1)  Vodi  la  Ulcmor.   siil   lopreno   dolja   Piana  di   Cafania, 
Alii  Gioen.  vol.  xin.  SuH'Arcna  di  Catania — Atli  Gioen.  vol.  i. 


257 
principalmenle  per  lulti  i  vanlaggi  che    arreca  ad  ua 
paese  il  mariltiiuo  comniercio. 

E  slato  nominato  in  lulli  i  tempi  il  noslro  golfo, 
come  pericoloso  a'  naviijanli  ;  in  eflelto  in  ogoi  golfo 
e  senipre  difficile  e  malsiciira  la  navigazione  ,  e  quaiito 
si  e  delto  di  quello  di  Catania  e  ."-Into  repiiccilo  per 
quello  di  Salerno,  di  Squillaci,  di  Taranlo,  di  Geneva 
e  (ii  lulti  i  golfi  del  mondo,  ove  le  tcnipesle  sono 
frequenli,  e  si  corre  rischio  di  andare  a  ruuipere  su- 
gli  scogli   o   ad   arenare   neile  spiagge. 

Quelle  del  nostro  mare  sono  cosi  frequenli  ed 
ovvie  che  iion  si  e  avula  cura  di  tenerne  nieutoria 
dislinta.  Non  scorrono  qualtro  o  cinqMe  anni  senza 
che  il  mare  non  infierisse  in  niodo  terribde  conlro 
la  parte  N.O.  del  gollb .  La  teinpesta  poio,  da  noj 
piu  volte  qui  inenziuiiata,  de'  pricni  di  novembre  184G. 
reslera  al  certo  raemorabile  per  la  violenza,  superiore 
a  qnante  se  ne  possono  rammenlare,  e  per  la  lunga 
durala  di  costanle  lorza  ;  alia  quale  se  pote  re^islere 
il  Molo  di  ('atania,  e  la  piu  parlante  prova  deila  sua 
slabilila  (1).  Ed  in  vero  per  la  linea  tirata  in  direzione 
di  S.E.  il  Joiiio  e  va^tlssinio,  e  le  terre  che  prime 
vi   s'  incontrano  sono  Candia,   e   poscia  I'  Egillo. 

II  vento  E.S.E.  c  quello  che  solleva  queste  tein- 
pesle  ;  e  come  si  e  dello,  di.pprima  il  cielo  diviene 
lusco,  e  si  accompagnano  minolc,  parziali  e  scarse 
pioviccine  ;  il  venlo  diviene  piu  e  piu  forte;  il  mare 
non  tarda  ad  agilarsi,  poi  a  ravvol^ersi  in  alli  spu- 
inegijianti  marosi  ;  le  arene  delta  spiaggia  e  de'  bassi 
londi  ddl  lilloiale  veiigoiio  a  mescolar>i  colK;  a(  juo, 
c  queste  diventano  lorbide  e  giallaslre.    In  queslo  slato 

(1)   Vctii  Gioni.   Gioen.  Tom.  An   biiii.  i. 

33 


238 
le  onde  formidabili  si  dibbatlono  coniro  il  liltorale  (!i 
lave  con  orrido  fragore,  e  lo  superano  col  loro  sprazzo, 
che  poi  a  guisa  di  un  furao  viene  spinlo  a  grandi 
distanze  dal  venlo  recando  danoo  posilivo  alia  vege- 
tazione. 

In  Catania,  sprovvedula  un  tempo  del  braccio 
del  Mole,  e  della  slessa  darsena,  il  mare  tempestoso 
giungeva  a  ballere  coniro  le  mura  della  cilia,  ed 
enlrava  talvnita  sitio  nella  poila  LV.eda,  per  cui  le  bar- 
che  de'  pescatori  doveaii  lirursi  nella  piazza  del  Duomo, 
e  nella  slrada,  allora  del  Serraglio  vecchio.  Gompita 
la  darsena  cio  non  avveniva  che  assai  di  raro  ;  e  come 
via  via  si  e  avanzato  in  mare  il  braccio  del  Molo, 
non  si  e  piij  verificalo  tale  inconveniente,  ne  anche 
nel  tempo  della  slessa  formidabile  tempesta  del  1846. 
Won  era  pero  queslo  il  danno  maggiore.  Tratlavasi 
che  i  bastimenli  stessi  ancorati  nella  darsena  ,  o  al 
quanto  in  fiiori  erano  slrappali  dal  silo  e  sbalzali 
soUo  le  mura  del  Vescovado,  dove  conquassali  e  rolti 
doveansi  vendere  per  legna.  II  caricalore  di  Catania 
perlanto  era  deserlo  in  inverno  e  primavera,  e  si  ve- 
deva  quaiche  baslimento  in  esla,  venuto  a  caricar 
derrale  ;  delle  quali  la  maggior  parte  pero  doveasi 
trasporlare  per  negozio  in  allra  piazza  di  commercio. 
II  bisogno  di  un  IViolo  nacque  qiiindi  coll'  ingrandi- 
menlo  di  una  ricca  ed  abboadevole  cilia  mariltima  e 
fu  motivo  che  per  tanli  secoli  divenne  il  pereuue  de- 
siderio  de'  Catanesi,  Ma  fallili  per  piii  d'  una  volla  i 
tenlativi  di  costniirlo,  si  credeva  dal  maggior  numero 
esser  I'  opera  del  Mulo  prcssoche  impossibile  a  por- 
tarsi  ad  efietto. 

Pero  dietro  i  progressi  dell'  architeltura  idraulica  ; 
dielro  pesate  direzioni,  e  sottu  la  vigilaoza  di  zelaiUi 


259 
ed  onesti  atnminislralori  1*  opera  fii  n'cominciala,  dopo 
sei  inulili  tenlalivi  nello  spazio  di  anni  400,  nel  1841, 
ed  e  oggi  presso  al  lotale  suo  compimenlo  ;  con  una 
spesa  di  ducati  300,000  erogali  dal  solo  comune  di 
Catania,  senza  che  il  Governo  ne  fosse  slalo  per  nulla 
interessato  (1) . 

La  infida  staziono  del  caricalore  di  Calania  per 
lanto  e  divenuta  porlo  siciiro  e  comodo  ,  delia  lun- 
ghezza  di  canoe  183,  e  della  largliezza  di  caiino  190, 
inclusa  la  darsena  e  la  marina,  con  una  imhoccalura 
di  canne  125,  e  con  una  profondila  di  palnii  17  sino 
a  43,  di  saldo  ancoraggio,  e  ben  munito  di  colonne 
di  ormeggio.  1  basliinenti  vi  enlrano  ed  escono  coo 
tulti  i  veuli,  avendo  lo  spazio  di  bordeggiare  ed  ese- 
guire  lulte  le  manovre   di  marina. 

II  mare  ini'uriato,  oltre  della  eslesa  scogliera  che 
ne  infrange  la  f'orza,  Irova  allro  oslacolo  nel  muro  di 
spalla,  alzato  sopra  il  braccio  del  Molo,  e  le  acque 
del  porto  restano  Iranquille  nel  lempo  delle  piu  furiose 
tempesle. 

Solto  al  soffio  dell'E.N.E.  il  mare  si  solleva  al- 
quanto  in  tempesta,  ma  non  e  mai  peniicioso  in  quesla 
parte  del  golfo,  come  nelia  parte  dell' Agiinne ;  e 
del  pari  il  S.O.  non  movendo  che  le  sole  acque  del 
golfo,  non  arreca  mai  danno  nel  porlo. 

ProdoUi  del  Marc 

Noi  daremo   snllanto  il  calalogo  dcgli  animali  piii 
comuni,  e  piii  couosciuli  sia  per  uso  econoniico,   sia 

(1)  Vodi  le  Mem.  su'  lavori  del  Molo  di  Catania.  Giorn. 
Gioen.  Tom.  xi,  xii  ec. 


260 
per  oggelti   natural!,  classiGcati  secondo  i  mefodi    piii 
recGDli  (1) . 

Pesci  .  s  ).  > 

Spinolla  —  Perca  labrax  L.                            ,i 

Sirraina  =—        »       cabriUa  L.                              ., 

(hernia  —       )>      cernua  L.                     i 

Tracina  —   Trachinus  drago  L. 

Cocciu  —   Urnno'icopus  Scaber  L.. 

Agiigghia  —  Exos  bi'lone  L, 

Trigghia  —  Mulliis  barbalus  L.                 ;•.-,  , 

Guccuma  —  Trixjla  cuculus  L. 

Sparacanaci  —       »       aspera  Guv. 

Scrofana  —  Scorphcona  scropha  L.       ,   ,    'vij) 

Umbrina  —  Sciena  umbra  L. 

Saracu  —  Spams  aiirala  L. 

Pauru  —        »       pagnis  L. 

Ltivaru  —        J)       erythrinus  L.       •          ■.    • 

Ajula  —       »       mormyrus  L. 

iJentici  —       »       dentex  L. 

Occhiala  —       »       macrophthahnus  L. 

Cinciaslra  —        »        cantharus  L. 

Vopa  —        »        Zit>oy;s  L. 

Sarpa  -^        »       sa^^a  L.             :      .           - 

Giaula  .=^        »       moena  L. 

Pisciluna  —  Castagnole  (iUV.(/b/-sg  CAeWow  ? 

Slrumnu  —            scomber  scombrus  L. 

Tunnu  —        »       tynnus  L. 

Palamilu  —        »       pel  amis  L              ..  ''• 

Alulouga  —         ))        alulunga  L. 

(1)  Elaboralo  momoric  sopra  tale  sul>jcllo  si  Iianiio  Degli 

Alti  (leir  Accad.  Giuciiia. 


261 


'       Satiru          —  scomber 

Irachurus  L.    ;,,-: 

i       Pisci  spalu  =  xiphias 

ens  is  L. 

Capuni         —  coriphena 

!  hippuriis  L. 

Miilettu         —  mu(]il 

cephalus  L. 

Giirgiuni       —  gobius 

niypr  Cuv. 

Mazzuneddu  —        » 

mrnalus  Cuv. 

«       Piscatrici       —  lophius 

pisccUorius  L. 

i       Vidiulu          —  labrus 

julis  L. 

ZuradJu         =—        » 

» 

1       Munacedda    —       » 

chromis  L. 

TeDchia        —    ciprinus 

tinea  L. 

Luzzu           —  exos 

Indus  L. 

Sarda  fimminedda — 

clupea  sprattus   fj, 

Sarda  masculina — » 

encrasicolus  L. 

Alosa             —       » 

alosa  L.      n  ;   ih, 

Ancidda        —  murena 

anguilla  L. 

Miirina           —        » 

helena  L. 

Grungu          —        J) 

congr  L. 

!\lirruzzu        —  gadns 

merluciiis  L. 

Panta             —  pleuronecies  platessa  L. 

Palummeddu —  sr/iialus 

stellar  is  L. 

Tremula         =—  raja 

torpedo  L. 

Picara             —        » 

^rt/is  L. 

Lungo  sareblje  il  calalogo  de'  pesci  del  nosiro 
mare,  e  si  piio  riscontrare  nolle  opere  di  sloria  na- 
lurale  Siciliaua.  Di  quesli  sopraccennali,  c  di  allri 
non  pnchi,  se  ne  veggono  tulli  gli  anni.  Di  essi 
piTo  taluiii  sono  i  compngni  di  cerl(>  slagioni ,  c  di 
dati  lcm[)i;  come  p.  e.  la  Ciaula  con  la  sua  femi  la 
ininuld  (spaius  luaetia)  e  il  pesce  della  esla,  come 
lo  e  la  sarda  ftininella  (cluppa  .sprallus) ;  quelia  ma- 
scoliiui  (c'lu[)ea  encrasicolus)  e  peace  d'  inverno  e  pri- 


262 
mavera;  e  quando  prolunga  la  sua  diraora  sino  al 
principio  di  esia,  diviene  di  catliva  qualita;  e  cosi 
di  molli  altri,  fra'  quali  si  distingue  il  capuni  (cori- 
phena  hippurus)  che  non  si  vede  se  non  per  uno  o 
due  mesi,  ollobre  cioe  e  novembre.  Con  tullo  cio 
il  mare  di  Catania  e  pescosissimo,  ed  un'  inliero 
quartiere  deila  citla,  detlo  la  Civita,  e  abilato  da 
pescatori,  da*  quali  la  popoiazione  ascende  a  circa 
3000  anime. 

Dfcl  resto  degli  animali  viventi  nel  mare  non 
daremo  che  il  nome  sistemalico,  non  avendo  noma 
siciliano  speciGcato.  Gli  echinodermi  sono  lulti 
indislintamenle  detti  rizzi;  i  croslacei,  grand  ;  le 
conchiglie  bivalvi  tulte  in  generale  crocckiuH,  ec- 
celluali  i  rciloli,  delli  calacozzuli,  e  le  donaci  delle 
cozzuli;  le  univalvi  detle  jnuccuni,  a  meno  di  qual- 
cheduna  che  anderemo  notando. 

Croslacei  macrouri  piii  comuni. 

Paeneus  sulcalus.  Galatea  strigosa. 

Palemon    squilla.  »       rugosa. 

Palinurus  vulgaris.  Astacus  marinus. 

Scillarus  arclus.  Pagurus  bernhardus. 
»          »    lalus.  »  ec.  ec.  ec. 

Croslacei  brachiuri 

Maja  squinado.  Calappa  crcnulata. 

Doripe  lanata.  Cancer    pagurus.  ^ 

Porlunnus  pubor.  »         maenas. 

Dromia  Humpbii,  »        spinilVons.  ec.ec. 


263 
Echinodermi 

Aslerias  rubens.  Spatangus  purpureas 

»       aranciaca.  Glypeaster  rosaceus 

»       equeslris.  Gidariles  histri 

»       ophiura.  Fibularia  tarenlina 

»       caput  raeduae.  Echinus  esculentus 

Molluschi 
cefalopodi 

Octopus  granulatus.  Lollgo  vulgaris 

»         macropus.  »     sagillata 

J)         muscalus.  Sepiola  communis 

u          vulgaris.  Sepia  ofQcinalis 

Argonauta  Argo.  ec.  ec. 

Pleropodi 

Hialaea  tridenlata.         Cleodora  piramidala 
Gasteropodi 

Trochiis  (imhilicaris 


Li 

imax 

albus. 

1) 

cinereus 

fiiillaea 

aperla 

Bulla 

lignaria 

» 

striata 

» 

hydalis 

s 

divaricalus 

» 

cinereus 

» 

laevigatus 

B 

elegnns 

> 

conulus 

ec.  ec. 

Umbella  medilerranea 

Trochus  granulosus  Monodonla  Jusseui 
u         zysiphinus  »  Colunnii 

»         luagus  Solarium  slramioeum 


261 

Solarium  luleum 
Turbo  rugosiis 
»         ruJis 
M, ;  j;   :    neritoides 

»         littoreus 
Turrilella  terobra 
»  subci'irinala 

J)         imbricala 
»  Iriplicata 

Scalaria  lamellosa 
B         communis 
»         brunnea 
Rissoa  acuta 
»         Boschii 
»         venlricosa 
»         costala 
»         fulva 
»       cancellata 
»       cucullana 
Tornalella  fasciata 
lanlhina  communis 

»       fragib's 
Kalica    glaucina 
»     raillepunclala 
y>     canrena 
»     bicallosa 
»     Valenciennii 
Npriliua  viridis 
IVerita   polila 
Crepidula  ungueformis 

5)     fornicala 
Calyptraea  vulgaris 
Sigaretus  halioloideus 


Conus  mediterraneus 
J     Franciscan  us 
1     ater 
Cypraea  lurida 
»     cinnamonea 
))     flaveola 
J)     moneta 
»     pedicuius 
»     coccinelia 
))     carneola 
Volvaria  miliacea 
))      Irilicea 
))     monilis 
Marginella  Candida 
Colombella  ruslica 
Ovalella  auricula 
))      myositis 
Mitra   Delrancii 
))      Savignii 
»     plumbea 
Buccinum  nliculalum 
»      prismalicuca 
))     nerilaeum 
))     corniculum 
))     Linnei 
»     semipelluciduin 
T)      laevigaluin 
))      mutabile 
»      ascanias 
»      cnrnicuiatum 
Dolinm  galea 
Purpura  hemasloma 
Cassis  graniilosa 


Cassidaria  echinophora 

J)     tyrrena 
Cerilhiuiii  vulgalum 
))     radula 
))     perversum 
»     cancellatum 
J)     versicolor 
Murox  brandaris 
»     trunculus 
»      Grossi 
»     scaber 
»     coslularis 
J)     tubifer 
»      culacens 
Trilim   pi  lea  re 

»     scrobiculator 
B     variegalum 
J) 
Ranella  gigantea 
»     pigmaea 
Fusus  syracusanus 
»     rostratus 
»      lignarius 
Pleiirotoma  nana 
»      imperialis 
»      laevigaliim 
»     concinna 
Fascicolaria  tarcntina 
Rostfllaria  pes  Pelecani 
Vormetus  gigas 
»     glomeraliis 
»     semisurrpctus 
»     triquetor 


265 
Siliqiiaria  anguina 
Dentalium  sulcatum 
))      corneum 
))     entails 
1)     tarentinum 
Sabellaria  alveolala 
))      concliiieira 
Serpula  decussala 
»     protensa 
»     fasciolaris 
Halioiis  tuberculuta 
Fissurella  irraeca 
J)     nimbosa 
»     costaria 
Einarginula  elongata 

»     cancel  lata 
Patella  caeruiea 
»     scutellaris 
»      aspera 
»     granulans 
))     Rouxii 
»     tarroginea 
Cbitou  squamosiis 

J)     bimacuialus 
4 '    8     asellus 
))     fascicularis 

Accfali 

Ostrea  cdulis 
))     cochii'ar 

Pecton    pes  felis 
s     hialinus 

34 


266 

Peclen  Jacohaeus 

»      varians 

B     flavidulus 

»     opercularis 

»      plica 

»     pusio 
Lima  squamosa 

»     lingualula 

»     inilata 
Anomia  ephippium 

»     sulcata 

»     pelymorpha 
Spondilus  gaederopus 
Avicula  tarentina 
Pinna  pectinala 
Area  Nohe 

»     letragona 

»     barbala 

»     lactea 
Pectunculus  pilosus 

»      glicimeris 

))     eaerulcscens 
ISucula   maigarilacea 

»     striata 

))     emargioata 
Mylilus  edulis 

»     Dreissena 
»     barbatus 

»      minimus 
»     polymorphus 
Modiola  lilophaga 

»      ligala 
Gardita  sulcata 


<       Cardila  rufescens  * 
»     caliculata 
»     trapelia 

Chama  gryphoides 
»     difformis 

Isocardia  cor 

Diplodonfa  lupinus 

Donax  trunculus 
»     loDga 
»     venusta 
»     semistriata 

Cardium  edule 
f)     aculeatum 
)i     erinaceum 
»     sulcatum 
»     serralum 
»     laevigattim 
»     exigiium 
))     ciliare 

Teliina  nitida 
»     incaruata 
»     exigua 
»     elliptica 
»     hiatelloides 
])     doDaciua 

Lucina  reticulata 
»     lactea 

Amphidesma  donacilla 
»      semidentala 

Venus  geograflca 
7)     tessulata 
s     Brognartii 
))     petalina 


Venus  I  acta 

»     radiata 
'    ))      galliiia 

»      verrucosa 
Astarle  incrassala 
Cylheraea  chioiie 

))      rugosa 

))      Jactea 

»      exoleta 
Venerupis  decussala 

»     irus 
Pelrioola  lilophaga 
Corbula  striata 
Maclra  helvacea 

))      lactea 

»      inflala 

»      sliillorum 
Saxicava  arctica 
Lutraria  elliplica 
Panopaca  Aldrovandi 
Tracia  phaseolina 
Solen  vagina 

»      siliqua 

»      ensis 

»     legumen 

B     slrigilatus 
Psammohia  muricala 

»     florida 
Pandora  rostrata 
Pandorina  coruscans 
Lutraria  Gollardi 
Bornia  corbuloides 
Pholas  dactylus 


267 
Pholas  candidus 
Teredo  naval  is 

Brachiopodi 

Terehralula  vilrea 
«      tnincala 

Cirropodi 

Analifa  la e vis 
»  stridla 
1)      deniata 

Balanus  cylindraceus 
»      perforatus 
B     balanoides 
»     tulipa 
))     curvalus 

Chlainalus  stellaris 

Pyrgoma  cancellala 

Acefali 

Medusa  aequorca 

»  velella 
Actinia  equina 

»  efTaela 
ec.  ec.   ec. 

Polipi 

Sorlularia  ponnatula 
Fluslra  foliacoa 


268 

Cellepora 

Tubulipoja 

Corallina 

Flabellaria 

Anlipates 

Gorgonia    .•,'m,'T 

Isis  nobilis 
»     ippiiris 

Madrepora  fungites 

Cariophillia  ramea 

Aslraea 

Meandrina 

Millepora  aspera 

J       »     cellulosa 
»     reliculala 

Alcyonum  digitatura 
»     ficiforme 
»      cribrarium 
»     cydonium 


'-\-l    !'• 


Alcyonum  incruslans 

» 

opunlioides 

» 

medullare 

» 

bursa 

Spong 

ia  officinab's 

)) 

cariosa 

» 

licheniformis 

» 

byssoides 

» 

iticrustaDS 

.;        » 

pala         ; 

)) 

turbinata 

-       .       » 

iDtestinalis 

» 

basta 

» 

semitubulosa 

» 

virgultosa 

» 

stuposa 

1) 

clathrata 

-       » 

panicea 

ec.  ec.  ec 

':..:    ■        ■•■■■:    }>' 

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I  ■•■! 


DELLA 

STORIA  DElli  yOlOGIi  Dl  SICIIIA 

DEL  SEGOLO  XIX. 

MOVEKDO 

DA  QUELLO  DELL'  EGREGIO 
COMLM'AZIONE      . 

DEUO 

AIITIGOLO  — MOLLUSGHI 

LETIO  iNELLA  SEDITA  0RD1>AR1A  DEL  FEBBRARO     1849, 


{■  :'■  i,;i.iil'; 


';  i'3 


PJel  1839  uno  de'  pochi  collivatori  della  sloria  naturale 
siciliana,  caldissimo  del  progresso  di  questa  scienza 
e  valoroso  investigalore  delle  naturali  produzioni, 
r  ornalissimo  prof.  Pietro  Calcara  da  Palermo,  da  noi 
per  lo  aiJdietro  ricordato,  dava  foori  colle  stampe  il 
suo  primo  saggio  di  malacologia  siciliaDa.  Molli  sono 
i  lavori  di  questo  naturalisla  riguardanti  la  storia  dei 
roolluscbi ,  che  vivono  ne  nosiri  raari,  nelle  nostre 
acque  doici,  nel  nosiro  suolo ;  e  di  ciascuno  daro 
adequala  contezza.  II  primo,  di  cui  per  ora  mi  occu- 
po,  porta  per  tilolo  :  Ricerche  malacologiche  del  dolt. 
Pietro  Calcara,  e  comprende  1:  la  esposizione  di 
alcune  miove  specie  di  conchiglie  appartenenti  al 
genere  Pleurotoma  del  sig.  De  Lamnrck  colF  aggiun- 
ia  di  lutte  le  altre  fossiti  e  viveiiti  che  rinvengonsi 
nei  dinlorni  di  Palermo —  2:  \a  descrizione  di  alcuno 
nuove  specie  di  conc/iiglie  spettanli  a  diversi  generi 
del  sig.  De  Lamar k. 

E  scendendo  a  dire  del  prime  arlicolo  di  queslo 
lavoro,  le  specie  del  gen.  Pleurotoma  che  descrille 
vi  stanno,  vivono  nei  mari  di  Palermo,  come  viene 
dal  tilolo  della  memoria  annunciato,  o  nei  terreni  dei 
dinlorni  di  essa  rinvengonsi.  Perlocbe  oltre  il  pregio 


272 
in  che  il  travaglio  del  Calcara  deve  lenersi  per  le 
specie  nuove  delle  quali  conliene  il  ragguaglio,  per 
le  allre  di  cui  si  fa  inensioue,  e  dal  lato  della  utilila 
lopograGca  riguardanle  la  malacologia  siciliana  e 
eziandio  interessanle.  Le  specie  nuove  sono ;  \'  Pleu- 
roloma  cancellata  (  P.  graticola ) ,  comune  D(^I  mare 
di  Palermo — 2.  Pleuroioma  Paciniana  {P.  di  Pacini) 
vivenle,  e  che  1'  aulore  ha  descritto  niinuziosameiile  dif- 
Terenziandola  dalia  PL  eburnea  di  Bivona,  che  corri- 
sponde  alia  PL  Vauquelini  di  Payredeau  —  3.  PL 
fusca  {P.  fusca)  vivente  nell' isola  di  Paiitelleria  — 
4.  PL  stria  {P.  stria),  che  rinvienesi  nell' argilla 
calcarifera  di  Solan  to  —  15.  PL  Philippi  {P,  di  Phi. 
Uppi)  fossile  deir  anlidoUo  terrene. 

Le  altre  sono:  1.  PL  inflata  de  Crist.  (;t  Jan, 
che  e  la  P.  Leiifroy  di  Mich. —  2  PL  reticulata  IJron.  — 
3.  PL  concinna  Scacc.  ossia  PL  linoare  Mont.  — K.  PL 
•cariegatum  PhyL  cioe  la  P.  Bhilberti  di  Mich.  —  5. 
PL  rude  di  Phil. ,  che  quest'  ultimo  aulore  ha  do- 
vuto  nella  seconda  parte  della  sua  Fauna  del  niolluschi 
deli*  una  e  dell'  allra  Sicilia  appellare  Pi.  (jranum 
posciache  si  rese  accorto  un  lal  noma  essere  stalo 
da  Broderip   ad   altra  specie  dello  slesso  genere  im- 

posto — 6.  ^L    subecaudata    Biv 7.  PL  suturnlo 

Bron.  che  e  la  PL  gracile  di  Mont.  —  8.  PL  jranile 
Philip,  cioe.  la  Pt.  altenuata  di  Mont.  —  9.  PL  Galli 
Biv.  fil.—  10.  PL  Vauquelini  Payr  _  M.  Pi.  Mara- 

vignne  Biv.   (11.,  che  e  la  PL  elegans  di  Scuo 12. 

PL  Bertrandi  Payr.,  ben  di  versa  dalla /•/.  Ginanniana 
di  Scac. —  13.  PL  plicata  Lk.,  a  cui  I'  autore  crede 
corrispondere  la  PL  nana  di  Scacc.  —  \k.  PL  inter - 
7?ie</m  Biv.,  le  varieta  con  gli  avvolgimenti  dclla  s^pira 
Icvigalissimi,    che    il    Phil,    chiamo   PL    laecigaium, 


273 
1I>.  PL  Carinata  Biv.  fil.  .  10.  PI.  sirnilis  dnWo  slesso 
autore  vivenle,  17.  PL  Cataphracla  Baster.  ,  \^  PL 
virrjala  Biv.  fossile  iici  tcrreni  .iCiiilln-calcarifori  d<ila 
rorinazioiic  di  seditneiilo  vicino  Palermo.  ,  19.  PL  ci- 
nelella  Biv.   I'. 

Si  occiipa  r  ornatissimo  aulorc  nella  seconda 
parte  del  la  sua  nieoioria  dejia  descrizione  di  alcune 
specie  nuove  di  eonrliiglie  dal  medcsimo  rinveiiute, 
di  cui  la  prima  apparlieiie  sccondo  lui  alia  famiglia 
dalle  Scalane  pd  al  gen.  Delpkinula —  E'  nomata 
Delph.  pusilla,  [D.  piccina);  ma  qiie.sla,  comiine  nella 
nostra  coiilii;iia  spiagi^ia  dell'  Oirnina,  l"u  conosciula 
0  desorilta  da  Walker  col  nome  di  Helix  subcarinata, 
e  dal  I'hilippi  riporlala  con  dubhio  al  gen.  Nalica. 
La  seconda  spolla  alia  famiglia  delle  Turbinaceo  ed 
al  gen.  Monodonta  del  sig.  Lamark,  ed  e  appcllata 
Monodonta  Tinei,  vivcnle  nel  mare  di  Palermo,  non 
che  fossile  dei  iJiulorni  di  qin'sla  citia,  e  prodofti 
come  nnova,  e  col  iiume  di  Monod.  Limbala  da  Phil, 
che  ha  ignnralo  la  scoverla  del  (lalcara— Specie  rara 
e  dislintkssima — La  3.,  della  famiglia  delle  ^///)j.90- 
slome  (i  una  Rissoaria  vivente,  ap|)ellala  Ilissoa  lur- 
riculala,  e  che  ho  ritenulo  sempre  come  una  Toriia- 
tella,  come  I' autore  in  allro  lavoro  annunzia;  e  per 
ultimo  una  specie  del  gen.  Fnsus.  Fusu.t  f/ra?iulaius  da 
lui  chiamato,  che  c  veramente  un  Buccino.  scoperta 
anteriormente  dal  sig. Delle  <',hiaje,  da  questo  zoologista 
riguardato  come  un  Mtirico  iinpiO[)riamente  {Murex 
Folinee)  ,  dal  prof.  Alaravigna  pubblicala  dappoi  col 
nome  di   Buccinum   Lofobrui. 

Esordilo     avendo     imperlanto    il     prcgiatissirao 
Calcara  con  buon   successo    la  sua  zoologica  carriera, 

3j 


274 

conlinuando  le  sue  instancahlli  invesligazioni,  melleva 
fuori  colle  slampe  nel  1840,  un  secondo  lavoro  ma- 
lacologico,  che  contiene  imporlanli  osservazioni,  al- 
cune  delle  quali  hanno  il  pregio  della  novita.  Porta 
per  titolo  questo  lavoro  (1) .  Monor/rafie  dei  generi 
Clausilia  e  Bnlimo  coll'  aggiunla  di  alcune  nuovo 
specie  di  conchiglie  siciliane  esislenli  nella  collezione 
della  signora  Teresa  GargoUa  in  Salinas,  scoverle 
dal  dotl,  Pieiro  Calcara . 

Quest'  opuscolo  raosira  che  1'  aulore,  non  limi- 
tando  le  sue  ricerche  e  i  suoi  stndii  alia  coochiglia 
di  che  van  fornili  i  molluschi,  ha  preso  di  mira  qae- 
sti  e  la  lore  organizzazione  a  pref'erimento ;  imperla- 
qual  cosa,  come  a  vero  zoologista  conviensi,  affrellasi 
sul  prime  principio  a  ricordare  come  il  genere  Clau- 
silia  dair  immorlale  Linneo  ne'  tempi  andati,  ed  in 
epoca  rccente  dal  Barone  de  Ferussae  con  il  genere 
Helix  confuso  venisse  per  la  idealicila  del  carallere 
degli  animali  abitalori  deile  Elici  e  delle  Clausilie,  e 
come  non  dimanco  differissero  le  lore  conchiglie,  ra- 
gion  per  cui  piacque  al  diligenlissimo  Draparneaud 
isliluire  un  noveilo  genere,  che  Clausilia  appello. 
Kagiona  dell'  ossello  elastico  di  cni  e  fornita  I' aper- 
tura  di  molte  Clausilie,  e  conchiude  non  potere  an- 
cora  esser  baslevoli  le  nostre  osservazioni  per  fissare 
gli  usi  a'  quali  la  natura  lo  ha  destinalo. 

Bapporla  indi  e  descrive  le  varie  specie  di  Clau- 
silie da  lui  rinvenute  in  Sicilia  e  parlicolarmenle  nei 
dinlorni  di  Palermo  ;  cioe,  Clausilia  cinerea  Phil.  ; 
Claus.  papillaris  Drap.  o  meglio  di  Miill. ,  di  cui  ne 
distingue  quallro  variela;  Claus.  afjhiis  Phil., che  non  e 

(1)  Palermo  stamperia  di  Antonio  Murulori. 


275 

allro  se  non  una  varieta  della  Claus'.  papillaris,  come  lo 
stesso  Phil,  alleima  ;  Glaus.  Stjraciisana  Phil.,  descrit- 
ta  anteriormenic  da  Gantraine  col  nome  di  Claus.  mac- 
rostoma,  col  quale  deve  riteniirsi  nella  scienza;  Clans, 
bidens  {Turbo)  Miill.  ;  Claus.  septemplicala  Phil,  e 
Claus.  punctata  Mich. 

Scendendo  ad  esporre    la    seconda  raonografia, 
cioe  quella  che  compreiide  la  descrizione  dei  Bulimi 
siciliani,  toglie  I'autore,  seguendo  le  orme  del    cele- 
bre  Deshayes,  a  niostrare  accuralameiile  il   confronto 
dei  caratleri  coi  quali  si  e  voluto  dislinguere  i   Bulimi 
dalle  Agaline.   E  non  IrovaiiJo  difTerenze  di    sorta  tra 
gli  aniiuali  di  quesli  due    generi    di    Tracheleopodi, 
ha  credulo  eziandio  non  esisterne  rilevanti  ed  inva- 
riahili  Ira  Ic  concliiglii!  di  quei  molluschi,    e  ne  ha 
tratto  la  conclusione  di   non  essere  ben  distinli  i  due 
generi  ia  discorso:  che  anzi  ragion    vuole,  e   la  os- 
servazione  lorna  in  appoggio  della  sua  assertiva,  che 
pur  si  e  quella  del  soinmo  DeshHyes,  che  quesle  due 
division!  malacologiche  si  riuniscano  in  una  sola,  cioe 
nel  genere  Bulimo.  Ed  e  lanto  vero,  o  signori,  cio  ehe 
I'aulore  sosliene,   che  io,  soltoponendo  li  mio  giudi- 
zio    alia  sana    opinione    dell'  egregio     malacologisla 
francese,  e  confermando  le  vedule  del    mio  diligente 
collega,  nell'  articoio  Bulimo  dol  mio  catalogo  ragio- 
nalo  delle  conchiglie  vivenli  o  Fossili     della    Sicilia, 
mi  determinai  a  riunire  ai   Bulimi  le  Af/aline.  Per  far 
poi  rilevare  a  colpo  d'  occhio  quanlo  i  caratleri  del 
Bulimi  e  delle  Afjati7ie  si    alloutanano  nel    fallo    da 
quelli  stabilili  nella diagnosi  generica  dal  sommo  Lamar- 
ck,e  come  fra  di  essi  avvicinansi  e  si  confondono,  pone 
soil'  occhio  un  quadro  comparative,  dal  quale  si  scorge 
quanto  poco  niiturali   si   inostrano    alcuni    generi  fis- 
sali  da' piu  celebn  malacologisli.  •' '    = 


276 

E  cosi  nella  indicazione  delle  specie  vivcnti  ia 
Sinilia,  annovera  le  sequenli  —  BuUnius  d-coUalus 
(Helix)  L.;  B.  acutus  Brugu.;  B.  ventricoms  Drap  ; 
B.  inberciilatus  Turt.;  B.  rad'alus,  Bri;g.;  B. 
hordaceus^rng.;  B.;  subdiapha7Ufi  Biv.  f,  specie  co- 
nosciula  e  che  e  servila  per  la  for  iniizione  ili  un  ge- 
uere  nuovo  (Pt/pula);  B.  cyh'ndraceus .  specie  nuova 
scoverla  dall'aulore;  ^.  aA//?7/s  Biiigli. ,  poscia  Acha- 
tina\  ed  oggi  costilufiile  un  i^'-nere  novdlo  cioe  Co- 
chlicopa  di  Fetussac;  ^.;  follicukis  {achatina  folli- 
culus)  Lak.;  B.  acicula  Brugli  ;  B  MandraUsci 
del  Doslro  autore,  specie  con  diibl)i()  rif'eiila  alia  Si- 
cilia;  B.  minimus  Brng.  (  Auricula  minima  Drap.  ), 
che  io  credo  dovcr  rimatiere  tVa  le  specie  del  genere 
Auricula,  se  si  vogiia  rinunziare  al  genere  Carichium; 
B.  uniplicalUH  di  Calcara,  die  per  i  caraLteri  dclla 
conchiglia  deve  appartenere  alle  Auricule.  ma  che 
1'  aulore  ha  riposlo  Ira  i  b'jiiini,  perclie  assicura  sp- 
condo  le  sue  osservazioni  prosentare  ideutita  di  forma 
deir  animale  con  quello  dei   bulimi. 

Passa  per  ultimo  a  descrivere  varie  specie  nuove. 
Cosi  un  Solen,  che  chiama  inllalus,  fossile  del  calcareo 
coiichigliare  di  Marsala;  un  Analina  da  lui  delta  ra- 
diala  e  come  nuova  descritla,  ma  ehe  secondo  gli 
uitimi  avvisi  porveiiiiiimi  liali' autore.  si  e  invece  la 
Corbula  cosk'llata  di  Uesha^es  — Sieguono  le  aitre, 
cioe  Tellina  slrialula  Fossile  neile  ari,Mile  calearifere 
di  Ficarazzi  vicino  I'lilernio;  Aslarle  planala,  hssWa 
del  lufo  calcareo  di  Monte  pellegriiio;  Pcctunculvs 
punclaliis  Irovalo  dalT  auloie  con  Tanunale  nd  mare 
di  Mondello  vicino  Palermo;  Bullea?  Serradifaici, 
pregiatissima  conchiglia,  che  noii  raramente  liovasi 
jiel  mare  di  Paleiiixi,  e  della  quale  duhbiosa  si  e  la 
disUnzioue  generica,  poicciii",   come   lu;   peiisa   ancora 


277 
il  Calcara,  per  me  non  e  affatlo  una  BoUpq  ;  ne  polrei 
aflcroiare  essere  una  Dolabella ;  Bulla  Gargntiao,  di 
cui    non    si    nota  la  localila ;    f^ermetiis  crislulUnus, 
(lescrillo  molto  tempo  innanzi  dal  pregiatissimo  Scacchi 
col     nome    di    Serpula  crislallina,  raia  ael   mare  di 
Palermo,    ma  frequente    in  quello  deile  isole  Eolie  ; 
Sea/aria    laeviffala,    vivenle    nel   mare  di  Palermo  ; 
Pleurotoma  eclunata.  coiiosciuta  dal  Broccbi  e  ripor- 
lala    tra  i  Miirici  ( Murex  echinalns )  ,   che  1'  aiitore 
sostiene    essere    ben    diversa    dalla  PL   roticulala  di 
Bron.  ,   ossia  PL  Cordieri  di   Payraudeau,   non  lanto 
rara  nel  mare  di   Palermo  e  fossile  nei  lufo  calcaroo 
di  Monlepellegrino  ;   Ccrilhium  lujmerensis,  alTme  al 
Cerilium  fuscalum  di  Cosla,  ma  diverso  da  quesl'  ulti- 
ma specie    per    gli   awolgimenti    sottilmenle  slriati, 
per    le  pieghe    longitiidinali    che    terminano    al    pe- 
nultimo     avvolgimenlo    della    spira  ,    per     il     canale 
relto  ec.  ;   sp(!cie  carattoristica  del  mare  di  Termini ; 
Tornalella  lurriculata,  ossia  la  liissoalurriculata  deilo 
stesso  autore,  di  che  per  allro  suo  lavoro  ho  fallo  cen- 
no  ;   Buccinum  Scacchi,  che  e  la   Columbella  mmor 
di    quest'  ultimo    zitologisla,    e  che  Philippi  chiamo 
dappoi   Buccinum  7ninus,   volendo  couservare  il  nome 
imposlo  dal  primo  scoprilore;    Cassidaria  plicala,  da 
me  conosciula   per  la  sola   descrizione,  e  <iair  autore 
trovata  nel   mare  di  Termini  ;    Purpura  tjijantca  ri- 
trovata  nel  litlorale  di  Girgeoti  ,    esem|)lare  sconser- 
vato,  di    cui  a  mio    opinare  la  speeialila  non   e  con 
certezza  lissata;   infine  nn  ammonite,  Aininoniles  pli- 
culG,  specie  trovata  in  un  gruppo  calcaroo  di  forma- 
zione  secondaria  vicino   Calenanuova,  che  sombra  di- 
stinlissima    da    quclic    che   iioi  coaoaciamo,  ossondo 


278 
ollremodo    considerevole   il   nuraero  delle   /^mmonifi 
sioora  conosciule. 

Ora,  tornando  indietro  alquanto,  o  signori,  gio- 
coForza  e  dirvi  come,  venulo  essendo  per  la  seconda 
volla  in  Sicilia  il  chiarissimo  Phiiippi  e  passando 
per  Catania,  gli  venisse  voglia  di  visitare  piu  fiate 
il  mio  museo  malacologico  nazionale,  e  come  facen- 
dovi  allenta  disamina  si  rendesse  conoscente  delle 
varie  specie  inedile  che  io  aveva  scoperlo,  e  delle 
altre  tutte  che  io  rinvenulo  avea  principalmenle  nel 
Golfo  di  Catania.  Confessommi  allora  il  sue  dispia- 
cimeDto  per  non  aver  potuto  a  lungo  soggiornare 
nella  nostra  citta,  e  sollecitavami  a  scrivere  un  ca» 
lalogo  ragionato  delle  conchiglie  che  vivono  nel  delto 
Goil'o  e  ne'  dintorni  di  Catania ;  ed  io,  siccome  stretto 
in  amicizia  coll' ornalissimo  nostro  socio  P.  D.  Gia- 
como  Maggiore  casinese,  che  aveva  in  custodia  la 
collezione  dell'  eslinto  abate  Guttadauro,  cui  il  pre- 
claro  socio  lasciato  non  aveva  di  aggiungere  il 
frulto  delle  proprie  ricerche,  io,  siccome  diceva, 
conoscendo  pienamenle  le  rarila  di  quella  raccolla, 
formal  il  divisamenlo,  in  unione  al  mio  amico,  di 
pubblicare  Io  enuncialo  catalogo,  al  quale  fu  nostro 
intendimento  dare  maggiore  estensione,  comprendendo 
in  esso  tutte  Io  allrt;  specie  siciliane  conosciule  dal- 
sig,  Phiiippi,  e  quelle  scoverte  da'  maiacologisti  si- 
ciliani.  Si  diede  mano  all'  opera,  e  nella  seduta  del  di 
31  gennaro  1839,  less!  la  prima  memoria,  che  in 
piu  memorie  era  d'  uopo  dividerlo,  del  nostro  catalogo 
ragionato.  Dopo  un'  inlroduzione  da  me  scritla,  e  in 
cui  esposi  quaiito  da  me  e  dal  niio  consocio  far  po- 
lulo  si  avrebbe  per  render  piii  utile  quel  lavoro,  il 
Cne    di   csso   dirello    precipuamente  a  far    conoscere 


279 

eil  illustrarc  le  conchiglie  e  i  molluschi  che  vivono 
nel  nosiro  golfo  e  nei  nostri  dinlorni,  senza  nulla 
trasandare  nelle  descrizioni  di  quanto  sarebbo  polulo 
riuscire  necessario  e  vantaggevoie  alia  ricerca  ed  alia 
conosccnza  delle  specie,  e  le  ragioni  per  le  quali 
da  noi  sceglievasi  il  niclodo  del  sig.  Cuvier  modifi- 
calo  dal  sig.  Sand  Rang,  si  diede  cominciameuto  in 
quella  stcssa  memoria  alia  IrallazioiKi  speoiale  dci 
molluschi. 

Questo  catalogo  di  cui  mi  anVelto  a  dare  rag- 
guaglio,  rimase  incomplelo,  posciache  alcuni  osla- 
coli  ci  obbligarono  sospenderne  la  conlinuazione.  Di- 
viso,  come  dissi,  in  piu  niemorie  inscnU;  iic'  nostri  alti, 
lungo  tempo  richiedevasi  alia  pubblicazioiic  dollo 
stesso:  quindi  le  ulteriori  osservazioni  malacologicbo 
fatte  dai  dotti  di  Sicilia  principalinenle,  oitreche  po- 
tevano  imraancabilmenle  farci  perdere  I'  anteriorita 
delle  nostre  scoverle,  come  piu  flate  avvenne,  face- 
vao  cambiare  di  aspelto  le  cose  raalacologiche  della 
Sicilia,  perleche  cio  che  da  rae  e  dal  mio  amico  si 
andava  pubblicando  a  rilenlo  correva  il  rischio  senza 
nostra  colpa  di  putire  in  breve  di  vieto  e  di  ranci- 
dume.  II  secondo  volume  poi  della  fauna  malacolo- 
gica  del  sig.  Philippi  deterrainar  mi  fece  del  tutlo  a 
soslare  quella  pubbiicazione,  cd  a  rivolgere  le  mie 
mire  a  render  di  pubblico  dritto  in  varie  allre  memo- 
rie  e  nionografie,  cio  che  di  nuovo  e  degno  di  an- 
clar  celeramenle  illustrato  ofFriva  alle  mie  invesliga- 
zioni  il  mio  museo  malacologico  siciliano,  come  ho 
falto  in  progresso,  e  me  ne  son  trovalo  contento,  ri- 
raeltendo  a  tempo  migliore,  cioe  quando  ne  avro  i 
raezzi,  pubblicare  uii  nuovo  catalogo  malacologico 
della  Sicilia,  al  quale  mi  sono  da    mollo  lompo  ap- 


280 
plicato,  ed  in  cui  riunendo  le  mi'e  osservazioni  e  sco- 
verle  a  qaelle  dei  naluralisli  nostrali  e  degli  oltre- 
monlani,  pcilro  moslrare  uperlameule  di  quanlo  si  e 
accrescinta  ed  andia  arricchendosi  la  storia  nalurale  dei 
molluschi  viveiUi   e  fossili   dolla  Sicilia. 

Queslo  piemesso,  eccn  cio  che  presenta  il  mio 
calalogo  ragionato  d'  intcressante  e  di  novita  neile 
varie  memorie  di  the  componesi,  non  lenlancio  mo- 
strarmi  in  lalt*  analizzanitiilo  censore  men  severo,  che 
noD  lu  sia  ptr  I  lavori    ailiui. 

La  prima  memoria  comprende  le  conchiglie  spet- 
lanti  ai  Cefalopodi,  Pteropodi,  e  lalune  aUre  ai  Ga- 
sluropodi.  Tra  quelle  della  secomla  classe  annoverasi, 
Irovinta  per  la  prima  volta  in  Sicilia,  la  Hyaloea  cu- 
spidata,  cggi  Cleodora,  vivente  nel  Faro  di  Messina  e 
fossile  di  Palermo ;  la  Cleodora  lanceolata  di  Peron  e 
Les. ,  da  noi  detia  pyramidata  secoudo  Bosc,  vivente, 
che  il  sig.  Philippi  avi'va  sollanto  conosciulo  fossile  ; 
la  Creseis  Sjji7nfera  di  Rang,  oggi  Cleodora  ec, 

INella  seconda  nienidria  tiovi  le  sequent!  parti- 
colarila. —  Una  variela  distinta  della  Bulla  striata  di 
Brug.  ;  la  Bulla  ampulla  di  Linneo,  per  la  prima 
volta  rinvenula  nei  mari  di  bicilia,  dtd  pari  che  la 
Bulla  ulriculus  di  Brocchi  vivente,  della  quale  crede 
contro  al  vero  sebhene  duhbiosamente  il  sig.  Philippi 
averne  noi  formato  una  specie  nuova;  e  linalmenle 
due  specie  nuove  dello  stesso  genere,  cioe  la  Bulla 
diaphana,  e  la  Bulla  laevis  da  me  e  dal  mio  collega 
per  la  prima  volta  descritle. 

Si  da  principio  alia  descrizione  speciale  del  ge- 
nere Helix  nella  lerza  memoria.  Vi  si  puo  rilevare  : 
1.  Elici  da  altri  prima  di  noi  non  trovate  in  Sicilia. 
Helix  po7natia.  L.  ,  //  alyira  Lk. ,  H.  ncmorulis  L.  , 


281 

H.  arbuslorum  L.;  //.  I'ucozona  Ziegl.-,(Ja  noi  'lelta 
dohpida  de  Grist.;  ///  spheroidea  Phil.  viv»;i)le;  H. 
oliveiurum  Gm.;  //.  limbala  Drap  ;  //.  korievxis 
Miill.;  H.  Apicina  \Av.  —  2.°  Elici  nuove —  Helix  rv- 
gosula;  H.  convexa,  die  <tgi;i  io  credo  e?;s(rH  una 
semplice  varieta,  //.  Gemmp.llari,  H.  Calcarae  — -. 
In  ijiiesta  memoria  corsero  la! mi  erroii,  clie  furoito 
corretti  alia  fine  Hclla  Irallazione  del  i^encre  Ilelix, 
cioe  Helix  Granatelli  Biv.  duvt-va  iuvece  desi-rivi  r.-.i 
col  nome  di  H.  aculeala  di  Miiiler  I'  H.  Mandrali- 
sci  Biv.  e  r  H.  peregrina  di  Itossinas:  non  doveva- 
no  prodiirsi  quali  specie  nuove,  ptTclie  la  prima  e 
la  n.  flavida  di  Zicrjl:  e  V  allra  V // fufva  di  iVIiiller. 

(lontiiuiasi   a  desorivere   nelia   nieinoria  ruiurU)  U: 
£"/?'«' della  Sicilia.    Le  specie  non  riporlate  per  In  in- 
nanzi  come  siciliane  sono  Helix  incornaia  Miill  ;     H, 
minuta  Villa,; /^.  maritima  Drap.;  U.  (jiabella  '»rup  , 
che  al   sig.   Phdippi   sembra   esserc   bi-n   altra   per    la 
differeote  proporzione  tra  il  diametro  e  Taltezzi;  H- 
Orsim  Porro;    //.  obscurala  Porro;   II.   albella  L.Jl. 
lapicida  L.   Sono   in   qiiesla  memoria    iioverale    tulle 
!e  specie  scoverte  dai  malacologisti   siciliani,   si     per 
il   genere  antidelto,   che    per    tiill'altn     grtneri.     Tra 
quelle  spetlanti   ai   genere   Pupa,    ii^uiano   per  la  pri- 
ma volla  come  sioiiiane,  Pupa  yraniim  Drap.,  I'.do^ 
liolum  Drap., />,  quadriden/s  Drap.,  P.lridms  \)ra[)  , 
P.   antiverlif/o  Drap  ;   P.  j'rumentinn   Drap  :    P    an- 
conostoma  Low:   ed  una  nuova,  la  Pupa  u]]hns. 

La  quinta  mtmoria  chiude  le  specie  appaitcnenti 
ai  generi  C/ausilia,  Vnlnnus,  Avricula,  I'laiiorhis, 
Lynmaeus,  Plujsa^  Cjjclosioma.  Tra  i  Uoliini  viei.e 
riporlato  il  Bulimus    Collmztr  Mich,  e  il  1/     hibri- 

3(3 


282 
cus  Brugu.  ;  fra  i  Lt?inei,    il   Lymnaeus  auricularis 
Drap.  ;     L.  slagnalis    Drap.  ,    ed    li   L.  marginatus 
Mich.,  e  Ira  i   Ciclostomi  il   Cycl.  pygmoeum  Mich, 

I  generi  Truncatella,  Paludina,  Euh'ma,  Orto- 
stelis  ( ossia  Chemnitzia )  ,  Bone/lia,  e  Rissoa  si 
conlengono  nella  memoria  sesta,  e  vi  sono  classale 
come  specie  nuove  per  la  Sicilia,  Paludina  similis 
Mich.  ;  P.  anutinum  Desh.  ;  P.  viridis  Lk.  ;  P. 
acuta  Desh. ;  Eulima  acicula  (Melania)  Phil,  vivenle  ; 
Rissoa  crenulafa  Mich. ;  H.  pulchdla  Phil,  vivente  ; 
e  come  specie  nuove ;  Paludina  Benzi,  P.  Salinasiiy 
Rissoa  Testae,  R.    Galvagni,  R.  Mundralisci. 

Fit)almente  i  generi  Liltorina  ,  Turritella,  Fer- 
metus  vengono  tratlati  nella  sellima  ed  ultima  me- 
moria, ed  una  specie  nuova,  la  Turritella  Philippi,  da 
noi  anleriormenle  descritla  Del  gioroale  del  gabinetto 
lelterario  della  nostra  accademia. 

Da  quanto  supra  abbiamo  esposto  chiaro  emerge 
che  tredeci  specie  lujove  si  descrissero  nel  catalogo 
in  esame,  ed  assominano  a  45  le  specie  per  la  prima 
volta  rinvenute  in  Sicilia.  Oltre  a  cio  varie  osserva- 
zioni  ed  emendamenti  da  me  e  dal  mio  collega  si 
fecero  all'  opera  del  sig.  Philippi  ;  si  mostro  da 
noi  chiara  la  differenza  tra  la  Helix  Lefeburiana  Fer. 
6  la  H .planospira  Rossm. ,  o  meglio  H.Macrostoma  di 
T.  Miihlf.  e  questa  nostra  osservazione  confermala  venne 
dalle  ricerche  del  chiaro  Barone  di  Mandralisca  ;  si  riu- 
nirono  i  Bolimi  alle  Agatine,  come  in  altro  luogo  si  e 
dcllo ;  si  rapportarono  al  gen.  Eulima  aloiine  lielle 
Melanie  descrille  dal  sig.  Philippi  ,  e  si  nioslro  la 
necessila  di  creare  ua  nuovo  genere  per  le  allre  Me- 
lanie del  citato  autore,  per  quelle  ciuc  costellale  ed 


283 
a  colonnelta  drilta,  che  si  appello  da  nol  Orlostelis; 
e  sebbetie  nell'  anno  stesso  il  geiiere  inedesimo  sla- 
tuilo  verine  da  altri  dolti,  non  avendone  noi  avulo 
conoscimenlo ,  se  non  pole  al  genere  accennato 
reslare  il  nome  da  noi  imposlo,  la  innovazione 
pero  da  noi  apportiita  a  queslo  grtippo  di  molluschi 
essere  stata  ragionevolraenle  fissala  e  cosa  cerlissi- 
ma;  si  dimnslrarond  tiitte  le  fisi  della  Tvwicatella 
truncatula  di  Risso,  dando  a  divedere  che  la  His.  De- 
snoyersii  Phil,  non  e  se  non  una  varieta  della  detla 
specie,  dipeiidenle  dall'  ela;  si  cangio  il  nome  di 
Rissoa  pusilla  di  Phil,  in  qui^ila  di  R.  Philippi,  e 
quello  di  liissoa  striata  dello  sless'i  autore  nell'  al- 
tro  //.  Mamoi,  esisli  ndo  alire  due  specie  di  Rissoarie 
che  coij  pri  cedenza  portavano  gli  stessi  nomi ;  si  fece 
notare,  giusta  I'  avverlunenlo  del  sig.  Deshayes  che 
la  Rissoa  carinala  di  Phil,  era  la  medesima  cosa 
colla  R.  exigua  di  Mich.  Si  Irovano  nel  predello  cata- 
logo  mollissime  specie  non  rapportate  dal  Philippi,  e 
rinvenule  dai  chiarissimi  signori  Knrico  Piraino  di 
Mandralisca,  Bivona  figlio,  prof.  Caloara,  Testa  ed 
altri,  e  generi  non  indicali  pna  dal  Philippi  come 
Testacella,   Truncatella  ec. 

lo  debbo  per  ultimo  signori  confessare  che  il 
mio  lavoro  non  va  esente  di  pecche.  Gia  alcune  le 
ho  fallo  avvertire,  richiamando  alia  vostra  niemoria 
cio  che  riguaido  alle  Elici  conticnesi  nello  stesso. 
Aggiungo  ora  che  il  genere  Ronellia  deve  cedeje  il 
posto  al  genere  Niso  dal  Risso  ^nteriormenle  fissato  ; 
le  specie  del  geuore  Littorina  devono  rienlrare  nel 
genere  Turbo  ;  le  due  specie  del  genere  Carocolla 
devono  riunirsi  alle  Eltci,  ed  allre  ch'  io  Iralascio 
perche  di   poca   impoptanza. 


28i 

Or  qui  oocorre  occuparvi  di  allru  mio  lavoro 
compilato  in  unione  del  mio  amico  padrp  D.  Giaronio 
Muy^iore,  che  conliene  qutiUio  memorie  malaroldiri- 
che  da  servire  per  la  Fauna  siciliaiia,  lelle  aila  iu)s.ii<i 
sociela  nella  tornata  di  agoslo  1840,  e  dillc  quih  it 
suiito  vide  la  luce  nel  I  vr  3-  hime^trp  riel  i^iirnalc 
del  gabinetlo  letlerario    della  nostra  accaiiemia. 

La  prima  di  quesle  mcmoric  Iratla  la  moiiografia 
del  genere  Eulima.  e  soiivi  classaic  alcune  delle  Me- 
lame  dtl  sig.  I'hdippi,  cioe  Mel.  Boscii  Fhil.  {^Eu- 
lima polila  Desh.  ),  Mel.  dislorta  I  bil.  {Eul.  di^tor- 
ta  Desh.),  Mel.  Cambassedesii  Puyr.  {Eulima  su- 
bulala  Desh  ),  Mel.  aciculu  l'lii!.(  Eul.  acicula  nob), 
dd  uoi   rinveiiula  vivcnte   in   Sicilia- 

Nella  secoiida  memoria  si  contieoe  la  monografia 
del  genere  Ortostelis  da  noi  cr;:alo,  come  sopra  ac- 
leiinai,  per  le  allre  Molanie  del  sig.  Philippi.  Nella 
seconda  delle  tnie  miinoru!  di  malacologia  siciliana, 
di  che  a  suo  tempo  r.igionero,  ho  fatlo  vedere  che 
neir  anno  1811  Phibppi  proponeva  lo  stesso  genere 
col  nome  Fyrgiscvm,  ne!  giu^nio  del  1840  Lowe  fa- 
ceva  allrellanlu,  cbiamandolo  Parilienium,  ed  inlanlo 
quel  genere  era  slalo  prccidenlemenle  fissato  dal  ce 
lebre  d'  Orbigny,  di-dicandoio  a  liheninilz,  ed  ;q>pel- 
laiid(do  (Ihcmnitzia.  Per  la  qual  cosa  Orloslelis,  Pyr- 
gisctiw..  Parihimnim  nmascro  sinoninu  del  gen.  (iheni- 
nilz/u.  Pel  tal  ragione  eziandio  la  Melania  Cainpa- 
nellue,  M.  rvfa  M.  pallida,  M.  scalar  is  M  .sii^iinr 
Philippi,  che  iiclla  nostra  nionograha  veimii  nuvt.ato 
cunio  Orloslelidt,  figurarono  in  seguilo  come  allrel- 
laole  Chemnilzie. 

La    monografia    del    genere    Maraviynia    forma 


285 

I  argo  nento  del  la  terza  memoria.  Questo  genere  fu 
di  Doi  stabililo  per  una  conchigiia  fossile  di  Nizzeti, 
che  noil  poleva  riferirsi  ad  alcuno  dei  genen  da  uoi 
conosciuli,  igiioraudo  che  il  sig.  Adanson  aveva  creato 
mollo  leinpo  iiinanzi  queslo  genere  chiamaadolo  Fos- 
sarus  per  alcune  cenchigiie  cbe  portano  gli  slessi 
carutteti  generic!  della  nostra,  lo  pero  e  '1  mio  amico 
non  ci  eravamo  ingunnati  uella  delerminazione  della 
suindicata  specie,  che  chiaro  da  uoi  si  vide  non  poter 
essa  spellare  se  non  se  ad  ua  genere  nuovo  o  da 
noi  non  conosciulo.  Ed  ecco  o  sigaori  il  risullato  della 
scarsezza  dei  libri  che  ci  e  dato  svolgere  e  stiidiare. 
Cio  pero  avvenne  piii  d'  una  volla  al  diligenlissimo 
Philippi  col  genere  Bornia,  Euplocamus  ec.  In  con- 
sequenza  di  cio  il  gen.  Maravignia  deve  andare  in 
dimenlicanza,  e  cosi  dicendo  ho  il  pregio  raoslrare 
che  i  miei  sforzi  ed  i  miei  stndii  teudono  unicamente 
ai  progressi  ed  al  vantaggio  della  scienza,  sagriOcan- 
dovi  dove  occorre  il  mio  amor  proprio  e  qualsiasi 
altro  mio  parlicolare  interesse. 

Finalmente  1' nltima  memoria  porta  la  descrizione 
di  due  specie  nuove  del  genere  Trochus  appellate  T. 
De  Jacobin  e  T.  Sarlorii.  Quesle  due  specie  sono 
state  riguardate  dal  sig.  Philippi  come  variela  la  pri- 
ma del  T.  slriaius,  e  1'  altra  del  T.  crenulatus ;  ma 
io  moslrero  aperlamenle  nella  seconda  parte  delle 
mie  osservazioni  ci  aggiuute  alia  di  lui  opera,  che 
ne  difTeriscono  esseiiziaimenle  per  la  forma,  per  la 
scollura,  e  per  lull'  allri  caralleri,  •;  die  il  prussiauo 
zoologisla  si  e  ingainialo   a   parlito. 

Ur  iilI  luuiiju  o  sigiiori,  in  cui  io  pirhhliciv  i  i 
primi  saggi  dolie  niio  zuuiuijiche  usser\,i/joi!i.   r   An: 


286 
i  pocbi  coltori  della  storia  naturale  siciliana  progre- 
divano  con  pie  concilato  nella  ricerca  delle  cose  zoo- 
logiche  nostrali,  tentando  ael  miglior  modo  possibile 
iliuslrarle,  il  chiarissimo  sig.  Enrico  Piraino  barone 
di  Maadralisca,  persuaso  di  essere  riraasla  negletta 
la  malacologia  terreslre  e  fluvialile  in  Sicilia,  propo- 
ses! visitare  i  Nebrodi,  monlagoe  che  eslollono  le 
lore  creste  piii  di  14-00  canne  sopra  il  livello  del 
roare,  in  cui  la  nalura  vivenle  dispiega  rigogliosa  la 
sua  polenza,  ed  offrono  tanli  e  si  svariali  oggelti, 
specialmenle  per  la  bolanica  e  la  zoologia ;  ed  ardente 
collivatore,  com'egli  e,  degli  sludii  malacologici  seppe 
in  tale  escursione  fatta  a  quelle  montagne  e  luoghi 
adjacenti  nel  giugno  del  1810  inollissime  specie  di 
molluscbi  terrestri  e  flluvialili  rinvenire,  e  descrivere 
in  apposite  opuscolo(l),  che  accrebbero  di  molto  il 
catalogo  malacologico  siciliano  ;  ed  eccita  la  raara- 
viglia  come  tanto  utile  abbiano  apportalo  alia  scienza 
ncerche  fatte  semplicemeiile  in  una  piccola  contrada, 
qiianlunque  delle  meglio  inteiessar)ti  dell'lsola;  cio 
pero  chiaramente  dimostra,  come  le  tanle  voile  ho  detto 
e  sostenuto,  e  come  dice  il  dotto  aulore,  «  di  quante 
»  altre  scoverte  ancora  polrebbasi  la  malacologia  della 
5)  Sicilia  sempreppii'i  andare  arricchiendosi,  ove  i  coU 
»  tori  di  qiiesta  scienza  frugassero  con  solerzia  tutte 
»  le  parti  della  nostra  classica  terra  (2)  .  b 

Settantadue  molluscbi  si  descrivouo  nel  catalogo 
di  cui  e  cenno.  Due  di  essi  spettano  al  genere  Ancy- 
Ins  ;  3  al  gen.  Vilrina  ;  34.  al  gen.  Helix  ;  9  al  gen. 
Pupa;  2  al  gen.   Clausilia;   1  al  gen.  Succinea  ;  2 

(1)  ("liilalogd  ec. 

(2)  Ciilalogo  dei  molluschi  ec.   pag.  S. 


287 
al  gen.   Cycloatoma  ;  2  al  gpn.  Planorbis;  4  al  gen. 
Limnaeus  ;  2  al  gen.  Baludina;  1  al  gen.  Neriia  ; 
3  ai  gen.  Cyclas. 

Molte  tra  queste  speoic  sono  slate  dallo  autore 
per  la  prima  voKa  trovate  in  Sicilia,  ed  alcune  nUove, 
come  e  a  dire  la  f^ilrina  Maravignae,  e  la  Helix 
Nebrodensis .  Ollre  a  cio  conferma  I'  opinione  del 
chiarissimo  Bivona,  cioe  che  V  Auricula  Firminii,  Aiir. 
Myosotis  ed  Aur.  conoidea  sono  tulle  e  tre  marine, 
e  qiiantunque  littorali,  respirano  costanlemeole  1' ac- 
qua  del  mare,  e  non  possono  vivere  fuori  di  essa  ; 
appODendosi  cosi  al  pensamento  del  sig.  Philippi,  che 
asserisce  il  Bivona  essersi  ingannalo.  Mostra  dippiu 
che  il  Lymneus  Gibiltnamiicus  di  Costa  e  una  varie la 
del  Lymneus  peregcr  di  Drap.  Descrive  una  distinla 
varieta  del  Limneus  minutus  di  Drap.  ,  e  per  ultimo 
fa  osservare,  e  sostiene  con  buone  mgioni,  il  genere 
Galileja  crealo  dall'  ornatissimo  prof.  Costa  essere 
Staluito  sopra  caratteri  incostanti,  e  che  «  se  il  genere 
»  Psidium  di  Pfeiffer  non  fu  accellato  da'  malacologisli, 
»  non  lo  potra  ne  anthe  essere,  e  con  piu  forli  ra- 
B  gioai,  il  genere  Galilya{\):  »  aggiungcndo  che, 
I  il  carattere  specifico  per  cui  la  si)ecie  e  stala  chia- 
c  mata  dal  Costa  Galileja  ivi'bros'a  e  acoidentale,  e 
»  prodotto  dalla  qualila  deiic  acquc,  e  chu  lull'  ul  piu 
»  polrebbe  costiluire  una  specie  novella  di  Giclade{2) .» 


(1)  L.    0.    ^.aj;.   39 

(2)  L.  .il 


Snil  llilUTTIE  DEll\  SICIlIi 

NEI  LORO  RAl'l'OHTI  COLLE  SUE  COMMZIOM  GEOGRAFICHE 


DEL   SUCIO  ATTIVO 

a/  (B31?3:ii333  S^ESiiD-^IQ  ©112,^413212 

LETTE  ^£LU   SEUITA  ORDi^AnIA  DEL    25    FEBBHARO     1849. 


in?""'  • 


.1  ;  -    (  :  J''  ' 


.   i   ii  ,J.  ...  ...  .,.■ 


nfriTA  '11^'"'    un 


.ilM   .-. 


i'/.;.i  /T  |iH«l    I  1,1  if  .' :  ;  1 1 


De  meme  que  chaque  payi  posiede 
son  regne  vegetal  son  regne  ani- 
mal  et  ?es  produils  viineraux 
caractei'istiquet;  de  meme  il  pos- 
sede  aussi  son  regne  pathologi- 
que  a  lui. 

BovDin 


Bnentre  gli  stud!  di  Geo^rada  Medica  formaDO 
argomenlo  ai  travagli  dei  Palologisli  del  giorno,  che 
a  ricercarne  i  maleriali,  s'ingegnano  a  fame  la  loro 
coordinazione  metodica,  a  trarne  deduzioni  ulili  alia 
scienza,  perche  conobbesi  una  famiglia  nosologica  iion 
potersi  classare,  Cnche  i  suoi  membri  disseminali  sulla 
terra  non  siano  individuati  abbaslanza,  menlre  li 
le  loggi  statuire  si  vogliono  che  presiedono  alia  di 
slribuzione  dei  morbi  sul  globo,  ai  loro  rapporii  to- 
pografici,  e  le  condizioni  fissare  di  coincidenza  o  di 
antagonismo  gongrafiro;  menlre  io  diceva  gli  sludi 
di  Geografia  Medica  formano  argnmonlo  ai  travagli 
dei  Palologisli  del  giorno,  era  mio  inleDdimcnlo  Or- 


e 


292 
nalissimi  Socii,  presenlarvi  alcune  osservazioni  suile 
inalattie  dell'Uomo  di  Sicilia  nei  loro  rapporti  colle 
condizioni  geografiche  dell'  isola,  e  di  tal  guisa  a  sif- 
falte  ricerche  schiudere  ii  caile,  e  prendere  a  nome 
delta  scienza  possesso  d'  un  terreno  fecondo,  che  am- 
pia  masse  per  1'  avvenire  promelte. 

Quando  con  posilivismo  considoransi  le  egritu- 
dini  che  afiliggono  gli  uomini,  riguardo  alia  loro  par- 
tizione  geografica,  rilevasi  chiaro  qualche  ordine  sla- 
re,  taluna  iegge  presiedere  rapporto  ai  luoghi,  al 
tempo,  e  alia  distribuzione  delle  sofTerenze  morbose 
nelle  varie  parti  del  globo;  e  come  iiella  Geografia 
hotanica  le  circoslanze  di  latitudine  e  di  longilu- 
dine,  dell' elevazione  e  della  tessitura  del  suolo, 
esprcilano  un  impero  possente  sulle  manifestazioni 
vogotuli,  come  i  generi  botanici  minuiscono  vicinandosi 
ai  poli,  e  sotlo  1"^  equatore  moiliplicano,  come  nella 
Geografia  zoologica  I' esislenza  animale  modificasi  per 
le  circostanze  di  quel  mondo  ambiente  in  che  vive, 
e  gli  animali  d*  una  regione  difTeriscono  al  lutto  di 
quelli  d'  un  allra,  cosi  il  regno  patologico  subordi- 
nato  si  mostra  a  ccrte  condizioni  di  slagione,  di  la- 
titudine, di  longitudine,  alia  orditura  speciale  del 
suolo,  alia  sua  altezza  sul  marino  livello,  come  alle 
qualila  dell'  aere,  delle  abitazioni,  del  cibi,  che  1'  uo- 
mo  iiiodificano  tanto. 

Muovendo  la  narrazione  dall'  influenza  della  te- 
slura  del  suolo  sulle  maniFestazioni  patologiche,  il 
terreno  argilloso  che  forma  piu  di  un  terzo  del  suolo 
di  Sicilia  e  il  regno  endemico  delle  Piressie  periodiche. 

Un  terreno  per  vero  che  ostando  agli  sprofon- 
dameuli  delle  acque,  ageToi*  le  sorgive,   le  raccolte 


293 

d'acqiio  slagnanli  d'o^ni  inaniera,  ove  e  comune  rii)fra- 
cidiar  vegclale,  non  piio  non  sviluppare  il  tristo  mia- 
sma. Emanasi  esso  dalle  padudi  e  dalle  acque  sta- 
gnanti  che  sebbcne  non  ampie  sono  numerose  nel- 
r  isola,  dalle  risicre  maremma  arlificiale  infeltissi- 
raa,  che  la  classe  dell'  umile  popolo  decima,  da!  ma- 
cero  dei  lini  del  canape,  dal  dissodamento  dei  campi 
da  ove  mollo  effluvio  svolgesi  ,  che  impressiona 
alqiianti  isolani  agricoli  nella  parte  maggiore. 

E  ollre  lali  gran  cause  di  evolu^ion  maremraana, 
esislono  net  suolo  argilloso  lanti  piccioli  fom'ili  occiilli 
quasi  direi,  che  cmanan  1'  effluvio,  come  lulli  gli  orii 
di  piante  culinari,  e  i  giardini  di  delizia,  che  inadia- 
monto  cotidiano  ricevono  ed  incessanli  rivollalure  di 
suolo. 

Ma  la  testura  geognoslica  del  suolo  argilloso  che 
emana  la  mofela  da  genesi  ancora  alio  sviluppo  di 
.'ilquanlo  umidore,  dappoicche  I' argilla  tiene  1' acqua 
a  lior  di  terra  forniando  una  fluida  melina  nei  vcnii, 
o  se  la  superficie  secca  nelle  allre  slagioni,  gli  stra- 
ti sottoposti  Sono  scmpre  immollali,  ntll'  acqua,  che 
esalano  nell'  atmosfera  incessante  umidore,  e  pregna 
di  vapori  la   fanno. 

Pero  i  Pacsi  su  tale  base  local!  vedonsi  innanzi 
la  dimane  in  tulle  stagioiii  star  avvolli  di  dcusi 
vnp'iri  ,  che  sovenli  formano  foltissima  ncbbia 
terrena,  quantunquc  I'  alia  atmosfera  sgnmbra  ne 
stassc  ;  nebbia  che  grado  grado  si  dissipa  come  il 
Sole  siiir  orizzonle  s'  malza,  e  ci  dovizia  di  calore 
di   Juce. 

E  aggrandisce    1'  umidore  ad  oltraoza  la  postura 


291 
dei  paesi  dell'  isola,  che  nel  numero  maggiore  e  o 
in  una  Valletta,  ove  le  case  sono  dispost«  a  declive 
inclinato,  o  in  piano  circuito  d'  allure  in  tullo  il  con- 
lorno,  o  nella  ripida  pendice  d'un  giogo,  cbe  sta  do- 
minalo  d'  un  monte  agresle  piu  alto. 

Di  qui  viene  che  I'acqua  del  contorno  silvano  piu 
elevato  deile  regioni  abilate  a!  basso  fluisce,  vi  liene 
perpetuo  umido,  e  le  case  dell'  imo  livello  dei  paesi 
posti  nell*  erla  pendice,  inacquale  vengon  dal  suolo 
ove  stanno  la  fila  di  case  del  superiore,  che  lanlo 
le  domina. 

Cosi  Feila  Buccheri  Chiaramonle  ed  allrellali  seb- 
bene  di  elevata  poslura  ridondano  d'  umido,  perche 
r  abilalo  pensile  sulla  china  d'  un  altura  scoscesa,  e 
perche  signoreggial  di  monli  silvani  piu  aiti  d'  onde 
un  genaizio  d'  acqua  in  quella  bassura  fluisce  e  da 
cui  le  correnti  ventose  vengono  iropedile. 

Gli  abilanti  dei  paesi  umidi  adunque  solto  im 
influenza  topografica  cosl  preponderanle,  moslrano 
poca  vigoria  digestoria,  1' attivita  del  cuore  prostra- 
ta,  deboli  i  polsi,  il  sistema  capillarc  pieno  di  stasi 
r  ematosi  incomplola ,  deficienli  i  processi  sudo- 
riferi,  1'  assimilazione  affralila,  oltusa  la  sensibi- 
lita  ,  tardo  1' inlellello,  snervata  I'azione  dei  mu- 
scoli. 

II  terreno  calcare  esteso  in  Sicilia  che  lutta  la 
catena  delle  monlagne  secondarii!  forma  da  Taormina 
a  Trapaiii,  e  la  Moiilagiia  di  S.  Calogero  di  Sciac- 
ca,  di  Cammarata,  di  S.  Giuliano,  di  Caccamo ,  di 
Caltavuturo ,  e  Monte  Pellegrino  e  Monte  Guccio, 
terreno  calcare  ove  stanno  i  piii  aIti  paesi  dell'  isola 
Gastrogiovanni  S.  Giuliaao  Aiduue   Galascibctla  Cal- 


295 
labellolla  Pietraperzia  (Ihiaramontc  ed  ailrellali,  e  ua 
tcrreno  che  origina  meno  callive  influenze;  sgombro 
della  mofeta  paludica  poco  umidore  svapora,  e  sem- 
bra  appo  noi  il  suolo  ove  le  raalaltie  endemiche  ra* 
ramente  si  osservaao. 

II  tcrreno  vulcanico  di  Sicilia  riducesi  al  colos- 
sale  Etna,  che  sopra  una  base  di  novanlatre  miglia 
di  perimelro  con  un  altezza  di  due  miglia  e  mezzo 
presentasi  nel  lato  orientate  dell'  isola,  e  alia  sua  su- 
perficie  stanno  numerosi  villaggi. 

Questo  suolo  flegreo  e  il  silo  piu  salubre,  per 
essere  bibace  secco,  che  losto  tosto  imbeve  la  piog- 
gio,  che  non  vi  si  svolge  miasma  paludico  ne  umi- 
dore di  sorla,  e  gli  Etniceii  di  bella  vigoria  organi- 
ca,  prosperano  di  finita  salute. 

Sotto  il  limpido  cielo  del  Mongibello  imperl.in- 

lo,  un  effluvio  emanasi  dalle  reoenti  lerre  flegree  deila 

regione    piemontese,  quando  dai  vignaiuoli  i  vignoli 

coltivansi  che  vi  vegetano  addosso,  e  che   ammorl)a 

molti  di  essi,  e  piu  svolgesi  il   maleCco    Gas   nclla 

fattura   delle    propagini  in  che  mollo  la  terra    spro- 

fondasi,    e  nei    lavori  di    dissodamento,  ovc    sine  a 

piu    palmi  un  suolo    vergine  e   punto  non    tocco  si 

schiude,  che  in  quelli  di  zappa  ove  vangasi  della  terra 

la  gleba  primiera;  e  vieppiii  nella  slagione  dei  v«rni 

r  eilluvio  emanasi,  •  all'  apparire  di  marzo,  raassime 

quando  consociavisi  raarchevole  umidita  d*  almosfera, 

e  se  lieve   lieve    pioviggina  e  a  rilenlo  piii    gioini, 

laddove   non  mai  negli    eslivali  calori    sviluppasene, 

De  in  parviisima  copiai  sebbdua  profoadi  scavamunti 

si  apritsero. 


296 

E  qui  e  da  dire  che  i  terrei  vapori  non  allac- 
cano  di  primo  lancio  i  vignaitioli ,  che  se  la  parte 
raaggiore  non  intristisce  che  al  seslo  all'  ollavo  o  al- 
r  anno  decimo  di  che  i  vigneti  vangarono,  alcuni  se 
ne  affettano  dopo  I'  anno  vigesimo. 

Volgendo  a  fissare  la  Genesi  deircflluvio  Elm^o, 
tenendo  conlo  che  esso  si  svolge  dalle  arene,  e  dalle 
Jave  in  frammenti  che  rimutansi  in  terra,  e  nei  tem- 
pi piovosi  e  nella  slagione  jemale,  anziche  nell'esta, 
potrebbe  all'  opinione  venirsi  che  di  tal  svolgimenlo 
r  acqua  che  dairatinosfeta  riversa  tte  fosse  elemento 
primiero,  ed  allora  come  plausibil  concetto  e  da  met- 
lersi  innanzi,  che  essa  addentrata  nei  vacui  sassosi  e  nei 
vani  arenacei  si  decomponesse  nei  primordiali  prin> 
cipi,  e  I'ossigene  ponendo  affinita  col  ferro,  che  nei 
prodotti  ignivomi  sovrabonda  viemolto,  lasciasse  Tidro- 
geue  iibero  che  cumulandosi  fra  i  terrei  strati,  e  cola 
intercluso  reslando,  all'  aperio  venisse  poi  nei  rivan- 
gare  le   tcrre. 

E  questo  solo  del  tutto  o  consociato  a  qualche 
porzion  di  carbonio  o  di  zolfo,  che  pure  sviluppasi 
dalla  decomposizione  delle  sostanze  erultate,  da  na- 
scerne  il  gas  idrogene  solforato  o  carbonato  costiiuisce 
forse  r  efiluvio  del  Mongibello.  Ma  tale  origine  come 
congeltura  la  porgo  finche  ricerche  di  zelanli  chimici 
ci  rendessero  sull' assunto  meglio  soddisfi(l). 

L' elevazione  del  suolo  aucora  influisce  alia  ge- 
nesi  dclle  Malattie  dell'uomo  di  Silicia,  e  1' isola  no- 
stra, comeche  picciolo  tralto  di  terra  si  fosse,  allezze 
diverse  nei  suo  abitato  presenta  da  poter  fissare  tre 

(1)  Sopra  una  malattia  Endemica  che  stanzia  nei  Cnnforni 
deir  Etna  Memoria  del  D.rG.  A.  Galvagni  Alii  Accad.  V.  xi. 


297 

region!  distinle    limilale  di  varii  gradi  di    elevazione 
sul  mare. 

La  regione  inferiore  dalla  spiaggia  comincia  sino  a 
cinque  cento  piedi  d'altezza;  ivi  stanno  tiilti  i  paesi  del 
lillorale  isolano  Palermo  Mossina  Catania  Siraciisa 
Nolo  Trapani  Girgcnli  e  altre  citla.  In  tale  sezione 
il  calore  e  elevate  la  state  niolesta  che  il  termorne- 
tro  spesso  vi  segna  il  grado  trentesiino  reamuiiiim). 
I  verni  naoderati  si  moslrano  doici,  ed  esclusi  pochissi- 
rai  tempi  una  coslitiizione  meloorojogica  tengono  arni- 
ca deir  uomo.  E  le  stagioni  medie  di  primavera  di 
aulunno  la  salute  vanlaggiano,  ma  le  rapide  vicen- 
de  calorifiche  inconlransi  spesso,  che  dal  giorno  alia 
notte,  dal  maltino  al  vospro  alia  sera,  il  termonielro 
sale  talvolta  dagli  in\i  ai  gradi  piii  alii  e  per  converso. 
La  seconda  regione  le  elevazioni  eomprende  da 
cinquecento  a  millecmquccenlo  piedi ;  i  villaggi  serba 
di  secondo  ordine  suH'Etna,  e  Carlenlini  Ferla  Cai- 
tagirone  Granmichele  !\Ii[ieo,  come  gli  altri  gioghi  ahi- 
tali  di  altiUidine  simile. 

Ua  popolo  numeroso  abila  questa  media  zona, 
sparso  in  casali  in  bor^betti  iu  villaggi,  sili  spesso 
sulle  velte  dei  monli.  Cola  gli  cslivi  ardori  sono  nio- 
derati,  i  freddi  lunghi  piii  vivi,  la  neve  inalba  pa- 
recchie  fiate  la  terra  e  le  viceude  tcrmomelriobe 
sono  improvvise. 

IjB  terza  regione  che  da  niille  e  cinquecento  a 
tre  mila  piedi  sul  mare  si  esloile,  scarso  popolo  o 
poche  abilazioni  presenta.  Seri)a  Castrngiovanni  il 
piu  alto  abiiato  dell'  isola,  Monte  S.  GiuliaoD  Milo 
Is'icolosi  ZalTaraiiu  Aiilone  Obiaramonfe  Buccbori  Pa- 
lazzolo    Calascibella  (lallabellotta  Pielraperzia  Troiua 

38 


298 
Cappizzi  Pelralia  soprana  e  soltana  Polizzi  Caslelbuono 
Cesaro  Gerami  S.  Marco  S.  Fralello. 

Qijesto  rilevalo  tiene  lungo  e  rigidissimo  inver- 
no,  le  brezze  nevose  le  pruine  le  nebbie  frequenli  ri- 
lornano,  e  il  freddo  e  aspro  ollremodo;  la  slate  con- 
la  brevissimi  spazii,  e  il  rimanenle  polrebbe  una 
slagione  media  dirsi.  Quivi  I'  atmosFera  raramenle  e 
tranquilla,  gli  squilibni  raeleorici  sodo  rilevanti  fre- 
quenli, e  quegli  alii  sili  vengon  spesso  tribolali  da 
/uriosissimi  venli,  da  forli  gruppi  di  pioggie,  da  fol- 
tissime  nevi,  da  violenti  uragani,  social'i  ad  un  or- 
ribil  bonibire  del  cielo. 

La  coslituzione  organica  del  viliagese  di  Sicilia 
che  soggionia  in  queslo  allipiano,  palesa,  gli  allri- 
biili  deila  vigoria  della  forza,  come  la  fermezza  delle 
earn],  il  florido  color  daila  pelie,  rimpulsione  arte- 
riosa  piu  viva,  le  forme  muscolari  flnile,  lo  mostra- 
no,  menlre  1'  abilalore  della  regione  media  non  go- 
de  si  maschia  salule,  e  I'indigeno  della  prima  e  pm 
bassa,  una  coslituzione  organica  gracile  o  aflievolita 
palesa;  dappoiccbe  le  circoslanze  del  mondo  ambien- 
te  che  ognuna  di  tali  posizioni  dislingue,  come  I'or- 
ze  che  dominano  la  viva  naliira  agiscono  forte- 
menle  sopra  i  suoi  abitalori,  modificano  I'esercijio 
degli  alti  della  vita,  e  la  nulrizione  e  la  composizione 
maleriale  dei   lessuli  financo. 

Facendoci  a  ricercar  1'  influenza  che  le  eleva- 
zioni  predetle  hanno  sulle  manifestazioni  palologi- 
che,  polrebbe  enunciarsi  che  la  ima  regione  abbonda 
di  sofferenze  biliose,  di  malallie  paludali,  e  di  qu^jlle 
che  dall'umidore  promanano ;  la  media  le  egriludini 
moslra  a  preferimeulo  che  dalle  vicende   tueleorolo- 


299 

^iclie  nascono;  menlrfi  la  regione  superiore  por^^e 
il  lipo  modello  ilelle  flcmmaziB  di  acutissimo  corso. 
delle  piressie  ardile,  delle  nevrosi  delle  emorragie 
attive,  che  i  cronicismi  colii  noa  frefjuentano. 

Considerando  il  polere  delle  elevazioni  del  suolo 
di  Sicilia  sugli  effolli  palogenelici  del  miasma  piilii- 
dico,  di  proposilo  giova  osservare  die  nelle  localila 
maremmane  vedonsi  le  infermila  effluviali  tenere  ri- 
guardo  alia  gravila,  al  lipo,  al  numero  loro,  un  cani- 
raino   decrescenle  a  misura    che  ii  terreno    s'  inalza 
sill  mare.  Cosi  Lecilini  di  basso  llvello  ribocca  d'ogni 
specie  di  febbri  periodiche,  complicate,  ad  andamenlo 
subcontinuo,  insidioso  oscurissimo,  di  numero  iiigcii- 
le,  e  ogni  falla  di   persone  iie  egrola,   laddove  Car- 
lenlioi  a  dislanza    pochissima  e  circuito  dai    marosi 
medesimi,    perche   sopra  un  poggio  si  posa  arioso, 
duecenlo  piedi  elevalo,  I'  effluvio  lo  saelta  di  merio, 
e  poche  periodiche  liene  nel  loro  andare  chiarissime. 
E  qui  non    voglio    laciuta    I'osservazione    d'un 
fatto,  sul  mio    orgaiiismo.    avvenuto,  che    ribadisce 
piuccLe  abbaslanza  il  noslro    argomento,   Al  sei  di- 
cembre  del   milleoUoceulo  quaraiilacinque,    rigidissi- 
mo  mese  ma  secco,   che  ancora  le  pioggie  auluiiiiali 
noa    aveano    sceso  a   bagnaro  la  terra,    richieslo  a 
preslare  i   miei    consigli    medici   posava   Ire    nolli  a 
Lenlini  ed  egrotava   d'  una   Perniciosa   paludica  al  ri- 
torno  in  Cilia;   raentre  all' agoslo    del    1846  quando 
la  esalaxione  rea   in   esuberanza  si   svolge,    slanziava 
quallordici  giorni  in  (larleiiliiii,  e  comeche  prcdispo- 
sto  alia  ricadie  Piressiche  niiiiio  lurbamenlo  soffriva. 

E  menlre  nel    vdlaggello    Carcaci    inlarsialo  di 
lacune    melmosc,  pcrcbu    d'  uinile    silo  universale  e 


300 

il  febbricilare,  e  spesso  la  morle  s'  incontra,  o  peg- 
gio  che  morle  un  esistenza  penosamente  slungata, 
(>eiilorbi  in  sua  vicinita  inalzandosi  trecentolrenla- 
piedi  sovresso  sul  dosso  d'un  raonte,  immune  si  mo- 
slra  della  allossicazione  marosa,  e  la  febbre  pa- 
ludosa  fugge  quel  cacume  abitalo. 

Ne  altrimenti  modificavasi  il  Grippe  quando  nel 
1833  appo  noi  si  dilTondeva  a  modo  pandemico,  che 
laddove  in  Catania  di  marino  livello  campeggiava 
con  acazie  insigne,  che  moiti  ne  furono  infestali  a 
diluMgo,  e  laluni  vennpro  colli  da  morle,  sul  Mon- 
gibelio  all'allezza  di  1500  piedi  fu  mile  ollreinodo,  e  a 
quelia  di  2128  e  di  3000  mila  piodi  in  Nicolosi, 
in  Zaffarana  al  Milo,  gli  abitanli  appena  manifesla- 
roiio  r  influenza  del  morbo,  che  i  piii  se  ne  passa- 
rouo  fuori  lelto,  e  fuori  casa  laluni,  operando  una 
sanguigna  flebica  o  un  bagno  di  piedi  soltanlo. 

Passando  a  considerare  1'  influenza  dell'  abilalo 
sulle  manifeslazioni  palologiche  di  Sicilia  vedesi  con- 
fermalo  il  principle  che  la  scclla  doi  luoghi  e  deler- 
minata  spesso  per  moventi  discordi  alia  loro  salu- 
brila;  che  se  la  fertiliia  della  lerra  I'  uomo  agricola 
allira,  1'  induslriale  i  sili  presceglie  piu  acconci  a 
fissare  dei  commerciali  rapporli,  menlre  il  sapienle 
r  arlista  dei  lor  taleuli  vantaggiano  nelle  popolose 
Cilia. 

E  la  Sicilia  nazioue  agricola  al  tutto,  e  esube- 
rante  di  agricoli  popolali  presenla  i  sili  paluslri,  e 
i  luoghi  vulcanici.  Quanle  abilazioni  altrislate  del  no- 
civo  miasma?  Quanle  borgale  e  Cilia  surgono  sul 
terrcno  piroide  del  Mongibello,  della  ima  falda  sino 
a  Ire  mila  piedi  sul  mare,  olTreudo  piu  voile  le  tre- 


301 
mcnde  impronle  della   ruina  nelle    arsioni  del  fuoco 
nei  sepellimenli  arenosi  no.l  guasli  doi  Jrerauoti  vul- 
canici  111 

Lo  spavento  pero  d'un  invasione  slraiiiera  a  cui 
SOggiacque  sempre  Sicilia,  e  slala  grande  cagione 
di  edificare  abilazioni  siil  culmiiie  dei  Monli  secon- 
darii  e  Icrziarii  ove  respirasi  almosfera  purissima, 
come  Caslrogiovanni  Calascibella  Troina  Capizzi  Ai- 
done  Cenlorl)i  s.  Filippo  Ghiaramonlo  e  lanl'  ailri 
gioghi  abitati  lo  moslrano. 

Ma  il  laglio  della  parte  maggiore  dei  paesi  an- 
tichi  deir  isoia,  e  quelli  delle  regioni  monlagnose  in 
ispecie,  la  salute  degradano  ,  le  loro  strade  sono 
slrette,  angolose ,  ove  i  raggi  solari  non  entrano, 
r  aere  non  vien  rinnovato,  e  1' umidore  daperlutto 
ridonda. 

Verlendo  la  indagine  al  materiale  del  fabbricalo  tri- 
nacrio  potrebbe  in  geiieralc  affermarsi  che  quello  che 
di  sostanze  vulcaiiiche  I'assi  la  vigoria  vitale  vanlag- 
gia,  mentre  il  ra!)bricato  di  pietre  calcari  umido  al- 
quanto,  la  disarmonia  palologica  induce,  massime 
quaodo  il  calcare  e  di  fonnazione  recenle  o  permi- 
sto  ad  argilla.  Pero  gli  edificati  del  Mongibello  nei 
suo  vasto  contorno  costruili  di  lave  e  di  cemcnio 
falto  colla  termanlide,  o  coll'  arena  dell'  Etna,  con- 
validano  rarmonia  fisiologica,  mentre  quelli  di  molti 
altri  siti  dell'  isola  formali  d'  un  calcare  bibulo  e  di 
cattivo  cemento  non  sono  molto  salubri. 

L'abilazione  impero  di  molta  parte  del  basso  popo- 
lo  siciliano  considerata  in  se  stessa,  e  disacconcia  e  la 
salute  svanlaggia.  Casolari  bassi  uniidi,  non  aerati  non 
illuminali,  con  fiiieslrucoli   cosi  angusti,   cbe  un'uo- 


302 
mo  puo  appena  cacciarvi  fuori  la  testa,  o  senza  aper- 
tura  esclusa  la  porla  d'ingresso  picciola  spesso;  li- 
vello  poco  men  alto  del  suoio  esteriore  o  sollostaole 
di  troppo,  che  vi  tramanda  alquanlo  umidila,  mura 
gemenli  tutlo  1' inverno  se  la  casa  sta  alia  base  d'ua 
monte  o  in  una  bassura. 

Gotali  spazi  angusli  abitansi  di  molle  persone, 
e  di  parecchie  specie  d'animali  dornestici,  ne  e  slra- 
ordinario  che  il  Casoiarello  medesimo  racchiudesse 
SOtlo  unico  letto  i  genilori  i  figli,  e  le  gailioe,  e 
1'  asino,  e  il  porco,  e  spesso  il  Gmo  vi  si  cumuia 
ancora,  onde  impiegarsi  di  poi  a  concimare  le  lerre, 
Pero  r  atmosfora  uinida  fassi,  sovrabbondanle  di  esa- 
lazioni  malefiche,  che  la  sanila  e  la  cosliluzione  de- 
gradano  e  divengon  cagione  di  gravi  egriludini. 

Ma  tulli  quesli  elemenli  geografici  varii  da  noi 
qui  discussi,  non  producono  lo  slalo  morboso  che 
alterando  la  purezza  il  calore  1'  umiilita  1'  eleltricila 
deir  atinosfera,  almosfera  ove  1'  uomo  per  la  neces- 
sita  di  sua  nalura  vive  mai  sempre,  ove  nasce  svi- 
luppasi  e  cresce,  ove  allinge  tanti  elemenli  di  sa- 
lute di  morte;  pero  non  chiudero  tale  argomenlo  sen- 
za parlare  degii  squilibrii  aerci  ossia  dei  venli,  co- 
me principio  Palogenico  delle  malattie  dell'  uom  di 
Sicilia. 

E  dalla  Sicilia  orienlale  muovendo,  1' Est  il 
Nord-Esi  il  Sud-Est  per  correre  iuUa  1'  eslensione 
del  mare  di  vapori  son  saturi,  portan  le  piogge  e 
le  piogge  profuse  nell'isola.  Nei  verni  sono  umidi 
I'reddi,  e  quando  i  lore  spiri  frequentano  a  strelli 
intervalli,  1' umidita  nell' almosfera  predomina,  deler- 
mioasi  una  cosliluzione  umida,  e  le  maluUie  catar. 


303 
rali   e  le   sofiercnze    linfaliche    d'  ogni    guisa   cam- 
peggi.ino. 

Nella  stale  il  Nord-Est  dello  Grecale ,  i  suoi 
freschi  alili  einana,  e  in  Calania,  e  in  luilo  il  litto- 
rale  orienlale,  soffia  con  coslanza  coslante,  dalle 
dieci  dflla  matlina  alle  quatlro  pomoridiane,  e  nei 
tempi  dei  suoi  freschissimi  spiri,  la  temperalura  di 
moiti  gradi  (lil)assa,  die  avverlesi  caldo  maggiore 
dalle  sei  della  mallina  alle  dieci,  e  dalle  cinque  sino 
alle  olto  poineridiane,  cpoche  quando  esso  1' atmo- 
slera  non  corrc;  e  comeche  un  vento  saliilire  si  fos- 
se, e  preservasse  di  alquante  malallie  biliose ,  per 
gli  avvicendamoiili  improvvisi  che  nella  temperalura 
produce  spesso  mello  cagiono  a  lalune  egriludini. 

II  Sirocco  impero  o  Sud  Est  e  uiio  spiro  raa- 
lefico,  cosi  agli  uomini  come  agli  animali,  alle 
pianle;  domina  neli'  a|)iile  ncl  maggio  in  setlembre, 
e  la  sua  inlliienza  geiuMaliiii.'nle  nun  oltrepassa  i  Ire 
giorni;  I'aere  allora  umulo  caliginoso  si  mostra, 
una  sorla  d'oppressioiie  d' ambascia  si  soITre,  un 
posilivo  maiessere,  inelliludine  al  molo,  una  noia 
malinconosa,  e  melte  n^'ll' organismo  un  imminenza 
morhosa  alle  malallie  gastrichc  alle  sofl'erenze  biliose. 

L'  ovest  apportatore  di  piogge  passcggiere  nel 
verno,  in  primavera  salubre,  perche  I'umidore  al- 
lonlana,  nell'esla  nell' autdnno  e  caloroso  ollreniodo, 
e  diviene  molto  nocivo.  Ma  quel  brucianle  calon; 
porlalo  dai  venti  occidcntaii  in  Culani;i,  dai  Sud  est 
in  Palermo,  dall' Est  in  Trapani,  che  spinge  il  ter- 
mometro  sino  a  108  gradi  fareiiciiiani,  e  che  muta 
la  Sicilia  in  regione  equaloriale  durando  i  suoi  spiri 
e  die  da  noi  ponenlu  caldo  si  dice,  e  di  origme 
africana,  come    avvisava  il  Professor    Geiiuiiellaro,  c 


30i 
quando  domina  spesso  le  Epatopazie  campeggiano  con 
general ismo,  le  febbri  con  giallura  cutanea  le  iper- 
crinie  biliose. 

II  Nord  Ovest  1'  apportatore  delle  nevi  nelie  mon- 
lagne  di  Sicilia,  e  nel  mongibello,  e  il  venlo  il  piu 
secco  deir  isola  e  la  Tramonlana  che  soffia  rare  volte 
rinverno,  e  che  viene  dalle  alte  regioni  alpine  e 
sempre  asciulta  e  rigida  ancora,  che  durante  gli  al- 
genti  sofii  loro  una  cosliluzione  fissano  di  malaltie 
flogistiche  di  Pulmonili,   di  Piressie  angioleniche. 

E  la  Posizione  geografica  della  seziooe  occiden- 
iale  deir  isola  dali'Orienlale  diversa  rende  gli  spiri 
venlosi  di  opposto  dominie,  ma  qui  fa  punlo  ad 
enarraiiie  gl'  ioflussi  perche  la  osservazioni  di  detla- 
glio  mi  mancano. 

La  Gibaria  dell'  Uom  di  Sicilia  in  generale  sa- 
lubre,  ha  poca  influenza  sulle  sue  manifestazioni  pa- 
iologiche,  e  le  oltim^  carni  d'animali  domestici,  e 
della  Giovenca  e  di  volalili  vari,  e  di  molii  animali 
silvalici,  e  il  pane  dell' isola  di  (]erere,  e  le  varie 
biade,  e  le  squisile  maniere  di  pesci,  e  le  erbe  cu- 
linari  diverse  e  i  molliplici  frulli,  vanno  a  versi  e 
vantaggiano  la  salule  di  Iroppo;  i'  alimenlazione  pero 
diviene  talvolla  cagione  di  talune  egriludini  per  1'  uso 
eccedente  del  fico  indiano  dei  frulli  diversi  mas- 
sime  quando  si  frammiscchiano  a!  vino  e  per  i  funghi 
e  per  lo  frumento  ove  il  Loglio  lemuleulo  vi  sla  e 
per  le  Carni  d'animali  morli  di  Sellicoemia  e  dei  pe- 
sci velenosi,  ma  checchenefosse  della  cattiva  influ- 
enza di  qiiesta  cibaria  essa  non  produce  che  po- 
che  egriludini  che  spesso  non  minacciano  da  vicino 
la  vita  come  ne  diremo  nella  seconda  parte  di  que- 
sla  moinoria  ove  descriveremo  le  malaUie  deli'Uomo 
di  Sicilia 


AL'CTORE 
BEIVEDiahXO  CASII\E.\SI 

IN    R.    STUDrORUM    UNIVEHSITATE 
CATINAE    ROTANICES    ANTECESSORE 


Dip  7.  Jnnunrli   ISiS.  nmfclihii^ 
Ac:  Joeiiiae  cxkilila  wr  dvcudvs: 


4*  t  +  ttttit±t*tt  +  tt+ *♦  ♦+±t*  *.+ +  ♦  + 1 +  +  t±±*±±Jt±Jt*4**tA±±itt±±-«±±ii: 


LECTURIS 


Cum  lanla  Siciliae  sillalitudotemperies  telluris  qualitas, 
ut  arboruin  fnilicum  herbarumque  copia  agnoscalur, 
bolanici  ad  fanerogamas  et  aeteogainas  planlas  reco- 
gnoscendas  sedulo  incumhi-re  oniiii  ItMiipore  judicarunt, 
ibiquo  novas  invenire  cupieiites,  iiovilale  ac  varietale 
aniaMim  obleclare. 

Veriim  non  puto  cellulosas  planlas  seu  cryploga- 
mas  Siciliae  deseiere,  quod  pro  locorum  nalura  et 
aens  opporlujiilate  mulla  sinl  bdlaiiicis  iitilia;  quare 
lichcnes  iiostros  colligere,  adunibraro,  ac  descrihere 
curavi,  Nani  si  voliiplale  adlt-cli  ad  frondes  ac  flores 
animum  fleclimus,  cur  ad  liohciics  (|ui  maijiiiliidiiie, 
forma,  colore,  et  I'ruclificaliono  sint  varii  non  fleclimus? 

Quamvis  enim  islorum  slatioiies  humida  sinl  lo- 
ca,  lameii  in  arida  ciiasiunlur  qiiampluriini  illis  iiumero 
ac  bonilale  aeqiialcs,  ila  ul  vulcauica,  calcaria,  silicea 
saxa,  arbores,  inusci,  madida  lerra  ubique  babent  suns; 
atque  apud  nos  monies,  el  colles,  abores,  el  planiiies 
illos  possidenl ,  qui  longissimas  ac  dissilas  regiones 
inc'dluiil,  et  aridi  ac  sicci  in  iocis  niari  proxirois  ad 
meri(ii(in  versis  observauUir,  duiu  frigida  in  elatis 
sul)iit?iioribus  ac  bunienliiius  rogionibus  jaceot. 


IV 

Igitur  Lichenographiam  Siculam  conciiiiiavi,  ubi 
non  solum  Siciliae  verum  etiara  et  insularum  adiacen- 
tium  licheiies  in  unaquaque  regioiie  colleclos  obser- 
vavi  ac  disposui. 

Aetnaiii  moiitium  Siciliae,  magnifiidine  ac  celsitu- 
dine  maximum  (  pertingit  eoini  ad  10213  pedes  pa- 
risienses )  primiim  perspexi,  ac  lifhenes  ibi  inventos 
dilii^enler  descripsi  ;  demde  iMeiiibrodum  aliarunique 
teriarum.  Deiiique  in  conspeclu  generurii  et  specierum 
omnium  a(J!ahoravi,  ut  lacde  quisque  cernere  possit 
quuejiam  ex  tiiilurae  dono  nobis  proveniant. 
'  ■  Species  quamplurimae  depingere  volui  ,  usns 
opera  Salvaloris  Geci,  et  Mani  Sciuto.  Veementer 
eniin  doleo  quod  fucalas  magisquam  veras  labulas 
quaiidnque  clarissimi  liclienum  scriptures  prae  oculis 
ponaot.  ;\ostrae  aulem  figurae  naturalem  habilum, 
mii-niludifiem,  colorem  proel'erunt,  et  aliqua  frucli- 
licaiiunis  organa  co;isulta  lonle  mibi  sunt  aucta.  Ha- 
bilus  et  colores  valde  sunt  necessarii  in  lichenibus 
di^noscendis  ;  ac  cliaracti-res  genericos  ex  thallo  et 
apolheciis  depromptos,  specierum  diagnosin,  descri- 
ptionemque  singulalim  per  organa  diligenter  effinxi. 
Synonynia  brevilate  conlraxi,  ne  nimia  eruditio  ob- 
scuram  reddcret  verilalum.  Stationes  aulem  nolavi, 
habilationes,  tempore  quousque  ad  fructificationein 
perveniant.  ■      ' 

Angli,  Galli,  Suevi,  Alemanni  ceferique  septem-' 
trionalis  plagae  botanici  lichenil)us  student,  et  species 
eonnn  possident;  meridioiialis  vero  non  parum  interest 
istoruin  vegelabilium  numerum  varielaleinque  agno- 
scere  ad  geographiain  bot.nHcaiii,  fldiam,  et  coHedio- 
nem  naluraliuiu  feruui  cujuscuinque  regiuuis  com- 
pioudam. 


Lichcnoerapliiam  ergo  Siculam  accipo  benigne 
Jaector,  (jiiain  typis  mandavero,  ct  scientiae  prolu- 
luram  spinor. 

Calanae  die  20  agusti  1845  (1).. 


(1)  Opus  Scpfimo  Ilaloruni  literatorum  Convontucxhibltum, 
ixi  seplembris  mocccxlv  Neapoli,  et  siinimalim  in  aclil)iis  ojii- 
sili>m  (Innventus  uxposiluiu.  Vide  Atli  ddla  7 .  adiirKiiiza  il('i,'li 
Scienziati  Italiaiii  vol.  7  pag.  889  et  scg.  Kapoli  1845  in  fiil. 
Alii  deir  Ace.  Gideiiia  2.  Serie  T.  2  pag.  309.  Breve  nolizia 
dei  lavori  filognoslici  proscntati  al  1.  Consrcssn  dogli  Scion. 
Ilaliani  in  I\a|)oli  d.il  1'.  I).  Francesco  Torniihrnc  casincse. 
Qu.idro  slorico  della  Itol.iiiica  in  ?;icili.i  pag.  G-">.  (lalania  I8'i7 
in  8.  per  Fr.  Tornabcne  dclla  Coiii^r.   di  Munlc  Casino. 


VI 

LICHENES 

Endlicher  Gen.  Plant.  Vind.  4836^40  CI.  II  Alf,'ae  §  3. 
Licheiies  Juss.  gen.  6.  Hoff.  En.  lich.  Desc.  ed  Adumhr.  lirh. 
Lips.  1198-99  vol.  3  f.  Ac/jams  Prodr.  licb.  1198,  8. 
Meth.  lich.  Hamb.  1803-8.  Liclienum  Syn.  Lundae  1814,  8. 
Liclieiiogr.  Univers.  Golting.  1810,  4.  Fries  Act.  Holm.  Li- 
chenographia  Eiiropaea  refer.  I.undae  1831,  8.  Eschweiller 
Sysl.  lich.  Norinibtr.  182i,4  iVf (/er  Uber  die  Ent.  der  flecht. 
Fee  Meth.  lich.  Paris  1825,  4.  Cryptog.  des  ecorc.  exotiques 
Paris  1825.  4.  Did.  Class,  ix  300.  Afjardh  lichen.  Univers. 
Lamark  el  DeCandolle  Fl.  fr.  et  Synops  fl.  i;all.  or.  iv  p.ig.  68. 
Diiby  Bot.  Gall,  pars  2  or.  cxix  jtag.  593.  Alph.  DC.  Iiilrod. 
a  r  cMiid.  de  la  Bolaniq.  fam.  203  pag.  334.  A.  Rich.  Nouv. 
Elein.  df  Bot.  fam.  3  pag.  ill.  Linn.  Gfii.  PI.  1202.  Syst. 
veget.  1202  pag.  951.  Sp.  pi.  pag.  1606.  Syst.  Nat.  cur. 
Gm.  1202.  Tourneforl  Inst.  r.  herb.  325  pag.  566.  Michel. 
W.  pi.  geii.  36-53.  Dillenius  Hist.  Muse.  Lichenoides  124, 
Coralloides  15,   Ustiea  56. 

«  Planlae  consislentia,  colore,  forma  variae,  saepe  peren- 
nes,  calidis  lemporibiis  torpeiiles,  brumalibus  et  frigidis  revi- 
viscenles,  virides  aut  in  aqua  viresceules,  detritae  colorem 
viridcm  in  parte  erosa  exhibentes,  saepius  siccae  et  npacae, 
iiquidum  ambieiilem  absorbentes  et  in  totam  substantiani  spou- 
tanee   Iransvchentes. 

Veget-itionis  organa  sunt  Frondes  sen  Thalli  mombranacei 
aut  crustacei  siinplices  aut  lobati,  nunc  sidilignosi  aut  filiimi^n- 
losi  el  rauiesceiiles,  nunc  squainosi,  deniqne  puiverulenli  ;  du- 
plici  slrato  constiluti  corlicale  et  medullare  sen  thallodt  et 
hypothallode. 

Organa  fruclificalionis  sunt  Ilijpolhecium  seu  Excipulum 
el  Sporidium.  Hypotecia,  quoad  nexum  cum  Ihallo,  variant  ini» 
mersu  et  snperficialia  seu  innala,  minala.  sessilia  (  in  am- 
bitu  tola  libera)  ac  I'lcvdla.  Fiilcruut  apolhecionim  a  Ihaiiode 
forinaliim  dicilur  podelium.  podicelbts,  nut  stipes.  Forma  ly- 
pica  Ilypotheciorum    est    rotunda,    at    raro  normalis;  tanieu 


VII 

olilnnga,  liiiflnris,  rninposilinne  passim  ramnsa  {Urellaefor- 
mis)  occurril.  Eicipiilum  ciniisuin  y\\t\\.»t  perilhachim;  vrceO' 
latum  excip.  valde  cxcavatnm,  arnhilu  coiislrictum :  sculclli- 
forme  convexiiisculum,  elevato-marginatum  ;  pcltiforme  dilata- 
lum,  planum,  absijue  marline  prominenle  ;  cephaloideum  con- 
▼exum,  margiiuHii  (  passim  rtflexum)  reprimentem  ;  disciforme 
intermedium  sculellatum  el  peitaium  ;  tuberculatum  inler  ipsiim 
et  ci-phaliiideum.  Omnia  apothccia  Iballode  foniiata  priniitus 
simt  claiisa,  Sporula  seu  Sporidia  in  asci's  conlineulia  ; 
deiiidc,  si  status  apothccii  tam  cito  abaolvitur,  u(  lamina 
jam  primilns  non  clausa,  ne  marginibus  quidem  conniventibus 
sese  ofTerat,  apolhecia  aporta  dicuntur  ;  si  vero  miclm  seu 
disco,  lamina  excavata  excipuli  est  munita  ,  apolhecia  clausa 
appeliantur. 

Habitatw.  Per  tolum  orbem  liobenes  sparsi,  ac  norticis, 
magis  quam   meridinnalibus  regionibus  vulgatissimi. 

Stalio.  Ad  saxa  cujuscunique  naturae,  super  muscos,  et 
arbores,  io  elatis  ac  planis  regionibus,  semper  ad  bumida  et 
frigi<la  loca,  paucissimi  ad  sicca  saxa  adberentes .  el  bicmis 
tempore  crescentes,  germinantes  hypothecia  et  sporula  ferenles. 

I.  mmucAiiiA. 

Endl.  or.  IX  idiothnlami  Trih.  IV  pyxineae. 
Thallus  coriaceus  aiit  carlilagineus  unibilicalo-aflixus,  peKafus, 
junior  monophyilus,  adullior  iobalus  ac  composilus,  bonzontalis. 
Apolhecia  primitus  clausa,  mnx  aperla,  orbiculala,  alra,  libera. 
Discus  rimosus.  aul  saepius  in  gyros  lirellasve  debiscentes  abiens. 

Umbilicaria  HolVm.  pi.  iicb.  I.  9  elc.  Schaerer  in  Scringe 
Mus.  Helv.  I,  113  «c(|.  Fries  Licb.  Europ.  gen.  xv/.  DC.  et 
LR.  Fl.  Fr.  2  pag.  408.  Duby  Bot.  gall,  gen  i\  pag.  595. 
Fee  Meth.  53,  Did.  Clas.  xii  c.   ic.  Merat  Fl.   Paris. 

Gijrophora  Ach.  lichen.  226  (1.  Dan.  t.  nU  G.  B.  t. 
2066     84—86.  Fee  M.lh.  54.  Diet.  Class.  Fries.  S.O.V. 

Gyromium  Wahlenb.  Fl.  Suec. 

Cdjiuia  Vent.  pag.  200. 

Lecideae  Spec.  Meyer. 


Lichencs  wnhilicali  Linn.  '  'i'., 

Lichenoides  Dill. 

1.    U.    PrSTllATA.  ■         •' 

Fries  Lich.  Kurop.  301  pag.  3S0.  Diiby  Bot.  Gall.  i. 
pag.  595.  HolTm.  pi.  Hch.  tab.  28  el  29.  DC.  el  LK.  Fl.  Fr, 
2  pag.  4H.  Schaer.  Mus.  I  pag.  113.  S.  Garovaglio  Liclioiio- 
flieca  llalica,  eliam  sub  tiliilo  Provinciae  Cnmensis  el  Vallis 
Tellinae.  Mediolani  apud  P.  Kipanionli-Carpano  1836-13 
Dec.   12  n.  6. 

Thallus  coriaceus,  piicalus,  margine  eroso-ileiitnlus.  ci- 
liolaUis,  bullosus,  papulosiis.  ciiiereo-  viridis.  aul  olivacei)  fusciis- 
siccus  ciuereo-fuscus,  ac  fuliginosus.  subtus  reliculatii-lacuiinsiis 
subfuscus,  foveolatus.  foveulis  rolimdalis.  reiilro  pi'diecllaliis 
pedicello  brevissimo  ac  vix  conspicim,  saxo  adiiato  ;  bipollicaris 
et  ultra  latus.  Ilypolbecia  sinipiicia  scuUdlata.  Ihallode  mar- 
ginata,  disco  atro,  primitus  papilialo  convcxo,  rare  gyrdse-pli- 
cato,  dein  piano,  margiue  crassu,  podelia  convexa  alra.       - 

.lunio  Julio.  '■''■• 

Grjrophora  pustulala  Ach.  Lich.  Univer. 

Lecidea  pustulala  Acli.  Melh.   pag.  85. 

Gijrominm  pustulatum  W.ilh.  lJ|is.  n.  9ui  Aspogren  ble- 
hing.  pag.  86.  Fl.  8uoc.   1676  pag.  858. 

Lichen  pustiilatus  Fl.  Sui'cica  u.  1107  et  auct.  Suec.  Bot. 
tab.  65.  Fl.  Dan.  lab.  597  f.  2.  Engl.  Bot.  tab.  1283.  Westr. 
Fargl.  lab.   13. 

Lichen  crustac  niodo  saxis  adnascens,  verrucosus,  cinereus 
et  vcluti  deustus  Fl.  Fr.  n.5i9.   Vaillant  \u,[.  tab.  \x  f.  9. 

Lichen  pulmonarius  saxatilis  inferne  reliculatus.  et  lacu- 
natus,  superiic  cii.ert^us,  ac  verrucosus.  rece|il.iculi-  iloriiin.  et 
seminibiis  nigricautibus,  et  veluli  deuslis  Mich,  nova  pi.  gen. 
or.  xviii  pag.  89  tab.  47. 

Lichen  frondc  cinerea.  inferne  lacuuala  arbusculis  superne 
nigris  Hall.   ILlv.  n.   1996. 

Lichen  fronde  lo!>ala  fusca  subtus  lacunala  ,  furfure  mar- 
ginali  foncolore  Week.   Melli.   75. 

Lichenoides  puslulaium  cincreum  et  vcluti  ambustuni.  Dill. 
cJist.  Muse.  227  tab.  30  f.   131. 


IX 
hon.  HiilTm.  IM.  lirli.  tal..  28  f.  1,  2  el  2!»  f.  4  oi.lima, 
al  nimis  coloiala. 

Siioi;.  liiil.  Ih1>-   6o. 
Ennl.    I'xd.    12815. 
W.'slr.    rni-l.   tab.    13. 
Vaillanl  V>o\ .   Oall.   lal).   xx  fi,,.   f)  oplima. 
Dill.  Ilist.   .Mii.c.  lal).  :{(►  r.  'l|;{i.  y' 

.Midi,    ^'ova   IM.   (ieii.   lab.   41    .iptlmii. 
Iliihilalio.  ill   roijioiif!   sul>iiliiin,i  Knropae  cl  Amorlcae. 
Sditio.   .liliiae    l{rniil(!    ail   s,i.\,i    caUMico-silicca  2.Vii)   p. 
paiis.   .Ibinln   r^.iicirii  (  rjii^soiic  )   pnipc  Mcssanam   22!)'!  p.  p. 
2.   L.   I'ki.h'.uiuzii*. 

Sllioiih.  Sohwi.  (Jnt.  V  p.  3.  Fries  Licli.  Kurop.  308 
pag.  j58. 

Tlialliis  coriaeciH,  lafivis.  coniro  pliralus  irrri;iilarilor  si- 
iiiialiis,  crosus,  (jciilicnlato  ciliatiis.  aeiieofusc'is.  siibius  aler, 
fibrilliisiis.  paiiiiosiis  ex  libnllis  brovissimis  (bMi^issiniis  ramosis, 
saxo  adlixis  rirrlmsis.  A|i()lliitia  sparsa.  ad  maigiiierii  versus 
primilus  lirellil'drMiia  iiinx  coinposila,  iiigro  -  aira,  disco  pyrosis- 
siiiiu,   eniari^iiiala. 

S|iecios  vegcla  semper  iiilida,  viiidi  -  acnea  ;  sicca  ftisca  ;  ef 
cniurliia   livido-cinerascens. 
.Tiiiiiii. 

Giiromiuin  itolynhizas  Waliieiib.  Fl.  Siiec.  1Gl."i  pag.S.")8. 
Gijrophom  pd'lila  DC.   el  l-K.   Fl.  Fr.  2  pa-.  'lOO.  Acb. 
Synops.  pai;.07.\V.iliierdt.  Ups    11  1)32.  Aspelg.  blclv-  [iag.8G. 
Floik  ill   Be-rl.   iiiaj;.  1810  pag.  GO. 

Umbilicaria    de[irefcsa    Schaer    in  der.   miis.    1    jiag.   Do 
lab.   10,  H.  Diiby  lii.t.   Gall.  var.  d.  pcllita  9  pag.  591). 
Umbilicaria  Vellea  lIofTm.   pi.   lieli.   lab.   20   f.    'i. 
Lirlicn  [.elliliis  Acli.    I.  r,.  lab.  3  f.  2.  Engl.  b.d.  l,d,.!»3I. 
I-iclieii   p(dyrrliizos   Liglilf.   Heidi.   Relz.  Vmlli.  Willi,  v.ir. 
]\.   \A\.   I. inn.    >p.   p!.    I   §  cnrlacei.   Fl.   Siiee.  II  ii.  IIO'^. 

l.ichiniaiili'ti  pnlliiiii   siipernr  <'l  glabnim.   iiiforiie   nigrum 
Cl  riirli.,sinii    Idll.    lli^l.    .Mum-.    2_>(;    lab.    30   f.    130. 
Icon,  lloll'.ii.   IM.  Licli.  lab.  20  f.  3. 


X 

Engl.  I!„L  tab.  931. 

Scliacr  in  Scr.  Mus.    J    pag.   93   lab.    10'    M. 

Dillen.  Hist.  Muse.  lab.  30  f.   130. 

Uabilat.  Europa  in  tnnritimis,  inferalpinis,  selvaticis  et 
montanis. 

Stalio.  In  montosis  calcareis  MaJonie  4411,  5936  p.  p. 
(  Gussone  )  . 

//.  E^DOCARPON       .    . 

EiuUicher  or.  X  Gaslerothalami  Irib.  Ill  endocarpeae 
gen,  1S7. 

Tliallus  carlilajiineus  aut  siibcnriaccns.  siibpcltalus  per 
pedicellum  centro  adfixum.  Apotliecia  ihallo  iiicliisa,  globosa, 
excipiilo  menibranacco  (  lliallmle  mulalo)  ciiigenle  nucleum 
gelaliiiosum,   orificin   aperlo  vix  conspicuo,   nigro. 

Endocarpon  Hedw.  Slirp.  rrypt.  II  pag.  56  tab.  20. 
Fries  lichen,  eiirop.  xxiii  pag.  407.  Ach.  Melli.  lich.  gen.  /i. 
Prodr.  Trib.  14  DC.  c(.  LK.  Fl.  Fr.  2  i^en.  94  LR.  et  DC. 
Syii.  Fl.  Gall.  gen.  94  pag.  89.  Duby  B.«t.  gall.  pag.  333 
Ach.   lich.   IJnivers.   pag.   55  lab.  iv.   techacr  spio.   pag.  38. 

Vermalocarpon  Eschweiller   Syst.  239. 

Capnia  Species  Venten.    lab.  du  regne  veget.  gen.  7, 

Lichen  Species  §  umbilicariae  Linn.  Sysl.  nat.  cur.  Gra, 
pag.   1374;    et  ancl.  recent.  .  - 

1.    E.    MUMATIM 

Flies  Lich.  Europ.  353  pag.  408.  Ach.  Melh.  pag.  127. 
Synnps.  pag.  101.  Wahlenb.  Fl.  Suec.  1739  pag.  875.  LR. 
et  DC.  Fl.  Fr.  2  pag.  414  var.  a  umbilicalum.  Schaer  exsicc. 
112.  Diiby  Dot.  gall.  2  pag.  394.  S.  Gorovaglio  Lichcnotheca 
Ilalica,  eliani  sub  liluio  :  Liclienes  provinciae  Vallis-Tellinae  ec. 
iMediolani   1836-43  Dec.   12  n.    10. 

Tliallus  carlilagineo-coriacciis,  c<'nlrn  subindiricalns  snb- 
rigidus  ah  uficia  ad  pollicem  lalus.  iiiiiiriil.iris,  snbhdialiis. 
lobis  roliindalis  sinuatisque  ;  liileiis.  aul  Miidi  -  ciiicreiis,  per 
pruinain  ciiicrcarn  el  flavani,  suliliis  midiis.  fiilviis.  aul  carireus, 
ac  ceuli'o  per  pedicuium  adiixiis.  Aptdlircia  iiiiiiclifoiinia,  fuivo- 
fusca,  dcin  nigresccnlia,  onliciis  proiniiuilis  iiii^ris. 


M.1.J0. 

Sj)li<'ria  fiiliaceii  Boll,  fuiii,'.  lab,   131. 

iiiibilicaiia  unibilicata  Daumg.  lips,  ex  Steudel  iVom. 
Bol.  pi-  crypt,  pag.  1G1. 

Licln'H  inlni.ilus  Linn.  Spec.  I  n.  TiO.  II  n.  51.  Fl.  Dan. 
tab.  532  f.  1.  Wai.loiiberg  Fl.  lapp.  881.  .lacq.  Misceil.  2 
tab.  1(1  r  3.  Fngi.  I!„t.  9  tab.  593. 

Liclioii  iiiilmonarius  alpinus  cinereo  punclatus  Hall.  belv. 
15  lab.  2  f.  2. 

Lichenoides  cori.iceuin  iiei)iilosiim  cinereum  punclalum 
sublus  riilvun.  Kill.  Hist.  Miisfi.  223  tab.  30  f.   IS. 

Icon.  Hull.  Fung.   lab.   131. 

Fl.   Dan.  lab.  532  f.   I. 

.Iaci|.  Misot-ll.  tab.    10  f.   3. 

Kngl.  Bol.  lub.  593. 

Hall.  belv.  tab.  2  f.  2. 

Dill.   op.   cil.   lab.    30  f.    121. 

Far.  b  /Etneum. 

Niibis. 

Tballus  mono  aut  polypbylliJ3,conicus,  lobis  adscendenlibus 
imbricalis,  diminulus,    ab  u[ia  ad  sex   uncias  lalus. 

Icon  Tab.  i.  A  e.\ibet  planlam  habilu  et  colore  proprio; 
a  lenle  auctam,  apolbcciis  variis  fuscis  prominenlibus. 

Februario,  Martio. 

Far.  c.  Cowplicatum. 

E.   miiiialiim  var.  b,  Fries  licb.  Eurnp.  3."5  pag.  i08. 

Thallo  conico,  cacspiloso  polypbyllo,  lubia  adsceiiJenlibus 
imbricalis  complicatisque,  crenatis. 

Marlio. 

Lichen  polypbyllu.i  Wulf.  in  Jacq.  Mi."(C.  lu  lab.  2  f.  4. 

Lichen   ampliibiiis  Willi. 

Lichen  iniiiialus  var.   b  Engl.   BdI.   1,   c.    lig.   inf. 

l^irhi'ii  ciiiiiplicaliis   Sw.irtz. 

Iron.    Fl.   Dan.   lab.   532   (ig.   i, 

NV.ilf.    I.  c. 

Engl.   l!ul.   1.  c. 


Xlt 

Abilatio.  Ad  saxa  granitica  calcarea  el  viilcaniea  in  re- 
gionibus  canipeslribus  maritimis  et  subalpinis. 

Slatio.  Ad  saxa  calcarea  monle  Busanibra  ex  Gussone, 
4839  p.  p.  var.  b  JElneiim  ad  saxa  \ulcanica  Calanae  inari 
proxima  Sciari  d'  Ognina  et  Armisi  :  a  et  var.  c  inonlosis 
^tnae.  Linera  Bongiardo  1094  p.  p. 

2.  E.  GiEPiPiii  var.  B.  minima. 

Nobis. 

Tliallus  subcoriaceus  vel  carlilaginco  coriacciis,  pellalus, 
lenticularis  aut  reniformis,  raro  solilariiis  semper  cnnfertus  ; 
Ires  aut  quinque  lineas  latus.  inonopbyllus,  qiiaiuloque  varius, 
primo  concavus  aut  planus,  dein  convcxus  marline  convoluto, 
anguloso-repandus  carbonaceus  :  supra  laevis,  gl.iber,  luimidns, 
c  luleo-oliv.iceo  obscure- viridis,  siccus  olivaccus  .lul  fniii^iuto- 
olivaceus  ;  subtus  laevis,  glabor,  obscure  Cfiriieus  iiul  ru!)riilus, 
pediceliuni  unum  aut  Iriparlilum  brevissiniuni.  Siralum  niedul- 
lare  et  corlicalc  interne  album.  Apolliecia  minima,  prolnbe- 
rantia,  Iballode  inclusa  ct  concolora,  orificia  minima  fusca 
aut  nigra. 

Aprili.        •■"'"^  ='!.,.<   i.M 

Endocarpon  Maravignae  IXoiiis.  Atli  della  7.  Adunanza 
dcgli  Scienziiiti  Kaliani  vol.  i  pag.  889. 

Endocarpon  Guepinii  Licliencillieta  llaliia,  ctiam  sub  lilulo : 
Licbcnes  provinciae  Cnmensis.  et  Valli.s  -  Tellmae  —  auct.  S.  Ga- 
roTuglio,  Mrdiolaiii  183G-43  Dec.   13  n.  9. 

Obs.  Spccimina,  sub  nomim;  E.  Guepinii,  quae  ad  saxa 
dolomiae  in  moiitibus  circa  Lnriaon  lacnrn,  inihi  missa  a  cl. 
Garavaglio  exacle  conveniiiat  siciliciisibus  speciniinilius  liabilu, 
colore,  magnitudine,  et  fiucIifiiMlione.  Ilia  vero,  a  cl.  Garo- 
\aglio  milii  conimunicala  sub  nomine  E.  Gvepiuii  a  Guepinio 
dcmala  et  a  Mougclio  dcscripla.  Stirpes  Crypl.  Vofjesiacae, 
Erios  licb.  eump.  n.  3").'i  pag.  4  10  ;  Lichen  deni^tiifi  Wiilf.  in 
.Ta((]iiin  coll.  i/i  I.  1  f.  3  forsan  :  a  noslris  diircne  milii  non 
]ianim  videntur  ;  colore  magi,s  fiisco,  niai^iiiludiiic  tiijila  et 
quairiipla,   liabilu,  lli.  nnn  confcrlo,   et  apdllicciis   riisco-niijris. 

liun.  Tab.  I  B  txibet  pi.mlas  sdciatas  ct  coiiferlas, 
liabitu  proprio,  colore  cl  magnitudine  ;  l>  iilanlam    lenlc  auclam, 


xfiif 

apolhedis  sparsis  proluberaulibus,  olivaceo  fuscis,  thalloJe  con- 
culurjbus. 

llahitaUo.  In  suli.ilpinis  rcgioiiibus  aridis. 

Slatio.  Ill  iii]>iliii.s  schistosis,  calcareis  et  vulcanicis  sic- 
cis.  I'alenu)  620  p.  p. 

///.  COLLEM.i 


gen 


Eridlich.  or.  XI  Hymmothdami  Trib.  I,  eollemaceae 
162. 

'i'liallus  foliaceus  siibconlinuns  gelalinosus,  forma  varius, 
crispus,  iiifus  albiis.  Apolliecia  solilaria,  sculell.ila,  lliallode 
f^mergeiilia,  rxcipnlo  ni;?ro.   siili|i.i|iill(>so.   iiuclen  albiJo. 

CoUema.  IIulTm.  U.;rni.  II  105,  Fries  pi.  bom.  235. 
Ach.  licb.  univers.  129  lab.  c  f.  8-11.  LR.  et  DC.  Sjn. 
Fl.  Gall.  gen.  97.  I>iihy  Bol.  gall,  gpn.  vii  pag,  601. 

Squamaria.  IIolTni-  adumbr.  et  descript.  lich.  vol.  3. 
pag.  3. 

Parmelia  species  Acb.  licb.  univ. 

Geissoidea   spec.   Vent. 

Veirucarid  species  Fries  lich.  ciirop.  xxn.  pag.  430. 

Pyreiuda  species  Acli.    syn. 

Lichen  species  Lin.  el  var.  aiict. 

I.    C.    NICKESCENS.  ''' 

Acb.  lich.  univ.  6'.f>.  DC.  et  !.K.  Fl.  Fr.  2  pag.  384. 
Diiby  But.  gall.  2  pag.  601.  Sanctus  Garovaglio  Lichenolheca 
ilalica  cit.   Dec.  11   n.  8. 

Tiialhis  foliaceus  larlnreo-gclalinosus,  aut  olivacco-fuscua, 
subdiafanus,  in  nrbcm  extensus,  crispus,  bullosus,  verrucosus 
convexus  ;  vernicis  subimhricalis  pustulatis  ;  cenlio  atur  et 
npacus,  limbo  trcnalus  qtiamloquc  cilialiis.  ciliis  longis  al- 
bidis  et  diafaiiis.  i(><itliecia  inlegra,  prinio  glid)iisa,  debiii 
sculellala,  cenlni  sita,  inarginnia,  ]uominnla  siib-n  rnicosa.  nu- 
cleo  albido,  disco  ocracco,  excipulo  Ihnllude  conforrac,  con* 
colore. 

Jauuario,  Februario  el  Marlio. 


Collema  vesperlilio  ex  Stendel  Nom.  Bot.  pi.  crjrpl.  pag. 

128.ri.  Dan.  t.1125  f.2.  non  n  Hoffm.  Adiim.  el  descrip.  lich. 

Oillema  microcarpum  DC.  Syn.  Fl.  Gall.   '.12. 

Verrucaria  nigrescens  Pers.  in  list.  Ann.  I5ut.  ii  p.  36. 

Fries  lich.  europ.  388  pag.  438.  Sommcrf.  lapp.  png.  138. 

Verrucaria  anliquitalis  Flurk  in  Berl.  mag.  1817, 1  p.  11. 

Verrucaria    umbrina    B.    nigrescens     Acli.   lich.  univeis, 

pag.  291. 

Pijrenula  nigrescens   Ach.  moth.  lich. 
Lichen  microcarpus  Schl.    cent.   4  n.  66. 
Lichen  carbonarius  Wulfi".    in    Jacq.     Coll.  iii  pag.  118 
tab.  6  f.  2,  h. 

Lichen  nigrescens     Linn.    Suppl.    pag.   451.   Vahlenherg 
Fl.   Suecica  n.    1620  pag.  838.  Huds.  angl.  ed.  2  pag.  531. 
Ijichenoides  nelalmosuni.  membranaceum,  lenue  nigricans. 
Dill.  Hist.  Muscor.  pag.    138  lab.  19  f.  20. 
,1     Icon.  Fl.  Dan.  lab.   112.'i  f.  2. 
Jacquin   Ooll.   i/i   l.ib.  6  1'.  2.   b. 
Dili.  Hist.  Muse.  tab.   19  f.  20. 
Hnlnt.   Europa   uliique  a  I   saxa,    ligna  aliaque, 
Slatio.    In    bumidis    ubique    tain    elatae   qiiani    planae 
regionis,  ad  saxa  turn  vuicanica  qunm  calcarea,  arhores  et  mu- 
scos.   Ciifanirt.   PalepMvi,  Messina,  Palprno,  Nicolosi,  .Mondello, 
Mililell.i.  M.id.mie,   Milo  300  p.  p. 

Obi^erv.  Tiiallus  incipit  aler  el  opaciis  arcle  adglutinalus, 
Rtatnra  et  forma  varins.  sed  anibilu,  viilgo,  dclerminalus,  color 
e  fusco  nigrescens,  substantia  subgel.ilin'isa  ,  primo  macularis 
est.  adultiur  crassiusciila  rimosa.  Pcrilhecia  primura  globosa 
dein   prouiinuia  disco  croceo. 

2.     C.    VKSPERTILIO. 

Hoflai.  Descr.  ct  Adumbr.  lich.  v.  2  pag.  48  f.  31.  2,  3. 

Tli.iiliis  siccus  membranaccus,  orbieulalus.  snblobatus 
tenuis,  plicafus,  superne  rugnsus  infcriie  plicalo-lacnnosus. 
plicae  el  rugae  longitudinales  in  ceniro  congestae,  peripheriain 
versus  elurgatae  radialae  el  virides,  aul  airn  virides.  aliquaiido 
Inscus  :  subslanlia  mollis,  gelallnnsus.  diafanus  :  postice  K- 
bnllig    granulosifc    sparsus,    Apotliccia    prouiinuia,    eculro  el 


,.     .  »«▼ 

radio  sita,  Ihallode  emergentia,  congests,  subpodicelUla,  g!o- 
bulosa  ;  deinde  sculellata,  marginala  margine  thallodi'  coa- 
fuiini  ;  disco  croceo  proluberanle,  in  siccis  plaiiiusculo  «t  fu- 
scesrcnlc. 

Januario.  Februario. 

Lichen  Vesperlilio,  Lightf.  Scot.  840. 

Lichen  nigrescens  Huds.  angl.  537. 

Lichen  nigrescens  Leers  herb.   945. 

Lichen  lacluca  Web.  spic.  253. 

Lichen    papyraceus    Wulf.    Jacq.  colled.  3 J 34  f,   10 
1.  3  (bona  sine  seulellis  )  .  ' 

Lichen  nigrescens  Linn-  Syst.  vegel.  961.  Suppl.  451. 
Ehrh.  Beilr.  2,   U6. 

Lichen  saxalilis  nigricans,  lactucae  I'ulio.  Buxb.  Ant    1 
41  lab.  61  f.  3  (imperfccia).  "     ' 

Ljc/ie«ou!esgelatinosum,  incmbranaceum,  tenue  nigricans 
Dill.  Muse.  138  tab.  9  f.  20-21  (mediocris  )  . 

Lichen  gelatinosus  membranaceus  exasperatus  convolulus 
atrovindis,  sculellis  rubris.  (saltern  quoad  synonvmiam  ) . 
Hall.  hist.  2037.  J      J  ;• 

Icon.  Hoffin.  Ad.  et  Descr.  cif.  bona. 

Jacq.  coil.  3.   134  tab.   10,  f.  3. 

Bu\b.  Ant.  lab.  61  f.  3. 

Dill.  Hist.  Muse.  lab.  9  f.  20-21. 

Habit.  Europa  ad  nuda  saxa,  arborum  truncos. 

Stat.  Ad  calcarea  saxa.  .■(,  francos,  ndo  caeio  viifof,  sic«8 
et  sereno  contrahilur  cl  arescit.  In  insula  I'antellaria  2480  p  p 
(Gussone) . 

IV.  LECIDEA 

Endlicher  or.  A7  humenolhalami.  Tribm  II  lectJinem 
gen.    tfiS. 

Tliallus  (Tuslaceus,  horlzoiilulis.  macularis,  saepe  obli- 
teralus.  Apolhrcia  hemisphaerica  exci|.,il.,  pioprio  carhonaceo 
alerrimo  primilus  marginala  ;  dein  scul,.ll,r„nnia  aul  lirmisphe- 
nca  .c„lida.  Discus  aperlNs.  priino  punclif.,rini  imprcssiis.  s«e- 
pius  corncus  et  slralu    carbonaceo  imposilus. 


XYI 

Ach,  Sjn.  lich.  32.  Tries  Vet.  Ac.  handl.  1822  pag. 
253.  Syst.  Orb.  Veg.  pag.  2S2.  Lich.  europ.  gep-.w  pa^. 
281.  Eschw.  Sysl.  f.  i8. 

Calillaria  species  Ach.  syn-  U.  ,^, 

Echiiiophora  Fee  melh.  35  lab,  1  f.  25. 

Myriotrmna  Fee  Melh.  34.  Crypt,  cort.  lab.  25  f.  1,2. 

Rhizocarpon  et  Palellaria  spec.  LK.  et  DC.  Fi.  fr.  ii 
pag.  306,  345. 

1.    L.    GEOGRAPHIC*. 

Fries  lich.  europ.  pag.  326  n.  384.  Schaer  spicil.  pa^r. 
124  var.  b  coidigua.  Sanctus  Garovaglio  Lichenes  Provinciae 
Comeiisis  et  Vallis -Tellinae  Decas  2  n.  10. 

Ilypolhalliis  alcr,  tircte  adhaerens,  aliqiiando  uudus  ; 
Ihalius  criistacens  tenuissimus  primo  luteo -viridis,  delude  ni- 
tide  luteus,  areolatus  ;  appolis  confluenlibus.  ani^ulosis,  di- 
sinctis  per  lineulas.  Apolliecia  ex  hypolhailo  airo  oriunda, 
inlus  nigra,  cnislam  vix  superantia,  discreta  inler  areolas,  aut 
in  areulis  plcnimqueconllucntibus,  inmiersa  solilaria,  aut  coalila, 
excipuli  cupularis  connuentis  margo  tenuis  aut  prominulus ; 
discum  nudum. 

Februario,  Martio.  Aprili. 

Jihizocarpon  geo^raphicus  DC.  FI.  fr.  2  pag.  365. 

Palvllaria  gpografdiica  Duby  Bot.  gall.  78  pag.  (356. 

Vernicaria  gcographica   Ilumb.   Fnberg.   43. 

Lec!(/''«aliiivireiisAch.niplh.li(h.pag  45.Synops.lich.p.21. 

Jve/jjOHcw*  geographicus.Iaura.  S.  llilaire  Ex.  famill.  nalu- 
rell.  T.  I  p.rr    ID. 

Ikhcii  ilillor.  belv.  n.  2063. 

Liflieu  ciMslaceus  saxalilis  luteus  receptaculis  florum  ni- 
gris  Mich.  1\.  PI.  gen.  97    n.   19. 

hones  aucloium  praebcnt  variolates.         i  i^        • '- 

\ar.  h  conligua.  •■>.. 

•   Fries  licli.  europ.  pag.  327    spec.  284. 

Areolis  applanalts  in  cnislam  subcoiiligiiam  rimosam  con- 
fluenlibus ;   apdibiciis  dolrusif. 

Vcrmcaria  gcographica  IIolTm.  Dpsit.  fl  /Id.  liib.  vol.  3 
lab.  54  i.  2  pa-.  13.  ri.  lich.  tab.  53  f.  6  gen.  IG  n.  2. 


xvrr 

l.iihoii  i;i'iii;i;i|.lili'ii«  f^iiin.  ?|i  i  i;on.  10  n.  2.  11.  Siicc.  i 
n.UO.  .1  l(»:;s'.  |{,.lli.Gi'nn.'i!)2.  lloiliii.MMiini.lich.  (ul..3  l.'l , 
Fiirjfl.  iiifili.  T-  .'J  p.  2  ling.  /iTJ-i  n.  2.  \\m=,  ilryplo-j.  p.ii^. 
38.  l^Uich  paK.l.  I!.  -lOSo.  Web.  spicil.  paj;.  I'IO.'JIuIIl'ii 
licli.  paj;.   515  Lii;Iilf.  pag.  801. 

Lichenoides,  ni;:rnll(iviim  llinbulae  gpni;r;iphicac  inslar 
piihiin.   Dill.   Uisl.   iMuso.    12fi   lab.    IS  f.  sl 

lion.  FIrirk.  n.   02. 

Scbacr.   II-    172. 

.Miiug.  n.    CIO,  G. 

iluHin.  Dcscr.  el  Adunibr.  lab.  Til   f.  2  buna.   PI.  lich. 

lab  .■;:$  r.  c. 

Dill.  op.  cil.   lull.   18  r.  .J. 

ilahil.   Ad   snxa  granilica,    inicaeoa  Eiiropae.  •_      "^ 

SUlio.  AJ  scliistosa  suxa  plaiiae  rcgioiiis  Mandaiiici, 
Sirrizzo  (  Prestandrfa  )  . 

Oh^i'ic.  E.\cm|ilaria  L.  (jPiXjrdiihicnc  ad  saxa  micacea  ct 
arcnana  llaliae  a  b.  Garovai;!iu  iniiii  doiiala  cxacle  siculis 
.ippcimiiiihus  convoniunl. 

2.   li.   tim:i 

.\ol)IS. 

(inisla  vii'idi-bilca  aronlala.  arcolis  sqiiaiiiiilnsi?  applanalis, 
e  |diiiibus,  sat'jie  coalilis,  SMliriij;osis,  liyjinlliailiiin  nigrum 
inliTfiiple  oblegenlilius.  Apnllicria  alra,  innala,  raro  cruslaiii 
liorizoiillialiler  aiMjuaiilia,  nuiKpiam  olTlOl•^^a  ;  oxcipulo  uarbo- 
naceo  inargine  promiiiulu  aul  lacii,  disco  niidu  pbnio. 

Febniario . 

Lffidea  (jP.o<}raiihica  var.  c.  alpicola  Fries  Licb.  Eur. 
pag.  327   spec.  28i.  Scliaor.  Spicil.    [lag.    12i. 

/com.  IVoslra  Tab.  ii  U  cvliiliot  planlam  babilu  .suo  : 
bypnlballo  nigro,  disliiiclo.  cl  llialln  Miiili  -  liiico ;  areulis  di- 
sci'ilis  el  coalilis  ;  apolbeciis  soliliiiis  ct  adprcssis  crustiie 
iniialis  :  n  a|i(illi'(liiin  leiile  auctuin.  excipulo  caibonaien, 
niargino  priimiiiu:ii. 

Ilahil.   Eliropa    in    ri'^'inullui-*   aipinis.  ' 

Slatio.  .I'jiiai'  ad  «a\a  vn'r.i.iiiM  liina/.zi.  Cassini  usque  ad 
liinilein   vcgelatiuiis  A.^Iiauali   :^iculi   7  529  p- p.  3 


XVIII 
3.    L.    COKFLtKNS. 

Sclificr.  I^pic.  |).ig.  111.  Acli.  Sjn.  16.  Fries  licli. 
curop.  paj;.   3I!S. 

Thalliis,  criis(a  rimnso  arcohila  per  arrdlas  ilislinclas  ; 
areolae  angiilnsac,  opacae,  cincreao,  vt>l  ciiuTcofiiinosae, 
hyp'tll"'"'""  nigrum  ?  evanesconlcin  olitegonli;*.  Apolhecia  e 
criisla  orinnda  adprcssa,  subconlifjiia,  aliqiiandn  contigua, 
roliiiidala,  per  lineolam  c  rrusin  dislincla,  nigra,  coiivoxa  ; 
excipiili  carlionacei  margine  denii?sii  oltlusiusculd  ;  disco  sem- 
per Hilda  alerrimo,  qiiandoque  suhpriiiiioso,  iiiliis  ciiierasccnlc 
vcl    I'll^CO. 

.(antiario  Febniario  Marlio. 

Locidea  fusco-aira  S.  Garovaglio  Lich.  Prov.  Com.  et 
Vallis  Tell.  Dec.  5  n.  9.  Suli  liac  specie  diibitaiilcr  addiicla 
a  cl.  Fries  I.  c.  est  L.  condtiens,  quae  a  Meyer  ot  FInlow  pro 
ejus  slain  alpiiio  habelur  :  Lecidea  fiimosa  Ach.  Meth.  pag. 
41   b.    I. 

\WrnrMria  confliiens  ILdfin.  Dcscr.  ct  Ad.  lich.  vol.  i 
pag.  81    lab.   XIX  f.  1.   Fl.    Dan.  Slab.  MM  f.  2  oxidala. 

Patdlaria  confluens  Diijiy  lint.  gall.  2.')  pag.  649. 

Lichen  conflucns  Web.  bpic.  180  Tab.  2.  iMigl.  Rot. 
tab.  1964.  Iloflm.  En.  lich.  pag.  29  n.  34,  Encyclop.  Mclh. 
T.  2  par.  2  pag.  45">  n.  10. 

Lichen  calcarins   var.   confliiens  Cblor.   lugd.   34. 

IcMil.  Nostra  Tall,  ii  C  e.vliihel  planlaiit  habilu  siio,  criista 
rimoso-arcolata ;  apollnciis  alris,  confluenliliiis,  adprcssis,  mine 
conligiiis,  nunc  subcoiiliguis  ;  a  apolhecia  alra,  e  crusla  evi- 
denler  dislincla  per  areolam  ;  disco  alro.  margine  planiusculo, 
cl  oblusiiisculo,   cenlni  proniiniilo-puslulato. 

llolTm.  l>esc.  el  Adinobr.  lich.  vol.  i  lab.  19  f.2  non  bona. 

Web.  Spicil.  lab.   2. 

Fl.   Dan.  tab.   liol    2.  ...   -  i    ,  - 

Scliacr.  Uelv.  n.   187. 

Moug.  IVcst.  n.  863. 

Ildhil.  Europa  in  nionlanis  ubi  copiose,    et  planis. 

Slalio.  Ad  saxrt  viilcanica  /Etnac  in  (datis  regioiiibiis  ac 
mari    proiimis.     Catania.     Uongiardo   lO'Ji    p.   p.  Uiiiazii  di 


XIX 

Kicolosi  3311  ;  Messina  ad  scliislosa  ubique  (  Prestandrca  ) . 

Friis  lich.  Europ.  pag.  286-1.  2o3,  c.  Wahl.  Sure. 
n,  ni8.  Acli.  Met.  lich,  78.  Lich.  Univ.  pag.  212.  S.  G,.- 
rovaglio  op.  cit.  Dec.  8  n.  8. 

Cnisla  irrpijiilaris  bullato-phcala  vel  nignso-plicata  ini- 
bricala,  glauco-pruinosa,  pruina  grisca,  subc.iulosceiis  c  ti- 
roscprite-glrtuca,  et  cinerco-caesia,  sqiiamis  biillalo-plicalis 
disliiiclis,  et  conffuenlibus,  basi  altcnualis  radiciilosis.  Aiw 
Ihccia  libera  pelliila  obtuse  marginala,  cxcipirlo  cupulari  iii- 
tegro,  disco  piano,  adulliori  convexo  marjiine  cvanescenle, 
nudo.   atcrrimo,   intus  sub  lamina   subslupposa,  alba. 

Noveniliri,  Diceiiibri,   .laniiario. 

Paldlaria  vesicularis  Iloirm.  Adumb.  el  F)es(;.  lich.  ?oI.2 
pag.  30. 

Lecidea  cocruleo-nigricans  Schaer.  spidl.  pa^'.  120. 

Verrucaria  grisca  Wild,  prodr.  Fl.  I5er.  el  Bol.  Ma-. 
4  lab.  2  f,  4  ex  Fries  1.  c. 

Psora  vcsicularis  Fl.  Fr.  2  pag.  368.  Duby  Bot.  call. 
3  pag.  657.  Hoirin.  PI.  licb.  lab.  32  f.  3. 

Psora  opuntioides  Fl.  Fr.  2  pag.  368  ex  Duby  !.  c. 

Lichen  caeruleo-nigricans  Engl.  Bol.  tab.  1139.  Lighlf. 
Scot.  803.  I\al.  47  pag.  1139. 

Lichen  polymorphus  Latourette  Lugd. 

Lichen  Candidas  Fl.  Dan.  tab.   1064  F.  r. 

Lichen  sedifulius  Scop,  ex  Fries  I.  c. 

Lichen  vcsicularis  Ach.   Prodr.   172  pag.  94. 

Lichen  paradoxus  Ehrarh.  pi.  cript.  D.  20  pag.  200. 

Lichen  firaiuformis  Gml.  gjji.  Nut.  49  pag.  1330.  Hag',, 
lich.  pag.  47  fab.  1   f.  2. 

Lichcnoiilos  gr.inosuni  siilij.l,iii(iim  liilii'rriilis  pianis  ni- 
gricanlibus.   Dill.   Ijisl.   Muse.   ."iU  lab.   :)2  L   2. 

Icon.  Emj;I,  1;(.1.   i,.1i.    I  139. 

Ilagen   lich.   lab.    1    1'.    2. 

Bol.   Mag.   4  t.ii.,    2   r.  4. 

Fl.  ii.iii.'  lab.  lOGV  r.  1. 

IluHm.  Aduinl).  el  Dcscr.  lich.  vcl.  2  lak.  32  f.2  non  bona. 


XX 

Hoirm,  PI.   LIcIi.  lab.  .32   f.  3. 

Hall.  helv.  lab.  41  f.  3. 

Schaer.   n.   168. 

Moug.  Nesll.  u.  112.  ■'» 

Funk.  n.  319.  -i 

Dill.  Hist.  Muse.  544  f.  2. 

Icon  Nostra  Tab.  u  D  cxhibet  planlani  liabitu  siio,  cru- 
sla  madida  bulliito-plicata,  congesla,  pruinosa,  plicis  intri- 
calis,  basi  radicnlosis  cum  apolhcciis  nunc  solilariis,  nunc 
confluentibus  ;  a  cxhibet  planlani  crusia  sicca,  plicala,  lugosa, 
pruinosa,  infernii  radiculosa,  cum  apolhcciis  adpressis  et  so- 
lilariis, disco  pruinoso  ;  b  c  d  exhibct  plantam  lente  auclain  ; 
h  squamae  bulhjsae  ot  plicatae,  lincolatai".  lintjolis  nigiis, 
aut  fuscis  :  d  d  piiiina  nigra,  nut  ciiicrcncaosia  ;  c  a|>nthe- 
cium  atcrrimum,  subpcllaluni,  obtuse  marginatum,  disco  con- 
fsxiusculo. 

Habil.  In  montosis  magis  quam  in  planis  Europae  re- 
gionibus. 

Statio.  Ad  data  Inca  ^Inae  super  muscos.  et  per  htimida; 
Nicolosi  a  s.  Nicola  2298  p.  p.  Linera,  Bongiardo  verso  la 
strada  di  ZafFarana  1094  p.  p.  circa  il  liniil(!  supcriorc  ilella 
regione  nemorosa   da  Nicolosi  al   cono  dell'  Kina   5iH)  p.  p. 

5.    L.    ALIiOATRV. 

Fries  Lich.  Europ.294  pag.  336  var.  a  coriicola.  Scliacr, 
Spic.  pag.  140. 

Tliallus  crusta,  lartarco-farinosa,  alba,  amylacea,  Can- 
dida, conligua,  superficie  pnrum  inaeqnalis,  in  sicco  acqnaiis 
Candida;  hypothallus  albus.  Apolhecia  nigra,  conferta,  minnta, 
sculellata,  per  aelaleni  supra  crustam  plus  minus  elrvala,  e 
crusta  iu  amylaccis  cornnala,  inlns  carlwMiacoo-.ilr,';  :  M-^co  alrn 
Bublurrdo,  m.;ri;iria(o,  inargine  disco  concoluri.  Icnui,  cvanido  . 
Apothecia  deshucta  aetale,  foveolani  intra  Ihallum  et  saxum 
ipsum  saepe  cxhihent. 

nict'iiihri.   J.wiiiario.   Fcliruario,   .M.irlio. 

Lecideii.    corticola    Ach.  Syn.    pair.    32.    II.   Dan.   lab. 

1350  r.  2.  -  : 

Veirticaria  amylacea  llofTm.   Dcut    Fl.       •  ^ 


xxr 

Verruojiria  allwialra  lldirm.  Desfr.  pI  Adumbr.  iich.  (ab. 
i5   f.    ~.   Ml*'"    var,    aiiiYlacca   Germ. 

Palctlaria  cnrlicoinAcli.  Prodr.  1  19  pag.  58.  DC.  el  LR. 
n.  Fr.  2  rriisia  di'li(|ii('sconle. 

Splmcria  byssaci'a  Wcigel.  obs. 

LicliPH  corticola  Acli.  I'rodr.  1  H)  pag.  51  :  idem  Vel.  Ac. 
Handl.  1799  lab.  5   T.  0.  Kmj;!.    IJdI.   lab.    1892. 

Lichen  corticola  var.  b  farinosa  Ach.  Act.  Soc.  SueclTQi. 

Liclit'ii  alboalcr  IIulTiii.  Kiiuiii.  Iich.  Scbrad,  Spicil.  Gmel. 
Sjst.  linn. 

Lichin  amylacdis  Ehrah.  Cr.  pxs.  Pcrsoon  list. Ann.  St. 11. 

Icon  Unil'm.  Descr.  el  Adumbr.  Iich.  lab. 15  f.  2  non  bona* 

Ach.   Nova  Ada  Ac.   Succ.   T.  xvi  T.  5  f.  6  a  be, 

Ach.  Vd.   Ac.  lli.M.ll.   1793  lab.  3  f.  6. 

Engl.   «ol.  lab.    1892. 

Fl.  Dan.  lab.   1350  f.  2.  ,,i 

Licli.  Succ.  n.  153. 

Ehrb.  n.    17G. 

Schrad.  n.   161  et  303. 

Fl.   Ueutscb.    n.  41. 

Mniig.  Nesll.    844  9. 

Var.  h  saxicola. 

Thailus  Candidas  evanidus.  Apothceia  atra  carbonata. 
Fries  I.  c.  pag.  337. 

Z/Ccidea  margarilacca  Flolow.  Sumiiiorf.  F^appon.  pag. 148, 
non  a  Ach.  crusia  dcliquescenle,  scd  //  Acii.  Syn.lich.  p. 31,  32. 

Palvllaria  niveo-alcr  DC.   Fl.   Fr.   2. 

Lichen  nivco-alor  Uicks  (-rypl.  iv  pag.   31   lab.  12f.  1. 

Lichen  epipulius  A«b.  Engl.   lint.   tab.    1137. 

Icon.  Engl.  Uot.  lab.  1137. 

Dicks  Crypl.  iv  pag.  21   lab.   12  f.   1 

Lich.  Succ.  n.  413  414. 

Sommerf.  50. 

Desm.  241. 

llahil.  In  Eumpa  vulgatissimae  sp.  ct  var.  a4  cortices 
el  calcaria  sa,\a,  ncc  non  arcnaria   cl  nMiros. 


XXII 

'■'*'    Slatio.    Messanae    et    lecis    pro.\iniis    ad    calcana    saxa 
ubiqup. 

Obs.  Unquam  in  hac  specie  vidi  criistam  areolalo-verru- 
cosam  ant  glaucocandicmtem,  aut  carHlagincam,  ncc  apolhecia 
caesio-pruinosa.  Statu  lypico  et  perfecto  non  vidi  ? 


J'H  V.  GUSSONEA 

-  i'iU 

Nobis. 
' '  f     Tliallus  horizontalilir    oxpansus,    iircgiilarilcr    exiensus, 
hypothallo  suffullus,  crustaceus,  granulosus,   verrucosus.  Apo- 
lhecia thallode  inimersa,  aut  subiniiala,  disco   raarginalo,  mar- 
gine   thallode    aequali. 

Parinelia  spec.  Fries  llcii.  curop.  gen.  7  pag.  36.  Som- 
merf.   Lapp.   pag.  8'J.  Endlich.  or.  xi  Tr.  3  gen.   172. 

Squamariu  spec.  DC.  Fl.  fr.  2,  314. 

Urceolaria  spec.  Schaer  Spic.  pag.  10.  Flork.  in  Berel. 
Mag.  1809  pag.  313,  1810  pag.  115.  Ach.  Meth.  pag.  145. 
Syn.  pag.   145. 

Lecanora  spec.  Sommerf.  Lapp.  pag.  91.  Ach.  lich. 
Univ.  pag,  348. 

Placodium  sp.   DC.  Fl.  Fr.  6  pag.   183. 

Lichen  spec.  Wahl.  lapp.  pag.  401,  412.  Linn,  et  auct. 
borealiuni. 

06s.  Mulla  auclorum  genera,  hand  naluralia,  sunt  con- 
flata  a  Fries  lich.  europ.  in  solo  Parmeliae  genere  ;  ex  quo 
species  inter  se  dilTerunl  abs(iue  aHinilate  :  ideo  Parmeliae 
nonien  lichcnilius  lliallo  foliaceo  et  apotheciis  scutellalis 
podecialis.  tanluni  scrvnvi ;  cruslaceis  el  verrucosis,  apotheciis 
immersis  ihallnde  niaiginalis  Gmsoiieae  dedi,  oh  cl.  bolani- 
slani  Juan,  Gussoue  ;  dcniquc  crustaceo-squanmlosis,  carli- 
lagin('o  aut  iiienibrauaccusquiiniosis,  ap(]thcciis  iunatis  ac  suh- 
sessilihus,  thallode  marginalis  Gasparriniae  donavi,  ob  cl.  ho- 
tanislain  Guhclui,  Gaspairini.  !     a  hA\ 

I    .,     .  .' -    i.n;..i{a-«    j  ,1 


XXIII 
i.    G.    f.LOBOPIIANA. 

Nobis. 

Thallus-cruslaccus  effusus,  irregularis  adnatiis  areolato- 
verrucosiis,  nudus,  niliJo-siiIpIiureus,  ambilu  radiostis,  sublus 
albtis,  primo  gl.ibcr,  dcinde  riinnso-lessiilalus,  sul)  lenle  lu- 
berculosus,  tcssulis  trapezoidalibus.  Apnlliecia  inlra  thallodom 
immersa,  ovalia,  angulala,  margine  Uiiillodn  tiimido  subva- 
nescfiite,  disco  nudo  pallido.  I'lanta  sicca  cbartam  el  paniium 
sulpbtiroe  lingit. 

Aprili  Majo. 

Parmclia  chloropbana  Fries  lich.  Europ.  Ho,  pag.  HI. 
Wahl.  in  Acli.  Siippl.  p.4i.  S.  Garovaglio  np.  cit.  I>ec.  I  n.  4. 

Lecanora  iblorophana    Ach.   licb.   imiv.  pag,  430. 

Lichen  clilorophanus  Walil.  lapp.  jwig.  416  tab.  28  f.  2. 

Lichen  elcclrinus  Kamoml  in  Fries  I.  c. 

Squamaria  electrina  DC.  F'l.  Fr.  2  pag.  314. 

Icon  [Nostra  Tab.  ii.  A  exibet  plantain  habito  sun  et 
colore,  thalio  rimoso  areolato,  cum  apolbeciis  niinutis  llial- 
lodc  immersis  :  a  plantam  lente  auclam,  ubi  crusta  areuiala 
cum  apolbeciis,  forma  variis^  et  disco  nudu  piano,  margine 
thallode  conformi  ;  /*  sqiiamam  seu  tessuiam  niagis  auclam, 
cum  apolhecio  ovali.  immerso  ;  disco  parum  concavo,  subeva- 
nescente,  thallode  marginalo. 

AVabl.  fl.  lapp.  tab.  28  f.  2  non  bona. 

Habit.  In  montosis  el  pl.inis  Europae  a<l  dura  saxa. 
•'  Stalio.  Ad  saxa  vulcanica  magis  conipacla,  Catanae,  I'a- 

»  tern6  620  p.  p. 

'  2.    G.    CrKRREA. 

Nobis. 

Thallus,  crusla  sublarlarea  arcolato-rimnsa,  plana,  glauco- 
clncrca,  vel  fusco-cinerea.   hypolliallo  nlgrn    Ajiolhccia  lliallo- 
de  immersa.   disco  nudo  nigrescenle,    inlus    pallido,  murginc 
'    thallode  subelfvalo  obluso. 
'  Diccmbri,  .l.ii-.uario,   Februario,  Martio. 

.  Parmelia  ciiierca  Fries  lie.  europ.  \'M  png.  142.  ScLed. 

:  Cril.  13  p.  2.  !".  ('laidvaglio  op.  cit.  D.  ."»  n.  2. 

Vrccolaria  cincrca.  .\i;h-  5chaer  Jjpic.  pag.  70. 


XXIV 

Urceolaria  ocellala  Florcke  in  I>erl.  Mag.  1809  pag.  315, 
1810  pag.  115. 

Urceolaria  Icssulala  DC.  Fl.  Fr. 
Urceolaria  microcelis  Ach.  Syn.  pag.   145. 
Urceolaria  gibbosa  Ach.  ex  Fries  1.  c. 
r       Verrucaria    ocellata   Hoffm.  Dcscript.  et  Adumbr.  lich. 
tab.  20  f.  2. 

Lficanora  multipunctata  Acb.  lich.   univ. 
Lichen  cinereus  Linn,  et  auct.  horealium.  Engl.  Bot.  tab. 
1751.  Wahl.  Lapp.  pag.  412.  Weslring.  Farglfv.  tab.  18. 
Icon.  Hoffm  Adunib.  et  Descr.  lich.  tab.  20  f.  2  optima. 
,    .     Engl.  Bot.  fab.  1851.  ,., 

Vestring.  Farglfv.  tab.  18. 
Var.  b  Aqvalica. 

Crusla  spongioso-larlarc.i.  glelnilosa,  grisea  ;  lamina  apo- 
thecii  areolata  immersa,  mjirgiiie  Ihallode  baud  prominente. 
) .        Fries  lich.  europ.  pag.  T44. 

\ar.  c  Alpina. 
r  Crusla  areolis  planis,  laevigatis,  rimosis,  cinereo-pallidis  ; 

apolheciis  disco  immerso,  nudo  rufo,  sicco  nigro. 
Fries  op.  cil.   pag.   141. 
.   .   ,    Lecanora  alpina  Soramerf.  lapp.  pag.  91.  ,•, 

Ilahil.  Ad  saxa  planae  et  elatae  regionis  Europac. 
Slalio.  Ubique  in  Sicilia.  In  calcareis  Miiilello,  Palago- 
nia,  Scordia,  Messina,  Palermo;  in  vulcanicis  tolius  Vallia 
Koeli,  et  /Elnac  Palerno  620  p.p.  Trecaslagni  1680  p.p. 
Binazzi  di  Nicolosi  3338  p.  p.  Bandazzo  2545  p.  p.  Var.  a 
occuril  ad  loc.i  iiumida  et  acquosa,  var.  b  ad  saxa  in  alpium 

3.    G.    VEItntCOSA.     '.  'i-j-    r,       !•','('•;  :i)'iiT.     -::':.:.,' 

Nobis. 

Oiista  larlaroa,  verrucosa,  verrucis  densissimis,  niida, 
glaurn-alhicanle,  vol  cinerescente  saepe  pulveracea,  aliqiiando 
piuinbca,  super  niuscos  deulbala,  liypolhallo  albo,  Apolhecia 
verrucis  immersa  primo  concava,  deinde  plana  disco  mgro, 
alro,  snhpruiiioso  ;  margiiie  proprio  disco  concolori  doisalo, 
cum  Ihallode  couvexo  cunnalo,  verrucosogranulato  crenato. 


XXV 

Novembri,  Diccraliri^  Januarlo,  Februarlo. 

L'armcUa    veniicos.i    Frit'S  li<;li.   eiinij),    1(»9  pag.    186. 
S.   Garov.ii;liu  o|>.   cil.    I).   !)  n.   1. 

L'rccolaiia  miil;il)ilis  Acli.    licli.   iiiiiv.   pag.  335. 

Urce.olaria  verriii^dsa  Acli.  s|)icil.  paj^.  71.  el  pag.  SiO. 
Eadcm  crusta  m.igis  ili'alhal.i,  .n-  .ipdllipciis  cfuruplis  pag.  339. 

lirccolaria  panyrga  Acli.  Jlelli.  pag.  14G  lab.  4  I'.  2, 

lAchcn  veriiicii.-u?  W.ihl.   lapp.   pag.   408. 

Icon.  Acli.   Mrlli.   lal),  4  f.  2. 

Scliaor.   llciv.   ii.    13f  .   cl   133. 

\'ar.  I)   I'c'idtMiria, 

Vrniicis  clausis,  disco  nslioli  Inslar  nigri  prominenle. 

I'driiiclia  verrucosa  Fries  op.  eit.  I.  c.  Jlcjer.  Flecbt. 
pag.  214. 

Tlii'loirema  in.iminnsiiin  Pcrs.  in  Acl.  Wplt. 

Poriiia  glofiierala   Acli.    Licli.   Liiiv.   pag.  310. 

PerluMiria  glinnerala  J'cliacr  .spic.   pig.   GO. 

Entidcarjioii  ^loluilare    Summerr.   Lapp.   pag.    136. 

]Ai:lieii  glonieiadis  Sclilfiieli. 

Icon.  Schaer  Htilv.  a     120. 

Iliiliil.  Species  obvia  m  lota  Europa  el  geograpbico  re- 
spcclu   nherraiis. 

Slalio.  in  alpinis,  siibnlpiiiis  el  planis  rogionibus,  ad 
ligna,  saxa  hiimida  el  ad  iimscos  froqiicns .  Liiiera  al  bosco 
di  Vigo,  alia  Dagaia  (?  Teniitella.  S.  Fili|i|)(i,  <'.alania,  ISicoiosi 
a  S.   iVicola  22!)8  \<.  \>. 

Obsi.  Crusla  iiumiuam  vidi  carlilaginoa  iili  a  Friesio  iiftlaUir, 
I.  c.  scJ  gmiiulosa  aiit  verrucosa  i>l  larlarea,  bypolballo  albo  cal- 
careo.  Apolliocia  niargiiie  jiriipiio  i(a  siiiil  lli.illiHlf  coiiiiata, 
ul  isto  taiiliim  margmala  apparoaal,  praetipne  iu  prini.ievii 
el  siccis  spcciiiiiiiilms.  • 

4.     G.     VEM0S4. 

INubis. 

Criisla  larlarea  crassa  aroolalo- verrucosa,  plicala.  fl  pri- 
nio  ari'olalo-graiiuld'ia  ct  jiulvcracca,  areolis  inaeijualibus. 
cinerco-viresceiis,  aul  iiniiicrra  flavo-pallcseeiib.  vol  ciiBrasi-Cu*. 

4 


XXVI 
bypothallo    albo.    Apolhecia    inliis   alba,  oriisla  immorsa,  ad- 
pressa,  difformia,  disco  niido,  hruaneo  niliri),  in  siccis  fiisro, 
margine  Iballodc  integerrimo  pallcnte,    atit   cruslac  conculori, 
erenulato  sen  granulato-forme. 

Januario,  Februario,  Martio.  ' 

Parmelia  ventosa  Ach.  melh.  lich.  pag.  66.  Fries  lich. 
Europ.  146  pag-  133. 

Palellaria  ventosa  LR.  el  DC.  Syn.  Fl.  gall.  960  p.  75, 

Verrucaria  ventosa  Hoffm  IM.  licli.  tab.  12  f.  1.  Descr. 
«l  Adumbr.  licb.  tab.  27  f.  1   vol.  2  pi^-.   11. 

Lichen  ventosus  Linn.  Syst.  veg.  '.)"*!.  Syst.  pi.  526. 
Lighlf.  Scot.  806.  — Fl.  Dan.  lab.  472.  Weslring.  Farglafv. 
tab.  6. 

Lichen  lepadolerama  Ehrh.  phytopliyl.  .30.  Engl.  Bot. 
tab.  906. 

Lichen  flavescens  Linn.  Syst.  veg.  9.'i9.  Jacq.  Misc.  2 
pag.  79  lab.  9  f.   1.  Wulf.  in  Jacq.   I.  c. 

Lichen  scopulorum  Fl.  Dan.  tab.  712  f.  2. 

Lichen  crbientus  Weber  Spic.  184  lab.  1  Ley  s.  hal.  2 
1137.  Chlor.  Iiigd.  34.  Rhot  germ.  407. 

Liclienoides  Dillen.  Hist.  Musch.  lab.   18  f.   14. 

Icon,  lluflm.  Descr.  el  Ailuinbr.  tab.  27  f.  1  mediocris. 

Hoffm.  PI.  lich.  tab.  2  f.   1. 

Wesfriti^'.   Farglafv.  tab.   6.  .   ,   i       . 

Engl.  liot.  tab.   906. 

Fl.  Dan.  712  f.  2. 

Jacq.  Collect.  11  tab.  9  f.    I. 

Lich.  Piiec.  n.   161.  , 

Ehrh.   I'hjt.   30.  ■ 

Moug.  II.  2.^6.  ' 

Weber  iSpic.   lab.    1. 

Dill.  Hist.  Muse.  tab.    18  f.   14.    ' 

Ilabil.  Ill  apricis  nionlium,  cf  campestrium,  saepc  vcnto 
c.xpusilis  Europae. 

Slatio.  Ad  saxa  peranliqna,  ad  corlices  Qiierei,  Fagi, 
Castaiuiae.  .Elnae  BDiigiardo.  LiiuTa,  Nicolosi,  Mclia.  Ca^lagiio 
di  ceiilu-cavalli  2146  p  p.  usque  iul  arbi)ium  liiniliiii  4.j88  p.  p. 


xxrn 
VI.  GASPAMINIk  , 

Kobis. 

Tliallus  crustaceus  verrucosus  vel  squatnulosus,  aut  squa- 
mosus,  squamis  cITiguratis,  carlilagineis,  raembranaceis,  aui- 
bitu  lobalus ;  bypulhallus  albus  fuscus,  aut  Diger.  Apolheciu 
regularia,  sessilia,  aut  parum  elevata  scutellata,  nunc  marginc 
proprio  cvanescenle  instructa,  et  marglne  accessorio  Ihallude 
conforini  ;  nunc  solo  marginc  accessorio  donata  persistcnle  ; 
lamina  disci  planiuscula  quandoque  caesio-pruinosa. 

Parmeliaceae  Endlich.  or.  xi.  Hymenotlialami,  Trib.  iii 
gen.  172. 

Parmelia  species  Fries  lich.  Europ.  gen.  1  pag.  56. 
Sommerf.  Lapp.  pag.  89. 

Squamaria  spec.  DG.Fl.Fr.  2,  314.  Chev.  par.  tab.  121. 

Lecanora  spec.  Bot.  gall.  gen.  19  pag.  665.  Ach. 
Synops.  licb.  154. 

Palellaria  spec.  Ach.  Prodr.  fam.  1  gen.  6  pag.  1. 
HoITm.  PI.  lich.  Adumbr.  et  Descrip.  lich.  l)C.  el  LR.  Fl. 
Fr.  2,  338.  Duby  Bot.  gall.  1,  655.  Leman  Diet.  So.  natur. 

Lecidea  spec.  Ach.  meth.  licb.  68. 

Psoroma  spec.  Ach,  Prodr.  fam.  1  gen.  10.  Holfm. 
PI.  Lich. 

Placodium  spec.  Ach.  op.  eit.  g6n.  11.  DC.  at  LR.  Fl. 
Fr.  2  pag.  380. 

Verrucaria  spec.  Hofim.  PI.  lich.  Ad.  et  Descr.  licb. 
Germ.  pag.  165. 

Lobaria  spec.  HofTm.  PI.  licb.  Germ. 

Lichm  spec.  Linn,  et  auct.  Wilh.  Web.  Ehrh.  Wahlenli. 
Ach. 

SErjio  1. 

.''^tjiKiiiiusae 

Thalliis  squamosiH.  squamis  imbricalis.  iinniliranaceis  vel 
carlilagineis  :  viresceiili  glaiicus,  albescens  ;  init!)itii  lub.ilDS, 
loliis  crenalis  ;  bypoliiiHii*  albus.  Apolbeci.i  clpvala,  discu* 
nudus  ;  margo  thallodis  passim  disco  colorcni   iiiduil. 


XXVIII 
1.    G.    LH^TIGER*. 

Nobis. 

Thallus  crassus,  cruBtaceofnliacPiis.  sqiianiosus,  irrogii- 
larlter-imbricatus,  squamis  obiongis,  imbricato-composilis,  nunc 
ascendenlibus,  nunc  undulatis  corriigalo-planis  ,  lobis  inoiso- 
crenalis,  in  sicco  albo-marginalis ;  racliosus,  conliguus  viriiii- 
albus  in  sicco  glaucus  ;  hypolhallus  albus,  inaeqiialis.  Apolbecia 
adnata  scssilia,  magnitudinc  varia;  disco  nudo  tcstiiceo  vel 
pnllide-lulcob>,  piano,  deraum  convexiusculo,  margiue  Ihallode 
tenui  integro  persislenle,  in  sicco  albo  strato  me.dullaii  con- 
tolori. 

Planta  in  orbem  sacpe  expansa,  1 — 8  uaciae  latitudinem 
•ffert. 

Dicembri,  Jannario,  Februario,  Marlio. 

Parmelia  lenligera  Fries  lich.  Europ.  97  pag.  l03. 

Lecaiioia  lentig(Ma  Acb.  Mel.   lich.  pag.    192. 

Sqimmaria  lentigera  Fl.  Fr.  2  pag.  516.  Dui)y  Bot. 
gall.  14,  C()().  Lfiinaii  Diet.  Sc.  nat.  T.  SO  pag.  351  n.  3. 
Cher.  par.  lab.   14  f.  2. 

Psora  Icnligora  HofTm.  Dcscr.  et  Ad.  lich.  vol.  3  pag. 
1;>  tab.  48  f.  1.  Exemplaria  in  sicco  descripta,  ncc  aelate 
porfecla.  Idoni  Dciit.  Fi. 

Placodinm  Iculigeruin  Svel.  Linlslaf. 

Lichen  lenligcrus  Acli.  Frodr.  185  pag.  103.  Weber 
Spicil.  Fl.  r.crm.  T.  3.  Gnlt.  192.  Wdl.  Daupb.  3,  918. 
Rehl.  cantabr.  430.  With.  But.  3,  111.  HolT.n.  En.  licb.  2 
lab.  9  f.  4.  Encycl.  Mcth.  T.  3  p.  2  pag.  463  n.  50. 
Dosfoiilaliic  Fl.  Atlaiit.  T.  2  pag.  418.  Swarlz.  Act.  Ufisal. 
T.  IV  Belz.  iV.  2.  Fl.  Dan.  lab.  1185.  Liljebl,  Willars, 
Bellardi,  Schrad.   Roth.  Gmel.   Sysl.   Linn. 

Icon  AVibcr  Spic.  Fi.  G<rrn.  T.   3. 

IIoiTni.  Adiimbr.  el  Descr.  lich.  vol.  3  lab.  48  f.  1 
non  bona,  an  varielas  ?  Enum.  licb,  T.  9  1'.  4. 

Qii'v.  tab.   14  f.  2. 

Bclhan.   ('antabr.   pag.   430  lab.    unica. 

Fl.  Dan.  lab.   1185. 

L:fb.  Suec.   n.  288  bon;' 


xxu 

Ehrli.  Ciypl.  ...  3S. 

Moiii;.   c'l  iNtbll.   II.   GfS. 

.Midi.   II.   pi.  gen.   lali.   .^  1°.   o. 

llabil.   In   Eiiropa  el  Al'iiu;i   iibi.jiio.   ;iil  »;i\,i  ot  corliccs. 

StaHo.  Ad  .-a.\a  calr.irci  iiiuiitiuin  Sicili.K;  I'leqiiL'ns,  ad 
Tulcaiiica  lain  in  ni()iit(isi>*  <|iiani  in  planis  regimiibus,  nec 
lion  ad  ailHiiiiiii  (uiticcs  lam  in  aiiilu  (|iiani  iu  sicco  nbvia. 
Palaiiniiia.  Viz/ini.  Miiion  IS2!)  p.  p.  .I]liiae  Itongianlo,  Linrra, 
Aci,  I'alcnii"),  ISiancavilla,  lv/M;ila/./.()  2.'>'io  p.  [>.  Niculosi  2I8i 
p.p.  Gri)Ua  iIcIIl'  capn-  "ilOT  [•.p.  Cal.inia  in  saxis  mari 
proiimis,   Mislerbianco  Oil    p.  p.  .llotta  s.  Anastasia  813  p.  p. 

-      -     2.    G.    SAXICOLA. 

Nobis. 

Thallus  carlilagineus  cruslaceo-adpressiis  areolalo-sqiia- 
mosiis.  sqiiamis  oliloniris.  orenalo  rottindalis,  nunc  ercclis, 
ri'volntis,  nunc  imluiralo  (Icxiiiisis  ;  vircsceiili-ochroleucus,  vcl 
viridi-olivaciMis  ;  in  sicco  viridi  alhus  niargiiit-  albo  ;  amiiilti  c 
laciniis  concictis,  planis  ladiuhd-lobalus,  in  orhem  saepe  cxpan- 
sus  ;  bjpolliallus  maculalo-iilger,  \e\  fuscus,  in  sicco  ali)iis  . 
Apolliccia  confcrla  adprcssa  sciifcllala  priiini  convexa,  (b'inde 
plana,  disco  sublcstacco  iiileido,  et  rnfo-fuscn  ;  marginc  llial- 
iode  concolore  primo  prominiiio,  dciii  lenui,  demum  crciialo, 
in  siccis  albo. 

Januario.   Ffbruario,   .Martin,   Aprili  el  Ma  jo. 

Panadia  saxicol.i   I'Vicis   licli.   Kurop.    10!)  pag.   HO. 

Psora    muralis    Ilulbn.   Descr.    et  Ad.   licli.   vol.    1   lab. 

16  r.  1. 

Placodium  saxicola.  Acii.  I'rodr.  18G  pas.  lO'i,  DC. 
Fl.  Fr.   2. 

Lobaria  muralis  Hnll'm.   (jcrni. 

Lichen,  ocbrolciicus   Wnll'.    in  .l.icq.   Colled.  II   jiag.  192 
tab.    1.'}  r.   4  a.   Sdirank   in   Fl.   I5av. 
liirlien    liilcdlns   Cniid.   in    I, inn.    ?ysl.    iiat. 

Lichen  mtiralis  Sdirili.  ."^picil.  var.  a  saxinda  j>ag.  120. 
Ennm.  licli.  ()i  la!..  II  f.  I.  Liljd)!.  liclz.  I'r.  2."  Dicks. 
Scludl.  Uolb.  Tenlaincii.  Wild.  I'ru'dr,  WiUht.  HofTm.  Knum. 
Liili.   Ginl.   Sysl.   Linn.  * 


XXX 

Lichen  saxicola  Pollicli.  Fl.  Palat.  Rotz.  IV.  2.  Rolh. 
Tent,  finiel.  ?yst.  Linn.  Enj,'l.  Dot.  tab.  l9'Jo.  Acliarius 
Prodr.   Fl.   Suec.   IPX)  jwig.    104. 

Icon,  Hoffin.  Aduuibr,  el  Dcscr.  lich.  vol.  lab.  10  f.  1 
non  bona. 

Engl.  Bot.  tab.   1995. 

Lich.  Suec.  n.  163. 

Moug.  Nesti.  n.  CI. 

Var.  b  \ersicolor. 

Thallus  ciustaccus  saxo  arcic  adpre.ssus,  viiidi-albus ; 
apolbeciis  rnfofuscis. 

Parmelia  s;ixicola  var.  c  versicolor  Fries  I.  c.  pag.   HI, 

Lichen  versicolor  Scbod.  Crit.   1.3  p.  1.  Pers. 

Loharia  versicolor  Hoirni.  ex  Fries  I.  c. 

Habit.  Ad  saxa  cujuscumque  naturae  lotius  Europae,  nee 
non  ad  muros  I'requens  in  I'rigidis  illius  regionibus. 

Statio.  Ill  calcareis  Messanae  Mandanici  (  Prestandrea  ) 
Sirrizzo,  Monle  Scuderi   2954  p.  p.   ( Gussonc  )  . 

3.    (i.    COAIICTATA. 

Nobis. 

Thallus  crustaceus  squamulosiis  ,  squamis  areolalis,  vel 
dilTraclis  aut  adpressis,  verrucosis,  crenalis  ;  prinio  vireiis  dein 
glauco-albicans,  vel  cinereus  :  in  ^■lCco  glaucus,  aut  albidus  ; 
aliquando  ochraceus,  ambitu  squamo<^n-iuibricalus,  squamis  cor- 
iiigalis  et  crenalis,  crenis  Iri-mulllfidis,  in  sicco  ochraceis  ; 
liypotliallus  allius,  in  sicco  suballiidus.  Apothecia  elcvata,  ex 
verrucis  orta,  niinuta,  carnosa,  niollia,  vegeta  rufa,  sicca  fusco- 
nigra,  nunc  margine  vero,  nunc  accessorio.  tliallode  conform!, 
inslrucla ;  discus  urceolalus,  nunc  excipulo  evanescenle  proprio, 
deni(juc  prorstis  immarginatus,  liomisphaericus  :  quandoquc 
Iriplo  majora,  carneo-ro.soa  apolliccia  occnrrunt  . 

Ihcembri.  Jaauario.   FVIiruarin.   Ularlio. 

Parmdia  coarclala  Fries  lie.  liurop.  100  pag.  104.  Ach. 
Mflli.   (lag.  3()2. 

Icftn.  Liclien.   Suec.  d.   3()2  bona.  >:  : 

\<ir.  b  (Irnala.  .  .  i  ';    -,  ,•; 

IS'oblS.  .  ':.  ,,       ■'  ,;■  ( 


XXXI 

Thallus  cITusus,    areolalo-rimosus,    ambitu    squamulosus 
lobattis. 

Parmclia  coarctata  var.  a  ornala  Fries  licb.  Europ.  100, 
pag.  105. 

Parmelia  ornala  Somnierf.  Lapp.  pag.  92. 

Var.  c  Microphyllma. 

Nobis. 

Tliailus  ininutus  orbiculari-conliguus,  subtus  liber,  albus, 
in  ambitu  crenulutu-incisus. 

Fries  I.  c. 

Icon.  Licb.  Slice.  B. 

Var.  d  Trapelia. 

Nobis. 

Thallus  squamulosus,  squamulis  adscendeatibus  imbrlcalls 
crcnatis. 

Fries  I.  c. 

Lccanora  trapelia  Ach.  Moth. 

Var.  e  Granulosa. 

Nobis. 

Thallus  cruslaccus,  verrucosus,  verrucis  granulosis. 

Parmaiia  coarctata  var.  d  Fries  I,  c. 

iect'dea  argilliseJa  Duf. 

LecMnora  retorrida  Chaubert. 

Var.  f  remns.sima. 

Nobis. 

Thallus  crustaccus  elFusus,  tcnuissinius,  contiguus  virtMis. 

Parmclia  coarctata  var.  e  Fries  I.  c. 

Parmelia  clacisla  Ach.  Melh.  tab.  4  f.   i. 

Icon  Ach.  Melh.  tab.  4  f.  4. 
'  ■  "  Var.  g  Solida. 

Thallus  leprosus,  lepra  soluta,  granuloma  vol  sqiinmulosa, 
sacpc  prorsus  oblitcrata. 

Parnu'lia  coarctata  var.   Fries  \.  i-.  i 

Lrciilfa  cotaria  Ach.   Melh.   J'uiiiil.   pag.    11. 

Voharia  conchylioidcs  DC.  Fl.  Fr.   1. 

Volvaria  coarctala   DirF. 

Lvdinoia  cuaiclala  Ach.  licb.   uuiv. 


XXXII 

Lichen  coarctatus  Engl.  Bot.  tab,  534.  ,  >.,  f   :r 

Icon  Engl.  Bot.  tab.   534. 

HabU.  Europa  ubtque  ad  humiJa,  subirrigua  et  arida. 

Stafio .  In  Sicilia  undequaque  sparsa  ad  saxa  vulc;iiiica, 
calcarea,  avenaria  ;  muros,  lecta,  latoritia  ;  in  monlosis  Mill- 
tollo,  Palagonia,  Scordia,  Paterntt  020  p.  p.  Nicolosi  22!)S 
p.  p.  et  alibi,  nee  non  in  planis  Palermo,  Galania,  Messina. 

Obs.  Varietales  ubique  occurriint,  ac  in  eodem  saxo  saepe 
^110  tresve  facile  est  videre. 

4.  G.  miRORi'M. 

Nobis.  ."         "   . 

Thallus  crustaceus  adnatus  cnnliguus,  orbicularis,  aliqnan- 
<ln  suboblitcratus,  vol  subglcbulosus,  o(1i_ninalHs,  ant  verriicoso- 
ctiiiglobatus,  ^t  piilverulenlHS,  ambitu  radiosn  plicalus.  ct  Inba- 
tiis :  llavo-vlridis,  flavus,  ocliraceiis,  vcl  fuscn-luleus  ;  liypolliallus 
allms.  Apolliecia  primum  convc.va,  dciii  plana  scssilia  ;  disco 
ruroluteo,  vel  Iiiteo,  margin*  proprio  nullo,  sed  accessorio  pal- 
lidiori,  lliallode  conformi,  teniii,  iiitegerrimo,  subpersistenle, 
dcnique  disco  cnncavo  et  margine   cvanescentc. 

Januario,  Februario,  Martio. 

rarinelia  murorum  Fries  iich.  curop.  114  pag.  115. 
Ach.  Melb.  pag.   19a.  S.  Garovaglio  iich.    Ital.  D,  14  n.  5. 

IHaeodium  murorum  LK.  et  ltd.  Syn.  Fl.  gall.  102r) 
pag.  81.  Lemaii  Diet.  Sc.  Nat.  T.  4!)  p.'ig.  95  n.  3.  CI.ev. 
par.  ex  Fries  I.  c.  Ach.   Prodr.   180  pag.  101. 

Placodium  saxicula  Ach.    Prodr.   pag.    104. 

Psora  saxiciila  llolTm.  PI.  Iich.   lab.    17   f.  3  mediocris. 

Lobiiria  sii\\ci)\a    llnirm.  Di'ul.  Fl. 

Lecaiioia  cirrocliioa  Ach,  Syn.  pag.   181. 

Lpcaoora  mtiroruin  Ach,  ex  Fries  I.  c.  Meyer.  Flecht. 
pag.  223. 

Lirhon  murorum  Ach.  Prodr.  ISO  pag.  101.  lloffm.  Fn. 
Iich.  lab.   9  f.  2.  Fiigl.  Dot.  lab.  2151.  Fl.  Dan.   lab.  1946. 

Lichen  flavescens  Iluds.  Rolz.  Pr.  2  Liljchl.  Wilhi-r. 
Roth.   Tent.    Ibdl'ni.   Enum.   Oed.  Fniini. 

Mchcn  caiidclaris  \Yulf.  in  Jaci|.  Coll.  3  tab.  C  f.  1 
var.  b.  Liiihll'.    Fl.  Scot. 


Lichon  candclaris  Ucria  Cat.  Horii  R.  Panoruull'" 


'o- 


floo  c\  loco,   iii'ii   i>inn.  ' 

Lichen   pnriclinus  Leers.  Herborn. 

Lichen   H.ill.   he!v.  n.   2023. 

Lichenoides  cruslosuni,    orbiculis   ft  scuteHis  Havis  Dill. 
Hisl.  Muse,.  pii{{.   ■136  l,il>.   18  f.    ]8. 

/co>i.   Honiii.   Knuii).    lich.   lab.   9  f.   2. 

Ho/Tiii.   Adiioib.   et   Kescr.    lich.   lab.   il  {    ^ 

En-I.   I5ol.    lab,   2i:i7. 

I'l.'l>aii.    lab.  1940. 

Jacq.   ColL   3  lab.   6  f.    1. 

Dill.   Hist.   lab.  18  f,  18. 

Var.  Ii   Collnpisma. 

Tliallus  cxplanalus  (Jl.xliiiclc  lobalus  iulense-Iuleus,  nuJus. 
Apolbecia  lulea,   vel  auianliaca. 

Parmdiu  murorun.  var.  g  callopisnia  Fries  lich.  Eur.p  1  IG. 

Lichim  callnpisraa  Ach.  ex  Fries  I,  c. 

Lichen  muronim  var.   Fiol.   in  Link.   Jarhrb. 

Var.  c  Chlorina. 

Tball.is   pajiidus  flavn-viriJis,    niidus,  opacus,  quandoqup 
spaisus.   venoeosiis,   non  radinsus.  Apolbecia   majora  coni.'a 
saepius   inimari.iiiala    pniinosa.   pallida. 

/^ODH^'/m  niurnrtim  var.d  rhioriria  Fries  lich.Europ.p  i  17 

ll<ilnl.    \u   l„|.,   Eun.pa.    el  A|.l.iica  b.ci*    niaii   proxinu,..' 

!itat.  Ad  .saxa,  rupes,  cortices.,  lij^na,  parielcs,  cujii.sciim- 
qiie  re^ioiiis  „,  tola  Sicilia  et  insuiis  a.ljacenlibus.  Al  a 
et  b  ad  sax.,  el  ropes  sicciores  soli  iafesla.s,  c  ad  unibroso* 
muros,  et   hiiandos. 

5.    G.     VARIA. 

Nobis. 

Thallus,    ernsia     fariilaj,'inea    areoiala,     sqiiam»«a     \A 

.^qiianioso-verrucnsa,  llavo-viresc. deliqiiescenle  o.hndenca  • 

lijpolhallus  n.^-er  ;  .Mj.iainae  bvpolbaliino  colore  marj-ioalae' 
inaequales,  sa.xo  arele  a-ibcrcnles.  vel  marjjinc  revolulae. 
Apolbecia  sessiha.  m  end.ni  cnisia  ;  disco  polilo,  hileo,  car- 
iieo,   fusco,   aiil   iolcscenli-ciiiP'n.   p,i,iio  mai-iiie    erecliiisculo 


XXXIV 

flinllode    concolori  inlegro.    dein  rnnvoxiiiaciilo,    inimarginalo, 
vul   iiiarj^iiie   flu\icante   irrcgularilir    liexuosu. 

Marlio,  Aprili. 

Parinelia  varia  Fries  licli.  euroii.  150  pag.  156.  Sched. 
Crif.  0  pag.  28. 

Parmelia  sulphureo •  nigricans  Flork.  in  Berl.  Mag. p. 197. 

Parraelia  cerina  var.  d  ruvida  Acli.  Melh. 

Palellaria  varia  Hoflm.  I»i.  lidi.  tab.  23  f.  4  (sine 
crusta  )  .    Ach.  Prodr.   ti^  pag.  40. 

Palellaria  olivacoa  I'ors. 

Palellaria  lulescens   DC.    Fl.   Fr.   2  pag.  354. 

\errucaria  varia  Hoflm.  Deul.   Fi. 

Verrucaria  Iiilescpiis  HofTin.   Grrni.   pag.    19S. 

Lecanora  cxpaliens  a,  b.  Ach.   Syn.  pag.  111. 

Lecanora  slrobiiiana  a,  b.  Acli.   I.e.  j' 

.    Lecanora  sjmmicla  b.  Ach.  I.  c.  pag.  340. 

Lecanora  apuchrea  sen  symniicla  g.  Ach.  syn.  pag. 
102, 340. 

Lichen  vaiius  Ach.  Licli.  Prodr.  n.  83  pag.  40.  Ehrb. 
Crypf.  exs.  Retz.  Prodr.  2. 

Liclien  sarciipis  Wallienbcrg.  .    , 

Lichen  pall.'sccns  8ciir.iiik.  Fl.   Bavar. 

Icon.  Engl.  Bol.  tab.   1606,   1.S40. 

HolTm.  PI.   lich.  lab.  23  f.  4. 

Lich.  Siiec.   n.  46     104. 

Ehrb.   Crypl.   n.  68. 

Moutj.  el  ;\('sll.  n.  810.  ,  ... 

Fl.  Dan.   l,d).  1317  f.  I.  i    .'■'    ' 

Vnr.  b  Sarpiiicola. 

Crusta  squamosa,  soluta,  pallide-sulphurea,  vel  subalbida, 
sqnamis  nigro-marginatis,  aut  squamis  omnino  fuscis.  Apolhe- 
ci.i  seniiimmersa  convexa  subinunarginata  ;  disco  carneo,  oli- 
vaceo,  el  fnsco. 

Mai  111),   Ajirili. 

Parmelia  varia  var.  c  sacpincola  Fries  lich.  Europ.  150 
pa  J,   loO. 

Lecid^a  ailrma  Aob,   ?vn.   pa^'.    3.'>.  2f. 


XXXV 
Ifabil.  Ill  monlosis  rpgionii)iis. 

Staf.  .Klnic  ad  viilcanica  saxa.  Rinaz«i  di  IVicolosi'  3338 
p.  p.  a,  et  Ij  confuse  occurrunL 

(».    G.    ERVTIIROCARPU. 

Nobis. 

Thallus,  crustaceu-5  ambltu  subsqiiamulosiis,  aJnaliis, 
radiosus,  pallidus  ;  primo  granulosus  pulvcrulenlus,  canesceni 
vcl  dccoloralus,  dciii  ceniro  verrucosus,  calcarcus  vel  subcnl- 
can'us.  aul  cincreo-taesius.  fusciis,  el  nigricans  ambilu  lobaliis, 
lobis  rolundalis  albido  calcarcis,  nudis.^Apothccia  innala,  aiil 
panim  clevata  conferla,  roliindata  ;  disco  nudo,  plaiio  crocco- 
rnliro,  vel  fusc.i,  margins  Iballode  conforini  flexuoso,  aut  disco 
coave.xo  el  margine  eoncoiori. 

Januario,  Febru.irio. 

Pnrmelia  eryllirocarpia  Fries  lich.  Europ.  n.  118  nn". 
120.   Wallr.  II  pag.  120. 

PaleUaria  eryllimcarpia  Pers.  ex  Fries  1.  c. 

Palellaria  caesiorufa  Ach.  Prodr.   93  pag,  43. 

Placodium  versicolor  DC.    Fl.  Fr.   2  pag.   350. 

Lecanora  Iheicipjyla  Acli.  Lich.  univers.  pag.  A2">. 

Lecanora  craspedia  var.  b  Ach.  Lich.  univer. 

Lichen  caesiorufus  Ach.  Prodr,  univ.  n.  93  pag,  i'l. 
Schrad,  Spicil,  Fl.  Germ,  Engl.  Bot.  lab,  1040. 

Icon.  Engl.   f!(.t.  lab.   lOiO. 

Habit.  In  pianis,  et  locis  raari  proximis  (olius  Europae, 

Slndo.  Ad  saxa  calcarea,  cofacea  inquo  inuris  Sitiliac. 
Calania,  Siracusa,  c  luUo  il  val  di  iVolo. 

SECTIO  II. 

LEPROSY 

Thailiis  larfaren-.  granulnsus,  leprosus  ioaeipial.ler  pt- 
tcnsus.  Apulliecia  iiinaloelevala,  cf  ni.irgine  nunc  liialludij 
eonformi  in*lrue(a  :  nunc  etiain  margiiic  proprio  donata,  el 
acecssorio  cingonlc  iliicuin. 


XXXVI 

7.    G.    PAI.LESCEBS. 

Nobis. 

Thallus  tartareus,  cruslaceas,  rugoso-granulatus,  sul)al- 
bidus,  pallide-teslaceus  vel  glaucescens,  irregulariler  cxtensus, 
liypolhallo  pallido.  Apolhecia  tumida,  iiiulla  et  conferta  :  di- 
sco piano  pallido,  primo  (haliode  conformi  ;  deiii  innato  albo- 
pruinoso  ;  margine  tliailode  erecto  inlegerrimo  persistenle 
turgido . 

Januario,  Februario,  Marlio. 

Parmelia  paliescens  Fries  licli.  curop.  n.  129  pag.  132. 

Psora  alabaslrina  llufl'in.  Germ.  pag.   164. 

Psora  upsaliensis  Hoffm.  Deiit.  Fi.  j 

Patellaria  upsaliensis  Acli.  I'rodr,  76  pag.  36.  Hoffm. 
PI.  lich.  lab.  21  f.  2. 

Pulellaria  paliescens  Acli.   Prodr.  pag.  36. 

Lichen  paliescens  Linn.  Spec,  et  Fi.  Suec.  et  Auct. 
Acli.  Prodr.  16  pag.  36. 

Lichen  upsaliensis  Linn.  Hetz.  Prod.  2.  Liljebl.  HofTb. 
Gunn.  Dicks.  HolTm.  En.  licii.  Witer.  Cm.  Syst.  Linn.  Ach. 
Prod.  11  pag.  31. 

Liclien  albo  flavcscens  Wulf.  in  .Tacq.  Coll.  Ill  pag.  Ill 
tab.  5  f.  1. 

Lichen  Turner!  Engl.  bot.  tab.  851.  '  ; 

Icon.  Jacq.  Coll.  Ill  tab.   5  f.  1. 

Enyl.  Bot.  tab.  851,    1634. 

Hoffm.  PI.  iich.  lab.  21   f.  2. 

Hoffin.  En.  et  Descr.  lich.  tab.  1  f.   1.  ■ 

Dicks.  Cry  pi.  Brilt.  T.  1   f.  1  mala. 

Lich.  Suec.  n.  103  et  286. 

Ehrh.  Phylopb.  n.  20. 

Habit.  Ad  plana  loca  et  elata  Europae. 

Siaiio.  Ad  iMUscos,  cortices,  el  saxa.  Messina,  Calania, 
jEtna,  Palermo  ubique. 

Var.  b  Parclla. 

Thallus,  crusta  amylaceo-tarlarea,  laclea,  verrucosa.  Apo- 
lhecia grandiiiscula  ;  disco  luloolo,  rimoso  vel  verrueoso :  mar- 
gine lursidu  albido  crustae  conformi. 


XXXVH 

Janiiario,   Fcbruario,  Marlio. 

Parmelid  palliwcens  van.  b  parelU  Fries  lich.  europ. 
129  |)-.^'.  i:i3. 

Pdtrllaria  par<"Ila  Acli.  I'ro.lr.  n.  75  pag.  36.  Hodrn. 
PI.   lic.li.   tal).  (1   f.  2     Kii.  vl  Des.r.   lab.  12   f.^5. 

Venucaria  parella  Huliin.  Deiit.   Fl.   Wigi,'. 

Lichen  pnrclbis  l.in.  Want.  V.iMil.  liol.  tab7721.  Fl,  Dan. 
lab.  195G  I'  1.  Well.  IV.  2.  Lilje'bl.  lluffin.  En.  lich.  Hu.ls. 
Web.  l-i^'iilf.  Neck.  Leers.  Doerr.  Kolh.  .Mohr.  Beiianli.  VVi- 
tluT.    Uflli.   ('unci.   Syst.    Linn.   Ach.   IVudr.   7a  pa^'.  3G. 

Lichi'iinidi-t  lepnisuin  linctnriiirn,  sciitcilis  lapidum  can- 
cri  lif-'iira   Dili.    Ilisl.   Mnsc.   I.'SO   lab.  IS  I'.  10. 

/con.  IliiuI.   Hul.    lab.    727. 

Fl.    Dan. 'lab.    IDiO  f.  1. 

IbifTril.    IM      Lltli.    tab.    12  f.  S. 

iliiniii.   Ailiirnbr.  i-l    l>('.<icr.   lab.    12  f.  5. 

Lich.   Siien.    ii.   1.")7. 

Khrb.   I'bjI.  n.    100. 

Kill.    Mnsr.    lab.    IS   f.    10. 

Uahit.   Ill   plaiiis  el  iiioiitosis  Europae  reijionlbus. 

Slalio.  In  ru|>ib<is  niaritis,  in  muris,  ad  calcarea  saxa 
pracscrlirn  vento  c.vpnsila.  Filiciiri  2497  p.  p.  ex  Gussone. 
.'Eliiai'  ail  cortices  (lastaiieae,  el  Quercus  a  333S  p.  [i.  usque 
ad   .'iS92  p.  p. 

Ohnfi-v.  Ex  boo  licbcne  conficitur  colorem  rubro-violaceum 
quod  i;alli  appellant  orsciUc  \  qiianuis  ex  liocella  tincloria, 
et  Cralonc  linclorio  cli.irn  oblineri  possit.  Vide  HoHin.  Ad. 
ct  Desc.  cit.  vol.  1.  [la^;.  01  el  soi[.  Aiimreux  i\ecb.  cl  ex- 
perien.  siir  Ics  divers,   lub.    17 SO  Lyon. 

8.    <«.    SOPIIODKS. 

IN'obl.<. 

Tballus,  crnsia  larlarca  verrucosn-granulala  vcl  verrticulis 
composita,  c  laele-viridi  fiisce.<ceiite  vel  cinereo-virescente, 
orbiciilari.  dein  irregularis  et  fusco  limitala  ;  bypolbalics  mger. 
Apolbecia  in  singuli.s  veiriicio  adnata,  in  medio  crustac  cuii- 
i'erlifsima,  versus  aniiiilUHi  propiilliilantia  ;  disco  opaco  impo- 
lilo,   I'usLO-atro,  marj^inc  lliallodc   concolorc.  * 


XXXVIII 

Jiinnario.  Februario,  Marlio.  ■  .1 

Parmelia    sophodes    Fries    lidi.    ouroj).    141   |iag.    149. 
Ach.   Meth.   pag.  155.   S.  Garovaglio   lich.   1(.   D.  24  ii.  4. 

Leconoru  sophodes,  colobiiia  Ach.  Lich,  univers.  pay. 
357,  358. 

Lecanora  sophodes  et  mortosa  Ach.  Syn.  pag.  153,  151. 

Palellaria  sophodes  Ach.  Prodr.   143  pag.  67. 

Liehen  sophodes  Ach.  Prodr.  I.  c.  Engl.  Bot.  lab.  ITJl. 

Icon.  Lich.  Suec.  n.  252. 

Enj;!.  Bot.  tab.    1191. 
■■    •  Habit.  Europa  in  elalis  regionibiis. 

Slatio.  In  elalis  regionibiis  jEliiae.  ad  saxa  vuJcanica,  ct 
super  muscos  Bimgiardo,  Zaffarana  1159  p,  p. 

Var.  h  Melanochlora. 

(]rusia  verrucosa  fusco-cinerasconlfi.  Apothecia  majora 
conslanler  atra,  margine  thallode  coiicolore. 

Aprili. 

Parmelia  melanochlora  Soinmerl'.  lupp.  pag.  98.  Fries 
lich.   eiirop.   pag.    150. 

Habit.  Eiiropa  in  elalis  rcgionihus. 

Slatio.  yEliiae  limito  inferiore  del  Piiius  laricio  nella  strada 
clii'  conduce  al  cono  del  nioiilc  4134  p.  p. 

^       9.    G.    FERKIGINEA.  i  .        i    .1   ' 

Nobis. 

Thallus,  cnisla  subcarlilaginea,  primitus  conligua,  deinde 
areolata,  venu*'<i.sa,  albida,  aut  albo-cinerea,  diffusa  ;  hjpo- 
thallus  niger,  tl  saepius  e  lineis  nigris  cruslara  vel  areolas 
limitantibus  dignosciliir.  A[iolhecia  iiumerosa  primo  plana, 
dein  convexa,  paiuin  elevala,  disco  opaco  hiteo-ferrugiiico, 
quandoqiie  auraiitiuco,  fulvo,  croceo,  sangiiineo,  alro-sangiiiueo; 
margine  proprio  elevalo,  coloralo,  suhnilido,  flcxuoso,  sciisim 
cvanescente,  margine  accessorio  liiallode  cunfuinii  nunc  [lersi- 
stenle,   nunc  evanesceiile  . 

Januario. 

Parmelia  ferruginea  Fries  Act.  Ac.  Handl.  1822  pag. 
214.  Lich.  europ.  160  pag.  170.  S.  Garovaglio  Lich.  llal. 
D.   16  D.  2. 


XXXIX 

Piddlaiia  ciiicicofusca  Ach.  Prodr.  92  pag.  4i.  HofTm. 
1>I.    lirli.    lal).   12   I'.   I. 

I'atelluria  reiriij^iiica  IIolT.  PI.  lich.  tab.  35  f.  i.  Dcsci . 
el  Adiimbr.  licli.  toI.  2  lab.  35  f.  1.  DC.  et  LR,  Fl.  Fr.  2 
pag.  358.  Duby  Bot.  Gall.  C9  pag.  655.  Leman  Diet.  Sc 
Nat.  lab.  38  p;ig.  80  n-  9. 

Verrucaria  ferruginca  Hofl'm.  Deut.  Fl. 

Verruciiria  cinereo-fiisca  Wigg.  prim. 

Lceiiiea  lerrugiiiea  Soinnierf.  lapp.    pag.   168. 

Lecidca  cincreofiisca  Acb.   Syn.  pag.  43.  Mclb.  lich.  68. 

A<u7R'?t  cinereofiiscus  Ach.  Prodr.  92  pag.  44.  Weber  Spic. 
pag.  188.  Allioni  Schrad.  Spicil.  Roth.  Tent.  Gmel.  Sysl. 
linn. 

Lichen  iernigiiieus  lliids.  Fl.  Angl.  Engl.  Bot.  tab.  1650. 

Lichen  ferriiginosus  Gm.  Syst.  linn. 

Lichen  vcrnalis  Ijghlf.  Fl.   Scot.  805. 

Lichen  crenuJarius  With.  arc.  4  tab.  31  f.  5. 

Lichen  fulvus  Villars  n.  131. 

Lichenoides  leprosiini,  luberculis  fuscis  ct  fcrruginris 
Dill.  Hist.  Wusc.  126  lab.  18  f.  4. 

Lichen  crustaceus  arboribus  adnasccns,  crusla  cinerca 
tenui,  ex  albo  subcinerea,  rcceptaculis  lloruiu  ulro-iufis,  aJ 
ferrugiiicuin  letidenlilius  Mich.  gen.   97  n.  25. 

Icon.  Ilollin.  Ik'tcr.  ct  Adumbr.  lich.  lab.  35  f.  1  oplim.k. 

Ennl.  Bot.   lab.    1650. 

Ho'Um.  PI.  lich.   lab.  35  f.  1   tab.   12  f.  1. 

With.  arr.  lab.  31    W  5. 

Dill.  Hist.  Muse.  lab.   18  r.  4. 

Blich.  Kova  gen.  91    n.   25. 

Lich.  Siiec.  n.  221. 

\ar.  b  Festira. 

Crusla  cinerascenlc,  areolata :  apulhcciis  rulis  nidigiiie 
accessorio  deslilulis,  margine  proprio  disci  colore  subatquali, 
dcmuni  evanescenle. 

.lanuariu . 

I'tinncliu  l'crni,v;iiiea  var.  fesliva  Fries  licIi.  europ.  png. 
{i.  bched.  Cril.   13  pag.  8.  ,. 


XL 

Lecided  caesiorufa  Ach.  ex  Fries  I.  c,  var.  fe«tiva :  iilcm 
Syn.  licli.  pag.  44. 

Patellaria  caesiorufa  Ach.  Prodr.  pag.  45. 

Patellaria  lamprocheila  DC.  el  LR.  Fl.  Fr.  2  paj;.  357. 

Lichen  caesiorufus  Ach.  Prodr.  n.  93  pag.  45.  Schrad. 
Spicil.  Fl.  Germ. 

Icon.  Lich.  Suec.  n.  373. 

Fl.  Dan.  tab.  825  f.  2. 

Habit.  Ad  elala  loca  et  frigida  Europae. 

Slatio.  jEliiae  Linera,  Bongiardo  ad  saxa  vulcanica,  raro 
ad  cortices,  tarn  a  quam  var.  h. 

10.    G.    VITELUNA. 

Nobis. 

Thallus,  crusla  tartarea  subsqumnosa,  granulosocoacer- 
vata  quandoque  sparsa,  aclate  crassiuscula,  flavo-vilellina,  in 
sicco  fiisco-cinerea  ;  hypothallus  macularis  albus.  Apolhecia 
spssiiia,  aggregata  aut  parum  exerta  ;  disco  luteo  fuscescente, 
primum  piano  margine  proprio  lenui  paliidiori  ereclo  inleger- 
rimo,  deinde  disco  convexo  margine  concolori  flexuoso. 

Januario,  Februario.   Martio.  '' 

Parmelia  viteliina  Fries  lich.  europ.  n.  155  pag.  162. 
Ach.  Melh.  pag.   176.  S.  Garovaglio  Lich.  It.  D.  24  n.  5. 

Patellaria  viteliina  IIolTin.  Desc.  et  Adumdr.  vol.  2  pag. 
5  lab.  20  f.  1.  Ach.  IVod.  85  pag.  41.  Hoffm.  PI.  lich. 
tab.  26  f.   1.  DC.  et  LK.  Fl.  Fr.  2  pag.  359. 

Vcrriicaria  vilellina  HolFm.  Deal.  Fl. 

Lecanora  viteliina  Ach.  Syn.  pag.  174.  A.  B.  Duby 
hot.  gall.   1  pag.  662. 

Lecidea  p|nxaiilha  Ach.  Syn.  pag.  48. 

Lichen  vitellinus  Ach.  Prodr.  85  pag.  41.  Elirh.  Cr. 
exs.  Retz.  Pr.  2,  Gm.  Sysl.  Linn. 

Lichen  candelarius  Liriii.  ex  Fries  i.  c. 

Lichen  crustacous,  saxatilis,  farinaceus,  verrucosus,  ot 
granulalus,  luteus  Mich.  N.  PI.  gen.   pag.  99  lab.  53  f.  3. 

Icon.  IldlFm.  Desc.  et  Adumbr.  lich.  lab.  26  f.  1.  opti- 
ma, noil  lab.   27  f.  2. 

HolTm.  I'l.  lich.  lab.  26  f.  1,  non  lab.  27  f.  2. 


xu 

Ennl.   Rn(.    (al).    1792. 

Fi.  K.iii.  i.ii).  \:\n  r.  2. 

Licli.   Sure.    n.    Kid. 

Eiirii.  (;iY(>i.  11.  i:;:;. 

SomineiT.    n.   0(1. 

Mnti-.    fl  IVcsll.    11.    111. 

Mich,    ^ova    |.l.    Crn.    lal).    :i3    f.    3. 

Ualnl.  Kiiropa  ;h|  .sava  cl  cortices  in  montosis  niagis 
qiiani  planis   n-gionilnK. 

Slal.  yElnac  r>iiii;^ianio  1094-  p.  p.  Linera.  Zall'arana  al 
limilc  (Iclla   vrgelazioiu;  ilul   Cifius  aiiranliiim    1851)  p.   p. 

Ml.  r  Mini:  LI  A 

Endlich.  or.  .\7  Ihjmi'nothalaml  Tvib.  Ill  Parmcliaceae 
gen.  172. 

Tlialliis  fiiliacciH.  imlnicaliis.  e  ccnlro  liorizoiitaliter  e.\- 
pansiis,  fiirma  et  culnrc  variiis,  I'oliolis  siiinalis.  crciialis,  liy- 
pnlhallo  siiiriilliH  liluilln.sns.  Apollii'cia  sciitfllala,  elt'vala, 
plus  inimis  poilicellala,  disco  rario,  slrato  liiallodo  coiiformi 
imposiln. 

I'drmcliii  spec.  Fries  licli.  Furop.  gen.  7  pa^.  oG  idem 
Syst.  Orl).    Veg. 

Pali'llaria  spec.  Acli.  Prod.  Syiuip.  HijU'in.  Descr.  et 
Adutiil)!'.   Iicli. 

Imliricuria  DC.  et  LK.  FI.  Fr.  Syii.  FI.  gall.  Duby 
Bot.  gall. 

Placodiiim  spec,  \)C.  FI.   Fr.  2. 

Lohdi'ia  Hiiil'in.   Germ     cl  ali(jr. 

Lccanorn  Ach.   licli.   ljii\er.<. 

LichviL  Liii.  ct  auclorum  iiiulioriim. 

Lichenoides  Dill.  Hist.  UchVjua  synon.  infra. 


XLII 

SECTIO    I. 
IMUIUCAUIAE 

Thallus  imbricalo  ■  foliaccus  ex  a]iolIiccii  uborlu  saepe, 
niflro-puiiclalus.  Apolhccia,  clevala,  subpodicrll.ila,  rcijiilaria  : 
disco  nudo,  Ihallode  imposito. 

1.    P.    TILIACEA. 

Acli.  lich.  ll'iiv.  pag.  460.  Files  lich.  Eiiiop.  51  pag.  59. 
Duby  Bot.  gall,  h  pag.'(iOI.  S.  Garovaglio  lidi.  ll.il.  1).  3  n.  1. 

TLalliis  fiiiiac(nis,  iinbricaUis,  stibiiKMiiiiiaiiacens,  lubaliis, 
lobis  iiiauqualibiis,  sinualis,  rolund.ilis.  3 — 5 — miilli  parlilis 
vel  fidis,  denlati)-crenalis  ;  laevigatus  ant  bullosus,  glaiico- 
albicans,  ?ai'piiis  pniirinsiis.  vi'l  jnisliilnsus,  piislulis  atiitis 
albidis,  aul  veriucosiis,  et  vurrucis  viridi-oiivaccis,  vul  fuscis : 
verrucae  sub  lenle  iiaeiiiispliciicae  basi  i;laucui',  apice  punclato 
crassii  coloralo  ;  bypotiiallns  fiisco-nii-ci-  libiillnsus  librillis  iniilli- 
fidis  fusco-alris  biiigitiscuiis.  Apolla'ci.i  sc nUUala.  orbiculata  sub- 
pndociala,  podocio  brevi  ;  disco  badio  ici  brunni'o  la(!\igalo, 
priiiiihis  cunniveiili-giaucij  daiii  piano,  i;l  margitialo.  niargiiie 
iliaildde  coiiLrini  et  ciincoloii  iiilo^ro.  raiibsinie  sinuato,  ct 
evanesceiite. 

Novcinbri,   Dicembri,  .Tanuario,   Fcbiuario,  Marlio,  April!. 

Imhricaria  qiiercina  Acli.  Prodr.  pag.  125.  I>C.  cl  Liv, 
Fl.  Fr.  2  pag.  390.   Leman  Diet.  Sc.  Nat.  T.  23  pag.  41  n.  6. 

Imbricaiia  scoitca  Acli.   Piodr.   n.  211   pag.  119. 

Loliiria  liliacea   iloHm,   Germ. 

Lichen  qiieicinus  Wild.  Fl.  Ber.  n.  1018  lab.  9  f.  2. 
Rolb.  Iciilamcn  .  Cm.  Syst.   linn.  pag.    13(51. 

Licluii  quercifolius  Wulf.  ap.  .Tacq.  Coll.  3  lab.  9  f.  2 
pag.  127.   Eiicycl.   niclli.   lab.  3  pag.  306   n.  12. 

LicliiMi  liii.icciis  Dicks.  Sniilli.  Acl.  S(ic.  Linn.  Hoflin. 
En.  iicb.  pag.  9()  lul).  10  f.  2.  Engl.  Bill.  lab.  100.  Gm. 
^ysl.    linn. 

Lichen  plijsodes  Ucria  ('at.  Ilor.  R.  Panor.  pag.  439 
noil   Linn. 

Liciicii  ILill.   lich.   n,  20US.   Leer?  lu'ib.   n.  955. 


XLIIf 

Li(  lieii  |nilinniiaiiiis  folio  infernc  nigricanri,  supciiie  cine- 
reus,  recepl.iciilis  llonim  sordide  viresceulihiis  Midi.  N.  I*l. 
geii.  p'lg.  8f)  or.    15  tab.  45. 

No'm.  Siculum  Vaivazzi  d'  arvulu  Ucr.  I.e.  ab  aeluicolii 
Linpu    <li  cprza. 

Iron.  ^Yiid.  Fl.  lier.  tab.  9  f.  2. 

Ilnllm.  Kn.   Iich.  lab.   10  f.  2. 

Lirb.  Succ.  II     I(i9. 

Ebrh.   Cr.   n.   5'J. 

Mou-.  (■(  Ncsll.  n.  443. 

Wnl'r.   in  .lacq.   dll.    3   fab.    9  f.   2. 

Enj!l.   liol.    lab.  TOO. 

Uubil.  In  tola  Riiropa,  ad  loca  data  sub.ilpina  et  alpiira 
buiniila. 

Stal.  Ad  corliecs,  ligna,  rupes,  miiscns  rpgimii^  s'lbal- 
pinac  loliiis  Sicilian,  el  ni'm'irum.  Monte  Scu.leri  2!)!)i  p.  p. 
(  Prestandiea) .  Arciamsco  385!  p.  p.  Moiile  Albano  990  |>.  p. 
Pizzo  di  Palermo  5()36  p.  p.  Piede  del  cozzo  di  .Molera  4ill 
p.  p.  Monte  Boiniso  33Gi  p.  p.  Monte  Ciieci.i  .'i251  p.  p.  S. 
Martino  1551  p.  p.  .Kinae  ul)ique  Massaiiini/iata  1G9(»  p.  p, 
Nicolosi  S.  Nicola  229S  p.  p.  Trecastagiii  I(iS9  p.  p.  hrontc 
2549  p.  p.  MalcUo  3285  p.  p.  usque  ad  limilem  ncmoiura 
5892  p.  p. 

2.     P.     I'AUltll.VA. 

Ach.  Melii.  Iich.  213.  Fries  li.h.  cnrop.  (57  pag.  72. 
Dul'dur  in  lill.  1818  ex  Fries  1.  c.  Targ.  Tozz.  1st.  Cut.  T.  3 
n.lOSO.  Duby  Bot.  gall. 30  pig.OOO.  Garov.  Licli.  It.  D.  3  ii.3. 

Thallus  foliaceus  vcl  stjiiamulosus  imbricatus,  nicnibia- 
naccus  ambilu  sublubalu.s,  roullisinualus,  crispus,  lobis  rotun- 
datis,  crenalis,  vel  subdentatis  ;  in  orbcm  nxpansns  ;  viri.li- 
flaviis,  aul  fiavo-aiiratiis.  vid  lolciis  vel  biKiis ;  aetate  viriiiis 
ct  ultimo  fusco-ciniTcus  ;  lijpnllialliis  allMJiis  el  lindio  aiira- 
Ciis  ,  glaber  foveolatiis,  et  fd)rillis  albis  apice  subfuiscis  aparsiKs. 
Apidliecia  elevata  innrginala.  raargioe  Ih^llodc  concolore,  primo 
clausa   dfiii   scnlellala   iiili'gerrima,   disco   liileo. 

Tlialliis  I'.iliaci  iH  evaiiescit  aelale.  ii'micosus  ac  puive- 
lulentus  cvadit^  ac  ai>olliecia  iiunl  topiusicsiina. 


XMV 

Januario,   Februario,  Marlio,  Aprili. 
Imbricaria  parietiiia  Ach.  Prod.  pag.   '121.  LR.  et  DC. 
Fl,  Fr.2pag.  391.  Leman  Diet.  so.  n.il.  f.  13  pag.  42  n.  10. 

Geissoidea  parietina  Jaum.  S.  Hilaire  expos,  des  famill. 
nat.  T.  1  pag.  20. 

Lobaria  parietina  Hoffm.  Germ.  l.'iO. 

lAchen  p.irietinus  Linn.  sp.  pi.  610.  Syst.  nat.  pag.  1368. 
Ach.  Prodr.  213  pag.  121.  Hoffm.  En.  lich.  tab.  18  f.  1  idem 
dc  lich.  usu  |>ag.  33.  Encycl.  melh.  T.  3  p.  2  pag.  462 
n.  45.  Thumb.  Vap.  Retz.  Pr.  2.  Hoffb.  Liljebl.  WeisrHiids. 
Pollich.  pal.  n.  1103.  Lighlf.  Scot.  pag.  822.  Ilagen  Lich. 
p.ig.  14  n.  38.  Ucria  Cat.  Ilnr.  R.  Panor.  pag.  439.  Desf. 
Fl.  Atlant.  T.  2  pag.  419.  Leers.  Gunii.  Wild.  Prodr.  Mallnsc. 
Aliion.  Leyss.  Scop.  Reich.  Fl.  Ilumb.  ScbcU.  Gmel.  Tubing. 
Docrr.  Neck.  Dtliciae  muiie .  Mohr.  Wigg.  Lumnilz.  Schrank. 
Wiliier.  Gmel.  Syst.   linn. 

Lichen  jimiperinus  IVecb.  meth. 

Lichen  Dioscoridis  et  Pliiiii  secnndus.  colore  flavescente. 
Col.  Ecphr.   i   pag.  331.  Tournefort  Inst.  R.  Herb.  548. 

Lichen,  llaller  helv.  n.  2021. 

Lichenoides  crusta  foliosa  scutellata  flavescensRaj.  Synops. 
3  pag.  72  n.  59. 

J^ichenoidcs  vulgare  sinuosum,  foliis  et  scute'lis  luleis 
Dill.  Hist.  Mo-c.  pag.  180  lab.  24  f.  70. 

Musco-l'un.,Mis  lichenoides  minor  vulgatissimus  flavus  Moris. 
Hist.  3  pag.  (;■;!!.  n.  8. 

Noia.  Suiil.  Lippu  di  peiri  c  di  canali  giarnu. 

Icon.  Lich.  Suec.  n,  258. 

Ehrb.  Cr.    146. 

Moug.  et  Ncsli.  n.  66.  ■ 

Desmaz.  n.   143. 

Sowerby  Engl.  Hot.  tab.   194. 

IloffMi.  Fn.  lich.  tab.  18  f.  1. 

Humb.  Fl.  Frib.  T.  2  f.  2. 

Suec.  Rot.  tab.  648. 

Fl.    Dan.    tab.   1005. 

Dillon.  Ilibt.  Muse.  tab.  24  f.  76. 


itv 

Vaf.  I  Potioid. 

Nobis. 

Thallus  foliact'us,  flavus,  aut  subviridls,  lobis  expIanalU, 
aut  cnncrelis  et  zimatiin  aiireo-vilellinis  ;  aliqiiando  laciniis 
anj^iislis  ailpressis,  vel  sqiianmlosis  lacpro-dissectis  adsci'iuicii- 
libus :  nunc  lubis  diminiitis  conglomcralis  complicatis  ;  deni- 
que  obliteralis  aut  brevissimis  adprcssis  t  apoUiecia  semper 
tnarginala  conforla.  margine  tballode  cnncolorii 

Januario,  Fcbruario,   Marlin,  Aprili. 

Parmdia  pariclina  var.  aurenla,  ec.lanea,  rutilans,  laci* 
niosa.  polycarca,   Inbulala   Fries  up    cit.   pag.  ^3. 

Parmolia  aufcDla  Acli.  licb.   L'niVi 

Parnielia  eclaiica  Acb.  I.   c. 

Parmeiia  rulilans  Ach.  I.  c. 

Parmelia  laciniosa  DuTMur  ex  Fries  I.  c. 

Parmeiia  parictina  Dufour  in  lilt,  ex  Fries  1.  C. 

Lecanora  candcllaria  b  Acb.  I.  c. 

Lecanora  pulycarpa  Florke. 

Lecanora  lohulata    Florke. 

Lecanora  candollaria  v.   lobiilala  Ach-  ox  Pries  I.  c. 

Lichen  polycarpus   Khrb.   I'jngl.   P.ot.    lab.  ITOj. 

Icon.  Ebrb.  Kngl.   Hut.  tab.    1195. 

Licb.  Succ.  n.    100  et  .'{2o. 

Fl,  Deutscb.  n.  90  ct  14. 

Ehrh.  Cril.    i:5G. 

Far.  c  Snhcrii:ilacca, 

Nobis. 

Thalbis  subrriislaccus,  raari,Mnibus  piriveruleuiiis,  raro 
in  ptllvercm  faliscens  ;  nunc  subslfllalus  lacinialiis  (mlvcru- 
lenlus,  aut  squamiilosus,  squainis  ascendonlibus  cimfi-rlis  ; 
nunc  iballi  laciniis  lerelinsculis  ramnlosis  ;  ant  crnslacois  lo- 
bulato-granulosis ;  deni(pie  in  puivercm  viridi-flavjsccntcm  so- 
lutns ;  apolbccia  semper  marginala,  tballode  concolori ;  at  in 
tballo  sqnamulosn  nudo  apolliccia  sunt  margioata,  marginc 
Ibalio  pvaiiido  discolori. 

Januario,  Februario.  Martio,    Aprili. 


XLVI 

Parinelia  parielina  var.  substellnla,  concolor,  pygmaea, 
Ijthuaea,  citiindla,  bialorina  Fries  licli.  Europ.  pag.  TB-4. 

I'annelia  cilriiia  Acli.  licli.  univ. 

Vaiinelia  subslellala  Ach.  1.  c.  ,   ,   ,, 

Lexamra  caiidellaria  a  Ach.   I.  c. 

Boirem  pygmaea  Bory.  /,> 

Flujscia  culminalis  Lapyl. 

Vernicuria  Flava  IlolI'm. 

Lopraria  bolryoides  Aiictorum. 

Lichen  cmdelarius  Engl.  UdI;.  1701.  Westr.  Farglafv, 
lab.  5  f.  c.  Wadel.  var.  Fmmarkica  Ach. 

Lichen  concolor  Dicks.   3  lab.  9  f.  8. 

Jcon.  Lich.  Siiec.  ii.  2j7  ct  324. 

Engl.  Bnl.   1164. 

Wcslr.  Farglafv.  lab.  5- 

Dicks,   lab.  9  f.  8. 

Ehrh.  Crypt,  n.   126.  A 

Muug.  ct  Nesll.  n.  743. 

Fl.  bculsch.  n.   171  et   108. 

Uahil.  Per  omnem  Europani,  Africani,  nee  non  Amcri- 
cam  vulgalissima. 

Slalio.  Ubique  in  Sicilia  el  insulis  adiaceiilibus  etiana 
frequenlissima,  ad  saxa  cujuscumque  naturae,  ad  cortices,  11- 
gna,  parietes,  tecta  ;  in  sicci.s  et  humeiitd»us  locis  ;  in  planis 
mari  proximis,  et  clatis,  ac  aipinis  regionibiis.  Species  a  oc- 
curril  ad  loca  aprica  ct  subhumentia;  var.  b  in  virguilis,  ramis 
leiiuionbus,  in  corticibus  laevigatis  ;  var.  c  in  saxis  apricis 
venlo  expositis,  aut  ad  saxa  humida  ;  at  saepe  confusae  inter 
se  videiiliir  Catanae,  I'uiiDrrni.  .llessanae.  Siraciisis  et  omnibus 
locis  mari  proximis.  nee  iion  .ul  regioiiem  subalpif.am  ct  al- 
pinam.  Pollina  vicino  Oefaiii  2383  [).  p.  <ii'riici  3610  p.  p. 
ti.  Mauro  castello  3399  p.  p.  Cozzo  di  Mofira  S516  p.  p. 
Pizzo  di  Palermo  5930  p.  p.  Monle  Pellegrino  1410  p.  p. 
Monle  S.  Giuliano  20'i9  p.  p.  TEtnae  limite  del  Citrus  auran- 
tium  1839  p.  p.  limile  del  Pojnilus  Iremida  3292  p.  p. 
limite  deiia  Pleris  aquilina  5619  p.  p.  dclla  Ueltila  (Ma 
4761     p.   p.    dolla   D'llntiis    uihjdVLS   1110     p.   p.   del  //ex 


XLVH 

aijiiifollnm  ITCI  p.  p.  In  insula  Uslica  964  p.  p.  Gussone. 

;{.    I'.    (Al'tliATA. 

Ach.  Licli.  IJiiivcrs.  pag.  4")7.  Fries  Lich.  Eiirop.  n.  62 
pag.  00.  Duliy  liot.  Gall,  i  pag.  (iOI.  Targ.  Tozz.  Inst. 
IJol.  T.   ;>  II.   1087-   S.  G;.nivagli(.    Licli.  Ual.' I).  17  n.  i. 

Thallus  fuliaceo-inibricatus  submembranarcus  in  orbem 
cxpansiis  ab  uncial!  ad  pc(I;ilcni  us(|iie  dimensionem,  per  am- 
bilum  l(iI)aUi3,  lobis  sinuatn-laciiiialis  apice  subinlegris  vel 
sinualo  crenatis  ;  otbrolcuciis  denique  glaucus.  in  sirco  llave- 
scenli  glaucus  :  supcrne  rugis  oblongis  et  obliquis,  [lulveru- 
Icnlo  gianulusis,  centrum  versus  crassioribus  cxaspcralus  ver- 
rucacfonnibus  ;  vcrnicae  sub  lentc  snbrnlMudae  piiivcrulenlae, 
conlluenlcs,  adspersae  punclis  iii_^n<  :  hypotbullus  fuscus 
vel  nigricans  ,  (ibriiiis  nigris  sparsns  siniplicilius  vel  ramosis. 
Apolhccia  primuni  sessilia,  dein  subpodtM  lata,  .scnleilala,  mar- 
ginuta,  margine  Iballode  conl'fjrnii  revolii(()  el  crcnnlalo  ;  di- 
sco alro-purpureo,  badiorubro  carnoo,  vel  viridi-rufo. 
Januarii),   Fe.brnario,    iMarlio. 

Iinliricaria  capcrata  Acb.  I'rodr.  pag.  HO.  DC.  et  LIv. 
Fl.  Fr.  2  pag.  392. 

tunnflia  rudccla  b  Arh.  Syn.  pag.  191. 
Lobaria  capcrala  Iluirm.  Gem.   148. 
Plalisma  capcralum  Ilon'm.  Dcsc.  et  Adunibr.  lich.  vol. 
2  pag.  50  lab.  3«  f.  1  fah.  39  42  f.   1   oplimae. 

Lichen  capcralus  Linu.  Syst.  vegcl.  9(iO.  ^p.  pi.  191  i. 
Syst.  pi.  .^42.  Roy  lugd.  b  sic.  Guell.  Ilamp.  31.  Mtill. 
Fridr.  212.  Gunn.  uorv.  690.  Neck,  gallob.  5H.Melii.  95. 
Scop.  earn.  2,  1394.  IIoITm.  En.  lich.  pai.-.  !»i  lab.  19  f.  2 
tab.  20  f.  2.  Baumg.  Lips.  :;G9.  Wnlf.'.l.i. .[.  Colled.  4, 
280  lab.  20  f.  1  bona.  LK.  Encyd.  lid.  4.S3.  \V.'.s  crvpl, 
74.  Leers  herb.  907.  IMlicb.  palai.  1111.  Lii^litf.  .«col.  837. 
Iluils.  angl.  o43.  Iletzius  S^randiii  I3ti.'}.  (inrlur  Fl.  7  pinv. 
309.  Leys.  bal.  11;;3.  Allioni  Fl.  pel.  2.*iG.j.  Chlur.  lu-d. 
30.  Uclh.canlnbr.  'i33.  Wilden.  b.  r.il.3."»2.  Timm.  mcgap.21,S. 
Rolb.  germ.  504.  Scbrank  bav.l5  lO.Acb.  l»rodr.  212  pag.HD. 
Lidii'ii  i'ldnde  nilunde  iobala,  lugoid;  inferue  alia  <rt 
.ispciM  ILiikr  bisl.   20(),j. 


XLvnr 

Lichen  pulmonarlus,  saxis  et  arborlbus  adnascens,  niiijof 
inrerne  nigricans,  superne  e  sulphureo  cinereus,  rpccplaculis 
florum  amplioribus,  iiilus  sordide  et  obsolete  viridibus  Mich. 
IV.  pi.  gen.  89  tab.  AH  f.   1  non  bona. 

Lichenoides  capcriitiiin  rosaceae  eXpansum  e  sulphureo 
virens  Dill.  Hist.  Muse.   193  lab.  25  f.  97  a,  b,  c  mediocris. 

Musco-fungiis  lichenoides,  crustae  niodo  adnasccnS  major 
cinereus  Moris  hist.  3,  (iSS  tab.  1   f.  1  imperfecta. 

Icon.  HolTin.  Adumbr  el  Descr.  lich.  tab.  38  f.  1  tab. 
39  f.  1  tab.  42  f.  1. 

Iloffm.  En.  lich.  tab.  19  f.  2  tab.  20  f.  2. 

Lich.  Suec.  n.  293.  ,  , 

Ehrh.  Cr.  n.  117.  "  '' 

Moug.  et  IVestl.  n.  2S5.  bona. 

Wulf.  in  .lac.(\.  Coll.  4  lab.  20  f.  1. 

Soweiby  Kngl.    liot.   tal»..G.'»i. 

Dill.  lab.  25  f.  9G  a,   b,  c. 

Vaill.  Bot.  tab.  21   f.   42. 

Bloris.  tab.  7  f.   1. 

Michel.  Gen.  tab.  48  f.  1. 

Habit,  Eiiropa  et  Africa  frequens  tarn  in  elalis,  quam 
planis    rcginnibiis. 

Slai.  Ad  s.ixa  cujuscumque  naturae,  et  truncos  in  tola 
Siciiia  Messanne  Maiidanici  fosse  di  carnevale  (  Prestandrea)  , 
Calanae  et  Pannmii  ac  locis  proximis,  yEtnae  Carpineto,  Cer- 
rila  vicino  al  Cist/igni)  di  cento-cavalli  2146  p.p.  ad  nemora 
4734  p.p.  et  5892  p.p. 

4.    P.    OLtVACEA. 

Ach.  Melh.  lich.  213.  Syn.  pag.  200.  Fries  lich.  Europ. 
58  pag.  66.  Duby  Bot.  gall.  n.  8  pag.  602.  S.  Garovaglio 
Lich.  ital.  D.  3  ii.  2. 

Tlialliis  foliaceiis  membranaceus  extensus  orbicularis  aut 
irrpgulariler  expaiisiis,  plicalnradiosus,  subimbricatus,  crispus, 
hiilioso-rngosus  ,  rugis  arciialo-concavis ;  umbrino-olivaceus, 
nilidus,  lividus,  in  sicco  fusccaeneus  et  lucidus  ;  lobis  ro- 
tundalis,  planis.  aut  ninllifidis  et  crenatis  ;  Ihallus  variat 
glaber,  aut  eievato-punctatuS;  aut  pulvcraceo-grariuiosus  ;  pul- 


vero.  viriJi-oIivareo  :  hy(.(,lh,illu.s  liisciis  sublibrillosus.  filMJIIis 
I.iyv.Imis  nigro  hisns.  Ap^llnMi,-.  sculrllata,  inaeqiialia  p.irum 
rl.'vala  ;  nornialilor  occurnml  viridi-olivacoa.  sed  spadu ,  ,i  in 
saxis  el  a.'iic,  lusca  j,i  coilicibiis ;  et  semper  in  siculis  spe- 
ciminihiis  videiilur.  disco  piano,  hadiolusco,  rnro  lliallode  con- 
colori  ;  demiim  maigine  crctiato.  aliqiiando  inlegro. 

Jannario.   Felmiario,    Martio. 

Imhricaria  olivacea  I>C  et  l.h.  Fl.  Fr.  2  pag.  Wii. 
Leman  Diet.  sc.  nat.  T.  2;{  pag,  43  n.  11.  Ach°  I'n.dT. 
pa{^.  122. 

Loharia  olivacea  Ildll'm.   Kent.  Fl. 

I'armelia  colii'maliforinis  S('lil(!i(li.   Caf. 

CoUima  oxasporalum   Adi.   ex   Fries.   I.  c. 

Lichen  olivar.ns  Lin.  Syst  nat.  1.^2  pag.  13f)7.  U,Ah\. 
En.  Iicii.  ;{  (alt.  i:{  f.  .•;.  Kniycl.  tneli:.  T. 'ii  p.  2  pai;.  '.(;:> 
n.  59.  Pollicli.  palat.  81!).  V'llman  vol.  0  pas.  215'.  Acli. 
prodr.  2I()  pag.  121.  ij.lz.  pr.  2.  Liijebl.  nollh.  Hnds. 
Wulf.  Liglhf.  Weis.  Reich,  n.  Scboll.  Heihan.  A'eck.  <le!,r. 
Schrcb.  spicil.  Leeis.  Doerr.  .Ilatlnsr.  Hag.  Leyss.  All.  Wiug. 
\Vild.  prudr.  Holt.  Mull,  /.iimiiiu.  Akiir.  Wither.  Gniel.  syJl. 
linn. 

Lichen  pullns  Schreb.  soicil.  n.  1127.  Swarlz.  Act. 
IJpsal.  4.  Ilelz.  i'r.Hlr.  2.  Web.  Hag.  Allioni.  ."Veck.  delie.  A 
inelh.   Wigg.   Wild     prodr.   li,<lh.    lent,  ."^choll.  Gni.  sysl.  li 

Lichen  cnislae  niodo  arboribns  adnascens  olivacens  Yaill. 
Paris,  tab.  20  I'.  8. 

Lichen  pulmonarins  saxa(i!i.s  sid)lii.s  nigricans,  d.'supr 
ollvae  condifae  coidie.  reccidacnii*  lloruni  concolordju-  .Micii. 
N.  PI.  gen.  89  lab.  51  or.  19. 

Lichen  cruslae  luodo  arbnnbn*  adnascens  Tonrncri  I  in<t. 
r.  her.  518. 

Ijielienoides  oliiaccnm  scnlcllis  aniplioribus  crcnali<  Dill. 
Ilisl.   .Muse.    184  lab.  2i  f.  78. 

liichenoides  oiivareum  sculellis  laevibiis  Dill.  Hist.  Muse, 
pag.  182  lab.  24  f.  71. 

/ro»i.   lM\n.   IM.   lirh.   vol    2  pag.  45  (ab.  36  f   2. 

Ilodiu.  Fniim.  liih.  tab.  13  f.  3.  4,  5.  1 


L 

Lioli.  Suec.  n.  260. 

Mou','.   vA  Nestl.   n.    Ifil. 

Vaill.   I'l.   Paris,  tab.  20  f.  8. 

Dill.  Ilist.  Muse.  tab.  2i  f.  11,  78.  *=  >- 

.liidi.  Nova  pi.   gen.  tab,  HI  or.    I'J. 

llahil.  In  Europa  ad  plana  et  olata   b>ca. 

Slal.   Ad  saxa  vnlcanica    niari  proxima    ft  siibalpinae  ac 
nlpinai>  rejiionis,  nee  non  ad  cortices  Qiicrciis.  IJInii.  (^aslanoac. 
•  lalaiiiK',  yElnai;  ubiqiie  :  Paterno  020  p.  p.  Malelln  32N5  p.  p. 
liroiiti'  2^49  p.  p.  Bosco  (11  !\icol(isi  /i58C  p.  p.  et  5892  |t.  p.j 
Mililclld,   Vizziiii,  Mineo,   Palajjonia  o   Itillo  il   va!   di   INotn. 

5.     P.    ACETABILOI. 

Fries  lull,  luirop.  57  paj,'.  G.'J.  Diiliy  But.  gall.  2  pag.  10(!. 

Tfialliis  fiiliacens  imbricaliis,  Mienibranaceiis,  rugiilosiis, 
Jiibis  lalis,  nitiindalis,  rcpaiidis.  ant  crenalis,  crenis  inaequa- 
libus  ;  viriili-olivaccus,  in  sicco  plnmbeus.  ct  bine  inde  i^lan  • 
cescit  ;  bjpolhallus  pallidior.  nigrofibrillosiis.  fibrillis  brevibus 
ni;;ri)-ruscis.  Apolhecia  scnteliata,  ma','r,a  demde  siibpodiceiiata, 
primo  liemispberica  ;  disco  concavo  aeneo-rul'escehte,  aut  l)adio, 
niargine  crennlato  :   Iballode  et  disco  dixlincto. 

Marlio,   Aprili.   Majo.  

Parmeiia  corrugala  Acb.  Moth.  pag.  2IS.  ' 

Imbricaria  acelabiilnm  DC.  ct  LK.  Fl.  Fr.  2  pag  .392. 
Syn.  Fl.  Gall.   1002  pag.  84. 

Imbricaria  corrugala  Acb.   Prodr.   pag.  122. 

Lobaria  acetabnluni  IIofTni.   Dent.  Fl. 

Lichen  eorrugalus  Acli.  Piodr.  217  pag.  122.  Smilli. 
Sclirad.  in  Spieil. 

Lichen  acetaiiuiiini  IVcck.  Delic.  ct  illclh.  Iljll'm.  Enum. 
lichen,  lab.  18  f.  2.  WuKl'  n.  .lacq.  <;oll.  3  tab.  9  f.  1. 
Rustr.  Gniel.  Syst.  Imn.  .>■.  ;:    .•; 

Lichen  palellalus  Gnud.   Sysl.   linn.  '  . 

Lichen  serralus  'iincl.   Sysl.   linn.  '-  1! 

Lichen  Leers  herb.  n.   950. 

Lichen  pulmonarins  inferne  ohscnrus  desnper  e  glaucn 
snbvirescens,  reeeplaculis  llanim  aniplidrilins.  a*  densioribus 
alrid'uscis  .llich.   IN.   i'l.   Gen.    lab.    '(8  I'.  2  optima. 


Lichen  piiliiKiii.irius  arhorcus  e  cincrco  viriilis  Vaill,  Fl. 

r;iri^.  iai>.  21  r.  I  a. 

fcon.   Ili.lliii.  En.   Hdi.  tab.  18  1".  2. 

Jacq.   Coll.   3  lab.  9  f.  1. 

Lich.  Succ.  292. 

Ehrh.  Crypt.   127. 

Moll-;,  et  Nfsll.  256. 

Dill.'^Hist.  Miisc.  tab.  2i  f.  79. 

.Mich,  N.  I'l.  Gen.  tab.  18  f.  2. 

Vaill.  Fl.  I'arii;.  tab.  21   T.  13. 

Ifaljil.  All  data  loca  Europae. 

Slalio  All  neniora  subalpinae  ct  alplnae  rngionis  in  Sicilia 
siipiM-  curlices  arhorum  I'rondosaruin.   A^liia  busdii  di   Nicolosi 
5410  p.  p.   JIalello  boschi  3285  p.  p.  Trecaslagni  1080  p.  p. 
sopra  il  Piiiitf.  luricio  5892  p.  p.   Piede  del  Cozzn  <li  Mofera 
uella  catena  delle  Madonie,  tra  Collcsano  e  Polizzi  5510  p.  p. 

6.    P.    PEIILATA. 

Ach.  licb.  uuiv.  pag.  459.  Fries  lidi.  Europ.  49  pag.  58. 

Tliallu.s  fiiliacfius  iinbricatus  mcnibranacens  in  palinarcm 
lalitiidiiiem  sacpe  exicnsiis,  lobis  rolinidalis  prol'uude  laciniatis, 
laciniis  innllifidis,  fidis  roluiulalis  nudis  ;  viresccnti-glaucus, 
et  albo-glaucus  in  sicco  ;  laevlgalus,  aliquando  maciilis  fiiscis 
vel  nigris  adspersus  ant  aliqiianlum  rugosiis  ;  hypolballus  liisco- 
nigcr,  rcticulatus,  laciinis  et  nigis  nigris  c.varatiis,  obsolete 
fibrillosus,  librillis  nigris.  AjiDlhecia  .subpodicellala,  primo 
licmispherica,  deln  concava  scutellala,  disci>  nibro.  in  sicco 
badio.  marginc  tenui.   in  sicco  crenulalo,  contraclo,  rugoso. 

Marlio,   Aprili,    .Majo. 

Pannelia  i)licata  Pers.  o\  Fries  1.  c. 

Loharia  perlata  Acb.  Prodr,  pag.  15.5.  ilifi'in.  Di-iit.  Fl. 

Lichen  |icrlatns  Linn.  Lilpdd.  lln.U.  Poilicii.  Wull'.  in 
.LlC.|.  <;.dl.  i  pag.  273  lab.  10.  .\,.,lv.  iii,.||i.  Leei->.  IImIIi. 
lent.  Wellicr.  Kdliam.  Gmcl.  Sjsl  linn.  Adi.  piuJr.  259 
pag.    153. 

Lichen  pnlmonarins,  saxatiiis.  .iiicrcns.  niinor,  unibilicis 
nigricanliliiis   Vaill.   Tali.    21    f.   12   non   bmia. 

Lichen  pnlnionaiMis,  ciopns,  infcrne  nigiTrimus,  et  jilaber, 


Ill 

superne  cinereus,  receptaculis  flonim  suboscuris  Midi.  N.  1*1. 
Gen.  pag.  91  Tab.  50  f.  1  opliina. 

Lichenoides  glaiicum  perlalum,  subdis  nigrum  d  cirro- 
sum  Dill.  Hist.  Muse.  pag.  141  tab.  20  f.  39  a,  b,  c,  J 
optimae. 

Liclien  glaucus  Auct.  Europie  auslr.  ex  Fries  I.  c. 

Icon.  Moiig.  el  Nesll.  ii.  253. 

Jacq.  Coll.  4  tab.    10. 

Dill.  Hist.  Muse.  Tab.  20  f.  39. 

Micb.  N.  PI.  Gen.  lab.  50  L   \. 

Vaiil.  Fl.  Pari?,  lab.   21   f.  12. 

Habit.  In  Europac  rcgionibus  meridionalibus  freqnens, 
et  African  locis  non  longe   a  mari  dissitis. 

Slal.  Ad  calcarea  saxa,  et  cnrlifics  arboium  alpinae  et 
subalpinai-  regionis  Siciliae.  Madoniis  obvia  (  Gussoni- )  .  Pol- 
lina  2383  p.  p.  Sinlo  Mauro  3399  p.  p.  Goliesano  1397  p.  p. 
Pizzo  di  Palermo  5936  p.  p. 

SECTIO  H. 

PHYSCIyE  ■' 

Thallus  foliaceus,  adscendens  aut  proslralus  sleliaris  ; 
hypoiliallus  libriilosus  aut  nudus.  Apotheeia  primo  clausa, 
dein  dehisceiilia  :  disco  crassiusculo  slrato  medullar!  imposito. 

1.     P.     CILIARIS. 

Acb.  Meth.  lich.  pag.  255.  Fries  licb.  Europ.  TO  pag.  11. 

Thallus  carlilagineus  nune  laxe  decumbens  et  s'e  lalo- 
expansus  in  borizonlali,  nunc  in  vcrticali  adscendens,  semper 
lacinialus,  laciniis  sub.isccndenlibus  linearibus,  inaequalibus, 
revolulis,  intricatis,  conrerlis,  exUemitale  lacero-denlalis  iini- 
briatis  ;  subtu?  canaliculalis,  margine  fibrillis  longis  simplicibus 
ciliato:  ciiiis  albidis  vol  tliallode  concolnribus,  apice  semper 
fuscis  ;  tlialhjs  vero  superne  e  viridi  cervino-glaucus,  glaber 
vel  cervine  fuscus.  in  sicco  cinerco-glaueiis  et  pubescens  ad- 
parel  :  verrucosus  saepe  ;  vorrucis  sparsis  vel  congbinu'ratis, 
tliallode  cnnrnlnribus,  vel  nigricanlibus,  qiian'ioque  in  scutellas 


iiri 
alieiintil)us  ;  lijpollialliis  nllildin,  vel  albo-glaucus,  relitnlalus 
lariinosus,  puntlis  nii^ris  s|)arsiis.    Apoliiecia  pediceli.il.i,  sen- 
lellala,   marginala,   marj.'ine  tliallode  aequali  et  conculoii.    pri- 
ino  in(cijrn.   nrcclo.     (Iciiiiim    lacL-ro-di'iilalo,    siibcrenalii.   suh- 
vernicdso  ;    disco   pl.ino    niiiro-fiisco,   in   sicco  lividn  el  fusco 
subpriiiiiosn.   pniina  albido-ciiiiTea. 

Jaiiuario,  Febniario,   JIarlio,  Aprili,  Majo.  Junio.    ' 

Physcin  filiaiis  Arh.  I'nxir.  pag.  173.'  DC.  et  l.K.  Fl. 
Fr.   2   pag.   3nG   Diibv  KM.   gall.   !»   pag.   612. 

LoJxiria  ciliaris  IlnH'in.   Ucut.   Fl 

linrrtra  ciliaris  Acli.  Syn.  ticb.  Borrera  crinalls  Scbleirb. 
ex  Flics   I.   c.    ciijiis  var.   b  Icitclla,   .siiiTi'clinr. 

Lichen  ciliaris  l/inii.  i^yst.  veg.  950.  Sp.  pi.  Ifill. 
Sysl.  pi.  53").  Fl.  Suec.  1083.  Wscl  prins.  HI  f.  ."JO. 
Cjunii.  Nnrv.  815.  Fl.  Dan.  111.  Ilcdw.  Theor,  crypl.  lab. 
32  \\\\\[\.  in  Jaci].  Coll.  4  pag.  2'('(.  lab.  13  f.  I.  Cngl. 
Bol.  lab.  1352.  Wcis  goll.  «i2'.  Pollicb.  pabit.  1106,  Sclirels 
spicll.  8f.8.  Nccker  metli.  101.  Oaibd..  515.  Mall.  Sil.  887. 
eniiin.  1082.  Scnp.  earn.  I3S8.  Web.  Spicilcg.23i.nuds 
Angl.  558.  Liivlbr.  Sc.il.  S28.  Hagcn  licb.  42.  Leys.  Iial. 
lUi.  Allien.  Fl.  ped.  25:;(i.  Clilor.  lu-d.  .^5.  Wild'enborol. 
1025.  Ucria  Hor.  W.  Pan.  4;59.  Acb.  I'rodr.  181  pag.  173. 

Rclz.  Pr.  2.  Westr.  Act.  So.  Siicc.  \VM.  11. .fib.  I.iljebl. 
Rcyg.  Wigg.  Holli.  lout,  r.flham.  Wiliier.  IJcicli.  Fl.  l.ors. 
tSeboll.   iMuli.   var.   a  viridis. 

Liclien  cinerens  arbori'iis,  maiginibiis  bnibrialis  Vaill. 
paris.   lab.  20  f.  4   optima.  Midi.  'S.  IM.  (icn    93  ord.  28,  2. 

Liclien  cornirnialiis  planus,  rainiilis  capillanbus,  ^cnlellis 
peliolalis  Hail.   bisl.   1980. 

Lichenoides  ciliarc  llon'm.  Adunibr.  et  Descr.  iicli.  vol. 
1   pag.   IC  lab.   3  f.  4  Ih.h.i.  ■, 

i-icbennidcs  liis|(idMiii  in.ijiis  tU  rigidius,  scutellis  nigris 
Dill.  Hist,  miisc.   l.'iO  l.d..  2()  f.  45. 

Miisco-fnii<;iis  .Tibiircns  •■incrciis  sculfllaliis  marginibiis 
pilosis  Moris  Hist.   3   pag.   054    xv   lab.  7    I".  C. 

Miiscns  alter  pl.ilyda  sypbyllos  (loliim  Ecpb,  1  pag.  335 

i..b.  3u.  ',.:,'..  ^ 


LIV 

I\'om.  Sicnlum  Varvazzi  d'  arvuli    cu  fogghi  pilusi  Ucria 

1.  c. 

Icon.   Hoffm.  Descr.  el  Aduin.   lich.  tab.   3  f.  4. 
l.ich.  Suec.  n.  139. 

Fl.  Deutesch.  n.  152.  ' 

Fl.   Dan.  tab.   711. 
Moiig.  et  Ncstl.  n.  64. 
Dcsmaz.   Exs.  n.  40. 
.Tacq.   cdll.   4  tab.    13  f.    1. 
En!,'l.  Bot.  tab.   1352. 
Ile'.lw.  Til.  crypt,  tab.  32. 
Touinelort  Inst.  B.  Herb.  tab.  325  f.  5. 
Vaill.   paris.  lab.  20  f.  4. 
Moris  Hist.  tab.  f.   6. 
Col.  yEcph.  tab.  344. 
Ilabil.  Eiiropa  Jibique  ad  saxa  et  cortices. 
Slal.  Sicilia  ubiqiie  in    subalpinis  et  alpinis  rcgionibus, 
ad  cortices  arboriim,  ad  miiscos,   et  saxa,   et  insulis  adiacen- 
tibiis  bumidis  :    ^Etna  a  Torre  di  Grifo   lB9f»  p.p.  Piiiitella 
4734  p.  p.    Messanae  a  Mandaniri    (  Prcstaddrea  )    Madonie 
(  (jiissone  )  Collesano  1397  p.  p.   Pizzo  di  Palermo  593G  p.p. 
I'iede  del  Cozzo  di  Mofera  4411   p.  p.  Monlc  Saniperi  3355 
p.  p.  in  insula  Ustica  584  p.  p.  Gussonc. 

8.    P.    STElLAItlS. 

Wallrolli  FIfcblenk.  1  pai,'.  432.  Fries  licb.  Europ.  75 
pag.  «2.  Duby  Bot.  gall.  9  pag.  ()05.  Acb.  melb.  lich.  209. 
Ach.  Synops.  216.  Tbullus  subcarlilaginens  suborbicularis 
inibricatus  expansus,  laciniis  liiiearibiis,  profundo  incisis, 
multifidis,  apiee  crenatis,  niarginc  prominulo,  saepe  rugosis, 
convexis  ;  nudns  vel  sqiiamulosiis,  si|i!arnis  b-nlictilaribiis  cinereis 
in  sicco  lucidis  :  punctis  nigris  vel  fiiscis  aiit  grariiilis  sca- 
I'iosis  olivaceis  adspersiis  ;  cincrciis  vel  ad  cortices  vetustos 
adherens  colore  variiis,  viridi-cint'ifus,  cincreo-viridis,  et  ci- 
nereo-fuscus  ;  hypolhallus  albus  vel  albidus  librillosus,  fibrillis 
albis  aiil  apice  fiiscis.  Apiillieci.i  sessilia,  niargiiie  luiiiidulo 
snbinlrgro,  vel  siibcrenato  cinerco.  thallode  conforini,  disco 
vel  fusco-alro.  suliruinoso. 


Diccmbrr,  Janiiflrio,  Fcbruario,  Warlio. 
Gemoidm    slcllaris  Jauni.   de  S.  llil.  E.vn.  des  f.irnlll. 
nal.  T.   1   p.ij,'.  20. 

ImhriaiTia    stollaris    BC.    el  LK.  V\.  Fr.   2  pa".  386 
Lenian    Diet.    sc.    Nat.    T.  23    pag,   39  n.   1.  Acli."  Prodr! 
pag.    HI. 

Loharia  slellaris  Iloll'm.  Deiil.  Fl. 
Lkhen  sldlaris  Linn.  sysf.  nal.  118  pag.  1307.  He(z. 
Pr.  2.  Liljehl.  Hoiri).  Scop,  lluds.  Liglitl".  pag.  824.  Allion.' 
Oniel.  Tubing,  et  syst.  linn.  Reich.  Fl.  Wois  crypt,  pag.  00.' 
Willi.  IS'eck.  .Sclircl).  Spicil.  Leers.  Poilicli.  pal.  n.  1  IOj. 
MaKusc.  Sclinll.  Wl-g,  ifagen  Hist.  I.rli.  pag.  77.  Leyss! 
Rcyg.  flolTin,  Eli.  lich.  pag.  71  (ah.  13  f.  \,  2.  Wild." 
Prodr.  Roth.  Tent.  .Mohr.  var.  a.  With.  Liiinnilz.  LK.  Encyxl. 
inelh.  T.  3  p.  2  pag.  403  n.  48. 

Ucria  Cat.   H.   R    Panor.  pag.  439.   Fl.   Dan.   937. 

Lichen  ambiguns  Ehrh.  ex  Fries    i.  c. 

Lichen  Halier  heiv.  n.  2017. 

Lichen  piilmnnarius  vulgatissimus,  siiperne  albo-cinereiis, 
inferne  nigrigaiis  si'gmentis  anguslalis  et  eleganter  divisis, 
receplaculis  (loriiin  nigricanlibiis  Slicli.  n.  PI.  Gen.  pa"  91 
lab.  43  f.  2  bona.  .  "" 

Lichenoides  arboreum,  cnisla  foliosa.  albo-cinerca,  tc- 
nuiler  et  eleganter  dissecta,  sciitellis  nigris  Raj  Synops.  3 
pag.   74  n.  72. 

Lichenoides  cinereum  segmentis  argutis  s'ellatis.  sciitellis 
nigris  Dill.   Hist.  Muse.    170  lab.  24  f.  70. 

Nom.  Sicul.  Varvazzi  d'  arvniu  cu  fogghi  slrilli  Iciia  I.e. 

Icon.  Lichen  Siiec.  n.   200. 

Ehrh.  crypt,  n.   197,  207. 

Fl.   Deutsch.   n.   133. 

Bloiig.  et  Nestl.  n.   103. 

Desinaz.   n.   113. 

llnlTm.   En.  lich.  vol.  2  lab.    13  f    1,  2. 

Mich.    Nova   PI.   Gen.   tab.   43   f.    2. 

D.ll.  Ilisl.  lab.  24  r.  70. 

Ohs.  Parmclia  sliHaiis  a  Licltcw-  aipolio  Ehrh.   Flullm. 


Iliclina  tli.illus  est  albiis,  Jobaliis.  lol)is  planis  niiil- 
iy|)()lliallus  nigor  lomiMilosus  :  ajMillieci.i  .sunt  fiisc.i, 
sia  ot  nigra.    Fries    licli.    Europ.  pag.  82  lias  Ires 


LVI 

En.  lich."  Ejusdcm  germ.  Parm.  Ach.  Imhric.  DC.  el  a  Luh. 
s.  Parmelia  anihi'lina  Aeli.  difl'ert ;  quia  in  L.  aipolio  llial- 
lus  est  lnl)atiis,  lobis  planis,  rotundalis  :  lijpolhallus  niger, 
et  nigro-fibrillosus  ;  apntlieci.i  sunt  caesia  :  ii>  Lich.  s.  far- 
melia  anihelina  lliallus  est  albns,  lobaliis.  lol)is  planis  ninl- 
tifidis  ;  liyi 
dein  caesi; 
species  ad  nnam  rediicit. 

Var.  h  llispida. 

Fries  lich.  eiirop.  I.  c.  Aeli.  Meth.  lich.  S.  Garovagllo 
lich  ifalica  D.   1G  n. 

Thallns  suhcarlilagineus,  sleilaris,  imbricatus,  multifidus, 
laciniis  olilusis  inflalis  gilihosis  ;  alho-cinereiis,  in  hiimido  vj- 
rescens,  nigrn  pniiclahis,  pniiclis  spar&is ;  liypnlhailus  alLirs, 
canaliciilaliis.  fihrillosus,  libriliis  sparsis  niargine  valde  pfdlensis 
albicnnlibiis,  apicc  snliimmodo  nigris.  Apolhecia  sessilia.  niargine 
tumido  siibinlogro,  disco  fiisco-atr(),autcaesi()-nigro,  subpruinoso. 

Loharia  bispida  Hoirm.  Dent.  Fl. 

Jiorrcra  lonciia  Ach.  Syn.  var.  a. 

Physcia  leneila  Prodr.  lich.  pag.n2  DC  .  et  LR.  Fl.  Fr.  2. 

Lichen  tonellns  Swarlz.  Act.  Ups.  o,  6.  Wcslr.  Act. 
Soc.  Succ.  n!»'t.  Relhan.  Scboll.  Rolli.  Tenl.  Ach.  Act.  Ac, 
Sc.  Suec.  1197.  Geml.  syst.  linn.  Engl.  Dot.  lab.  \3rA. 
Scop.  Carn.  1406.  Web.  Spin.  269.  Hagon  Lich.  80.  Al- 
lioni  Fl.  I'ed.  2,j;;4.  Ach.  Prodr.  283  pag.   172. 

Lichen  hispidns  Sciireb.  Spicil.  1120.  Scopoli  earn,  i, 
110.  Chlor.  lugd.  35.  Leers  hiTJ..  !)5H.  Will,  berol.  102i. 
Wulf.  in  Jacq.'Coll.  4  lab.  6  f.  d.  Fl.  Dan.  tab.  1186  f,  1. 
Reich.  Fl.  Rdz.  Piodr.  2. 

Lichen  ciliaris  var.Uuds.  With.  var.  a.  Neck.  Delic.  var.b. 
I'oliich.  var.  b.  Wcis  var.  b    Liglbid'.  var.  b  lenellus.  Liljcbl. 

Lichen  cinereus   minor,    marginibiis    pilosis    Vaill.   paris. 

lob.  20  r.  .';. 

Lichen  pnlmnnarius  e.xigniis,  saxis  et  arboribus  innascens, 
ad  margines  rndicalus,  iiifcrne  .ilbns  di  super  sub  ciiiertiis, 
rcceplaciilis  flurnm  nigricanlibus  Mich.  I\.  I'l.  'Jeii.  93  or. 
28   lab.    MO   r.    26  bona.      ,,  •    ,    ,..,   i./     ■,         ,       ,,.   ■ 


lAckenoides    \u.f.\um  IhlTm.    Descr.   ct  A.lun.l.r.  lich. 
vol.  1  lal).  J  I.  2.  3  .ipl.ma  :  idem  PI.  lich.  Tab   3  f  2    3 
Lichenonies  Inspni.nn  n.inu.  et  lenerius,  scutellis'niKris* 
Dill.  Ilist.  Muse.    152  lal).  20  f.  4f,.  ^ 

Icon.  H.ifr.n.   Desrr.  et  A.l.imhr.  Tab    3  f    *     '{ 
lIolTm.  I'l.   lirb.  Tab.  3  f.  2,  3.  "' 

'     Jacq.   Coll.  4  lab.   G  f.   d. 
11.   Dan.  lab.   118(1  f.   1." 
Engl.   B(.t.    tab.   13jI. 
Lich.  J^iiec.  n.  20G. 
Mong.  et  iVrsll.   n.  4o0. 
Fl.  Detilch.   n.   73. 
Mich.   N.   PI.   r.en.    lab.    50  f.  26 
Vaill.   tab.   20  f    5. 
Dill.  Hist.  lab.  20  r.   10. 

Habit.  In  tola  Eun.pa  ad  subalpina  et  alpina  loca.  arida 
et  hum.,  a  tan.  sa.xa,  quam  corlices  arbnrum,  et  super  muscos. 
^lal.  In  bic.Iia  ubique  lam  a  qnam  var.  h  ;  UU  nd 
hum.da  oca  super  muscos.  el  corlices  fraequens  ;  a  vero  a.l 
saxa  vulcanica  vcl  altei  ius  naturae,  et  ad  vetustas  cortices 
obvia  .ttnae  ub.q„o  Bongiardo  al  vallone  109i  p.  p.  ]!„scbi 
!"•'  «.''\^^2,S»  p  p.  di  Aicolosi  :i410  p.  p.  Zafl-arana  KSo'J 
p.  p.  W.lo  2000  ?  p.  p.  Palerno  620  p.  p.  .'atania,  Aci-Ucale 
5i0  p.  p.  Biuidazzo  2j45  p.  p.  Bronte  2549  p.  p. 

VIII.  STICTA. 

Endlicher   or.  XI  Ifynmwlhalami  (rib.  Ill  varmalia- 
ceac  (]m.  173.  ^ 

Thalliis  folinceiis  memhranacpus  e.vpansns  c  cenlro  diia- 

talns      subtus    villo.sus    vol    liUriliosns,  cyphellis  vel  macniis 

discolofibus  vanegalus.  Apothecia   scutelliformia,  margine  ant 

crntro  Ihalli  adnala,  subtus  libera.  Discus  sub  sirato  gonimo 

oriens,  dcm  elevalus,  nudus,  siralo  medullari  impositus. 

8 


LVIII 

Stida  Schrob.  gen.  ii.  ICGS.  Delise  monogr.  du  geo. 
Slicla  Paris  1825  cum  lab.  Fee  ciyi>l.  cnrt.  lab.  31  f.  2 
tab.  23  f.  1.  Hook  niiscliell.  lab.  13.  H.  Frips  lich.  Europa, 
gen.  1  [>a^  49.  Duby  Bot.  gall.  Ach.  Prodr.  ^cn,  11.  Slicla 
el  Parinelia  spec.  Ach.  Lich.  Univ.  el  Synops.  Fries  S,  0.  V. 
Slicla  el  Lobaiia  spec.  DC.  el  LR.   Fl.  Fr.  2. 

FiUmimdrin  Hoffm.  Descr.  el  Ad.  licli.  vol.  1  pag.  1,  i. 
Malt.  Diosc.  (iGO.  Fuchs  033. 

Lobariu  Ach.   Prodr.  Trib.    10  pag.    132. 

Vcriiuitodea  sp.   Venl.  Tab.  du  reg.  vcg.   gen.  6. 

Bdicidnria  Baumg.  Fl.   lips.  341. 

Cracodia  Linck  Iladb.  ill,   177. 

Lichen  spec.  Linn,  el  auct. 

Lichenoides    Dill.    ser.  II   subd.  4  ex  max.  parte.  Raj 

SJIIOjJS. 

1.    S.    PllJIOPiACEA. 

Ach.   lich.   Univ.   pag.   449. 

Fries  lich.  Europ.  40  pag.  53.  Duby  Bot.  gall.  5  pag. 
59!).  Delise  Monogr.   Slic.  tab.  17  f-  GO. 

Thalliis  coriaceus  cxlensiis,  imhricalus  aiil  simplex,  loba- 
(iis,  lobis  lalis,  sinuatis,  unciuli  circiler  laliludine,  paimari  et 
ultra  longitudine,  apice  saepe  truncatis,  aul  subbifidis  ;  viridi- 
fuscus,  aut  saturate  viridis,  in  sicco  subfuscus  aut  fulvus ; 
lacunoso  reticulalus,  reliculig  iutricalis  promiuentibus,  glaber, 
vel  lenliculis  aibo  farinosis  sparsus  ;  hypolhallus  flavo-ferrugi- 
nous,  in  sicco  ochrolencus,  reliculalo-foveolatus,  reliculis,  seu 
intfrstitiis  foveolarum  tomenlosis  et  fuscis,  aliquando  fibriilosis, 
el  lihrillae  fuscac  eliam  sparsae:  ac  maculis  nudis  aibis  ad- 
spersus.  Apolhecia  suhmarginalia  orI)!Culftria,  sparsa,  eliam 
duo  et  tres  sociala,  scssilia,  parum  cievala  in  humido,  mar- 
gine  integro  thallode  concoiori,  et  sub  U-nle  verrucoso  :  discus 
fusco-rufus,  purpureus  ex  alro-rubro,  denium  evanescens,  pla- 
nus,  rugosus  albidus. 

Januarin,  Februario,  Marlio. 

Slicta  linila  Ach.  Sjnops.  lich.  pag.  234. 

Parinelia  pulmonacfa  Ach.  .Melh.  lich.  220.  Targ.  Tozz. 
Inst,  Bot.  T.  3  pag.   1G88. 


HI 
Parinelia  rolioiilata  flolTm.  AJ.  el  Descr.  lich.  T.  1  pag. 
4  Tab.  1   f.  2  optima. 

Lohavia  piilmoiiaria  DC.  et  LK.  Sjn.  Fl,  j^all.  190  pag. 
8G.  Micheaux  Fl.  Rnr.  Americae  T.  2  pag.  325.  Acli.  I'rodr, 
lich.  pag.  133.  DC.  et  LK.  Fl.  2  pag.  402.  Iloirm,  Fl. 
Germ.   i4G.  Lemaii  Did.  sc.  nal.  T.  27  pag.  95. 

Dcrinalodea  pulmonaria  Jaum  de  S.  Ililaire  Expos.  de» 
famill.  nat.  T.   1   pag.  20. 

Lichen  piilmouarius  Lin.  syst.  veget.  H,  960.  Sp.  pi. 
1012.  Syst.  pi.  ed.jR.  4,  537.Fi.Suoc.2,  1087.  Lapp.  444. 
J.  W.  gotb.  213.  Leers  herb.  939.  Pollicb.  palat.  1108. 
Weis  golt.  64.  Guniiorv.  338.  Scop.  Cam.  2,  1392.  Mall. 
Sil.  889  eiiiini.  1084.  Huds.  angl.  2.  512.  Liglbf.  scot. 
831.  Ilageii  lich.  44.  AUioni  ped.  2339.  Ley!,  balens,  2, 
1146.  Wild.  Fl.  berol.  1032.  Retz.  Prod.  2.'Liljpbl.  HofTb. 
Neicb.  Fl.  Reyj;.  Mallusc.  Murray  Prodr,  Mull.  Molir.  Doerr. 
Wigg.  Scboll.  Wither  Rebl.  Gmel.  Tubing,  el  Syst.  linn. 
Achar.  Prodr.  238  pag.  152.  Engl.  Dot.  lab.  512.  Weslr. 
Farglaf.  tab.  20.  Ucria  Cat.  Hor.  R.  Pao.  pag.  440.  Ency- 
clop.  inelb.  T,  3  p.  2  pag.  173. 

Lichen  viviparus  Roth,  bot,  mag.  4  pag.  6  lab.  1  f.  3. 
Lichen  lacunatus,    inferne   gibbosus,  reticulato  farinoso, 
scutellis  lalcralibus  Hall.  hist.  1936. 

Lichen  arboreus,  scu  Pulmonaria  arborca.  J.  Raub.  hist. 
3,  739.  Michel,  gen.  pi.  86,  minor  et  aiigustifolius  lab.  45 
or.   14. 

rulmonaria  Matt.  DIosc.  660.  Fuchs  676. 
Lichenoidfis  pulmoncum  reliculalum  vulgare,  margioibus 
pelliferis  Dill.  Hist.  muse.  212   lab.  29  f.'ll3. 

Lichenoides  pcltalum  arborcum  maximum  Ray  Synops. 
3,  pag.  76  n.  86. 

Muscus  pulmonarius  C.  R.  P.  361,  7.  Bl.ikwel  lab.  333. 
Muscofungus  arborous  plalypliyllns  ramosus  vindi-fuscus  Moris 
Hist.   3  pag,   631  sec.   13  tab.    7   f.    1. 

Muscus  arboreus  pulmonaceus.    .supra   canus,  sublus  vi- 
fpsccns    p'llyscliiilrs    Cap.    Hurl.   Calii.   siippl.    1    pi-g.   249  ; 
suj'pl.   i  ]>■!!!.    61.   Pani|)li.  Sic.    tab.   499  in  edili^iun  qua* 


LX 

asservalur    in    Bibl.   Benedectino-Casinensis  Cafanae,  lab. 
in    Bibl.    R.    Universifalis   Calanae.    l\')!iinduni    quod    lit^ura 
Cupanii  uti  optima  (audatur  a  Dillenio  Hist.  muse.  pag.  21 S, 
ae  observat,  legendum  esse  in  descriptione  citata  :  supra  vi- 
rescens  subtus  canus, 

Norn.  Siail.  Purmunaria   arboria  Ucria  1.  c. 

Icon.  Hoffm.  bescr.  et  Aduni.  licli.  Tab.   1   f.  2. 

Delise  Monogr.  Stict.  lab.  14  f.  60-5,  plur.  formne. 

Engl.  Bot.  tab.  572. 

Weslr.  Farglaf.  fab.  20. 

Lich.  Suec.  n.  17. 

Mong.  et  Ncstl.  n.  62. 

Florke  Deutsch.  n.  179. 

Rolh  Bot.  mag.  4  pag.  6  tab.   1   f.   3. 

Leman  Diet.  se.  nal.  tab.   55  f.  5. 

Cupani  Pamph.  Sic.  tab.  499  et  lab.         ,      ,.      ,      f, 

Dillon.   Ilisl.  Muse.  tab.  29  f.   M3.  "        '"' .- 

Midi.  N.  PI.  Gm.  tab.  45  f.  or.  U. 

Blakwel  tab.  353. 

Moris  Hist.  sec.   15  lab.  7  f.   1. 

Observ.  A  medieis  et  pbarmacopolis  antiquis  ad  pellenda 
Taria  morba  pulmonem  praecipue  oflicicnlia  laudatur,  ac  io 
vario  tinclorio  opere  perficiendo  a  quibusdam  commendalur. 
Vide  HofTm.  Adumb.  et  Deser.  licb.  vol.  1  pag.  5  ;  Lamor- 
onx  sur  I'  nlil.  des  Lich.  dans  la  medec.  e  les  arts  :  Lyon 
1787  ;  Memoires  par  I'  acadeni.  des  scienc.  belles  lell.  et 
ar.  de  Lyon. 

Habil.  Europa,  Africa,  et  America  in  frigidis  magis  qnam 
ir.  calidis  plagis  frequens. 

Slat,  In  tola  Sicilia  ad  ncmora,  et  insulis  adjacentibus  ; 
super  muscos  et  cortices  aibnrum  frondosaruni.  Panormi 
Ficuzza  ex  Gussone,  boschi  di  (laronia,  di  Madonia,  di  Gra- 
neri  ricino  Gran-llichele  ;  Minna  a!  Oarpin.ila,  alia  Orrila, 
Yalle  del  Trifogiiollo,  boschi  di  Bronte,  INicolosi,  Randazzo. 
Jus.  Pantelleria  2480  p.  p.  ex  Gussone. 


LXI 

IX.  PELTIGERA 

Endlicher  or.  A7  Ihjmcnolhalami.  Trib.  Ill  Parmelia' 
ceae  (jon.   17i. 

'ilialUis  ccnlrifui;o-(>,xpansu9  coriaceus,  froiidosiis.  lobis 
fermiii.ilibiis  clcvatis  H|i(>tlit'ci;ilis  ;  liypolliallus  veiiosus  iiut 
filirilliisus.  A|i(illu'cia  iu'llacfDrmia,  (lialli  lnhis  niar^'inalilms, 
rnriiis  Hiscn  iiinata  ;  al  poslice  sila  tlialli  lobis  adiwila.  aiilice 
sila  llialli  lobis  |iio(lticla,  raro  niargini  adnata  discus  |iriniilii5 
clausus.   aul  infcnis,  aiil  vein  tliallode  fiif^aci  |iiiinilus  ol.ldcliis. 

Pellifjera  Wild  Fl.  Ber.  341.  Fries  licli.  Eiir..|).  91 
pap.  41  idem  S.  0.  V.  Musor.  DC.  el  Lh.  Fl.  Fr.  2  pa-. 
403.  Schaerer  Spic.  12  llofTin.  Descr.  et  Adumbi-.  licli. 
vol.    1.  2. 

Criodcrma  Fee  crypt.    115  lab.  34  f.  2. 

Solorina  Acli.   Licli.   Univ.   98   tab.   1   iij^.  G.  9. 

Pidlidca  Ach.  M.lh.  licb.  gen.  18.  Licb.  Univ,  98 
tab.   10  f.  7.  S.  I'rodr.   licb,  gen.   18. 

Coriaria  IIofTin.  de  iisii  licb.  pag.  47. 

Nejthroma  Acb.   licb.   Univ.   101   tab.   Ill  f.   1. 

Dcrmolodea  spec.   Vent.  gen.   G. 

Lichen  spec.    Linn,   el  auclor. 
.6t    Lichenoides  l»ill.  ver.   ill  div.   1   c.\  maxima  parlc. 

1.   P.  puiVDAcrvLA.  :  I 

Hofl'm.  Descr  et  Aihimbr.  licb.  vol.  1  pag.  19  tab.  iv 
f.  1  non  bona.  Mi'in  Germ.  lO.'i.  DC.  el  LK.  Fl.  Fr.  2  pag. 
405.  Duby  l!ot.  ('.all.  14  paj?.  .^98.  Fl.  Deulrscb.  luli.  9 
pag.  10.  Flics  licbcn  Europ.  31  pag.  40 — 1  spec,  a  et 
var.  b. 

Tballus  coriaceus  exfensus  sinnalo-lobatns,  lidiis  lalis 
tribns  vcl  qiialunr  fidis  divisis,  sensim  atlenuatis.  ercftis, 
concavis,  inurgiiie  subintegro  aul  grnssc  crenalo  :  snbimbri- 
calus,  laevis,  glaberrimus  nitidus  glaiico  vel  plunibeo-virescens, 
ant  olivnceo-fuscns,  caesius.  vel  fnmnsus,  intus  albus  :  bypo- 
tballus  albidus  ct  venis  fuscis  ant  atris  reticulatus,  niuliuscii- 
lus  aul  fibrillis  rnris  sparsiis  :    fibrillae  fuscac  vcl  alrac  Apo- 

* 


LXII 

Uiocia  pcllala.  npice  Ihalli  adscendcnli  anlice  sila,  ovata,  duas 
tri'svc,  linens  longa,  unain  vcl  duas  lineas  lata,  sulcata,  dein 
rcvoiiila  el  iu  duas,  tres,  vel  qualuur  pellas  divisa  ;  disco 
nigro-fuscK.  >> 

Jainiario,  Februario,  Martio,  Aprili. 

I'ellidea  polydactyla  Ach.  Prodr.  lich.  pag.  168.  Melli. 
licli.   280. 

I'ellidea  caiiina  v.  rufi-sccns  Walil.    Suec. 

Pclliili'a  liyinenina  Ach.  Melh.  lich. 

l*olti(loa   liorizontalis  Ach.  Melii.   licit. 

I'ellidea  nifesceiis  Sehaer.  Spicil.  pag.  13  in  adnot.  et 
minor. 

I'ellidea  sciitala  et  collina   Ach.  Prndr.  pag.  103,  106. 

I'ellidea  caiiiaa  v.  {.dabra  Ach.  Synops. 

IVIlidea  glacialis  Schleik- 

Pellidea  !iiirizoi)talis   var.   collina  Wahi. 

Lichen  polydaclyliis  Necker  melh.  pag.  8S  n.  52  Linn, 
Gen.  ^yst.  ii.it.  23i  pag.  1313.  Uolh.^FI.  germ.  1  pag. 
•SOS.  Uclz.  Prodr.  2.  Eiicyci.  melh.  T.  3  par.  2  n.  TO.'i 
pag.  410.  Leers  herb.  n.  915.  Ach.  Prodr.  n.  268  pag.  102. 

Lichen  caninus  var.  polydaclilon  Web.  270.  Liglitf. 
Liljobl.  Wither. 

Lichen  rufescens  Waif,  in  Jacq.  Coll.  iv  pag.  263  tab. 
14  f.  2. 

Lichen  sciitalus  Engl.  Bot.  tab.  1834.  Wulf.  in  Jacq. 
Coll.  IV  tab.   18  f.   1.   Dicks.  Ach.  Prodr.  pag.   166. 

Lichen  cidlinus  Ach.  Prodr.  n.  269  pag.   162. 

Lichen  lerreslris  Raj  Sinops.   23  n.  2. 

Lichen  pulmonariiis  mtijur  infenie  obscunis,  desuper  ci- 
nereo-vireseens,  receptaculis  flipniin  nigricatilibus,  primum 
circinalis,  deinde  teretibus  Mich.  N.  PI.  Gen.  pag.  85  or.  12 
I).  4  lab.  44  f.   2. 

Lichenoides  cinereum  polydaclylon  Dill.  Hist.  Muse.  201 
tab.  28  f.  101. 

Lichenoides  raembranaceum  pelluciduni,  peltis  digitalis, 
geminatis  Dill.  op.  cit.  lab.   28  f.   108.  i. 

Icon.  Lich-  Suec.  n.   109. 


Lxni 

Fl.  Dentecli.  d.  \V3,  192. 

Schaer.  II«lv.  n.  30 

Mou,^.  ct  Ncsll.  n.  C33. 

Jacfj.  Coll.  IV  lab.   14  f.  2  fab.   18  f.   1. 

Hoflm.  Descr.  et  Adumlir.  lich.  lab.  4  f.  1. 

Dill.   Hist.  Muse.  lab.  28  f.   101,   108. 

Mich.  N.  PI.  Gen.  tab.  44  f.  6. 

Habit.  Vulgalissima  in  Europa  ad  bumida  loca: 

Slalio.  In  Sicilia  ubique  super  muscos,  ad  basin  trun- 
corum:  iElhanae  ZafParana  1859  p.  p.  Bon^iardo  1094  p.  p. 
Riiiazzi  di  Nicnlosi  3311  p.  p.  Limile  della  7?eris  aquilina 
SGI 9  p.  p.  Valle  del  Trifogliclto  4761  p.  p.  Portella  neila 
valle  di  Calanoa  2912  p.  p.  Valle  di  Troiiia  23.")8  p,  p.  Po- 
lizzi  2621  p.p.  Caitauturo  332S  p.p.  Munle  Samper!  3355 
p.  p.  Monte  Busambra  4839  p.  p. 

2.    P.    CANINA. 

Scbed.  Crypt.  4  pag.  23.  Fries  licb.  Europ.  n.  35  pag. 
45.  Hoffm.  Germ.  106.  DC.  et  LK.  Fl.  Fr.  2  pag.  406.  Duby 
Bol.  gall.  10  var.  b  carnea  pag.  598.  S.  Garovaglio  Licli. 
It.  D.  n.  Lcman  Did.  Sc.  Nat.  T.  32  pag.  331  n.  3. 
Acb.  Melh.  a.  B.  y.  Wabl.  licb.  univers.   var.  albescens. 

(  Sara  conlinnala  ) 


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Belaziono  Accademica  per  /'  anno  xxiy 
dell'  Accademia  Gioenia — dal  Se- 
gretario  generalo  Prof.  Carlo  Gem- 
mellaro.  .  '  .   Par/.  i  i 

Sopra  una  varietu  ddla  Ifippnrites  for- 
tisii  del  Calullo  Memoria  del  socio 
Prof.   Carlo   Gemmellaro       .  •»      33 

Prospetto  della  sloria  dfilla  zoologia  di 
Slcilia  del  secolo  XIX  movendo  da 
(juello  del  chiarissimo  sig.  Bar. 
Andrea  Bivona  per  Andrea  Ara' 
dus,  continuazione  .         .         .  i)     55 

Saggio  di  sloria  fsica  di    Catania    del 

Prof.   Carlo  Cemmellaro.         .  19' 

Prospetto  della  storia  della  zoologia  di 
Sicdia  del  secolo  XIX  movendo  da 
rjuello  deW  egregio  Bar.  Andrea 
Bivona,  continuazione  dello  arlicolo 
molluschi         .  .  .  .    »      aCg 

Sulle  malattie  della  Sicilia  nei  loro  rap- 
porli  colle  sue  condizioni    qeogra'^ 
fiche  osservazioni  del  socio  utlivo  D.r 
Giuseppe  Antonio  Galvagni     .  "*    tSg 

Lichenograpliia  sicula  auclorc  Francisco 
Tornabene  bcnodictino  casinensi  in 
R.  studioruin  universilato  Catinae 
bolaniccs  antecessore 


vsA 


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CATANIA 


DAI    TIPl  DELL  ACCADEMU   GIOEHIA 

fB£«SO    FELICE  sdUTO 


1848. 


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1  ® 


Strada  del  Cor  so  N.  334. 


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